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Dl nmu MTHRAIJ
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CATANIA
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SERIE SECONDA=T0M0 III.
A- «*? i<'-;^
CATANIA
DAI TIPI dell' ACCADEJIU CIOKHIA
PRESSO F. SCIITO
1846.
IK
CATALOGO
DF.I SOCII ELETTl NELL JNNO XXJl.
NOME, COGNOJIE, PATRU GRA'DO ACCAD, GIORNO DI ELEZIONE
D.r d. Fincenzo d A-
Icssandro prof, nella
r. Universitd di Na-
poli.
D. Marco Zucco daNa-
poli.
Dollar d. Giuseppe Sa~
verio Cocoriillo
Sig. Blind Pahimbo.
Dotlor d. Giovanni Baf-
faele.
Prof. sig. Liuzzi da
Jioma.
Sig. Achillo Bruni da
NapoU.
Sig. Giovanni CasarcUo
professore di bolanica
in Genova.
Sig . Giuseppe Uini-
chiniprof. di bolani-
ca in Padova. ,
Sig. Giuseppe Morellil
prof, di Bolanica. j
Socii corri- j 3o aprile 1846.
spondenU
IV
NOME, COGNOME, PATBIA GRADO ACCAD. ; GIOUNO DI ELEZIONE
Sig. Zan7ieUi prof, alia
scuola di perfeziona-
menlo in Firenze.
Sig. Bresciani chirurgo
maggiore clello spe-
dale di Ferona.
D.r d. Giuseppe Ban-
diera-Rao.
Dollor d. Gaelano de-
Fnlco.
Prof. Giuseppe De-Fin-
cenzi.
Prof. Giovanni Sanni-
cola di Fenafro.
Marchese Lorenzo Pa-
reto da Genova.
Sig. conle Spada La
vini da Boma.
Prof. L^odovico Pasini
da Fenafro.
Sig. Fincenzo doi Ba-
roni Jmorelli.
Sig. Giuseppe Facca
giudice di gran cor-
te civile in Catania.
Dollor d. Giovanballi
sla Coco da Giarre.
Prof. Fedele Avianle
da Napoli.
Socii corri-
spondenli
\3o aprile i836
NOME, COGNOME, PA TRIA
GRADO ACCAD. GIORNO DI ELEZfONE
Prof. Ferdinando de
Liica da NapolL
Sig. cav. Marlino Do
Mandt da Bcrlino.
D.r d. BcnedoUo Can
talupo (jiudice digraii
corte civde in Ca-
tania.
D.r Giuseppe JVorzi da
Calania.
Sig. Pielro Gnaccarini
Cilia s. Angela.
D.r Bocco del Giudice
da Napoli.
Anlonino ValenlidaNi-
scemi.
Corrado Auleri de Ba
roni di Donna-fugaia
da Bagusa.
Caiionico second, sa-
ccrdoie d. Gaelaito
Lombardo da Gala
nia.
Sig. Andrea Lonibardi
da No to.
Dollor d. yincenzo JVoi
zi giudice di gran
carle civile in Cala-
nia.
Socii corri
spondetili
3o aprile 1846
. »
»
Socii. onora-
rii
VI
NOME, COGNOJIE, PATRIA
GRADO ACCAU.
GIORNODIELEZIONE
D.r Vito Ondes Ileggio
Socii
onora-
ooaprile 1S46,
da Palermo.
rii.
Prof. Emcrico Jmari
■\ ^
da Palermo.
»
»
Prof. Ba/facle Busacca
_,, . ,v
da Palermo.
Avvoc. Slellario Sala-
fia da Palermo.
•»
» '■■■ ■ ■ •
D.r d. Giuseppe di Lo-
' \
renzo da Catania.
T>
>
Cav. d. Carlo sacerd.
. ■ '>
Borgana da Boma.
»
J ■ '•'•..
Abate d. Carmelo Al-
. /■■ ■
legra da Messina.
))
. ' ■' ■■'
D.r d. Vincenzo Gob-
Socio
colla-
■,.■'" ''..'-.
bi da Forli.
boralore
nmciiE im.iDEiiicHE
PER L ANNO XXII
Primo diretlore commendatore signor Giuspppe Pa-
risi Inlmdeiite della Provincia di Calania.
Secondo diretlore prof. ccw. abate Francesco Per-
vara.
SegretarioQenerahd.r d. Giuseppe Antonio Gakaqni
Prof. d. Antonino Di-Gia-
como
Doit. d. Gaspare Gambini
Prof. Carlo Gemmellaro
Prof. d. Domenico Orsini
Prof. cav. Car?nelo Mara-
vigna
Doll. d. Barlolomeo Rapi-
sardi
Membri del comilato
Segretario della sezione di sloria naturale d.r d.
Andrea Aradas.
Segretario della seziom di scienze fisiched.rd. Paolo
Di Giacomo.
Gassier e d.r d. Antonino Lo Giudice.
Bibliotecario d.r d. Alfio Bonanno.
Diretlore delle stampe prof Mario Musumeci.
•V>''^y -^-^'^
'.' 1.
If nriiiriw
DELL'ACCADEMIA GIOENIA
DI SCIENZE NATURALl
SERIE SECO^DA=!TOMO III.
2asaii22<j>srs ii<o<Biia>sss2<Bii
PER L AISNO XXII.
DEU'.mDE]IIAi;iOE.\IA
DAL DOTTORG
©31S?3I23»!P3 41SJ2(D2ra(D 3iia^ilS5J3
SOCIO ATTIVO SEGRETABIO GESERAI.E
LETIA >ELLA TOBfiATA OKDIKARIA DEL 24 MAGGIO 1810.
r
Nalura ma^is se prodit per
vexaliones artis quam liber-
tale propria.
Bacons
jfiLrlefice altivo che sa tulto impiegare lavorando
inlorno sc slessa mai sempre e sopra il medesimo fondo
costaole nei priini elemenli che alio genesi corporee
impiega, variabilissima nei corpi infiniti di che as-
somma nei suo vastissimo tutto, la nalura e insi-T-ne-
mente ammirevole nella sua potenza nelle sue forze
e neH'unita e nella varieta che per ogni dove pre-
sonta, come nelle meravigliose armonie, che nei creato
tutto legandosi insiemo, per serie di gradi discen-
desi dalle immense sfere dei soli sino airatoaio mi-
croscopico corpusciilare, il tempo lo spazio la mate-
ria, sono i suoi mezzi, 1' universe il suo oggetto
il movimcnto la vita il suo scopo.
Gontemplando I'osservalore filosofo la ori^-ino
degli esseri dell' universe fisico , apcrtaraenle conosce
che la nalura oscillando fra i limiti della creazione
deH'annienlamenlo a che mai non perviene , altera
cangia , disgrega , rinnova , manoggiando sempre gli
stcssi eleracnti, e dalle medesime forze inuovendo.
2
Che se le forme infinife che la materia assume
negli esseri di che essa risulla, feconda ce la pre-
sentano di mutazioni continue, di combinazioni no-
velle , e d' un attivita e desfruUrice e riparatrice , i
primordiali eiementi coslanli ed indislrutlibili afTatto
che dclrimento non sofTrono nel lavorio perpetao delia
fallura e del disgregamenfo degl' individni , stabile
ce la figurano e ferraa, e nel suo tutto la stessa.
E tanta legge di dislruzione di riproducimento
delle forme , che a piu brevi intervalli nei corpi vivi
rimirasi, negl' inorganici esiste ancora , che pure ve-
desi scrollarsi 1' erta giogaia e al suolo adeguarsi o
inabissare del tutto, e inter! monti soJlevar dairabisso
e la ima valle ergersi al piano, e in terra i mari
mutarsi , e in melraosa palude i prati ridenti o ia
sassoso terreno.
Di qui e che sebbene la sua storia sia quella
di tutte le sostanze, di tulte le sue eta, di tutte le
regioni , il suo aspetto non e stato sempre lo stesso,
e la nalura d'oggi non e quella di jeri, o dello sta-
te antico e delle sue primissime epoche ; tulte le
cose materiali non esistono che momentaneamente ,
8 come di passaggio, nello stato in che I'osservazione
le mostra, e la creazione modificandosi continuamcate,
ha la sua durata d'esistenza nella via lunga del tempo;
le mutazioni, i cataclisrni, le sovversioui avvenute
nelle fattezze del globo , le specie perdute d' animali
di pianle, e le specie nuove comparse, non indicano
forse una tendenza a cambiare le cose che piii stabili
serabrano !
Soffermandosi alio studio della natura in quesla
picciolissima parte del globo che Sicilia appellasi,
r Accademia gioenia mise opera con sodezza di ricer-
che a descrivere il suo aspetto presente e le forme
3
locali (Jclla superficie terrea e il modo come la ma-
teria la vita distribuite vi slannO; e di tal guisa nel
corso d'un venliduennio le singole spccialila del-
la scienza nalurale dell' isola prosperarono insigne-
mente.
E menlre oggidi un impulso Iragrande dassi al-
ia naturale scienza,. mentre il genio del genera uma-
no imprigionato a di lungo si e alia fine gettato
sulla iialura avidamenle , ed ha cominciato la grande
opera di rivolgcnie il suolo , e d' indagarne i tesori
per (anlo tempo nascosti, i'Assembrea gioeniana si
ingegna ogni nuovo anno vieppiu ad adunare i fatti
indiviiliii della patria nostra, che sebbene piccioli po-
chi, come i grandi e nuraerosissimi delle vaste re-
gioni del nostro pianeta, concoTono pure a formare
il gnai luKo della naturale scienza.
Chiamalo dai vostri suffragi, coltissirai soci, per
la terza volla ail'onore, di sedere il posto di Segre-
tario Generale, e per adempiere I'obbligo che lo sta-
luto m'impone, anziche per acquistarmi un titolo di
gloria, che mi fo ad accontarvi dei travagli scienti-
fici che vi occuparono nel corso delle voslre eser-
cilazioni accademiche, e sebbene la mia trepidezza
e tanto maggiore. quanto piu inetto mi tengo aH'am-
piezza e dilBcolla deli'assunto, qualunque siasi per
riuscirc il mio rendiconio, mi reputero soddisfatto
mai sempre, so accoglierele il solo desiderio che agi-
tavami a corrispondere a tanto dovere, e se gli ac-
corderete la vostra indulgenza.
Geologia
Nclla Geologia o Scienza della terra che sttidia
la forma esteriore del nostro pianeta , la postura 1' es-
I
senza dei suoi materiali, e la guisa come venner
format! , la vulcanologia cosliluisce un ramo di inolto
ifiteressamenlo.
I vulcani di fatlo si numerosi sulla faccia del
globo ad atlivila ingeute nolle primissiine ela , quando
k sua crosta solida meno densa, e la energia del
fuoco cenlrale repressa meno nelle ime ialebre, nia-
nifestavano fenomeni piroidi frequent! terribili, i vul-
cani, io diccva, contribuirono alquanto a mutare la fi-
sonomia della terra; quant! terreni sepoiti , quante
isole nuove formate, quanli avvaliamenli avvenuti M
altalche se !e forze esterne , e I' azione dell' aer, del-
le acque , degl'imponderabili vari , spiegarono alquanti
fatti geologic! e le formazion! neltunie, f azione che
louove dal nucleo lerrestre, e la potenza del fuoco
• centrale, presta spiegamento si pure a moiti nalurali
fenomeni, e alia genesi dei filoni, e ad alcune me-
tamorfosi delle rocce, e ai sollevamenti dei monti,
e ai terrei treraori, e ai terreni plutonici , e alle azio-
ni vulcaniche.
Ma la Sicilia nostra e un paese di meraviglie
sibbene sludiando la sua vulcanicifa, perche sede
di molti vulcani eslinti, di vulcani idroargillosi, di
un vulcano subaqueo , da che 1' isola Giulia venne ,
e per 1' immense Etna, rinomato fra i trecento vid-
cani del globo , dei ventiquattro europei , il piu ele-
vate , il piu antico, il piu atlivo, ove la milologia
dei prirai isolani pose noi suoi anlri la fucina di Vul-
cano , nelle sue visccre il patibolo di Encelado, nelle
sue caverne la dimora dei Giclopi.
Vulcanologia
p.FERRAni II Socio cavaliere Ferrara che molto duro sullo
5
sfudio d(M vulcani Irinacri , riandando qiianlo su fale
argomento avea messo in luce, e corredandolo delle
novitu scionlifiche che il progresso fornisce , ne fece
assunto d'lina monografia titolata Vulcanologia dei vul-
cani della Sicilia e delle isole che le sono intorno.
E primamcnlc la narrativa lo occupa geografico-
mineralogico-gcognoslica doi vulcani anlichi, dcll'Elna
che loro snccedetle , e delle isole vulcaniche che nel
suo mare si stanno. Poscia ragiona delle operazioni
vulcaniche, e doi fenomeni lutti che raccompa"nano
dietro le piij modrrne teoriche ; tratfa alia fine'della
Geologia vulcanica, ove dice dei monti ignivomi, che
travagliarono soKo le acque , dell' Etna ;che venne ■■ - j
di poi, e di cotali che lanle isole originarono nel vi-
cino contorno e che poscia si estinscro.
Ma siacche 1' irrcquieta curiosita del fdosofo in-
terroghi nel colossale Mongibello i fatti d' un antico
e tcrribil vulcano che di frequente divampa in infiam-
mali lorrenti, e che polrebbe nomarsi rAconga"ua
0 il Colopaxi della nostra Europa, siacche i fenome-
ni mclcorici studia che frequenlano le elevate sue
baize, 0 siacche le indagazioni rivolge ai corpi mi-
nerali vegelali animali, di che tanto dovizia, dalla
nioltiplicita degii oggetti di che fa tesoro, nn archivio
di storia naturale potrehhe dir 1' Etna, o il microco-
smo degli osservatori dell' isola.
Fu difalto argomealo inagnifico senipre mai esso
d accurate indagini di contemplazioni scicntifiche, e
1 naluralisti siculi, e gli scienziati d' ogni epoca, la
ncerca assunsero dei suoi rile van ti fenomeni, e delle
sue sorprendenti meraviglie.
II socio Carlo Gemmellaro rd settimo con^^resso c. codielubo
degli scienziati d'ltalia delinoava come in un quadro
la natura e le geologiche coiidizioni del ."llon-ibeilo
6
da Iiii corso per tullo intorno, e nelle basse falde, co-
me nelle piu erle giogaie; osserva gli scogli ciclo-
pei, e il lerreno basallico, scrula il lalo orientale
deir Etna iii parte maggiore a base felspatica, e il ri-
manenlc del monte di lave pirosseniche ingombro; non
neglige di fornire il perche alle dighe delle rocce ta-
bulari che Iravcrsano i fiancbi della valle del Bove; ra-
gioua sul preleso sollcvamento di quelli, e dimoslra a
cbiarezza (^ome unica o stata la gola del Mongibello
mai sempre, e unico il silo del cratere vulcanico, senza
di che non avrebbe poluto la montagna presentare quel
suo superbo levarsi.
c. GEMMEiuRo E il mcdesimo socio intertcneva lo stesso congresso
delle sue lucubrazioni sopra il basalte allerato dell'isola
dei Ciclopi, che per la prima volla nomo Giclopile, e
coU'analisi faceva conoscere.. e per gli analoghi saggi,
come il basalte grado grado da roccia computta alle-
rasi , si decompone in materiale friabile sciolto, che
irasportato dalle acque assume testura compalta e Gi-
clopite diviene; fa notare di poi come I'Analcimite spinta
a traverso la Ciclopile alteravane il materiale, piii com-
palto facevalo , e nelle feudilure di quella addentran-
dosi vi abbia per sublimazione ammassato numerosi
cristalli,
cMAnAviGi^i II cavaliere professor Maravigna imperlanto islan-
do sullo stesso argonienlo vulcanoiogico una memoria
leggeva alia congrega dei dufti d' Italia, sui rapporli
delle rocce dcU' Etna e sul niodo di loro emissione.
Spone dapprima come avendo presenlalo all'ac-
cadcmia delle scienze mentr' era a Parigi diverse me-
raorie e una ha le altre sui rapporli fra le varie lave
erutlate dall'Etna, e fra la Irachite il basalte la Ic-
frina, ad indagare come I'una passa neH'altra, e co-
noscere il modo di luro raanifeslazione sulla terra, ebbe
7
I'onore di vedcrle approvate meno della suddetla quan-
iunque I'accademia no abbia sccllo a relalori Gordier
e Berlhier. II rapporto impertanto che dovea essere
favorevole, come Gordier per lettera all'autore nofizia-
va, non essendo presentalo aH'accademia, il socio no-
stro crede ulil paitilo leggere alia sezione di Geolo-
gia del Gongresso di Napoli, ove intervenne come
uno dri rappresentanli dell' Istiluto Gioenio cosi la
momoria come la nola supplementaria, onde i falti nuo-
vi non rimanesser perduti per la scienza, lavori che
mise a sfampa di poi ed eccone la rapida somma.
Mentre nello stato attiiale si assenle le rocce
pirogeniche essersi raanifestale sulla faccia del globo
altre per sollevamento, come la trachite, altre per
soUevamento cd eruzione come i basalli, ed altre an-
cora per eruzione vulcanica come la tefrina, e nel
frattanto assevcrasi tali rocce essere le une dalle al-
tre distinte e per lo raodo di emissione, e per I'epo-
ca del loro apparimento, e per la mineralogica com-
posizione, e che nell' Etna non esiste trachite, il so-
cio nostro provava la trachite trovarsi in correnti fra
le materie da esso eruttate, con estranee sostanze .
raistionandosi, col pirossene col ferro magoelico pas-
sare in basalle cd in lava; le trachiti ed i basalti
essere apparsi per eruzione e non per sollevamento
e non difierire mineralogicamenle dalle lave raoderne
0 tefrine ; le trachiti e i basalti rinvenuti isolati
e come emersi dall' interne della terra non essere che
porzioni di prische correnti di vulcani vetusti smaa-
tellati dagli agenti distruttori , diguisache tolta la
maggior compattezza nel basalte , il resto colla tefri-
na si scambia.
La trachite di falto, dice il socio nostro, unila a
numerosi crislalli felspalici , formanle un porfido Ira-
8
chilico, e in esfesa correnle, presso Biancavilla si
nostra , le di ciii eslreinita formano i poggi detti del
Calvarioe s. Filippo. nella valle del Bove;, e nello sta-
te di purezza , e ia mescuglto colle sosfanze premen-
tovate . che grado grado la fanno passare alia tel'rina
al basalte; e le modcrne correnti nella parte inferio-
re prescnlano una roccia che non differenzia dal ba-
salte come ueir eruzione del 'I6G9 si osserva. E pe-
ro dietro la ispezione dclle moslre inviafe a Parigi
che il Cordier scrisse quella sua adesione sollenae ai
falti nuovi esposti in qiiclla niemoria.
: . E a comprovarc il suo argomento viemaggior-
mente termina quel travaglio con una rapida vista
dai suoi viaggi dedolta suU' eruzione dei principal!
vulcani Europei in azione ed estinti.
I vulcani spenti impertanto disseminati sul glo-
be, maggioreggiano la vulcanicita del secolo nostro,
che tutte le regioni ne pullulanoconie la Condamine
nelle Gordigliere notava, Fresnay a s. Domingo, vari
osservatori nell'Asia insularo al Giappone la Caille
nella Francia; e cotanto numero melte al palese il
vulcanismo piucche un locale fenomcno , essere un
iiigente poteuza che esercilusi dell' interno d'un pia-
nata sul suo eslerno inviluppo, nelle fasi successive
del suo raffreddamento.
c. GEMJiEiLARo ^' SOCIO profcssor Geinmellaro continuando le ri-
cerche sui vulcani estinti di Sicilia volgeva le inda-
gini sulla cosla n-.eridionale raaritlima del Golfo di
Catania. E le osservazioni sommandone dopo iterati
viaggi statuiva dall' agnone al capo s. Croce i vul-
cani sottomarini avere esercilato la lore azione, e pria
e dopo le formazioni del calcare grossiere lerziario,
deir agnone all' arcile stare palese la giacilura infe-
9
riore delle rocce piroidi ; in piu region! dell'agnone
e nella cosla s. Galogero il calcare trovarsi frammi-
sto alle roccic vulcaniche che apron 1' imrnagine di
materiali tumiiltuariamente ammassati ; dalla viciiiila
dei Lasalli globular! a scorza vetrosa conosce essere
accaduta in tai siti una azione igiiivoma posteriore ,
chc erullo i material! pirogeni sul calcare deposto ;
da! caraller! univoci d' un cratere di sollevamento die
ofiVe I'arcile rileva avere agilo cola i fuochi vulca-
nic! dopoche si formarono le colline dell'agnone ,
dappoicche nella sezione che presentano le rocce slra-
tificate dal litlorale alia punta delle mandre , le roc»
cie prismaliche si notano in basso , il peperino al di
sopra , e gl! strati calcar! di poi.
II centre vulcanico dell' agnone pero niostro la
sua azione violenta durante la formazione del calcare
pettinifero, e a tal epoca riferire ancor si potreb-
be il sollevamento del cratere nell'arcile osservalo ;
e i rest! organic! fossil! di elefante di orso sulla
spiaggia trovati , nel sabbione conglomerato , sono di
epoca posteriore prodoll! dalla forza del mare , che
fra i crepacci delle roccie calcar! col sabbione stesso
1! spinse.
FITOLOGIA,
Ma le sostanze vulcaniche sono quelle che forma-
no in parte la crosta del Globo, e furono quelle che la
formarono viemaggiormente verso la seconda epoca
della natura, quando la vulcanicila attiva ollremodo, fa-
cea sbucare ingent! malerie dalT imo dell'abisso, e di-
vers! terren! , e varie montagnu I'ormava; e in allora la
terra nuda miravasi disadorua, raltitudine a vivere
2
10
della materia forse non esislcva , e alcun essere mor-
tale non era pur nato.
E la vita e la creazione organizzala non appar-
ve che assai posteriore sul globo ; diffusa universal-
mente con profusione, e nella parte aerca e nella flui-
da e nella solida del noslro pianeta, fin nei suoi na-
scondigli reconditi, che io strato superiore terrestre
venne innanzi dal delrito di essa, non nieno meravi-
gliosa negii esseri microscopici, che in quelli che
rocchio nude ci svela, e nei parasilari che sopra al-
tri vivenfi si stanno , la creazione vegetale che appar-
tiene alle forme semplici della materia organica, pre-
corse la vita animali; , e i crittogami, i funghi, i mu-
schi , i licheni , perche hisoguarono di poca sostanza
organica a vivere , antivennero i fanerogami, e gli
aiberi vari.
Non appena il nudo sasso Irovasi a contalto del-
J'aere reticelle di filamenti viliosi che all' occhio nu-
do macule colorile appaiiscono alia sua superficie for-
mansi, e a misura che invecchiano e muoiono sul lo-
re fondo nascono nuovi licheni di vegetazione piu
llorida,
I Licheni per vero sono dope i funghi le piante
piu ovvie della Grittogamia, i piu semplici dell' orga-
nizzazion vegetale; paiasitari ditutti i corpi, che sulle
pietre si notano sul ferro , sui vegetabili vari , sui
corpi animali e sugli umani finance, senza radici Iraen-
li la lore nutritura dell'aere, presentanti varie forme
di croste invisibili, di linee fugaci , di foglioline sim-
metriche, di espansioni arborec , di filamenti lunghis-
simi , che a ragione piante polimorfe si dicono, forma-
no una cstesa famiglia, e malagevole torna i generi
statuirnc le specie con esaltezza di metodo.
11
LiCHEft'OCnAFIA
II socio professor Tornabene fissava il nensiprr^ . .„
a slenebrare alcun che di tale astniso argomenlo e
al seltimo congresso degli Scienziati d' Italia por<^eva
materia sulla sicilitjna Lichenografia. *
Quest' opera che 1' autore vergava in latino e
una sola parte del suo ampio proponiraento, e mi'Wior
consiglio gli parve metodizzare i Licheni secondo ifge.
nera Plantaruin di Endilcher, e per le specie giovar-
si delle vedule di Fries.
Le frasi generiche specifiche dall'aulore sono
foggiate, ed ogni specie al suo disegno in acconcio
e lungamente descritta. Alquanle specie e varieta ne
statuisce novelle delle cinquantanove esibite , si"-ni-
ficate con figure e nello stafo naturale, e in quelle
d'ingrandimento; ne omettc di ricordare 1' uso medi-
CO artistico a che provvede ogni specie.
Senonche la Greazione vegetale di che s' ammanta
il nostro pianela epoche ebbe e fasti distinti, e oltre
la graduale propagazione sopra la sua superficie,
crebbe in vigoria in potenza , che da una languida
vegetazione ad una rokusta e pomposa si venne , e
dove raaestosamente clevansi oggi quel gran corpi di
alberi annosi , che tutli insieme una selva in aria fan-
no, tenui e sotlili licheni ricopersero un tempo le
nude roccie sprowiste di nulritiva materia; e le pian-
te erbacee le gramigne gli arboscelli ricoprono il vuo-
lo di quesli eslremi terminali della vecetahta della
terra. °
C. BIAWCA
12
Floea Botamca
Alia famiglia dei vegelabili tiilii rivolgeva 1' in-
£;egno il socio Giuseppe Bianca , con saldo volere co n-
linuando il lavoro della Flora botanica dell'avolese pe-
rimetro; e nelia lornala di agoslo porgeva una quin-
ta memoria che il seguilo e la fine comprende dclla
classe pentandria eve descrive trentaselle generi di
vegelali, e sessantalre specie, che crescono natural-
mente nel contorno di Avola.
E in questa monografia il nome bolanico viene
seguilo dal sinonimico, soltocche le piante nomaronsi
dai bolanografi vari , e il socio nostro senza restrin-
gersi alia semplice nomenclalura , specializza e il luo-
go topografico ove ciascuna pianla s'alligna , e 1' epo-
ca del suo fiorimento, e gli usi a che vien destinala, '
Geografia BoTANrCA . ' - ■
Ma se abbastanza laudabili sono le ricerchc bo-
laniche diretle a conoscere I'anatomia la fisiologia
delle piante , i caralleri che le distingono , le ana-
logic che le uniscono in classi in famiglie, e quelle
dirctte alio scoprimento delle specie nuove; se oilre-
modo meritosi tornano i Iravagli che mirano alia coni-
pilazione delle flore delle region! diverse , non e nie-
no importante lo studio della geografia delle piante ,
che considera i vegetali sotlo il rapporto della loro
associazione locale nei vari cliini.
Vastissima questa scienza come tragrande I'obbietto
che ne forma lo scopo. descrive 1' estensione occupata
dalle piante dalla vetta del Dhawalagiri e dalla linea
delle pcrpetue nevi sino agl'imi penetrali del globo, e-
narra le regioni organiche speciali, ove vivono i vege-
tali caratterizzate da tipi distinti , che imprimono la
loro fisonomia a killo quel IraHo di forra; classa le
jiiunle secuiitlo Ic zone e le allezze ove stanno, e se-
condoche isolate vcgelano o associate sul glnho.
E di vero so i Grittogami seinbraiio i soli clie
sviluppansi spontancamente nello paralelle diverse, e
il dicrano scopario , c il [)o]iliico , a lutle le latilu-
diiii cresce , non si conosce alcim fanero";amo clie
in cgni zona e in qiialsivoi;lia allezza vivesse, dap-
poiche il grado d' inlluenza diverso del suoio. del-
I'acqua, delTaria, del calore, degl' imponderahili tut-
ti , i liniili fissano di quesle grandi associazioni orga-
niche , determinate dalle stazioni degli esseri che li
eonipongono.
Venne grade e falenlo al TornalK'ne di assumer k. loiDiiiENE
lo studio della Geografia botanica di Sicilia, e un sag-
gio presentavane al Gongresso partenopeo di che ne
lesse la somma appo noi nella raunanza di marzo.
Partisce il lavoro in prenozioni mafeinaticho ,
in parte geognostica , considerata in lidi pianure rial-
ti colline nionU, in parte idrografica ove dci mari di-
ce dei laghi paludi , in parle aerografica in che del
clima dcll'isola in generale discorre, e del palerraino
e del calanese in ispecie.
La parte botanica poi sta divisa in vari capi ,
e in prima gli da materia a dire la stazione maritti-
nia lluviatile palustre uniida arida vulcanica boschiva
delle pianure delle colline dei monti , in ognuna di-
cendo delle piante piu comuni, in erbacee divise, suf-
I'rulici frulici alberi , e delle diverse allezze a che va-
rie piante pervengono.
In scconda serie dirizza le sue ricerche sul-
r influenza del Clima sopra le varieta delle pian-
te, e riconosce in Sicilia il numero dci vegela-
li dicolili crescere dai poli all'equalore, e i mono-
colili diminuirc deU'equatore ai poli, nello zone tern-
perate le piante erbacee annue bienm" vivaci esser
maggiori alle suffrutici , e quesle agli alberi, e non
passa ollre senza porre al palese stare in Sicilia due
specie di Palme , la Kamerops umilis , e la Kmacro-
carpa , menlre nelle Europa meridionale alligna la
prima specie sola.
Andando poscia piii in la 1' influenza prende a
cercare del Glima sull'area dei generi e delle specie,
e cosi viene mostrando Ic famiglie i generi le spe-
cie che in Sicilia Irovansi d'area rislrelta ed estesa, e
le specie sporadiche aborigeni endemiche. ;
Mellcsi sul ragionar qualche cosa dipoisull' in-
fluenza climalologica nei mcsi dell' anno, sulle epoclie
varie della vegelazionc, e nella germinazione, la fron-
descenza, fiorilura, frultificazione, sfrondamenlo, dis-
seminazione , e in un picciolo prospello nieUe a
paro la vegelazione di Upsal di Parigi di JNapoli
di Catania dell' Etna.
Gonipiesi la epilogata niemoria i rapporti sponen-
do tra la flora sicula e la napolitana, e in lavole
diverse notando le cil're delle osservazioni portate
suUa Flora e sulla Geografia di Sicilia.
Paleomologia Vegetale
E il solerte botanico voglioso di prender fini-
to conoscimento della vaslissima i'amiglia fitologica
volgesi pure ad indagare la natura anlica, e le pri-
me piante che vissero, gli avanzi delle quali fossilliz-
zale si Irovano nei terrei strati, sepolcro della prima
vegelazione del nostro pianeta.
Osserva in allora lo malcrie vegetali sformarsi
meglio in silice , che in calcareo , le petrificazioni
carbonose pertenere pressocche lutte al regno fitolo-
15
gico ; la loro i^iacitura trovarsi nelle roccie nollunie,
iiel calcare iiello martie nelle varie argille, ogni si-
stema di strali dolla crosla del globo tenere una spe-
cialita vegelale; scopre i fossili petrificali delle in-
die, i palmizii ie arboree feici, le scilaminacee, ed
il l)ambu dei tropici, sepolli nelle lerre algenli del
Word, e osserva bensi come colla scoria delia Paleon-
tologia fra mezzo cotanti avanzi trovasi il filo a di«
sirigare il laberinlo della prisca creazione, ondc fis-
sare ranleriorila delle specie in quelle varie fasi di
eiistenza del globo.
II socio Tomabene veniva illuslrando taluni re- f. Toii>\BE>b
sli di vegolahili Ibssili, che inveoiva nolla fonnazio-
no deH'argilla [iresso Galania. E nei poggi acquicoila
e fossa della crela osservava una U>gnile che dai ca-
ralleri bolariici c dal paraggio coi saggi vivenli ri-
conosce per una salicites. E nel terreno alhiviale della ,
Leucaloa impresse nolava sulla medesinia roccia
delle foglic di spellanza al quercus ilex, e pezzi di
tronchi e ctppi allerati che moslrano le divise della
vilis vinifera.
ZoOLOCrA
Ma se il ceppo vegetale e piii antico del ceppo
zoologico sul nostro pianela, perche I'esistcnza animale
sulla vegetale si sla i due gran tronchi degli esseri orga-
nati di poi, popolarono tutta la terra. E fra la innumere-
vole animale vivenza che abila e negl'imi profondi del
mare, e negli spazi aerei, e nelle region! moltiplici del
tratlo secco lerrcstre, ultimo posto non tengon gl' in-
sctli, e fermano ancor essi le indagini dell' accurate
zoologo, quando gli animali a studiar si rivolgo.
Esseri di nunierosissime specie che se ne conosco-
16
no \>m di sessanla mlla finoggi, e che i travagli del
giorno ne vanno sempreppiu discoprendo, gl'insetti so-
no gli abilatori di Uilti i climi e dcUo regioni diverse,
e nientrc Humboldt ve<]ea delle farfallelte sul Ghimbo-
razo, magna altiludine fra le ciilminanli del globe, no-
tava sibbene in grembo alio Oceano scbiere infinile
di vermi, cbe di fosforico splendore briilando davano
alio acqiie T aspelto d'un mare di fuoco,
E la Sicilia nostra presenla ricca messe di Hit-
io aU'Enlomologista solerte , ed e stata campo uber-
toso di belli Irovali e di osservazioni piii belle, ai Ra-
, ,„ , finesque Le febre Gosta Ghiliani Galcara Maravigna Zuc-
carello.
Entomologia . ■ . ■ ' '
„,»r..n Ouest' ultimo socio isfando sul medesimo propo-
nimenlo imprese a scnvere una memoria che ha per
titolo Illustrazioni Enlomologiche Siciliane, o meglio
descrizioni delle specie nuove , e di molte rimarchevoli
varieta d'inseili ed altre novelle notizie.
Proemiando per una digressionc suH'atlualita del-
TEntomologia Irinacria, due specie di Goleolleri spone
I'Asida lolverijC I'Asida punlicollis; fo delle osservazioni
sulla Mordella aradasiana, el'Omalis bimaculata, edeU
la prima le specie enumcra stanzianti all' ovest dei cata-
nesi conlorni. Volgesi indi a melterc innanzi talune ri-
cercbe sulla Zygena Corsica, e sopra un altra farfalla
che Charadrina sicula appella.
Descrivein sussieguo le monografie dei generi Di-
cranura e Amphypira, ove enarra le specie varie, e il
vivere loro, e dice di due lepidolteri nuuvi il Gbilo co-
lomellus , e il Lamperos anibiguellus , e di alquante
varieta degli entomati ortopteri.
MALACOLOGIA
E dagli Entomati il socio Aradas ci richiama ai *• AnvDAs
Molluschi, che una serie zoologica formano paralalia
ai primieri, comochc quclii di tessitura meno perfelta
agli ostenzoari seinbrano viciiiarsi vieppiu, e nella
Adiinanza di aprilc intertenevaci sopra due generi non
creduli siciiiani dai Malacologisli, il geriere Ilynni-
tos, ciio frainozza ii Geiiere Pecten, e il genere Oslrea
ove riporla due specie la Hinuitos cartesii, dal socio
noslro in Avarilia vicino Palermo trovata e un' allra
nuova del tullo chiamata da lui llynniles planatus,
e il genere Perna che la specie Periia soldaiiii rin-
cliiude rinvenuta nel medesimo site.
ORNITOLOGIA
Nella scala zoologica muovendo piu in la agli
organismi maggiori, ai molluschi seguono i mali abi-
tatori del mare , e per la longevila rimarchevoli , e
per la precoce procreazione e polenle , i rettili poscia
elabiratori d'un voleiio nella parte maggiore e all' uo-
mo nocivi , e gli uccelli vengon di poi , esseri am-
mirevoli tanto e per la speciale organizzazione, e pe-
gli esercizi funzionali divorsi, e per la loro locomo-
zion volante c per i prodigiosi istinli musicali mi-
gratori erolici filogenici costruttori , e perclie mon-
dano il Globo abitalo degli animali morti e nocivi ,
e perche come i venli diffondono le specie delle
piante e di cerli animali sotto cieli novelli , e perche
ibrniscono aggradevol cibaria aU'uomo.
Ormando il senlicro deH'ornitologia descriltivaM.ziccAREiLO
il socio dotlor Zuccarello consagrava le sue diligen-
ze a descrivere le varicta di divcrsi aligeri siciiiani.
E dapprima volgeva la mente al falco Bonelli , e do-
3
-:/.i//|(
18
po averne porto la sloria vien concludendo probabil-
mente essere all' isola iiidigeno.
Enarra di poi due variela deli' Emberiza milia-
ria di cui la prima ha tutle le piume gialiaslre coa
liiacchioiine verso le copritrici di colore piii iuleiiso,
e la seconda delio stesso colore liene le reiniganti
bianche e la coda.
Indi favella delta Gicogna nera, e mclle in chia-
ro nelle noslre rcgioni mirarsi rarissima, dell Ardea
cinerea, di cui una variela novella rileva, dell' Anitra
leucocephala che selle varieta slaluisce.
E avverso alquanli ornitologi gli viene in con»
cio di dire, il ( ligiio tubercolato essere presso noi un
ponnato migranle, che venlidue individui se ne uc-
cisero al pantano nella slagione iemale decorsa.
La Sicilia adunque e il vasto perimctro del Mon-
gibello ofTrono una popolazione aligera varialissima
* alio zelanle ornilologista, e campo vastissimo porsero
di positive ricerche suU'intero regno animale come ri-
levasi dalla storia della zoologia in Sicilia al secolo
decimonono. ■ ■ ; " ,
Zoologia storica
A. ABADAS II socio Aradas che lavorava a tessere la tela
storica prementovata , a trarla a piu ampia ordilura,
ci ricordava in altro discorso delle cose speltanti ai
nioUuschi ai crostacei.
Toglie a dire dapprima dei travagli plaxologici
del Rafinesque all'apparire del secolo, sebbene per
le descrizioni brevissime vantaggiarono poco la zoo-
logia ; scende a favellare delle memorie del profes-
sor Cocco, ove rileva talune specie nuove di crosta-
cei dei mari di Messina, e non lascia di sporre i
nuovi trovati plaxologici del dottor Pref taadrea .
19
In quarta serie fornisce plena nolizia dei trava-
gli del professor Cosla sui croslacei della Sicilia, del-
la doscrizione di alcuni croslacei nuovi del catancse
Golfo del dottor Rizza , e riferisce i Iravagli delio sles-
so autore lelli al napolitano Gongresso sopra i cro-
slacei del genere Byzenus e Symelhus di Rafinesque,
i quali per non essere beii studiati non si conobbe-
ro dai pm cclebrati zoologi , laddove poi il genere
Byzenus e identico al genere Stenopus di Lalreilie ,
c il Symelhus al genere Caridina di Edwards.
E passando ai molluschi , un quadro traltcggia
della malacologia all'esordirc del secolo, e delle sco»
pertedi Kafinesqne discorre, e delio sprone al progresso
che addussero, e I' opera del Poll, e i lavori di Bory di
s. Vincenzo e quelii di Broccbi .
Si volge poscia a narrare i lavori del barone An-
tonino Bivona , e per somma viene enarrando I'incita-
mento che porlo agli sludi della sicula zoologia la
memoria di Gemineliaro sul golfo di Galania , I'intro-
diizione alia zoologia del Iriplice mare di Sicilia del
socio Alessi , e 1' utile che al progresso recarono i
travngli malacologici del professor Maravigna , e quelii
della signora Power e del socio Piazza Giantar.
Antropologu
Ma r uomo e 1' essere che trae i vantaggi raag«
giori dagli animali e dai vegelali diversi , creali qua-
si per lui e scnza i quali la sua esistenza sarebbe im-
possibile , quanlo e grande l' utile degli animali do-
nieslici , quanlo quelle dei vcgetabili varii!! e se es-
si sono di tanlo rilievo alia bromatologia, non lo so-
no da meno alia materia mcdica di che ne fanno la
parle maggiore ; e la terapeutica che e la fine delle
20
scienzo rnediche , e costiluisce tutla la medicina nel-
1' interesso delf unOi nila , trae eroici farmaci dal re-
gno fito-zoologico , che il mtischio I'olio di pesce ,
la castorina, la cicutina, la tigiina , I' acido lannico,
il valerianico , il caincico , la chinina la morfiiia, la
ergolina la pariglina la digitalina a questo regno
pertengono .
TlilUPUUTICA FaUMACOLOGICA
c. cosTAnzo Seguendo V utile sperimentazione sulla lerapeu-
tica farmacologica , che forma il pensiere dominante
dcgli spccialisti del giorno, il socio corrispondente
■ dott. Giuseppe Goslanzo presenlava al Gonsesso gioenio
un lavoro sui felici effetli della digitale purpurea, e dopo
avere riferito in un primo articolo erudilamente i vari
concetti sull' azione di questo vegelale da Withering
di Birmingham , che ne fu il primo scriltore nel
mille settecento oltantacinque, e di quelli che venner
di poi, sino agli scritlori odierni , aggiungendovi i
suoi pensamenti , una serie di osservazioni clinicho
interessanti in un secondo articolo porge a determi-
nare le varie guise di ministrazione dell' eroico far-
maco i suoi effetti nclle febbri nelle flemmazie nelle
nevrosi nell' emorragie nell' idropisie, le complicanze
diverse eve inutile torna o nocivo, onde fissare le
malattie speciali e le condizioni fisiologiche patologiche
ove opera da potenle riraedio.
Medicina Operatoria ;; ' ,
E la Terapeutica chirurgica e la Medicina ope-
ratoria, brillano pure di vivo splendore al secolo de-
cirao-nono, e per le operazioni utili, comeche audaci
21 .
create, c per ([uelle dall' ohijiivione risorle , e jxt
colali sospinfe a rilevante perfezionamonlo ; che se
la Chirurgia Irancese ticne la rinomanza del secolo
soorso , la Chirurgia aleinanna progredisce con posi-
livisnio, e T Ingliillerra la Russia, la Uanimarca, 11
Belgio e I' Italia nostra, prcndono gran parte siljjjcno
ad un niovimonlo scienlifico ulil colanto.
La speciale divisa delia Chirurgia confemporanea
e la tcndeiiza ad evitare ogni operazion sanguinosaj
a restaurare piucche a distruggere , a conservaro piuc-
che a mutilare ; si cerca di sosliluire pero la coin-
pressione dei tumori hianchi alia loro ampulazione ;
la riduzione delle ernie alio sbrigliamento della stran-
golazinnc, la lonotomia all'amputazione dei membri,
la Litotrizia alia Cislotoniia,
II socio professore Reina ebbe 11 destro di re- e. reika
citarc al cospetto dei cliirurghi del settimo Congresso
d' Italia taliine niiove osservazioni di Cistotomia e di
Litolripsia con prospetli slatislici .
Fornian subbiello di quel lavoro 67 individui ,
dei quaii 42 neil" ela di 2 a 75 anni, col laglio la-
leralizzalo opcravansi , 23 nell' ela di 10 a 37 colla
lilotripsia hertelupiana , dei primi un solo mori , un ;. '
S€Condo resto lisloloso, 40 guarirono conipletamente;
dei secondi 7 reslarono col calcolo , e poi vennero
operali col taglio, 10 morirono, 8 a sanila si ridus-
sero. Da cio il socio nostro crede polere concludere
la Lilrolripsia col metodo ITerteloup operala, o con
qualsivoglia allro simile, non raramente essere in se
stessa dannosa , anzicbe per la. nalura del calcolo, e
per lo suo troppo volume, e che ad evitare nello
stato atfuale della scienza chirurgica siffatli pericoli
puo contribuire di mollo il considerare la Litotrizia co-
me metodo eccezionalc.
Cosi la vita iimana o la labil conipago che ne
forma il sost'^gno da inlerne ed estcrne poteuze no-
cive bersaglio luttano colla morte mai sempre, ne
ban difese baslevoli a guarentirsi da esse ; e se la
lilonosi vesicale le raelte in pericolo , la litonosi va-
scolare la parenchimale la fitozoidea, le fanno perico-
lare piii spesso , e pericolo sempre le recano le egri-
tiidini di coiiiieiia ordile nei tempiiscoli primi dell' or-
ganogcncsia embriogcnica e le sofTocano nel sue pri-
me nascere sempre le mostruosila, cho arrestano lo
svikippo iioi lessuli di primo intercsse , e i mostri
acefaii a prefcrimeiito.
■ vv . Teratologia • ' >.'■
.<;■< Di liilte Ic famiglie teratologiche la mostruosila
acefalica e forse quella che piij ha occupalo le ve-
glie degli osscrvalori zelanli, ed io slesso piii casi
ne sposi in varie monografie. Tullavia per non onet-
lere i falti che I' osservazione ci ofiVe, leggeva ai
Gioenii una mernoria sopra un accfalo uaiano di
speltanza alia specie umana.
G.A.flALVAGKi E a dire della narrativa notomica il collo difet-
tava del tutto e la cassa del cranio, fuorche della base
che ofFriva nel mezzo un tessuto mombranoso a fog-
gia di sacco, di due strati composlo per cellulare
aggregati , contenente poco sangue aggrumito; la
superficie interna delle aderenze tcneva colle ossa
della base del cranio, e la parte inforiore del sacco
rispondente alle prime vertebre dorsali , avvolgeva
numerosi fasci nervosi, menire il conlorno del tessuto
cutaneo de' capclli fini moslrava, di marchevol lun-
ghezza; i due padiglioni completi miravansi, le narici
grandemenle schiacciale, e la faccia presenlava enor-
23
mc sviluppo ; il Ironco impcrlanlo e i^li org.iiii die
vi si coiitcngono, e liilli i mombri, e i' appareccliio
geiiilale ch' era feinineo moslravano caratleri dello ■
slalo normale.
E nella moslruosifa di che traltasi la legge del
bilaiicio degli organi confermala vedeasi, che si rilc-
vava in aperto la inancanza assoluta della sostanza
eiicefalica, e in molta parle dellc ossa del cranio,
nienlro gli organi dei sonsi , Ja faccia, e tullo il si-
stenm piioso , nutavansi in eccedente sviluppo.
La teoria deirarreslo degli sviluppi spiogava be-
ne lo stato dcir encefalo ridotto a quel sacco ripieno
forse del fluido organogene, che presentava i primissimi
inizii deila Ibrmazione organica cerebrale.
Le condizioni lestulari pero di fiiiito sviluppo dei
nervi dei scnsi , e del quinto paio, e del pneumo-
gastrico , tulloche mancassero e il cercbro e i centri
speciali nervosi . a cui essi confinano, palesemente
confermavano 1' indipondenza di formaziono delle va-
rie sezioni del sislema nervoso, come io dimoslrava
in allra memoria.
Generalita' Scientificue
E la voce dei Giocnii suonava ancora quest' an-c.tEMJiEiiABo
no fra gli Scicnziali d' Italia, riuniti sollenneinenle in
congresso nella bella Parlenope che una fesla della
Scienza fonnava, ed il socio professor Gemmellaro uno . , •,
degl'inviali dell' accadeinia nostra a rappresentarla
cola, die lellura della Relazione di qnella dotta assetn-
brea, le precipue condizioni sponendo che la resero
distinla ad oltranza , c le cure a prefcrimenlo delle
Presidenzia generale , e la spccialc postiira di quella
mclropoli e dei suoi iuleressaiili contorni.
2i
E del valore dclle sozioni ne disso di scionziati
insigni compostc e di molte celobrila conlemporatioo,
e della seziono di geologia peculiarmente a cui il socio
nostro si ascrisse.
Retribiiiva la dovula laude poi a inolti di quei
valenluomini, e in rilievo poneva gli argomcnii mcssi
innanzi da Itii dal cavalier Maravigna , dalla Gioenia
ancor irivialo, o dagli altri soci noslri , e dopo averci
accoiilalo delle occupazioni prccipue di lulto ii con-
gresso, delle sedule general i, delle gite diverse, dei
trallamenli riccvuli dalla Miiiiificenza sovrana, conoliise
i comizii scientifici dell' ela nostra all' aumento del
sapere toniare ulilissimi , per porre in immediato
rapporlo gli scienziati e i dolli in corpo sapiente
aggregati
•'; ,. /• :
BlOGRAFIA
Ma i corpi sapienli si onorano, onorando la me-
moria di quei valorosi, che all' ulile socialc al pro-
speramento del sapere concorscro, e lali omaggi dal-
la riconoscenza dellati , apprendono a chi nelia car-
riera esordisce come il genio da logica severa gui-
dalo delle malagevolezze si passa, e sollevasi dal piu
'-■' oscuro al piii bello destino , come le grandi verita
viene scoprendo. c come si vive lelice per la inlerez-
za della morale agli sludi della scienza assembrata.
G. HAGGioRE E per questo sanlissimo scope che gli statuti
c'impongono di dare un ullimo contrassegno di duo-
lo ai Giocnii che Irapassarono ; una lomba Golleghi
chiarissimi, si e aperta per noi ove posa Carlo Gravi-
na Cruyllas principe di Valsavoia, e quindi fassi in-
nanzi per ullimo il socio Maggiore, che ne siede il
poslo accadcinico, per dime I'clogio. ^
25
E narravaci qtiesli cosa fiirono a Carlo Ut Icltere
e le scienze, e cosa lu eyli alle scienze alio lettere, e
finifamonle sponevaci la sua letleraria scientilica edu-
cazione, il posilivo sapere, la onnigena eruilizione,
il gi'nio poclico, e Je peregrine qualila dt-ila mt-nle
del cuore, e la lilanfropia che per i dolti sentiva,
per le sociVla scenlifichc, e per la Gioenia a prefc-
riinento, di cui ne lu socio zdaiilo, njccenale anmii-
rcvole.
Ecco meritissimi Soci^ la rapida somma dello fa-
tiche scienlifiche, che venisle a depositare all'annale
accademico, dallo scopo muovendo di travagliare al-
r edificio delia scienza naiurale id Sicilia ; lo spirito
d' associazione speoiale divisa dell' epoca, che ha van-
taggiato le scienze colanto, ba diretto i vostri passi
mai seinpre, e voi siguendo i niovimenli del secolo
potcte felicitarvi d' essere slati primieri nell' Isola a
prendcr gran parte a quosfa dirozione novella, e di
prosi guile coslanli nell' aperla carriera, come lo mo-
slrano i vustri Alii accadeniici, una delle maggiori
rapprasenluDze delle glune scienliliclie sicule.
Goiitinuale adunque i vostri nobili sforzi sempre
col fervor del volere, seguendo la stessa cordialila
fra di voi, e la emulazione medesima, invt sligale gli
arcani della nostra natura, cimentate I'ingegno a pro-
duzioni originali , a trovati novelli; dappoiche seb-
bene lucida appare 1' aureola che in alcua modo ci
adnrna, e cosi vasto lo sUnlio della natura, che lun-
ghissima e ancora la via da percorrere per vicinare
i' apice del siciliano sapere.
D' UNA CARTA TOPOGRAFICO-BOTANICA
PER LA SIGILIA
DEL SOCIO ATTIVO
P. D. FRANCESCO TORNABENE
CASINESE
PROFESSORE DI BOTAHICA ISELLA R. tNIVEASIlX DI CATiRU
lETTA NELLA TORNATA OBDINARIA DEL 22 GICGRO 1846.
.•;0T i.V'.':^ A/^::'-;
/.:.:; .:: J:.\ }m
■ t v.. ;;
:■: s-
ivfiirii:.') :ti l:;-;
. . .... ;;,:■,;:,■.■]
.■■■■ "^iT ,'..» '■;'. ( vi.r.i
fresentando alia Sezione di Botanica e Fisiolo^ia
Vegolale ncl setlimo congresso dcgll Scicnziati italiani
asseml)rato in IN'apoli, il mio Saggio di Geografia
Bnlamca per la Sicilia, promelteva una Carta Toponra-
fico-Botanica risguardante la vegetazione dell'isola(l)
Ma pria di rcndi^rla publica ho giudicalo convenevole
cosa darue notizia a voi, o Socii , perche possiale
conoscerne lo scopo e la ulilita.
GoNTENUTO DKLLA Gamta. Compche la Gsionomia del-
J'lsola presenla una serio di montagne, vallate, e pochc
pianure cosi mio divisamenlo e quello di delineare le
principali elevazioni di essa, siano raonti colline paesi o
siti specially co'loro nomi e gradi in piedi parigini. gio-
vandomi a lal'uopo delle huone correzioni lade all'ipso-
melria di Sicilia dal signor Schouw(2), sulle misurc ot«
tenule da tanti dluslri osservatori, di quelle del si"- F
Hoirmann(3) ed allri. I vegetabili propriamente fpotil
lanei e propni m queste stazioni sono notali, e quante
volte alcune piante dalle pianure giungono a trovarsi
spontanee ne' rialti nolle colline nelle montagne con
tralli graBci vi ho scgnato il cammino delle mede-
(1) Diario del Setlimo Congresso defrii Scicnziati Kalinni
ID IVapoii pag. 39. Vedi gli atli del 7." Congresso degli Scien-
ziati itaiiam, ove nel \. vol. si trova publ.calo il mio Sanmo
ill Ocoyra/ia- Botanica por la Sicilia privo d' alcune lavole
Che per ragioni oconomitlie sono state toite.
^ ^'\lt}'^'^'^ ''^ ^^''"^' '^^ ''•'«'•« par F. Schouw T. 1.
Copen. 1839.
r 1839 '^'^*^''''' ^"' ""'""alogic, geognosie, Bergbau ec. Ber-
30
simo ■ cio mi hci coiidolto ad acconnarc If pianlo tanto
culle che sponlaiu'e delle pianure e delle colline, le
qiiali sono di mf^ggiore uso ai bi.-oyin civili: in tal
guisa la carta presenlera il piii bello piospctto della
variala vcgelazioiie in Sicilia per I' inlluciiza del suo
cliina temperato, per la vicinanza de' gradi nolle sue
linee isolenniche, e per le circostanze corografiche,
quali molliplicano a brevi tralli le slazioi)i bolaniche.
Pero a niaggiore intelligenza della carta bisogna I'ar
note varie cose circa la vcgetazione di Sicilia,
LiMiTE BELLA VEGiiTAZioiNii. Presso noi non vi sono
nevi perpelue, ma Iroviamo suU'Etna e sulle Madonie
delle larghe e profoude fenditure, che conservano pe-
renneniente le nevi. II Proloccos wvalis non e slalo
presso noi vedulo in tali giacciae; ma sull' Etna ab-
biamo un limile alia vegetazione come lo vedjamo ai
volatili, agli insetti, per cui viene appellala I' ultima
regione sterile. II Pizzo deU'antenna ultima vetta delle
Madonie 6200'' e vestilo di piante, e se puca vege-
tazione troviamo sulla vetia del Dinnamare alto 2900^
presso Messina e del monte Scuderi alto 3800^, cio
dipende dalla natura della roccia.
Cause cue hanino altekato di kecente la vegetazignb
IN SICILIA. II disbosco avvenulo in diversi puiiti dell'isola
tia dalo luogo alia comparsa di vegetabili ignoli in
quelle date stazioni, e questa ricomparsa recrue ci
fa vedere nella carta de' vegetabili a corle altezze che
inai si mostrarono ai bolanici. 1 densi e lolti bosclii
di Quercus ilex Q. appeiimna Pinus luricio Fac/us
sylvaiica dell' Etna, veduli nella mia piima ela pre-
sentavano un suolo coperto di Pleris aquilina, oggi
a quesla pianta successe la Curlina involucrata ; e
mentre questa composta non ollrepassava i'altezza di
1000 piedi arnva oggi a contarne 4.300.
31
Sriollo il feudalismo in Sicilia dal 1818 la me-
liorazione avvcnne non solo nella morale coslituzioiio
deir isfila, ma ancor nella fisica condizione/ pprclic la
divisione dc' Icrreni, de' latifondi pnrlo Y aralro e la
zappa dove ne il monlone o la capra mai penotra-
roiio; allora si tentaroiiu piantai^ium e somine in di-
verse; coiitrade, s' esfese la collivazione del So/anum
tiif)f'7-osiim HoHnnlhua tuhprostis , delle varie specie
di Ciir/i'i. Morns. Trilici/m, Gossipium e di alquante va-
rii'ta nelle ordinarie piante ortaiizic; allora si videro
frondcgijiare gli oliveli ed i poineti ne' siti per ole-
vazioiie e naliira di suolo giudicati stevili ed infecomii.
Per tale ragione il conlinuo altrito e Irasporto
di rarri. utcnsili. animali e d'uomini porto nuovi sumi
in qiie.sli incogniti luoglii; effello ordinario a vedersi
ne' siti dove penelro per la prima volta il piede del-
r uomo (1).
VEGETAzroNn cuiTTOGAMicA IN SICILIA. I cfittogami
terreslri in Sicilia sono ben pochi , perche le slazio-
ni uniide, fredde , e troppo alte sono assai limi-
tale e circosorilte ; anzi non e cosa infrequente do-
po essere stati in site freddo ed umido prodotto
da varie circostanze topograflche. passare d' un trat-
to ad uno caldo e secco ; quindi i crittogami in
Sicilia sono poco diffusi, quelli poi che si diffondono
per propria legge, quali sono le feici i licheni, que-
sti contano poche specie ma sparse d'ogni dove; tuUe
pero ubbidiscono ad una iinea di elevazione,
Vegetazioxe delle Gupulifere e Gonifere. I bo-
schi di Sicilia erano folti, ma oggi in gran parte
distrutti sono ornati di poche specie , tra quali il
Quercus ilex Q. suber Q. appennina Q. pubescens
(1) \lph. DC. Introd. a I'et. de la Botaniq. Brus. 1837
pag. 391. Aug. S. Hilaire Introd, h. I'hist. des plaut. rem.
du Bras, c du Paraguay.
32
Q. cupnninna Q. congcata Fdc/us sijlmlica Ulmus
suberosa BeAula alba Taxus baccala Pmus laricia
P. halcpensis P. pinea.
Vegetazione db' Geheali dklle OpuNzfE de' Cedri
ED ALTRO. I ccreali in Sicilia clie abboatlanlcinonto si
coltivano, alcuni veiigono detli a graiii duri e prospe-
rano nelie pianure, allri appellali a gFani leneri sono
pii] proprii de' luoglii elevati. Nella prima sezione si
coltivano alquante varieta dclle specie Trilicum coe-
rvlescens Bayl. T. lurgidum L. e si e tentalo il T.
gigantmm, prospera in iuoghi bassi e paludosi \' Ory-
za saliva. Nella secoiida sezione coltivansi molte va-
rieta del Triticum sativam, dell' Hordeum vidgare^
della Siecale cereale.
La Faba vulgaris viene estesamente collivata in
Sicilia, e s' avvicenda col Irumenio ne'campi, ma essa
viene spesso distrutta dalla Orobancha primiosa Pey.
Le opunzre di belle varieta si rinvengono in lulli %
siti di pianura e di collina, il frulto dell' Opunzia vul-
garis e d' un USD lanto esleso ed utile ne' mesi eslivi,
quanto dopo il grano e la fava e la terza derrata piu
iinpiegata in Sicilia, Lo slesso puo dirsi delle varie
specie di Citrus, che godono' estesa cuUura in Sici-
lia, le quali prosperano ne' Iuoghi bassi e subinonlosi
arreslandosi a 2000 piedi.
Le pomacee, le piante ortalizie, gli ulivi, la vile
prosperano ne' bassi terreni e negli alti sino a varii
gradi, come noteremo in appresso. Se non che, il
succo della vile aumenta di materia colorante e see-
ma di alcoole quanto piu la pianla si trova ne' siti
elevati , ed accresce di alcoole a ragione che discende
nelle basse conlrade.
Premesse tali cose, ecco una tavola d' alcune
piante che vegetano in Sicilia risguardate giusta il
grado di loro elevazione sul mare in piedi parigiai.
si^^©a^ a."
DELLE ELEVAZIONI A CUI GIUNGONO ALCUXE PIANTE IN SICILIA
PIAISTE ERBACEE
HOME DELIA PUISTA
ELEVAZIOKE A ClI GIIGHE
ICOCIII OVE SI TROVA
Scleranthus marginalus
Senecio squalidus
Senecio aelnonsis
Tanacelum viilii;arc
Anlhemis aetiieiisis
Ruhorlia laraxacoides
Achillea ligiistica
Cineraria amhigna
Helicrysiim ilalicum
Cariina involuiiala
Riimex aetiiensis
Ruinex nuillifitlus
Saponaria depressa
Astragalus siculiis
Ce|)lialaiilliera riiiira
Asphodelus lulciis
Colchicum Ciipani
Slcrnbergia lulea
Galanllius nivalis
Saxifraga auslralis
Cenlaurca Parlatoris
I'Vsliica poefornus
l'(ia aeliiensis
Heliiiniliiis liiliernsiis
SnI.iniini lulM'id^uni
Secale ccrcale
llnrdrnin vnlgarft
Gossipiiini sianiense
Gdssipinin herb.ici'iini
Eiernia jiihala
Evernia riirfnrarpa
Imbricaiia ['aiiclina
1000'-
1-
- 0028'-
0028
COOO —
9028
1 —
.'.000
8(UI0 —
0028
2000 —
rjooo
200 —
2200
1 —
2r>41
1_
3(iil
1 —
4300
3000 —
33 1 1
1-
3800
2136-
. 9028
3'i8-
- 70'<8
2000 -
- 5000
204 1 _
.5000
1 _
.2027
100-
- 2C41
1")51-
- 3C39
5516
612
3214
/i300
26 U
1 — 2()il
I — 2641
niH)
JldO
666
606
■jooO
7(100
1 — 2611
Slandanki, Madoiiie, Eina .
Volgare in Sicilia mass, altezza sul-
r Etna .
Etna .
Volgare in Sicil. mass. alt. suU' Etna.
Etna.
Eina .
No' luoglii aiti di Sicilia .
Milaz/.o', Giarrc cd .lUrove suH' Etna .
.\t;' torrcnti, e siiU' Eina .
Volgare mass. alt. gull Etna .
I'^lna .
VJuu ed allrove in Sicilia.
Miiilon'ie, Etna,
(liillahiano, Madonie, Etna,
(•(dizzi, .Madonie, Etna .
(](dliMe aride di Sicil. mass. alt. sul-
r Etna .
Palermo, Trapani, s. Filippo, Polizzi,
allrove .
Madonie , Nicolosi , Catania , Piazza ,
Aidone, allrove.
S. M.irlino, Pioschi di Madnnia, di Ca-
ronia, Mistrelta. allrove .
Madonie ;il cnozzo delia Mnfera, monle
Scaliine .
Licali.i |irc.-*so Calania, Monte de' cani,
Miinle di'ilc rose .
Madonie , Eina .
Eina.
Si colliva in' \aric parli dell' isola.
Si colliva in varie parli deli' is(jla.
Si cidliva in varie parli dell" i?nla.
Si colliva in vane parli dell' i?ola.
Si ccdiiva ill varie parli d(dr i?oIa,
e vicino il rmiiie Uillaino poco di-
slanle da Catena-iiiio\a.
Si colliva in varie p.irli dell' isola,
c vicino il rionie Itillaino poco di-
slanle da CalcMa-iiimva.
So|)ra i Pini dell' Eina .
So|)ra le Qnerce . i Pini ed allrove.
Vukare in Sicilia,
■l-^
DELLE ELEVAZIOiVI A CUI GIUNGONO ALCUNE PIANTE IN SICILIA
FRUTICI ED ALBERI
• |w^^I\^/%^^l^^^%^l\^^^l\'\^f^\^^w\^/\^'^J\%^^^/^'^wf^^^'xv\'w^'w^v\%%^'^'^'^l^!^'^'^f^'^v^^'^^^'^^|^nf^^^n^v^^^'^^^^
HOME DELIA PIANTA
ELEVAZIOnE A CCt GIUGHE
Berberis vulgaris
Spailiuin jimceutrt
Geiilsla aetiiensis
Calycolome inl'esta
Clemalis vilalba
Hcdcra helix
Viscura album
Mnspiius azalorus
Mespilus germaiiic.1
Mnrus nigra
Morus alba
Rubus (lainialicus
Rubus idcus
Cilrus auranlriim
Cilrus lumia
I'opulus Iromubi
Pnpulus alba
Bclula alba
.Tunipprus bcniisphrrica
Qui'icus ilpx
Quercus appcnnina
Qiicrcus CDugesta
Piniis laricio
Finns lialcpcnsis
Plntis pinea
(lastanca vcsoa
Fagus sylvalici
<i(iryliis avcllana
Pyrus cunoifolia
Acer psciidiiplalanus
Acer cniMprsli'c
Ficus carica
Vilis vinifora
Pistacia Ibercbinlus
OIca rnropra
Kaninnps liumilis
hauiciops macrocarpa
3000''— 7048^
2«itl
304 — 3000
i— KiOO
2041
2641
2641
30
30
2G41
2641
2641
1000
3000
1000 — 2828
1 —
1 _
1 _
1 —
1600
] —
1(100
1_
7S00
1 —
2(iil
1600 —
2S32
3:ioo —
i:ioo
100_
G(.0(»
100 —
6(100
100 —
6(i00
6S20
100 —
6820
1 —
2(i4l
1300-
:;ioo
;iOO —
.Vi.-iO
1000 —
26'. 1
1000 —
2(;'<i
2'5(tO —
'((too
2000 —
/i 11(10
1 -
- 3000
1 -
- '.000
100-
. 2136
1 —
- 2000
10-
- 100
1211
1,1'OCni OVE SI TROVA
ass. alt. suir Etna.
Mailonio , Etna ,
Volgare in Sic. m
Etna .
Volgare alle siepi .
r>i>5clii di Sicilia .
V(dgare in Sic. mass. alt. sull' Etna.
Parassito sulle Pomacee, Querci ed al-
Irove .
Palermo , Etna .
Palermo , Etna .
(Julio in varie parti dell' isola .
Culto in varie parti dell' isola .
Volgare alle siepi mass. alt. sull' Etna.
.Umile di Jlislretta, Boschi di Franca-
villa, e Caronia.
(iulto in varii punli dell' isola .
C'Ullo in varii punti dell' isola .
VciUare in Sic. mass. all. sull' Etna.
I Vid^aie in Sic. mass. alt. sull' Etna.
M.iicllo, Randazzo, Linguagrossa .
.Haiinnie, Etna.
\oli;aie in Sic. mass
Nolgare in Sic. mass
Voli;are in Sic. mass
Etna .
Volgare in Sic. mass
V.dnare in Sicilia .
.Madoii'ie , Eliia
.UadoiiH! . Etna
V(i!j;aio ill Sicilia
Viili;are alle siepi
V(ili;aie lie' liosclii .
V(ilj;.ire lie bo^cbi .
V(jli;are in Sicilia .
Viduare in Sic. mass. alt. srill' Eina,
Volgare in Sic. mass. all. sull' Etna.
Volgare in Sicilia.
Volgare in Sicilia .
Calalfano prcsso Palermo >
alt. snU'Elna.
alt. suir Etna,
alt. suir Elna.
alt. suir Etna.
voluare ne' boschi .
lie' boschi .
F¥ n IS H
JLi if JK. ilk
DEI DINTORNI D'AVOLA
DEL SOCIO CORBISPOHDEKTE
CHE CONPSEKDE LE DESCRIZIOKI
DAILA SESTA ALL* OTTAVA CLASSE IINNEANA
IITTA KELLA TORKATA ORDINARIA DEL 22 GtCGHO 1846.
<;'■'■<:■
tt I tit ± t+Jt <JJk± tt.tt + * 1 1 t.t±+ At +JUdtJk IJLiUJit+ilJut J^
FLORA DEI DINTORNI D'AVOLA
cominuazione (*)
cijssz yi.
EXANDRIA
Ordine /. Monogynia
SEZONE I.
Pianle con perigonio gamosepalo, 6-partito, o 6-sepalo:
Ovario aderente. FruUo cassula 3-loculare 3-valve.
(Narcissoidee, Juss.)
GsN. 143.
NjRCissns Lin. Juss.
{It. Narciso Fr. Narcisse Sic. Narcisu)
Perigonio ippocraterimorfo con doppio lembo
r eslerno 6-partito , 1' inlerno ( allrimenii netiario)
campaniforme , impiantalo sul tubo. Stami ineguali ,
(*) In qiicstc mcmon'p. non cssendosi publdicale so((o "li
ocelli dciraulore, ne avcndo ogli polulo commelteic alliui /a
36
adesi al tubo, piu corti del perigonio. Spata mono-
filla, deiscenle da un lato , 1-moltiflora. Stimma 3i
fido Bulbo tunicato.
Sp. 267. Naiicisus Italicus Ker. ex Sch. Sims,
Ten. syll. Guss. syn. 2 in add.
A spata moltiflora : lembo inlerno del perigonio
orciuolalo, subondato, oscuratamcntecrenato: lacinie del
lembo esterno discolori ( bianchiccio-flavescenti ) mu-
cronate , doppiamente piu lunghe del lembo interno:
scapo siriato, cilindrico-compresso , o subancipite :
foglied'un verde allegro, obblique.^-(^/:;ocar/:)2'£'o )
Narcisus Tazzelta Ten. fl. nap. i-non Lin.
Volg /r.Narcisso , narciso.
Dicembre-Gennaio ; e raro che si prolunghi si-
no a Febbraio.
Nei luoghi aprichi ( Lavinaro del Limazzo ,
Fondo del Lupo ec.
Foglie obblique scanalato-subearinate , eslerna^
menle striate sine aH'apice tutte involucrate alia ba-
se da 3-4-guaine afille, mozze. Scapo 1-2 pedale
piii lungo delle foglie , tul»uloso-cilindrico compresso,
alle volte subancipite, striato , poco 0 nulla contor-
lo in cima. Fiori nulanti odorosi. Spala merabranacea
Gambi \ 'Ju -pollicare, striato-sub-triquetri, Lembo in-
lerno del perigonio subcalloso, di color giallo carico
a raargine subondato, sempre oscuramente crenalo.
Lacinie del lembo esterno ovate , subeguali, di-
varicato-subincurve , terminate da appendice mucro-
iiifornje , e col margine apicilare spesso subinvoUalo,
jiigralissim falita della corrczione, non dovra recar meraviglia
sc \i si Irovino molte niende tipografiche— Ccrcar di correg-
gcrie ton un lungo Errala-coirige sarebbe uno etaiicare la
jpazienza dei Icggilori. Vogliano essi dunque per lo meno non
larme colp allAutore.
37
bianchiccio-flavescenti, a tinta non esallamente uo^ua-
le, e sovente piii svanila alia base. Anlere dello
stesso colore del neUario.
Slilo colorilo come i sepali esterni del perigo-
nio: stiinma corlamenle 3-fido , o quasi 3-lobo.
268. N. Serotinus ( rerus ) B. S. , Giiss.
syn. II in add. ?ion Dcsf. 71071 Biv. cent. 1 non
Gnss. prod.
A spafa l-flora, nettario . giallo-verdognolo or-
ciuolato , cortissimo, 3 lobo, a lobi smarginali ( sub-
6-partilo ) 12-16 volte piii corto delle lacinie candi-
de , lanceolato-lineari obblique della corolla.
Foglie giuncbiformi, isteraiizie. — {Bizocarpico),
Narcissus aulinnnalis parvus Clusii, Lob.
SeUembre-NovciTibre.
Nei paschi apricbi delle colline dapertiilto , ed
ancbe nei campi marittimi , ma raro {Piizzi).
Bulbo ovato , tunicato con le liiniche esterne
roembranacee nerognole. Fibre radicali bianche.
Forjlie isteranzic , or uguali dello scapo, or piu
corte, una sola in ciascuna pianla involucrata alia
base da 2-3 guaine afille , cilindrico-filiformi, faita
eccezione di qualcuna , cbe al primo svilupparsi ap-
pare semiterete. Scapo cilindrico giabrissimo. Spate
sempre 1-flore, anche negl'individui a bella posta
collivati, Fiori nulanti , odorosissimi , lungamenle pe-
(luncolali (peduiicolo pollicare 0 semipollicare su-
beguale alia spata ) , non mollo piccoli, con le la-
cinie esterne candide, liinghe '^Js di pollice . ed an-
che un po piu, lanceolate, 0 lancoolato-lineari, acu-
te, e spesso allenuato-spunlonale all' apice (con spun-
lone niollissinio ) lucido-glandolose ad anibe le pa-^"-!-
ne, perloppiu obblique, alleniamcnle incguali in lar-
gbezza, le tre inlcrne piii slrelle. Lembo intcrno a
38
bocca triangolare , sfeso negli angoli , col margine
dei tre lobi or inlero ( locche di rado), spesso smar-
ginalo-2-lobo solcato verlicalmente dal seno dei lobi
alia base, alle voile leggermente dentellalo, da pri-
ma d' un giallo verdognolo che si stempera legger-
mente anche su le basi delle lacinie, poi luteo. Nes-
suna proporzione tra queslo lembo e lacinie dell' ester-
no , giache questo e appena I o 'Ji linea e quelle
sono lunghe 6 8-linee. Tiibo Ae\ perigonio verdi-giau-*
cescente, oscuramente stfiato. Antere bianche , tre sa-
lienli sino alia fiiuce del lembo inlenio e appoggia-
te ai Ire angoli di esso , tre incluse insieme alio
stilo. Ooario d' un verde pronunziato. 5em/ delloidei,
neri , lucidissimi.
PjircnJTivjif Lin. Juss.
{Fr. Pancrace)
Spala l-molti-fdla Perigonio imbuliforme con
doppio lembo, I'esterno 6-partito, 1' interno (o net'
tario) 12-dentato con gii stami attaccati alternata-
menle a sei lacinie dello stesso. Stiimna semplice.
Bulbo tunicato.
269 P. Mmritimvm Lin. Pers. Cav. Ucria. Guss.
A spata difilla molliflora: lacinie del lembo esterno
del perigonio lanceolate, crespe, piane; denti del lembo
interno subeguali agli stami: foglie isteranzie, ligula-
te , obblique , otUisette , verdi-allegre come lo scapo
conipresso {Rizocarpico).
Lilio- Narcissus Moris. Narcissus Constantinopo-
lilanus Matth. Hemerocallis marilima, o valentina ,
39
Clus. Narcissus man'timus, C. B. Cup. Tourn. He-
merocallis Theophrasli- Cast-Narcissus marinus Dod.
Agoslo-Settembre.
INeJIe areiie mariltime.
Bulbi ovali con Je tuniche esterne nericce , e le
fibre ladicali grosse, Lianche , lunghissime. Foqlie
isleraozie lineari , erelle , obblique, subacute all'api.
ce, piegale a doccia senza nervo carinale, esilmente
striate, in amendue le pagiue, non propriamenfe
glauceseenti, ma d' un vcrde bianchiccio. Scapo ua
po piu corlo delle fogbe, compresso, ord in aria in en.
le piano da un lato, convesso dall'altro, erelto o de-
cbiiato. Spata 2-lilla, scarioso-incnibracea , con ie
valve acuminate, carinate da un nervo. Fieri bian.
chi quasi sessili , odorosissimi, con picciole brallee
Jineari-setace^ Ira i cortissimi peduncoli , qualcuna
spatitbrnie , triangolare-acuminatissima. Tubo del pe-
ri(jonio 3-pollicare, verdiccio , inegualmenfe ed ol-
tusamenle striate sub-3-gono, con gli angoli rispon-
denli solto il prolungamento delle costole dei ire se-
pali piii csterni del lembo esleriore. Lembo interno
mcmbranaceo sottile come un velo campanuiato-an-
golalo, 12-laciniato, con Je fessurc alternalamente
•ineguali in profoudita (o a dir mogb'o 5-lobo, coi
Ipbi 2-fidi, a lacinie triangolari-acule, ondolat'e , e
I'lntacco di esse men prolondo di quelle doi lobi ).
Lacinie del lembo esterno piii lunghe dell' inter-
ne, crespe, pel terzo inloriore lineari e adose al
lembo interno ( pero coi margini liberi , e ripicgale
a connivenza ) nel dippiu lanceolate , larghe 3-f-li.
nee, spunlonate all'apice coi margini riflessi , vcrdi.
glauceseenti esternamenle su la carina: tre di esse
in ordine alterno impiantate pifi esternamenle in mo-
do che i margini basilar! di ciascuna coprono le due
40
metta di due piu interne, formando cosl Testivazio-
ne alternante comune a lutte le Jiliacee. Slwnihian-
chi filiformi suhulato-cilintrici , inseriti nei seni del-
le lacinie dei lobi inlerni in sopraposizione alle sei
lacinie del lembo esterno, eol filamento per 5 linee
libero saliente e curvata in denlro , nel dippiu ade-
renfe e prolungantesi sino all'ovaia , curvato in fuo-
ri dal seno delle lacinie ii>terne sino al punto di ade-
renza delle eslerne , poi ripiegato ad imbulo sino al
fondo del perigonio. yinlere pendenli , girabili , for-
mate di due lobi lineari, compressi , curvi dal lato
slretlo , adesi lateralmenle pel solo cenlro longitudi-
nale, con gii orli liberi cbe foraiano una scanaiatu-
ra al di sopra e al di sollo , 2-fide alle due estre-
inita ( in una '/^ di linem, nell' allra pochissinio ),
allaccate alia punta del filamento per la parte conca-
va a due quinti di distanza dall' estreniita piu fessa,
ch' io chiamero super iore, deiscenli lateralmente, coi
margini delle logge che ripiegansi in denlro. La
loro lunghezza sul primo aprirsi del Core e di quasi
6-linee: esse sono ancoj chiuse, ed hanno nelle su-
ture un solco; ma emesso il polline si raccorciano
a quasi 'Ji della primiera gran.dezza, le logge si ap-
pianano, i solehi della commessura dei lobi si chiu-
dono, ed esse dtvengono perfeltamente lunate e di
un flavo piij carico, mentre dapprima cosi esse co-
me il polline eranu flavescenti. Lungo il centro del-
la loggia deiscente osservasi un solco svanilo. Stilo
cilindrico-fdiforme, bianco-, su! primo aprirsi del Co-
re incluso, subeguale al lembo interno, sempre al-
quanto curvo; poi prolungato saliente, subeguale alle
lacinie esterne. Slimniu escuramenle 3-gono , munito
di papille pililbrmi lungbe e rade esilissime — Nelle
pianle spontanee tutlo il tube e le costole delle lacinie
41
esterne sono le piu volte verdi-flave, e lo stesso lem
bo inlerno e sovente d'un bianco die inclina al fla"
vognolo, menlre nelle piante collivale e sempre d uii
bianco puro.— Gassula glaucescente, ovali-bislunffa ot-
tusamente 3-Ioba. ° '
143.
Sternbebgu Jfald. el Kith. Spr.
Spata l-filla. Perirjonio regolare lubuloso-im-
butiforme, 6.parlilo, a cortissimo lube. Slami Ami
inserili alia base delle lacinie. Slimma (rigono Cas-
sula mczzo-boccata, indeiscente. Semi con ariJio car-
noso Imeare bianchiccio. Bulbo tunicate.
270 S. Sicula, Lin. in Guss. syn. 3 in add. et
emend.
A foglie strettamente linear! , eretfo-ricurve sea
nalate, oltuse, sinanzie, subeguali nella fiorifura al
0 scape: spata indivisa ottusa: lacinie del peri-onio
Janceolato-spalolate, e lanceolato-bislunghe ottuse° niu
lunghe degi. slami altcrni if brevi._(7?/- '/«).
yolg. It. Zafferano giallo, pazzuomini, hvacinto
bettembre-Ottobre. ''
Su i colli ( Lavinaro del Limazzo ed altrove)
Bulbo ovato-bislungo con le tuniche esterne di*
color caslagno, scariose. Foglie sinanzie, subcn-uali
alio scapo fiorifero, doppiamcnle piu lunn-he dello
scapo fruttifero, slreltamenfe lincari, ricurve ad api
CI ollusetii, poco 0 nulla obblique, oscuramenle doc'
ciato-carinate, d'un verde alquanto piu shiancalo in
londo alia doccia , con I'angolo eslerno minulamenle
-slrialo. Su queste due slrie, e su i margin! sles-
si della fogha osservasi auche ad occbjo nudo una
6
9
LI
hi
tenuissima e Otta denlellatura, che poi nelle foglie
adulte si oblilera e svanisce. Scapo nervoso-st rialo ,
seinicilindrico o ancipide, o piii spesso inegualmente
^-f'ono , con gli aiigoli csilinenle aculealo-scabri , poi
lisci. Spada oltusa , indivisa, o appena fessa all'apice
per quasi una linea, a lacinie spesso inoguali. Fio-
ri quasi inodori. Lacinie del perigonio nervose erette
semipatenti, le eslerne elliltico-spatolate, o largo- lan-
ceolate bislunghe, ottuse, concave, piu lunghe de-
gli stanii ; le tre interne lanceolalo-spatolate , un po
convesse al di fuori , erelte e piii poco patent! dclle
esterne. Stami alterni , Cliformi , subincurvi , subulati
all'apice, compressi alia base, i piu lunghi aderen-
ti alle lacinie interne, i piu corli alle tre eslerne.
Antere vacillanti. Slilo filiforme subconipresso , con
piccolo soico longitudinale, piij lungo degli stami,
subeguale alia corolla o piu corto. Slimma picciolis-
simo lagliato obbliquamenle sub-3~gono, Filamenti e
stilo cortamenle glandoloso-pubescenti, gialli come la
corolla : anlere d' uu giallo piiJ carico. Cassula ovale
oltusamente nervosa, a nervi alquanlo tortuosi, sub-
torulosa, oliusa. Senii subrofondi , nerastri con arillo
bianchiccio.
Spetla a questa specie la raia descrizione appo-
sla sotto la S. Lulea nelle aggiunte alia Syn. del Ch.
Gussone Fol. n p. 811. Quesia specie differisce dalla
S. Lulea principalmcnie per le foglie piu strette, pei
fiori piu piccoli, per Ja I'orma diversa delle lacioie
del perigonio, per gli scapi fruttiferi curvati, e |)er
r inlero abito.
43
146.
Agjve Lin. Juss.
Spala nessuna. Pcrigomo tubuloso-imbutiforme
deciduo , col lemlx) diviso in 6 lacinie eguali, erelle.
Stami impiantati sul lubo opposlamenle alle la-
cinie del perigonio. Stilo filiforme con slimma capitato
3-gono. Cassula S-gona. assotligliata nelle due eslre-
mita, polisperma. Infiorarione in pannocchia spicata.
Radice raniosa.
271 A Ainericana, Lin, Ucria, Guss.
A caule a foglie dentalo-spinose glaucescenti: sca-
pe ramoso : tubo del perigonio ristretto nel mezzo :
stami lungaraente salienti : stilo uguale agli stami ,
poi piu lungo di essi. (Bizocarpica)
Aloe arnericana, Cup. Cast. Aloe mexicana ,
liodat. Aloe folio mucronato Lob.
I It. Agave amcricana, aloe americana, aloe
boomica, aloe fiorentina.
Sic. Zammara. !n
Giugno-Luglio.
Ai margini del torrent!, nelle siepi^ ma rarissima.
Pianla assai nota. che dicesi porlata dai paesi
caldi di America in Europa nel 15G1; e che or si e
prop a gala dovunque con grande facilila. Qui in Avo.
la non trovasi addelta ad alcun usoeconomico, e nep-
pure per siepi : le poche piante , che vi crescono
spontanee in luoghi poco difcsi , giungono di rado a
fiorilura.
Foglie tulte radical!, numerose, rigide, succu-
lenli, embriciformi , orlate nei maigiai da deuti spi-
nosi, e terminate da una punta durissima, fosca, puB»
gente; le piu giovani involtate drilte, le adulte spie-
gate, ricurve.
SEZIONE u.
Piante con perigonio gwnosepalo G.pariiio o 6-sepalo
Ovario libera. Frutto cassula 3-loculare J-ra/ye^V,
{Liliacee, e Giuncacee, Juss.)
147.
i ' Aluvm, Lin. Juss.
/ {It. Aglio Fr. Ail. Sic. Aggiao Agghiu)
Perigonio di sei sepali eretto-palenti , eguali.
Slami 0 scmplici ed eguali, o alternatamente 3-cus«
pidaii con la punta media anlerifera, inseriti alia base
dei pctali, o diialati alia base e subconnali. Slilo sub-
ulalo a slimma semplice. Fiori in capolino o in om-
brella con spata 1-2 fllla. Semi angolosi neri. Bidbo
lunicalo, semplice o composlo, spesso prolifero.
1.' 'in
* A foglie piane, e stami semplici.
Til. A.Trifolutvm, Cijr. Guss. Ten. syll.
A spata 1-filla: scapo foglioso alia base: foglie
glaucesccnli, piane scanalate alia base, glabre o cigliate
nei margini, e sparsamente pelose nella parte infe-
riorc onibrella fastigiata: sepali lanceolati acuti colo-
rali su la carina, doppiamcnte piu lunghi degli sta-
mi.- slilo iiliforme, eguale agU slarai fiaalmen-
4S
te alIiin£;ato: cassule piramidale a rovescio smargi-
nate. {Hizocarpico . )
Allium molij, Ucria, non Sin. A. subhirsiUum.
Siblh. non Lin. el atior. A (jraecum, U Urvil. in Spri %
A. subhirsiitmn var. Berlol. fl. ital.
Aprile-Maggio.
Wei margini dei campi , Ira le siepi, su le nipi er-
bose.
Pochi peli si osservano per ordinario nelJe fonlie
di questa specie, e quesli piu spesso Jungo i margini,
0 alia base dove la foglia s'inguaina sul fusto, molte so-
no glabra interamenlo, sinanco senza cigli sul margine
Esse per ordinario non sono piu di {re, glaucescenli ,
o glauco-verdi. &«/«) terete ereito. Spata scariosa, oscu-
ramente nervosa , acuta , corta, monofilla, iutloche col
ronipersi sembri qualche volfa difilla. Peduncoli subco-
rimbosi. Fiori^xxn bianco non puro a sepali semipa-
tenti, lanceolali o ollilici acwW (pon acuniinali Ten.) covi
una linea porporina su la carina. y'V/a//«£';z//k'ggermenle
rosoi, e cosi pure lo stilo , la cui luoghezza e di 3-4-li-
nee. Antere bianco-verdicce, e dopo emesso il polline,
lalerizie. Slimma acuto. Odore alliacoo.
273. A. Subhirsutnm. Herat, D' Urvil Gms, //.
sic. sup, ctsyn. non , Fedoule; an el Sin P
A spata 1-filla: scapo terete loglioso alia base, fo-
glie discolori,, piane , scanalate alia base, cigliale al
al margine , sparsamente pelose nclja pngina inleriore ,
e su le guaine, ombrclla lassa: sepali bislunghi , subol-
tusi . canditi , concolori ( non colorali su la carina ) ,
doppiamcnte piu lunghi degli slanii: cassule obcordale ,
profondamenle smarginale. (^Hizocarpico).
Moll/. Matlh. Mohj ancjuslifolium floribus inajO'
ribus , Clip. Allium cili alum , Cijr.Tcn. syll. Guss.
fl. sic. prod, Moly minimum albo jiore , Swertz Moly
minus, Clus, S. B.
Aprile-Maggio.
Su !e nipi erbose sopralulto nelle fessure dei
sassi , ed anche tra le biade nei luoghi bassi, ai mar-
gin! dei campi , e dove il precedente.
Foglie per ordinario non piu di qiiattro , ciglia-
te ai margini, pelose su le guaine, nella pagina in-
foriore d' un verde pronunziato lucido, e sparse di
pochissimi peli , nella superiore d'un verde piii alle-
gro e glabre; carinate alia base, plane airapice,ed
alia volte quasi convesse , coi margini sempre ciglia-
ti regolarmente. Scapo cilindrico, qualche volta due.
Spata persistente, ombrella piu lassa che non quella
del precedente a cagione dei gambi irregolari e qua-
si diradicati. Sepali orizzon'ali , ed anche richinati ,
ottusetti o del tutlo ottusi, d'un bianco purissimo ,
senza nel mezzo alcuna linea colorata , e tutti senza
carina , alquanto concavi ; i tre esterni piii larghelti ,
ma non piii acuti ne piu ristretti alia base, Guss.
Filaxnenli candidi, dilatati alia base, inclusi. Antere
d'un giallo-zafferano (non nero-porporine, Guss.):
poUine aureo. Stilo 1- 'J2 lineare , candido come gli
stami, piu corto di essi, sebhene dopo la feconda-
zione io spesso I'ho vedulo allungarsi quanto quelii:
stimma acuto. Ovario verdeggiante. Odore alliaceio.
Pei caralteri dello scapo , della spala e delle
foglie dissomiglia pochissimo dal precedente.
I Botanici non si sono ancor messi di accordo
nella determinazione di questa specie. Fra i nostri il
Ch. Tenore , conservandole il nome di y4. ciliatum,
Cyr, giudica { Si/ll. p. 166) differire dal vero yj.
subhirsutum, Lin el Red. per l' ombrella fastigiafa
lassa, e pei petali doppiamente piu lunghi degli
stami. 11 Ch. Gussone aH'inconlro (Syn fl. sic. 1 p.
389-390) riliene sotto nome d' A. vernale, Tin\: A.
subhirsulum di Bed. di Desf. di Ten. e osservando
pc vero A. subhirsutum, che nulla puo desumersi
dalla descnzione linneana , perclic Jroppo concisa e
Che la sfcssa figura di Clusio cilata dallo stesso
Lnmeo apparliensi piullosto all'^ Trifolialiim Cyr
SI alticne con piu sonno ai saggi deJl'crbanV die
conlronlano esatlamenle col noslro. '
274 y^. Nifjrum, Lin. Ucria, Guss
A scapo lerele, sodo, figliato alia base, dila-
ato allapice in tore, foglie largamente lineari-bis-
lunglie, concave: ombrdla fasligiata , emisferica • se-
pall lanceolali cerulescenfi: staini connessi alia base
(iiizocarpico).
A spcciosum, Cyr.A viaoicum; Biv.edamhe
Lin. ex biblh, non ex herb. A magicum A Ten
syU A. sell maly monlamim, Cast. Mohj lalifolkm,
Dod. Omilhogahim, indicum lali folium , flonfenm[
epfioericum , colore coeleslino , Cup.
B. A fiori bianchicci {Mohj album latifolium
seu Xyridis /oho, Cup. Allium magicum B Ten
sytl, il quale nferisce a quesla varieta il vero A
nigrum, Lin. k mullibulbosum, lacqut
Folq \ ^^ ^S"*^ "^^^J cipollonc.
"^'l Fr. Ail noir,
I Sic. Cipudduzza, purrazzeddu.
Aprile-Maggio.
Wei campi coltivafi , e tra le blade da per iuf-
to; la var. B, piu coniune.
Foglie neryose, glaucescenli menlre ancora son
g.ovan. larghe \ '/, 2-pollid, lunghe 1 ./, piedi: ne
ebbi vedule alcune chc avevano piii di nollici 3 'A di
larghczza, e piu di due piedi di Junghozza. Scani
ferm,, stnali, 2.3-pcdali / alia cu, basi spes;o uTa
foglietia lineare, radicale, bulbifera aH'apice, come
oltimameDle nota Gussone. Oinbrella grande a pe-
duncoli rigidi . Spata scarioso-bianca o rossiccia ,
persistcnte , monofilla , die poi si lacera in piu pezzi
aciirainaii irregolari. Fiori odorosi. Sepali linear! ,
otlusi, con una linea verde su la costola . esterna-
mentc piu colorita. /'V/a/^e/i// dilatati e riunili alia
base. Aniere sordidamenle bianchicce. Slilo bianchic-
cio metta piu corlo degli stami. Cassula subrotonda,
otlusa.
Nelle foglie e in lulte le parti di questa specie
non e sensibile 1' odore alliaceo; solamente i bulbi,
e la guaina delle foglie slrappata di recente fanno
sentire un leggiero odor di porro.
275. A. Boscmn, Lin, Ucria, Biv. Guss. Ten.
syll.
A spata 1-filIa, sub-4-fida: scape foglioso alia
base: foglie lineari, scanalale, carinate, acuminatissime:
ombrella subfastigiata: sepali bislunghi, ottusi, crenato-
smarginati , due volte piu lunghi degli slami. {RizO'
carpico).
Allium syhestre sive moly minus, roseo amplo
(lore, Magn. Moly minus angusliore folio purpureum
Cup. Moly minus anyxistifolio , flore lacte jmrpureo,
major e. Cup, Bon.
B. Bulbiferiim Guss. Ten. syll.-M ombrella bul-
bifera.-(yi. car7icum Bertol. Ten. fl. nap. Targ. Sa-
vi , Santi , non Bed. A Tenorii, Spr. A ambiguum,
Siblh. Moly serpenli7ium vocalum, Lob. Moly wigu-
slifoliiim, campanulalum, flore roseo, nodosum, Gup.
Aprile-Maggio.
JNelle colture e tra le blade.
Bulbi piccoli , suhrolondi , proliferi , con la tu-
nica eslerna cartaceo-scariosaj fosco-giallognola fo-
19
veolala, fragile, coronata di fibre capillari pubescent!.
Foglie ricurve, assoltigliate e dupplicate alia base
ed all'apice, ma non sempre involtate, verdi-lucide
glaucescenti, rossicce nella guaina , con carina poco
pronunziata alia base , oscuramente striate nella pa-
gina inferiore: spata 1-filla, 4--fida , che spesso cre-
pasi dall'una delle divisioni , e le cui lacinie , ove si
scparino sine alia base, sono esaltamente lanceolate-
sepali rosei con una linca di color ponso su la ca-
rina, i Ire interni piiJ piccoli : tutti di forma cllitica,
crenati all'apice. Odore (sopra tutto dei bulbi) alliaceo
fortissimo.
276. J. Chamaemolt/ , Lin. Ucria, Biv. Cuss.
A scapo cortissimo ipogeo, con ombrella quasi
radicale, e spata 1-filIa: foglie glaucescenti , lineari-
altcnuate, plane, patenti , ricurvato-ondolate, oblique-
cigliale e sparsaraenle pelose : peduncoli frultiferi
ricurvati: sepali sublanceolati, eretto-patenti, piii lun-
ghi iegli stanii: cassule turbinato-globose (Bizocarpic.)
Chamaemolij Coiumnoe, Cast. Mohj humile, fo-
lio gramineo, Cup. Allium acaule, sen humi in su-
perjicie florens, Id. Chamaenioly, anmoly. Dioscori^
dis, Column.
Dicembre-Gennaio.
ISei pascbi aridi marittlmi, e forse ancora su i colli.
Bidbo copcrto esternamente da una tunica car-
taceo-legnosa , esilmento fosscltato-puntata, muUifesso-
dentala alia base ed all'apice, coidenti basilarismus-
sati e appressati al bulbo, e tra le cui divisioni scap»-
pano fuori delle fibre radicali; gli apicilari liberi, al-
quanto divergenti, acumiiialo-pungenti. Fibre radicali
del centro fusiformi, Ic cslerne filiformi, tulle coperte
di corta peluria. Foglio lineari-atlenuate, plane, ca-
rinate nella pagina inferiore , a niargine dilalalo , ri-
50
curvato-ondolate , oblique, le piii giovani docciaio-
carinate, larghe 3-(i-liiice, lunghe i-G-pollici, cigliale
continuamente nei margini e su la carina, e sparsa-
mente su le strie di ambedue le pagine (ove qualche
volla subglabre) glaucescenti , o verdi-allegre , con la
base esterna spesso fosco-raacchiata. Scapo latcrale,
\ 'fi 2-pollicare, sotlerraneo .. involucrato dalle basi
guainanti delle foglie , terete, ingrossalo all' apice.
Ombrella 4-18-nora; attaccata alia eslremita dello scapo
a fior di terra: spesso due scapi orabrellileri dalla
stessa radice : gambetti incguali, subtereti alia base
3-gono-clavati sotto il fiore, col frullo ricurvi, Spata
i-fiila, scariosa , biancbiccia, verde-nervosa , alquanto
pill lunga dei pcdicelli , spesso divisa in due-Ire la-
cinie acute. Sepali lineari-lanceolati , o lanceolato-spa-
tolati , subollusi , bianchicci , tenui, verdi-glauchi su
la carina, eretlo-patenti , lunghi l-linee, larghi qua-
si I.'' subeguali in lunghezza, irregolari nella forma
e nella larghezza, subconnali alia base, doppiamenle
o melta piij lunghi degli stami. Cassule maluranti
fuor di terra, turbinato-globose subdepresse, torulose,
golcate nelle suture- Odore alliaceo tenue.
** A foglie tereti, o semitereti, e stami alier-
natamente 3-cuspidali.
111. A Pallens , Gouan , Li7i. Guss.
'• A scapo-foglioso : foglie semitereti: spata difdla
allungata , doppiaraente piu lunga deirombrella: pedi-
celli penduli eifusi: sepali (pallidi) ellittici, ottusi
(non subretusi mozzi) antere salienti: cassule turbinate,
oscuramente 3-gone , scabrosette-(^?sacarp2Co).
A. paniculatum , Spr. non Lin. A. sijlmstre »
bicorne, viajus , floribus sandarachate aeneis , Cup.
Gethioides sykesire, Colum.
Volg. Sic. CipuJduzzi.
Giugno.
m
Nelle vigne, e nei luoghi coltivali da per tuUo
Scapo terete, 2-pedale ed ancfae piu alto int'
riormenle foglioso sino quasi a mclta, nudoincima"
Fojhe seraicilmdriche, fistolose, scanalate superior"
menle, (a guaine chiuse, sempro alquanto niembn"
naceo scariose aU'apcrlura ) nervoso-slriate neJIa na"
gina ,„{enore ed ancbe su le guaine medcsime. Om
brela prima della fiontura incurvala, poi erelta. &a/a
diliila, a valve ovato-lanceolate , concave alia ba-
mcmbranacee, verdinervose, con apico Jungo, linea^-
subulato, stnato, prolungandosi in esso ri?n,ti i norvi
Che nela base erano distanli T uno daH'altro poco niu
d una Imea: la base di ciascuna valva va resfrinnen-
dos, ,n quell apice gradatamcnte involtando i martini
indi saltandoh insieme : le due valve sono ine-u^ali '
una dopp.amente piu lunga dei garabelti deH'orabrella
§.a sp.egala, e Taltra quasi il triplo. Fiori numero
s.ssim, inodon, a gambelti 1-1 /, polHcari, pir^formi
m cima ricurvi irregolarmente e diffusi, coi fiori in
var,o modo pendenti riunili alia base in fascetti di
10-12 per lo mezzo d. piccoli anclli scarioso-mem-
branacei lacer, a. margini. Sepali ellittici subotJusi
(non propnamente retusi o mozzi) quasi uguali a-li
stam, , non del tutlo bianchi Ten. ma d' un verdaslro
bronzalo foschi su la carina. Slami coi filamenti fi-
Jilorm. compress! piu grossetti alia base, alternata.
mente mcguali , e i piu lunghi con le antere quasi
278. ^ Jrvenso Guss., Schnllz. Ten snll
A scapo fogl.oso alia base: fogbe fistolose ' le
radical! scmilereti , le caulme cilmdricbe, non persi
S2
stenli sino alia floritura spata 2-fiIla, brevemenie ro-
strata piii corta delle oinbrellesubrolondo-ovale: gam-
belti inferiori piu corli , deflessi: organi genitali sa-
lienti : sepaii carinaii ovato-lineari, subottusi, alquanlo
seghetlati su la czuna.-^Rizocarpico)
A. sphoerocephalum viridi album, Tin, Berlol.
Giugno-Agosto.
Nelle eolline. ' ^^
Bulbo picciolissimo, ovato, esternamenfe tunicalo
d'una membrana cartaceo-scariosa fosca. /^o^/Ze fisto-
lose , le radical! semitereti, spesso aculeato-scabro-
sette su gli angoli , corle , le cauline esattamenle ci-
lindriche, o per loppiu semicilindriche alia sola base,
guainanli , striate su le gnaine, 8-10-pollicari. Scapo
terete, pieno, rigidetto, pedale o sesquipedale, erelto,
foglioso alia base , glabro , liscio , nel prosciugarsi
rugosetlo longitudinalmente. Ombrella o valo-conica ,
^fs di pollice, coi gambi di mezzo S-G-lineari, gli
inferiori piii corti (2-3-lineari), nella fioritura patenfi
Spala persistente, 2-filla, ovala , brevemenie rostrata
piu corta dell' ombrella. Sepaii bianchicci , inaperti
( piramidalo-conniventi Guss. ) carinati , verdi ed al-
quanto segheltati su la carina, linear! a base ovata^
suboltus! , subeguali, quell! dei flori eslerni piu cor-
ti. Stami prismatic! all'apice, schiaccial! alia base,
ineguali, i tre piii corti subeguali a! pedal!, gli al-
tr! salient! 'J^ di linea. Stilo saliente per quasi due
linee. Pistillo ed antere amatistini. Cassula ovato-
conica. sub-3-gona. Odore ailiaceo.
53
148.
OnifiTnoGALUM, Lin. Juss.
{It. Ornitogalo Fn. Ornilhogale)
Nossuna Spata. Perigonio di 6-sepa!i palenti ,
persislcnie. Stami, tre alterui spesso dilatali alia ba-
se, pianlati sul ricettacolo. Cassula subrotondo-an-
golala. Bulbo ttinicato. Infiorazione a corimbo, o in
grappolo.
279. 0 Excapiwi, Ten. Guss. prod, ct syn.
A bulbo solido , non prolifero : fogb'e slrella-
menle Jineari, scanalate, notate da una linea bianca,
non cigliate al margino , ricurve scapo subeguale al
corimbo : brattee scariose acuminate; peduncoli corim-
bosi pill lungbi delie braltee: sepali lanceolati, biaa-
chi , ma,xs^\na.\\.-[Rizocarpicd).
0 pancijlorum , Raf. 0. siculum, Ueria ? 0. na*
nmn, Guss. Cat. H. R. Bocc. 0. umbellatum, mimis,
candidum , vulgare , Cup.
Aprile-Maggio.
IS'ei paschi aprichi, ed anche tra le biade.
Bulbo subrolondo-ovalo, Foglie molte lineari ,
lunghe quasi un piede , ricurve, poi rilassale flaccide,
con la pagina superiore listata in mezzo da una li-
nea bianca stretlissiraa semitrasparente, tutte verdi e
lucide, e carinale e 2-striate nella pagina inferiore ,
rosulate sparse in ambedue le pagine di minutissimi
punti biancbicci. Scapi 1-2-pollicari ollre del corimbo.
Peduncoli corimbosi , gl' inferiori \ 'ft 2-pollicari,
lungbi due volte piu delle brattee , gli allri gradata-
mente piu corti, subcguali a queste, Brallee acuoii-
u
nate , striate , scariose principalmente alia base che
abbraccia i peduncoli. Fi'ori 3-8 inodori. Sepah ]an-
ceotaii, i tre interni piu piccoli ed otiusi ; i tre este-
riori terminati da corla punta, tutti con I' apice al-
quanto concavo ed inflcsso, bianchi al di dentro j
glauco-liicidi esternaraente coi margini orlali pure di
bianco nella larghezza a un di presso di una linea.
Filamenti metta piii corti dei sepali, larghi alia base
piu di una linea, lanceolati all' apice, con le anlere
appoggiate , introrse , flave. Slilo 2-lineare. Ovario
verdiccio bislungo.
280. 0. Umbellalum'^. Lin. Guss.
A bulbo prolifero ? foglie largamente docciate ,
glabre , notale da una linea bianca: brattee larghe
scariose acuminate : peduncoli corimbosi piii lunghi?
delle brattee : sepali lanceolati , bianchi , marginati
{Bizocarpico).
0. medium augustifoliumi C. B. 0. secundum,
MaUh.-Eliocarmos, Reneal 0. vulgar e candidum, Cast.
It, Latte di Gallina, aglio florido aglio sal-
Volg. ) vatico, cipollone bianco coi fieri a rappa.
Fji. Ornithogale en ombelle, Dame d'onze
heures.
Aprile.
Un solo individuo mi venne finora incontrato in
una vigna, del quale offro la descrizioneancor incerto
se appartenga veramente alia specie, a cui mi e
sembrato doversi riferire.
Bulbo... Foglie flaccide 3-lineari, distorte all' a-
pice. Scapo semipedale ( oltre il corimbo ) debole.
Fiori in corimbo lasso Peduncoli inferiori 3-pollicari.
Brattee scariose bianchioce , lanceolato-acuminale , su-
beguali ed anche piu Innghe o piii corle dei pedun-
55
coli. Sepali hnceoht'i , a margine subondato, suhri-
curvi all'apice, intensamente verdi all' eslerno , con
lenue linea nel margine, i Ire interni alquanto piii
corti, larglii 2 'y^ 3-lince , internaniente bianchi, 5/0-
mi melU'i piu corti doi petali. Anlere flave. Cassule...
281. 0. Narbonense, Lin. Ucria, Guss.
Glabro , a foglie Jargamente lincari , scanalate ,
sinanzie , persistenti: grappolo piramidato , lunghissi-
mo: sepali lanceolati: filamenti dilalato raenibranacei:
pcduncoli patent! finalmente appressati , piu lunghi
delle bratlee acuminato-selacee all' apice (Rizocarpico).
O.pyrenaicum, Jacqit. Suffr. Ten. syll.ma non
Lin. ex Guss. 0. narbonense , Dod 0. majus spicatum
flore albo^ C. B. Mallh 0. spicatum majus lacteo flo^
re , Cup.
Sir. Gipollona bianco spicato , cipollaccio.
Fr. Ornilhogale de Narbone.
Sic. Cipudduzzi.
Aprile-Maggio '"
Nelle biade , e tra le vigne comunissirao.
Bulbo piriforme a rovescio , bianchiccio all' ester-
no. Foglie sinanzie , verdi-glaucescenti , larghe 3-5
lince, attenuate all' apice , eguali dello scapo o piu
Innghette. Scapo terete 1-2 pedale compreso il grap-
polo , che per ordinario e lungo un dodrante o una
spanna , spesso anche piu d'un piede, di forma pi-
raniidata , coi fiori inodori avvicinati o alquanto di-
stant!, quelli deir apice per ordinario abortiti. Bratlee
scariose bianchicce, a basedilatata, acuminato-setacee
all'apice, piu corte dei pcduncoli inferiori , subegua-
li a quelli di mezzo, piu lunghe degli apicilari. /'e-
diincoli patenti col flore , poi col frutto appressati ,
ioeguali in lunghezza da 1 a 2 poUici , c quell' del-
r apice serapre piu corti. Sepali ottusi , patentissimi,
ricurvi , d' un bianco poco pronunciato , verdi al di
sotto su la carina coi margin! subondati scariosi bian-
chicci, striato-rugosi verticalmente nel mezzo della
paHna superiore con slrie minulissime, i tre interni
un po piu lunghetti , ma piii stretli degli esterni ;
quelli esattaraente lanceolati , quesli lanceolato-obo-
vali, quasi spuntanali. 5towii dilatati, lanceolalo-subulati,
bianchi; i tre rispondenti ai tre petali inlerni men
larghi che gli allri tre. Anlere d' un bianco sudicio,
o d'un flavo dilavatissimo. Ovario ilavescente nitido.
Cassula globoso-ovale. Tulta la pianta glabra.
SciLLJ, Lin. Juss. ^ ^ ^
(/r. Sctlla Fr. Scille Sic. Cipuddazza) '^
Nessuna spata. Perigonio di 6 sepali , patent!
0 accampanati , persistenti, Stami filiformi stilo subu-
lalo. Cassula subrolonda, oltusamante 3-gona. Semi
globosi neri. Infiorazione a racemo. Bulbo tunicato.
282. S. Marilima , L. Ucria, Guss.
A foglie larghe , bislungo-lanceolate , concave ,
oblique, isteranzie racemo moliifloro cilindraceo-co-
nico lunghissimo : braltee lineari-setacee , riflesse ;
spronate al di solto {Rizocarpica).
S. vulgaris magna radice rubra , Cup. S. viii-
garis, Cast. Scilla Malik.
i It. Cipolla marina, cipolla squilla.
Folg, I Fn. Scille maritime.
Sic. Cipuddazza.
Agosto-Ottobre.
57
Nei colli , nei campi aridi , nei paschi maritlimi.
« Bulbi grandi tunicati, esternamente rossicci..!
B Foglie piu o meno allungate, glabrissime , d'u'ii
» verde allegro, larghe da uno a tre pollici. Scant
» 2-5-pedali, dritti, scrrali, striati (ra i /iori. Grap-
» poll successivamente fioriferi dalla base all'apice
» 1-1 '/o pedal i. Peduncoli ehnmay 5-7-lineari nella
» fiorilura patent!, poi eretti, solitari, di rado ge-
s molli , 3-4-volte piii lunglii delle brattee. Petali
» (sepali nob.) otlusi bisluiighi patenti, candidi come
» lo stilo e i filaiiienti. Anlere ^\Si\\e. Ooario h[s,\\ia~
J go verdiccio. » Giiss. syn.
2S3. S. Autumnalis, Lin. Guss.
A foglie sirettamente lineari {siibfiUformi): fiori
corimboso racemosi , col grappolo che poi si allun"-a:
poduncoii scnza brattee, mezzo -risorgenli : cassule
ovale, alquanto acute, {liizocarpica).
Hyacmlhus stellaris anlumnalis minor Cup.
Cast. Ilyacinlhus aulumnalis minor , Dod.
VoU]. Fr. Scillc d' aulumne.
Setlembre-Oltobre. Ai primi giorni di Novembre
i semi soiio gia roaturi.
Kei luogbi aprichi delle coiline.
Foglie isteranzie, verdi allegro , lineari slrelle
( non piu larghe di mezza linea ) oscuramente sca-
Jialate, anzi quasi semicilindrico-filiformi, piu corte
drgli scapi , eretle. Scapo solitario, o piu di uno
esilmente angolalo-slrialo , palmare o semipcdale su-
periormente glabro , nella parte inferiore spessam'enfe
denlicolato-seabro lungo le slrie. Pedimcoli sfumali di
ceruleo , 1-5-lincari , tcreli.. lisci, glahri , piu lun-hi
del fiore, rare voile uguali ad esso,"semipatenli. /vb-
ri inodori coi sepali bislungo-lanceolali d' un violello
58
amaranlino dilavalo, calloso gobbi esternamenfe sotto
r apice , con niacchia violetto fosca sopra la gobba ,
stellatamente patent! . Filamenti ceruleo-bianchicci, pe-
ro non filiformi conio il caratlere generico ricbiede-
rebbe , ma dilatati alia base, per lo quale carattere
scostasi dal genere Scilla. Antere nero-porporine.
Ovario conoideo d' un bel ceruleo dilavato. Cassule
ovate, mezzo acute, alia volte subrotonde , ed anche
semiclavate, deiscenti patentemente, con sei semi ne-
ri obovato-sub-3-quetri a radicina prominente , a due
a due sopra ciascuna loggia, aderenti al margine in-
terno dei tramezzi mediani verso la base.
■•■ 130. ■ ■ >•■• .-. .^.'-.t
AspnoDELVSy Lin, Juss. t
Nessuna spata. Pcrigonio diviso profondamente
in sei lacinie. Basi dei filamenti compresse e dilata-
te, e formanti come sei squame che coprono 1' ova-
rie. Semi augolati. Radice tuberosa. Li/iorazione in
spighe.
281. A. Bamosiis , W. Ucria, Guss.
A scapo pannoccbiulo-ramoso in cima : foglie
glaucescenli . largamente-lineari , acutamente carinate
Jiscie , acuminalissirae, subeguali al peduncolo frutti-
fero ; le inferiori piii corte : cassula obovato-glabolo-
sa , svanitaraente angolosa. (Bizocarpico).
A. ramosus a Lin. A. microcarpus ^ Viv. A,
albus , ramosus , mas , C. B. Ilastula regia , sive
asphodelus . matth. A. primus, Clus. A. albus ra-
mosus Cup. A. albus , major , ramosus , alter, ro*
buslior, porrifacie, Id. Idem medius , Id.
S9
It. Asfodelo, Asfodello, AsfodilJo, Asia re-
gia, Gcniocapi, Gibo regio bianco, Por-
Vdg. \ racci, Porrazzo.
Fr. Asphodele rameux.
Sic. Purrazzi, Arivuzzu.
Febbraio-Aprile.
Nei margini delle vie, e del campi aridi da per
tutto. '
Tuberi dolla radice fascicolati , grossamenle bi-
slungo-fusiformi foschi. Foglie numerose , perfelta-
mente liscie , ottusamente striate , odoranii di Jior di
sicro, 1 'y2 3-pedali, mezzo piane nella parte infe-
riore , scanalate all'apice, con carina triangolari-acu-
ta , verdi allegre . a base flava abbraccianle. Scapo
sodo, erelto , terete, liscio , 3-3'pedale , ramoso al-
l'apice, con un iavolucro solfo ciasouna ramificazione
simile alle brattce , raa piu grandetto , e spesso ad-
dossato a qualche altro piu picciolo. Bratlee ovate
acuminate, coile , mombranaceo-scariose, rancio bian-
chicce fosco-nervose. Spighe alia sommita dollo scano
nel primo sviluppo compallissime, poscia nella liori-
tura uu po lasse. Peduncoli fioriferi quasi piu corti
delle brattee , poi col frullo piu lunghi (3-4-lineari)
clavati all' apice. Fiori inodori. Sepali lineari-bislun-
ghi , subeguali in lunghezza , i tie inlerni pochissimo
pill larghetti ; a raargiue subondato . bianco-carnei
con nervo carinale verdi-fosco. iSto/j/ jnofruali-nlabri
llavognoli , i tre piu lungbi nella fiorilura eguali alio
stilo , tutti subulati , docciati esternamente sopra ia
compressura: antere gialle. Stito filiforme bianco con
stimma semplice. Cossa/a glabra , oinbflicafa all'api-
ce, nella maturita obovato-globosa , luiiga 2.."} linee.
284-. y^. Fistitlosus, Lin. Ucria, D. C. Savi. Giiss.
A scapo ramoso in cima: foglie semicilindriche,
60
subulate, fistolose, appressate: fiori solitarl (Bzzo-
carpico).
A. foliis fislulosis, C. B. Cup. A. minor. Cast,
Clus. Lob. A. luteus ^ minor, tenuis, Cup.
!It. Asfodillo piccolo, Asfodelo, Asfodello,
Porreche, Porrazzo fistoloso.
Sic. Purrazzedda.
Febbraio-Aprile.
Nei colli aridi , nei margini incoltivati dei cam-
pi , su gli orli delle strade.
liadice affastellala, giallastra coi grumi filiforini
sottili, Foglie tutte radical!, quasi fistolose, semilereti,
subulate, dritte con I'apice alquanto incurvalo rossic-
cio , minutaraente striate, aspre al tutlo per esilissi-
mi aculeetti sopra le strie e principalmente su gli
angoli, verdi allegre a base ovata abbracciante gial-
lognola. Scapo 1-3-pedale . nudo , terete, liscio , ra-
raoso all'apice, a rami eretto-patenti subincurvi : sot-
tf) ciascuaa ramificazione on involucro simile alle
brallee , a margine denlato alia base , sovente addos-
sato ad un allro 2-cuspidato-setaceo. Bratlee piii lun-
ghe dei gambi , acuminato-setacee appressate incurve
a base dilatata , membranacee con nervo carinale
fosco-glauco. /'ior/lassi. Peduncoli &xWco\aXi nei mezzo
ingrossato-clavati anche col fiore daU'arlicolazione in
su, 2-3-lineari: articolazione segnata da una linea
baia. Sepali stellatamentc patenti , i tre interni piili
grandi ellittici , larghi 4-linee , lunghi 6 ; gli esterni
lanceolati ottusi, lunghi 6-linee, larghi 3 ; tulti bian-
chi sfumati di carneo dilavatissimo , con carina fosco
baia : dopo la fioritura si accostano e seccansi strelti
insieme ed eretti, persistendo lunga pezza in tale
stato sopra la cassula. Stami a base dilatata barbata,
6!
Cllformi in mezzo, poi lanceolati airapice, divergcnli
sub-incurvi : anlere lalcrizio. Pistillo bianchiccio con
stinima trilobo cameo. Cassule uella maturila Iras-
versalmenle rugose. , .
ISl.
HrJciN^rnvs Lin. Juss.
{It. Giacinto Fa. Hyacinthe Sic. Giaeiniu)
Spata nessuna. Perigonio tubuloso con lembo
regolare patente 6-fesso. Slami inclusi impianlali sul
lubo. Slilo subulato con stimma, depresso. Tre pori
melliferi neH'apice dell'orar/o. CassuJa 3-gona otlusa,
3-loculare a logge sub-2-sperme. Biilbo tunicato.
28G. H. Bomamis, Lin, Cuss.
A grappolo nella fioritura conico con peduncoli,
eretto - patent! ; porigonio campanulalo, scmi-6-fesso ,
subangolalo: fliamenti compress! : cassule 3-gono-su-
brotonde, ottiise (Bizocarpico.).
Bellevallia romcma, Beich. Ilyacinthus botryoi-
des, a/bus, Cast. II. comosus albo flore , Clus.
Tra r ultima metta di marzo , e i prim! giorni
di apr!le.
In mezzo alle biade in terreni umidi.
Bulbo ovalo , con le tuniche esterne fosco-neric-
ce. Forjlie d' un verde non molto oscuro , esternamente
lucide, nella pagina suporiore ordinariamente senza
lustro , concavate a gronda, con I'apice acuto o acu-
minalo crasso , piu lunglie dello scapo, alle volte !I
doppio , eretlo-palenti, 4-6 per ogni pianla, Scapi nudi
solitari o gemclli, tercli od oscuramente l-angolati 1-2
pedali oltre il grappolo, lisci e glabri come le foglie.
Bacemo di 1 o 'J 3 piedc . nella fioritura conico , po»
scia cilindrico nella sua circoscrizione : asse del me-
desimo cerulescente in mezzo ai fiori, coi frulti poi
verdiglauco qualche volta piccheltato di macchielte
cerulescenti : peduncoU col fiore cerulescenli eret-
to-palenti e 3-4 lineari , col frulto piii aperti ,
verdi-glauchi , poUicari , disposli a 3 0 a 4- come in
fusajuolo sebbene non mai sul piano stesso, munili
alia base eslerna da una brattca carnosa amorfa pie-
gata in giu, decidua , negl' inferiori grandelfa e or-
dinariamcnle 3-fessa, nei superiori picciolissima inte-
ra. Perigonio nella fioritura bianchiccio e qualche
volla sfumato di ceruleo, poscia di color sordilo fo-
sco : tubo a campana , eslernamente subangolato-ru-
goso, lucido-papilloso , col lembo 6-fesso sino a metta:
lacinie semipatenti a margini cresposetli addossali, le
tre interne piu stretlc. &a7n?' dilatati inclusi sino quasi
air orlo dei sopali , bianchi : antere tiirchinicce. Slilo
bianco, piu corto degli stami : stimma ed ovario ce-
rulescenti. Cassule obovato-3-quetre ad angoli otlusi
3-solcate.
: \ .)
152.
I !' ':
Muscjnr, W, Spr.
Nessuna Spala. Perigonio tubuloso, ovoide o ci-
lindraceo, rislretto alia fauce cortamenle 6-denlala.
Nessun poro mellifero all'apice dell' ovario. Cassula
3-loculare 3-valve a logge sub-2-sperme. Bulbo tu-
nicato.
287. M. Comosum, Mill. W. en. Spr. Guss.
A foglie lineari flaccide, e racomi allungali : pe-
rigoni ciliadracei , angolati solto 1' apice, mezzo chiusi
63
alia fauce, gli apicilari sterili lutii^hissimamente gam-
betlali , coiorali , ercUi {Rizocarpico).
Ilyamitlms comosus . Lin. Ucria Hyacinlhus ,
Mall, IL comosus, spurius, terlius, Dad. H. como-
sus, major, pvrpvreits , Cup.
t It. Gipoila canina di serpe, cipollaccio ,
ry J J cipolioiie, cipolla salvalica.
*^ ^* j Fb. Vaciet , hyacinthe a toupet.
( Sic, Birrilteddi.
Marzo-Aprile.
Tra le biade, nelle vigne , e nei campi in ripo-
so da per tutto.
Bulbi ovali , non molto grossi , con le tuniche
esteriori aride , fosche , le immediate al di sotto giaU
lo-rossicce. Focjlie glaucescenti , larghe 4-3-linee ,
striate, esilineiite cigliato-denticolate sul margine oscu-
ramente subondato , attenuate aH'apice. Scapi 1 ,p
2-pedali compreso il grappolo che spesso arriva an-
cbe ad un piede. Fiori fertili prima della fioritura
fosco-ccrulei , poi sordidaraeute verdicci coi denli bian-
chicci : fiori sterili dell' apice piia appressati , colorati
di azzurro insieme ai pcduncoli e all'asse medesimo
del racemo. Peduncoli dei fiori fertili corti (-i-^-lineari)
orizzontalmente patenti , quelli degli sterili , allungati
(pollicari) eretti. Cassule globoso-3-gone, relicolato-
nervose.
64
153.
JuNCus, W. Spr.
{It. Giunco Fr. Jonc Sic. Jnncu)
Perigonio glumaceo, persistente , 6-parlito, o 6-
sepalo, Slami opposti ai sepali. Slilo corto', con tre
stimmi piumosi. Cassula 3-loculare, 3-valve , con Ira-
mezzi median! , polispernia.
288. /. Aciilus , Lin. Meijer , Ucria , Guss.
A foglie pungenli, e calamo nudo, tereli : pannoc-
chia terminale , compatta , prolifera, piu corta dell'in-
volucro difillo pungenle: cassule globoso-ovate spiinto-
nate, doppiamenle piu lunghe dei sepali (Rizocarpico)
A. Con semi appendiciati vulmi e foglie senza nodi.
lunciis acutus, capitulis sorghi , Town. C. B. I.
pungensi sive aculus capiiulis sorghi , Moris. I. ma-
rilimus, Moric. I. tnaritimiis panicula ulriciilaia. Car-
rel. I. aculus ?naritimus paniculis major ibus Cup. /.
acutus, Cast.
!It. Giunco nun£;entc , irlunco inarino.
Fn. lone des jardiniers , lone aigu.
Sic. Juncu di liari.
Aprilc-Luglio.
Nei paschi umidi , nelle arene umide o salse
del liltoralc {Picci Cassibili).
» Pianla densamente cespugliosa , glabrissima
]) ciihni {calami, Nob.) 1-3 pedali, ereiti, tenaci e
» miJollosi come le foglie: invoglio guainante e di-
» latato alia base, simile alle foglie: pannocchia den-
> sa, raolliflora, accorciala, ma spesso decomposta:
» braltee subeguali ai sepali: cassule grandette, ni-
» tide, Guss. syn fl. sic. t.p.4tg.
In questo genere di pianle cosi semplice poche
cose ho io trovate da variare o da aggiungere alle
accuratissime osservazioni del Ch. Gussone, che mi
giova riportare qua e la per esteso.
Pannocchia piu lunga della foglia interna del-
I'invoglio, subeguale aH'esleroa, o sovente, \-K volte
piu corta: Rami di essa ineguali. Guaina (lell'invo-
lucro striata. Cassule solcate nelle suture. In questa
e nclie tre specie seguenti i calami sono rinforzati
alia base da guaine nilide fosche le radici fibrose
nerastre.
289. /. MJRiTiMvs, Smith, Bertol. Meyer, Guss.
A foglie pungenti e calamo nudo, tereti; pan-
nocchia terminate arcicomposta, eretta, quasi eguale
air invoglio difiilo pungente: cassule elliltiche, ottuse,
eguali ai sepali (^Ilizocarpico).
I. aculus b. Lin. I. acntus, Moric. I, aculuSf
marilimus anglicus Tourn. Maris Raj.
I It. Giunco marine.
f^olg. \ Fr. lone maritime.
I Sic. lunciu di nassi.
.V Giugno-Liigiio.
Nei luoghi umidi e uliginosi raaritlimi {Picchi,
Cassibili.
Calamo otlusamente strialo. Rami della pan-
nocchia arcicomposti , erolti, iiieguali , allungalissimi,
1-10 pollicari , iascoltali in cima, Invoglio spesso piii
corto della pauooccbia. Fiori apicilari glomerali.
B. Cot semi senza appenatci.
*
Jfilli, o con foglk tereti.
290. / Glaums, Lin. Roslkov. W. Meyer. Gnss.
Afillo, a calamo senza nodi, slrialo , glaiico ,
lenace , mezzo spongioso , inllesso all' apice: pannoc-
chia laterale arciconiposta , cietta: peduncoli irrego-
lari . allungali , patent! : fiori solilaii lateral! e ter-
minal! .• sepal! lanceolat!, acuminati, quasi egual! al-
ia cassula blslunga spunionala {Rizocarpico),
Junciis aaUus vulgaris, Moris. I. pallidus ^
Hoppel I. paniculalus, SchuUl
Maggio-Glugno.
]Nelle ripe arenose dei fiumi (^smoro), ma rado.
« Cultni (calami, Nob.) cespugliosi , tenaci,...
J) 2-3 pedal!: paiinocchia un po lassa, coi rami cimosi
» bratteant! : una foglia dell'mpoj/Z/o allungata , drit-
» ta , mezzo pungenle: cassule nella raaturila nitide,
)) fosche. »
Guss. op. cit. p. 420.
Sepali lanceolato-acuminati liber! : i tre interni
piu cort! degl! esterni. Cassule ellitliche od ovate ,
otlusamenle triangolar! , subegual! ai sepali (non esat-
tamente uguali, trovandosi alle volte piii lungbelle
di quelli, alle volte alquanto piii corte).
291. /. Mulii/Iorus , Desf . Pers. Meyer, Guss.
A culmo nodoso, e foglioso alia base: foglie
tereti, cnod! , terminate da corto puntone: pannoc-
cbia terminale allungata eretta, coi peduncoli varia-
menle decomposti , i'ascettati , piu lunghi dell'invo-
glio: sepali stretti, acuminato-aristati , piu lunghi
della cassula bislunga {Rizocarpico).
Maggio-Giugao.
67
Nei colli uliginosi mariUimi {Pied).
jRadici salde orizzontalmenle repenti: culmi {cala-
S mi Nob.) 1-2 pedali 1-4 nodi, fogiiosi ollre la metla,
s fislolosi , rinforzati alia base da guaine afille: /b-
i glic ed jww^//o mezzo-pungenli, variamentccurvale
» all'apice, 4-16 pollicari, le inferiori pin allungate
» e fislolose : rami della -pannocclda 2-7 pollicari :
» invoglio sempre 1-h voile piii corlo della pannoc-
» chia: sopali conniventi, bianco-scariosi ai margi-
> ni : pislillo porporino saliente: cassida 3-quelra ,
B acuta od ollusella , Giiss. op. cil. p. ^s/.
292. /. Acutijlorus, Ehr. in Miyer , Giiss.
A calamo foglioso con I'ogiie distanti nodulose
cilindrico-compresse: pannocchia arcicomposta : sepali
tulti acuminali, grinlerni piu lunghetti, una mella
pill corli della cassula triquclra acuminalo-roslrata
(liizocarpico).
I. ar/uaticus, AIL aseeiidens, Host. I. arliculatus
a, L. JF. Sm. I. minor mollis caducus , articulalo
folio fisluloso, deprcsso Cup.
B. Densiflorus — pannocchia soda: capolini mag-
giori dcnsillori : cassule piii corte e piu cortamente
rostrate.
Maggio-Giiigno.
Ai margini dei fiumi {Asinaro),
Calamo articolato, lungamente slolonifero , re-
pente, compresso come le iogiie. /'of/Z/'e suhfistolose,
sempre compresse, un po curve dal lato strollo, da
principio unilCj coQ 1' a[)passirsi nodulose, ligulate,
guainanli, con le guaine liscie e le ligule bifide acu-
te. Sepali ruvidamcnle slriati, spesso di color baio,
ricurvi all'apice. Cassule piu lunglie dei sepali, nel-
la variola a una niotla , e nella varicla b ancor me-
no. Nella prima var. sono cou elLUo piu luugbi i
rostri delle cassule.
68
** Con foglie scanalate , o piane
293. /. Biifonius , Lin. Meyer, Guss.
A calamo filiforme, gracile, ramoso, foglioso ;
foglie docciate , streltissinie: rami della pannocchia
allungati : fiori alquanto lassi , subsolilari : sepali acu-
minati ; i tre esterni piu lunghi , piu acuti , e che
sorpassano la cassula bisiunga oUusa {Jnnuo).
Ilolosleum, Matth. Gramen nemorense caly cults
paleaceis , Cup. Gramen bufonium , erectum . lati-
folium, Barrel.
Volg. Fr. Jonc, des crapauds.
Aprile-Maggio.
Nei luogbi inondali ed umidi arenosi.
Abilo deH'intulto come il seguente : simile ad
esso in quasi tulte le parti , tranne i rami della pan-
nocchia, che sono non curvi ; i fiori soiitari, uniia-
terali e distanti, i sepali piii acuminali, egl'interni
meno scariosi ec. — Inlanto non immeritanienle ambi-
due sono stati rilenuti come due variela d' una spe-
cie medesima.
294.. /. Hybridus , Brot , Guss. syn.
A fiori terminali ed ascellari , ombrellato-fascet-
tati : nel dippiii quasi gli stessi caratteri della specie
precedente {Annuo).
I. insulanus, Viv. Guss. prod. I. fasciculatuSy
Bertol. I. mutabilis b. Savi. I congestus, Schog. 1.
bufonius y nanus, robustior, anthela abbreviata ^
Meyer. Gramen bufonium glomeratis ulriculis, Bar-
rel? I. bufonius B. floribus fasciculatis , Ten. syll.
Aprile-Maggio.
Nei luogbi umidi ed arenosi maritlimi (Paula-
nello di Bellomia).
Badice capelluta. Calami per lo piij molli, 3-8
69
poUicari , articolato-fogliosi , coi rami fioriferi inc^ual-
mente allungati , alquanto ricurvi , e i fiori unilateralf
erelli, avvicinali a due a tre sopra il dorso della
curvatura, 0 nolle ascelle. Foglie docciate, attenua-
lissime all'apice, lassamente guainanli , con Je guai-
ne delle radicali d'un rancio rossiccio e piu lunghe.
I Ire sopali esterni quasi una metta piu lunghi de-
grinterni; assaissimo acuminati : tulti scariosi al
margine. Involucri M\a pannocchia, difiili, corti
ineguali, simili alle iogUe. Brallee scarioso- membra'
nacee, le superiori subacute, le inferiori , aristate.
Cassule oltuse, e senza spuntone.
SEZIONE III.
Piante con perigonio gamosepctio 6.pariuo o 6-denlato
Ovario libero. e frulto bacca.
{/isPJRJCOlDEE, JUSS.)
154. .
Asparagus^ Lin. Juss.
{It. Asparagio Fn. Asperge Sic. Sparaciu.)
Perigonio 6-partilo, erelto, coi tre sepali interni
spesso innessi all'apice. Bacca 3-locuIare, con iog-e
2-sperme. ^°
295. Asparagus Albvs. Lin. Ucria, Guss.
A caule frulicoso disJorto spinoso coi ram'i ri-
curvato-flessuosi, slriati: foglie fascettale, 3-quelre
inermi, dccidue.- spine solitarie palenti-ricurve- pe-
duDcoh infenormente arlicoiati; fiori fasceltati {Fruiice)
70
j4. aculeatus spinis horridus Town. C. B.Cup,
A syhestris minor^ Cast, Corruda ieriia, Clus.
f^olg. Sic. Sparaciu jancu, sparacognu.
Settembre-Ottobre.
Nei colli aridi, e in tuiti i luogi pietrosi secchi, ai
margin! dei campi aridi, negli orli degli alvei dei torrenti.
))Caw// tereti, erelti, 2-4 pedali; e quasi eburnei
» insieme ai rami alterni patent!... i^o^^r/Ze glaiico-ver-
» di , luDghe ^-G linee, subeguali alle spine , drilte o
)) incurve, molli, numerose in ciascun fascello. Spi-
» ne forti , nella base dei rami ricurve, le allre drit-
:) te e orizzontali fiori bianchi odoratissimi , numcro.
» si , inollissimi, stcrili : petcdi {sopali Nob.) ollusis-
» simi, quasi obovato-bislunglii, internamente solcati
> alia base, nella fiorilura patenlissimi. Slamt sub-
» eguali alia corolla {Sepali, Nob.) coi filamenti
» bianchi e le anlere sanguigne: stilo corlo: bacche
» finalmenle nere ». Guss. op. cit. 1. p. 417.
I cauli secchi impiegansi per siepi , e principal-
mente per fame le granale, o scope {arwiggi), con
cui nelle aie si spoglia il grano dagli avanzi delle
pao^lie^ che non ban potuto essere Irasportati dal
venlo. I lalli si inangiano colli insieme a quclli della
specie seguente. La radice va impiegala per deco-
zioni diuretiche.
296. A. Acutifolius, Lin. Ucria Guss.
A caule inermo , angolato , frulicoso : foglie agafe
fascetlate, rigide , corte , perennanti , subeguali : pe-
duncoli arlicolati ticl mezzo : sepali tulli diitli ( non
incurvati ali'apice) patent! {Frulice).
A foliis acuds, C. B. Cup. Cast. A. syhestris,
Cast. Corruda prior. Clus. Asparagus corruda Scop.
It. Asparago pelreo , A. saivatico Spara-
Volg. \ gbella.
Sic. Sparacin niuru.
71
Agosto-Seltembrc.
Nelle siepi da per tulto. i
« Caiili sarmentosi e scandenti tra le sicpi (e
> per mezzo alle macerie) rami corti , rigidi, oriz-
s zontalmente palenli, avvicinali : /b_9'//e inlensamente
)) verdi {alle voile fjlaucescenii) stellatamcnte patenli,
» lunglie appena 3--4 linee ( piii o men grosse , e
Ti piii 0 meno rigide secondo la nalura dei terreni
» e dei luoghi, ne molto ineguali): fiori solitari o
J) gemelli, verdi-giallicci, odorosi , erelti o inchinati:
» pedimcoli brevt o allungali , subeguali alle foglie
» 0 piu lur.ghi : fdamcnli biaiichi : antere flave : bac-
» che 1-2 sperme verdicce, poi fosche » Guss. loc.
cit. p. 418.
Nei primi giorni di Giugno 1841 ho trovato
premalurainonle fiorilissima una piaiita di questa spe-
cie. I sepali eraiio bianco-verdicci , ma incurvi e non
dritti, come le propriela specifiche esigono, il che
induce sospeUo , che quella circostanza dei sepali
dritli sia un carallere variabile.
SEZIONE IV.
Piante con fiori completi- e ovario libera.
155.
Frjnkenu, Lin. Juss.
Ca/. garaosepalo , tubuloso, S-fesso, pcrsistente.
Pelali 5,"lungamcnte unghiali, allernali con gli sta-
mi , a lembo "patcntc. Slimmi tre. Cassiila coperla
dal'calice, 1-locularc, 3-valve, polisperma.
297. F. Intermedia, D.C. Presl , Guss.
72
A cauli difTusi , velutino-tomentosi: foglie obo-
valo-spatolale, ( lineari-incurve per lo rivollamento
dei margin!) glabre, cigliale alia base: calici ispidi
(Bizocarpica , siiff'ruticosa alia base ).
Fr. hirsiita , Ucria, Sibth. F. hirsula , var.
calabrica , Lin. fil ex D. C. Pohjgonum maritimum
foliis serpylli, Bocc. Franca marituna, supina, mul-
tiflora, Candida, caulibus hirsidis , foliis quasi ver-
miciilalis , Mich. Alsine maritima, jruticosa, nodosa,
supina, serpjjllifolia, robusUor, Cup.
Maggio-Giugno.
Nei paschi aridi , e luoghi slerrali maritlimi
(Caponero)
Cauli tereti , suffrulicosi alia base , giacenti, fo-
schi, rigidi, tomentoso-pubesccnti , ramosissimi , sub-
dicotomi, articolati. Foglie streltamenle obovato-spa-
tolale a margine rivollato, in maniera da parere se-
mitereti o linear! incurve, quasi scssili, quaterne ai
nodi con base connala , e con fascetlo rudimenlale
di rami all' ascella , di sopra verdicce , nella pagina
inferiore bianco-polverulenle , persistcnti. /"/on solila-
ri nelle dicotomie dei rami, gl'inferiori dislanti, av-
vicinato-corimbiferi in cima. Calici ispidoUi lungo le
coslole per setole blanche strigoso, rossicci nelle val-
licelle , 3-costolati , 5-denlali , rigidi, sessili , coi denli
acuminalo-filifolnii. Pelali rosei dilavatissimi , crespo
striali, subcrenato-dentali. Antere giallognole . Siim-
ma 2-rido laciniato. Sapure di luUa la pianla aslrin-
gente.
298. F. Puherulenla , L. Ucria , Bio. Presl,
Guss.
A cauli peloso-scabri nell' apice : foglie obovafe
retuse glabre, di sotlo polverulenle , coi picciuoli
cigliati alia base : fieri ascellari e lerminali quasi so-
lilari: calici glabri (Arniua).
73
Anthyllis maritima chamaesicae similis , Cup.
A. poly gala valentina, Bocc. A, Falentina, Clus.
VoUj. It. Franchenia polvcrosa.
Aprile-Giugno.
Nelle rauricce, e Juoghi arenosi , erbosi o pie-
Irosi maritlimi {Gaponero, Tonnara).
Cauli filiformi, diflusi , risorgenti, erbacei, ver-
di, ramosissimi; subdicotomi , arlicolati, polverulenti.
Foglie obovate , piane , poi alquanto rivollatc ai mar-
gin!, pofverulente al ambedue le pagine, qiialche volta
caoescenti nella pnuina inferiore , cortamenle piccio-
late ( picciuoio appoaa lungo '/a 'J^ di liaea) , qua-
terne ai nodi con base connata , alia quale si allac-
cano i piccioli. Fiori nella dicotomia dei rami , sempre
solitari, distanti per lo prolungamento degli arlicoli.
Calici glabri , 3-costolati, 5-4entali, coi denti acumi-
nali come nella precedente, membranacei nelle vaJli-
eelle. Petali d' ua roseo piu dilavato , che non nella
specie precedente , denteilati all' apice, e spesso smar-
ginati. Abito di tulla lapianta, come bene osserva Gus-
sone, prima della fiorilura somigliantissimo a quello
del la Euphorbia Chamaesicae : quindi bea adatta la
frase diaguostica di Gupani.
Or dine 3. Trigynia
15G.
CuAnAEROPs, Lin. Juss.
Spadice ramoso involucralo alia base da 24 spate
monofille. Fiori ora maschi, ora ermafroditi nella
pianla stessa , o diversa. Perigouio 6-fido con le tre
lacinie esterne bratteiformi. Stami 6-9 con filamenli
10
T4-
crassi submonadelfi. Slili Ire. Tre bacche globose
monosperme. Seme con embrione laterale verso la
base.
299. Chatnaerops Ilumilis, L. Ucria , Guss.
A caudice frutescenle: fogh'e piegheltate a ven-
tagb'Oj palmale, con le lacinie carinalo-scanalate :
stipili spinosi: spate spatolalo-ovale acule: spadice
ovatO; ranioso , compatto: racemi accorciati finalmenle
picgati : bacche globose piccole {Frutice).
Phoenix humilis , Cav. Palmites , Lob. C/ia-
maeripes , Dod. Palma humilis, sive Chamaeripes ,
I. B. Mallh. Palma minor, et P. alma humilis, non
spinosa , Cup. Cast.
It. Pahnisto a ventaglio , palma di S. Pier
martire. cefaglione, ciafaglioiie cerfugh'one.
Fr. Palmiste eventail.
*^^^9' \ Sic. Q'\nmmhXi}i-{ Safaggiuni : il candice te-
nero ; Safaggiola: Jo spadice non isvi-
luppato dalle spate j Cacacdni Je bac-
che mature).
V _
Marzo-Aprile. '•
Su i colli , e nei paschi marilfimi dovunque.
Caudice quasi nullo. Base degli stipili dilataia,
legnosa, eburnea, decomposta ai margini in un lar-
go anello di strati fibrosi, reticolato-stopposi spadi-
cei, che chiudendosi I'uno entro 1' altro formano un
falso fusto sotterraneo. Foglie primordiali lanceolate-
plicate, concave, indivise all'apice: le caratteristi-
che palmale, descrivendo nella loro circoscrizione ua
terzo di cerchio, plicate a ventaglio, con 12-2o pie-
ghe lineari carinate, lacere all'apice j le piu giovani
inaperte, mezzo-farinose: tutte cotonoso-lanose alia
base. Stipili compresso-ancipiti, colle spine appres-
75
sale all'insu, marginali. Pcduncolo iello spadice kr-
mo, nilido , glabrissimo. .S/^a^aestcrna coriacca, com-
pressa, da un lato piana, dall' altro convessa, affila-
ta e cotoaosa ai due inargini, glabra e nervosa alle
due superficie, di forma spalolato-ovala, acuta. Olire
qucsta spata monofdla, che si apre per ordinario da
un solo lato, e che prolungasi sino alia base dello
spadicG, un allra se no osserva piu piccola, inserita
quasi a metta del gambo, aperta dal lato opposto aU
I'aperlura deU'eslerna, e che appena copre e serve
come d' involucro ai primo rametlo dello spadice: es-
sa pure allilala ed alquanto colonosa ai duo margi-
ni, ma piii tenue e nieno nervosa deH'esterna: entramt)e
Havo-verdicce, o spadicee. Spesso quaiche altro involucro
bratteiforme piccioiissimo sotto le altre ramificazioni del-
lo spadice. Fiori manifestamenle altri ermah-oditi, ailri
maschi sopra diversi individui. Fiori ermafroditi. Lacinie
estorne bratteilbrmi del perigonio (calice degli auto-
ri) picciolissime, subulato-setacee, appena lunghe una
linea: lacinie interne ovalo-triangolari , eretto-subinfles-
si : tulto 11 perigonio di color giallo , o llavo verdo-
gnolo. Stimmi Ire sessili sopra Ire ovari. Stami 6,
sii filamenli coaiili in un tenue e corto orciuuio, che
ajjbraccia i tre ovari. Fiori maschi Perigonio del colo -
re e della forma degli ermafroditi , ma senza ovario
di sorta, e 1' orciuolo che vien formato dalla coalizio-
ne degli slami , e in questi piii patcnle, e gli slami
si manifestano per lo risalto di sei raggi a guisa di
Stella, che osservasi nel fondo di quelle; e tale or-
cinolo e pure piii lunghelto , essendo uguaie ai tre
sepali inlcrni , mentre negli ermafroditi noppur giun-
ge a metta. Antere bilicate su la punta de' sei denti
' dell' orciuolo, che sono le punte degli stami coaliti:
quali denli sono meno salienti nei fiori ermafroditi.
Piu numerose sono le piante a fiori maschi. — Bacche
n
flavescenti , poi fosco-Ieonine , polpose e filamentose .
Spadice di sapore astringente.
Sono assai conosciuti i vari usi economici di que.
sla pianta. Le foglie s'intessono per fame panieri,
sporte, stuoie, cappelli , ed altri utensili. E' pure
con esse, che van fatle le corde necessarie per gli
usi agrari, e ie cordinelle inservienli alia coverlura
delle sedie. Finalmcnte molto e il consume che|se
Be fa per le scope , onde spazzare i pavimeuti delle
case.— II midolo della sommita del caudice, e lo spa-
dice non isvolto sono buoni a mangiarsi, e se ne fa
speciale use nella fesla del S. Nafale. Anche le bac-
che vanno mangiate da alcuni , ed han molta virlu
purgativa, ma hanno un sapore dolciastro e poco
gradito. Gli strati fibrosi della base degli stipiti im-
piegansi in esta dai cacciatori per fame gli stoppac-
ciuoli degli archibugi.
r:;-: ■,■;■-- .137."
Colchicum Lin. Juss.
(It. Colchico Fe. Colchique.) >
' Spata radicale, tubulosa fessa all' apice da un
lato ; inclusa (softerranea). Perigonio con iubo lun.
ghissimo radicale, e lembb campanulato 6-parlilo.
Cassule tre , gonfie, coalite in una alia base, poli-
sperme con semi rodondi , deiscenti internamente al-
r apice.
300. C. Cupani . Guss. prod. et. Syn.
^' A foglie sinanzie glabre, patenti-riflesse , linea-
ri, docciate : spata l-niolti-flora: lacinie del perigo-
nio lanceolafo-bislunghe oltuse, le tre esteriori piu
77
lunghelte: stami ingrossati alia base, subcguali al
pistillo {Rizocarpico).
C. montanum. Guss. Cat. II. R. Boccad. p.
18. Scheid. Berlol. D. Urml, an. et Lin'{ C. Ber-
tolonii, Slcv. C. parviflonim, Biv. {And.)C . monta'
num B. Ten. sijll. C. piisillum, Sieb. ex Schult.-
C. montanum hispanicum, Clus. Crocus autumnalis
tetraflorus vel hoplajhrus microparamacas dilute pur-
piireus narcissinis foliis . Cup.
„ , J It. ZalTerano bastardo.
^°^^J- j Sic. Safran des pres.
Sottcmbre-Novembre.
Nei pascbi apricbi delle colline da per tutto.
Won saprei dare di questa specie una piu esat-
la e compiuta descrizione ; die riunendo le accura-
tissime osservazioiii dei Ch. Gussone (<SV/;i. fl. sic. 1.
p. 437,) e Biv. {Nuove pian. ined. pubbl. dal f.
And p. y-S.) alle quali poche cose, 0 nessuna ho
trovalo da variare 0 da aggiungere.
Piania alia da 2 '/^ a 4 polJici (2 'J^ 3 'J^ once
Biv.) Btilbo ovato, comprosso, carnoso, della gros-
sezza d' una nocciola, vestito aH'esterno di tunicbe
castagno-fosche ad apice lungo ioguainale, e munilo
alia base di molte fibre radicab' sompliri biancbe
una parte delle quali nel tempo aulnnnale .scapna fuo-
ri , ed un altra resta cbiusa e vol(a in su sotio le
tunicbe esterne. Spata radicale, brevemenle (per 3-4.
lince) fessa all' apice da un Jalo , dall' altro rotondafo
apiculata, 1-7 flora (ordinariamenfe 1-5 flora), pro-
fundaraente striata, e chc involge cos! i (ubi dei po-
rigoni; come cziandio le foglie. Foghe due, largbe
1-2 lince, subacute e concave ali'apice . radical), op-
poste, sinanzie , alquanto piu corle dei fiori , doc'ciate
78
glabre, oscuramenle verdi , lineate, e sparse sotto
Ja lente in ambidue le pagine di minulissimi punli
glauchi avvicinati , crette in varia direzione , quaiolie
voKa erelto-palenli , o paleiiti, non di rado falcate o
riflesse, coi inargini spesso esilinenle dentallati o ciglio-
Jati. Fiori lulli radicali. Tubo del perigonio compresso,
sessile, lungo secondo il carattere del genere; Icmbo
campanulato, 6-partilo, di color grisellino bianchiccio
alia base, con le lacinie lineatamente striate da 7-9
nervi foschi, lanceolalo-bislunghe, otluse, subconcave
air apice c spesso retuse, le tre esteriori 2-3 linee,
lunghe 6, le altre mezza linea piu sirelte e piii oorle.
Stami 6, 2 '/"a 3-lineari, allerni, coi filamenli dritti,
tereti, ingrossali e giallicci alia base, subulati e bian-
chi air apice, tre piu liinghi delle lacinie del peri-
gonio, Ire metia piu corfe. Antere bislunghe, ncro-
sanguigne: polline luleo, Slili tre, bianchicci eretli
fermi, subincurvi all' apice, eguali o piu lunghi dei
tre filamenli maggiori: stimmi semplici, glandoloso
pubescenli. Cassule picciole acuminate.
. 138. ■ ..
-I • .
BojiiEx, Lin. Juss.
{It. Romice, Fn. Ihunex, Sic. Lappazza)
Perigonio di 6-sepali , tre dei quali subcolorali-
(gl'interni, che sono piu larghetli) pcrsislono ed in-
voltano il frulto : i Ire esterni coerenli alia base, e
ciascuno opposto ad una coppia di stami. 5///« lineari ,
riflessi, s^/mw/pennicellati. - •
79
Ermafroditi
A. CoilresepaUirUernidel perigonio granulati,
301. Jiumex conglomeratus , Murr. Koch el
tyallr , (Jt/ss. sgn.
Glabro, acaule erello, ramoso , coi rami erelfo-
palenli.-foglieinfmoribislunghesubondafe. Je sune
rjon ovalo-lanceolale : fiori glomeralo-verticilJati Jon
verl.cill, (l.st.nli : scpali inferni strettamente Jineari tuU
ti granifcri. Bicnne , e (Rizocarpico).
ncmex nemolapathum , Guss. prod, non Lin —
y. glomeraim , Spr. Guss. fl. sic, supp. Retch. -
ILverUctllalus, Ucna-Lapalhum acutum minimum,
B. CHspus A v-erticillisubafilli: rami pi6 avvfci-
nat. : sepah intern, a quanlo pi6 corti e piu iar^^hi (R
acuhis Cast. Lapathum folio minus acuta. Cm)
yolg. Sic. Lapazza. ' '^'
Maggio Giugno
IntuUi iluoghiacquilrinosl,osempb-cementeu.
idi , ed ancbe nelle siepi e tra le biade
Foglie M-, bislunghe, largbe. oKuse, a ba-
'. subcordata die spesso manca nello cauline , cor-
lamente irsulo- ana e nei piccioli, e su la cos oJa e
1 nervi ret.colal, dolla pag.na inf.riore , quasi glabre
nella super.ore; Jo cauhne (non escluse Je eslrenfe pia
piccole) lanceolato-acule, o megbo ovato-lanceolafe
Slabriss.me; tutle po, allenuale in picciuolo me 'j
ondolate, ed un po ncciute al margino, sovenfe spar-
se nella superfic.e di maccbie rossiccio^foscbe per Jon-
pinlungo.nerv. le snperiori . quasi crenalo-Lfate
^aw/estnato, glabro, 2-3 pedaie, ramosissimo, co
m
se
80
rami eretfo-patenti incurvf. Fiori glomerati ascellari,
e verlioillato-spicati , a verlicilli iiiterrolli , distanti ,
8-16- flori, quelli deli'apfee anche 2-3 flori, e qiial-
che volta coi fiori abortiti ,' pii'i o mono fogiiosi , gli
apicilari costanteraente niidi fiori variamente garnbet-
tati , ed anche subsessili, incurvi. 5eyja// iiiterni deila
var. A. pochissimo ovati, stretli o quasi lineari nel-
la base, appen.i larghi una linca , benche sembrino
air occliio piii larghe a causa dei sepali esterni , che
si appoggiano strettamente ai lati di essi. Giascuno
di questi sepali ha il niargine appendicialo alia ba-
se di minuti deiiti h'neari rigidi , e la sua superficie
e nervoso-reticolata, e sopra ciascuiio sta prominente
un granello ovato, (all' apparenza) bianchiccio o ros-
seggiaiile , il quale nel sepalo interiore e sempre piu
grosso , negh altri due minutissfino o quasi aborlilo.
Dico sepalo interiore quelle che per lo richinamento
dei frutti presentasi prima all' occbio. CuTcerulo ova-
to-3 quelro , rostrato di color caslagno. liadice fusi-
forme , ramosa , giallaslra , eslernamenle fosca.
302. R, Crispus Lin. Guss. syn. in add.
A sepali interni crenalo-dentaii , vieppiu alia ba-
se (di rado interi) , cordato-ovati , tuUi graniferi; fie-
ri giomerato-verlicillati , a verticilli compatli afilli, coi
rami avvicinati : foglie bislungo-lanceolati , subollusej
ondolalo-crespe, {Rizocarpico).
Lapatimm acutum crispum , Tabern,
Volg.
I It. Patience frisee.
) Sic. Lapazza.
Maggio-Giugno.
Nei Tuoghi umidi marittimi {Picci).
Foglie bislunghe , larghe, attenuate in picciuolo
quasi come nella specie precedente. Caule \ '/j 2
81
pedale , strialo , sodo , ramoso , a rami aocostali. Fio-
ri glorneralo-vcrticillali in spighe composle ■] 'f^ pe-
dali, coi glomerelti grossi , subcoiilinui, niohjflori ,
ncl soccarsi di colore spadicco. Sepali interni grandi,
a margine cresposello . crenulalo-denlellalo sopra lut-
lo alia base, uno doi (re piu grossamenle seminifero
(con some 5 6 volte maggiore che ncgli aUri due ,
cstornameiite di figura ovalo-gobba) , tulli acutainen-
le rclicolati , menocchc sopra i semi. Carcerulo 3-
qiiclro, come nel genere, ad angoli salienti, rostra-
to in ambedue I'e^^lrcmila . spadiceo.
303. I{. Pukher , Lin. Ucria, Giiss.
A sepali inlerni triangolari-ovali , subeguafi ,
selaceo-d(Milali , relicolali , inegualmente graniferi : fo-
glic' glabre cordalo-bislunghe , le radicali chilarrifornii
caule rainosissimo a rami divariati. (Ammo, e Biemie)
Lapathum mimis , Cast, L. rami's procumben-
tibus , soimnis inrolucro dentato, foliis inferioribus
instar jklium , Moris.
rr J I Fr. Belle patience, patience sinuee, violon,
^' j Sic. Lapazza.
Maggio-Giugno.
Nei colti, nelle muricce ; ai margini delle vie
ognidove.
Foijlio radicali inforiori chilarriformi', sinuoso-
torluose {rcpanda) a lungo picciuolo strialo-nervoso
sin lungo la coslola ; tultc scabroselle nolla pagina
inferiore , poco o nulla nclla supcriore , uervoso-reti-
colaie , foglic cauline cordato-bislunghe , ondolate.
Fusti slriali a rami divaricate incurvi , gli apicilari
cretto-patenti. /^erto/// addensati , fogliosi , avvicina-
li 0 distant! , come nella specie 301. PeduncoU ar-
licolati come nelle due precedenli , ingrossalo-ginoc-
11
82
chiali suir articolazione. Denti dei sepali intern! qual-
che volta I'orcuti.
B. Coi sepali interni senza granello.
SO-i. B. Biicephalophorns , Lin. Ucria , Guss.
A sepali inlerni lineari , ciglialo-den'ali , poi del-
toideo ovali : gambcUi Irutlileri riflessi ingrossali : fo-
glic bislungo-lanceolate, le iul'eriori obovale o subro-
tonde {Ammo).
Acetosa ocymifolia, ncapoliiana . dip. A ocy-
mifolia, bucephalophoruSi Column. A. ocymifolio Co-
lumnae , Bocc.
B. Me7nbranosus, Poir: Guss. A guaine sli-
polari Irasparenli.
f^olg Sic. Agru-duci , Racinedda di lu Signi-
ruzzu.
Gennaio-Maggio.
Nei colli , nei campi aridi e sterrati , nelle vi-
gne dovunque.
Foglie radical! ovalo-otluse, ovalo-acule, eova-
to-bislunghe, le cauliiie bislungo-lanceolate , iuite gras-
selle, plane, triplinervie , glaucescenli , a margioe
interissimo spesso subondalo, attenuate in picciuolo,
papilloso-lucide: leflorali lineari-lanceolate, l-nervie, ri-
voitate ai margin!, subsessili, gradatamenle minor!,
Cauli moll! dalla stessa radice , seraplici o ramosi
alia base, eretti o risorgenti, 2-12 poUicari. Colla-
reiii intrafogliace! , crepat! a! lati , prolungat! dal pun-
to opposto alia foglia in forma di ligula ovato-acuta,
membranacea , tenuissima, bianca, trasparente , per
ordinario appressatamente riflessa. Fieri in spighe
verlicillate , terminal!, bralteate alia base, nude a!-
I'apice, allernati a tre a tre subcontiDui. Gambetii
83
arlicolali papillosi , poi ingrossali , fornicalo-cimbifor-
mi al di soUo e ricurvi. Sopali eslerni bisluni;hi ,
concavi , popillosi , nclla fioritiira crelto-paletili , poi i
due piu esleriori persislenti , un po prolungali , aii-
riculeformi , riflessi , I'infcriore raccorcialo , e quasi
svanilo. Sepali inlcrni slretli , lincari, nUusi . 2-4-
dcntato-incisi a ciascun lalo (a denli linear! subfalca-
ti ottusi) persislenli nel frutlo o nella slessa forma
lineare . o in forma ovalo-deltoidea. AiHere didime
quasi incluse , dal lalo interno flave, esternamente
rance. Tulta la pianla aiie volte, e ordinariamente
le spighe rrultilere di colore rossiccio spadiceo sapo-
re di tutta la pianla gratamenle acido, come neile
Oxalis.
*^ A fiori diclini, e sepali interni interi.
303. R. Thyrsoides , Desf. Schult. Giiss. /I.
sic. suppl. 1 . et Sijn,
A foglie ondolate al margine.. bislungo-lanceola-
fe, sacUiformi, con le orecchie divcrgenli subdentate:
sopali inlerni cordalo-rcniformi , smarginali , grossa-
menle granifcri alia base, gli esleriori richinali al-
I'insu. giiainanli {Bizocarpicd).
JR. Inter medius , D. C. Guss. prod. Oxalis
crispa, I. Bauh. Acetosa crispa , Cup.
Aprilo-Maggio.
INei luoghi aridi petrosi, in mezzo alle colture,
ai margini dei campi.
liadici luberoso-fibrose , ingrossale qua e la in
tuberi biskmgbi. Focjiie glabrissime , le primordiali
ovale Ic allrc radicali limgamcnle picciolate, parte
obovalo-bislunghe siibaculc, parte bislungo-lanccolale
con base slrella a lobi divergenli acuminali , le can-
Si
line subsessili, aslalo-lanceolale, coriamente anellate
con anello scarioso lacero: tulfc ondale ed erose ai
margini. Tirso densifloro a rami ereiti e qualche vol-
la pur convergenti , doppiamcnte strinti siccome tut-
to il caule (1 'Jq 2 pedale) cioe con una solcatura
pill minula snpra ciascuna slria. Gambelti filiformi ,
arlicoK'iti in mezzo, con rarlicolaziono porporiiia, Ira-
sparenti e come rifratli solio tale articoiazione coi
fiori pendenii. Un corto anello menibranacoo a cia-
scuna ramificazione del lirso. Sepali esteriori mem -
branaceo-scariosi e relicoia(o-venosi ai margini , io-
teri , richinati aU'insu per la posizione inchinala del
Core , ordinariamente rose! , inguainando con la eslre-
niita snperiore il peduncolo ; gi'interiori con gli api-
ci alquanlo inflessi. Pennelli degli s/m/??i/ rosei. Tut-
la la pianla glaucescenle , e gratamente acida.
159.
Emex , Neker in Spr.
Fiori androgini , incompleti. Maschi Perigonio
persistente 36 sepalo, e ciascuno dei Ire sepali esler-
ni opposto ad una coppia di stami. Feminei Perigo-
nio gamosepalo, orciuolato , 6-dentato coi tre denti
esteriori spinescenli semipalenti , gli inferni connivea-
li ; Carcerulo oscuramente: 3-lobo.
306. E spinosa, Ned. in Spr. (Jnnua).
Bumex spinosus, Lin. Biv. Guss, Nibo spino-
sa , Moench, Beta cretica , semine spinosa , C. B,
Cup. Beta cretica , semine aculealo, I. B.
Volg. Sic. Lapazza,
Novembre-Aprile.
85
Nei campi crbosi , nei rudcri , nelle vignc co-
munissima.
Iiadicc carnosa rapiforinc. Focjlie radicali lunga-
mente picciuolate , bislunghe subottuse a base quasi
cordala o triaiigolare, sposso obliqua, per ordinario
scaliroscllL' cun niargine semi-ondato, miiiulissimamcn-
te denlellalo. Cauli prostrali uei luoghi slerili, negli
erbosi alquanto cretli , alle volto ulluiigati sino a piu
di due picdi , rosseggianli sul collo dolla radicc co-
me le basi dei picciuoli dclle foglie radicali. Andli
formal! dalla guaina della foglia , scarioso-laceri, ner-
vosi, per ordinario rosso -raiiciali come la base del
picciuoio. Dal ccnlro dei fiori feminei (che sono ascel-
lari glomcrali, sessili) si alhmga spcsse volte un
gambo . per loppiu opposto alia foglia, e sovente
tra qucsl'o e la foglia un ailro ranio ascellare, i qua-
li enlrambi sostengoiio i fiori maschi semiverlicillati
penduli, e qualcbe volla neJ piu basso verlicillo fio.
ri maschi e feminei framraischiali insieme, oppure in-
leramente feminei. I verticilli superior! sono piu
ravvicinal! I'uno alfaltro. Non e raro trovare de! fio-
ri femminei aggregati sul collo della radico. Sepali Aoi
fiori maschi ovalo-bislunghi subotlus! od elliltici, i tre
intern! piii piccoli dcgli estern! , tutti senza granello ,
ed in tutto divers! che non nei fiori feminei. iScy;a//ester-
n! de! fiori feminei quasi 3-corni spinosi, con ciascua
corno scanalato superiormente sotlo I'apice. Stam! 6«
cortissimi. Anlere terminal! erelte, lineari, gemcUe.
86
160.
TiiiGLOcriiiv, Lin. Juss.
Cal. 3-sepalo, deciduo. Cor. 3-pctaIa calciforme
Stami hvewhiwni. Stimini tre, subsessili , riflessi, piu-
rnosi. Plopocarpo (nelle pianle siciliane) 3-cassulare ,
deiscente longitudinalmente dal lalo inlerno.
307. T. Barrelieri , Lois. Guss.
A radice bulbosa: scapi slrelti : foglie semitereti,
superiormente solcale , suberelte: cassule avvicinate ,
striate, aUenuale all'apice, eretlo-patenti (liizocarpico).
luncago maritima , Barrel. Hyacinihi parvi fa-
cie gramen triglochin I. Bauh.
Volg. Fr. Troscat de Barrelier.
Aprile-Maggio,
Nei luoghi acquilrinosi arenosi marittimi {Picci).
Bulbi bislunghi , fasceltati , coperli da nuincrose
fibre. Foglie verdi-glauche grassetfe, \-1 lineari ,
guainanti. Scapi fislolosi anche piii lunghi d' un pie-
de compreso il grappolo fruitifcro. /'e(/w«co/< nel friit-
lo 3-3 lineari, inseriti con irregolarita, alquanlo av-
vicinali. Cassule conico-atlenuate, 3-gone, 3-dentate
all'apice per la persistenza degli stimmi. Asse delle
cassule 3-gono , non afato.
101.
Or dine 3. Polgggnia
A LIS HI J, Juss.
Perigonio 6-partilo, con le tre lacinie interne
petaloidee, suborbicolate , concave. Filamenli s\xh\x\3L-
Volg.
87
ti Slili filiformi, con stimmi oltusi, Poliseco di mol-
W carceruli obovali, conipressi, 1-spermi.
308. A. Planlago , L. Ucria^ Giiss.
A foglie ellillico-bislunghe, e cordalo-od ovato-
acute, 3-9-nervie: pannocchia verticillalo-composta :
carceruli ollusamcnte 3-goni (/h'zocarpica, o Bienne),
Plantago ajmitica latifolia, Cup. PI. agualica,
Mallh. Fitchs. Alisma planlago aqualica, All. Alis-
ma, Segu.
It. Alismale, alismo, erba alisma, crba gros-
sa, crba silvana, barba silvana, piantag-
gine acqualica, pelacciola accjuatica o
d'acqua, fislola di pastore, raeslole, me-
slolacce, carolaccio.
Fb. Planlain d'eau, Pain de crapaud, FJu-
teau plantagine.
Sic. Cenlunervi d' acqua.
B. Anguslifolia . Pers. Guss. A. foglie lanceo-
late acute. {Plantago aqualica angusiifolia , Barr.
Clip.
Aprile-Setlembre.
]Nei fossali, nei luoghi acquosi, ai raargini dei
fiumi. La var, piu comune.
Foglie d'un verde gaio, lunghe da 4- a 6 pol-
lici , larghc da 2 a 4- sorrette da picciuoli Iun"^hi
quasi un piede , che s'inguainano alia base, 3-9 ner-
vie, glabrissime. Scapo oltusamente triangolare, siria-
to , fistoloso, dritlo, 4-6 pedale, nella parte inferiore
semplice, nella superiore ramosissimo, coi rami e
ramette erelto-patcnli , striati corae il caule , verlicil-
lati , 3-(i in ciascun verticiilo , spesso fre piu "randi
e tre alternatamenle piu piccoli. Sotto alia inserzio-
ae dei rami di ciascun verticiilo, e precisamente sot-
88 ' ■ _ • ■
lo i Ire rami pin gross! , Irovansi ire brallee o invo-
lucri Iriangolari-acuminati, suljconuali alia base, di va-
ria lungliezza sccondo clie Irovansi nelie prime o nei-
' Je ullime divisioui. Ailri iiivolucri della stessa Forma
e consislonza, ma comparalamenle piu corli , e spes-
so pill di Ire, pur connali alia base, si osservano
inlernamcnte alio ascelle dci rami mcdesimi con io
scapo, 0 dei ramclli col ramo. Lacinie esterne del
perigonio verdi, erbacee , slriato, membranacco-sca-
riose ai margini : i tre iiUcrni piii o meno grandi ,
spesso inegiiali, subrolondi, dentellalo-crenali alFapi-
ce, di parcncbima soltilissimo , biancbi pciidcnti al
carneo o al rosco , giallognoli sopra 1' unghia : tulti
sei alquanto ricbinali. Anlere verdi. CarceruU ovali
ellitlici , obliqiiamenfe appunlali alia base per la pro-
mincnza della radicina , compressissimi , rugoselle ,
2-slriati sul dorso , 1-solcali nelie iaccclte.
CLASSE rill.
OCTANDRIA
Ordine i. Monogijnia
SEZIONE I.
Piante con fiori completi polipetali. e ovario aderenle.
162.
■ Epilobwm, Lin. Juss.
{It. Epilobio, Fn. Epilobe,)
Cal. lubuloso col lembo l-parliio, deciduo. Peta-
U 4-allernali con le lacinie del calice. Diplotegio lun-
89
go 4-i!;ono, 4-loculare, 4-valve, con tramezzi valvar!
mediani. Trofospormo contrale. Semi cliiomati.
309. E. Ilirsulum^ Lin. JFilld. Ucria-, Guss.
noil AIL
A caule cilinlrico, ramoso , villoso : foglie oppo-
stc C(] altorne, sessili, hislungo-Ianceolate , dentclla-
to-segheltate , mollemenle villoso-canescenli ad ambe
le paginc: petali obcordati : slimraa i-fesso (///socar-
pico).
E. grandijhnim , AU. Lysimachia silirjuosa ,
hirsula . magno Jive , Cup. Lysimachia siliquosa ,
hirsuld , 7najore flora purpureo , I. B.
jy J ] It. Sfenice , epilobio, Camenerio.
'^^'^- I Fr. Epilobe velu.
Giiigno-Oltobre.
Ai margini dei fiumi , e nei luoghi umidi-
y?«af/c/repcnti. Cauli \ 'J^ 3 pedali, tereti, erelti,
villoso-canescenli, fogliosi, ramosi(qualche volta sem-
plici) air apice. Foylie sessili, o atleniiale j'n corto
picciuolo, bislungo-laiiceolate a base dilatata, molle-
menle villoso-canescenli (con villosila men lunga che
nel caulo) in ambeduo le pagino , irrogolarmente den-
ticolalo-segheltale , acute, iarghe G-12-linee, lunghe
3-4- 'J 2 pollici, le inferiori opposle subabbraccianli ,
le supcriori allerne. Haccmi corimbiferi col fiore, col
frulto allungati quasi pedali, sempre fogliosi coi fio-
ri ascellari. Gambi pollicari cosi col fnifto come col
fiore. fjacinie culicine acute , villoso-canescenti come
le foglie. Petali roseo-violetti , 3-i lineari, piii lun-
ghetli del calice. Slami ascendenli. Cassule 3-pollica-
ri pur villoso-canescenli. subcurve. Semi minu'i ,
bislunglii.
310. E. Tctrajonum • Lin. Guss.
12
Giiigno-Luglio
- 90
A caiile serrato, ramoso , tolragono, glabro :
foglie, subnitide opposlc ed allcrne, sessili , lanceo-
lato-lineari , donlellale, allineatamente scorrenti dal-
I'uno e daH'altro lalo : slimma clavalo indiviso {Ri-
zocarpico).
E. palastre . Ucria non Lin. Lysimachia sili-
fjuosa II Tabern. Lysimachia pulchra amyydali-fo-
lio nilido , rubente caule- (lore niayno pnrpureo Cup.
It. Sfcnice salvalioa.
jy^ , I Fa. Epilobe a quatre pans , opilobe a qua-
^^'^* \ trc angles.
Sic. Epilobiu
iio-Luglio, . .
Nci luoghi uraidi , rarissirao; anche nei luoghi
aridi.
Caxdi vcrgali, rigid! , per ordinario sempb'ci ,
\-\ pedali , rossiccio-spadicei , telragoni a faccetle
convesse , cd angoli slreltamente alali , salicnti : le
picciole all sono formale dal decorriaiento delie ba*
si delle foglie. Foylie sessili, opposte non scmpre
su lo slesso piano ( le apicilari spesso allerne ) , a
marline dilalalo-ondalo, irregolannenle dentalo-soghet-
talo , ianceolato-lineari ollusc, glabrissime, pronun-
cialaniente nt-rvose nella pagina infeiiore , lunghe i 'J.^
2 pollici. largbe 4-6 liiiee, d'un verde non nioJlo
osouro . ma non lucide ; le inferiori spesso fosco-ros-
sicce. Quando la pianla va in fiore tutte quelle del
lerzo inferiore del caule sono gia secche. Gambi te-
reti, incano-tomentosi , 3-10-lineari , ed anche oltra
un pollice. Galici con le lacinie lauceolato-lineari , su-
bacute, rugosette, tubercolato-saccale alia base nei
seni, svanitamente carinate. Pelali \\xn^\ 3-6 linee,
piu o men lunghi del calice, nei fiori apicilari pic-
coli, finalmente subeguali al calice, rosei o amalisli-
91
ni , esattaraentc 2-Iobi , o piuttosto obcordati (non ve-
rainento sinarginati). Orqani genitali piu corli doi pc-
tali. Pislillo piu lungo tiegli stami iiieguali. Slimma
obliquaniente clavato , toruloso , bianco flavesccnlc co-
me le aiilere. Diplotefjio svanitamente toruloso, sub-
contorlo, appressalamente e cortamente incano-tormen-
losetto.
SEZIONE II.
Pianle con fiori completi gamopetali-. e ovario libera.
163.
Cawnj, Lin. luss.
(Fr. Chlore)
Cal. 6-8-partito, persistonle. Cor: ippocrateri-
formu con tubo breve venlricoso, e lembo 6-8-parti-
to. Stilo semplice, o 2-0 Jo. Cassula 2-valve, l-Io-
cularc, polisperma.
311. G. Serotina , Koch. Reich. Giiss,
Glauca, a foglie cauline ovale, infilate: calice
8-partito , con ic lacinio laiiceolato-acuiiiinatissime: lo-
bi della corolla ovati o bislunghi , aculi o subottusi:
slilo 2-fiJo {/Innua).
G. perfoliata, Desf. Lam. Cenianrcnm minus
perfoliatum^ Barrel. Centaur eum minus fore luleo
Cast. Centaur eum luteinn perfoliatum Cnp.
B. Intermedia A lacuiie calicinali filiformi, su-
bulato-selacee.(G. intermedia, Ten. sijU. in add. et
Gus. jl. sic. supp. et Sijn. G. perfoliata , Cyr.
Cuss. prod. Bertol. non Lin. G. perfoliata B. mi-
92
nor, Ten. fl. Nap. e fl. mad. univ. Centaiireum lu-
teiim perfoHatum, aphace foliis ramisque et (lore mi-
nor ibus. Cup.
Volg. Fr. Petite gentiane.
Maggio-Giugno.
Kelle mura , nei luoghi arenosi inondati marilti-
mi e nei ghiaiosi umidi ombrosi.
Cauli spesso semplici , alle volte piii d' uno dal-
la stessa radice , piii o'mcno ramosi ail'apice, eret-
ti 0 risorgenti , alti noi luoghi umidi, ove I'ho
trovalo a crescere in piu ahbondanza , piu aite di
due piedi. Fiorescenza in corimbo dicotomo , con un
fiore solilario in ciascuna dicolomia, e le ullime di-
visioni 3-flore. Fiori peduncoiali crelti : varia e de™
crescente la lunghezza del podunoolo secondo che i
fiori sono al basso o alia cima del corimbo: nolle
ultime divisioni il fiore medio e semprc piii corta-
mente peduncolalo , ma i due fiori laterali sono brat-
teati 2-3-liBee sotto il calice, e nelle ascelle delle
braltce vcggionsi come i rudimenli d'un'altra dicoto-
mia, che ha maucato di svilupparsi. Ncl fruKo il calice
sembra 8-fillo, cosi profonde sono le parlizioni : nel-
la var.a lerminano in punta setacea. Corollo lulee, odo-
rose quasi come i fiori della Mimosa Farnesiana, a
lacinie patenti con le basi imbricate I'una sopra I'al-
Ira , e gli apici spesso eroso-dentellati. Stilo 2-fido
con le lacinie spesso cosi accostate I'una all' altra da
farlo apparire indiviso. Cassula bislunga fosco-spadi-
cca coverta dal tubo persistente della corolla , e dai
sepali addossati del caliee, -i-solcala.
Focjlie radicali distinte , sessili , appena connate,
ovalo-subrotonde od cllittiche, spesso cocleariformi ,
ordinariamenle non piii di quattro a coppie decussa-
ie, oltre i cotiledoni: le cauline infilate concave coa
93
gli apici aciiti o snbaculi ed ercfli , uguali alia base
o pocliissimo ristreUo , cosiche il margine ove Ic due
basi si riuriiscono appare oscuramente reluso : foglie
cauline di mezzo sempre piu grandi delJe inferiori :
lulle 5-ncrvic.
Tulta la pianta glabrissima.
II Ch. Gussone stahilisce le principal! dificrenze
spocificho dclla C. InlermecUa Ten. con la C. Se-
rolina. Koch net caulo piu alto (1 y, 2 pedale) an-
ziccbc di 1-palmo, o di l-piede; nolle foglie conna-
lo-infilate quasi come nolle Lonicercs ., eguaii , non
rislrellc alia base, ncllo lacinie calicinali setacee ,
non lineari-lanceolale , nci fiori piij piccioli. E assi-
cura {Sij7i. 2 in add. p, 8ig) aver trovato seinpre
coslanli i suddelli caraltori. II che non e avvenulo a
me; giacche noi sili arenosi umidi maritlimi , stazio-
ne assegiiala alia C. Serolina , lio Irovato pianle di
tuUe di.mensioni, ancbe oltre due picdi, e nei vari
individui venuti dagli slcssi semi . e qualcbe volta nei
vari liori dello slesso individuo bo sempre osservato
le lacinie calicinali sempre piu o meno lanceolate
piu o meno setacee all' apice, e sempre piu assolti-
gliate come la pianta c slata piii alta, le t'oglie cau-
line piu o meno ristrelte alia base o nulla allatto •
i fiori piu o meno grandi, piu o meno eguaii alle
lacinie calicinali ; le lacinie corolline piu o mono ap-
puntate, piu o meno eroso-dcntellate all' apice. Toner
conto di picciole e non costanti difl'crenze. e in i;Tan
parte accidcntali pare cosa che nulla influisca al pro-
gresso della scienza. E lo prcmesse osservazioni met-
tono ancbe in lorse quello stesso cbe da me si e fat-
to, di averle cioe ritcnuto come due variola d'una
specie, sembrando piii a proposito identicarlc e con-
fonderle in uno.
164.
Ebica Lin. luss,
{It. Scopa, Bruco Fr. Brnyere)
CaL i-3-sepalo, persislotile. Cor. gainopetala .
a lembo i-a-dentato. Slatni iinpiantali sul ricetlaco-
]o. Jntere 2-fide. Cassula 4-3-loculare. 4-o-valve; po-
lisperma , con tramezzi mediaiii , trofospermici , in-
terposilivi.
312, E. Peduncular is 1 Presl. Guss. sijn.
A caule eretlo , ramosissimo , fqyiie sulj-4-terne,
lineari: (iori ascellari , racemoso-corimbosi: peduiico-
li capillar! piu lunglii dcdle foglie : corolle tubuloso,
3 voile piu lunghe del calice: antere (mutiche alia
base) e slilo salienti (Frulice).
E. muUi flora , Bio. Ucria , non Lin. E. mulli-
tijhra 6. huge pedunciilala, Guss. prod. E. vagans-
Desf. E. maxima, purpurascens , foliis longioribus,
Cup. E.coridis folio-, dense fruticans , flaribus in
spicam, qui ex Candida purpurascunl, Id.
B. A fiori bianco-caiiiei.
Folg. Sic. Giancianodda.
Novcmbre-Aprile. (Ad. Aprile non arrivano cbe
pochissiiiii fiori).
JNei colli arid! , nelle valli frulicose , e nelle ru-
pi e nolle falde dellc colliiie su i luoglii aspri.
Cauli 24-pedali (nella Cava dell^ylmico sc ne
inconlrano di maggiore allezza) ramosissimi , nigosi,
rigidi; eretti. Foglie rigide , jineari , siiblereti-com-
presse , strellissinie , piultosto sparse cbe qualerne
(giacche non si veggion mai a 4 a 4 sul piano me-
95
desimo) oscuramenle 2-solcate e biancliicce nclla pa-
gina infcriore, convesse e intensarncnle vcrdi nella
suporiore, drilte o per lo piu subincurvc, erelto-pa-
tenti , poi patenlissime ed anche richinate , facilmen-
te caduche al scccarsi dei picciiioli. I due solchelli ,
che si osservano nella pagina inTcriore, sono prodot-
ti dal risallo deila coslola , e dai due margini alquanto
pronunciati in addielio. PiccktoU corli , appena se-
niilineari, o di '/j d' 'inca' bianchicci , dritli e appres.
sali al cauie, con lafoglia ripiegalasu di essi ad ango.
lo rctlo 0 acuto. Fiori inodori ascellari, eretli o nutan.
ti , 1-5 a ciascuna ascella , coi peduncoli capillari, niti.
di, riunili alia base da un rinforzo di picciole squa.
me , pill lunghi della (bglia (ordinariamenle quasi it dop-
pio, e nella var. duo volte e mezzo, di rado uguali) ,
2-3-voUe piu lunglii della corolla . arlicolato-3-bralteola-
li ncl lerzo inferiore, con due bratleole opposte , ed una
pill bassa inlerpositiva. Sepali calicini ovali, concavi ,
appressali. Corolla 3-lineare, 3-volte piii lunga del
calice, goniia , piu rislretta alle due estremita, 4-
dontala all' apice, coi denti rotondati. Corolla e ca-
lice carlilaginoso-scariosi, dilavatamenle rosei, o d'ua
bianco sl'umalo di carneo: brallee e peduncoli dcllo
slesso colore: le corolla secche persislenfi prendono
poi un colore fulvo o di giallo rugginc ; i calici sec-
chi divengono biancbicci. Jntere scmpre neraslre.
Stilo pcrsistente, 2-linee piu kingo della corolla, men-
Ire le anlere si restano ai lembi di essa. Slimma capi-
talo, piu inlensanienfc roseo. Cassula subsfcrica dop-
piamenle piu lunga del calice. TuUa la pianta gla-
brissima.
96
SfiZIONE m,
Pianle con fiori incompleti :■■..,""■
^ ', ^ — ■ ^ 164.
D/tPiiNE, Lin. Juss.
{Fh. Laureole)
Perrgonio tubuloso-imbutiforme, marcescentc 2-4-
fido. Slami inchiusi inserili sul lubo. Dacca 1-sper
ma, nuda.
313. D. Gnwtvsi, Lin. IF. Ucria, Guss.
A caule erello, ramoso: Toglie lineari^Ianceolale,
dense, acuminalo-cuspidale, coriacee, glabrissime: ra-
cemi terminali, pannocchiiili, tomcntoso-canesceiUi ,
nei rami, nei peduncoli, e nell' esterno dei fiori
{Friitice).
Trymelea Gnidium, All. T. monspeliaca S. B.
Thymelea, Cast. Mallh. Cliis. T. foliis li?ii, Cup. T.
foliis lini, vel T. (jrani gnidii, Zannich.
!It. Laureala linaria, pepe montano, ulivel-
la, caiUapernice.
Fa. Caphne de GniJc, laureole patiiculee,
garon, sain-bois^ cantc-perdrix.
Sic, Varracheddii.
Luglio.-Selteinbre.
Nei canipi aiidi, per le vie, c nei colli da per
tulto.
Cauli l-K pcdali. Foglie sparse, acuminate, di
color verde pallido, quasi erello-embriciate, subses-
97
sili. Fiori odorosi , piccoli, disposli in mazzelli (or-
ininali, bianchi , o rossicci neiriiilorno, Peduncoli 1-2
liiieari allorni. Lacinie della corolla ovato-subacute ,
ricurve. Antere ranee. Bacche porporine. Le radici
di questa specie contuse, e mischiale a quelle della
Tapsia Garganica vengono impiegate per avveleua-
re i pesci dei Gumi.
1615.
PjssEjiiNj, Lin. fuss.
Perifjonio tubuloso, /(.-lobo, persistente. Slami
inclusi , atlaccali al tubo. Carcerulo 1-spermo.
3U. P. Hirsula, Lin. Ucria Biv. Guss.
Dioica, a foglie glaucescenti , carnose, bislun-
ghe C(l ovate, convesse, spiraimenle embriciate : ra-
mi giovani incano-tomentosi : fiori terminali aggre-
gati , scssili (Fruiice).
P. Mo.tnau, Forsh. Sanamunda tertia, Cliis ,
Thymdea lomenlosa, foliis sediminoris, Cup. Erica
aloxandrina italorum , Sanamunda tertia Clusii, Lob
Sesainoides parvum Dalechampii ^ I. B.
\j. A foglie cupamenle verdi, fiori flavi feminei {Thy'
inelea (omenlosa, pcrcnni folio alrovirenti , sive foe»
mina^ jlore albo, seminlfera, Cup).
It. Sanamunda passerina , spazzaforno bar.
bosa.
T/- 1 I Fii. Passerine velue.
•^' j Sic. Sulfalora (Evidentemente per la proprie-
I ta cbe banno le radici di conservare il
I fiioco , qiiando sono ben secche).
Otlobre Aprile.
13
98
Nei campi incolli , per le vie, su le colline,
lungo gli orii dei corpi niariltinii , dovunque.
Caiili ordinarianiento d' un piede e mezzo , ra-
mosissimi , i'olli , coi rami ricurvato-pendenli , bianco
cotonosi. Fo(]lie dei primi rampolii , delle piante na-
te da seme, slrelfamente imbricate in quatlro serie
lineari, drille, appunlate , internamonte docciate sen-
za alcun tomento: quelle dei rami adulli imbricate
piu lassamente ed a spira alzata, hislungo-conoidee
(lunghe 1 '/j linea) ottuse, inflessamente concave ,
sessili, esternamente convesse , giabre , lustre , rugo-
sette, glaucescenti , o d' un verde gaio (negl'individui
a fieri feminei cupamente verdi) , nell' interne conca>
ve, colonoso-canescenti come i rami, /"/on edoroset-
ti, glomeratu-sessili (4-10) tra le foglie all' apice dei
ramitti. Perigonio giallastro glabro nell' interne, 4-fi-
do , a lacinie rivoltate ovale subcrenale , esternamen-
te flavo pubescente, lanoso alia base ; nelle piante ,
feminee metta piu piccolo . a lacinie erelto-socchiuse,
e neir interne d'un color flavo dilavatissime erbacco
non raai , come da Savi. Antere auree incluse come
il pistillo. Carceriilo ovate, giabre, verde, coverto
alia base dalla corolla raarcita. Slami giallastri , co-
me r interne del perigonio , certissimi , inseriti sul
tube a 4 a 4- in due serie. Tomento del caule e del-
le foglie con I'eta cinerognolo.
Non adoprasi ad allro use economico, che per
bruciarla nei forni del pane, accendendosi facilmente
anche verde
99
Ordino 3. Trigijnia
165.
PoLYGONom, Lin. Juss.
{It. Poligono Fr. Renoue)
c,.,- ^fT^^f'^ ^-fi-parlito , persistente. Slami 5-8.
Still l-oi. Garcerulo piano-convesso , o 3-quelro
A. Con foglie non lagkale alia base
* A. /ion ascellari, o irUerrollamente racemo-
sO'Spicati.
315, P. Maridmum, Lin. Ucria. Guss
A flori ottandri Irigini: semi 3-quetri lisci • fo-
glie conacee, glaucescenti, bislungo-lanceolate. peren
nand, nervoso-venose , rivollate al margine • anelli
scariosi, laceri , avvidiiatamenle molti-nervosi • cauli
suflruticosi alia base, declinati. (Su/frulice).
P. mari/i/im?n , mqjus , inca?ium, Barrel. P ??ia
rilmwn, latifoUum , C. B. Mallh. Cup
Marzo-Ottobre.
Nelle arene mariUime.
Cauli sempro sufiruticosi alia base 1-2-nedaIi'
sposso ilagellilbrmi, articolali, i pii, gio'vani Luce'
scenti, meno scabrosi delle foglie, oscuramente stria-
ti; 1 vecchi con la corteccia che s'iii.lura e si serene
a come quella delle vecchie radici , e prende un co-
or ferrugigno. Foglie bislungo-lanceola(e, anzicbe el-
littiche, nervose nella pagina inferiore , oscuramente
venose nelia supcnore , scabrosette in ambedne ed
ai margmi che sono rivoliati , mentre la superficie
100
eslcrna e convessa. Anelli giovani scarioso-laceri, a
sopali lanccolali, poi laccro-setosi , sempre membra-
nacei bianchi , d' uii giallo-riigine alia base. Male e
slalo dc'Uo da qualche aulore , che i incritalli sono
piu corti degli anelli nei rami giovani , e piu lunghi
la nicllii 0 ancora piu nei vecchi ; essendo cio sog*
gello a ben mollo variazioni. I merilalli poi sono piu o
ineno lungbi in ragione delle circoslanze piili o meno fa-
vorevoli alia vegctazione dei rami, Cosi avendo io os-
servalo diligentcmenle uno stesso ramo , I'hotrovato
a nieritalli lungbi alia base, corlissipii in mezzo, in-
di allra volla allungati , e quesli medesimi meritalii
sempre disuguali 1' un daH'allro. Sopra ciascun nodo
0 arlicolazionc del caule sta posala da un solo lato
come la base di un picciuulo , su cui s' acticola quel-
le della foglia , e cui si tiene stretlo I'anello per Io
mezzo dei molli suoi nervi. II lembo basilare di que-
slo anello e come diviso , coi margini indossati , al di
sollo del picoiuolo. Cadula la foglia quella base di
picciuolo piu in su ricordata perde la sua consisteii-
za erbacea, e diviene scariosa come lulto I'anello,
e nei punlo, ove s'articolava il picciuolo, rimane un
breve margine . che sembra come il punto di riunio-
ne d'un fascello di nervi dell' anello istesso. Fiori
a&cellari, fascellati, a peduncoli ineguali , filiformi ,
1-3-lineari. Pericjonio di color bianco , o dilavalamen-
te carneo coi sepali carinato-verdi esternamente nclla
roella inferiore. Jntere giallicce. 6'e?^?' 3-quetri , acu-
to-rostrati, fegatosi, concavo-dcpressi alia base in lut-
te tre le faccelle, piii lunghetli del perigonio , che
persislendo rinvolge. Sapore di lulta la pianta aslrin-
genlissimo.
31G. P. Jviculare, Lin. Ucria, Guss.
toi
A fiori oltandri Irigini, carcenili sulxsessili, 3-
quclri, minutameiite granulali^ nitidi : foglio verdi ,
lanceolate, accostate , pattMili , scahroselle iiel iiiar-
ginfl : anclli laceri scariosi inclla piii coili def meri-
tallo, remotamenlo pochi-nervosi : catjie proslrato ra-
inosissiino crbaceo , foglialo sino all' apico dei rami.
{/Inmio).
P. mas. vulgare , Dod. P. brcvi angusloqua
folio, Clip. P. juihislrc , /adore folio , mo/li, ver-
nala, parliin rectum , partim procumbens, Id.
I It. Lingua di passcro , centinodia.
f^olg. ! Fn. Trainasso , renouo des oiseaux,
( Sic. Curdiinoddu. cenluriippa.
Maggio-Ollc'tjre, qualche voita sino a Diccmbre.
Nei luoglii incoiti , ai margini dei campi, nei
ruderi , por le vie da per tulto.
Cauli spesso lunghissimi , 2-3 'J3 pedali , flagel-
liformi, pro^tl■ali in giro per le vie, o ascendonli nei
hioghi erbosi . siriali , cilindrici. Foglie subsessili ,
allcine, nei luoghi aridi strcllissime quasi lineari.
Fiori rinforzati da anelli scariosi, laceri, memnrana-
cei, nilidi.
Pianta veramenle polimorra, secondo Gussone
nella dimensione dcile foglie, nell'abito , e nei colo-
re or bianco , or bianco-roseo dei fiori. Tultavia io
non credo che siano piii specie insieme confuse, co-
me sospella il delto Ch. Aulore. Ei pero ha bene
osservato difPerire dalla segiienle pei cauli ramosissi-
mi e proslrali , pei merilali piii corli , pei fiori piii
avvicinali , pei semi brevemente gambeltaii , ec. II
Ch. Pollini I'ebbe purnondimeno rilenute come due
variela d' una i.stessa specie Fl. l^er. 1 . p. 5i5-5iQ.
317. P.Ucllardi, J 11. W. Ten.
A fiori oltandri 3-gini , lassamente e inlerroKa-
102
menle spicalo-racemosi : frutli peduncolati, trirjuelri ,
minufaineiite granulati , nitidi : foglie elliltico-lanceo-
late acute, distaiili , patent!, scabroseite nel niargiae
' anelli scariosi , incisi , laceri , cinque volte piu corte
del meritallo: caule eretto, a rami filiformi , vergati,
tenuemente fogliali all'apice {Annuo).
P. 3Ionspelie?ise Guss. prod. P. aviculare S.
Bellardi . Poll. P. majus , ereclum , rosmarini syhe-
stris folio . Cup. P. majus, rectum, rosmarini syl-
vestris foliis , annuum , Id. .,
Aprile-Maggio.
Nei campi, tra le biado, e nei colli irrigui,^
Catili slriati , eretti , ramosi sin dalla base , a
lunghi meritalli. For/lie per ordinario lanceolate, o
lanceolalo-obovalc, attenuate in corto picciuolo , lar-
ghe 3-8 linee , lungbe 1-3 pollici , a margine esil-
niente seghettato-scabro. Spif/he apicilari non intera-
nionte afille, ma coi fiori all'ascella di picciole fo-
glie munite pur esse di anello , distant! , altornati ,
subsolitar! , al piu a tre , quelle di mezzo piu lunga-
niente peduncolato. Tutta la pianta glabrissima. Se-
mi foschi, grandelti.
Le foglie di questa specie, meglio che quelle
della precedenle. acquistano nei seccarsi un colore
bluastro , manifesto indizio della presenza dell' /«f/aeo,
il quale suole ottenersi da varie specie di questo ge-
nere.
** A fiori spicati , tJi specie iereli
P. Nodosum , Pers, Reich. Guss. syn.
A fiori con 6 stami e 2 pislilli : semi compres-
si , d'ambedue le facce concavi: spiche linear! gros-
sette , pannocchiulo-conjugate . subinchinale : foglie
largamente lanceolate scabroselte al margine, lungo
i nervi della pagina inferiore , e ne! picciuoli : and-
103
li corlamcntc cigliali e midi : caule eretlo. [Annuo).
Polygonuin Lapalhifolium , Guss. prod, non Lin.
P. Tcnuifolhnn B. Ton. syll. add. et cm. alt. Ihj-
dropiper Dioscoridis maculalmn-, acidum, Cast.
Giugno-OUobre. . .
Alle rive dei fiurni [Asinaro).
Can/e rosseggianle , sparso di punti porporini ,
per lo piu erelto , 2-3-pedale , ingrossalo alle artico-
lazioiii. Anelli scariosi , inleri, corlamente cigliali o
senza ciglia ancho iiella pianta istessa. Foglie lanceo-
late, di sollo altonuale in pieciuolo come di sopra ia
acume, qualche volla ovato-lanceolatej glaucescenli ,
scabrosetle nella pagina superiore per quasi 3 linee
lungo il margine, e nella inferiore sopra i nervi ;
pieciuolo scabrosetle da ogui parte : margini di esso
argutamente seghetlali , piii uiinutamente quelli della
foglia: disco foscamente macchinalo, con macchia
sat'ltala , o triaucolare , o semilanceolata a Iraverso ;
alle volte non macchialo. Spiche grosselte del diame-
Iro di 2-4' linee, lunghe 'Jj poUici. Fiori piccioli di
un rosso pallido. Peduncoli scabroselti. Semi ovalo
roslrati, baio-scurio neri , lucidi , assai lisci.
319. P. Tenuiflorum , Presl , Spr, Ten. syll,
Guss.
A fiori con 6 sfami, e 2-3-pistilli : semi cora-
pressi , da ambedue le facce concavi : spiche lineari
fdiformi , gracili . allungate, vacilianti a peduncoli
scabri : foglie lanceolate, scabre al margine, nei
picciuoli , e al di sollo nella costola : anelli subciglia-
ti : caule crello [Annuo).
P. persicaria , Ucria , non Lin ? P. nodosum ,
Ten fl. Nap. prod. app. if^. Hydropiper non macu-
latum , mite , Cast. Persicaria rnitis , maculosa, et
non maculosa , Cup.
104.
Agoslo-Seltcmhrc.
Alle rivo dei fiumi {Asinaro).
Caiili 2-3-pe(Jali , quasi oulJa ingrossali nelle ar-
ticolazioni superior!, alquanlo nelle inferiori, vordi ,
0 foschi, 0 anche fosco-puntali. Foglie glabre, d'un
verde gaio, alle volte con macchia nerastra nel disco,
cigliolato-seghettate nel margine, larghe 6-14. linee,
lunghe 3-5 pollici. SpicheX '/a 3 pollicari, lungamer.le
peduncolale (con peduncolo gracilo scabroseUo), so-
litarie, o gcmelle incguali, rossicce. Stami eguali al
porigonio. Slili 2-3 stimmi ingrossali. Semi foschi,
alquanlo lucidi.
320. P' Sebrvlatum, Lag. c. nerii folium Guss.
A fiori con 6 9 slami, e 2-3 pislilli: semi squisi-
tamente Iriqueiri: spiche mezzo pannoccliiule, lineari,
filiformi suberelle, allungate. col fiori avvicinali: fo-
glie lineari-ianceolate allungale (lunghe 4-8 pollici,
larghe \) acute, tenuissimanieute cigliolato-seghellale:
anelli guainanli, lungamente selolosi: cauli declinalo -
ascendenti subradicanti al di sotlo {Rizocarpico).
P. mimts B. lalifoliiim, Ten, sylL Persicaria
iieriifolio. Cup. Persicaria nerii folio procumbens Id.
Maggio-Settembre.
rs'ci luoghi umidi, alle rive dei fiumi, e dei ru-
sc&W'x {/I sinaro, BorgcUusa. Cassibi).
/'MS/i lunghissimi, 2-8pe(lali gracili, diffuso-asce-
denli, subradicanti nella parte che posa su la terra
umida. Foglie lineari-ianceolate un po piii larghe
verso la base, prolungato-acuminate, 2-8 pollicari ia
lunghezza, larghe u;i pollice o piu, esilmente cigliolalo-
segheltale, glabrissime. ylnelli guainanli, lungamente
setolosi. Spiche pannoccliiule, per ordinario gemelle
0 trigemine. filiformi, lineari, subcrelle prolungale,
spesso ricurvalo-va-illanti. Fieri avvicinali, fascellali ,
gamholtali, coi gambetli sctacei, ineguali. Perigonio
cameo o dilavalamente roseo durante Ja fioritura, poi
roseo nclla sua pcrsistenza sul frutto. Stami 6-9 stili
2-3: sempre due pistilli quando gli slami sono 8 9
aiilere rosee. Carceruli squisilamente 3-quetri, bai,
dcpresso-solcati nelle faccelte.
321. Ih'DROPiPER, Lin. Guss.
A fiori con 6 stami, c quasi 2 pistilli: semi
comprcsso 3-quetri: spighe inlerrotte alia base, lasse,
filil'ormi, gracili, vacillanli: perigonio: glandoloso: fo-
giio lanceolate, subondale: anelli brevemenle setoloso-
cigiiafi: caulc crello o risorgente {Annuo).
Radice rcpente, subslolonifera, e forse perenne.
Cauli 1-3 pcdali, cilindrici, mollo ingrossati alle ar-
ticolazioni, ordinariainente rossicci, glabri. Foglie lan-
ceolate, pill larghelte nella metla inferiore, attenuate
in picciuolo, subondate nel inargine, cd esilmente ci-
gliolato^seghettate, glabrissime, d' un verde glauce-
scenle, spesso bianco-macchiate, con la costola e i
nervelli pronunciati nella pagiiia inferiore. Anelli
rossicci, poi scarioso-foschi, seloso-cigliati nel prolun-
gamenlo dei nervi (lungbe le setole da '/a lin. sino
a 2 'Jt, ineguali. Spiglie ascellari, e tcrminali per or.
dinario semplici, subinlerrolle alia base. Fhri infe-
rior! giomerati, sessili, e cortamente peduncolali alle
ascellc delle foglie. Fiori della spica anche glomera-
li, sessili e pedicellati. involucrali alia base da un
corlo anello ( neg-rinfcriori foglioso, nei superiori a
fillo ) pill cortamente setoso-cigliato di quelli delle
foglie. Perigonio bianco-verdicio, rugosetlo, puntato-
giaiidoloso solto la lente. Sapore di tulla la pianta
urentissimo.
14
106
B. Con foglie subcordate, o lagliale alia base.
322. P. CoNvoLVVws, Lin. Ucria, Guss.
A tre lacinie del perigonio otlusamente carina-
ie, aplere: ascellari con liori lassi: foglie cordalo-sa-
eltate acuminate: caule volubile angolato {Annuoi).
Convolvulus minor alriplicis folio, floseulis mi-
nimis, polt/spermis, seminelri gono^ Cup. Fagopyroni
vulgar e scandens^ Zannich. Frumentum saracenicum,
alter um, convovuli modo scandens, soniine triangulo
minor e nigro, Moris.
Volg. Fr. Sarrasin batard, Ble noir liseron.
-"'■ Maggio-Settembre.
Nei luoghi colli, ma rarissimo, ne mi venne in-
contrafo che una sola voita.
Canli volubiii da sinistra a dritta, strialo-ango-
lati, gracili , denleliato-scabri nelle strie, come nel
marginc dolle foglie. Foglie cordato-saettate con iun-
go picciuolo, a superficie superiore alquanto convessa
minutissimamente scabro-dentallate nel margine, sca-
brosetle lungo i nervi nella pagina inferiore, ed in
tulla la pagina superiore e nel picciuolo; (alle volte
la scabrezza della pagina superiore e limitata all'in-
torno del margine); vicine per la forma a quelle del
convolvulus arvensis. Fiori in grappolli ascellari sem-
plici, disposti di tratlo in trallo su I'asse a fascetti
di 2-5 tutli gambettati, coi gambelti filiformi, lunghi
una linea, pendenti col frulto: ciascun fascetto invo-
lucrato da una picciola brattea lineare a base anel-
lata, la quale nel fascetto piu inferiore rappresenta
in iscorcio la figura cordalo-saettala delle foglie. Se-
pali del perigonio per ordinario quattro; tre esterni>
ottusamenle carinato-vordiccij membranacei ai margi-
107
ne, addossati ai tre angoli del frutlo; uno intenm
membranaceo piu piccolo , il quale per allro no,, si
trova m tutt. i Ron Jniero violetlo-porporino. ^m."
i-quetn, a faccelle depresse, neri, lucidi, jisci TuHa
la pianta glabnssima, d'ua verde gaio.
Gonlinua
;,;';!l.»;
m CIIATIIII DI soumME^^o
E Dl EMZIOM
DEL
PROF, CARLO GEMMELLARO
USIIA KEUA TOmyAIA OaDWABU DEL 20 LIICIIO 1846.
SUI CRATEHI DI SOLLETAHEIVTO
E DI ERUZIOIVE
"We wish lo keep lliese conjectural speculalione
entirely distinct from that positive knoledga
acquired from observation.
Cunybeare-Oullines on the geology of
England etc etc. introduce p, xvir.
Hi quanta ulilila siano stale in geolo^ia le
applicazioni della teoria de'solievamenli a' svamti fe-
nomoni die presenla la scorza del noslro pianela
non puo abbastanza ripetersi. La siralificazione discorl
dante o inclinala deile rocco avea richiamalo I'alten-
zione de'fisici sin da tempi piu remoli; e non eran
inancat. fehci ingegni i tpali ad una causa potenle,
Che moveva dallo inlerno del globo vollero atlri'
buirla (1).
(I) Senza parlare dcgli aniiclii, como Pillairora. Slrabone
bcnoca, Avicciiiia cd allri, ci basla ricordiire.^quaii atilori di
queste idee, Lazzaro Moro. Arduino, Sknon. De Saussure ed
lluttou.
112
L'illustre Barone tie Buch, esaniinando con mag-
giore esalteza i caralleri do' terreni, ove le din'erenli
inclinazioni degli strati delle rocce sono evidenli, Iia
potuto slabilire, che se una roccia dalle visceri della
terra si solleva verso la superficie, deve per conse-
guente sollevare con se g!i strati sovrupposti e for-
raare una elevazione piu o meno circolare, aperta
nel ccntro, e rag^iata di fendilure che dal suolo circon-
dante converger debbono, dilalandosi sempreppiij verso
il centre; e gli strati della rotta crosta cosi sollevati
devono comparire inclinali verso il suolo non tormen-
lato, e forniare quello che I'esimio autorc chiama
cratere di sollevamento .
Non era pero conscguenza necessaria che una
roccia, la quale veniva da sotto in sopra, aprisse il
terrcno soprastante sempre in Forma di cratere, Que-
sta poteva avere una superficie estesa in lunghezza,
o che si manifestava per una serie di punti ; cd al-
lora gli strati sovrapposli dovevansi rompere in linea;
ed inclinarsi a due soli punti opposti. Persuaso di
tanlo il sig. Elie de Beaumont, die un altro aspelto
alia leoria del Buch, e quclla slabili deso/Ievamenli{i).;
la quale in oggi ha tanto inlluito nello spiegamento
di molte epoche geologicbe; e deesi conlessare che
inoUissimo debbe la scienza agli utili lavori del ce-
lebre geologo francese (2). ,■ ;^ ; ^
(1) II sig. Parrot da Russia, rcclama la prloiilii di qiie-
sla Teoiia, in una mcmoria lilolala I'hijs'mitte de la Terrc ;
s. Pctei'sboiirg 181o — ecco ([iianlo cgli ne dice fli. Kile do l!ca-
umont a mis a la mode ma llworie des soitleremenl volcaniqjtes,
pubiiec en 1815, dars ma Physique de la (one, en qiii fait
plus dc la moitii" de uKin syslcnic gooldgique etc. Nule snr
rile lalia et. Bullelin dc I'Acad. Imp. des Sciences de St. Pe-
Icrsbourg Tom. ii.
(2yUeclicrchos sur (|ueltiucs-uncs des rcvolulions dc la
113
Finche trallavasi di splegare la inclinazione
degli strati della scorza del globo , con le vedute
del de Ijuch e di Beaumont, tiitlo andava bene;
c, come venghiani di dire, la scienza geologica sem-
pro maggiori verila andava ogni di rintraociando; ma
volendo estendere quosta teoria sino a'vulcani ardenti,
si comincio a traviare alquanto dal sentiero della ve-
rila de'faiti: si voile estendere e sostenero lo stabi-
lito principio a tulta (brza: moiti fenomeni vennero
intieramonte Irascurati, altri chiamaronsi in ajuto, i
quali non vi aveano che lontanissima relazione, altri
si esagorarono e fiirono riguardati sotto un aspetto
favorevole di Iroppo ; ed i crateri di sollevamento
vennero confusi con qnelli di eruzione, trascurando
di ])on valutare i caralteri pe' quaii distinguonsi gli
uni dagli altri.
Chi e nato pero appie di un vulcano ardente,
e chi attentamente ne ha studiato per repplicate volte
i fenomeni non puo piegarsi alle teorie che non so-
no appoggiate a' lalti , benche sostenute venissero da
sommi ingegni, e rafforzati dal consenso di illustri
proselili. La verita benche nuda e munita di tal ar-
nie, da renderia invulnerabile non solo, ma da farle
apple venire convinti i piii forli suoi oppositori.
Ecco perche nella pochezza raia, io non ho te-
mulo di levar la mia voce a soslenere, la sull' orlo
dcU'estinto cratere di Montenuovo presso Napoli, non
esser quello un cratere di sollevamento, come il mag-
gior numero de'dollissimi geologi, ivi presente, pen-
sava; ed ecco percho vengo oggi a farvi chiara, o
surfiue (iu Globe, par L. Elie du Beaumont » presso « De la
Beclie Manual gcologicpc, Iraduit par M. Brocliaut de Viliiers
1833 pag. CIO.
15
Signoii, la marcatissima differcnza che passa fra que-
sle due specie di craleri, come vi promisi altra volta(l).
Gli strati delle rocce, (e ben si conosce ora-
mai che in quelle di sedimento successivo possono
quesli verificarsi), i qiiali dalla giacilura orizzontale so^
no slati sospiiiti ad inclinarsi da un lalo, non altrimcnti
cangiar potevano di posto, che, o ccdendo ad una
forza la quale da sotto in sopra agiva sopra porzioni
di essi, di modo che dovendo quesli cedere da quel
punto, romper, facea meslicri, la lore continuita col
resto della roccia, e sollevarsi da un lato ; o pure
mancando alia roccia stralificata in qualche punto il
suolo che la sosteneva, piegandosi da quel lato por-
tava in alio gli strati dall' opposlo ; puo in una pa«
rola una roccia stralificata inclmarsi per sollevamento
di un lato, o per abbassamento di un allro. Chi e
stalo p. e, ne' contorni di Ginevra rammentera al
certo come a fianchi della slralificala montagna di
JlJonl Celeve, di cui gli strati inclinano ad orienle,
sfa per la parte di Nord la piccola montagnola, della
Petit Mont Celeve, e di questa gli strati, sebbcne
inclinali anch'essi ad oriente , pure non poca parte
della sua massa si vede infossata nel terreno dal lalo
di tramontana ; e fa chiaro vedere per lo spazio trian-
golare che la separa dalla grande montagna,. come
essa facesse parte di quella, ma che mancandole dal
lalo seltenlrionale la base, ha dovuto rompersi e stac-
carsi dalla compagna, ed inclinare per qualche punto,
con un angolo presso che di 415.
Gosi la gran parte delle raontagae stratiCcate del
periodo secondario si veggono inclinate o da un lato o
(1) Rdazionc del vii. Congresso degli Scienziati in Napoli
pag. IC. Atti Accademici della Gioenia vol. 2. Serie 2.
!15
dall'altro, sia perche una forza immensurabile ne ruppe
Ja continuilasollevandole, sia percho un'abbassamen-
lo del suolo che soslenevale, lefece pie-are da iin la-
to. La prima di queste due cause 6 fbrse piu faciio
ad imaguiarsi e concepirsi, ed io slesso J'adottai r,el
1834., allorche presenlai alia Societa geoloijica di Fran-
cia in Slrasburg una idea della formazione della cro-
sJa del globo (1). Ben diversi sono pero gli effelti
dello stesso (enonieno, allor quando Ja Ibrza soJIevatri-
cedenva da una roccia pirogenica, la quale per espan-
sione di calore viene spinta verso ua delerminalo silo
della scorza strati Gcala del globo. Si tralia allora
che questa forza si esercita sopra un puuto della scor-
za. non gia sopra una linea prolungata: e quindi lo
slrato non puo allrimenli cedere che rompendosi per
via di fenditure, convergent! al punto, ove e d/retta
principalmente la forza impelJente, e questo punto
poi dovra aprirsi piu che le fenditure prodolte; anzi
a misura che la roccia, superando I'ostacolo, si avan-
za verso la superficie obbligando la rotta sfratificata
roccia ad abbandonare la orizzontale direzione la va
sollevando; e cosl le fonditiire si dilateranno sempre
pm verso il centro, il quale elargondosi di continuo
formera della preesislente roccia una corona, per dir
cosl, alia pirogenica roccia che si e falta strada ver-
so la superGcie del suolo; ecco quello che chiamasi
Cratere di sollevamento.
Cralere in quanlo che il conlro della rotfa e
sollevafa roccia slralificata e ingrandifo e di forma
circolare, sfellato(2) di fenditure a raggi: di solleva-
■ • ^^\,!!""'^''" ^^' '^ ^^^^^^^ geologlqiie de FniMC.'-Tnme
smem 18.Ji a 183S. Seance du 8 scp(r;mbrc 1834. pag. 23,
(2) EtoilGment, e la parula usala dal sig. de Beauinont—
HG
mento perche la inclinazione degli strati della roccia
prc'osistcnte a quella die ne occiipa il ccntro, e do-
viita alia forza sollevatrice di quest' ultima.
Ne' tcrreni sollcvali delle moiitagne non sempre
e palese una roccia pirogenica: ed il loro solleva-
mento, polrebbe credersi aver procedulo da subila-
neo scoppio di espansione gassosa dalle visceri dcl-
la terra (1). Ne' crateri di soUevamento pero e piu
facile rinvenire i segni indicanli la presenza della roc-
cia pirogenica sollevatrice ; ed in efielto e raro quel
cratere di qucsta natura, il quale non abbia le late-
rali fenditure piene del maleriale stesso della roccia
pirogenica che il produsse: a nieno che la roccia im-
pellente non fosse stata nel grade di ignea fluidila
alia superficie, e che con una scorza raffredala veni-
va su a farsi strada attraverso di quella preesistente.
La forma di quest' ultima roccia, in un cratere
di soUevamento, dovra esser quella di una collinella
conica Ironcata, concava in mezzo, solcata in' giro da
fenditure ampie nell' alto e ristrelte nel basso; guar-
dando nel concavo di questa collina, detto Circo, si
scorgeranno i capi degli strati di una roccia sedimen-
taria, e quest! inclinati verso la base della collina
potranno scorgersi se si osserverano i pareti delle
fenditure. Quando la roccia che ha inaalzato questa
collina e stata tale da poter alterare quella che pree-
sisteva, allora I'alterazione si dovra trovar sempre ove
le due rocce vengono a contatto.
Non si creda pero che ogni cratere di soUeva-
mento debba manifestarsi sempre con li sopracennati
fenomeni. Bene spesso il cosj detto Circo noQ si scor-
Nemoires pour servir a une description geologique de la Fran-
ce-:-tom. IV pag. 103.
(1) V. la mem. cit. del Bulletia de la See. Geol.
117
go se non per pochissima sezione; c lalvolta !e porzioni
del sollevalo torrcno sono lanlo dislanli una dall'alira
quanlo vi o di bisogno di un occhio esercitalo nolle
geologiclie osscrvazioni per disegnarne ed ordinarne
lo insieme. Cosi il cratcre di sollevamcnto, di che io
feci monzionc allra volta, esislente nella baja dell' Ar-
cile, nel golfo di Catania, non conserva di sollevato
prcesisleii'c terrono se non due porzioni; queila, cioe
della pimla dolle ?nandre, i di cui slrali sono incli-
nati ad occidenlc, e quella deilArcile, ove si veijgono
inclinare ad Est e Sud Est: mentre la porzione che
dovea costiluire iJ lalo di tramoniana del cratere e
ill oggi occupata dal mare ; lalche se non fosse la
rupe pirogenica del cenlro della baja, che attesta
r avvenuto fenomeno, si dovrebbe cercare in altro
agcnte la causa dell' evidenle solievamenlo (1).
I caratteri pero che mancar non debbon giam-
mai in questi cretcri sono: :
1. La scorza esterna di roccia preesistente simi-
le nella nafura de' componenii, e nella potenza degli
strati (quando fosse di sedimento) a quella del cir-
condante non tormentato tcrreno.
2. La inclinazione di strati ad angolo piii o
meno acuto.
3. Le fendilure a raggi della suddetta roccia
piu aperte dalla parte del Chco.
\. La presenza, ed anche la intrusione di roc-
cia pirogenica nel centro e nelle fendilure sopraddelte.
Se si dasse poi il caso che dal cenlro del cir-
00 una eruzione vulcanica avesse luogo, allora lutto
il solievamenlo, co' caratteri sopra espressi, dovrebbe
(1) Sulla Cosla maritfima mcrldionale del golfo di Cata-
118
trovarsi coverto da' maleriali frammentarii erultati dal
vulcano.
Di bea altra natura sono i fenomeni de' crateri
di eruzione ne' vulcani, e differentissimi ne sono gli
efietli.
Una elevazione conica troncala che presenta alia
parte superiore aperlo infossamenlo a cono rovescio,
senza nessuna fenditura laterale: tulta di maleriali
frammentarii pirogenici , e per lo piu in tritume e
scioiti; ammonlati per via di slratificazione a man-
tello, e quindi con una inclinazione ad angoli di va-
rio grado: agglomerando fra essi masse pirogeniche
di diversa grandezza, ed ordinariamente nella forma
di scorie, piu o meno veirose, a seconda delia natu-
ra della roccia dalla quale provvengono... quesfo e
lutt' altro che un cratere di sollevamento; e se noi
ci facciamo ad esaminare da quali fenomeni esso de-
riva, vedremo piii manifesla la differenza dell'uno e
deir altro.
Un cratere di eruzione puo aver luogo, o so-
pra un terreno nettunico, o sopra uno vulcanico. Nel
primo caso il vulcano agisce per la prima volta so-
pra un suolo di diversa natura; colla potenza de'gass
che precedono la venuta deH'ignito materialc. apre il
terreno che lo Liene rislrelto nel seno, e no sbalza
a distanza le masse della porzione c!ie ha rolla, am-
massandole in disordine altorno alia gola che si e
aperia, e d'oiide in seguilo cominciano a venir fuori
in trilume di vario volume i maleriali pirogenici, che
vengono a riprese sospinti dal basso focolare. Que-
sti, a seconda della diversa grandezza e del peso lu-
re, vanno a cadere a vario distanza, e sempre all'in-
torno della gola; e cominciano a formare una certa
elevazione, conica sin dal principio ; imperocche nelle
H9
eruzioni de'vulcani, fra' maleriali rigetlati dalla gola
aperta, i piu pesanli non sono Irasportati dal vento,
come i piu Icggeri, e quindi non dcscrivono, lan-
ciati, die una slrctta parabola; cadono per conse.
guenza poco dislanti dall' orlo della gola stessa e for-
mano cumulandosi iin cono, sopra di cui cadono poi
gradalamoiile i materiali poco pesanli.
Conlinuando la eru/ione andra sempre crescen-
do il cono, ed assumera esso una specie di stratifi-
cazione; perche essendo intcrmillenti le esplosioni
de' maleriali infocati, c cadendo, cqme si e detto, a
seconda del peso lore specifico, avviene che le sco-
ric piu pesanli e piij grosse cadranno le prime; il
lapillo vi si adaltera sopra, quindi I'arena grossolana,
poi quella piu minula, finche I'ullima, come una ce-
nere, compira lo stralo. Al primo succede il secon-
do collo stcsso andamento; e cosi di mano in mano
il cono crescera di continuo inlorno alia infocata gola
del vulcano. Di modo die so una sezione verlicale
far si polesse di un cono di eruzione, si Iroverebbe-
10 gli strati a manlello comparire inclinati, ed ap-
pnggiati tutli alle masse delle rocce del primo ter-
reno, die la forza del vulcano ruppe, nel nioraento
di farsi strada alia superficie del suolo,
Se poi il vulcano vcrra a sboccarc attraverso di
suolo pirogenico anch'esso, gli stessi fenomeni av-
verranno: nia in luogo di vedersi rigeltar all' intor-
no della gola, alia prima esplosione, masse di roc-
cia nettunica, saranno sbalzate quelle di roccia vul-
canica; e noi abbiarao moltissimi esempii di crateri
di eruzioni aperti sotlo a correnli di antichc lave, dai
quali non son venuti fuori che pochi materiali; ma
che intanlo la forza espansiva de' gass e stata ca-
pace di farsi strada attraverso della soprapposta lava,
120 _ '
e ridiicendola in pezzi li ha sbalzati intorno alia for-
mata gola; come puu facilmenle osscrvarsi nella/bs-
sa delle colombe fra Torre di Grifo e Nicolosi suila
lava del 1335, non che in varii sili delia lava del
monte Nocella, nelle pozzanghere che si aprirono in
serie, ed in linea quasi rella dal soiiimo cialere del-
TEtna fino alia Fusara, nelia famosa eruzione del 1669.
Differenza positiva quindi esisler debbe, ed esi-
ste in efl'ello, fra' oraleri di sollevainenlo ed i craleri
di eruzione; e basterebbe a distinguerli, oltre a" gia
menzionali caratteri, quel solo, cioe che ne' primi la
roccia sollevala appartiene al suolo circoslatile, e nei
secondi tulta la massa del cratere e di raateriali pi-
rogenici eruttali dalla gola del vulcano.
Con questi dafi, che la natura stessa presenta,
io non ho polulo piegarmi a riguardare per cratere
di sollevamenlo il Monlenuovo] il quale, formato da
capo a fondo di scorie e di maleriale fiammentario
vulcanico, sorge in forma di cone troncato ed ac-
chiude un'ampia gola, nella quale ben possono rico-
noscersi gli auimassamenli di maleriali, successi a ri-
prese. e che contengono frammezzo alie ceneri ed
alle arene, pur delle scorie e delle masse velrificale,
come sono le sligmiti e le pornici, tumulluaria-
mente gomitolate fra tanto materiale: nella quale nes-
suna laterale fenditura si osserva che polesse far sup-
porre un sollevamenlo, ed anche minimo che si fos-
se • ed ove finalmente il materiale vulcanico e ben
diviso da quello luffaceo de' terreni de' contorni, an-
che nello slrato piii basso, nel quale non sarebbe
stata meraviglia che quakhe masso del tufo circo-
stante si fosse trovato, sc il vulcano, per farsi ivi stra-
da, ha dovuto rompere e sbalzarc a varie distanze il
soprapposlo lerreno. iNe sarebbe pur maraviglia se
121
in qualche pozzo tuffacco misto al niatcriale vulca-
nico ammassalo qualche resto organico si trovasse,
per le ragioni die venghiamo di dire.
II gran cratere di Astroni e solto le raedesime
coiidizioni Ibrmato, ne caratlcre alcuno ravvisarvisi
puo, ohe aJ un sollevamento polesse riferirlo. La roc-
cia trachitica che vi sla in mezzo non e che la mas-
sd d'unde il violeiilo passaggio del gas strappava i '
maleriali infocati nel tempo delle esplosioni, e che
non baslo a venir fiiori in forma di correnle. come
quella della Soll'atara. La graiidezza slraordinaria del
cralere di Astroni, lo immcnso materiale che ne co-
stituisce il vasto cono, danno a divedere che validis-
sima era la forza de gass sviluppantisi dal focolare
del vulcano, se quasi ialieramente in tritume ridus-
sero il materiale lavico, preparato ed incandescenle ;
il quale senza di quelli sarebhe venulo fuori forse ia
forma di correnle. L'Etna, benche vulcano di mag-
gior forza, non ollVe in tulta la eslensione de'vasti
suoi fianchi un cratere di eruzione che uguagiiar possa
quello di Astroni; lo che mi da campo a pensare,
che siccome le scorie, il rapillo, 1' arena e la cene-
re non sono che porzioni della roccia vulcanica stessa,
la quale in tempo della sua ignea fusione rcndesi piii
atta ad essere altaccata dalla forza de'gass, o anche
dal solo vapore dell'acqua, e che questi sprigionan-
dosi con incalcolabile violenza dal focolare vulcanico
in passando attraverso di quella, la riducono in frau-
tume di volume diverso ; cosi ne' piccoli vulcani, co-
me quelli di Montenuovo e di Astroni con altri si-
mili, e facile il supporre che la roccia infocata d'on-
de provennero tutti i maleriali che formarono quei
crateri, non era gran falto eslesa per petersi versar
fuori dal cratere iu forma di correnle; e basto la so-
16
!22
la quanlita e forza de' gass, perche ridotta in trilu-
me, costituisse que' vasti crateri : dopo di che il fo-
colarc vulcanico si cslinse. Menlre nel massimo Etna
e lale la massa del la materia lavica infocala che vien
su per la profonda gola del vulcano, che non sola-
mente presta al violenlo passaggio de' gass, maleria
bastevole a formar alii coiii di eruzione, ma fa sca-
lurire a piedi di quelle immense humane di iiifocali
torrenti, i quali ban servilo di materiali alia fabbrica,
so mi e lecilo di cosi chiamarla, di quesla famosa
piramide vulcanica.
Inoltre, se un sollevamenlo si viiol per forza
supporre ne crateri summenzionati, ad onla che nes-
suno de'caratteri proprii che lo distini^uono sia in
essi manifesto, come si puo aspettare che gli strati
inferiori del cratere non debbano offrire il maleriale
della roccia preesistente? 11 cratere di MonteJiuovo,
alto sopra il livelio del suolo circa 4-30 piedi, nel-
r interno della voragine e profondo sino a circa piedi
-420; lo strato del tufo del terreno circoslanle e al-
io sul livelio del mare 20 piedi, e forse altreltanto
si approfonda ncH' acqua: gli strati inferiori quindi
della gola del 3lo?i(enuovo , se un sollevamenlo li
avesse prodotlo, dovevano almeno sino ad un'altezza
di 20 piedi essere intieramente del tufo che preesi-
steva alia comparsa del raateriale vulcanico; molto
piu che, secondo il ^'g. Lyel. (1) « in tempo della eru-
zione 0 comparsa di Mo7itenuovo nel 29 settembre
1338; il terreno del dintorno venoe ad esser elevate
dal materiale lavico, il quale non apparve fuori ; ma
che dopo aver prodotto violenti scosse di trcmuoto
per molli mesi indietro, apri infine una fessura d'on-
(1) Principles of Geology ch. ix. vol. 3. p. 368 3.^ edit.
123
de cruppero lliiidi gassosi iiisierae ad arcne e scorie,
e la massa inlrusa rafTreddossi ad una certa dislanza
sotto la sollevata su()orficie del suolo, cosliluendo una
solida e permanotile base. » Ma nessuna Iraccia di
prcesislenle slrato si osserva nel basso della gola di
Monlenuovo, benchc il fondo di essa non si eleva
dal livello del suolo clie dieci piedi appena, e trenta
da queilo del mare.
Nel cratere di Monte Barbaro e di Astroni, non
possonsi, a dir vero, islituire le stesse ricerche, altese
le alterazioni prodoltcvi dal tempo e dalla vegetazio-
ne: ma se deesi giudicare da'caralteri che abbiarao
notato di sopra, non puossi ne anche in quelli supporre
sollevamento di suolo, ma bensi un ammassamento di
materiali vulcanici, prodotlo di anlica ed unica eru*
zione di parziale focolare ; come lo sono tulli quelli
della Campania, i quali si erano estinti dacche il Ve-
suvio aveva riacceso il suo piu vasto e potente.
10 conosco quanlo dilTerenle dal mio e state il
mode di vedere de'geologi, intorno a questi craleri.
Ma basta sentire uno de' piu illuslri fra costoro, per-
clie chiaro apparisca uno spirito di sistema piultosto,
che una imparziale osservazione. « Dalla stralificazione
« e dalla materia del lufo, che compone il Moiilenuo'
« yo, e certo cho queslo monticello, come Astroni e
((la Solfalara. e slalo I'ormato per rialzamento del
(( tufo (1).
11 tufo dunqiie preesistente alia comparsa del
Monlenuovo , non che di Astroni e della Solfatara, che
altro non e se non (( una roccia di pomici e di so-
» stanze polverose consolidate, di color piu o meno
(1) Beaumont, Mcmoires pour servir a une description geo-
logique de la France. Tom. iv p. 214.
12i
5 gialliccio, e talvolta di tale consistenza da dare un
s ceito suono colpila col martel!o(l))) e identico, per
questo iiluslre geologo, a quello che forma gli strati
di que' crateri di eruzione? Vale a dire ad un ammas-
samenlo di materiali frammentarii e sciolfi, di arene
e di scorie vulcaniclie? Questo, con buona pace di
tant' uomo, e uno scanibiare una roccia per un' altra;
e siccome e impossibile che un Beaumont si possa
di tanto imputare, si dee convenire che il solo spi-
rilo di sistenia gli avesse fatto tutto trascurare ; e
forte nel principio, che i crateri non possono formarsi
senza il sollevamenlo del suolo, ha proteso che an-
che li summenzionati delia Campania ne avessero lulti
i carat ten.
Egli rapporta il passo di Porzio indicante il sol-
levamenlo del suolo, prima della eruzione, per e met-
ier poi i suoi pensamenli (2) ; e lo rapporta senza
rimarcare quanlo di esagerato sull' assunto pulcva
contcnere il racconto del Porzio , il quale scriveva
quanto gli venia riferilo dalla bocca di quclli i quaii,
come sappiamo per lunga esperienza, amano senipie
d' ingrandire con meravigliosi avvenimenti i loro rac-
conli. 11 Porzio dice che a tre giorni avanli le calen-
J) de di oltobre, il tratto della terra che giace fra il
» Monte Barbaro ed il mare, vicino il Lago di Aver-
» no, si vedea sollevarsi ed imitar la figura di un
» monle nascente (3). » Ma come poteva farsi, e da
(1) Scacchi. Notizie geologiclie de'vulcani della Campa-
nia p. 146.
<-. (2)Loc.cit.
(3) Full lia;c regie biennio fere magnis terremotibus agilata,
ut nulla in ea superesset domus Integra: nullum ajdificium quod
ron cerlam ct proximani ruinam minaretur ; at vcro v. et vi. liat.
octobris, perpetuis diebus noctibusque terra coramota est ; mare
125
chi una tale minuta osservazione, se per due anni
intcri avcano i trcmuoli, come dice lo slosso Por/io,
« oi^ilato in modo que' luoghi da non rcslarvi piii in
« picdi casa alcuna , e non cssci vi cdificio che non
« iniiiarciasse cerla e prossima rovinar')) Lo sfesso
aulORi |)oi, cui prostasi tanta fcdc, paria del (t riliro
« del maro per due cento passi » ed il sig. Gapocci
lo ncga ; prt'tendendo piii losto che il terrcno si I'osse
sollevato; nel (juale caso quanto polesse verificarsi lu
pesca di lanti pesci rimasti a sccco, non saprei com-
prendere: a mcno che il sollevamenlo non fosse av-
venuto di un coipo, pressochc delonante: ma neppure
in tal caso sarobbero rimasti a secco tanti pesci. Del
reslo lo slosso sig. Beaumont osservando che a pie
di questo niiovo munte esistono in piedi taluni mo-
numenti romani, vuid credere « che la sola parte su-
« periore del J)Ion/e?moto si I'osse sollevala nel 1538
« sopra un monlicelJo precsistenle ». Lo stalo di con-
« servazione di certi monumenti romani costruili ap-
« pie di questa m^^nlagna puo far pensare, che csi-
» steva gia un monticello in questo silo; e che so-
)) lamente la parte superiore del Monlcnnoto h stata
)) sollevala nel 1538(1))). A monte quindi il racconto
di Porzio anche da que' che ne han ricercato i det-
iagli, quando non va d'accordo co'proprii pensamenli!!
passihiis fcreCC reccssit; quo quidem loco et ingcnlem pisclum
niulliliidinem .iccolai c.ipero. et i»\\\K diilcos snlienlcs visas sunt,
III. tandem l\al. magnus tem-c Iraclus qui inter radices nionlis,
queui tiabarum incola; appcilaiil , el mare juxla Avernum jacet,
sesc erigcre videbalur^ et niontis suLilo nascenlis figuram imila-
ri. Eg ipso die, Iiora noclis ii. isle tcriff cumulus, aperlo vehi-
ti ore, uiagno cum fremilu niagnos ignes evouiuil, pumicesque,
el lapides cincresque. Porzios Op. omnia elc. mumm coll. 1136,
(1) Loc. cit.
126
Ma lacciano luUi i rapporti ed i ragionari del-
r uomo, cosi facile ad illudeisi ed ingannarsi nel mo-
do di vedere, quando parla la slessa nalura. Or essa
ci dimoslra che un terreno consislenle e solido non
puo soilevarsi in forma di holla o di vessica (Am-
poule, del sig. Beaumonl(l)), a meno che non si sup-
poiiga esser queslo formalo di pasta molle e dultile. (li
dimoslra addippiii, che ancorche di materia liquida,
0 molle di qualuiique maniera vogliasi, si fosse una
di queste boile, nel creparsi dee infallibiimenfe rom-
prrsi nella convessila nuiggiore ed aj)rirsi in varie
fendilure a raggi. Nulla di lutlo cio nel Monk'nuom
0 ne' crater! estinli della Campania. II preteso lore
sollcvamento quindi non puo sussistere, ancho a queslo
solo riguardo, taceudo su quanto le superior! rilles-
sioni ci han falto conchiudere.
^•' Won siele voi leslimonii, illuslri colleghi, delie
elevazioni in forma di cupola, che veggiaino in varii
puiili della lava ad orienle di Calania? Non sono esse
aperte nel centro e divise intorno da larghe fendilure
raggiate o slellale, come oggi dicono i geologi? Eb-
bene; sono queste le vere bolle, le vessic/ie, forma-
te, in tempo che liquida scorreva la lava, dalla forza
de' gass racchiusi che sforzavansi a superare I' osla-
colo della fluente roccia vulcanica. Ed in eOelto, lin-
che potellc essa prestarsi per la sua mollezza, a ri-
gonfiarsi in forma di holla, si innalzava in fatto al
di sopra della superflcie della compagna corrente ; ma
non potendo piu oltre distendersi, dovelle cedere alia
forza del gas, e si venne a crepare nella forma che
avete osservato, e che siete ogni giorno a portnla di
tornare ad esaminare con piu di allenzione.
(1) Loc. cit.
127
Or se una roccia nello stalo di sua liquidita non
ha dalo sfogo al gas impcllentc senza aprirsi in tanle
feiidilure, come mai si puo prelendcre clie una roc-
cia stratificala e solida si prostasse a formare una
bolla, una vessica? E quel ch' e piu, innajzarsi in-
foriio ad una gola circolare senza che si formassero
in essa quelle fessure, clie una soslanza, niolle per
quanlo si volesse, non puo essa stessa mancar di pren-
dere quando cessa di piu ollre cedere e dislendersi?
lUa se si vuole una prova piu chiara dello spi-
rilo di sistema nel voler ammettere quesli solleva-
menli, io rapportero per inlero il citato passo dello
sicsso sig. Beaumont, nel quale egli confessa che il
terreno intorno a Monlenuovo now e slato agitato per
nulla nel tempo di quella eruzione: conlrario in cio a
quanlo si prelende dal sig. Lyell e del sig. Capocci
con allri non pochi. ((II teinpio di Apollo, egli dice, e
di Plutone, costruiti immedialamente appie del Mon-
tenuoro e sopra i margini del lago di Averno, non
sembrano aver sofferlo cosa alcuiia dal suo solleva-
mento, 1 muri che esislono lutl' ora lian conservaio
la vcrticale loro posizione, e le volte sono nel me-
desimo stalo che negli allri monumenli nel lato di
Baja. La lunga galleria ehe conduce alia grolla della
Sibilla, situala sull' allro margine del lago di Aver-
no, non sembra pure aver provato degradaraento in
conseguenza di questo straordinario avvenimenlo; il
tetlo di questa galleria e rimaslo perrcttamente oriz-
zonlale: sollanto il suolo deila stanza ore la Sdjilla
rendea i suoi oracoli, e in oggi covcrta di qualche
pollice d'acqua, lo che potrebbe dimoslrare essersi
leggermente cangianto il livello del lago di Averno.
Bisogna che il Monlenuovo si fosse sollevalo senza
aver prudolto il (niuirao niovimento nel suolo, se i
128
moniiinenli vicini a queslo monle provarono si poco
degradameiUo. Quesla circoslanza poco naturale di-
viene ancor meno probabile quando si rammenii che
la massa di quesla collina o i'ormala, come si e del*
to, di strati del medesimo lufo di pomici delle altre
colline di campi flegros (1). »
Fin qui scriveva il Gcologo osservalore ; e si
aspettava ognuno che la conchiusione di tante belle
osservazioni sarebbe slata, che il Montenuovo fosse
un cratere di eruzione ordinaria vulcaiiica; che anzi
il preteso sollevaniento di tutlo il suolo inforno a quel
monte , andasse smenlilo; ma il geologo sistemalico
riprese la penna per conchiudere da lanti luininosi
fatti, (( si puo dunque supporre, senza essere in con-
Iraddizione collerelazioni istoriche, che la collina del
Monlenuovo soUevata ad una certa altezza, per la com-
parsa delle Irachili, e per conseguenza contempora-
nea della Solfatara e di Astroni, e stata rialzata nel
1538, da una eruzione digass insieme e di scorie,
in maniera da presentare la forma di due monlagne
gettate 1' una sull' altra. » E purche non si perdesse
di mira il sollevaniento, si fa enlrare anche dove
I'osservazione ed il fatto non possono ammellerlo per
nulla !!
Queslo spirito di sistema, non si manifesta sol-
tanto, trattandosi di crateri che si aprono in un cono
0 in una collina: esso si eslende sino a parlarsi di
sollevaniento anche negli abbassamenli di suolo, in
fenomeni diametralmente opposli. Lo stesso sig. di
Beaumont, dopo di avere stabilito per principio che
((illulb deposto da principio in istrati orizzonlali in
iuUa la Campania era stato sollevato dall' apparizione
(2) Loc. cit. ,, : , .
129
dclla Trachite de' campi flegrei « e cho « nella maf-
gior parte delle altre colline de' campi llegrei questa
causa, quantunque nascosta, divica frallanfo manifo-
sta per la doppia circostanza, che i lelti di esse re-
golarmente stralificali, e della medesima natura del
lufo a pomici di Posilipo, si sollevano sempre circolar-
mente verso il loro cciilro)) giunse anche a dire « Qual-
cheduna delle depressioni, come il lago di Agnano,
siluata immezzo ad un circo, ci sembra per la stessa
ragione, essere stata formata da fenomeni analoghi »!!
lo non voglio iiinollrarmi di vantaggio, nel por-
tar le raie osservazioni sopra i pensameiiti di chi va
per le prime in fatlo di scienza geologica : ma nella
stessa ristreltezza de' miei lumi non posso, in grazia
del dovuto rispetto ad uomini sommi, dimcnticare di
esser nato in un suolo vulcanico, ove sono stato spet-
tatore nel 1809 nel 1819 nel 1832 nel 1838 nel
184'2 e nel 1813 della formazione de'crateri di eru-
zione, e che parlo a colleghi i quali hanno al par
di ine curiosato il monte Etna in tempo di sua ma"--
giore attivita vulcanica,
Tra le centinaja de'coni di eruzioni ches'innal-
zano su' fianchi della nostra montagna, non ve ne ha
un solo che avesse il menomo carattere di cratere di
soUevamenlo. Tutti sono stati formati dal materiale
riggetlato dalla eruzione, e la loro strultura e quale
I'abbiamo fin da principio descritto; sirutlura che in
nulla differisce da quella de'crateri estinti della Cam-
pania, di sopra menzionati.
lo ho inoltre chiara idea di veri cratcri di sol-
levamenlo ; ed uno ve ne ho, non ha guari, acccn-
nato, come dissi, nella piccola baja deirArcile(l). Qual
(1) Mem. cil. 17
530
differenza fra 1' uno e fra gli altri! Voi I'avete ben
consideralo meco nclla presente memoria; non pochi
di voi avran dovuto convenire, visilando terreni se-
condarii, ove la inclinazioiie degli strati nelle mon.
iagne e palcse, che una causa polente ha dovuto sol-
levarle, sia spingendone in alto una parte, sia spro-
fondando ii suolo che sostcnevalc dall'altra; ma non
abbiamo per conto alcuno conchiuso da cio che i
craleri di cruzioni sieno crateri di sollevamento.
Chi crederebbe che questa teoria si fosse volula
applicare al nostro Etna in tutta la sua estensione? Le
pseudo-slralificazioni delle lave addossate una all' al-
tra, non che quella degli altri niateriali vulcanici sciol-
li, dislribuila a mentello intorno alia vasta gola di
questo stupendo vulcano, perchc comparisce inclinata,
allorche una natural sezione verlicale ne fa discoprire la
strultura, si e delto essere una prova di sollevamento!
L'enorme abbassarnenlo di suolo della parte orienta-
le, che va solto il nouie di Valle del Bove, presenta
rnolte di queste natnrali sezioni, le quali guardate a
solo, indipendenlemenle dal rapporto che manten-
gono col re'sto del fianco della inontagna mostra-
no in effetto una inclinazione ; e bastalo cio per-
che i pareti della Valle del Bove venissero riguar-
dati come porzioni sollevate de' fianchi dell' Etna! E,
quel che piii raonta, lutta la parte superiore di que-
sto vulcano, vale a dire la massa montagnosa, che
did termine superiore della regione nemorosa si eslen-
de sino all' ultima cima, si vuole come sollevata(l),
non ostanle che formata da successive eruzioni, e da
correnli venule lo une sulle altre, delle quali non
pochc sono successe a tempi nostri !
Gli abbassamenli di suolo non esistono fra' feno-
(1) Beaumont Op, e vol. cit.
131
meni modificalori della crosta del globo pe' sosleni-
lori della tcoria de' sollevamenli ; eppure di quesli e
stalo teslimonio forse nessuno. e si sono ammossi per
solo geologico ragionamento, mentre di quclli ne so-
no moltissimi nelle province di Calabria, durante la
frequenza de'tremuoti nel 1783(1); e vive forse fra
noi tult' ora chi trovo sprofondato il suolo nel piano
del la(jO e formata Tanipia voragine, delta sin'oggi
Cisterna, nel tempo della eruzione del 1792.
Nessuno ha vedulo sollevarsi un cono di eru-
zione, benche con tanta sicurezza se ne sostenesse la
possibilita. Pochi all' inconlro son quelli i quali, abi-
tando ne'conlonii de'vulcani, non abbian veduto for-
marli dal continuo getto de' materiali eruttati. Cre-
dere, in una parola, i craleri di eruzione cfielli di
sollevamento, e U7ia ipotesi: essere formati da' mate-
riali delle eruzioni stesse e un fatlo.
Possano i sostenitori di quesla teoria seguir lo
esempio del dotlissimo Federico Hoffmann, grande
geologo prussiano; il quale imbevuto della teoria dei
sollevamenti , sostenevala a tult'uomo allorche venne
nella bella Penisola ed in Sicilia. Egli non cbbe la
sorte di essere spetlatore di una eruzione deU'Elna,
e lasciava il noslro suolo colle stesso idee, colle (juali
vi era arrivato. Giunlo peru ncH'isola di Stromboli e
fermatosi ad osscrvare le inlerrniltenli eruzioni di ijuel
piccolo vuleano, non che la maniera per la quale an-
davasi formaiulo il cono inlorno alia gola infocala,
abbandono i suoi sistcmi jcirca i sollevamenli, c di-
chiaro solennemente esser ben allro il modo di for-
mazione di un cratere di eruzione, di quello del pre-
(1) Istoria de' feiiomoni del Ircnuiolo ec. del 1783. Posia
in luce dalla R. Accud. delle scicuze di i^apoii ec. cc.
132
ieso sollevamento(l). Quesla rilrattazione, degna di ua
filosofo die ama la verita, ha reso sempre piu ri-
spettabile il nome deH'illuslre Geologo prussiano (2).
(i) Leltera del prof. FeJerico Hoffmann, alia Societa Geo-
logica (li Francia.
Giornale del Gabinclto Gioenio — marzo 1834.
(2) IN'on sara fuor di luogo il riprodurre qui, quel passo
della letlera del prof. Hoffmann, che rigiiarda la ingenua sua
confcssione ; non che la nota del tradultore.
1) In verila vi sono a Slromboli molte gole profonde c die
parlon a guisa di raggi da un cenlro: ma esse porlano tuUe
la impronta dislinliva di csjcre state scavate dalle acque: per-
che le rocce solide non ist;iiino a piombo, nel diiupo, colle
lore parli supcriori, ne moslrano minima Iraccia di fenditura.
Koi dovemmo diinque rinimciare per Siromboli ad ogni idea
di crater e di soUcvamento. «
)) Quello che non avevamo potuto vcdere a Slromboli. non
lo vedenimo neppnre neile allre isole di queslo gruppo. Tor-
nalo a Napoli vi ho sludiato, solto la influenza di qnesle nuo-
ve idee, lutle le apparenze vuleaniche antiche e moderne dei
conlorni. lo mi conlcnlo di confessare che sono adessn della
opinione di coloro che riguardano Blonte Somma come mcta
lull' era conservata di un antico cratcre di eruzione, \l Vesu-
vio. formato a' tempi istorici, non offre alcuna Iraccia di un
cratcre di sollevamento : ed il suo interne messo a nudo do-
po il 1822 ne presenta irrcfragabili prove. lo ho creduto (anto
piii dover confessar jmbblicamenle il mio cmujiamenlo di si-
alema su'crateri di sollevamento in Italia, quanto non mi sov-
vengo di aver discusso a fondo qucsto soggetlo con il gig.
I'revost nel suo soggiorno in IXapoli (*).
(*) Nel jmbblicare la tradnzione di questa leltera, aiu
cnrche di non recenlo data, scrilla da ttno de' jwimi geologi
di Europa, noi abbiamo ariilo in mira di far conoscere, pri-
mievamcnlc come (jli uomini sommi non abbiano difj\coUa
di confessare i proprii errori ; e che quindi la perlinacia nel
133
soslenere le jiropne idee, anchc a cosio della sicssa rerila
riduccsi ad un ridicolo amor propria ; erf in sccoiido luoqo
chc tulli i sistemi concepili nd (jahinello, in fallo di sloria
naluralc, scaniscono all' aspello de' falli e delle accurate os-
servazioni; e che percib iicssun piano di sislcmaliche idee
preoccttpar debhe la menle del nahtralisla, quando intrapren-
de le sue osservazioni.
Noi speriamo che il prof. Iloffinann, or che ha rinun-
liato alia teoria, lornando nuovamenle a visitare la Valle del
Bovp, non solo nonri Iroverti un cralcre di sollevamenlo ma
neppure il resto di wi anlico cralere di cruziono. Eali non
isdeqnera forse allora di far ragione a chi considera quclla
valle e I' allra di Calanna, e la Cisterna nel Piano del la^-o
come tm semplice abbassamcnio di suolo ne fancln della mon-
iagna, prodoUo da una delle rulcaniche conndsioni dell'Etna.
Nota dell'editore del Giornale.
■•~, 'Ml
X y
j2J,t^
4-
y:-..
SULLO SVILTIPPO
DEll'EllIIllZIOJE DEL CENTRO, DEI RAGCIO TEII08E
DI
tETTA HELU TORWATA OBDlflARW DEL 24 AGOSTO 1846.
lOf-V^-U
\ : ■:. -'I .■■>
INTRODUZIONE
Kjo sviluppo (JeH'equazione del centro, in serie
fle'scni degli archi multipli dclla media anomalia ha
sempre occupato per la sua importanza I'attenzione de-
gli astronomi e do'geometri, L'espressioni ch'essi han-
no a lal'iiopo assegnato, sono baslanlemenle complicate
per poterne agcvolmente scoprire la legge, e prolun-
garle sino a qualsivoglia potenza deireccentricila dell'or-
bila.Conviiilo di tale difficolla regregio sig. Mossotti,
occupatosi del prelodato sviluppo, presento I'anno scor-
so in Napoli al seltimo Gongresso degli Scieiiziali italia-
ni un foglio litografico, in cui diede senza dimostra-
zione la rapprescntanza analitica del termine gene-
rale deH'cquazione deU'orhita sotlo forma elegante e
molto piu seniplicc di quelle che per I'innanzi erano
state assegnate. Annunziando che la dimostrazione del
suo importanle risultamento dovea comparire in un
prossimo volume dell' EfTemcridi di Milano, tullora
non pubblicato, 1' illuslre professore di Pisa diede an-
che sotto forma semplicissima il termine generate del
raggio vcltore. Inlanio all'occasione di essernii occu-
pato di talune quistioni di mcccanica celeste essendo
18
138
pervenuto ad una espressione mollo semplice del ter-
niine generale dell'equazione del centro, slimo cosa
utile e molto a proposito esporre il metodo che ho
tcnulo per conseguire uii tale risuJlamenlo, propo-
nendomi nel medesimo tempo di dimostrare la ior-
mula del noslro distioto Ilaliano, e di dare ancora la
espressione del termine generale del raggio veltore.
Inollre siccome nolle tavole astronomiche, per mag-
giore comodila del calcolo numerico, invece de' valori
de' raggi veltori si danno quel dei loro logaritmi, cosi
mi faro un pregio di assegnare eziandio il termine ge-
nerale della serie rappresentante lo sviluppo del lo-
garitmo del raggio veltore sotto nuova espressione,
assai piu semplice di quelle che sul medesimo ar«
goraeoto si sono sinora prodotle.
139
§1.
Sviluppo deir crjuazione del centra
e del ra(j(jio tellorc
Se si chiania r il ragi^io vcltore d'un pianeta,
u I'anoinalia eccentrica, v I'anomalia vera, X I'ano-
malia media, e roccontricita della sua orbita, ed a
Ja sua distanza media al Sole, si avranno dalla Mec-
canica Celeste 1' equazioni
(1)
"" =1 — ecosM
X ^ u — e sen u
ira le quali eliminando la u si ottengono per mezzo
di serie i valori dolle coordinate r av in funziono di
^- Conccpendo efTeltuata tale operazione , ed invece
delle polenze di sen.x e di cos.x che saranno con-
tenute, 1' une nello sviluppo di y — x, e J'allre in quel-
le di ?■, mellcndo i lore valori espressi po'seni e i
coseni de' mullipli di >-, respressione generale del-
r equazione del contro c quella del raggio vetlore
polranao scriversi solto la forma
(2)
(3)
r \ 'o) 1~-^ {q)
- = - D + S B COS. gX
a 2 cj~,
in cui i coeffid'enfi A , e B sono funzioni di e, e
Ja caratterislica % ha la stessa significazione che I'e
stata atlribuita nel calcolo delle dillerenze finite. Se,
slimando quei cocfiicienti come indeterminati, si sot-
lopongono 1' equazioni (2), e (3) al metodo, tanto co-
nosciuto, dello sviluppo delle funzioni in serie di seni
. . (?) (?)
e coseui d'archi multipli, i valori di y^ e B ven-
gono dali dagf integral! definiti
(4) A =- I (t;— >-) sen. grXdX f
fn) 9 /■"' r
(3) B =- -cos.gxdx
7r^(j a
ne' quali si denota con w la semicirconferenza del
raggio 1.
Assegnando I'inlegrale della funzione xd >sen5i'> ,
ed integrando per parti la funzione £»£/>^ sen^>^, la (i)
viene rimpiazzata dall' espressione
Se in quesla equazione come anche nella(5) in-
vece di r, '^,ev, si mettono i lore valori in funzio-
ne di u, dedotti dalle (1), si otliene
(6) (7) 2 y 1 — e^ f cosq{u—esex\u)du
q^r -^ 0 1 — ecosti
Jy)
9 ,7r
J?; - r%, »
" ='Z\ (^-=-6cosm) dMcos5(M— esenw).
Nol caso di 7=0 quest' ultima cquazione somminislra
agevolmente il risullato
1 (0) 1 r'" 2
-5B =— I (1— ecosM) du
ovvero integrando e valutando
ch'e il solo coefficiente che puossi otlenere in ler-
mini finili. La slessa equa/ione viene ridotia ad una
cspressione piu sempiice nierce I'inlegrazione per par-
ti, della trascendenle soKoposta al segno inlegrale.
In cflollo, cio escguito, si otliene
Si)
'>o r'^
B = I sen M sen 7 (m — esenw)(fM
ma . '' t
. \ dcns:n(u — esenit)
sen u sen a (u — e sen u)=— • ;
' ^ q dc
dunque
dj cosq(u— e scan) du
(7) fi^'U^
?^^ «ie
Per ottonere gl'integrali delle trasccndenli, da
cui dipende la delerminazione de'coefficienti /# , eB
sviluppiamo la funzioae
U2
f.^
1 — e cos Jt
in serie de'coseni degli archi mullipli di u; ed avremo
/gN X-J-H-^ =1 +2 ^ 4"^ COS mu
^ ^ _ 1— ecos M "J^'
in cui per comodo s'e fatto •
2
e
Per la medesima ragione sviluppiamo ancora la fun-
zione
cos q{u — esen ii)
secondo le potenze di ^esen?^, ed esprimendo le po-
tenze di sen.u in funzione de'seni de' multipli di u,
conseguiremo
1^00
(9) cos7(m— escni{)= ^ A(n,q)cosmrco&{q+n)u
TJrrroo
+ "£1 A{n,q) cos (q - ji) w
in cui per comodita del calcolo falto ~ ^m i valori
de' coefficienli J(0,q), J (I.//), J (2,fj), ec. sono re-
gislrati nel seguente quadro
U3
A{Q,q)= 1 — + ~^-^ ,+
1.2 1.2.3.4 1.2.3. ..6 1.2.3. ..8
-cc.
A{l,q)= w —
^u? , 10«^' T^J
mJ
1.2.3 1-2.. 5 1.2.3. ..1^1.2. 3.. .9
-ec.
A{^,q)=.. Z. __^^ l^i"'
Nfiw
56
1.2 1.2.3.4 1.2. ..6 1.2.3. ..8
4- ec.
A(4//)=
S"'^ 21«^^
1.2.3 1.2. ..5 1.2. ..7 1.2. 3. ..9
4 p 6 ^_ 8
6^ _j__28-^_ec.
1.2.3.4 1.2. ..0 1.2. ..8
A(5,g)=
Iw 36"'
1.2.3. ..5 1.2...7"''"l.2...9
-cc.
A(6,g)=.
1.2. 3. ..0 1.2. ..8
+ CC.
K'^:i)=
1.2.3. ..7 1.2. ..9
ec.
A(8.o)— '^ — .ec.
1.2.3.. .8
A(9,7)^_J!: ec.
^^1.2.3.. .9
1-U
Questo qiiadro puossi prolungare quanto si vijole,
perche la legge secondo la quale procodono le serie
rappresentanti i valori dogli A{n,q), 6 troppo facile
per essere notala. In falti Hssando rallenzioiie sopra
i numeralori de' coefficienti de' loro termini, perche
per i corrispondenli denominatori e per gli esponenli
di <" basta una semplice ispezione per rilovarne I'anda-
menlo, osscrveremo che nclla prima colonna gli accen-
nali numeralori sono lulti eguali all' unila, che nella
seconda costituiscono la sorie de'numeri naturali comin-
ciando da 2 o dal secondo tcrmine, nella lerza quella
de' Iriangolari avente principio da 6 o dal terzo ter-
mine, nella quaria quella de' piramidali coininciando
da 20 0 dal quarto termine; e cosi procedendo via
via vengono a formare le serie dei numeri figurati
in modo che nella colonna ennesima ne costituiscono
esimo
una deir ordine {n — 1) , che principia dall'enne-
sinio tcrmine. Cio premesso, assegnando i termini ge-
nerali di quesia sorta di serie corrispondeniemenle
all'indice n, e meltendo invece di m il suo valore -^ tro-
veremo, elTelluafa ogni riduzione, che un coellicien-
te qualunque y^(/z,y) viene rappresentalo in gcnerale
dalla serie
A(»,9)- 1.2.3...M lxl.2.3..(n+l)^1.2xt.2.3..(n+2)
"-(-6 /• np N «-+-2'
a ) (n )
■l.2.3xl.2.3..(n+3)''""- 1.2. 3. ..1X1.2. 3. .{«+{)'*■"•
143
la quale per magglor semplicita puossi scrivere sotlo
ia forma
in cui Ic funzioni r(i+l), r{n+i+i) non dinotano die
i prodolli continui 1.2. 3. ..2, 1.2.3... (n+i), sollopo-
sti alia segnalura della funzione gamma di Legendre.
Assegiiata la rappresentanza generale de'coefficienti
//(n,y)nello sviluppo della funzione cos 5^ (?< — esen m),
r espressione (6) combinala colla (8) e colla (9) viene
rimpiazzala dalla
A =— i; % 4(n;'/)cos??7r? I cos(</+:i+m)?u/M
+-^ i; 5j A{n,q) COS iiv^'" I cos(q+n—in)tidu
n ■ )
4-— % % A.{n,q)i, I cos(gf— n— m)MdM
H^ 7>=^l- m=0 Jo .
0 H^Xi ?7lz^:0
+— i; li A()i:/y)$ f co&iq—n-Ympdu.
Siccome i numeri q^n,m oUre d' essere interi sono
essenzialmente posilivi, cosi si olliene
cos(qi+»l+Wi)Mdi« = 0 .
0
/■re
cos(7+n— ?«)»(/!< =7r quando n=m—q
0 19
m
I cos(5 — n — in)u du='7r quando n=q—
■< 0
/:
cos(q — n-\-7n)udu='yr quando M=g-|-m.
0
(-?)
Sostiluendo nella precedenle cspressione d\j4 i va-
lori di quesli integrali, ed invece di n metlendo rn — g
ncl secondo termine. q — m nel terzo , e g-i-m nel
quarto, i liinili de' valori di m nel secondo termi-
ne diverranno ?ni=g ed m=ix) ; e nel terzo, aven-
do i valori di n origine da 1, quei di m comince-
ranno da zero e non potranno oltrepassare <7< — 1. Gosi
per la condizione di sopra espressala che m,n,g sono
(y)
numeri interi positivi, il valore di A vienc ridolto
alia semplicissima forma
(H) A =— t, A{m—q,q)cos{in^q)Tr.^
2 "'=? m
+- ^ A{q^m,q).^^
+i % A{q-\-Vl,q).C* .
Se nella (10) invece di 7i si pone successivamente
m — y, qA-m, g-^-in si ottengono i valori de'coefficienli
A{m'-g,g),A{q^m,g), A{g^m,q)
i quali sostituiti nella (H) somministrano, invertendo
I'ordine con cui sono scriiti i primi due termini.
M7
(12) x'''=l T"'7 ^_shh__(3^ y— -;.
+1 ' 5"° '"5'° cos■^^cos(ffl— 7)7r ^ ^e Y"-?-^^'^^
</ i=o m=q r(i+i)r(w— f/+i+i) v'a ^^ -
7 .=0 ,„=. r(t+i)r(m+7+t-+i) Vl >* ? .
Sviluppnndo gl' integrali sigma relativamente ad w,
si oUieiie I'cspressione
(13)
/"=lx
'"7" cos.tV ^7C -''
V=:0 \\i+\)K
E V
2 j
1/ (|r^ e^ y-
J(7+i+i)+ i(7+i) +-+-T(-^:2)"
1^ (i^y-"' (^)V"-^
\+r(i+i) ro+2) + JXi+3)
— ec
la quale rappresenta solto forma mollo semplice il
coelficiente del termino gencrale dell' equazione del
centro, e si presta anclic agevolmente a dame il va-
lore per mezzo d'una serio ordiuala alle potenze in-
148
lere positive ascendenti deU'eccentricita con introdurvi
le diverse potenze di 'i in funzione di e, le quali so-
no date in generale dalla sequente formula
m(n?-f3) ^ e \4
-h
OT(m+4)())i-i-5) / e
^ — m Uj
H^(^^H-5)(>»+6)(^»+^)/^ e \^
J-
«i0n-l-6)(7nfl)(?n-|-8)(jnf 9) / e
1.2.3.4.3.
(I)
+ ec.
L' espressione(i2) puossi ridurre ad una forma
pill semplice merce il cangiamento della variabilc i.
In effelto ponendo nel secondo termine i^^l'^-q — m,
e nel ierzo i=l — m, nel prime di questi due termini
i limiti o ed co di i corrisponderanno ai limiti o edoo
di /, e i valori di m cominciando da q avranno q-^l
per limite superiore ; menlre nell' altro termine i li-
miti de' valori di m permutandosi in 1 ed /, ai limiii
0 edoo di t corrisponderanno i limiti 1 ed co di /. Falta
r accennata sostituzione, ed invece di / tornando a
meltere ?, conseguiremo
149
. "'"?,=. m=, 'JXw»n-;-l)!X^/f if!) V'2 ;
ovvero riunendo i due primi termini in un solo, per*
clie per la stessa funzione i valori di m si estendo-
no da zero sine a q — 1 ncl primo lermine, e da ^
sino a y-h« nell' altro, perverreino all' espressione
q.=om=o r(ifi)r(ry— m-;-i-i-i)V2 y
J V y; cos(t— ?;i)7r /qe v-' /»
'*7.=i/«=i r(i— mf 1)1 (gf (fl) ^"2 j
la quale o la stessa di quella che dal sig. Mossctli
venue presentafa soil' altri simboli agli Scienziali del
scltimo Congresso ilaliano, e di cui la dimostrazione
non e tultora pubblicala. Se in essa si sviluppano gli
integrali sigma relalivamente ad 7/2, si otliene la se-
rie solto la qaale il prelodato geomelra presenlo an-
00 ra il valore del coelficiente/^ . Se poi gli accen-
nati integrali vengono sviluppati rapporlo alle varia-
bili i, e m lanto nella (12) che nella (14-), otterrassi
il medesimo risuilamento composto del medesimo nu-
mero di lermini, e si rilevera I'acilmenle che nel fallo
r una non presenta sull'allra niun vantaggio.
130
(q)
Tornaiido al valore di B rappresentalo dalla
(7), inolliplichiamo la (9) per du, ed intcgrandola
tra i liniili o e tt di u, abbiamo 1' inlegrale
cosf/(« — oseQu)du = '7rA((j,q)
0 ■ -
j:
il quale sosliluilo nella (7) ci da
Se si differenzia la (10) rapporlo ad e, e si pone
n=q, si oltiene il risultamcnto
\ de )~i\^ J /=o r(if i)r(fyfif 1) V 2 >
che combinato colla (15) soniministra, nietlendo
— cos(« — l)'^ invece di cos.z'tt, I'espressione
g('?)^2 ^76 y '^"^ (2ifr/)c.os(t— l)7r ^rye Y'
,,-V2; ,4o r(rf ijr^<rhTi) V2 J
data anche dal sig. Mossotti sott'allri simboJi, e senza
dimostrazione, nel foglio di sopra meozionato,
Assegnati i valori de' coefficieiili A , q B si
hanno I'espressioni de' termini generali deU'equazione
del centre e del raggio vettore, mollipliraado jl va-
lore di A per sen.^x e queilo di b per cos.^-x ;
espressioni, che fallo successivanRnle y= 1=2=3, ec.
ci danno le due serie rapprescntanli I'uua \\ valore di
V — X, e I'altra queilo di r.
Svi/uppo del togaritmo del raggio vetlore. -
Sc si denota con log. r il logarilmo tahularo di
r. lo sviluppo (]i sopra acccnnalOj puossi rappresen-
tare coll' equazionc
log.r= - t •\- t. C cos.qX
la quale Iraltala col metodo, che s'e procedentemenle
citato, somministra per determinare i coeflicienti C
r espressione
(?) 2 r'^
(13) C =— I dXcosr/Xlog.r
da cui, posto ^=0 ed esprimendo r, e '^ in funzione
di u mercc 1' equazioni di marca (1), si trae
i (o) \ r'^
_. C =~ (1— ecosM)rfMlog.a(l— ecos?<)
owero esprimendo con M il modulo tabulare, svilup-
pando molliplicando c riducendo
-t =log.a+- li -^— — -/ cos udu
ma
0
i cos «(/«*= > '.TT
Jo 2.4.0.. .2i
152 . .
dunque
Per ottenere I'espressione degli allri coofficienti,
denotati in generale con C , integriamo per parti la
(15), ed abbiamo
C = ' '
qir
.J^(_:)dXse„.,x
Se invece di r e x si raeltono, come sopra, i lore
valori in funzione di u, il valore di G vicne dale
dair eguaglianza
(g) 2/lie / "" sen ?« sen q(u — e sen w) dti
' ■ ?"■ -^ 0 1— ecosM
che puossi scrivere piu sempb"ceraenle solto la forma
(g) 2Me r'^ { d COS. q{u — esenH)| du
^ ~ "^J 0 I ^^ \i—ecosu'
Paragonando quesla espressione colla (6), ch' e la
rappresenlanza del termine generale dell' equazione
del cenlro, si ottiene fucilmente la relazione
{g) Me Aj/^h
153
facondo variarc sollanto la e, e slimando come co-
slaiitc la i nella formazione del cocfficicnte differen-
ziale (!!:^)dedoUo dalla (11), dalla (12), dalla (13),
^ da
o dalla (li). Questa bella relazione che mi e venulo
fallo di scoprire Ira i coefficienti A, C, offre ua mezzo
facile e pronto per conseguire il valorc deH'uno me-
dianto qucilo deH'aUro. Di latli diffcrenziando la (13)
sollo reiiuiiciata condizione, e sostiluendo nella (17) il
(■z)
valorecosi formato del coefficiente differenziale diA
rapporto ad e, si ha f '■■ ■'• ' i
X?+0
1 1 ■/■.;- rii
l+-
2jfl
(?) —2M "='
--<i+
9
2) U/
?YlZ7"'-° 'X^+l)^'2 >• \ 2/fl /ryeY^^^'
+
2)'v^ J
'('/+*■+
f/-i-2t-|-2 , rye N^-t-j j
"*'i(9+
20
154.
Se poi invece della (13) si adoperaJa(14') per la for- '1. ■fi'?
{q) I ■ t\-\i.
mazione del coefficiente f ^i! \ allora il valore di
G e dato dalla semplicissima formula h ;. ,
-i« . , {([ — m-j-it)cos(t — ?l^)7r ( (\'i \ v"*
:i; i:
q 2 y i_g* '=1 '«=• ix*— »iT'J)' (rh'f 1)
(1)
j L'espressioni, che sinora si sono prodolle per
valutare i coefEcienti nello sviluppo del logarilmo del
raggio vettore, sono rappresentate da serie, ordinale
secondo le potenze intere positive ascendenli dell'ec-
centricita. Esse oltre che si sono ottenute con mctodi
lunghi e complioati, non mellono in evidenza la legge
giusla la quale procedono, e percio non possono pro-
lungarsi sino a qualsivoglia potenza di quella quan-
tita. Al contrario I'espressione, cui sono pervenuto,
oltre di essere scrilta sollo forma semplicissima, nier-
ce r introduzione della quantita ausiliariag, sommini-
stra il valore de' coefficicnti I'uno indipendentemente
daU'altro, reode manifesta la legge del loro procedi-
raenlo, e per essere sempre ?<e risulta anche mol-
to convergenle nelle applicazioni ai casi partico-
Jari. Oltre a cio puo essa somrainistrare agevolmente
lo sviluppo del coefTiciente ^' , ordinato secondo le po-
tenze intere e positive di e, con sostituirvi il valore
di l a^a di sopra assegnato, o pure piii semplice-
mente, invece della funzione
155
meitendovi il suo sviluppo da me ottenuto sotto la
forma
y I — e
+
i-
+
e \=»
1+ ('"+2) (I)
(mf3)(m-f 4) / e x 4 f
1.2
(^)
(M^Xm-f 5)(?«+6) / e n^
1.2.3
HI) f
(m+3)(mf G)(mf1)(mf 8) / c
1.2.3.4.
(I)
+
ec.
Neir espressioni, cui sono pervenuto nella pre-
sente memoria si suppone che gli angoli, esprimenti
I'anomalia vera e la media, sieno conlrati dal perie-
lio; ma se pero come si suole usare dagli astronomi,
vogliono conlarsi dall'afelio, vi si dee meflere — e ia
vece di e, o pure aumentare Tangolo >■ della semi-
circonferenza. Tanto nciruno che nell'allro caso non
bisogna far' allro che cambiare di segno i coefficienli
moltipiicati per i seni e i coseni de'mullipli impari della
media anomalia.
', . .,> ';_■ 'iic. Jr ov^iy. '[ ' ', '"■y 'i !■'?
i,v'. llii. Errori Correxioni
Ul 8 i f
131 9 (15) (16)
152 5 (la) (16) ^
ij. nil. (10); 2;^ (11); qf^
■i7
. ■ , 1
DEsmzieNE
M
VARIE SPECIE NUOVE DI CONCIIIGLIE
VIVENTI E FOSSILI DELIA SICILIA
PER IL SOCIO ATTIVO
lETTA ^EllA TORKATA ORDINARU DEt SETTEMBRE 1846.
Muc mcmorie zoologichc che mi onoro soUoporre
al savio giiidizio voslro, prcclarissimi Collcghi, e su
cui iniciido inlrallcnervi per varie pujjblichc tornato
accademiche racchiudono a mio pensare osservazioni
alquanlo utili alia scienza malacologica in generale,
ed alia malacologia siciliana precipuamenle. Sono ora-
mai dieci anni, e a voi ben nolo, che lo studio del
molluschi ha formalo principale scopo alle mie ricer-
che ed alle mie lucuhrazioni nella carriera zoologica,
e dove mi sono inollralo quanto mel poleva conce-
dere I'esercizio non inlerroUo d'una professione pe-
nosa, diiEcile, sacra, qual'e la medicina. Se queslo
ho messo in opera, non ad allro I'ho fatto, che ad oc-
cuparc con compatimenlo il poslo, di cui voi mi avete
volulo indegnamenle onorare. E perche il cielo ha
secondalo i miei desideri in onla a tanta penuria di
tempo 6 di mezzi, io raccolsi, dir posso e in poco
tempo, tanfa copia di malacologici oggelti, principal*
mente a Sicilia nostra speltanti, da pormi felicemente
al caso di cavarne, mcrce seriose osservazioni, risul-
tamenli in qualche modo vantaggevoli alia scienza.
160
Allor qiiando io nianifestai al mio egregio amico
sig. RodolPo Pliili[)pi il divisnmcnlo d' illuslrare la
mia ricca collezione siciliana, quel dollo e vcro Ama-
lore della scieiiza altamenlG il mio pcnsiore lodaiido,
noa cesso mai di spingcnui all' esecuzione di ta-
le progftto ed in (jucH' ardua impress conlbrlarmi.
Ed il noverare di ch' egli fece dappoi le mie nuo-
vc osservazioni , quelle alineno che potcroii per-
veiiiic a di lui conoscimento, nella seconda parte
della sua malacologia siciliana, a mio onore tornan-
do e sommo, ove si miri alia pochezza mia, a con-
limiare con impegno nella difTicile carriera per me
di forte eccitamento scrvi. Che so taluna volla a lui
non piacque approvare del Uilto un mio giudizio,
non oso dolermene; si perclie a me reslu 1' arma c 'I
diritto a giusla difenzione, siccome in appresso ed in
altro mio lavoro io mostrero, e perche ancora s'er-
rato io avossi, allorche un' uomo altamenle dotto to-
glic con buona maniera a correggerci, a noi che pic-
coli siamo riesce di utile ammaeslramento non solo,
e di valevole mezzo a non inciampare in novelli er-
rori.
Come conoscete, dolti Colleghi, nell'impresa da
me cominciata io mossi dal pubhlicare parte del Cu'
talogo rarjionalo delle coiichir/Uo •civenli e fossili si-
ciliane della mia collezione e di quella della eslinto
abb, GuUadauro, opera questa che spero, in unione
del mio amico ed ornalissimo nostro socio P. Mag-
giorc, condurre a compimcnto, insieme a varie altre
meraorie di zoologico nazionale argomento rese di
pubhlica ragione negli Atti della nostra Sociota, ed in
qucsli lavori c state mio precipuo scope presentare
fatti, e null' altro che fatti ; che nelle scienze di os-
servazione, non si vuol ripelizioni inutili, vane spe-
161
culazioni, e frivole discussioni, ma novila, quand'anche
non sieno di grande importanza, qiiesla cssendo la no-
stra condizione, doverci conlontare di'lla illustraziune
colle cose noslre, tinica sorgenle da cui allinger po-
tremino sollanlo uii brano di gloria. Per lo cho ani-
mato da taiito vero iioii ho voluto, aspettando la coa-
titiuazionc del mio calalogo, che per necessita non
puo non camminar che lentamonto, tardar di pubbli-
care talune mie scovcrte; che, allrimenti operando,
correrei rischio d'esscr prevcnuto dallo slraniero, come
allra fiala con mio dolore e avvenuto.
Percio ho divisato dividere questo mio travagiio
in piij memorie, nolle quali descrivo piu di Irenta
niiovo conchiglie vivenli e fossili della Sicilia, e molte
ancora le quali, avvegnache conosciute, finora da al-
Iri rinvenute non furono nella nostra bell'isola; indico
tdliiiie altre, che vivenli ne' mari siciliani alio stato
di fossilizzazione, od alio incontro fossili alio stato di
vita nei lerreni e nelle acque che bagnano il triplice
mare di Sicilia, nel corso dclle mie lunghe ricerche
agio ebbi a rinvenire; e per ultimo espongo le ca-
ralleristiche di alcunc distinte varieta, non che altre
particolarita topografiche nialacologiche.
In quanto poialla novila delle specie debbo con-
fessare ch'essa e relaiiva alia estenzion delle mie, anzi
dolle nostre conoscenzc. Gome infatti senza poter con-
sultarc infinite opere, che noi non conosciamo che per il
solo litolo, come mai, poter produrre come nuove talu-
ne specie, le quali forse avranno veduto la luce in que-
sli libri che non souo uiiquamai a noi pervenuti ? Ma
dair altro canto, allorcho ho veduto una specie noa
riportala dal Philippi e da tutli altri scriltori, i di cui
libri ho potulo svolgere, e che non son pochi o di
poca importanza, poteva io omeltere d'illustrarla? E
21
162 ■
a che dunque lanti sforzi, faliche si lungamcnle du-
rale? Oiiindi sonmi contentalo presentarle come nuo- '
ve, accuratamenle descriveiidole, e, nasca quel che
sa oascere, quand'anche alcune fra di esse saranno
per perdere il pregio della novila, o andranno ad es-
ser converlite in varieta, serviranno al poslutto ad ar-
ricchire semprepiu la siciliana malacologia, a dimo-
strare lo impegno iiostro a non voler rimanore da
sezzo nella nobile concorrenza di tanti dolti, che in
ogni punlo del inoiido scieiitifico si afTaficano per il
progresso della scieiiza ; e che iioi abhiamo ancora
occhi per vedere tai cose, voleiido cancellare la mac-
chia di oziosi ed incapaci di cui lalvoUa siatn stali
brultati dall' orgoglioso straniero.
E perche non mi dilunghi in materie estranee,
piuttosto, enlrando neH'argomenlo a cui mi sono da-
le, torno a bomba, e descrivo le specie nuove delle
quali mi occupo nella presente memoria, riserbando-
mi in altre sedufe rendervi note le altre mie scoverte
ed osservazioni, secondo quel che ho promesso nell'ul-
iiraa raia memoria Jetta a queslo illustre Gongresso,
163
GENEliE TROCIIUS
Specie i. Trochtis Zuccarelli mihi. (Tav. I. f. \.)
Troch. testa conoidea, crassiuscula, apice acuta, subtus
subplanulata, anfrdctibus con\?exis, transverse, ar'
gute striatis, striis obtiqms, irregularibus , laevis'
siinis ; ad margmem siiperiorevi, excepto uhimo,
subpUcatis; coliwiella siibcallosa, in feme subtu-
berculata; umbilico anguslo, labio sublecto; aper-
tura subrotundata, ititus margaritacea.
Gonchiglia fossile, da me rinvcmita una sola volta
nolle colline di Aci-Gastello, die avvicinasi al Troch,
magus di L. , ma che ne differisce per caralleri di-
stiiitissimi. Cosi la noslra specie e tutta concentrica-
monte striata alia base, quando nel Troc. magus e
levigata; I'ombelico noii e aiiipio. profondo, ma stretto
e quasi coverlo dalla callosila colonnellare; manca di
hordo d' ogni raanirra nel iiiargine inferiore degli av-
voigimeiiti della spiia, di cui si moslran cinti nella
specie dclTillus. Liiineo; ollro a cio ncUa nostra le
slric sono piii risenlitc, piu regolari, e non si veg-
gono nel margine superiore degli avvolgimenti lu-
bercoli, ma pieghe, e sono neigiri superiori sollanlo; il
colonnello e quasi tubercolalo inferiormente, e gli av-
volgimenti sono regolarmente convessi. Quindi in tutto
diversifica, ed aggiungo, che anco I'ombelico differisce,
non solo per la sua ristreltezza, e per essere, come
sopra ha detto piccolo e quasi coverto, ma per essere
infondiboliforme, invece che cinto da un bordo inter-
namente solcato.
164.
La sua altezza o (iaM'apicc aH'ombellico ISmillim.
e la lari;liezza della base 24' millim.
Ho intitoldlo questa specie al inio amico D.r
Mariano Zuccarelli yiovane esperlo nella zoologia, ed
a! quale la oruitologia e la entomologia siciiiana deb-
bono imporlanti osscivazioni. _
Sprcie 2. Trochiis lumidulus mihi. (Tav. 1 . f. 2.)
Troch. testa parvula, subotxito-conica, apica obtiisa,
basi convexa, concentrice sulcata, impei'forata^ an-
fraclibus convexis, regulariler, transverse sulcatis,
siituris iinpressis, siinplicibus divis's, oblique, te-
nuissime striatis; apcrtura rotundata, subrpiadran-
gulari; columella siinplici^ labro subacuto intus
submarqinaio.
Piccola conchiglia- fossile, rinveniita ne" dintorni
di Messina ai Graviteili, che distinguesi dalle affiiii
per la sua forma quasi ovato-conica, gli avvolgimenti
della spira convessi, per la sommila costaniemeiite
oltusa, per la sua picciolezza, e per altri caratteri che
non possoao farla confondere con il Troc. slriatus
di Gmel. o con il T7-oc. turgidulus di Broc. Le
suture degli avvolgimenti sono impresse, e 1' ultimo
avvolgimenlo supera un poco la ineta della conchi-
glia, e mostrasi costantemente piii enfiato. La base
e come il rimanentc della stessa concontricamente sol-
cata, ed i solchi sono poco profondi. Gli avvolgi-
menti sono al numero di sei a sette; veggonsi delle
slrie obblique negl' interstizi dei solchi trasversali ,
esilissime, solo ad occhio armato visibili, ed in al-
cuni individui del tulto mancanti .
165
lo possciigo qualtro individui fli tale specie, e
lion i)resriilaiii) le piu lci;\mTo (lid'crcnzi.-.
Jl milggiore e luiigo 5 niilli(n. e largo 3.
Speciic 3. Trochus Scacchi inihi. (Tav. i. f. 3.)
Troch. tosia conico-pyramidala, apice acuta, sub-
tus coiwexo-phnuldfa , concrrilrice siriuta , an-
fraclihus planis. lincis iransrersis quutuor, alteniatim
majoribus el subcjranulosis ornaiis, inferna cingulo
distincto, crassiusciilo. el ctiaui transverse siibrjra-
iiidoHo marfjinalis, obli'/ue rmjosis, rugis exilibus,
coiif'ertissimis, [kxuosis; aperlura siibrhomboidali,
labro acuto.
Questa specie fossile Irovata a Milazzo e si ben
lislinta che iioii puo con altra confondersi, ed iu
spccialta col Troc. cremilalus Brocc: col Troc. pura-
nidaliis di Lk. ec. La sua grandezza, 11 nuinero delle
slrie granulose al num. di quattro, ina con allreltante
alternativamonte minori , i cingoli delto stesso modo
fornile di slrie granulose, le rughe, abbenche esilis-
sinie, flessuose, che obMiquamente le slrie trasversali
atlraversano, slrie trasversali, che almeno per le qualtro
maggiori, mcglio pronunziate, si potrebbero chiamare
cingoli cc. sono caratleristiche tali da non far cadere
dubilanza di sorta sulla speciaiita della conchiglia ia
esame. Gli avvolgimenti della spira sono otto, ed ap-
pianali; la base e quasi appianata; ombelico nullo.
L'altezza giunge dal cenlro della base all' apice
a 14- inilliin. La base e larga 15. niillim.
Mi onoro fregiarc la sopradescrilta specie del no-
me dell'egregio professore di Mineralogia nella Uni-
vcrsila di Napoli d.r Arcangelo Scacchi, dislinto zoo-
lo£[o, in mostra di rispetto e di gratitudine verso ia
166
(!i liii bencinerita persona, per avere da qiicslo dolto
ricevuto oltimi schiarimenti nell'esordire della mia zoo-
. logica carriera.
Specie 4. Trochus Grossi. (Tav. 1. f. i.)
Troch. testa abbreviato-conoidea , subobliqua. apice
acuta, eleganler, Iransiierse sulcata, siilcis confer-
tis. mintmis, pariim profi/ndis, subinaequatibus ;
anfractibiis 6-7, corivexo-planulalis , vltimo ma-'
gno ; basi concenlrice sulcata, cavilate paruni im-
pressa, umbiUcum simulantp; columella extus gra-'
nulo minimo notata\ apertura subquadrangulari ;
labro si/iiplici, subacuto.
Quesla specie che ho volulo dedicare al mio
amico signor Vincenzo Grosso Cacopardi amatore
caldissimo delle cose zoologiche, il quale genero-
samentc si piacque procurarmi gran nuniero di con-
chiglie I'ossili de' dinlorui di Messina, porta carallcri
speciali cosi dislinti da costiliiire una novila conchi-
gliologica. E' alquanlo obbliqua, piu larga che alia,
con giri di spira convessi, un poco appianali ver-
so ii margine superiore. JNiente di cingoh ; le su-
ture semphci; solo I'ullimo avvolgimenlo, ali'orlo che
cosliluisce la circonl'erenza della base, un poco Icgger-
mente depresso, senza Ibrmare carena, angolo od ele-
vazione di sorta. Tutta la conchiglia e trasversalmenle,
cd alia base concentricanienle solcata. Molli sono i sol-
chi, ma disuguali e semplici, e le suture impresse.
Non ha ombelico, ma iuvece, una cavila poco pro-
fonda, che allornia il comincianiento del coloimello,
e che da 1' idea di un principio d'ombelico. Un altro
carattere dislintivo si e un piccolo tubercolo silo al-
167
restonio ed alia base del colonnello. L'apeitura e
quasi quadrangolarc, e 'I lahbro sempljci; aculo.
L'alt(zza ])resa d.ii ocnlro della base ali'apice
\3. miliim. La larghczza 17 inillim. e 'J2 •
Specie 5. Trochus Philippi inihi. (Tav. 1. f. 5. a, h.)
Troch. testa conica, suboblifjua. subtns convaxhiscu-
la^ concentrice sulcdta; sordide alba, lineis fusco-
cacruleis, longiludinalibtis, suboblifjiiis, ot in pa-
(jina inferiore radianiibus picta anfraclibus 5-6,
plamilalis, transverse sulcatis, oblique slriatis. vm-
bilico puno, subteclo; aperlura sub<]iiadran(juL.ri,
labro simplici;
11 cliiarissimo Philippi. a cui dcdico in segno di
senlita slinia e verace rispoUo questa sprcie vivcnte,
una sol volta rinvcuula nel mare di Aci-Trezza, la vide
nella mia collezione, e nuova aggiiidicolla. I suoi giri,
al num. di cinque a sei, sono iippianali con suture poco
impresse, Irasvcrsalmenlo solcali; i solchi al num. di
sellc, i quattro inferiori piu larghi, gli altri Ire piu
slrelli, e lule disposizione in ogiii avvolgimenlo si os-
serva. ]\ ell' inferiore, tra T ultimo solco, ed il primo
di quelli concentrici;. che finissimi si mostrano nella
base, resta un piccolo spazio, che se fosse prominente
costiluirebbe un cingolo. I giri, essendo leggerissiraa-
menle convessi ed uniti da suture superficial i, danno
alia conchiglia una forma conica alquanto lievemente
convessa. E' per allro ornata di linee longiludinali,
obblique, di color ceruleo scuro, sur un fondo bianco
sporco. L'ombelico e piccolissimo ed iu parte coverto
168
,Ja una sollile callosila colonnellare. L'aperlura e ro-
tunda quasi qundrangolare.
L' allfZzadaH'onibelicn all'apice e di S mil. e '/a .
La lur"liezza della base 2 miliiin.
'3'
iS/'^c/i' 6 . Trochus semiglobosus mihi. (Tav. 1. f. 6.)
Troch. Uisla conica. siibtus plamiJaki, supra convexo-
olobosa, subobliqiia, transverse sutcula; inferne siU-
cis concenlricis exarata, viridula, strigis violaceis
radianlibiis picla, el siiporne viridi favescenio, slri-
" gis eodem colore longiludinalibus. subirregiilaribus;
anfraclibus 5-6, sutura parum impressa . atque di-
stincla divisis, laevibiis, ullimo ad perifcriam sub-
angulalo; umbilico parvo ; aperlura quadr angu-
lar i, fauce argentea.
La specie che descrivo vivente, trovata, una sola
volta nella spiaggia di Aci-Trczza, c singolare per la
perfetta convessiia della spira, mostrandosi al di sollo
appianata. I girl sono pochi, e legati da sutura poco
impressa, anzi poco visibilo; impercioccbe ossendo
essi solcati, sebbene inegualmente, il soico della su-
tura cogli allri confondesi di mode a non potersi senza
slento rilevare. II colore della conchiglia e di un ver-
de leggiero gialliccio al di sopra, e di un verde piij
chiuso nella pagina inferiore. E' ornata di linee rag-
giate nella base, e longiludinali superiormenle di vio-
laceo colore e rossastro. Quest'ultime si mostrano con
poco regolarita, incrociate fra loro due a due a
mo del numero otto, o quesla disposizione sopra
ogni altro e una dislinzione tulta speciale. L'ombe-
109
lico e stretlo ed abbastanza profondo, I'apertura qua-
draiigolare, il labbro semplice aculo, e 1' inlerno del-
1' orificio argenteo.
L' alt-ezza dall' ombelico alia sonnmita e sei mill.
La larghezza della base 13 miilim.
Specie 7. Trochus dubius mihi. (Tav. l.f. 7.)
Troc. testa conica, sublus convexo^ anfraclibus plana-
tis, ad suturas late canaliculaiis , cingiilato-granu-
losis, atfjue oblique slriatis ; superne cingulo ma-
jor e noduloso, in feme cingulo squamuloso, squa-
mulis transversalibus, subimbricatis, mediocriler
distanlibus, medio tribus seriebus granulorum, et
ill ipsa sulura alia serie granulorum inslruclis ;
,; ultimo ad basim convexo; basi concenlrice sulcalo-
, granulosa, atque radiaUm striata; slriis in anfra-
ctibus obliquis, parum impressis, inaequalibus, ad
suturas, inter cingidum squamulosum et ultimum
in excavatione suturae, et ad basim, venicalibiis,
sed magis elevatis et distinciis, apertura.?
E' questa una specie fossile, da me rinvenuta
neir argilla di Nizzoli, distinlissima, che ho creduto
convenienle collocare fra le specie perlinenti al gen,
Trochus, sebbene I'apertura e parte dcirultirao avvol-
giraento della spira dislrulla non mi abbia permesso
poter con cerlczza fissarne la diaguosi generica, I'aper-
tura nel punto in cui c rimasta mostrasi rotonda. Del
resto la siruttura di ([uesla specie e ben curiosa. Pre-
senta da sei a selle giri appianati, elegantemenle cin-
golali e la gran parte grunolosi, e divisi lulti da su-
ture profondamcnte scavate. Superiormente veggonsi
tcrminati da un cingolo piu grosso e piu degli allri
170
elevato, nodoloso; i nodi sono uguali un p6 ovali
nella direzione verlicale; iuferiormenle presentano un
cirigolo squamoso. Le squame sono un poco dislanli,
trasversali, e I' una all' altra regolarmente sovraimpo-
ste, e siccome tutte nella estreinita spezzate, non ho
potuto rilevare se sieno spiniformi o aculeate anzi
che no. JNello stesso canale delle suture avvi altra
serie di piccoli tubercoli loccaiitisi I' un coU' altro e
trasversalmeiite allungali, tutti pero uguali. Tra il
cingolo squamoso, inferiormente o alia base del giri
posto, ed il superiore nodoloso, avvene altri tre gra-
nolosi, dci quali gli estremi uguali, ed il medio ofTre
granolazioni piii piccolo, ma in tutle tre serie i granoli
rotondi e regolarmente convessi, e dei tre il medio
avvicinasi piix al superiore che all' altro. La base con-
. vessa, elcgantemente granolosa, e forse di piu di
quatlro serie di granolazioni fornita. L' ultimo giro
alia base non ofFre la serie di granoli allungali trasver-
salmente, che abbiamo indicato ncgli altri avvolgimenti
della spira. Tutti moslrano poi delle strie obblique
ineguali, poco impresse, tra i cingoli, e cio die e de-
gno di considerazione, si c che le strie tra il cingolo
squamoso e 1' altro tubercoloso sia nella escavazione
della sutura, ollre di essere piu elevate, risentite e
meno numerose, cangiano di direzione, e da obblique
■ divengono verticali, e cio per un solo interslizio. Alia
base pero son tutte di quest' ultimo modo, e si riu-
niscono in tanti raggi al centro della base stessa,
sulla quale non scopresi vestigio alcuno di ombelico.
Nulla possiamo dire della forma del colonnello
e deir apertura, perocche in gran parte, come sopra
accennammo dislrutta.
Altezza approssimativa daU'apice alia sommiladel
colonneilo millim. 33.
Diametro trasversale della base millim. 30.
171
Specie S. Trochus Mangialardi mihi. (Tav. 1. f. 8.)
Troc. testa abbreviato-conoiclea , transfer sim sul-
cata, anfractibus 5-6 convexo-planulatis, suturis
concavo-canaliculatis, d/yunctis, oblirpie striatis ,
siibtus cimjulads; ultimo convexo, inferne cinqulis
duobus cincto, sulco impresso divisis; basi con-
vexiuscnla, concentnce sulcata , uinbilico aparto,
profundo; columdia arcuata, inferne subtruncata;
apertura rolundato-subrjuadrancjulari, labro sim-
plici.
Conchiglia fossile, trovata una sola volta nelle
colline argiilose di Aci Castello, distinta per le sua
funna coiiica, corla, la spira puntuta, gli avvolgi-
menli della spira solcali Irasversalmente, ed obbliqua-
menle, forlemenle striali, cio che da ai solchi tras-
vcrsali un aspcllo granolifomie. Ogni giro presenta in-
feriormenle un soico piu riievato, una sorla di cin-
golo, e r ultimo, due, separali da una lineaprofonda.
Gli altri solchi al numero di cinque per ogni giro,
e le suture scavate, canalicolate. L'ullimo giro assai
piu graude degli altri e piii convesso. La base coa-
ccnlricaincnte striata; i'orabelico aperto, profondo ;
r apertura quasi quadrangolare; il colonnello arcato e
quasi contorto, troncato al di sotto.
Allezza daU'orabclico all'apice millim. 4. La
larghczza della base milliin. I).
Questa nuova specie per me e la piu cara Ira
tuUCj perche ricordanza della mia tenera cla, della
172 ■ '
dei miei primi affelti, dei primi desidcn, avendola
dedicato al inio amico Diego Mangialardo giovane
cspertissimo uella scieoza Legale, e di elevalissimo
ingegno in mostra di quella costante amicizia che ci
congiungtf e tali ci coQserveia per tutto il tempo di
nostra vita.
*■ ' '■■.■■
GENERE SOLARIUM
Specie /. Solarium nilidura mihi.(Tav. 1. f. 9. a, b.)
Solar, testa parviila, nilida, eonica, apice acuta, aii'
fractibus 6»y convexiuscuhs, Tiiarginibus superio'
ribus bisulcatis, sulcis iino simpUci ad suturam,
altera extus gramdoso; basi cojivexiuscula, sub-
tilissime concentrice substriata ; umbUico amplo ,
crenato-granuloso, sulco circumdalo ; apertura ro'
tundato sub -rj uadr angular i] ultimo anfraclu ad
basim subcarinato.
Specie piccola, eleganlissima, nitidissima, fossi-
le, trovata nelle vicinanze di Messina ai Gravitelli,
eonica coU' apice acuto, cogli avvolgimenti legger-
mente convessi, coi margini superior! bisolcali, un sol-
co interno semplice, costituente la sutura, e I'altro
all'infuori granoso. Questi due solchi preseatano la
stessa disposizione e forma di quelli dell' orabelico ,
il quale del pari e bisolcato, un solco interno sca-
nellalo granoliforme, e I'altro semplice^ La base e
alquanto convessa, concentricamente e sottilissima-
menle striata. L' ombelico e ampio, e 1' ultimo giro
e inferiormente leggermente carenato. L' apertura e
arrolondita e quasi quadrangolare.
173
L'altczza dall' ombclico all'npice mijiim. 3.
La larghezza dolla base raillim. 5 'J^ .
GENERE CANCELLARIA
Specie i . Cancellaria Altavillae mibi.(Tav. 1. f.lOa,b,)
Cane, testa parva, subfiisiformi, spira acuta, longitu-
dinaliter, oblique, pUcala; transverse, inaequaliter,
, striata sulcata; anfractibus j, contexis, suturis
simplicibus, tmpressis; plicis in ultimo arifraciu ad
basim evanescentibiis; aperiura ovala, inferne acu-
ta, vix canaliculata; columella subrecta, subtri-
plicata, labro tenui, acuta, intus nan sulcata.
Quesla specie e la seguente sono singolari, per-
che banno il labbro destro seniplice, aculo, senza
bordo internamente sfriafo. Una ne riporta di tal ca-
rattere Ibrnila il celobre Desbayes, la C. lactea da
bii scoverla, e a tal proposito dice(1), a la Cancel-
» laire lactee est presquc la seule dans le genre qui
» soil lisse, et sans bourrelet strie a I'mterieur de la
2 levre droite . »
Mostrasi la specie in esame longitudinalmente pie-
ghetlala, con selte giri convessi, trasversalmcnte stria-
to-solcali, colle suture aiquanto profonde, ma sem-
plici, e tullo quindi da alia concbiglia un aspelto quasi
lusilbrme. L' ultimo avvolgimento e piu grande degli
altri. L' aperiura ovale, verso la base stretia, ed ap-
pena scanellata; il colonncllo quasi relto, con trc
picgalure, due delle quali, le superiori cioe, distinlc,
(l)Lamank t. 9. pag. 412. n. 17.
174.
la inf'eriore polrebbe dirsi piuttoslo un principio di
piega. II labbro seniplicc, aculo, e senza slrie in-
terne, siccome abbiamo sopra acccnnato.
Ho rinvenulo una sola volta quosta conchiglia
fossile in AUavilla nci dintonii di Palermo.
Lunghezza millim, 9.
Maggiore largbezza millim. 4..
Lunghezza dell' aperlura mill. 4.
Maggiore largbezza di essa mill. 2. <
Specie 2 Gancellaria similis mibi.(Tav. 1. f. 11. a,b.)
Canc.testa ovato-conica, plicis longitiidinaUbus^ obliquis
el sulcis transversis clalhrala; anfraclibus 7. cou'
vexisy sutura simplici divisis, idlimo magno, tumi-
do, basi atle?iiialo; aperlura ovala, ddalala, inferne
annuslata\ columella subarcitala, biplicata; labro
tenui, aculo, inlus non slrialo.
Questa conchiglia fossile, da me rinvenuta nel-
Targilla di INizzeti, somiglia in qualcbc modo alia
precedente, ma ne differiscc per molti caralleri. La
sua forma non e fusiforme, ma ovale acuta ; i solchi
trasversali sono molto piii risentiti, talche nella pre-
cedente polrebbero dirsi strie piuttoslo che solchi.
L' ultimo giro e piu convesso, piii tumido, ed in esso
le picghc arrivano sino aU'cstremita inferiore. Si veg-
gono alcune linee elevate frammezzo alcuni dei sol-
chi trasversali. L' ultimo giro supera di gran lunga
il rimanenle della spira. II coloniiello e arcato, ed
un poco distort©, e con due pieghe, ne vi si scorge
il principio di una terza piegalura, come nella spe-
cie sopra descritta. L'apertura e ovale attenuala, os.
sia rislrelta alia base, e piu larga che nella G. AI-
173
tavillae; il labbro semplice aciito, scnza strie alio in-
tern o.
La lunghezza della conchiglia millim. 12.
La larghezza doll' ultimo giro millim. 7.
La liirighezza deH'apertiira millim. 3 '/a .
La larghezza di essa millim. 3 '/i .
GENEIiE PLEUROTOMA
Specie t . Pleurotoma minutum mihi (Tav. l.f. 12. a, b.)
PL testa minula, fusiformi, anfractibus convexis, ad
sukiram p/anulalis, cingulis tribus, medio eleva-
tiorc, convexisculis, in ultimo anfraclu cingnli i o-i t;
slriis incrementis nullis ; aperlura ooata, bis tertiam
spirae partem aoquanle; cauda longiuscula.
Conchiglia piccolissima , fossile dei dinlorni di
Messina, che per la sua forma avvicinasi al Pleur.
TarenUni Ph. al Pleur. crispaXum De Grist, e Jan, ed
al Pleur. Trecchi Testa, ma dalle quali marcatamente
dislinguesi. DiO'erisce in \)ua.da\ Pleur. Tareiitini, per
la mancanza delle strie di accrescimento, per il nu-
mero dci cingoli e la loro disposizione. Essi sono acuti
nella specie del Philippi, al numcro di 6,o 7, e nella
nostra convessi ed al numero di 10. ad 11, nell' ulti-
mo giro, e di tre in tutti gli altri, avviciuati ed il
medio piu grosso c piii elevato degli altri. Gli avvol-
gimenli sono nella nostra specie suporiormente cd alia
sutura appianati, e i'apertura non alkingata, ma ovale
e finisce in un canalc piii lungo. Dal Plcuror. crispatum
dislinguesi per avere gli avvolgimenti della spira con-
vessi, per la pcculiarc disposizione dei cingoli sopra
176 ' ■
menzionala, per la forma dell'apertura, e per il nu-
rnero dei cingoli neU'ullimo giro. Per altro manca
nel pleurotoma che descriviamo un carattere impor-
tante nella diagnoslicdi del PL crispatum, le strie cioe
longitudinali, elevate negli spazi franimezzo ai cin-
goli. Da ultimo ecco le differenze tra il nostro pleu-
rotoma e r altro descrilto dall' ornatissimo Testa, non
conosciuto dal chiaris. Philippi. i cingoli in quest' ul-
timo sono quattro, anzi possono dirsi linee elevate
ma finissime, e ad uguali intervalli ; nienle di ap-
pianamento alia parte superiore degli avvolginienti ;
n. 15 strie suU' ultimo giro. Ha dei solchi longitu-
dinali che raancano nel nostro. L'apertura e ben di-
versa, perciocche presenta una ripiegatura sul colo-
nello, ed il labbro incrassato ; inline la coda troncala.
IIo potuto rilevare tali differenze, per avere avu-
lo sotl' occhio la specie vivente del Testa.
Lunghczza raillim. 6.
Diametro dell' ultimo giro millim. 2.
Posseggo due indivldui della descritta specie ;
uno e pill allungato, e quasi torricciolato , ma nei
caratteri speciali per nulla diversificano.
GENERE GREPIDULA
Specie i. Crepidula pulchella mihi.(Tav. 1. f. 13. a, b.)
Crepid. testa ovato-oblonga, regularis, convexa, al-
bo-rubescente, lineis longiludinalibus, irregularibus,
el maculis rubro-fuscis picta; posterius reciirta;
lamella mediocri, simplici, subrecta.
Elegantissima conchiglia vivente, del mare di
Aci-Trezza, che io ho veduto per la prima voUa nella
177
coUczionc di un raio amico, e che dappoi ho acqui-
stata, sebbene molto piu piccola. E' ovale, mollo re-
golare, ievigalissiraa, adorna di linee longiludinab, e
di macchie di un rosso bruno sur un fondo bianco
rossaslro, posteriormentc curvata alquanto ; il selto
mediocre, quasi retto.
La lunghezza millim. 10.
Largbezza iniUim. C '^/a .
GENEUE BROCCHIA
Una conchigba fossilc Irovata, come ognun sa,
per la prima volta nei lerreni subappennini dal chiaris.
Brocchi, e da queslo eccellente geologo e conchi-
gliologista chiamata Patella sinuosa, divenne per il
chiariss, Bronn il lipo di un genere novello, che in»
tilolar volendoio ali'iiluslre scopritore di essa, Broc-
chia nomollo, e la specie Brocchia sinuosa. E tal
genere fu ragionevolmente fissato, avendo per carat-
teri dislinlivi, non le pieghe di cui va fornita la con-
cliiglia, ma la seuuosila laterale, e la impressions
muscolare non simmelrica, ma moltoppiii prolungala
da un lalo. E questi caralteri, che che delto ne ab-
bia il chiaris. Gray, come fa giudiziosamente riflet-
tere il sig. Philippi, sono sufficienlissirai a diffe-
renziare il genere Brocchia dal gen. Capulus che gli
sla vicino.
Or questa specie fu dal chiariss. Philippi irovata
nei calcare di flionle pcllcgrino; e rapportando la de-
scrizione del chiar. Bronn, nulla dice di aver d'ag-
giungere a quella del Brocchi. lo posseggo qualtro
individui, che polrebbcro rapportarsi a prima giunta
alia specie in discorso molto rara; due dei quali rin-
vcuuli in Palermo, il primo cioe nella stessa loca-
23
178
lita indicata dal Philippi, e I'altro ai Ficarazzi; degli
altri due, uno trovato da me nel Info basallico di Mi-
lilello, e I'altro neila coUina argillosa di JNizzeti.
Fatla pero da me un' attenla e matura disamina su-
gl' individui accennali, cio innanzi Iratto che mi ha
colpito, si e lo avere osservato in tutti delle strie
loDgiludinali di cui la disposizione e perfetlamcnte
anaioga a quella che presentano le stria della PileO'
psis ungurica. Tali strie non furono menzionate dal
thiaris. Brocchi anzi, pgli dice, la sua patella sinuosa
niancare aflatto di strie; ed il sig. Philippi non averi-
done fatto cenno, ed avendo manifestato non aver
cosa alcuna da aggiungere alia descrizione del Broc-
chi, sembra aver confermato la mancanza di siffatte
strie, dair illustre concbigliologista ifaliano asserita.
Duolmi non aver potato consultare 1' opera del
Bronn', che di siffatta maniera avrei potuto ibrse ca-
varne qualche schiarimento. Oltre pero di essere i
miei esemplari ornati di strie longiludinali, mostrano
per la disposizione, la direzione ed il numero delle
pieghe, le quali per me debbon costituire un impor-
tante eleraento di diagnostico speciale, non che per
la forma, alcune difforenze, che non solo posson va-
lere a statuire alcune varieta iraportanti , ma financo,
a mio credere, specie differenti. Gosi scendendo e
parlare in pria di quella rinvenuta a Nizzeti, e utile
il dire, come quesla Brocchia per la forma alia Pa-
tella sinuosa di Brocchi, ossia alia Brocchia sinuosa
di Bronn rassomigli ; talche la vedi inegualmente giba
bosa, rugosetta, con i soichi quasi verticali nel lat-
posteriore; sebbene, come ho sopra menzionato, vo
fornita di strie, o meglio linee longitudinali alquanta
elevate, mollo irregolari pero; e quasi scancellate ; o
questo individuo pu6 riguardarsi seDza tema di errare
179
come una varieta del tipo indicato Icggermente striata.
Ma r allro individuo, nell' argilla dei Ficarazzi Irova-
to, mostrasi molto tumido, seiiza ineguaglianze, con
pochissime e poco marcate strie di accrescimenlo
e con lince longiludinali raggianti, elevate alquanto'
mollo pill distinte, regolarissiine, pii!i frequenli e slret-
te nel lato sinislro che nel deslro, e con le pieghe
clie scendono obbliquameiite solto 1' apice, e si esten-
dono per tulto il lato sinislro ed il lato posteriore.
Arrogi a cio, che la sua base e regolarmente ovale,
e r apice va a cader fuori il margine. Questa Broc-
chia adunque. per il sovra esposto, mal puo confon-
dersi on la Brocchia sinuosa, e deve a mio credere
cost "e una specie dislinta. Venghiarao alia terza.
Questa e raeno ovale, meno solida, rigonfia dal lato
deslro, depressa dal sinislro ; le strie longiludinali
poco elevate, ed il centro e del tutto pressoche le-
vigato. Cio sopralutlo che mi ha impressionato si e,
che i solchi mancano afiatto al lato posteriore, si eoien-
dono per tulto il lato sinislro ed il lato anteriore, e
lengono una direzione tulta contraria ed opposla a
quella della specie precedente. In quella vanno da-
vanli in dietro. in questa da dielro in avanti. Que-
slo solo caraltere baslerebbe a farla divenire una specie
dillerente. Per questa bisogna aggiungere per ultimo
che I'apice cade molto dentro alia base, ed e quasi silua-
lo a piii di un terzo della sua lunghezza. Finalmente
I'ultima da me rinvenuta con sommo mio compiacimenlo
nel lufo basallico di Militello e regolarmente ovale, anzi
quasi arrotondila. non molto tumida, senza ineguaglian-
ze, colle linee longiludinali poco elevate, e le pieghe
che partono dalla parte posteriore, come nella prece-
dente, ma si eslendono a tulta la conchiglia per ogni
verso supcrando aaco I'apice con solchi poco pro-
180
fondi, tulte pero uguali, regolari, lalclie la base di
essa ossia il margine mostrasi eleganleniente oncla-
to, gl' ioterslizi delle pieghe trasversalmente solcati,
c quesli solchi ondati, uon mollo profondi, e sino
all'apiee.
Dopo questa descrizione, che io credo avere ac-
curatamente esposta, non piii dubbio rimane a rile-
nero la prima come variefa delJa Brocchia sinuosa di
Broiin, e le altre come specie dislinte, delle quali
passo a sporre la diagnosi. Se ad alcuno poi piacesse
nieglio riguardare quesle specie come variela sollaii-
to, rcslcrebbe a me allora il diritlo di ridurre a va-
riela inGnite allre specie, che per caralteri piii oscu-
ri, pill equivoci e di meno importanza si veggon di-
slinte nei calaloghi e nelle opere piu classiche di
malacologia. Sonvi laluni, e cio arviene di frequente,
che giudicando gli altrui lavori veggono sempre so-
miglianze o piccolissime distinzioni Ira gli oggetli na-
turali, la dove grandissime dilTerenze esistono, e per-
che caldissimi della propria cclebrita ingrandiscono
aH'incontro a piij doppi le particolarita insigniCcanli
che loro iocca di rilevare. Checchenesia ho creduto
alraeno utile rendermi alia scienza, moslrando in pria
le altre localita in cui bo avuto agio trovare gl' in-
dividui sopra descritti, dei quali e interessante quelio
di Mililello sopra ogni altro, e le modificazioni di
molto rilievo che essi prescntano, e che da altri non
furono sinora enunciate.
mi
Specie / .Broccliia Maggiori inihi.(Tav. 2,1'. 1. a, b,)
Broc. testa solida, ovato-conica, aequalUcr tumida,
longitudinaliter striata, striis regularibus, latere
dextro minus confertis ; postice el sinistra latere
plicata, plicis subobliquis, latere antico ad posli-
cum decurrentibus.
Quesla specie fossile che dedico al mio amico
ornalissimo P. D. Giacomo Maggiore casinese in at-
teslalo di slima, la rinvenni nelT argilla di Ficarazzi
vicino Palermo, come sopra acccnnai: e alta millim.18.
11 maggior diamelro delja base miilim. 30 ^J^ .
11 mioor diamelro di essa miilim. 28.
Specie 2. Brocchia Inlerlandi mihi (Tav. 2. f.2. a, b.)
Broc. testa soiidiuscula, ovato-co7i\ca, latere deX'
tro tumida, sinistro depressa, striis longiludina'
libus siibobsoletis, medio et in apice laevi; plicis
latere posUco mtiltis, latere siiiistro et antice us-
que ad sinum plicata, plicis inverso modo dispo'
sit is, latere postico ad anticum decurrentibus] striis
Iransversalibus confertis ad mar(jinem ei subun-
datis.
Piacemi questa specie, da me irovata nel cal-
re di Monte peilegrino, inlilolare al mio dislinlo ami-
co ed egrogio sig. Pompco Inlerlandi e Sirugo prin-
cipe di Bellaprima in moslra del mio sentilo attacca-
raento verso questo benemerilo culloro della geoiogia.
La disposizionc dclle pieghe di questa specie basterebbe
per distingueria dalle allini. Per altro ilchiar. B^*^ di Man-
dralisca che si e degnato alleiilamentc vedere le concbi-
^lie nuove da me scoverte, m'ha assicurato che possiede
182
individui del tullo simili alia specie in discorso, anzi
presenlano una maggiore depressione ed alcune va-
rieta, delle quali mi ha promesso trasmettermene la
descrizione.
Aitezza millitn. 12 '/^
Mairaior diameiro della base millim. 32
Minor diametro di essa millim. 26
Specie 5. Brocchia Longo mihi (Tav. 2. f. 3.)
Broc. testa ovali subrotundata, aequaliler tumida;
slriis suhobsolctis , solidiuscula deve esser poslo a-
vanli di slriis subobsoleris; per totam svp. ec. soli-
diuscula, per totam superficiem plicata; plicis latere
dextro magis distanlibiis , laeiibus, latere poslico
ad anlicum decurrentibus , apicem siiperantibus ;
interstiliis transverse , regidariter sulcalis sulcis
undatis; 7na?'gitie eleganter undalo.
Specie dislintissima dalla Brocchia sinuosa, e dalla
nostra Brocchia ftlaggiori. Si assomiglia alle precedent!
per la direzione delle pieghe, ma la loro disposizione e
ben diversa: nella prima girano solto I'apice; in
quesia superano 1' apice, son tulte uguali, levigate,
e gl' intervalli regolarmente ed elcganlemente solcati.
I solchi ed 11 margine iotero ondati.
Ho voluto fregiare questa specie del nome del-
Tegrcgio cav, prof. Agatino Longo per la stima di
cui questo dotto mi ha costantemente onoralo.
Altezza della conchigiia mill. H
Maggior diameiro della base mill. 25
Minor diameiro di essa mill. 22
Trovala nel tufo basallico di Militello, attaccala
tultora in parte alio slesso tufo.
183
GENERE EMARGINULA |
5/'AC/^/ .Einarginula squaraulosa mihi.(Tav.2.f. 4.a,b.)
Emavf,. lesia lenui, pp.lhmda , omlo-sub&Ionmla,
cost IS hmjiludmalibm , inaerjuahbus , sqiiamulo'
SIS lineisqm traiisrersis, elcvaHs, conferlis can-
cellala; srjuamuhs ereciis; vertice posUco.
Conchiglia vivente, rinvenuta sulla spiaggia di
Avola, alia Emarrjinula cancellala di Phil, molto af-
fine per la forma delle strie loagiludiiiali e trasver-
sah, ma piu allungala e meno elevata, oltre a che
piu soltilo. Le slrie elevate longitudinali moslransi
per alfro fornite di piccole squame, delle quali talu-
ne pm corte, altrc piu sporgenti, piu o meno eret-
te, ed in alcuni punti, per cagion di attrilo, forse,
del tulto mancanli. '
^ £' questa una variela della E. cancellala^ Vero
e Che il sig. Philippi dice essere quest' ultima spe-
cie un po asprelta per essere le strie longiditunali tu-
bercolose; ma i lubercoli non sono squame, oltre a
Che, per quanti individui mi abbia per le mani noa
ho potulo rdevare tubercoli o asprezze di sorta. I
miei indivjdui hanno forse perduto ogni vesliijio di
lubercol. per 1' allrilo? Awene pero tra di essi di
quelii die sembra non abbiamo subito alterazione di
sorta. Polra anche essere avvenuto che i turbercoli
osservati dal chiariss. Philinpi sieno un ultimo resi-
duo di squame per lo stosso attrito in gran parte
distrutte, e rimasta quindi la lore base, che per la
184
stessa causa di allorazione lia menlilo la forma di
lurbcrcolo.
Lunghezza millim. 12 y^ ^
Larghezza millim. 9 ,
Allezza miUim- ^ 'J2
Aoeiunta alia descrizione del Troc. Scacchi mihi.
Descrivendo questa nuova specie ho trasandato
sporre i caratteri che la dislinguono dal Troc. mil-
legranus Phil, col quale si polrobbe a prima giuiita con-
fondere. Adunque i cingoli mollo clevali e grossi alia
base degli avvolgimeiiti, la forma piu elevala della
conchiglia, le slrie granolose non moniliformi, le ru-
ghe obblique distintissime, il numero regolare e de-
terminato di strie granolose in ogui avvolgimento,
sono nella nostra specie le particolarita che la difFe-
renziano dalla specie descrilta dal chiar. Philippi. Le
rughe che danno nella nostra alle strie I'aspetto gra-
noloso, mancano affatto nell'altra in cui i tubercoli
sono arronditi moniliformi, e infine la nostra specie
non offre alia base, piultosto convessa, che sole slrie
sottile concenlriche.
imimi DELL' ETNA
DEL CAVALIEUE
a»2i<i>2'. ^. m. S'S^^iiaiii
LETTA M;lLA TOItJi.VT.V OltI)l.>AUlA UtL 29 KOVEMBRE 1846.
Un volcano che arde incessante in un site dopo
ianti secoli che incendia con imniensi fuochi i luoghi
che lo circondano da alia immaginazione la idea di uq
tealro di orrore di desolazione di raorte; vi si arriva
e con inaspeltata sorpresa si trova essere di bellezze
campesiri di fcrtilita di vita; la sorpresa accrescesi
oltremodo allorche si e nel caso di poler confessare
essere la parte piu fertile e piu amena della fertilis-
sima ed amenissima S'\c\\\i\=fer/ili(atem el amaeni'
tafom ad aundeni moiUem conspexi tanlam quantam
nullibi alias in tola insula= smsse lo straniero Glu-
verio che tutta scorsa I'avea appiedi e da dotto geo-
grafo. 1 poeti andarono nel loro tempo al meravigliso
proclamando il ghiaccio in amichevole consorzio coa
il fuoco sopra l' ardente somiiiila; ignorarono o vol-
lero ignorare che vi stanno ma nella dovuta distanza
J'uno dair altro. Per un simile stato la vegclazione
vi regna lieta c sicura. I Cunii di luoco dai profoodi
abissi innalzansi seinpre per il canale ceiitrale e si
versano dal cratere, o entrando in forami laterali al-
r asse dopo un corso coveilo escono scorronoo per
188
uno spazio piu o meno lungo e cessata la cruzione
tiiUo si estingiie; la materia incendialrice dopo un
vario tempo diviene terra fertilissima e rifa pieiia-
mente i danni dell' incendio. Nell' esserc ordinario la
vasta estensione etnea non e come Vulcano isola in
tutti i suoi punli perpetuamcnte consumala dalTardo-
re sotlcrraiieo; non ha luoghi di calore non sorgenli
caldc non eraanazioni calorose; le nevi che allamcn-
le la coprono neli' inverno disfatle dalla bella slagio-
ne penelrano dovunque, e sorlir fanno dai prodolti
era freddi del fuot;o fonli perenni di fresche e cri-
stalline acque. La latitudine di 37° 30' da ai fortili
lerreni un clima assai Iclice per i corpi organizzati:
\a temperalura lermometrica inversamcnle all" allezza
atmosferica stabilisce una serie decrescente in valore
di stazioni differenli dalla base di 120 miglia all'in-
torno sino aH'alla cima elcvata 10198 piedi sul mare;
si sa che avvienne lo stesso dalla Torrida al IVeddo
Polo. Tale varieta olTre patrie amiche a vegetahili
di diversa indole dal basso sino a quelle alte vctte
che enlrando sotto il gelido manlo della curva ne-
vosa rimangono squallide solitudini dominio delle so-
le nevi e dei ghiacci eterni.
Per cosi stabili vantaggi I'Etna sino dai piu ve-
tusti tempi ebbe a raostrarsi coverlo di densa e flo-
rida vegetazione e censervarla i'ra le temporanee e
limitatc devastazioni falte dalle lave ardenli, finche
le contrade rimasero inleramente abbandonate nelle
provvide mani della libera Natura e che 1' uomo ar-
mata la mano di scure profana non ardi penctravi;
lo fu in tal guisa per lungo spazio. I Sicani anti-
chissimi popoli e come fu dimostrato indigeni non
vi ebbero alcuna borgata allonlanati dagli ardenti
tuochi die vi apparivano e puo essere anche dal ti-
189
more doi corsari ctnisclii clie scorrcvano allorn i vi-
cini mari. II volcano alia line con i siioi lunnlii e
vasli incendi giunse talnKMile a spaventarii che fug-
girono liilli nci liioghi occiJcntali dell'isola. Vonuli
i Sicoli ilairitalia erl occupando le lasciate tarre abi-
larono sollanlo alcuni piinti vicini alia base e nori
entrarono mai nei luoglii boscosi. I Greci che ven-
ner(j dopo occiiparono i presi siti e ne spinsoro Inn"-!
gli abitanti. Ne la storia ne alcuii monumenlo antico
ci fa conoscere che per tulla la durala dell' impero
greco-siciliano siansi elevati stabilimenli nello spazio
interno; rammentasi solo il tempio al Dio Vulcano
e quello ad Adrano; ma circondati da sacri boschi
e i sarerdoli per cuslodirli dai profani allevavano di-
ce Eliano un niimero prodigioso di cani pronti a
spietalamente morderli. Alcuni sparsi e laceri resli
che vi troviamo sono evidentemenle del tempo dei
Romani; sono di case di campagna e di sepolcri quan-
do segiiivasi ancora la tanla salutare legge=m iirbe
ne sepe/lilo = come pare dei tempi dopo Auguslo
qiiando quel prime padrone di Uoma onde riparare
ai danni presso di noi delle passale guerre e puo
essere ancora per prevenire nuovi disturbi civili man-
do colonie in Catania e in Taormina. Quel Grandi
umiliali sommessi al dure I'alo elevarono superbi edi-
lici nelle cilia dei quali restono ancora le ammirabi
h rovine per emulare la lasciata patria e coslruirono
alcune case di delizia nelia campagna circondandole
di ombrosi boschi per seppellire nell'ozio e nei pia-
ceri della solitudine a fianco dolle care ceneri sepollo
la memoria dolorosa della perduta grandezza; i bo-,
schi furono a tale ragioiie alitnenlali piu loslo che
tolli. II gran Dioiiigi nelle memorabili impresc contra i
Carlaginesi dice Diodoro che trasse dall'Elna molla
190
(juanlila di Pini e di Aholi per fame navi, ma il le-
giio per coslruzioiie navalc psser deve grande e ma-
turo e il taglio lungi dall' offendere il bosco sgom-
bra i luoghi e da niiovo vigore ai figli ed alia ve-
getazionc crescenle; Iroviamo sotlo Gerone secondo
il siracusano Teocrito dare alia montagna il pomposo
nome di UoXuha^pioi Airta coverta di molli densi boschi.
Forse a simile ragione lo slesso Diodoro asscrisce che
al suo tempo la grande quantila di quelli albori era
alquanto mancata; vivea egli sollo Cesare ed Ollavia-
110. Allro bisogno di navi imposto forse avea allro
taglio.
Tolla la Sicilia dalle dure mani saracine per
opera del rinomato Ruggieri alia tesla dei valorosi
siciliani, il pietoso normamio si diede ogni cura per
secondare i fervidi desideri della nazione di rivedere
al suo prime splendore la Religiane lungamente op-
pressa dal crudele vessilo del Corano. Le chiese at-
tirarono la sua atlenzione. La donazione fatla al ve-
scovado di Catania fa I'elogio della sua pieta e del
suo caldo zelo religioso. II suo diploma diede al ve-
scovo allora benedittino e capo dei suoi religiosi ca-
nonici la citia tulle le campagne i boschi ii mare il
fiume e il monte Etna con tuUi i drilli che speltano
al Governante ; lodevolc disposizione per il suo og-
getlo ma che ebbe a produrre quelle consogueu-
ze che sono spesso inseparabili dalle piu sante di-
sposizioni. Le concessioni ebbero luogo; le feraci
lerre altirarono ogni desiderio; si voile rimanervi alia
collura; non niancaroiio divoti che elevarono chiese
ai loro santi protetlori , e non mancarono famiglie
che aggregar si vollero ai primi venuti; i casali i
villaggi cominciaruno a vedcrsi in vari sili delle basse
regioni dominate da acre ridente, i baroni i Signori
191
delle lorre concessc impegnaronsi ad accrescorii onde
avere un niaggiore nuinero di vassalli ed acquistare
litoli di orgogliosa vaiiila. Gli siabilimenti ebbero a
farsi fra i boschi che ombreggiavano ancora le contrade
occupate. 11 busco di Aci giungeva sino alia marina
orientale; a mezzogiorno cosi avvicinavasi a Catania
chc le f'alle abilazioni ebbero per molto tempo il no-
nic di Casuli del bosco. qiiello di Paterno distende-
vasi a libeccio verso qiiella citta; il monastero bene-
dillino dctlo di s. Mccolo I'Arena dopo il 1669, dalla
sua fomlazioiie avulo avea quello di s. Niccolo del
Bosco. Ad occidente nci sccoli antichi eravi il tem-
pio del Dio Adrano cd in allro sito ignoto quello di
Vulcano ambidue circondali da sacri boschi per cu-
slodire i quali oltre al numero immenso dei cani che
vi traltenevano credcr facevano i cuslodi essere abi-
tnti dai Irrniondi I\uini, c quindi inaccessibili ai pro-
lani mortali. Cosi erano conservati.
Era ben nalurale clie i boschi e le selve ca-
dessero sollo i coipi replicati dcgii abilanti sdegnan-
do per r inleresse appaienk- e per i pregiudizi del-
r ignoranza di vivcre in mezzo alle foreste. II I'ru-
nienlo non poleva allignarvi I'u lulto coverlo di viti
e di moiti alberi fruUiferi; i boschi caddero tulli sino
alia linea che segna il clima sotto il quale la vile
o non viene o non malura il I'rulfo; la sola voce del-
r inleresse ebbe la forza di arreslare la mano deva-
siatrice. La regione boscala reslo prr molto tempo
come in \m sicuro asilo a copiire i lianchi alii della
monlagna formando un singolare contrasto con la has-
sa collivata c con I'alla scoverla mostrando alio sguar-
do una immensa altezza colta il picde selvoso il fian*
CO anda la testa tale che le Alpi che circondano la
vasta pianura della Lombardia che moslrano coltivalo
192
il nrimo gradino folto di bosclii il secondo, I'allo un
•composlo di montagne covorfe di nevi e di gliiacci.
Scrive il noslro Filoteo che al suo tempo iiel 1300
il inarchese Juveno Signoro di Casllglione tagliar
fece tutte le foresle del suo dominio die eomprende-
va una vasta eslensione tra sellenlrione e oriente e
nc fece campi da seminarvi. Ciu malgrado da quel-
le parli restarono per molto tempo larglii spazi bo-
scati. II Bembo cbe sali alia cima da quel fianco
nel 11537 scrisse che ebbe a passare par vaste selve di
Plalani che dai contorni di Taormina e dali' Onobola
distendevansi siuo alle alle falde; e il nostro Massa
che ando ad osservare la nuova eruzione nel 1682
^ice che scorse piu di 30 miglia per arrivare al pie-
de della Rocca di Musarra passando senipre per
boschi e selve cosi folte e dense che gli fu di me-
slieri abbandonare i cavalli e viaggiare appiedi per
cinque miglia e talvolta carpone cosi bassi ed inlrec-
ciati erano gli alberi che impedivano la via. Oggi
Bembo e Massa polrebbero viaggiarvi a cavallo senza
il nienomo impaccio e contemplare liberamenle la
volta del cielo in tutta la estensione dell' orizzonle.
11 diboscamcnlo ha falto grandi progressi con
iagli altri furtivi, allri solenni; gli uni o gli altri non
hanno suscitato alcun risenlimento quando I'inleresse
personale non vi ha avuto luogo o che il dclalore
non ha avuto la forza di far senlire la sua voce; il
Governo avverlito non ha mai Irascuralo di provvedere
a cosi imporlante oggetlo. II Vescovo di Catania Sci-
pione Caracciolo nel 1329 diede a censo molte terre
dei boschi dell' Etna; il Senato fece conoscere al Go-
verno che oltre all'essere cio contrario ai privilegi
delta citta la privava del legno necessario; domando
che soltanto il laglio fosse limilalo; il vescovo avea
193
vinto a Palermo ma poco dopo fii egli vinlo daila
morte. Vonulo vescovo di Calania nol 1 628 Massimo
voile oriiare la catledrale con nobili allari come a Ro-
ma sua palria; il gran bosco suH'Elna della chiesa
fu condaiinato a far le spose; il Re Filippo iv inlbr-
nialo in loinpo non solo impcdi il progresso doJ la-
glio ma ordiiio che Massimo sborzasse il denaro in-
tioilalu. La sluria che c per noi un prezioso iibro
d' islruzione ci presonta un allro vescovo della cilia-
Ventimiglia; arrivato nel 17o7 non pole ad occhio
asciiiUo getlare lo sguardo sulle terre rase die cre-
duto avea di rilrovare come il mondo predicava co-
verle di lieti ed ombrosi boschi; le pose sollo severa
vigilanza minaccio pene spavenlevoli e in raeno di
dodici anni i boschi nnacquero e coprirono di ombre
le gia vedove conlrade; il bene sovenle dura poco;
il saggio e dollo vescovo rinunzio alia sua sede e la
vigilanza spari.
Restano ai luoghi i nomi che loro dalo avevano
gli alberi che un tempo prolusamenle I' abitavano. /
Zappini^ comprendevano molto spazio alto occupato
da varie specie di Pini; Phms resinosa o sykestris
monlana che e lo Zappino, Pinus Taeda dalle inci-
sioni sul quale raccoglievasi molla quantita di tre-
raenlina; quel poco che di essi resta fa la illumina-
zione alle feste campeslri con la graiide splendente
fiamma durevole per la materia resinosa, e rammenfa
ai poeli quel rami di esso che accesi nelle fornaci
clnee servirono alia desolala G^rere per ricercare in
tutla la Terra la rapita hglia. La Cerrita; era la re-
gione anche alta della Quercus Cerris che fa un fuo-
CO piu forte e piii a lungo che la (piercia comune.
Li f^iluddi; eslensione coverta dallu Belula alba; era
air allezza che da il clirna analogo a quello della Boe-
2S
m
mia delle Gallie che sono sollo lo stesso parallelo come
note Plinio; i miseri avanzi danno nella parte pie-
glievole del legno cerchi per le boUi in risparmio del
ferro e nella forte iin combustibile di bella lucida e
durevole fiamraa per 1' umore che lo insuppa e iin
oltimo carbone. La faghita; fagiis sylvatica; moilo di-
slesa nelle parli piii elevate; con essa si e perduto
un legno che si adatta a lutti i lavori sino ai vasi
che formano la credenza pastorale; frutlo dolce a
mangiarsi con mollo olio che servir puo agli usi co-
muni onde ingrassa lo bestiame; le stesse frondi che
dolcemente susurranno tradeiido il passaggio per esse
deir aura estiva scrvono poi alia concia delle pelli.
/ Carpini; Carpinus heliilus\ grande spazio che dal-
r alto venendo verso il basso a mezzogiorno formava
luoghi assai deliziosi; ad oriente comprendeva il CaV'
pineto paese di quei patriarchi degli alberi di casta-
gno capo dci quali quello di cenlo cavalli che vive
ancora nei suoi ammirabili rampolli; non raancavano
in allri luoghi e anche cosi giganieschi che il Gar-
rera scrive uno di essi essersi trovato capace a for-
nire solo tutto il nialeriale per un vasto palazzo in
quei tempi che impicgavasi piii legno che pietra.
Gt' llici. Qiiercus ilex\ conlrada al principio della
mezzana regione a mezzogiorno; no rimaneva ancora
parte al fine del passato secolo; dalla vicina mia pa-
tria vi andava spesso alia caccia nei primi miei an-
ni ; dopo qualche tempo la monlagna che sorge ia
mezzo alia contrada e die ha il nome di Monte d'ilici
e coverta di vigne. Caslag7ieti\ spazi nella regione
coltivata pieni di alberi di Gastagno al quale la col-
tura ha impicciolito la immensa stalura e ingrossalo
il frutto erano i soli luoghi che conservavano 1' im-
magine degli antichi boschi; sino dal principio del
193
prosenle secolo malgrado il lucro del friilto aiinuale
niKntivo e quollo del taglio al tempo proprio sono
sliili abl)atUjli o carnbiali in vigiie.
I danni del diboscainenlo sono venuti in lulli i
modi; il volgare incolpa Tacre e le slagioni il sag-
gio no conoscc I'originc e si addaiora. I boschi impuden-
do la libera entrata ai rairiri del sole nei chiusi lore
recinii tratfengono I' umidita che fa molla evapora-
zione dalla quale prodoUe vengono le piogge rego-
lari e conservata lindole di qualunque slagione; con
gli afTollali rami presenlando intoppo alle correnli
aeree caricbe di vapori le addensano intorno e pro-
movono le operazioni atmosfericbc che favoriscono la
vegetazione, annus dicea Teolrasto fructifical non terra;
si 6 osservalo esser venule ineno le produzioni alia
Carolina da che furono lauiiati i boschi all' inlorno:
sappianio il nostro invcrnale greco-levante piovoso
aver avulo iin tempo la diirata di setle giorni ; indi
si ridusse a tre, o^;;;-! nello sfesso giorno spira e cessa
di spirare. Le pi"ggie len)pestose e repentine dope
lunghe siccila divenute sono spesso dannose alle pian-
te per il subitaneo passaggio dal secco alia inonda-
zione; le alluvioni che porlano scfo disorditiano lo
sfato delle terre ; colpile dalle acque cadenli prrche
non pill difese dallo scudo dei fulli rami vengono
slrappale dalle correnti prive dalle forti ed intrecciale
radici che trallenevanle nel loro silu.
Sotlo un altro punto di vista e mancalo il legno
necessario a lanti nostri bisoiini: altro siamo co^tretti
cercarlo altrove, altro comprarlo daU'eslcro; senza i
I'atli non potrebbe credersi che la Siciiia rinomata in
tulli i tempi per la sua straordinaria fecondita sten-
der deve le sue braccia oiide con uno riccver legno
e con r altro lure esilo di denaro; Tallare giunge
196
sino al carbone; diro limitandomi al solo iurt^o che
fa r oggello del mio discorso che Tabilaiite del set-
voso Etna e da molto tempo nella dura necessila di
andare verso le conlrade a settenlrione per ivi car-
bonizzare e portarne quella quantita di materiale ne-
cessario agli abilanti della montagna e a quelli delle
tante citta vicine; ho dovuto vedere spesso quel mi-
seri industriosi ritornare con i muli carichi di car-
bone e con i corpi insuppati di pestifere esalazioni
prese nei luoghi dello abbruciamento circondali di
acque paludose; spesso porlano seco la morte ; Iriste
sorte di quelli abilanti dell'Elna boscoso nel dure case
di cercar boschi in paesi lonfani, Vi si puo aggiun-
gere il danno che viene dall' uso del Carbone fos-
sile non purgato che la necessita e il risparmio ha
inlrodolto da quaiche tempo tra noi. La mancanza
slende il suo nero impero anche sui iiostri animali ;
il pascolo cessato o vietato nelle conlrade collivate
si ofTriva nei boschi e nelle selve; il paslore alter-
nava le sue stazioni nei diversi tempi dell' anno; spa-
rili i luoghi omhrosi tulto e occupato da collivati ;
quando non si puo in essi o che le verdi erbe sono
finite si va all'avvenlura perdendo animali o con te-
nue cibo ammagriti avere quella scarsezza di frulti
delli di mandra che assai spesso accade.
Un altro male dopo quaiche tempo ha preso
raolto piede; imiiiensa quantita di esseri vivcnti pic-
cioli ma mollo dannosi e passata a trovar nudrimento
ed abitazione nei luoghi coltivati ; sono con i boschi
e con lo selve mancati i legni e con essi le frondi
e i frutti dei vegoiabili incolti ; fra essi sotlo le om-
bre degli alii caslagneti la Fragola vesca disten-
dendo per tullo i luoghi e serpeggianti rami pronti
a mettor radice alia quale la collura abbrevia il cor-
197
po e ingrossa il fnilto era sorgente di molto .cibo;
la madre noii Irovandone alciiiio iiei luoglii usati pas-
sa allrove ed ivi depone le speranze dclla sua poste-
rita. La Icgge della natura assegnato ha a ciasche-
duna specie la specie che dcbha nudriria, ma la ne-
cessila non ha legge; si aggiunga che la guerra fra
le diverse specie animale tende ad imporre limite ad
una eccedente moltiplicazione , e quando il nemico
nianca il limite e ben presto oltre passato. Ne accen-
neio poclii esempi.
11 ciriegio che tanto onora i trionfi di Lucullo
non avea prima un ospite nioleslo che nolle variela
lenere e nioili o dopo la porfettla maturazione; oggi
il disgusloso vermine che tanto deturpa il nohile frut-
to occupa tiilto lo variola e vi si trova deposto dalla
maire siiiu dal priiiio tempo; la moltiplicazione e la
occupazione o divenuta considerabile e il ciriegio e
cadiito di ripiilazioue. Perdiamo spesso le belle rac-
colte delle ulive; piu di venti specie diverse d'inselli
r allaccano in tullo il suo essere, chi ne rode le ra-
dici air alboro chi i rami chi le frondi chi il frutto;
il bnico minatore no rodo la mandoria nol nocciolo;
la larva della mosca a dardo Tinea oloella o olivina
di Fabricio perdor ne fa spesso la raccolta; quel di-
ptero ha la fommina piu grande; in settembre svo«
lazza suH'albero; sollo il ventre ha 1' astuccio con
dentro il dardo con il quale puiige la uliva e depone
nel foro sino a 4 uova e sovenle piu; da ognuno
esoe poi una larva o vermo bianco (-be penetra nella
polpa sino al nocciolo; quando e vicino il tempo dolla
niotamorfosi rode il trutto vicino alia scorza poco
dopo si cangia in ninfa; la sua pello indurita serve
di bozzolo dal quale csce [)oi mosca, per uscire rode
il peduncolo del frutto e lo fa cadere inimaturo seen-
198
dendo con esso sino a terra sostenendosi con un fdo;
ivi e che fa il l)ozzolo dal quale esce farlalia. E' in-
teressanle il vedero gli uccelli fare aspra caccia a
COS! perniciosi aniinali; ora 1' assalluno nello svo-
lazzare che fanno suiralbero, ora guidati dal filo che
segna il punto della slazione suila terra divorano la
madre, e con essa la posterita. Dopo il diboscamento
la prima quantila di uccelli e cosi mancata cho le
campagne sembrano deserle ; gli uccelli amano di
preferenza i boschi e le selve loro diletto soggiorno
di liberla e di pace, scorrono il giorno dovunque ma
al venir della sera sono gli alberi il loro ricetto; la
calandra canta fra le macchie selvaliche dei luoghi
campestri; I' usignuolo fa gli amorosi suoi canti fra
le spine e i roveti; la torlora geme suUa pcrduta
compagna nel fondo delle valli ombrose e deserte.
Finalmente diro che accresciuli si veggono con ogni
evidenza i nemici della vite prima assai rari; lo Eu'
mo/po vilis, la Sphinx celerio che in luglio e in ago-
slo rode le foglie ed espone i grappoli all'ardore del
raggio dirctto del Sole; il Pijralis vitana \\ Pyralis
fasciana di cui la larva in agosto rode i grani del-
r uva immalura; la Jlucita uvella picciolo bruco abi-
tante dentro i grani dell' uva che deturpa, Tutll gli
inleressati alia prosperita della vigna confessiamo tanli
mali essere slati prima in limiti da essere Irascurati.
Grande ed imporlanle e dunque la verita da lun-
go tempo proclamata che anniinzia la necessila di ali-
mentare i boschi e gli alberi dovunque possono venire
e riguardare rincosideralo diboscamento come una sven-
tura fatta cadere sopra qualuiique paese. Ridolli a cosi
penoso stalo sembra prudente e salulare risoiuzione il
portarvi rimedio in quel modo che le varie circo-
stanze e i fatti avvenuli permelter lo possono. lo non
199
diro come il cilladino di Ginevra iiomini Iraviali ri-
lornafe al bosco cd alle selvo; il caminino e slalo
lungo e le inn)rossioni sono assai profoiide; la na-
tura geme nclla sua semplicila: I'Arte Irionfa nei siioi ^
pomposi apparali: la Rai^ione cede alia immaginazio- ^
no. iNello slalo presente e a segiiirsi come aureo
propoiiimcnlo quanlo il saggio ed iliuminato Governo
sollo il quale viviamo prcmesse al Godice forestalc=
L' uuico e solo oggello delle leggi forestall esser de-
ve la coiiservazioue dei boschi o delle selve dovun-
que siano nei diversi siti=:]Non possiamo conservare
cio cho pii!i non esisie; dobbiamo dunque promoverne
la nascila dove conviene e indi curarne la conser-
vazione.
La smania per la vile ha da qualche tempo gri-
dato coiilio a qualunque albero; una crudele vendetta
ne e vonula ; la smania si e altaccata in contagio;
la coltivazione si e intrapresa dovunque e gli abitanti
delTElna hanno perduto quel cambio che giornalmente
eseguivano del loro vino con frumenli orzi legumi
olio; lo hanno ora nei propri paesi. Per adattarci ai
dominanti sistemi io diio che si conceda la coltura alia
hassa regione sino alia linea al di la della quale la
vile o non viene o non matura il frutlo, lo spazio
che segue si conceda ai boschi ed alle selve. Si chieda
a vivo islanze un Catechismo nei quale si diano le
norme per conoscere Ja nalura di ogni albero e quella
del torreno; le regole per ben diradare recidere e fare
avanzare i boschi, per delerminare il tempo proprio
a spiantarc il Ironco, e quello per il laglio onde non
imitare il rozzo selvaggio che strapjia 1' albero per
cogliere il f'rutto; siano i boschi riguardali quali ar-
menti dei quali i genilori sono iralli dopo che hanno
dato un buou nuuiero di figli che rimpiazzar possano
200
di mollo la loro perdila. Si faccia cliiaraiiienle cono-
scere che i vcgelabili e j^li aiiimali quaiito al loro
fisico non formano che una sola lamiglia o quindi
capaci sono di educazioiie e di ii)iglioramenlo, Gli eroi
che si distingueranno in cosi bella e grande impress
sono sicuro che merileranno presso un Govcrno av-
veduto premi esenzioni incoraggiamenli, come i mal-
fallori pane severe doviile ai loro trisli delilli. Con
un piano cosi ragionato nell' una e neH'allra regione
non si trascurera 1' inlroduzione di nuovi alheri che
esser polranno di qualche vanlaggio; abbiamo terre e
climi per adallar tutlo alia loro divorsa indole; I' in-
troduzione di una nuova coltura ulile e pm gloriosa
certamente che la scoverta di alcune pianle nuove
capaci soUanto di accrescere il pomposo catalogo della
monografia botanica elnea. I nostri antichi padri ce-
lebravano liele feste in onore del Die domatore del-
r Indie per avverci portalo dall' oriente i traici e il
fico; e offrirono onori divini allateniese Aristeo che
il primo fece loro conoscere la collura e I' use del-
r ulivo.
Galcolando i veri inleresssi e Irasciirando i pre-
giudizi nati da un cieco uso si Irovcra che moiti al-
Leri allevar si possono in mezzo alle vili senza rccar
loro alcun nocumenfo e risparmiare quella slragge
che si e esercitata in varii luoghi. Molli fra essi a-
mano innalzarsi e spingendo assai alio la folia del
loro rami non coprono con ombra le soUoposte vili;
niolti che non sono cosi vi si affralellano in guisa
che i traici si elevano per abbracciare i rami e col-
marli di numerosi grappoli. Si trascura e talvolla si
taglia r Azarolo del quale le tenui e rare IVoiidi ombreg-
giar non possono allatlo; acidello e il rosso e il bianco
frulto ma taglialo quando gia ha molti figli il suo
201
legno contrasta a giusta ragione in bcllezza con lo slesso
mahagoni. Le terre dominate ancora da dure lave per
passaro a vigna debbono scatenarsi rompere cioe con
mazza e palo le dure masse aggregate; dopo cosi no-
labile spesa vi si semina il grano lurco di assai spa-
ruto profilto, e indi e a qiiesto e al catlo opuntia
succedono i magliuoli che al tempo saranno vili. Una
piii prudento economia risparmiare polrebbe e spese
e tempo, e produrre maggior guadagno formandole
prima a boscaglie indi a boschi o castagneti; potreb-
be avvenire die la dilelta vite non potrebbe alia fine
siocare un piu utile state laddove sopra tutto trovar essa
non polrebbe aere felice. Lo spazio rude potrebbe
prima seniinarsi a ginestra che cosi bene si afiblla
fra le ancora aspre lave, e nella sola sorte di spon-
tanea malgrado i vantaggi che procura e il nobile
nome che la distingue di Spartium jumjeum aetnense;
s'impossessa delle dure fenditure; da scorticata legu-
ne per le viti, nei suoi dorati fiori gradito pabolo alle
api e in tutta se stessa mollo materiale alia combu-
stione; si associa bene al catto opuntia che dolce-
mente nudrisce con il frulto che feiide con le radici
le dure masse ed accresce il suolo vegelal)ile con li
cadut'i massosi tronchi. Vi avrebbero luogo le querce
che accresconsi rapidamenle die danno utile frutio
annuale e foglie sul suolo che coprono ed arricchi-
scono. Fra esse sarebbe principal meiite la querela far-
nia Quercus pedunculata che crescendo altissima e
la«ciandosi netlare il fuslo sino alio clevato intreccio
dei rami rimarrebbe fra le viti, e al tempo dovulo
aj laglio darebbe lunghe travi che per la loro for-
tezza durano secoli ne mai infracidono bagnati o de-
stirwti a luoghi di costante umidila. Se il clima non
e dei felicissimi per la vigna ridurre si potrebbe a
26
202
caslagnelo. U castagno, picciolo vive bene con i le-
gurai che vi si seminano e nei luoghi alii anche con
la segale cercale; grandicello fa da buoa compagno
ad ogni albero a frutto; ^rande, evvero li copre tutti
con Ja sua ombra, ma la Natura cbe provvede sem-
pre ispira a quelli alberi cbe languirebbero infrutti-
feri e quasi ammalati sotto !' ombra la forza di allun-
gare prodiziosamente il loro fuslo; si puo osservare
in qualche castagneto non ancora caduto sotlo la scu-
re fatale il ciriegio il sorbo il pero avere tanto ele-
vate il loro: corpo ramoso sopra 1' alia linea del ca-
stagneto che hanno lasciato solto la dannosa ombra
e tentennano la loro testa orgogliosa nel libero aere
mostrandola al contalto diretlo della luce del Sole che
da loro vita e vigore. Padroni di molte terre esami-
nate da prima il loro stato e la loro nalurale indole
e il genio dell' aere ehe le copre; senza prevenzione
alcuna stabilite un conto di spese e di profitto per
un tempo deltato da prudente determinazione; intro-
ducele anche nel calcolo sventure e vantaggi delle
stagioni, e di fatti che vengono dagli uemini; appli-
canetene il risultamento ai piani indicati e rjsolvele.
Nella regione coltivata e nella boscala la osser-
vazione e la sperienza lanno conoscere che molti spazi
sono affatto incapaci a secondare il disegno al quale
vorrebbonsi destinare; scorrendo la estensione etnea
se ne veggono lasciati interaraente ad una vera inu-
tilita; un vegetabile assai utile e poco curato da non
vedersi ancora nelle nostre belle contrade potrebbe
in essi vantaggiosamente allevarsi e senza formale
dispendio e danno degli altri. E' esso il citiso Citi-
sum capiiatum. Sino dai tempi di Golumbella si co-
nobbe che viene in qualunque terreno e puo dirsi in
qualunque clima. Si eleva a belli arboscelli cha po-
203
trcl)hero anche ornare di piacevole verdura i dinlorni
dello atiitazioni o rallegrare la visla con i genlili fiori
gialli lii <'ui tanlo sono carichi o die ofi'rendo dolce
alimenlo alle api riempir fanno I'aere del Joro tenero
susiirro. Ingrassa i polli e ogni specie hoviiia e c»~
prina. o da alle madri loro inollo latte; e verde per
pill deila meta dciranno. la quclli che sono a mez-
zoijiorno di naliira argillo niarnosa tcrrcni antichi non
ancora covcrli dai proiloUi del volcano e sopra i quali
la vite non vi trova prosperila ne gii alberi a frulto
(ina stazione niollo felice e per la sua natura e pro-
fondita il suolo Irattiene al basso umidila vi si po-
Irolibero far venire i frassini fraxinus ormis che tanto
felicemcnie prosperano nelle contrade occidentali del-
r isola alia stessa lalitiidine; crescono altissimi onde
non ombrcggiano sul sottoposto spazio ; il legno e
pregevole per niolti lavori cssendo bianco pieghevole,
e senza forti nodi; il bcstiame s' ingrassa con le fo-
glie; le incisioni sul tronco danno qiiella manna che
coinpriamo dagli allri per i noslri bisogni.
Dopo quanto ho credulo dovere mollere sotto
ragionata considerazione mi sembra polersi dedurre
die la vasla estensione etnea destinar si puo con ogni
bramato successo a quella colluia che corrisponder
possa da una parle alia varia nalura di ogni terra e
di ogni cliina, e dall' ultra ai bisogni che noi abbia-
mo a soddislare per mezzo dei tanii prodotti cainpe-
slri. Poiche la vite necessila per il bel frulto e per
r uso del vino stia nolle contrade piii proprie in quella
quantila che produr possa il bastcvolc per gli abitanti
deir Etna per il corso di un anno; si sa che il vino
delle terre propriamenle etnee ha spirito ed odorc ma
non forza da resistere a moiti anni o sofTrire senza
guasto il trasporlo per mare; le vigne coltivale dopo
204.
qualche tempo quasi in tulli i luoghi hanno estinln jl
IrafTico per terra. Kon si abbia timore di associarvi
gU aiberi da frulto ai quali troncando progressiva-
inonto i bassi rami si accordera di polere sventoiare
la loro ombrcggianle testa nel libero acre seiiza olTen'
dere le piante del contorno; la noce che potrebbe es-
sere in qualunque mode nociva occupar potrebbe gli
spazt ehe rimangono sempre scoverti presso i muri
che segnaao i limiti alle possessioni; oltrc ai frulto
il suo legno e mollo abile niateriaie per i belli la-
vori. I terrcni intermedi non ancora propri alia vile
si facciano boscagiic dalle quali trarre si potrebbe
combustibile per il fuoco ordinario e alimento per gli
animali che abitar debbono la campagna onde spinti
dalla fame non gettarsi sullc piante coltivate, e per
quelli che alleviamo per i nostri usi e per i nostri
bisogni. Le boscaglie intanlo per il marcimento delle
foglie delle radici e dei rami accresceranno il terre-
no vegelabile che uii giorno giovera alia collura che
vi si vorrebbe introdurre. Nella classe delle boscaglie
io vi chiudo i casfagiieti; non impediscono la semi-
nalura di utili piante annuali danno frutto giovevole,
e dopo un discreto periodo e assai noto di quanto
ingrossano la borza del padrone con il loro laglio, e
come i figli rimasti rimpiazzano la perdita dei loro
padri e danno sempre materia ai tagli periodici e giam-
mai la terra e gli aiberi impongono alcuna spesa per
il loro buon vivere come fa la vite che ne chiede adine-
vitabili istanze per ogni tempo dell' anno. Gli uccelli
vi stabiliscono un per cssi assai piacevole soggiorno
e spesse fiate passando nei vicini luoghi collivati fanno
la caccia ai dannosi insetti e fra essi a quelli che nei
passati anni deturpato hanno ogni specie di ciriegio
e di pero e distrutta dolorosamente a interessante rac-
colta deH'uiiva.
203
Lo eonlradti die per 1' indole dolla terra e del
clima si negano alia vile siano con gonerosa risolu-
zione assegnate agli alberi di bosco. Si riconosca
senza alcun dubbio essere i bosclii e le forosle il piu
be! dono fatto a noi dalla Nalura; ci dunno materiale
alle fabbriche delle cilia alia navivazione che fa la
ricchczza degli slat! agli strumenli di tulle le arli.
Lc prime societa ebbero la loro infanzia nei boschi;
quasi lulti i popoli anticlii ii ebbero per sacri e per la
Joro coiiservazione vi ebbero quella religiosa sollcci-
ludine della <|uale la sloria Iramaiidate ce ne ha la
memoria. Servirono di tempi ai primi uomini. La fe-
conda immaginazione dei colli Greci dopo averli po-
polati di Mnt'e di Fauiii di Siivani di Driadi e di Ama-
driadi vi chiamo in fine lo slesso Giove ; Toracolodi
Dodona era suH'cilta cima di un monle in mezzo a
una gran selva di querce anticbe sulle quali la dura
bipenne porlalo non avea inai gli ardili suoi colpi ;
i Druidi eseguivano il loro culto religiose nelle fore-
sle della Germania; la nostra Sicilia parte non ulti-
ma della delta Grecia mostrava sacra riverenza ai suoi
boschi che circondavano i tempi di Vulcano c di Adra-
no suH'Elna, quelle di 3Iarle presso il Simeto e
quello snU'alta velta di Erice dove avevano lietaraente
luogo i riti della Dea che ivi vanlava il riuomato sue
tempio.
La conservazione e rinnovazione dei boschi inle-
ressa a giusta ragione qualunque saggio ed illuminato
Governo suH'esempio anche degli anlichi che cono-
scendone i tanti vantaggi sebbene in secoli rozzi ed
oscuri vi ebbero quella premura che noi ammiriamo
ancora nei loro slorici annali. llo cennato quelli die
naturalmenle si offrono anche agli occbi volgari ; ho
creduto conveniente al fine proposlomi il trallenermi
206
alqiianto sopia quelli che non meno impoiianti degli
altri attirar dovrebbero 1' attenziono degli interessati
al bene comuiie e far trionfare una verita che suH'Etna
avuto ha il falale ilestino di ninaiiere o scouosciuta o
trascurata alle forli voci di uii iiiteresse cieco e male
coin[ireso.
[ hoschi e le foreste regolano con inniicnza ine^
vilabile la natura del clima e il corso regolaro delle
stagioni cause efficaci delio produzioni e dell'essei-o
fisico di ciascheduna regione. I grandi bosclii inter-
cettaniio i raggi del Sole impt-discono la evapoiazio-
ne del sempre umido lore suolo e vi tralteugono una
perenne sorgente di freddo. L' almosfera piij che dai
raggi diretti del Sole che la traversaiio prende il suo
Galore dal contallo con la superficie terrestre che lo
assorbisce lo trasmelte a diverse profundifa e lo fa
oscillare nelle diverse stagioni; iielle oscurjta dei bo-
schi e spogliala di una parte di quello che contiene
dai vapori aquei che si Ibrmano con essa. Le cor-
renti aeree corrono spesso verso la montagna dove
I'atmosfera posando sulla massa solida e piu riscaU
data che allrove alio stesso livello ma sopra masse
aeree; e I'origine dei coniinui venti che spingono le
nuvole verso le montagne e danno al volgare I'appa-
renza di una atlrazione per esse. Passando per i bu-
sclii che coprivano la estensione etnea porlavano seco
assai spesso ammassi di vapori acquei che poco dojjo
addenzavansi in nuvole e indi discioglievansi in piog-
ge che come si sa cominciano in quel poco che e
rimasto daH'alto della montagna da dove discendono .
progressivamente sino a molta distanza da essa. A tale
ragione i paesi imboscati hanno umido freddo e spesse
piogge. Rammenla la sloria che I'lnghillerra le Gallia
la Germania la Sarmazia averano immense follissime
207
boscaglie di grande eslensione ; In foresta Erciiiia co-
minciava verso OstoiKla e andava a finire nolla Po-
lonia; covcrte di bosclii erano le contrade dei Gelti
e (lei Sarmati abilatori dei paesi setlentiionaii di Eu-
ropa; i I'reddi enormi che Jo testimonianze degli an-
tichi rammentono fauno orrore/ nei paesi che avvici-
navano il Danubio le navi erano rotfe dai diacci; il
vino gelava e rompcvasi con 1' accetta. II dibosca-
iTienlo generale ha fallo sparire quei freddi enormi.
Oggi le provincie di qua c di la del Danubio dalle
Alpi sino air Eussino dove metlo foce, il clima le sta-
gioni lo lerrc hanno interamente cambiato nalura \i
si producono pomposamenle quei vegetabili che pri-
ma erano come privaliva delle sole regioni meridio-
nali. Anche ncU' America scltcntrionale il taglio dei
boschi ha temperali quei freddi che abborrir facevano
prima quel triste e danoso soggiorno. Si e osservato
per aggiungere un esempio vicino che I'aria di Roma
e di molti allri punli della granue penisola preso ha
un assai piii mite temperie che nei velusli tempi
per i grandi diboscamenli che sonosi falti nella Dal-
raazia da essa divisa dalla striscia dell' Adrialico. Se
dunque tutto prova che i boschi e il diboscamento
tanta dirctta e potentc influenza hanno sulla costitu-
zione fisica e metcreologica dello conlrade lerre-
stri non cerchiamo altrove la causa dei notabili caa-
giamenti che caduti sono presso di noi a tali riguar-
di. La nostra posizione geografica dar non ci potea
circondati da boschi quei freddi tesle narrati e le cou-
seguenze che ne derivano , ne il diboscamento ua
cnormc cangiamento , ma se certa e I' influenza le
mutazioni nella loro grandezza c potenza sono rela-
tive alle circostanze dei luoghi nei quali arrivauo c
vi producono relatiri efielli.
208
Per tanli vantaggi fisici ed ecoaomici conviene
dunque rinnovare i boschi e le foreste provvedere alia
loro ediicazione poiche csseri crganizzati come gli ani-
mali capaci sono di miglioramento e di una piu o
mjiio felice riuscita. II Govcrno che veglia sopra un
articolo tanto importanle da le leggi che regolano la
conservazione e ordina il taglio; la proprietii non e
mai attaccata nel vielare i tagli non opportuni; e un
procurare il bene a un cieco padrone, e combinarlo
con il bene sociale. Cosi polra invitare al bene i pro-
prietari delle terra a collivarsi,
Finalmente io diro cbe i boschi e gli aiberi om-
brosi proveggono solidamente ai nostri bisogni mo-
rali ; troppo spesso dimentichiamo i vantaggi del no-
slro spirilo per occuparci con iroppa scria cura dei
soli del nostro corpo assimilandoci cosi ai bruti che
non cercano che solo pabolo per il loro ventre famelico.
Le belle ed eminenli nostre facolta meritano tanto piu
la nostra atlenzione quanto che ci procurano alimenlate
quei piaceri assai piu elevati e piu nobili che quell!
del corpo. I boschi sono preziosi per coloro che pre-
feriscono la vita campestre per un certo tempo silen-
ziosa e tranquilla al fracasso che storJisce delle po-
pulose citta; ivi in un dolce asilo conlemplano le bel-
]ezze della Natura si elevano sino al suo autore e co-
me da un sicuro lido inirando il mondo agitarsi per
vane grandezze si dispongono a sentire tranquiili il
suono della loro ultima ora. L' uomo faticato dalle
disgrazie della vita si togiie dal vortice alTannoso che
lo tormenta nelle chiusc citta career! onorate per le
quali i nostri antichi padri lasciarono gli aiberi sotto
i quali erano nali e a trovar va il soggiorno che as-
segnato aveagli la buoua sorle. II silenzio che vi re-
gna gli aiberi maeslosi die o spiegano contorni pit-
209
toreschi suyli spazi aorci azzurri o si uniscono per
ibimare luiiytie oiiiljre fra le quali opponeiido valiJo
oslacolo ai venli tempestosi reyiiar vi fanno I'aiira
It'Ugiera che spinge le Ironiole fiundi a dolce freiiiilo
lo purtano ad un saliilare racrogliinento; lo sguardo
coiux-ntralo da o_i;ni p..rle lo guida alia meditazioiie
sullc grand! vrnta al piode deilo qii.ili svanisce il
duro orgoglio ia peiio.-a invidia I'ardeiite cupo livore
la vaoila degli oiiuri il sogno tormentoso della arn-
bizionc il basso pcifido iiitiigo. L' amore e il genio
ainano la solitudine del bosclii; I'uomo che e domi-
nalo da! prirrio seiile nel silcnzin tutta la forza delia
passioiie che I'agila e gode nel pascere la sua ani-
ma in catene di faiitasnii che uii venlo nemico fa as-
sai sovciite svanire; I'elico se tolla la fatale benda
giungerebbe a conoscere come trascurando 1' im-
peio doDa ragione sacrifica talvolfa alia miscra
spcranza di un sogno passaggiero li moniento della
vita che passa dal nascere al morire. L'nomo di ge-
nio trova soltaolo solfo la rjnicta oinhra il ln'>go nel
quale la sua nu-nle non distralla da alcuno oggclto
nu'dita [irofondamente e da alio facolla intcliettuali
tu'ta la I'orza della quale cupaci sono, Ntwton al pie-
de di (HI albero e al cader di un frutto si ele\6 a
lulle le bfere celc>ti compassu gl' immensi spazi e ri-
velo ai morlali le leggi dell' Li in verso.
La mallina dci 4- fcbhrajo 1846.
27
■Mill'
DI UN NUOVO GENERE
DI POIIPAJO FOSSIIE
DEL
IITTO KELLA TOBWATA ORBIKARU DEL 1 2 DICEMBRE 1847,
A / '■ 3 ■■! 7
I ■.. t-
,!■,': .M,i>.<iw
vmm'fTmm'rm ♦ o ♦TTt'^TrFf TTTrtTFTrrrf •frrrinrf^T f+rt* it*TfTf
%ja nuovo genere di organico fossile, essemlomi
toccato in sorte di possedere dal calcario di Pachino,
dopo di averlo atlentanienle studiato, mi parve esser
degno dell" allcnzione ile'zoologi; e fu percio che pur-
tandolo meco in Napoii, non Irascurai di sotloporlo
alio esame de'com[)onenti la sezifine geologica e mi-
neralogica del 7.° Congresso degii scienziati ilaliani.
Qiiosto fossilo si appresenla in una massa glo-
bulifoiine di once undoci di altezza (palm, sic.) so-
pra dieci di larghezza: e nello insienie assume la figura
pressoche di un grosso iJolium yaloa, cominciando
piu siretto nilla parte che viene ad esser coperla dal
reslo del corpo; il quale gradalamente va aumentando
di volume rivolgendovisi sopra(l), Guardato dalla con-
vessita maggiore (2) ofi're la superficie incrostala da
serie conligue di cellule quadrilalere , ma piu loslo
parallelopipide di due a tre linee di lungliczza; e
sono Delia massima parle ripieae di sostanza calca-
(1) Tav. \. r. \.
(2j Tav. 1. f. 2.
2U ,
rea, franne poche ove la calce carbonata si e con-
cenlrata in cristalii, lasciando uii picciol vano geo-
dico. I ripartimenli delle cellule sono di un so! pa-
rete. comune colle laterali ; di color bruno nella su-
perficie interna, giallaslro nel reslo della lamina; essa
e di strutlura lamellare o squamosa: sebbene si possa
cio appena ad occhio nudo distinguere.
Le serie delle cellule, benche contigue e sparse
per lutla la superficie deila massa, sono pero discor-
danti; ed i ripartimenli di una serie corrispondono
a' lati delle contigue di un'altra: talche nella direzio-
ne laterale esse sono parallele, in quella perpendico-
lare pero riescono discordant!.
Ben si ravvisa che queste serie dovevan coprire
iulta la superficie della massa; ma per essere oblite-
rate in molti punti, e per la sovrapposizione di so-
stanza calcarea in altri, resta appena un quinto della
superficie intera, ov' esse sono visibili. JNon per que-
sto non sono marcate le linee de' ripartimenti fra una
serie e I'altra in molti siti; e principalmente si puo
distinguere come elleno seguissero la curvatura della
spira, nella parte da me destinata a riguardasi come
superiore (i).
Non vi sarebbe fin'ora di particolare in questo
organico, che nessuno non prenderebbe per un poli-
pajo, se non la forma delle cellule, non osservabile
in altri di quella vasta famiglia, e che in menoma
parte potrebbero avvicinarsi a quelle dell' Alcionite,
dist^gnata dal sig. Parkinson colla fig. 6. della tav.
XI, nel 2. volume della splendida sua opera (2); ed
ollre a cio la forma di spirale che assume la massa
(1) Tav. 1. I. 3.
(2) Orijaiiic remaius etc. London 1833.
215
inliera, e viene a coprire percio Ic prime serie dt'lle
cellule, Tanto l)asterebbe per fame un genere iiuo-
vo, esscndo la strullura delle cellule dipendente sem-
pre da quella del vivente coslrullore. Ma abhiamo
ben' altro di piu singolare; cioe la interna stiutluia di
questo organico, che s' e palesata nel secarlo orizzon-
talmente nel senso di sua larghezza.
Nel conlro della massa si osservano molte serie
spiral! di cellule di varia grandezza, che partono da
un punto, e si addossano le una sulle altre, ripiene
di calce carbonata come lo e tutla la massa, ed esse
sebbene tutle di quatlro lati, pure molte se ne scor-
gono quadrate, e molte altre parallelogramme alhin-
gate. Sono addossate, come ho detto, una suH'ailra,
ma non sempre parallelamente; ed ofTrono nello in-
sieme il principio dello svolgimento di una spira sli-
vata di cellule all' incominciar del primo giro, e che
va scostandosi gradatamente, per prendere la ourva
di un'arco maggiore. Due o tre serie delle cellule piii
esteriori sono direlte verso la superlicie attuale della
massa e fra queste e le serie central! s'interpone
una pasta calcarea, di varie tinte ondeggianti, e sparse
a guisa di venature color bluastro e rossastro, misti
a bianco sordido: le prime di caicario compatto, le
seconde di calce carbonata crislallizzata e plena di
piccole geodi, nelle quali veggonsi rialzare le pira-
raidi de'piccol! prism! della stessa sostanza.
Non ho potuto per nulla scoprire il I'ondo del-
le cellule; in quelle slesse di cui, nelle due por-
zioni secate della massa, s! scoprono ! pareti lateral!
corrispondenti alia superficie superiore(l), non appa-
risce segno alcuno di Ibndo, perche resta coid'uso
0) Tav. !. f. 4. m.
216
col nialeriale di tuUa la mnssa. To pero ardirei avan-
zare, aver esse per loiido la superficie del calcareo
stesso solloposlo, e che il lavoro di quel vivenle,
qual' esso si fosse stato. limitavasi alia fabbrica delle
sole pareti.
Questo singolare fossile. e slalo rmvenuln nel
calcario di Pachino; in quello stesso ove abboiidauo
Je Ippiirili, dove iion mancano di ben'altri poiipai,
e che noa dubito di rifcriro alia f'ormazione della
creta in quell' aiigolo di Sicilia.
lo non ho pclulo altriinenti riguardarlo che co-
me un Polipajo. Avendolo pero esposto alia osser-
vazione de^li iliuslri meud)ri deila cennala sozione del
7." rongresso, ebbi a senlire che il sig. Scacchi,
prof, degnissimo di mineralogia nella universila di
INapoli, lo riguardava come una Ippurite. o come qual-
che "enere affine; p*-r un genere delle Rudiste lo ca-
rallerizzavano il sig. Coleguo. prof, di Burdeaux, il
conte Spada, il marchose larcto, se non cho il ba-
rone De Buch era del mio avviso. e volea riguardarlo
come polipajo, perche anche a'polipaj egli e inclmato
a nferire le rudisle. Gonfesso. elu' \l parere di tanti
scienziali mi fe dubitare de' iniei pensamenti, e credei
doVLT cedere per allora, nserbandomi a meglio ma-
lurar I' ar:;omenlo. Inlaalo, sia per oquivoco, sia che
il sig. Scacchi careggiaudo la sua opinioiie, non ram-
menlasse il vario parere de' dotli della seziouc, si
scrisse nel Diario c( di cssere stalo carallerizzalo da
lutti per Specie (/' fppiirite )) non volendogli ne(tpur
atlribuT caratUTedi g(;iicrel
Hipiiiliando or? duiique lo esame del subielto in
quoslione, pare die si dovesse sceiulero al paragone
slrdto delle Rudi.-le col mio iiuovo organico, per ve-
nue in chiaro te po^sa, o no a quella famiglia rife-
rirsi. A lale oggelfo mi son posto fnnanzi aali occhi
moll, individui di Ippurili che abbiamo nel Gabinetto
della nostra r. Universila di studi, (aluni che io ne
posseggo, allri in potcre di a! Ire persone, e non ho
dimenlicato quelle, che nel Museo mineralogico della
r. Universita di Napoli il sig. Scacchi mi fe gentil-
meute a bell' agio osservare(l).
Senza entrare per ora nella disamina, se la Ip.
punte sia stata ben collocala sotto I'ordine delle Ru-
diste, dal sig. Blainville, e se ben vi si addica ii ca-
raltere d* avere due valve, rapportero quelle che al
genere Ippunle egli assegna.
{( Ilippurite. Animale interamenfe sconosciulo
conchiglia grossolana irregolare, doppia aderente ; la
vaiva mfenore di forma conica, piu o meno allunga-
ta che comparisce talvolta divisa, in un dalo site
, della sua estensione, in tante logge da altrettanli par-
fmienti Irasversali: provvtduta di un canale laterale
tormato da duo spine longiludinali, olluse e quasi
parallele ; la valva superiore o perculiforme, che chiu-
de I'aperlura delFaltra.
IN'elle osservazioni, Io sfesso aufore fa riflettere
» essere assai difficile determinare il sito nalurale di
» que' smgolari prodotli di corpi organizzati. che si
» nnvengono soKanlo nello state fossile. II sig.' Lamark
» 'ulatli neha coslituito un genere As' Polilal(wiacei{2)
» e noi crediamo pero megiio siluarle accanto alle
J«udiste, senza poter dire di piii(3).
(1) Io non crclio dover qui prnv.ire ciio il mio fossile noa
puo per nulla ;i|,p;.ilenere al gonno Sphmdiks. basia o«ser-
jar (|u..sl. hvmmi re^li ,li anliVhi wv,.nli per vcd erne I' asso-
liila < illrrenza Vedi l« (av. lv.i ,li muimille e la nostra lav.
VI I. «)^ a. b che ^ un (lisci{Mo di una niniva PfiMulK.. Joda-
ni.a IMranc. la qua!.- sara da n.e aniumziala (|iu annressu.
(2) Aniin. sans vulcbr. vol. viii. p. oDG.
(3) iWanuel de malacologie pag. oJ7. 28
218
Oi;nun vede quanto vi sarebbe a dire intorno a
quesli caralleri assognali alia Ippunle.- e specialmenle
inlorno a quel riguardaila come conchiglia valvata. Ma
ben'altro e il mio scopo in questa disaniina; e vengo
a considerare la slniltura de' fo8siii che debbon para-
gonarsi col mio.
Qualunque &i fosse la grandezza delle Ippurili,
certo c che esse son tulle costituiie da un lubo piu
o meno cilindrico, piu o meno curvo. Talvolta esso
e conico senza curvatura scnsibile (1), tai'allra assu-
me la forma di cornu (2). L' opercolo, creduto valva,
e spesso mancanle: alcune voile sla sopra i'apeiluiia
superiore del tubo (3), tarallra tiovasi addentralo nel
tube stesso (i). La sirullura di queslo e fibrosa, a
fiii calcarei longitudinali, come nelle Turbinulie, slret-
lamenle aderenti fra di loro, e cosliluenli i pareli di
un tubo, doppi da due linee sino a dieci o piu (3).
Dalla parte interna questo tessuto fibrose si niantiene
per tullo il giro del lubo; neU'eslerno pero allora si
disioj)re quando per cfrelto degli agenti meleorologici
parte della sostanza calcarca, interposta a' fili suddclli,
e scomparsa (6); mentre ove il parete e integro puo
soltanto scorgersi a stento nelle paiti fratturate (7).
])ue spine longitudinali per lo piu {S), e qutjche
voita Ire (9), quasi parallele si rialzano dal lubo;
(1)Tav. 2. f. 1. a ■
(2) Tav. 2. f. 2. a
(3)Tav. 3. f. 1. a. Tav. 3. f. 5. a.
(i) Tav. 2. f. 2. c.
(3) Tav. 3. f. 1.l>-
((oTav. 2. f. 1.i..l>.
(7) Tav. 3. f. 4. a. a.
(S) Tav. 2. f. 1. '■•■'■<■.
(i)j Tav. 2. f. 2. bbi.b.
219
e queste in rnoiti individui sono libere di qualunque
appeiidice (1): nella maggior parle pero restano ag-
gruppale da una serie piu o meno lunga di lamine
culcari semilunari(2), a hordi gcntTalmenle convessi(3),
le quali occupano quasi inleramenle i Jumi della ca-
vita del tubo, e lo dividono in aitreltanle loggelle (4).
Spesso sono soprappnste le une alle allre e non la-
sciano intcrvallo alcuno fra loro (5), Sono esse di va-
ria grandezza e doppiezza; e selibene a contallo coile
spine e col parek' inlerno, pure si scorge benissimo
che lo sono slate posterirmente, essendone del tutlo
iiidipendenli (6). La loro strultura e compatta, e non
SI rassomiglia in nulla a quolla fibrosa del tubo.
Tanlo puo dirsi di queila specie di operculo che in
talune Ippuriti si osserva, e del quale terremo orora
parola. La parte esterna di questi fossili per lo piili
e liscia; tutti quelli da me osscrvati in Sicilia sono
COS! ; in quelli che conservansi sollo questo nome nel
museo mineralogico di Napoli pero si trovano esser
forniti, nella parte esterna del tubo, di lamine incar-
toociate a guisa di tubetti cilindnci, o alquanto com-
pressi, (non mai pcio a faccetle o ad angoli), poco
distanli una dall' ultra; simili quasi a quelle della
I'accia esterna della Pinna nobilis, ma piu spesse e
slivate fra loro, 11 rapporto pero di esse col parele
del tubo di quelle Ippuriti, o alineno riguardate per
tali, non e manileslo, perche non e chiara la slrut-
tura del tubo stesso; tuttalvolta, da quanto puo scur-
(1) Tav.
(2) Tav
2. r. 1. D.
2. r. 1. f.-Tav. 3. f. \
(3jTav.
(4) Tav.
(3j I'av.
3. f. 2. a.
4f. 1. I.I..
3. f. 3. a— Tav. 4. f 2
(^0; Tav.
3. r. 2. Tav. 2.f. 1. f.
a.
220
gersi, lion assume la struKura lamcllare, por potersi
con piu di agevolezza spiegare la nascila di que'tu-
betli esteriori.
L' opercolo, o allro che si fosse, non sapendo
determinarmi a rigetlarlo o ad ammelterlo per tale,
si manifesta, come ho delto, talvolta alia eslremita
superiore dcila Ippurite, taFaltra enlro al tubo di
essa. La sua forma e quasi roloiidata negli orli(l)
con due appendici, corrispondenti, una alia curvatura
del canale Ira le due spine Taitra a quella del pa-
rele; nella parte superiore e bornoccoluto(2): la strut-
tura ne e compatia, come quella delle lamine, o par-
timenti interni. Nessun segno di cardine vi si osser-
va, ne la Ippurite dal suo canto ne offre in alcun
silo; e delle tre forme di opercolo distinte dal Sig.
Ant. Duges (3), si potrebbe a slento rii'erire alia val'
vi forme.
Quest! fossili non sono mai soli nelle rocce ove
incontransi, ma, come le oslriche, si aggrupano Ira
di loro, diretti in varii sensi e ben di sovente taluni
vengono chiusi inleramente da altri; dimodoche al-
lora soltanto possono discoprirsi quando si rompe il
masso che le conliene. A cio si aggiunge che il ma-
teriale calcareo che le avviliippa, spesso le nasconde
tulte insieme; ed e ben difficile il distinguere la roccia
alia quale erano aderenti nel tempo di loro vivenza;
se pur non era diverso il niodo di starsene in allora,
da quel tumulluario in the Irovansi oggi nella roc-
cia calcarea.
Ho delto in generale queste poche parole sulle
(1) Tav. 3. f. 5.
(2) Tav. 3. I'. 5. a.
1,3; Annul, dcs bcieiiccs naturelles vol. 18.— 1829.
221
Ippiirili: esse poio nnn sono Uilte della slessa forma;
e niolte specie lie rifcnsce il sig. Del'iance, pel ca-
raltere della parte oslcnia di esse, e pel numero delle
spine interne ; cosi la
= IJippuntes sulcata Defr. e costolata longitudinal-
inenle; od ogiii coslola e niunita di proluberanze al-
quanto spinose ; a dislanze quasi uguali, e trasver-
salmente paralleie; mcnlre la
■=. lUppuriles striata Del'r. e seinplicomenle solcala; la
= llqypiirites cormicopiae. che e la piii cunuine, e
a[i|)uiito quolla da me descrilla: e la
=. Ilippiirites bioculala, c rimarchevoie per lo sbu-
canicnto dell opercolo; ed a guardaria, essa piij si
rassoiniglia ad iiii lubo di gigantesco vennetus. E a
dire il vero, in niolli caratleri di struttura le spoglie
di quest' ullimo testaceo a quella delle Ippurili avvi-
einano non poco.
Quelle che conservansi in Napoli, coll' esterno
di lor lubo conico armato di tubetli laminari, si vor-
rebt)ero avvicinare al niio nuovo fossile, perchc que-
slo e copcrlo neiresterno da una copiosa serie di cellu-
le, le quali potevano avere, a menle di taluno, la stessa
origine de'sopra ccnnati lubelli. Or qui cade in accon-
cio il ricordare che benaltra cosa e un tube formalo per
incarlocciamcnto di lamina, di una cellula regolare. La
soslanza muccosa segregala dalla merabrana che serve
di mantello ai;li aniiiiali delle conchiiilie, a seconda
della furma deirorlc della meinbrana stessa, si modilica
deposilamlosi, e resta poi solidificaia in varie niaiiie-
re, dqx'iidenti sempre dalla impressavi modificaziono.
Cosi basla vedere 1' orlo convesso della conca della
I'inna per re.star convinli, che Itilli i lubelli i (]uali
si iimalzano j)er la eslensione delle valve, dipendono
dalla forma dell" ultima francia della membrana muc-
cnsa (Id vivonle dolla Pinna; la quale rialzandosi per
sgravarsi I'urse della eccessiva segrezioiie, o per le-
nerla lonlana dal margine ddla valva. la versa sem-
pre dalia parte dorsale, e la Irallicne sospcsa (iiiche
si solidipR'a. adaltala allc llmclirie dell.i Inuigia >ttssa,
che le la preriderts la fii;iiia di lamme xilic vate a
giiisa di tiinli caiialt'lli. K tale oper.izmne ripetenJnsi
spesso col graduale accreseimento ddla coiidiii^ha,
viene a prodiirre la senc di quelle laiiiiiie, die han
tutte lo slesso caraltere; non variaiido se iloii ndia
sola graiulezza. dipeiidente dad' mi;raiidiineril() ddle
parti deir animale, ma sempr' ap rte dalla parte ari-
teriore, ove la membraiia del viveiUe rialzava le liin-
brie del suo orlo; esse iindlrc iion assmnono altra
forma fuordie quella che dade (iinbrie dipoiide; tal-
che sempre della siessa inaiiiera si osservano costruile
qii(dle didla iiiedesima seric loDgitii liiiale. E cio iioii
solamenle iielle piiuie, o iielle sole bivalvi, ma iielle
univalvi aiicora: ed e percio che regolari son soin-
pre le elevazioiii, le strie, i nodi, le spine, le sqtia-
me, le varici e tutte le varieta di superfide detestacisi.
Le cellule pero, dalla loro forma e slrullura. ben
altra origine dobbou certameute ripetere. Esse sono
sempre ad angoli e faccette regolari, chiuse da tut-
ti i lati; ed il parete di una e ci'mLiue colla coi-
laterale. Benche talvolta non conservano la stessa
grandezza, la figura pero non e mai cangiala; ed a
prima ijiunla vi si scorge I'opera di una azione misu-
rata, ed inserviente ad un' oggetto determinalo; tulto
ill una parola indica I' opera di viveali costruttori :
lie mai la sola segrezione di mueco da un dorso di
membrana puo giungere a fonnare una cellula chiu-
sa da tulti i lati: ne i lub'tti, cbe piu che altri si
avvicinaiio alia figura di cellulla, haiino parete co-
uiune, 0 van cangiando di sito, ma >ono, aH'incoa-
223
Iro, ripeluli sempre con iiguale disfanza e se[)arali
fra loro; basta fiiialmeiitc! guardare alia Iciro irrego-
larissima allczza, ed alia laglicntc loro soinmila. mcn-
trc nelie ccllu'e essa e piaiia ed alio stesso jivcllo,
prcse neH'iiisieme. INoii e dunque piii a dubitare del-
la diversa origiiie delle cellule e delle varie forme
che assuiner possono le coiicbiglie per la configura-
zione delle squaine della esterna loro superficie.
Dietro di aver richiatnato a memoria i princi-
pali caratleri della Ippiirite, e di aver fallo nolare la
diU'erenza cbe passu fra le squame cbe lalvolta Irovaiisi
alia sua superficie, e le vere cellule dovule a' pi>li-
pai, possiaiiio nieglio confrontare il inio fossile cua
que>ta rudi>la, per vedere in quali caralteri si pns-
8HI10 tank) r.issomigliare, da aver potulo essere di-
cliiaralo una specie di Ippnrite
1. Un Uiho co.-liliiisce immancabilmenfe la Ip-
pnrite, pill 0 mono enrvo: ma non giuiige mai ad
tsser ricurvo, e molto nieno poi a prender la forma
sj)uale.
II mio fossile non ba forma di luho: e perfet-
tamente spirale, a segno che, come dissi, a guar-
darlo da lontano non diflierisce dalla forma di un Do"
hum (jat'o: e se si polcsse svolgere e slenders! sopra
nn piano, esso darebbe quasi la I'onna di una borsa
conica schiacciata. anzicbe no, ed assai piu di quanlo
Won la darebbe un' Amnicmile della famiglia de'.l/a-
crocpfali, se si polesse svolgere nel modo stesso.
2. L' ippurite ha una, due e talvolla anclie Ire
spine interne alle quali a quando a quando si adal-
tano le lamine partimenlali a guisa di mezza luna,
per lo pill. II mio fossile non presenla nessuno di
tali caratleri.
3. Quelle Ippuriti le quali nail' esterno del loro
221
fubo offrono serie di iubetli o di squame incaitoc-
ciate, non ne presenlano che un solo strato.
Le cellule del nuovo Fossile nel suo inlerno, si
fan vt'dere a Ire a qiialtro ed anche a sei ordini, so-
vrapposte le utie alle allre, jn modo da restar nasco-
sle le prime dalle susseiiuenli ; cio che dimoslra la
impossibilila di peter essere formale dal vivente, sup-
posto abittitore di un tubo analoi^o a quello della Ip-
purite ; il quale non poteva coslruirc che una sola
superficie di tubetti ; e non gia lornare indietro per
cominciarne una seconda, sovrappnsta alia prima, e
poi una lerza nel modo stesso, ed allre ancora.
A. La Ippurite e sempre fornjata in modo di
tubo sin dal suo nascere, e presenla sin d'allora una
doppiezza che giunge talvolla a sei linee: e segala
in qualuiique modo puo sempre ^(Ssorvarsi, si come
in molli casi e manifesta, la struUura fibrosa del pa-
rete slesso.
II nuovo fossile sin dallo incominciamento ddla
spira non consiste che di serie di cellule, soprappo-
ste le une sulle allre, ne mai segno di parele di lubo
si mariilesta , o verso la maggior curva eslerna. o
verso la inlerna ; che anzi le cellule si veggono ade-
renti alia materia calcarea che costiluisce la porzione
principale della sua massa.
3. I ripartimenti della Ippurite sono distinli, di
forma determinala, spessi e non coufondibili con al-
tra materia calcarea inorganica.
II nuovo fossile non otlVe segno alcuno di ripar-
timenti: e le venalure che si scorgono nella massa
calcarea frapposta alio cellule interne ed esterne, sono
mere accidenlali , e nulla oll'rono che a lavoro orga-
nico si potesse ril'erire.
6. Le Ippuriti, per finiria, trovansi gregarie e
non mai sole generalmenle.
223
II mio fossile e solo, isolato, ne mostra essere
stale mai adereiite ad altro.
Per qual carallere adunque si voglia esso aggre-
gare alle Ippurili, io non so per nulla pefftuadermi !
E molto meiio io polrei quando si intenda associarlo
alio sleruliti, o a qualche allra Rudista ; dalle quali
non e meno lontano al ccrlo, di quanto Io e dalle
Ippurili. Ed in falli il volcrlo logliere alia famiglia
de' polipaj sarebbe Io slcsso che prelendere cio che
non e.
Gonsideralo, pcrlanto, nel sue vero aspetlo que-
slo nuovo polipajo fossile, e dovendogli assegnare un
poslo fra lanli altri della numerosa e variatissima classe,
bisogna in prima avvicinarlo a quelli che polrebbero
rassoraigliarlo in qualche carallere; e primi si appre-
senlano, sollo quesla veduta \a Favosi'ies co'suoi lubi
parallel! prismalici: ^ Alvoolitcs co' lubi prismalici e
conligui, e la Receptaculites Defr, con quelli rombo-
edrici. Ma da quosle slesse il noslro polipajo mollo
diflerisce; e priniamonte dalla Favosites, per la dispo-
sizione discordanle delle cellule: per la loro figura qua-
drilalera, e per essere piu ampie e piu corle ne mai
disposlc a fascolti ed a lubi allungali. Si avvicine-
rebbe all' Aheoliles per la lendenza delle serie a ri-
coprirsi le une colle altre: ma ben se ne dislingue
per la maniera che siogue di disporsi a spira e noa
gia a slrali concenlrici: per essere in ollre di forma
e di grandezza maggiore di gran lunga, e per non
iscoprirvisi fondo slellulo, osscnzial carallere delle
Alveolili, Finalmenle la forma quadrilalera basla a non
polerle avvicinare a quelle della Jieceplaculilos, rom-
boidali, piccolo e limilale a slrellissiini spazi. II no-
slro polipajo quindi c lonlnno da' caralleri di quelli
i quali polrebbero avviciaarvisi piu di ogni altro qua-
luiKjue. . 1 , . 29
226
Tentero ora di dare spiegamento del singolar
modo in cbe vcggonsi disposte le cellule neli' inter-
no della massa; tornero quindi a considerarlo solto
questo punto di visla.
Si sarebbe detto a prima giunta essere superfi-
ciaimente incrostante, se non si fosse scoperta la in-
terna sua strutlura, la quale, dietro 1' arliticiale se-
zione, mostra un lavoro organico regolare nelle sue
parti e seguito, e cbe nello insieme spiega un pro-
gresso di accrescimenlo spirale.
La ispezione di tale interna struttura mi avpa
fatto credere da principio cbe nessun rapporto flia
avesse colle cellule incroslanli esterne: ed in efi'iito
le interne sono di varia dimen>ione, anche nel seguito
delle serie stesse: ed accompagnandone laiune delle
principali, si osservano ora strangolate, ora rigon-
fiate, ora parallelamente progredire; esse inlanto so-
no situate una accanto all' altra, e si adaltano insie-
me alie curvature della spira nel maggior numero.
Yi sono pero delle altre che lasciando il loro primo
incurvamento e la sovrapposizione alle precedenti, se
ne svolgono allontanandosi, e si dirigono vorso la
eslerna superficie della massa Cosi esseudo non e difli-
cile il poter ravvicinare in rapporto le cellule della spira
esterna, con quelle che nello interno si osservano;
ed ho creduto poter venire a capo di concbiudere
0 che il polipajo nel suo principio non incrostava che
un nucleo calcareo(l), colle prime serie delle sue
cellule (2), ma solo per meta: a queste, disabitate
una volta^ o piene di soslanza calcarea, si addossa-
rouo in seguito le altre serie (3), le quali comincia-
(l)Tav. r f. 4. a
(2)Tav. i.f.i.h.
(3) Tav. l.f. 4. c.d.e.f.
227
vano a segnare una curva maggiore ripiegata sopra
la precedente; finche la sopravvenienza del niatoriale
calcareo della massa (1) ricoprendole lulte, sin dal
coniiaciamento della parte spiraie, le nuove serie
delle cellule, allonlanaiidosi dalle prime, si eslende-
vano sopra il ceunato materiaie, con nuova incrosta-
tura che veniva spesso interrotta e ripresa sopra le
cellule precedenti (2).
Dopo alquante alternanze di sovrapposizioni cal-
caree, le cellule del cresciuto polipajo vennero ed eslen-
dersi sopra la superficie, che comparisce essere slata
la penullima, perche le porzioni dell' ultima, dalla
quale sono coperte le cellule dell' intiero relicolato su-
perGciale, non ne presentano piu alcuna addosso. Ma
forse sabbero elle comparse anciie sopra di quest'ul-
tima sovrapposizione calcarea, se la massa del poli-
pajo, col resto della formazione del calcario di Pa-
cbino, non fosse stata avvolta nella roccia, ed avesse
dalo termine alia vivenza di que'polipi costrultori.
La I'onna spirale, per tanlo, di quesla massa di po-
lipajo pare che possa riguardarsi come meraraente ac-
ridenlale, e dipcndente in prima dalla forma del nu-
cleo calcareo, al quale addossaronsi le sue prime cel-
lule ; e fu con esse che slabilirono la superficie sulla
quale vennero di seguilo addossandosi le susseguenli
serie, e la coprivano e la nascondevano. Queste per
cohdi/.ioni parlicolari de polipi coslruttori, era picco-
le, ora piii grandi, ora brevi, ora profonde venivansi
fab bricando ; finclie alia sopravvenienza del materiaie
calcareo che ne dislurbava il progredimenlo , riem-
pien done i vani, abbundouavauo le anliche sedi per
(1)Tav. \. f. 4. g.g.
(2)Tav. \. f. 4. h.i.l.
228
coslruirne delle nuove, sopra il materiale adflossalo
alle prime. La fii;ura spirale pero non potelle piu
pirdert-i, alteso che lanlo il calcario, quanlo le cel-
lule de' polipi quasi a slrali concentrici ai priini la-
vori anilavano fabricandosi.
Tale e lo spiegamento che mi e sembrato poter
dare, senza ardite proposizioni, alia singolare strut-
tura deH'inlerno di queslo nuovo polipajo, appoggiato
auzi cred' io a taluni innegabili falli. Ad ogni modo,
quand' anche non avessi colpilo il vero, non mi sono
pero ingannalo neH'averlo tollo via dalla slraniora ta-
miglia, alia quale si sarobbe voluto aggregare; e I'bo
resliluito a quella che gli apparleueva di dnlto.
Kel dargli ua nome, come e giusto che lo ab-
bia, or che per la prima volta e stato conosciulo, io
ho avuto riguardo al particolar modo con che ven-
gono a nascondersi le sue cellule , col sovrapponi-
mento delle nuove serie, e col ricurvarsi in spirale ;
e, quasi come una famiglia di polipi che nasconde e
copre se stessa ravvolgendosi, con greca voce I' ho
denominato Avtocryptomene, asscgnandole i seguenli
caratteri generici.
A. Poliparium lapideum incnistans , cellulis
gimdrangu/aribus, seriatim disposilis, simplicibiis,
contiguis, alter nis.
Alia specie poi che ahbiam descrillo si addico-
no i seguenti.
A. spiralis. A massa solida spiriformi, externe
cellulari: cellulis c/uadrilateris, contiguis, per series
transversales amplo or dine stipatas^ disposilis. In-
terne seriis cellularum occultis, super impositis, in
sptralem incrementum procedentibus.
Habitai-^i^osi>\\e del calcario ad Ippurili di Pa-
chino in Sicilia.
229
Se la nomonclnliira allora e piu utile quando
piu chiaiameiitu ^'^p|•iIlle i caralleri dellc coso, come
alveolites, dijsticopora. calenipora etc. io ho creduto
far meglio di dar queslo nonie al mio nuovo fossile
che veslirlo di imo sfiiiuralo di persona alia quale
avrei poluto dcdicarlo, perche non servisse poi a de-
slare alcuna idea. Ella e una sciagura, e un detri-
mento del progresso scienlifico, I'essersi portala in
oggi air eccesso una moda, che contribuisce a viop-
piii ingarbugliare e render difficile la cognizione de-
gli oggetti che la storia naturale di sludiar si propone.
•w ■,.{■>
231
APPENDIGE
SOPRA UNA NUOTA SPECIE DI SFERUUTE
Nell'ordinare il gabinelto Gioenio, in quesla R.
IJniversita di stiirli, rinvenni una sferulilc, allnqunle
nome alcuno noii era per anco assegnalo. E'^'^a mi
parve nuova e come Icile mi avanzo a presentaria,
con que' lumi die mi e dalo di avere nel luogo ove
mi trovo; ed eccone la descrizione.
Massa calcarea di otto pollici di lunghezza sei
di larghezza, e quaitro circa di allezza; di fji;ura
irregolare, inclinante alquanlo alia ovoide(I); la par-
te supcriore presenta una piccola eminenza con i-
ca(2), quasi nel centro della suptTficie di un cilin-
dro attorniato, nel bordo d' onde comincia , da una
scri<> di squame contigue disposle a raggi(3). Da una
meta della base del piccolo cono si aprono tre fora-
mi, smarginati e malgonci i quali non si approfonda-
no molto in giij. II maggiore quasi semiluuare e in-
terrollo nella cavila da una spina rilevata che si ad-
dentra nella massa del cilindro; gli altri due sono
uno quasi rotondo, I' altro alquanlo lunato, e mono
profondi entrambi del primo. fSel rimanente della base
del cono, e della superficie del ciliudro vi sono al-
quanti infossauienli di poco rilievo, ma che inlanto
danno allinsieme un'aspello organico, piii presto che
di roccia.
Le squame che formano il disco della parte su-
periore della massa, sono tutte leggerraente canalico-
late, co' bordi laterali rialzali ; e quesli unili a quelli
(1) Tav. 3 f. 6. a.b.
{^1) Tav. 3. f. 6. a.
*-(biroslrc?)
(3; Tav. 3. f. 6. c.
*
232
delle altie squame formnno tanti raggi rilevali, che
piiiluno da uii bordo circolare, e rialzato anche esso
intoino alia superficie dell' apertiira del cilindro .
La sU'utlura di queste squame e lamellosa; nel bordo
pero si vede, dalla parte interna, una serie di tes-
suto quasi fdiroso che esce aiquanto dal bordo istesso.
Tutto questo disco radiato e squamoso e aiquanto
convesso: vale a dire che il margine esferno 6 piu
basso del bordo superiore, il quale par che assumesse
una forma conica bassissinia, dirigendosi verso I'apice
della piccola eminenza conica del cilindro.
II reslo della massa e di un calcario, compalto
anzi che no, e di quando in quando a difFerenti di-
stanze appariscono i nnargini di altre squame rolte e
coverte della sostanza calcare: quasi gradatamente cre-
scendo la conchiglia, se pur tale puossi appellare,
andasse abbandonando le prime squame, e sopra I'ad-
'"* dossala materia calcarea disponesse le susseguenti,
sempre intorno ad una specie di cilindro, munito dei
soliti forami e dell' apice conico.
v. Se quest! caralteri sono capaci, e sufTicienti a
"\ ' distinguere questo,' organico dalle altre specie della Sp/W"
ruliles, io vorrei chiamarlo Spherulites palula, ap-
punto perche le squame, lungi di esser brevi e ri-
, volte in su jrregolarmente sono piu ample, pii!i pa-
teuti, ed inclinale aiquanto in giii.
Tau.l.
BBBBBnM
ggaiBBBi
aQQBBBaB
fs.
P.ln. J.S4,Mt
IBIX
.\ n t o c r y Ti 1" o in e n p
spiralis
\
Tau.2.
I 1 i I) I) 1 1 r\ tea
corntiropia e. Defr
Tat- ■ 3
1^
Tuv /,,
/>
1 1 I u n IJ I- i I r S f I S t IJ I .
/^ric J/rcf.i^^ "^<
COniMiZlOIE DElli DESCmZIOM
DI VARIB
SPECIE NUaVE WALACOLOGICHE
DELIA SICILIA
PER IL SOCIO ATTIVO
lETTO RKLU TOBWATA ORDINARU DEL 28 GEKNARO 1841.
.l^^!:\tv
±JLt±.*jt*Jt±±.tJtJLt±Jt.tJJ.tiJt^*jL±J:J^JtJtiALt±itJ^*JJuULi±^
±JtJtJcAJLt±iJtiJtA.i.iJt±JLt^JcJJ-t^tJf^itJU-t±±.*jL±±±J.ti 4 4 4 4 4 t tAtJL* JL^ 4 ♦ ♦ ♦ ♦ .t 4.«.
Eccomi, egregi Golleghi, alia seconda delle mie
memorie di malacologia siciliana. Contieneessa ladescri-
zione di varie specie nuove di molluschi viventi e fos-
sil! della Sicilia. lo non voglio ripetere quanto mi trovo
doUo nella introduzione premessa a queste memorie in
riguardo alia novita delle specie delle quali mi occu-
po. Ho svollo luUe ie opere di malacologia ch' ebbi
il deslro di procurarmi, ed in quesla occasione debbo
puhblicamenle manifestare i miei sentimenli di verace
nconnscenza all' esimio cav. prof. Garmelo Maravigna
per avf^rmi foruito all' uopi) delle opere piu rare ed
iiiiportanli. INon vi ho rinvenuto descritle le specie
die produco provvisoriamente come nuove, ed ecco
perche ne imprendo la pubblicazione. Se in pro-
gri'sso si troveraniio con anlipciazione descritte, cio si
duvra allribuire alia dcficienza dei mezzi in cui vivia-
mo, coi quali procurarci ogni maniera di libri e di
scientific-he notizie, colle quali porci a livello di quelli
rh'ehhero la venlura, sf)lt'allio cielo uascendo, vivere
nciia picnczza di codcsli mezzi.
236
Eppure a quesli ebbe spesso ad accadt^re quanto
io lemo che a me non avvenga. ^el secondo volume
della enuiiicrazione dci molluschi della Sicilia molte
specie, ci>e I'illustre autore di quest' opera aveva come
nuove prodotte nel prime volume, dichiara che non
lo sono allrimenli, avvegnacbe poluto avesse coii-
sultare grande numero di libri di malacoio^ia; e do-
pe la pubblicazione dtila seconda parte non jascia
in una lellera diretta al chiariss. prof. Scacchi da INa-
poli, ed a me pervenula per organo del benemerilo
cav. prof. Taranto da Galatagirone, di renderlo cono-
scenle di quesli inevilabiii sbagli, di che egli pote av-
vedersi solo, quando riceve da parecchi ciniici Ja
maggior parte dclle conchiglie indigene della Groen-
landia, dell' Inghillerra e della Korvegia. Le dislanze,
la differenza dei linguaggi, la molliplicita delle opere,
la lenlezza delle comunicazioni e la scarsezza delle
corrispondenze scienliliche, la mancanza dei disegni
in talune opere, o la imperfezione dei medesimi,
spesso la inesattezza delle descrizioni, e sopratullo la
simultaneila delle scoperte e delle osservazioni, sono
le cause piu efficaci ad ingenerare inconveniente sif-
fatto. E per 1' ultima di esse vienmi il destro citare
un esempio iniponenlissimo. Nell agosto del 184-2 io
e'l mio ornatissimo collega p. d. Giacomo Maggiore
fissavamo i caratleri di un nuovo genere di mollusco,
che addimandavamo Orloslelide, dal colonnello rctlo.
]Nel IS-il Philippi aveva proposto lo slesso genere
appellandolo Pyrgiscum. domentre nel giugno del 1840
Lowe in una delle societa scientiCche inglesi slaluiva
il genere medesimo chianiandolo Parthenium; ed in-
lanto un tal genere era slato fissato pria dal celebre
D' Orbigny a Chemnizio dedicandolo, e come anteriore
agli allri iu riteuuto geueralmeute il genere Clwmnitzia.
237
Cio poslo sccndo alia descrizione delle mie spe-
cie nuove.
GENERE TEEEBRATULA
Specie i. Tercbralula Spadao mihi.(Tav.2. f.5. a,bjC,)
T. tcftla ovnta. tumidiiiscMla, laevt, subtonui-, longi-
tudinal iier Hubj)!icata- iilicis obscurissimis , tribus
in valvu/a darsa/i, et duobus ventrali viajoribiis ;
margine venlrali sab emarginalo\ rostro pj'oducto,
snbnblif/iu; Iruncalo. foramine rolundo, mediocri;
marginibiis cardinahbus valvulae ventralis brevibus,
rocliusciil/s, in angulum oblusiiisculu7n coiivenien-
iibiis ; deludio seclante.
Specie mollo interessante tra le terebratole sicj-
lianc, da mo Irovala una sol volla in Sicilia nel mare
di Aci-Tri'zza. E' ovale, alquanto rigonfia, legger-
incMile altenuata ai margin!, di color corneo, longitu-
dinalmento piogheltata; le pieghe poco distinle, non
mollo uguali, ma simmetricamente disposte neH'uno
€ neir allio lato, e scoinpariscono in vicinanza al car-
dine ; di esse, Ire nelia valva dorsale e due nella vcn-
traie sono piii riicvate, meglio dislinle, lasciano tra
di lore maggiore spazio, e vanno a Icrminare ad
una smarginalura leggerissima che presenia il mar-
gine fronlale , dove costituiscono due angolature
appena marcabili. 11 rostro e allunguto, quasi ob-
biiquaraente troncalo con un forame esaltamenle ro-
tondo e mcdiocremente aperlo. I raargini carJi-
nali della valva vonUaie brevi, piultoslo retti e di-
238
sposti a formare un angolo alquanto oUuso. Lo sche-
lelro intcrno non e semplice, ne mollo complicalo.
Due lamelle liinghe, quasi pcrponJicolari al margine
frontale, partono dai denfi canlinali. e si porlano sino
al terzo inferiore della valva dorsale. Sono alquanto
incurvate lateralmenle. e coslituiscono una figura ellit-
tica. Al piinto di loro origine produconsi in avanli
in due altre piccole laminette verticali, corlissime,
a mo di uncini, e sembrano, come sono in f:Uto. un
prolungamento o mcgiio un incurvamento della [)arle
superiore delle due lamelle piincipali. Per ultimo una
altra lamella soende in mez/.o a quest' ullime, piu
corla e saldata al Ibmlo della predetla valva, e gm-
gne appena al medio di lunghezza di quelle.
Ho cercalo per tal modo di descrivere alia me-
glio la disposizione di queslo sclieletro interno, lanto
inleressante alia diagnoslica ddla specie in discorso,
comeche piii chiara apparira dal disegno che ho ap-
posto in una delle tavole, che servir dovranno di soc-
corso alia ndgliore intelligenza del mio lavoro.
La mai;;gior larghezza della nostra terehratola,
che trovasi quasi alia meta di essa, giunge a mill. 25.
Altezza mdl 32
Ho voluto Iregiare questa bella specie del nome
deir egregio mineralogisla monsignor Lavinio Spada
dei Medici per tribulare aquesl'uomo chiarissimo un
omaggio di mio rispello e graliludine.
GENERE ANOMIA
L' attento studio e le osservazioni da me fatte
sulle anoraie siciliane mi han condotlo alia scoverla
non solo di alcune nuove specie a lal genera appar-
tenenti, ma bensi a nfoimarp la diagnosi dell' AnO'
239
mia elegans di Phil., di cui Ire eseinplari sollaiito
ebbe agio a voderne linsigiie ledescn zooloiiisld.
Quest' ultima specie e da lui dcscriUa iiel inodo
di appresso (1).
j4. testa suborbirAilari , deprossa. olha, tcnui; mar'
ginc cardinah recto; lineis e/evatis radianlibus in
aduUiore.
Or avendo avuto per le man! piii di quimleci
in(iiviiiui della specie in discoiso, o ad essa per lo
incuo prohabilmeiile rilL-ribili, e I'altovi sopra attenta
disainiiia, ho Irovato.
1: che lii specie e veramente nuova e distinla
dalle congcneri, e precipiiamente per il cardine retto
e per le liiice elevate di che va fornita. '
2: che la forma vana molto in ragione del corpi
ai quali si altacca, laldie spesso la vedi ovale, irre-
golare, allungalissuiia ec.
3: che le linee quasi mai mancaiio, e si tro-
vano nei giovanissimi individui, come negli aduiti;
che sposso verso il centro e I'apice della conchiglia
del lullo svaiiiscono.
4: che soDo raggiaali coslantemente, raa spesso
irregolari, e quasi seinpre ineguali ed aspre,
5: che trovasi alio stato fossile, possedendone
uu individuo nella mia collczione, rinvenulo a Milazzo,
ed in queslo le linee sono piu distinte e piii elevate.
6: che trovasi sotlile e delicata qualche volla,
ma che ordinariaruente giugiie cid acquistare una ceria
solidita , e i' individuo I'ossile da me citato e mollo
solido,
Quindi la diagnosi fissala dal sig. Philippi du-
vrebbe modilicarsi nel modo seguente.
(I) Second.! pnrlc della enumerat. mollusc. Sicil. etc.
pag. 05. iiov. sj>ec. tav. xuii. 1. 2.
2i0
A. testa suborbiciilari, et saope pro corporibus qui'
bus adheret summoppre variante, alba, subteMui,
plerumcjue soUdiiisciila ; lineis elevatis siibasperis,
irregulariter radiantibus ; ma,rgine cardinah redo.
Specie i. Anomia pulchella mihi. (Tav.2. f.6.)
A. testa orbicularis depressu. tenuissima. alba, svlcis
regularibus , arciiatis, radiatim disposliis (deganler
ornata, usque ad apicem decurrenlibus\ inter sliliis
flavidulis ; margine cardinali noii recto.
Questa specie differisce dall' Anomia eloganle di
Philippi, di ciie abbiamo tenulo sopra ragionamento.
E' ornata di solchi raggianti, che non possonsi con-
fondero con le linee elevate, asprelte , irregolari ai-
quanto die caratterizzano la prima. Questi solchi si
riuniscono all' apice della conchiglia, che trovasi sito
al lerzo inferiore di essa. Non souo drilti ma un po-
co arcati , e lasciano inlervalli uguali e di color gial-
liceio. E' tenuissima, orbicolare, piana; e cio che la
distingue piia daH'Anomia elegante si e I'avere il margi-
ne cardinale curvo, domentre in quest' ultima e retto.
Trovasi rarissimamenle nel mare di Aci-Trezza.
Altezza 22. millim.
Lunghezza uguale all' altezza.
Specie a, Anomia transversa mihi. (Tav.2. f.7.)
A. testa depressiuscula, subovato- transversa, solidiu'
scula, sordide alba, margine cardinali recto; sulcis
subregularibus, elevatis, subarcuatis. ei radiatim di-
spositis; ce/iirotaevi, margine venirali subdenticulaio.
2i\
Sebbene solcala del pari che la specie prece-
dente, I'Anomia di che mi occupo, ne diflerisce per
la forma trasversale, quasi ovale, anzi a un dipresso
a forma di Irapezio e principalniente per iJ luaigine
cardinale relto. E' piii solida; i solcbi vi si raoslrano
piu pronunciati, raggianli e leiigcrmcnle arcati, e non
presentaiio la slessa regolarita di quelli dclla nostra
Anemia pulchella; e di colore omogeneo ed i solchi
scompariscono nej centre che vedesi Icvigalo. II mar-
gine vculrale e quasi denlicelato. Si potrehbe sospet-
tare essere una variela della precedente se il margi-
ne noil fosse rello. Sarebhe forse questa una variela
deir Anemia eleganle di l^hilippi? Pero in quest'ul-
tima non vi sono solchi ma linee alquanto elevate,
6 d' altronde non ho trovalo sinora alcuna variela
intermedia che polosse mostrare un passaggio dai-
1' una specie all' altra.
E' forse una variela dell' Anomia petliniforme di
Poll' Ma in questa 1' altezza supera sempre la lar-
ghezza, e la forma e coslantemenle pin forme o ellit-
//ca, domenire la nostra, come abbiam detto, e ovato-
irasvcrsale ec.
L' individuo che vi presento, e 1' unico che ho
pelulo acquistare del mare di Aci-Trezza, nell' aprile
deir anno scorso.
Altczza millimetri 21.
Maggiure Larghezza millim. 27.
Aggiungo qui la descrizione di un'Anomia che
io riporto come variela dell' A. Epbippium di L. seb-
bene potrebbe coslituire una specie diversa. (T.2. f.8.)
^. tesia solida, ovalo-rotundata, valde convexa, laevi,
alba.
La sua forma regolare, convessa, rotondata la
maocanza di slrio, di squame ec. rendono questa va-
31
242
rieta singolare. Ne puo dirsi che la sua convessita
non le sia propria, perche il corpo sul quale I'ho
trovalo affissa era piano, e quindi non poleva esser di-
pesa dalla forma di quest'ultimo. Questi caralteri ba-
slerebbf :o a faria riguardare come specie dislinta; ma
le anomie offrono tante variazioni, che non e cosa
molto agevole il distinguerle con tutta la precisione
desiderabile.
Le dimenzioni del piu grande dei due individui
eh' io posseggo, pescato nel mare di Aci-Trezza, sono
le seguenti.
Altezza millim. 3i.
i Larghezza millim, 32,
II piccolo trovato nol mare del Riposto, e alto 24
millim. e largo 21.
Mi e ^rato annunziare qui ai malacologisti di
aver rinvenuto vivenle uel mare di Aci-Trezza I'Ano-
mia striata di Brocchi ; la quale, giusia I'assertiva del
sig. Philippi, che ho ricavalo dalla leltera da questo
chiariss. professore diretta aU'ornalissimo prof. Scac-
chi e idenlica con X Anomia pectinata di Chemnizio.
L' individuo che descrivo e un poco irregolare, ma
molto convesso, longiludinalmente striate, e le strie
osservale con la lenle appariscono, in taluni punti, se-
condo la diagnostica della specie, formate da pico-
lissime squame fornicale!.
Allezza millim. 20.
Larghezza millim. 24-.
Dal chiarissimo lliilij pi e slata rinvenuta alio
state fossile sollanto a Miliicllo ed a Palermo.
243
GENE RE OSTBEA
Specie i. Oilrea Torna'ieni mifii. (Tav.3. f.l. a,b)
0. lesla ovato-cuneata, crassissima; ponderosa ; valva
inferiore convexa, ad marf/inem a'lemiala, irregu'
lariter et lornjiiudivaliier plicala, conventnce sr/ua-
moso-lameUosa; va'va svperiore crassiore, plana,
ad t7iarfjmem subvcrlicaliler li uncala^.
E' questa un' ostrica fossile da me rinvenula nei
dintorni di MiliteJIo. E' singoJare per Ja crassezza
della valva superiore, e per la troncalura quasi ver-
ticale che questa valva presenia in lulto il margine
ventrale. L' area cardinale roslrala. La fossa leca-
mentare allungata, fiiianienle striata, lunga 30 inilliim.
6 larga 15. La inipressione muscolare semi-ovala, e
dislanle dall' ana legamenlare 38 millim. e dai mar-
gine millim. 27. E' lunga 26. millim. ed alia 13.
Sono inlernamente ambtdue le valve concave, ma la
inferiore lo e piii. Quest' ultima e irregolarmcnte sol-
cala, e mostra delle squaine lamellose concentriche,
che in parte sono distruUo dal d(4rito.
La luiigliezza della conchiglia e di un decimetjo,
ed 11. millim,
La larghezza 78 millim.
E' cosi numerosa la famiglia delli? ostriche, e
cosi difficile il dare ad ogni specie un nome cavato
dalla sua forma, perche le specie non difl'eriscono per
un sol caraHere, ma per un gruppo di essi, e una
sola parola non e in tal caso bastevole ad indicarii,
the ipvcce di |imporle un nome qualunf|ue si fos-
se, ho credulo mcglio appollarla col nome di un no-
244
stro socio distinto, il chiarss. p. d. Francesco Tor-
nabene in altestato di gratitudine e rispetlo.
GENERE CARDIUM
5/'£C/£' <. Cardium obliqualura niihi.(Tav.3. f.2.)
C. testa subovata, oblirjiia, tenuis tumida, incwquila-
iera, postice mojore, alic^iiaiUulum producla, et lae-
viler snbtrimcala, longiludinaliler sulcata; sulci's an-
tice plicis non frerjucntibus, papilliformibiis ad api-
cetn, versus ad basim subse7nilunaribiis, medio et
postice laevtbus; inter stitiis striatis; striis incrementis
prope ad marginem confertis undalis.
Trovata nel tufo calcareo di Montepellegrino
presso Palermo quesia bellissima specie; mi e sem-
brata per molli caratteri diversa delle congeneri. E*
quasi ovata, obb'qua, delicata, inequilaterale. II lalo
postcriore piii grande, e allungato e quasi Ironcalo. E'
longiludinalmente solcala, i solchi al nimiero di 26,
nel lato posteriore forniti di pieghe rare , verso
r apice papilliformi , ed alia base quasi a lorma di
mezza luna, anteriormente e nel mezzo sforniti di pa-
pillej elutti levigali. Gl'intervalli striato-puntati, il raar-
gine cardinale anteriore retlo, ed il posteriore depres-
so, cio che con gli aitri caratteri lo distingue dal
cardio papilioso.
Altezza 26, miliimetri.
Larghezza nel maggior diamelro 27. millim.
2.V5
GENERE MACTRA
Specie i. Mactra intermedia mihi.(Tav. 2. f,9. a, b)
M. testa solida, trir/ona, tumida, laevi, fulva, radis
a/bis et zonis viol aces, rufofuscis, rarius alLis pi-
cla; lunula non dislincla. rnarginilus dorsal/bus
dcpressisiino concaviusculis, intus semper violace-
scenle.
Si potreltbe a primo colpo di occhio confondere
la specie di che e discorso colla Mactra sluUorum di
Linn, e per lale io lungamente la rilenni, e sino a
quamlo noil cbbi per le maiii graiide numero d'indi-
vidiii deir uno *j dell' allra — Allora un' attenta di-
samiiia mi rese certo della diirerenzi di queste due
specie. La nostra e coslaiitemenle solida. internamente
e piu in vi -inanza al marguie di color violelto ; i mar-
gini cardinali ambedue ed in tutti gl' individui de-
pressi, anzi spesso alquanlo concavi, i denti laterali
pill avvicinali e piu elevali di quelli della m. stullorum,
e r improssione pt-lleale piii in denlro. qucsl'uUima
allronde e sempre tcniio, I' area e gibbosa e quasi
carenata, e la lunole distinta.
Per la deprcssione dei inargini cardinali la no-
stra specie sembra aiigi)lata atta a' due lati della ba-
se, cio che con altre caratteristiche la distingue dalle
m. inflala di Bronu. In somma essa sta in mezzo a
cotest' ultima ed alia m. slultorum di L. ed e pi-rcio
che I'ho volute chiamare m. intermedia. Per ultimo
Tanimalc scbbene non difi'erisce da quello della m.
2i6
stullorum, e dalla m. inflata, pur I'ho trovato coslan-
temenle di color violelto.
Allezza 37 millim.
Lunghezza -46 millim.
Trovasi noD infrequente nella spiaggia delta
plaja di Catania balzata dalle onde dopo le forli tem-
pesle. M.
247
APPENDICE
GENERE THRACIA
Specie i. Thracia trigona inihi.(Tav.3. f.3. a,b)
T. testa or a to irigcna. wquHattra, inaequmahi, sub-
dopressa; lalore poslico subotlenualo, laeviler coin,'
presso; murgine ventrali subrecto; margine dor-
sail ajiiico reclmsculo dein rotimdato, poslico con-
cavitisculo. dein vurvo. et exiremitate subaiigulala;
umbonibus lumidis recurzis.
E' questa, a mio credere, una specie ben di-
stinta. La sua forina triangolare a lali uguali la dif-
fereiizia iinlahihnpiito dalla nostra T. Maraingnae, e
la maticanza d -i snichi. non che il margine, ven-
trale quasi reltn, la dislinguoiio dalla T. corbiiloides
di Desh. Non si rilevano per allro tiella specie che
dcscnvo i punti eievali che si osservano nella T. cor-
buloides, e che la rcndono aspra. Ne si puo dire che
si sono scancellali col dclrito, perocclie in alcuni esem-
plari delta T. corf)\iloidos rinvt'iuiti nella stessa lo-
calila io ve li ho sompre osservati. II lato posteriore
e altenuato ed a! margine compressa. il margine dor-
sale antcriore sccnrle dall' apice relto, ed indi s' in-
curva e si arrolondisce. ed ii posteriore, prima piut-
tosto concave, e di j)oi curve, e quasi tcrminato in an-
golo ottuso. Gli apici tumidi e curvali. JNon si puo
dire luniida, anzi al(juanto compressa.
Trovasi fossile a Palermo nel Monte Pellegrino.
A'tezza 38 millim.
Lunghezza 51 millim.
Crassizie 20 millim.
2i8 : .
GENERE LUCINA
Spt:ciE 1. Luciiia Ri-inae mihi. (Tav.3. f.4. a,b)
Z. testa mngnn. ovalo transversa, soUda. inneqmla-
t<>rn, concentrice iiiaerjuaUler stnu(a\ umbonibus
parum produclis; ulrocjue latere rolundala, poslmo
longiore; lunula nulla] inlus laeoi; car dine edenlulop
Quesfa specie e fossile, da me rinvenula nei din-
torni di Mililello. 11 solo individuo die posseygo non
e mollo couservato; pure vi si possoDO rilevare ca-
ralteri tali da distinguerla dalle affini, e da coslitur-
ne una specie nuova. E' grande, ovala-trasvcrsale, a
lati disuguali, dei quali il posteriore assai piij lungo.
E' tumida concenfricamente striata, ma le strie non
sono uguali, ne regolari , ed iutornameiite levigata.
La lunula per nulla dislinta. II cardine e forse pnvo
di denti, almeno io non ve ne ho potulo osservare
alcuno; e rotondata d' ambo i lati. .^ ^ ,,
Aitezza 44.. milliin. , \. ,. ■;!,;/
-n'. Lughezza 56. miilim. ; ',,,'.; •]. "
1 ' Crassizie 27. miiiun.
Piacemi fregiare que^la nuova specie del nome
deir egregio prul'. d.r lieina ui argomeato di mio ve-
race alTetto. ....
- \
•' ■'•';. ■-'■ i •■ 1 .1 (i... . ■ .' ; ; ■■!<:■
ii.;.,(iL
.Tav I.
fiq I
Fin: 2.
F,
yj.
4
Fw:6.
Fiy 7
■\
Fi(f: II.
^
■^<:
' icjlZ.
b
Fi^ i.Trochus Ziucare/li-Fiq:Z.(aijTrochiMs [iimiduliis-Fig:3.Trochus Scacchi-Fig/,.
Trorhus (h-oxsi-Fin H. Trochitx Philippi-Fia.S. Trochiis Seiniglohosus-Fi^.y.Trochii^
r/iibiii.t- Fir/ Kfii blTrnchus Man^ialardi-Fig: g.( ah c) Solarium niriilimi- Fi^.iolab}
Jr^^^
Tav II.
J'^at'J J^y^J lai/ CrepiduJapulcheIlal-Ficfj(ab)BrocchiaM(iyaiori-Fi^:Zlabi Brocrlua
InteHandi -Fiy 3 Brocchia Longo-Fi^:/^fa h lEmartfinulu s(fuamulosa-Fi(j:5.(a bcl Terehni
I fiila Spndae Fi(f:6 .Inomia, pulchellu-Fiq? Jnomin Iraimcrsa-Fiif.g.fa blAnomiu coni-etu -
■'1rt"nn.l Kfihlpp/Fiyg la bl Maetru intermedia.
«-
T(-i/ lu
^/^•z.
1
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F'y 3
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-----"-"""^^r^^^a
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Fyy/./aS/ Ostrea Tornahen,- Fiy.Z. Car^ntm ol>n<juatum Fjff:3.Thracia tri^ona-FJ^:,.
LucinaAemac-Fjys.ThraciaMaravi^^nae(JradeCCatjar)
llftBI
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DELL' AZIONE ML METALLO POTASSIO
SUL BOMBACE E SULLA CARTA FULMINANTE
MEiniORIA
DEL D.' IM MEDICli^A
ica
Regio chimico operatore professore sostituto di chim.^„
filosofica e farmaceulica in questa ref;ia Universiti
pubblico rivisore della corte prolomedicale^ socio altivo
della Gioeaia e corrispondente di varie accademie scien-
tinche ec.
kKTTA HKILA TORNATA ORDmARIA DEL 28 GENNARO 1847.
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^yrn^TTTrTTvyyT>^Trt•V4'»^^lf^:vt^^■♦^♦^»^t^T■^^■^^■^■ft4♦t^^tTTTTyyTyT^'
Bjleclilando sulla proprieta eminentemenle fulminea
della novolla sostanza scopiTla da Pelouze nel 1838,
che chiamo dappoi pyroxylina, voigarmente bom-
bagia o carta fulminant^, sostanza da me ottenuta con
gli ordinari procediinenti, tanto cioe colla iinmersione
diretta nell'aoido nitrico mouoidrato, quanto nell'aciJo
nitro-solforico volute da Knopp(l), mi db'terminai alle
segiienli rioerchc, onde venire a capo di qualche utile
illazione, su la fiducia delTazione reciproca che eser-
citano gli atomi de' corpi allorquaudo vengono in
conlatlo.
(1) Un metodo facile breve, cJ economico consiste nel
tenere imnicrso por iin qii.ii-to d'ora 11 boinbace purissimo e
sfioccato ill una boccia cliiiisa oniitenente una soluzione com-
posla di iiilrulo polassico col doppio del siio peso di acido
soifiirico acqiioso di gradiCCt. dopo lavalo bene piu volte con acqua
e fallo asciultare ail una temporaltira non pii'i di gradi 30 -j*
0 R.° sono veniitu ad ollenere il bombace fulniinante. Se pui
vogliasi porfcllHraeiilp puro. dopo desiccato, bisoi;na osegiiir-
ne una nuova lavalnra in ar:(pia, appcna alcalizzata colia po-
tussa ed indi rilavarlo cun aequa pura.
.232
PcT procedure con ordine volli porlanto osservar
dapprima il bonibace e la carta fulniiiiaiile coll'aiulo
dul niicroscopio, die Irovai non dilfiTire por nieiite
nella forma (hil bomhace e dalla carta non fuliniiianle.
Indi volli solloporli all'azione della scintilla elet-
Irica, ma ne di essa, ne dalla scariea di una sola
boccia di Leyden oltenni resultato alcuno ; come al-
tresi non lo ottenni dal piliere voltaico, adopcralo a
venliquatlro coppie, le sole che posseggo e per cni
non potei spingere 1' esperimento ad una maggiore
eiiergia(l).
Nel considerar poi che il metallo polassio occupa
Tullimo posto nella catena dt;' corpi seniplici in ordi-
ne decrescente del loro stato elettro negalivo, nun
esitai a porlo in contatto della bombagia e carta
fulminante. — Esso in sulle prime non manifesto azio-
ne alcuna, ma offusco la sua brillantezza coprendosi
di un velo bianco, tale quale avviene all' esposizione
atmosferica.
Avvoltolo poscia nel cotone e premendolo legger-
menle fra I'indice e il pollice dopo breve istante pro-
dussemi la fulminazione, svolgendo una fiamma rossa,
ne in cio appresi mai sensazione alcuna di calore per
quanlo ne abbia replicato 1' esperimento. — ;Vla solo
sumpre intesi una scossa simile alio sbilancio elet-
trico, e un movimento vibralorio o come proprio si
dice uo formicolio in proporzione della quantita del
cotone e della carta fulminante posti in azione.(2) —
(1) Sarebbe desiJerabiie di verificare tali esperienze con
apparecchi di maggiore efiicacia .
(2) Tale azioiie avverasi sul bombace eminentemcnle fid-
niinanle allorquaiido cioe liovasi inlierameiite cambiato in py-
roxilina, ma non gia su queilo difettoso e mal preparato. Con
qiiesl" ultimo succcde la combuslione con lentezza, non accade
fidrninazione, e avveilesi sensiblle riscaldamcnto, secondo il
grado pill o menu d' impurezza dello stesso.
I jjas prodolli emanaroiio iin ndnre piacevole da me
paraiioiiato a quelle dt^l nitrito d'ossido d' olile (olere
iiitrico): tale sensazione producesi ancora :i(dla dotona-
ziotie del semplioo cotoiio riilminco odoro clie i sii^nmi
Fordos e Gel is lu allribuiscono ad uno oomposlu cia-
nico cho formasi ii(d leinpo d(dlu delonazione. (\edi
lieiidiconto n."21, 23 novenibre 18-46.).
II nicdesimo esperiinenlo osservai di non pro-
durro azione alcuiia sulla xyloidina di Braconnot.
Gredei i'ltaiilo iiidispt'iisabile esaniiiiare se nella
pyroxylina esislesse I'acidcj nilrico bello e fornialo. o
vi fossero i suoi elciiienli, die srcondo I'analisi di Pe-
ligot, la sostaiiza organica solloposta alfazione di det-
lo acido co' mctodi ordinari, per divenire pyroxy-
lina va a pcrdere un eqiiivalcnle d'acqiia, acqiiistan-
dn tre equivalenli d' acido nilrico. — Per oltrncro cio
dico soUoposi priiiio li hombace fulminanlc purificatit
coino sopra all'azioiio dciracqiia bollente. il liipiore,
lillrato (Jopo un quarto d'ora, traltato con apposili rc-
allivi, non moslro azione alcuna, e il bombace dopo
di averlo debitamcnto desiccalo, godeva senza altera-
zione la solila propricla fulminanle.
Passai dappoi ad inimergere il cotone Hdmineo
ncir acqua disldlala contenento 'y^o di potassa purissi-
nia, che lo cavai [uori a capo di un pezzelto e lavato
piii volte in acqua pura, lo trovai di maggiore energia
lulminante.
Laondo credcrei potcrsi conchiudere che nel co-
tone I'ulminanto csistono i suoi elcmenti e non gia esi-
sle r acido nilrico bello e I'ormalo.
K quindi e clie Irovandosi 1' ossigeno aderente con
poca forza nella pyroxylina, e da questa passando al
polassio, che debba contenerlo in uno state piii intimo
di conibinazione, o pure in uno stato piu fisso che pria
ue nietlc a nudo il tcrniico che di uiiila col calore ani«
251
male aumentando la tcmperalura ne produce in con-
tatto deli' aria la combuslione ; qualora quesla non vo-
glia considerarsi come un fenomeno elellrico, secon-
do i pensamenli di Berzelius, e che da luogo ad allret-
tanti prodolti i qiiali pel loro istantaneo passaggio alio
slate gassiforme noii producorio sensibile riscalda-
ineiilo (1).
Del resto sommelto a voi, illustri socii, qiiesti
miei esperinienii, pcrche colla voslra saggezza e coj
voslri lumi sia supplilo a quanlo abbisogiii alio svi-
luppo di tale azione»
(1) Secondo la recente analisi dl Poloitze, i pnulotli ciie-
han luoi^o iiella fidmiiiazidnc sono 11 ijas ossido di carltimio,
il vapore d' atqiia, il gas azolo e dclle piccoie qiiaiitila di
gas acido carboiiico dc" quail ne slaMlisoe le proporzioiii, ciie
varioiio giusta lo slalo Ter". e Bar", doll' atmusfora. e di aide
circoslaiize (Vi'di il l{(Midicoiil() 1. sem. n. I. — 4 genu. 1847).
Ed e [lercio che nial si avvisa ii sig. Giierri iiiciilcando di
ligcUare questo sostilnlore deila polvere da sparo a cagiom?
deir acido nitroso che credo piodiirsi nel tempo deila ful-
niinazione, che logoi-ando le caniie de'fucili comproinelte la si«
curezza di chi le spava. (Vedi la sua Weinoria inseiila iiella
gazzelta niedica di Toscana anno 4. 18'(G.) — 11 hmnbace fiil-
minanle deve a niio credere bandirsi noii pel logoraiiienlo delle
arrni, ma perche variabilissimo iiegli elTelli c insiilxjrdiiialo a
qualunque regola. In elleltd si ossena con costaiiza die lad-
dove si spari un fucile coiridenlico bombac^ e colla niedesima
qiiantita, la fulminazione si trova senza cnslanza or Icnla. ora
medi&ere e lalora veemenle, tanlo da compromellere le caiine
delle arrni, con vibbrarc scosse irresistibili al calcio ; e le pal-
le, le migliarole e in generale i projetli veggonsi cacciali in
proporzioiie deila forza inipulsiva; e non e raro vederli cadere
quasi a perpendicolo avanli la bocca degli arcbiimsi — Ma d'onde
avviene si fafla variabilila? lo sarei lenlalo allribiiirla parlico-
larmcnte alia piii o meno qiianlila dell'aria almosferica che re-
sta Ira le molecole del boinbace. — Cio che sara oggelto di allra
mio lavoro per le vcgneiili lornate.
DKI DINTOHNI D'AVOLA
DKL SOCIO OiSOHAKIO
MEMORIA SETTJMA
CHE CO.MIERE LE DESCItlZIOKr
UAUA CLASSK ENNEAADUIA ALLA DODECA.NDlifA
mXA HELU TORHATA ORDINARU DEL 23 FEBEKARO l«i7.
;'i !:;a
•.' ,. .J
FLORA DEI DIMORNI D'AVOLA
CONTINUAZIONE
CljiSSE IX. ,
ENNEANDRU ■
Ordine i . Monogynia
Gen. i6y.
Lmurvs, Pers,
{It. Lauro, alloro, Fr. Laurier, Sic, Addduru)
Fiori diclini, involucrad", incompleti. Perigonio
gamosepalo, egualinenle ^-parlilo, deciduo. Slami,
nei soli fiori maschi, 9-12, glandolosi verso il mezzo,
coil anlere 2-loculari, nei fiori feminci 2-'i, dilalali
alia base iiitorno all' ovario. Bacca monosperma.
323. L. NoBiLis L. Guss.
A foglie coriacee, bislungo-lanceoiate, subonda-
te, perennaiiti, glabrissime, nervoso-venose nella pa-
giiia iiiFeriori : fiore asceilari, ombrellalo-racemosi, piu
corti della foglia {Albero).
Lauriis vuhjaris, C. B. Gup. Cast. Laurus^
Dod. Malth. Du/iam.
33
258
It. Alloro. alloro comune, lauro, orbaco, al-
loro (la fegatcjili.
Volg. \ Fr. Laurier commuii, lauriercultive, laurierdes
poetes et des i^uerriers.
Sic. Addauru. .
Febbraio-Mar/.o.
Nei!;li orli collivato.
Caule di seconda grandezza, 10-20 pcdale, drit-
to, di scorza bruna o veidastra, a rami glabri, eretli,
i pill giovani angolati. Foylie sparse, cortamenle pic-
ciuolate, intere, coriacee, laiictioialc. piij o uieno on-
date neU'eslremita. sul primo svilupparsi cotoiioso-pu-
bescenti, poi glabrissime, perennaiiti. nella supeficie
superiore d' un verde Jurido cupo, nella inforiore iion
lucide e di un verde piu allegro, di sapore amaro-
aromalico, e di aromalico odore. Nei fiori maschi,
grappoli mczzo-ombrellali, 3 i-liiieari: gambi deirom-
brelia iisci, verdi, gambelti corlamente pubescenli,
bianco giallognoli, come il perigonio: al di solto di
ciascuna ombrella un involucro 1-3-fillo di braltee con-
cave, ande, caduche: sepali del perigonio ordinaria-
uiente 4, di rado 3, concavi, o cocleariformi, bianco-
giallognoli, glabri: stami variabili da 9, a 12, per or-
dinario 9 salienti, glandoliferi alia base, con glaii-
dole pedicellate, sulluree amorfe, disposti senza sira-
nutria, e quasi luUi eguali in lunghezza, subeguali
al perigonio: antere 2-loculari, coperchiale. Nei jiori
feminei, peduncoli 2-3-nori, spesso l-flori, con le la-
cinie del perigonio piu corle e piu slrelte: stilo corto,
flavescente: stimma aperto longiludinalmenle; ovario
ovato: bacca malura d' un nero lucido, aromaticamenle
oleilera, ovoide, liacia, grossa quauto un' oliva.
259
Cljssm X.
DECANDRIA
Ordine i. Monogynia
168.
Akagyris, Lin. Juss.
Cat. gamosepalo, campanulato, 2-labiato, 5-den-
lato. Cor. papilioiiacea, col vessilo corto obcordato,
e la carina 2-petala, allungata. Legume lungo, cras-
so, compresso, subincurvo, 1-loculare, interrotlo da
istmi irregolari, polispermo.
325. A. Foetid J, Cup. Lin. Ucria, Lam. Desf.
Siblh. Sav. Guss.
A foglie lanceolato-bislunghe, subotluse. cortissi-
mamenle spunlonate: petali nervoso-lineali: vessilo
screzialo di lineelle bluastre verso I'apice: legumi ar-
cuali, variamente piegati o drilli, acuminali, 2-7-spermi:
semi reniformi violacei (Arbusto).
Anar/yris, Dad. CIus. Cast. A. vera foetida
I.B. Dukiiin. Tri folium fruticosum majus perpetuum
Cost, ex Cup.
I It. Anagiri, anagiride, fava inversa, fava lu-
pina, fascolaria. faggiuolo dolla Madonna,
olivo della Madonna, laburno fetido, puline,
-^ Fr. Bois puant, anagyre bois-puanl, anagyre
felide putine.
Sic. 'Ncilebra nnaccaredda.
Dicembre-Febbraio. Ed anche in novembre.
260
Nei colli doviinque, ed anche per le vie e tra
le macene nei cainpi mariltimi.
Cauli 2-7-pL'iiali, raiiidsi, di ie;Tno compalto, a
corloccia gngiaslra, screpolata, fiiauienlosa, Foghe
ternate. alleriie di odore spiacevolissimo : foglioline
lanceolate, o lanceolato-bislurighe ( non inai lanceolato-
elliltiche, esseii«io sempre ristrette alle due estremila)
cortamente spuiitonale, nella pagiiia superiore d' un
verde bianco bianchiccio. quasi glabre, o sparse di
cortissima pcluria appena visibile aU'occhio arrnato di
lente, nella inleriore canescenti per pubescenza piu
distinta, apprt^ssata. Piccitioli pollicari, o piii corti,
appressatamente pubescenti, come la pagina inleriore
delle foglioline, docciati superiormenle: Slipole oppo-
sle ai picciuoli. Fiori in grappolo spiciforme setnpli-
ce, che non vien mai sii i nuovi germogli, ne su
quelli dell'anno precedenle, ma su i vecchi rami. Essi
slanno penJenli sopra corti pedicelli di 3-4. linee, in-
castrati in verlicilio a Ire a tre in ordiiie allerno su
le arlicolazioni prismatiche dell' asse del grappolo a
tre faccelte scanalale, oltuse negli angoli. Gambotli
tereti, subangolati e ingrossati sotio il calice, sorrelli
da una braltea ovato-acuta, carinata, decidua. Calice
canescenle come i gami)i, subbilabiato, coi due denli
superiori ravvicinati e piu corti, i tre inferiori piu lun-
ghetti e subeguali. Corolle socchiuse: i due pelali
della carina, e le ali, d' un giallo-verdastro , nervoso-
lineati, convessi eslernamente, subcurvi all'ingiu, a
base obliqua: le ali quasi una linea piu corte della
carina: vessillo smarginalo 2-lobo, calloso dupplicalo
in avanti, esternamonle dello siesso colore delle ali
e della carina, internamenle screziato verso I'apice di
lineetle bluastre (che all' esterno traspaiono come due
macchie oscuro-verdicue sul fondo giallo-verde) inte-
26!
rnmenlft nervoso-llneain come gli aliri pelali. Slilo e
slami lilif'ormi colorati come la corolla: antere <J' un
giallo color di cece. Legumi grossi toruiosi ( con la
piu parte dei semi per ordmario abortiti) lunghi 4-6-
pollici. iarghi 8-10-linee. spesso slorlo-aborlili.- suluia
seminifcra mcrassata; semi violetti,
Le foglie di questa pianta colle con oglio d'oliva
sono usate dal volgo come un potente speciGco per
uccidere i pidocclii.
169.
Cercis, Lin. Juss.
Ca/. gamosepalo, orciuolato ventricoso-gobbo alia
base, corlo, e oltusamente 5-dentato. Cor. mezzo-
j)apilionecca, con carina 2-petala, piij del lunga ves-
silio ed eguale alle ali divaricate. Legume lenue,
ciimpresso, con la sutura superiore membranaceo-alata,
1-loculare, polispermo.
325. C. SiLiQUjsTiiunf, Lin. Ucria, Guss.
A foglie orbicolato-cordate isleranzie glabrissime
{Albero).
St/if/uasinim, Duham, Cast. Duran. Zannich.
Spfjy. y^rbor hidae, Dod. Siliqua syivestris rotun-
d/folta, Cup. Acacia seu arbor ludae, Matlli.
I It. Sili(juaslro, albero di Giuda, albero di
Giutloa.
, ly.^. Fr. Gainier siliqueux, gainier en arbre, ar-
bre de ludee.
Sic. Giapparaua.
Marzo-Aprile.
INelle valli delle colline, ma rarissirao ( Cava
grande, Cava dell' arnico.
262
Tronco alle volte 7-10-pedaIo di Icgno compatto,
pill ordinariamente molli rami radicali vergati in ce-
spiioijo. Foqiie di color verde cupo, nitide, avvicinate,
verlicali. smarginate all'apice, allcine. « Piccmoli sub-
poilioari; stipole lineari-bislunghe, decidue; gambelti
filiFormi, corti- poi poilicari, arlicolati sul peduncoio:
brattee scariose, concave, alquanlo irsule. decidue,
bianchiccio-rosee, subeguali ai gainhelti nella fiorilu-
ra: grappoli corti: calici intensaraenle rosscggianli,
2-3-voile piu corti del la corolla.- corolle lunghe 5-7-
linee: sttio e /ila7nmli tosei: slimma bianco-verdiccio:
kfjume dnllo. venoso, rossiccio, 34-pollicare, corlis-
sirnamente slipitato, aruminato, con la sntura supe-
riore dritta subalala. la inferiore. ilonde si aprono,
curva.- semi compressi, suborbicolali fulvo-rossicci . »
Guss. syn.
170.
Tribuivs, Lin, Juss.
:„:,, [It. Tribolo Fr. Tribole)
\
Cal. 5-sepalo. dnciduo. Pelali cinque. Cinque
carceruli gobbi, adesi Ira loro senz'asse centrale sub-
3-quetri, esternamenle bernoccoluli, o spinosi, trasver-
salmente 2-4-loculdri, 2-4-spermi. Semi senza peri-
spermo.
326. T. Terrestris, Mailh. Cast. Dod. Lin.
Ucria, Guss.
A foglie 5-6-volle conjugate.* foglioline bislun-
ghe, mezzo-ottuse, subeguali.- ganibi piu corti del pic-
ciuolo.- carpadelii quatricorni {Annuo).
Tribuius terrestri, ciceris folio seminum integu-
meiUo aculeato, Cup.
263
jy. I ^^' Tiibolo, Iribolo lerreslro, basapie.
'^^v* j Fr. Tribole croix de chevalier,
Luglio-Ottobre.
Nei campi arenosi, negli orli, e per ]e vie da
per tullo.
Cauli prostrati, lereti, alquanto ingrossati alle
articolazioni, scabro.so-irsuti come i picciuoli ed i pe-
duncoh". Foglie pennate in caffo, non sempre a sei
coppie, ma spesso cinque voile conjugate: fogHoline
bislunghe subotluse a base obbliqua, appressatainente
pubescenti e qualche volta quasi incane neila pagina
inferiore, subglabre nella superiore, larghe 1 '/j 2-
linee, iunghe 2-4 linee. Due slipole membranacee se-
milanceolate, corlissime, acute. PeduncoU 2-4--lineari,
ascelluri, Ca//c/ pubescenti. Pelali\\i{e\, obovali, 1 ^J^
lineari. Angob delio stimnia ed ovario appressata-
mente pelosi. Carpadelii verdi, ^-corni, con le due
corna inf'eriori piu corle, estornamenle tuborcolate,
con una corta selola piantata su I' estremita di cia-
scun tubercolo, glabre neile facce interne, o lalerali.
Quyndo le piogge estive son tanle a venire, que-
sta pianta come la portulaca oleracea, f amaranlhiis
sybeslris, e pn/ufiis. ec. germogliano al pruno cader
delle piogge, e fioriscono in otlobre e noveiabre.
171.
BuTJ, Lin. Juss. '
{It, Ruta Fr. Rue Sic. ArulcC)
Cat. corto, persistenle4.-5-partito. Petali 4 -o, unghia-
ti, falli a cucuhiaio, Stanii in numero doppio dei petali.
264
Fori nellariferi alia base doll' orar/o in niimoro pguale
ai pclali. Cassula 4.-5loculare. i-3-valve, 4.-5-loba,
deisccnle Ira I'apice, con tramezzi valvar! e marginali,
e logge polisptTiTK.'.
327. B. Bractfosj, Dec. Guss. Ten. syll.
A I'oglie arcicomposte, appona tre voile piu Jun-
ghe di quel che son larghe.- foglioline bislungo-
cuneate, o lanceolate oUuse, inegiiali: biatlee gran-
di. largamenle ovato-subcordate, otluse.- petali cigiiati
{Suff'rulico).
li. Chalepensis, Berlol. Brocchi tnem. su i Colli
Ibtei, Ten. fl. nap. t. non derjli dllri. B. anguMi-
folia, Ten. prod. app. r. Biila sykestiis, Gup. B.
sylvoslris minor, Id. B. minor Chabraci, Id,
!It. Ruta selvaggia.
Fr. Rue sauvage.
Sic. Aiula sarvaggia, o di muntagna.
Apnle Maggio. v .,
INei colli audi.
Moiti cauli dalla stessa radice, siiffruticoso-legnosi
alia base, con corteccia rugoso-screpoliita biancastra,
suberbacei in cima, veidi, e per ordinario niinula-
niente punleggialo-foschi , liilli erelti, subflessuosi,
spesso, assai ingrossati. 1-3-pedali. Foglie arcicotn-
posle sino alia ase, quasi bipinnale, appena tie volte
pill lunghe di quel che son laightv foglioline bislungo-
cuneale, o lanceolate ottuse ineguali, e I'eslreme sempre
piu lunglietle, si nelfapice del picciuolo principale, co-
me del laterali, tulte superiormenle mezzo-scanalate, sub-
ricurve all'apice, col margine nel di sotto oscuriimeiite
crenulalo, e .sparse di puiitazioni trasparenti {ylandole
papiUun) in luUa la lanuna: picciuoli rugossetti, ap-
pressati. Fiorilura ia corimbo deuso. Urallee gran-
26d
detle ( per orJinario le piii grandi, nelle piu basse
raraificazioni del corimbo, non piu lunghe di 3-linee,
ne piu larghe di 5 lince alia base, le piij pirciole
2-liiieari alia base, 3-4-IIneari in luiighezza) subcor-
diite, visibilmeijte crenulale al margine, diafano pun-
tale, e coi margini quasi sempre rivoltali. Calica
glauccscente 4 partilo, a lacinie ovato-subacule, pur
crenulale, diafano-puiilate, piu corte dei petali. Potali
gialli, cigiiali, con oigli filiformi, crespi. Stami sa-
lienli, ricurvali su la corolla. Cassula rugosa, verde,
I elia inalurila fosca, acularaente lobala. Tulta la pian«
la aiarida odore ributlanle.
Si adopera per gli usi medicinali in vece della
R. Graveolens.
Or dine 2. Digynia
172.
Gypsopuyla, Lin. Juss.
(Fn, Gypsophylle)
Cal. gamosepalo, campanulato, subbiiobo, 0 sub-
5-fido, con lacinie membrauacee nel margine. Petali
3 cortamente unghiali. con fauce nuda, Cassula 1-
loculare, deiscente all'apice per 4-o volve, polisperma.
* A calici senza squame, 0 bratlee.
328. G. AiiRosTii, Giiss. Ind. sem. H.R. B06'
cad. an. 1826. et PI. rar. p. 160. el fl. sic. prod.
1. p. 48 1. et Syn. 1. Ten. t^iag. in Calabria, et
fl. nap. prod, app, v.
34
266
Glabrissima, a cauli ginocchiato-cascanti ramosis-
timi: foglie lineari, acute, mezio-piacie, liscie: fiori
piccioli ermafroditi in pannoccliie dicolome, con in
mezzo alle dicotomie peduncoli capillar!, eretlo-patenti,
l-flori/ lacinie calicinali ottuse, raiimtamento puutalo-
varruculose, subeguali alia corolla; petali lineari mozzi :
stami salienli {Rizocarpica).
G. Dichoioma, Guss. Ind. sent. II. R. Boccad.
an. 1825. nonBess.G. paniculata, Ten. syll. Ucria,
non Lin. G. paniculata b. siciila. 1cm. G. parviflora,
Presl. Arrostia dichoioma^ Bafin. Strulhmm, sive
lanaria Imperali, Bocc. ! Lychnis saponaria ramosis-
sima, curyophylli awjuslo folio, numerosis flosculis
candidis, Cup.
Volg. It. Strulhio di Dioscoride, radicetla, erba
lanaria dei nostrili. Imp.
Gingno-Luglio.
JNelte macerie, ma rada.
Gmdi tereti, ingrossali nelle articolazioni, gla-
brissimi, prostrato-cascanli-risorgenti, con le pannoc-
chie sempre erelte. Foglie d' un verde gaio opposte,
1-nervie, lineari-lanceolate, o soltanto lineari-acute. gras-
setle, or piane e convesse ai margini, or solcate, or
quasi solcate solo alia base; ora eretto-ricurve, ora
riflesse, or le piii picciole quasi semicilindriche nelle
estremita dei cauli, spesso oblique 0 subcurve late-
ralmenle, sempre a base connata, sempre glabrissime.
Pannocchie terrainali ramosissime, coi rametti filifor-
mi in cima, cortissimamente glandoloso-pubescenti . di-
cotomi: nelle prime divisioni nessun fiore tra la dico-
tomia; nelle superiori in ciascuna dicotomia un fiore
lungamente peduncolato col peduncolo ingrossato sotto
il fiore, pill lungo o eguale agli articoli della dico-
iomia medesima, eretto-palcnte, cosicche fa parere la
267
pannocchia 3-cotoma: fiori sempre piegati ad angold
sul peduncolo per mantenersi verlicali, mentre quelld
e eretlo-patente: a ciascuna divisione della pannocchia
due brattee opposte, addnssale ai rami, lineari o della
stessa configurazione dtllc foglie, ma gradatamenle
pill picciole, cosiccho iielle prime dicolomie son larghe
una linea e mezza, e neile estreme divengon selacee
cortissime. Calici co>tolato-angolali, punlato-verrucosi,
con le coslole verdi e le vallicelle membranose bian-
chicce, che poi non son aliro so non i margini di
cinque sepali adesi laleralmenle I'uno con I'altro: questa
adosione non va sino all'apice, ove i sepali reslan li-
beri per piu d'un terzo della loro lunghezza, conser-
vando i denti il margine bianco membranaceo. Nes-
suna squama solto il fiore. Petali lineari (non obo-
vati, come richiederebbe il caraltere assegnato da al-
cuni a questo gwnere) mozzt all' apice, qualche volta
come retusi, bianchi, gratamente odoroselti, alquanlo
ricurvi, a superficie piana, o con un solchelto esilis-
simo nel mezzo. Stami quasi eguali ai pelali, o al-
quanto salienti, da priocipio eretli, dopo la feconda-
zione ricurvati su i petali, bianchi come le antere.
Slili incurvi I'uno contro I'altro, come i dua denti
d' una tanaglia, pero senza toccarsi. Cassula subro-
tonda, compressa (somigliantissima ai semi del ca-
nape), 2-valve, 1-toculare, a suture acute, spesso 1-
sperma. Semi subreniformi compressi, concentrica-
mente tuberbecolato-striuti, nerastri.
Kon mi venue fallo d'ossesvare la var. ptibe-
scens Guss. ; questa st( ssa e rarissima.
320. G. Illyrica. Sibih. Spr. PresL Guss, Ten. sylL
Viscoso-pubescente in ciraa, a cauli senipiici e
mezzo cespugliosi alia base, ramosi all'apice coi rami
alterni subdicotomi I'asligiati: foglie lineari, 3-nervie,
268
subulate: calici 5 angolari: fiori avvicinati subcorim-
b<isi: lainino dei pctali bisluiigo-lanceolate, 3-puntate
alia fauce {Rizocarpicd).
Saponaria Illyrica, Lin. Ten. fl. nap. pr. app.
HI. Biv. Ard. Fiedler ia Illyrica , Heich. Lychnis
caryephyUoides alpina, gramineo folio, pubescenlp-
viscosa jlava, Cup.
Maggio-Agoslo.
Nelle colline ai margini delle vie, e tra i cespu-
gli iosieme alia seguenU^
6'a?//rpubeso€nti giandoloso-vischiosi (come i ca-
iici) rossicciobruni, rigidetti , spesso uon piu lunghi
di mezzo piede, nei lerreai pingui anche oltre un
piede. Foglie con tre nervi, due marginali ed uno
formalo dalla costola, ordinariamente piu rorte degli
articoli, minutamente deiiteJIate ai margini, appressato-
incurve. Fiori avvicinati terminali ed ascellari, quasi
non mai dalla dicotomia. Calici 5-angolari, con ie
vallicelle docciate, e i nervj degli angoli, verdi, scor-
renti sine all' apice dei denli. Lamine dei pelali bis-
lungo-laneeolale, tripuntate alia fauce, pallidanienle
flave nella pagiua superiore, di solto rancio-porporine,
tranne gli orli. Slaini salieali: pistiUi inclusi.
** A calici rinforzati di squame alia base, o braltea.
330. G. Pehmixtj Guss, fl. sic. suppl. i.pag.
t 20. el Syn.
A cauli ramosi: foglie lineari, piane: fiori soli-
iarii: petali smarginati: braltee quaterne, elliltiche,
ineguali, ottuse, spuntonate (Rizocapica).
G. rigida, Guss. fl. sic. prod. » . p. 48 g . el pi. rar.
p. 1 6 i- 1 63. Ten. syll. Reich. G. saxifraga Presl. G. sa-
xifraga a, Dec. Bertol.ele. G. muralis, Ucria, non Lm.
2G9
Dianfhus saxifragus, Biv. oschisi i smonimi di Lin.
e Lam. Tunica saxifraya. Heidi. Tunica minima.,
Delach. Hacinorroidalis Jidrhovandi, Casl, Caryo-
phtjllus minimus muralis. Cup. CarijophtjUns mini-
mus Idem, (iarijpliyllns m'nimus, procumbms, an-
giislissimo folio, incarnatus, Idem.
Aprile-Agosto.
In liitti i liioghi aspri e sassosi <lelle colline.
Cauli moiti, cespugliosi. asceiideiiti alquaato in-
grossati alle articolazioni, fililbrmi all'apice, tutli co-
perli (ii coria pube vellutiiia, per lo piu foschi, con
gli arlicnii dclia base cortissimi. Foglie lineari, cari-
nate, acute, minutissimamcnle dentellato-seghettale
come nella precedcnte ( coi denti cosi esili che ap-
peiia si scorgono ad occhio nddn) opposte^ connato-
scariose alia base , appressate, drilte o subcurve, Fiori
peduiicolali. a peduncoli iivimWi , quasi mezzo-pollicari.
B?-afiee qualtro, membranacee, bislunghe, piu corte
del calice, glabre, le due inferiori piii picciole e piij
cariiiate, col nervo della costola prolungato in punta
colorato ( giallogiioio o nericcio ). Calice glabro, an-
golalo, 3-(lentatO; coi di^nli otlusi scariosi a] margi-
116; verdi su la carina. Petali obovati, retusi, alquanto
ricurvi, bianchi con sfumatura rosea, 3-lineati sopra
1' uiighia. di sotto venalo-carnei. Organi yenitali <\\MXS,i
bianchi, saiienti. Semi ininutissimamenle tubercoJati,
cimbirormi, iieri.
173.
Saponaru, Lin. Juss. Smith.
{It. Saponaria, Fa. Saponaire, Sic. Sapuneddu)
CaL gamosepalo, tubuloso, egualmente S-den-
tato, nudo alia base, Pelali 3. nudi alia fauce. con
270
unghia eguale al calice. Cassu/a bislunga, l-Ioculare,
polisperma, A-dentata all' apice.
331. Sjpon Jiii J Officinalis, L. Ucria, Guss,
Glabra, a fiori fasceltato-pannocchiuti, coi rami
brachiato-sub-3-colomi: petali interi, coronali da ap-
pendici lioeari: calici cilindrici: foglie bislungo-lanceo-
late, liscie, 3-nervie {Rizocarpica).
Lychnis saponaria dicta, major, vulgaris, sim-
plex, Cup. S. major, levis, G.B. Cast. Saponaria,
Dod. Matth.
!It. Saponaria, saponella.
Fr. Saponaire onicuiale, saponaire des bou-
tiqucs.
Sic. SapunedJu.
Maggio-Ottobre.
Tra i cannetli, e nei margini dei fiumi e dei
campi pingui ed umidi.
CauU ingrossati alle articolazloni, 2-4-pedali eret-
ti, 0 per lo piu risorgenti. Foglie d'un vcrde alle-
gro, bislungo-lanccolate, 3-nervie, lungbe 2-3-pollici,
larghe quasi uno, a margine semiondato, seghellalo
o rosecchiato ; ricurvate o riflesse, le inferiori atte-
nuate in picciuolo. Pannocchie lerminali a rami bra-
chiati, 3-cotomi, ossia coi fiori a tre a tre, pedicelati
sopra un ramelto o gambo comune, col gambetto del
fiore di mezzo piii corlo quasi la meta dei due la-
terali e inarlicolato, mentre quelli sono arlicolati con
r articoiazione invokicrata da due picciole braltee lan-
ceolato-acuminale: nei due rametti piii bassi della pan-
nocchia i fiori per ordinano solitarii. Calici nei fiore
piij che pollicari, cilindrici, ed a superficie liscia,
ordinariamente crepali all' apice in due, nei frutto gou-
fii e subangolati alia base. Petali gratamente odorosi,
271
siibrichinali, lungatnente unghiali, bislunghi , piu lar-
ghelti vtrso I'apice rolondalo, iotero, o minulaniente
deiUeilato-crenali , rosei, o roseo-dilavali, oppure leg-
germeute caniej (Janijuide purpurascentes, Pollmi),
a lainine alquanto oblique, o coi margini un po ri-
voltali nel mezzo, munili alia fauce del calice di due
appendici lineari-suhfiliformi, biancbicce, un po diver-
gcnti. Stami salionti; stili iiichiusi, Cassalu 4--den-
tata all'apice, coi denti iiella maturila ricurvi. Semi
subreDilorini, compressi, miniilamente puntato-tuberco-
Ja(i sotlo Ja lente, iierastri. Tulla la pianta glabra.
Ml.
DuNTiivs, Lin. Juss.
{It. Garofano, Fb. Aillet, Sic. lalofaru)
Cat. gamosepalo, lungamente fubuloso, cilindri-
co, cnriaceo, 5-dentato, rinforzato alia base da 2-8
squame opposte, imbricate. Pelali 5 con lunga un-
giiia, non coronali alia fauce. Cassiila ciliiidrica, 1-
loculare, deiscente all'apice. Semi compressi.
332. D. BisiGn^iii, Tin. Cat. deW 0. Botan.
del Princ. di Bisignano {i8u5), et.Fl. nap. et Syll.
Guss. prod. pi. rar. syn. Reich,
Suirruticoso, glabro. a loglie un po crasse, Ian-
ceolato-lineari, docciale, ricurve, connale alia base,
glaucescenli, inlere: fiori fascellati, dicotomo-corim-
bosi: squame calicinali olio, ovyle od ovali, subari-
stale, cigliolate all'ingiu m-l margine membranaceo,
Je iiileriori alquaiilo piu picciole: peluli irregolarmeute
<lenlati, nella pagina superiore pubescenti (Su/frulice).
D. Jiupicola, Uiv. {iSoG), Spr. Prest. D. In-
272
volucratus Poir? ex. Presl. Caryphyllus sykestris
talifolius, floribus conglobatis, sive copulatis, Cup.
Volg. Sic. lalul'aroddu sarvaggiu.
Dai primi giorni di Agosto sino a Novembre.
Nelie fessiture delle rupi {Cava Grande).
Cauli declinati o pendenti dalle rupi, articoiati,
lisci, glabri, tereti ingrossali alle articolazioni con gii
arlicoli, che vanno crescendo in lunghezza dalla base
air apice. Foglie inferiori piii larghelte e piii lanceo-
late dello superior!, ma insieme piu corte e piii ri-
curve. Fiori fasceltato-dicolomi, coi due articoli della
dicolomia ineguali ( rarameiile eguali) erelto-patenti.
Calice pollicare cilindrico a denti acutissiiui, non esal-
tamente uguali in lunghezza, e quasi scariosi, con
niargine cigliolato-pubescenle: tubo oscuramenle stria-
to, rinforzatu alia base da olto squame nervosa, ovate
od ovaii, subarislate, le inferiori alquanto piii piccio-
le, ollre di altre I'ogliette squamiformi appressate, che
in realta non son altro se non coppie di vere foglie,
tali inostrandosi si dall' esser connate alia base, men-
tre le squame son libere, e si dal vedersi all'ascella
di ciiiscuna ii rudiniento d' un ramelto o d' un fiore.
Pelali llabellali a lunga unghia un terzo piii prolun-
gata dul lul)o del calice; nella pagina superiore di
colore gridi'llino con macchia verdastra romboidale
alia base, che poi svauisce, irsuto-pubescenti nella
nie(a inleiiore; nella pagina di suUu concoloii, e di
una tmta piii sbiadata: inegualmenle fimbriato-dentali
all'apice, e con la lamina leggennente solcato-pieghet-
tata: appena fionti piani e palenti, poi riflessi ed al-
quanto obbliqiii. Organi genilali salienti. Antere ci-
neree, o dello stesso colore dei petali. Cassula dei-
scenle all' apice per 4 valve, nella matunla rivoltate
iiilernamente scanalate ed a margme rilevato. Semi
neri, ovati, sciacciati, minutamcnlc granulali.
273
333, D. Veivtitivh. Guss. Presl.
A caule semplicissimo, erelto, con gli arlicoli
intermedii velutino puboscenti: I'oglie superior! glalire,
non cigliate: fiori in capolino involucrato da 6 sqiiaiii-
me scariose, subacule. le due inferior! alquanlo piu
piccole, spesso spuntonate : calici pedicellati tra le
squamme: semi cimbiformi, squisilamente ed acuta-
mente tubercolali {ylnnuo).
D. Diviinuius, Dcsf. ex herb. Kohlrauschia ve-
lutina, Reich.
Marzo-Miiggio,
Nelie valti delle colline; rarissimo.
INon vennemi incoiitralo che una o due volte, a
fusto semplicissimo. 1 'y^ 2 pedale, con fiore unico al-
r apice: arlicoli lunghi ( 2-3-pollicari ) quasi glabri.
Focjlie lincari-acuminate, dilatalo-membranacee al mar-
gine verso la base; le superiori cortissime, roembra-
nacee in tutlo il margine, selacce all' apice: squamme
interne 8-lineari, piu lunghe del calice ; le medie un
terzo piii corte delle prime ; le une e le altre obovato-
ellittiche, mutiche, enervi; le ultime due mela piu
corte delle seconde, lanceolate, carinate, l-nervose,
anstate. Petali e frutti non li bo visti.
Ordine 3. Trigynia
175.
SiLENE, Lin. Juss.
(Ir. Silene, Fn. Sllene)
Cal. gamosepalo; tubuloso o ventricoso, 5-den-
talo, nuJo alia base. Petali 5 unguiculali) spesso co-
3a
274
roiiHli dlla fauce, 2-fidi nella lamina. Cassula 3-locu-
lare alia base, 6-vaive nell'apice, polisperma.
*A fiori raceinosi, alteiQatamenle unilaterali.
334. S. GaUica Lin. diss. ft. sic. suppl. t .
p. is 2, e Si/n.
A foglie cigliate alia base, appressstamente ir-
sute, le inferiori obovato o bisliingo-spatolate: fiori
rosei; gl inferiori piii lungainente peduncolati e pa-
tentissimi: calici ispidi ( per lunghe sotole articolate,
in mezzo a cui sono franimischiati dei peli piu corti,
capitati, subvischiosi) nel liore ciliiidrici, nel frutto
ovali, coi denli ricurvi: pelali coronali, a lamina obli-
qua interissima, o denteilata, o dcntellalo-smarginata
(^nnua).
,v S. Lusilanica, Guss. prod. Desf. Caw Dec. e
forse di molli ailri auiori, no a Lin. e Banks. S. Quin-
quevulnera, Ucria nan Lin. S. sijlvestris, Sc/ioil. i?i
Beich. S. Gerasloides, Presl. Lychnis sylmstris, hir-
sula, annua, flore minore cameo Vaill. f^iscago hir-
sula, lusilanica, slellaio flore, Dill. ?
jy , \ It. Mezzetlino.
•^' j Fr. Silenc des Fraacais, Gornilet francais.
Aprile-Maggio. - --''
Wei cam pi in riposo, nei prati ; ed anche ai mar-
gini dei campi coltivali.
Cauli 2-pedali , quasi serapre eretti e ramosi
(a rami piii o meno palenli ) qualche volta semplici,
non serapre ispidi, come i calici, per setole bianche
articolate ( Guss. ), ma le piii volte scabri per minu-
tissime verruchetle coverte di corta peluria. La stessa
ispidezza, di cui paria quel ch. Autore, non sempre
27j
si osserva alia base <!ei cauli. ma sovente iiei rami
ancor giovani, Foglie oUuse, spunlonale, le suprrioii
bisluiigo-lineari, I' estreme anclie bislungo-lanceolale,
lutte scabrosetle per picciole verruche, siccome i I'li-
sli. Fiori piu o meno avvicinati o distanti, dislicbi o
piu sposso unilalerali. ^/W/c/ visoossissimi (anche gli
inferior! qiialche villa erelti ) 10-angolato-nervosi ,
con gli angdii spori';enti, foschi, e i denti 2-3-liiieari,
poco piu luDghi della cassula. Petali a lamina obli-
qiia intera, smarginata, o dentata, sul primo aprirsi
rosea, venata di porporino, poi d' un roseo dilavalo,
uon sempre conoolore, ma ordinariamente piu palli-
delta liingo i margini (biauchiccia non Tbo vista giam-
raai): fauce e corona sempre bianchiccio-carnee. Slami
salienti. Cassuia sebsile. Semi iieiu-tiuerei, aspri, re-
niformi, convesso-solcali ai fianchi, mezzo scanalati
nel dorso. In tulto il grappoio sono per ordinario di
color Iosco gli angoii dei calici, le braltee, ed anche
I'eslremila del caule.
335. S. Aocruiiivj, Lin. Ucria, Guss,
A caule suherello, ramo.vo, cortamente appressafo-
pubescenle: (ogiie peloso-irsiite, le inferiori spatolale:
calici eretli cilmdracei: petali 2-fidi, coronati: cassula
siibsessile dtnlro il calice, piii corta dei denti acuti
di esso: semi maturi piombmi (y4?inua).
S. spicuta a, Dec. fl. fr. ex Poll. S. malutina
Presl. Li/c/inis sijlvcslris. nnclurna, piso/a, floribus
itnhts ordinis clilule pnrpxireis. (Ivp. Viscago hirla
nocli flora, flonbus oOsolc/is spicalis, Dill.
f^olg. Fr. Gornillet nocturne.
Aprile-Maggio.
^ei ruderi, su le nnira, ai margini dei campi,
Caule ramose sin dalla base, erello o risorgeote,
276 ■
coperto di corta pube vellutina pochissimo viscnsa
principalmente nei rami teneri. Foglie appressalainenle
irsuto-villose, cigliate alia base, alquanlo carnose, con
poco visibili verruchette sopra lutlo nulla pagina in-
feriore, che percio e scabroselta; le inferior] spato-
late, ristrelte ed allungale in picciuolo, alle volte co-
clearifomii, le superiori lineari-lanceolale, subacute,
carinate sessili, erelte o ricurve. Fiori distanti, al-
torni, quasi unilalerali, erelti; gl'inferiori 1-2 pedicel-
lati ; i superiori quasi sessili. Gambelti fioriferi, nel-
r antesi alquanlo inclinati, neU'apaiilesi addossati slret-
tamente al caule; i frutliferi inferiori piu allungali e
alquanlo patenti. Calici pubescenli subcilindrici, 10-
striali, venosi, con le strie colorile fosche, e le vene
epesso verdognole: denli acuti, quasi uguali alia cas-
sula, 0 una linea piu lunghi, quanto bastino a coprir-
la. Petali 2-fidi col laglio prolungato un po pii!i oltre
della meta delia lamina, a lacinie lineari larghe ap-.
pena una linea, e scostate I' una dall' altra verso I'api-
ce per un inlervallo d'appena mezza linea, quasi in-
lere all' apice o piu spesso dentate, nella superficie
superiore concolori carnei, senza alcuna vena, con la
corona bianca, nella inl'eriore ceruleo-venali menocche
verso r apice, ova le vene di cileslro vanno digradan-
dosi in un colore anche carneo. Spesso ho veduto
molti fiori in questa specie, nei quali I'un dei pe-
tali erasi obliterato, ed una meta di esso vedevasi
come adesa al pelalo vicino. lorraando una lamina 3-
lida. Antere verdognole. Cassule non assolutamente
sessili entro del cal. , ma con corlo gambotlo di lin. 1 'J^ .
1 fiori sono gralainente odoroselti, e durano una
sola nolle, aprendosi alle 6 della sera, e chiudendosi
la dimane per tempissimo, con accartocciarsi in dentro.
336. S. SuRicE^f All. BertoL Guss. 6. Decumbens.
277
A cauli cascanti: foglie obovato-spalolale, verdi
o canescenli, cigliate alia base: fiori eretto-patenti,
coi |)e(iiincoli riii;ilm(>nt(; appressati: calici pubescenti
ciliiidiacei, ttlavati iiel I'rutto: petal! 2-pailiti , lotOQ-
dali, a lunga unghia saliente [Jnnua).
S. Decumbens, Biv. Presl. S. canescens, Ten.
fl. nap. 1. Dec. Beic/i. S. Sericea, G. Ten. sjll.
S. f^espoHma, Siblh, non Relz, el Dee. Lijchnis ma-
rina, minor, pnbescens, amplo flore, rubro, sulcalo,
Cup. L. marina, minnr, pubeseens, amplo fore ru-
bra sulcato. folio oblomjo rolundo, repens, Bon.
Gennaio-Maggio.
INei colli apiiclii Ha per liillo: nei luoghi bassi
rarissiina {Maryio liingo la slraila; e nella via per a
J\olo vicino la Franimedica ec. )
Cauli corlissiiiiaiiuMile pubescent!, 3-12-pollicari,
molt! (lalla stessa raiiice, ascendent!. Foglie obovato-
spatolate, aliiingate in picciuoio, subacute all' apice,
cigliolato-segheltate ai margin!, cigliate alia base,
sparsamente iisute in ambedue le pagine, e piii cor-
lanicnte ndla inferiore; le cauline superior! lineari-
ianceoiate sessil! , le cauline tutle, opposte, connate
alia base, /^^(/mwco// 2-linear!, pubescent! come i cauli.
Calici copert! di cortissima pube vellutina, piu corta
assa! d! quelia che vesle ! cauli, 3-denlali, 10-costo-
lati, coi dent! ottus!, le vallicelle d' un verde bian-
chiccio, c 1(! costole soabroselte I'osche, cinque delle
quali prolungansi su la carina dei donli, e le cinque
inlermedie sopra i sen!. Petali grandetli rose!, 2-parlili,
con le Idcinie discosle, obovalo-spatolale, subincurve,
soveote dentellat! ail' apice, con ruiigliia salienle, una
linea piu lunga de! calici. appendic! della corona li-
near!, 2-fide. Cassu/a glabra, minulamenle granulala
sollo la lenle, verd!cc!a, pedicellata entro il calice,
278
ovale col frutlo e subeguale al calice: semi reniformi-
urljicolali, leouini, piano-concavi in ambedue le lacce,
esiiinente striati per traverso, profondacuente scanalati
uel dorso, coi margini del soico crespo-ondolali Giis.iiyn.
337, S. Hispid J, Desf. Pers. Guss.
Irsuta, con lunghi peli biaiichi sub-vischiosi: cauie
ramoso eretlo: inglie inferior! spalolate oltuse, le su-
periori lanceolate, acute: grappoli solitarii e geminati
densiflori: calici cilindracei, iunganienle ciavali, irsu-
lissimi, finahiienle eretti: pttaii 2 liili, coronal i(^y/OT«a).
S. hirsuta, Poir. Biv. Lychnis criticu, IwHa,
angustifolia, Tuurn. L. ulpina noclifloru^ longis ca-
lycibus hirsulis, [lore col/ecto, Cuj). Bon.
B. Albiilura a fion bianchi, flavo-vedastri nella
pagina inl'eriore.
Maggio-Giugno.
INelle coiluie Ira le biade ed ai margini dei cam-
pi. La var. B. nei luoghi bassi umidi ai margini delle
vie ma rarissima.
Caule 1 2-podale, ramoso, a rami eretti, spesso
risorgenti, ordinariamente glabralo in cima. Focjlie
carnuselte, coperle (sopra lullo nella pagma superiore
e nei margini ) di lunghi peli bianoiii appressati, del-
lo siesSo uiodo che la base dei cauli ed anche le
brallee ( tranne cbe i peli dei cauli sono patenli e piij
forti. Fiori unilateraii, subpatenli nella fioritura, poi
erelli. Bacemi per loppiu 2-fidi, 2-'i-pollicari, con
un liore solilario in mezzo alia dicotomia, Gumbelti
lungbi 2-3-lii)ee, negl' inferiori anche 3-7. PeduncoU
e ganibelti appressalamente vellutino-pubescenti. bral-
tee lineari-acuminate, le superior! subeguali al gam-
hetlo, le niedie seaipre piu corle del calice, le iiile-
riori ordinariamente piu lunghe di esse, non compu-
lalu il gauibetto. Calici coilolati, irsuUssinii, cun le
coslole verdi, spesso Fosco-rossicce. Petali 2-fidi, un
po riflessi ed iiicurvi, e denlollali all'apice, rosei(neIla
var. B. biarichi, flaV(»-V(>rda.slri nt'l di solto), coro-
nal! alia fauce, cou corona canipanulala di appendici
ollusamente donlalu-rrenate^ quasi niozze , Cassula
ovata, verdiccia, glabra, pcduncolata eiitro il calice,
con peduncolo nella malurila ingrossato ; 2-4-lineare.
Semi minuti, cinoreo-iiericci, rcniloriDi, trasversamente
striati; solcali sul dorso. conoavi ad anibedue le fao-
celte. Tutta la pianla alquaiilo vischiosa.
**
A fiori pannocchiuti.
338. S. IsfFLATj, Smith, Dec. Bertol. Ten. syll.
A cauli perenn inti alia baso, ascendent!: foglie
dcntcllalo-acnieate al inargine: calici gonfii, ovato-bis-
luiighi , relicojato-venosi; petali 2-partiti (non 2-Gdi)
senza corona; semi globoso-reniforini, rauricato-tuber-
colati {IHzocarpica).
J. VvLG^Ris Glabra o pubescenle, a foglie ovate
lanceolate membranacee. e calici piu globosi ( Cucu-
baJiiS Behon L. W. Lychnis sylveslris, quaeBehen album
vulyo, G.B.
B. Au'justi folia, Ten. syll. Guss. syn. (S. an-
guslifolia, Guss. prod. S. Behen. b. angustifolia,
Gush. fl. sic. sup. i. Cucubulus anguslifolius, Ten.
fh nap. 1 . Lychnis sylveslris, perenms, quae Behen
album vulyo, Gup. L. sylveslris, perennis angusti-
folia. glabra, flore albo. Id. Behen album montanum
anguslifolinm, Id. Polemonium Dodonaei flore albo, C.
G. Rubra, fen. syll. /t petal/- yridellino-vinosi
foglie come in B.
280
I It. Btibolini, Been bianco.
Volg. \ Fit. Behen blanc, Gucubale ecumeux.
I Sic. Pizza-parrini.
Marzo-Giugno.
La var. A. nei colli. La var. B. dovunque, so-
praltiitto ai margini dei canipi. La var. C. nei luoghi
. slessi dclla B. uia piii rara,
Radici repenti. Caiili tereti, 1-2-pedali, ed an-
che piu lunghi, ingrossali alio articoiazioni. ginoccbiato-
risorgenti, fragilissimi , FocjUe piu o meno glauce-
scenti (nelle var. C. B. canioselte, largbe 3-8-linee,
lungbe pollici 2-i, piane o subscanalale ed oblique;
nella var. A. pid membranacee e piu largbe) le cau-
line inferior! attenuate in picciuoio, le suptriori ses-
sili, tutte opposte, subconnate alia base, a margine
dentellalo-aculeato, con Tela edentuto. Fiori ordina-
riamente inchinati da un lato, in pannocchia dicotoma
a rami ineguali, lungamenie pedoncolati e solilarii Ira
ciascuna dicotomia, con peduncoio nelle prime divi-
sion!^ 1-2-pollicare, nelle seconde e terze (non an-
dando la dicotomia per ordinario piii in la) alquanlo
minore, ma sempre piii lungo degli articoli. Brallee
bianchicce, piccole, lanceolate, flnalmente scariose,
patenti-subincurve. C altci co\ fiore pendenli, col frutto
erelli, fosco-venosi, gonfi, ovati (nella var. A. piii
globosi ) onibelicati alia base, a denti subacuti, po-
chissimo patenti, dritti o pochissimo inflessi. Petali
2-partiti sino a mezza linea sopra la fauce, solcati
sotto il seno della incisione, patenti o alquanto ncbi-
nali, con le lacinie obovato-cuneate, e gli apici di
esse denlellato-erosi, non di rado inflessi, non euro-
nati alia fauce, ma con I'unghia dilatala in due orec-
chiette, e con due picciole gobbe sopra la ripiega-
„ u . 281
tura alia base mlerna nei lati estremi del soico- nella
var. J. e B. bianclii, nolla var. C. di color 'rosso-
sbiadato, quasi color di feccia, o gridellino vinoso
bianchiccio-flavescorui alia base. Organi gemlali sa^
iienti. Stanu declinali fililormi, bianchi alia base por-
poniii all' apice. J.i/erG lineari. didime, nella var. /
e B. cineree, coi margini delle suture bluastre, nella
var. 6;. olivaslre, nero-sanguigne ai margni. Sltli UilU
bianchi, 0 slumati di cameo, colorili in cima come
1 pclali nella variela C. in tuUe un po clavati all'a-
pice, e coperti di corla pube. Cassule sublrottolilor-
uii glahro. Semi cinorei, concentricamente slrialo-
tubercolali, alquanlo convessi.
339. S. iTjiicd, Pers. Presl. Guss.
Pubescente, a cauli eretti o ascendenti, giutino^o-
viscosi in cima come i peduncoli: foglie subincave
le radicali e cauline infcriori picciuolate, obovate o
spatolalo-lanceolate, le superior! lanceolalo-lineari- ra-
mi della pannocchia brachiato-3-fjdi: fiori eretti- calici
cilindracei, poi lungamenle clavati: petali 2-fidi coo
corona svanita (Bizocarpica). '
Cucubalus, Jlalicns, L. facqu. Silene mutabilis,
Ucna, non L. S. Caesia, Ian. non Smith. Ljchnis
viscosa, amjusll folia, alpestris , flore inlerius albo,
exlenus rubra, iniis foliis ocymi. Cup. L. alba ocu-
moides viscosa, sou L. viscosa alba lalifolia, Id.
Maggio-Giu'ino.
INelle valli delle colline, su i gruppi delle rupi.
Lauli l-2.pe<lali, rosseggianti, per loppiu nella
base e su i nodi. Foglie superiormenle coperle di
corta e molle pube, scabrosetle nella pagina inferio-
re, a margine dilatalo, subondato-cresposetlo, oscura-
menle verdi: le radicali e le cauline inferiori lanceo-
lalo-spaloiate, od obovate ristrclte in picciuolo, lar-
3G
282
ghe 4-jOlinee, lunghe insicme al picciuolo 2 3 ./a
pollici, rotondate all'apice o acule; le superiori lan-
ceolate, e gradalameate laiiceolatu-lineari, e lineari,
Pannocche a rami eretlo patent!, 3-fitii. Bratlee \'\nei\-
ri, strettissime, patent!. Peduncoli monollori, 4-10-
I!neari, .solcati, col fiore erelti. 6W<c/ lungamente cla-
vat!. ombeMcat! alia base, lOnervosi, rosseggiant! su
i nervi, ed all'ap!ce da iin lato. nel dippm liianchicc!
e quasi membranacei, liingh! 6-9 Wmn, acutamente
dentati coi dent! membranaceo bianch! al niargini. Pe^
lali cinerinorossicc! con unghia piu lunga del calice,
qualche volta 2 partiti, con le lacinie bislunglie ottu-
se. Orr/ani genilali, salient! bianchi. Corona quasi
nulla. Cassiila ovato-bislunga. glabra, verdiccia, lun-
gamente pedicellata. iSwa' r-niformi, iubercolati, fosco-
rossicci , striati longitudinalmente nel dorso piano, e
trasversalmente su le faccette concave,
340. <S. Frvticosj. L. Ucria, Giiss.
A caul! glabri, suITruticos! ramosi alia base, ri-
sorgenti o pendent!: foglie picciuolate, lanceolato-spa-
tolate, ottuse ed acute, nitide, cigliate: pannoccbia
brachiato-3-6da, subcor!ml)osa:, ristretta: fior! eretli:
calici lunghissimi subcilindiici, viscoso-villosi, final-
niente clavati: petal! 2-lob!, coronat! (Suffrutice). .'
Lychnis saponaria dicla saxatilis, fruticosa, oleae-
folio, Cup. Saponaria acuiis foliis, frutescens, Id.
Saponaria ex Sicilia, Bocc. S. frutescens, acuiis fo-
liis, Idem. Ocymoides fruiicosum, Cam. -■■■■■
Maggio-Giugno.
Su i colli nelle fessure delle rupi, e nei luoghi
pietrosi.
Caw// cespugliosi subcilindrici, risorgenti, o pen-
dent! per ordinario dalle rupi, per lo piu 2-4-pedali,
ingrossali alle articolazioni, glabri. Foglie glabre, op-
283
poste, a base connata . lo inferiori picciiiolate, laii-
ceolato-spatolate, oUiise oil acute; le cauliiie iJi mezzo
lanceolato-aculc, rislnitto in picciuolo; lulle un po eoii-
vesse e subondate, densameiitc ci^liolate ai marijini,
con cigli fioccosi corlissimi, piu lunghetti alia base.
Pannocchia brachiato-3-fiila, subcorimbosa, rislretia:
brattee sessili, lancaolale. 3-nervie, nolle prime divi-
sioni grandetle, e quasi simili alle foglie, nelle altre
assai picciole, qua.-i lineari, piu lungameiite cigliale
ai margini, piii vischiose, e coi nervi quasi svaniti.
Fiori erelli, pochissimo odorosi. PeflfwrecoA' glandoloso-
pubesceiiti, vischiosi. CwZ/b/ lunghissimi (8-'10-lineaii)
subcilindrici, 10-cosloiati, coperti lulti all' inlorno di
pube glandoloso-vischiosa, finalmente clavati a causa
(lella cassula che ingrossa. Quando la cassula intur-
gidisce mollo, il calice si crepa da uno o piij lati,
e per la dislensione le costole o angoli di esso quasi
si obliterano, restandovi le sole slrie bruno-verdastre.
Denli calicini quasi lungbi quanto I'ungliia dei petali,
uguali 0 un po piu corli della cassula. Petali alquanto
deflossi 0 richinali , 2-lobi, quasi obovati, denlollalo-
erosi nell'apice, pria d'aprirsi (lavescenli, aperti di
colore roseo dilavato, e piu ordinariamente carneo,
0 alle volte quasi bianco, nella pagina inl'eriore ver-
dognoli. Antere verdaslre. S>Uli porporescenti in cima
con lo stimma subcurvo, e sparse alle volte di qual-
cbe ciglio. Cassula ovato-bislunga, sub-3-gona, gla-
brissima, pedunc.olata nel calice (peduncolo S-^ lin.)
cou la base dei Clamenti adesa inlorno intorno a que- ■
sto peduncolo, dciscente per 6 corti denti, 3-loculare
sino a 2 linee sotto 1' apice, con gli angoli, a cui
slanno altaccali i tramezzi, solcalo-rientrati, e le fac-
celte un po compressc, 1-loculare in cima ad angoli
ollusi, appena prouiinonli , in ragioue opposta dei
284.
tramezzi. Semi reniformi, neri, depress! ai lati, con-
centricamente lineato-muricati, scanalali nel dorso,
con ombelico concolore.
Si schiudono i fiori su 1' avvicinarsi della sera,
e slanno aperti finche il sole del giorno seguente non
abbia saettato fortemente i suoi raggi. Cinque degli
stami arrivano a maturita prima degli altri cinque,
e stansi erelti sopra la corolla, mentro gli stili riman-
gono a 4.-3 linee sotlo la fauce, e di la ricevono la
polvere fecondante. Tostoche le antere di questi cin-
que hanno emesso tulto il loro polline, essi ripiegansi
su la corolla, e vengono fuori gli allri cinque, ed
emeltono il polline loro a contatto degli stimmi, che
allora si sono avanzali sino aU'orlo della fauce. Esegui-
tasi tale seconda fecondazione, quegli ullimi 5 stami
si ripiegano pure sopra la corolla, ed allora gli stili
si prolungano ancora per piu di mezzo pullice su la
fauce, prendendo una posizione divergente.
##*
A fiori pill 0 meno corimboso-fascettati.
34^1. S. NicAEKSis, Jll. Pers. Biv. Presl. Giiss.
Irsulo-viscosa con peli articolati, glandolosi: a
caule eretto ramose alia base: foglie carnosette, le in-
feriori lanceolate, o lanceolato-spalolate, ottuse, le su-
periori lanceolato-lineari, docciate: fiori lassamente co-
rimbosi: calici cilindrici, finalmente eretti, clavati: pe-
tal! 2-fidi, coronati, lungamente unghiali (y4nnua).
S. Arenaria, Desf. S. Liltoralis Pour, in herb.
Banks ex Guss. Lychnis sylveslris in. Chisii, L.
marina ; floribus candidis, subius purpureis auriculae
iniiris foliis, Cup. L. marina, alba, aversa parte
rubra- viscosa hirsula, auriculae muris folio crasso,
laliusculo, repando, Idem. L. hirsuio, crasso folio,
28:^
Bocc. L. marilima Gadonsis, angustifolia, Tourn.
Aprile-Giiiuno.
Nclle areiie mariltime,
Ccmli moiti dalla stessa radice, suberelti o ascen-
denli, 6-10-pollicari . For/lie glaucescenti , carno-
se, subriciirvo, irsiito-viscose, e sporcate di arene.
siccome i cauli stossi ed i calici; le inferiori laaceo-
late, 0 lanceolalo-spatolale, PedunooU luughi 4-6-linee,
ingrossato-pentagoiii sotto il fVutto, ad angoli ottusi.
Calici ouibelicati alia base, 5-G-lineari, 10-costolali,
nero-pnrporini lungo le costole, bianchicci nelie val-
licelle. coil 3 costole alternat;uneiite piu corte che
neppiir giungono ai seiii dei denti, e le altre proluii-
gate sino all'apice dei denti slessi. Petali 2-tidi, coa
1(» laciriie subspalulate dislanli, e le unghie dei calici,
siiperiormentc bianchicci, nella pagina inferiore come
sitmiati di cinerognolo verdiccio. esilrnente venato-
liiieati. Appeiidici dflla corona 2-fide. otluse. Cassala
ovala, pedici'll:ita, glabra. Semi orbicolato-renifortni,
pallidamente fiilvo-iossicci, lisci, scanalati nel dorso,
coi lati coinpresso-piaui, appena striali,
312. S. Fuse AT A, Link, m Brot, Spr. Presl.
Guss. fl. sic. suppL I . p. (26. el syn.
A caule cretto, semplice, 0 dicotomo-ramoso in
cima, alquanto irsuto: foglie subglabre, le inferiori
obovato-spatolate, ristrelte in picciuolo; le superior!
lanceolate: calici pubescenli subviscosi. cilindrici, final-
mente clavati : peduncoli fruttitcri allungati subde-
flessi: petali coronati, lungamente unghiati, interissi-
mi {Annua).
S. Pseudo'atocion, Guss. fl. sic. prod, et pi.
rar. non Desf. Lijchnis sylcostris, hirsuta, mullijlora,
incdrnala, viscosa, Cup, L. silveslris, hirsula visco-
sa, floribus dilute purpuroi apjesUni disposUis, Idem
L. erecta veronicae foliis, Bocc./
286
Gennaio-Aprilo.
INei colli, e iielle vigne comunissima.
Cauli 'Ji 1 po:iali, lulti coperli di peli articolali,
patent), i quali divcngono i;landoliferi nei pfdiiiuoli
e nei calici. Foglie aspre per piccioli tubercoii con
un pelo spesso piaiitato soprji ciascun di essi, siiL)-
cii^liale alia base, into^nsamcute verdi. Peduncoli nella
dicotoinia allungati, rjuasi 1-2 '/^ pollicari ; nei;li allri
fiori^ subeguali al calice, Calici ombelicati alia base,
S-6 lineari, pubescenti viscosi, striati, con le sine I'o-
sche, anzi sovenle fosco tiitln il calice, o una I'accia
di esso. Pelali rosei, spesso sinarginali, mezzo obli-
qui: lacinie della corona connate, smarginale. Cas-
sm/o glabra lungamente pediceiiata denlro il calice. Semi
neri subrenifornii, con due cavila laleralmente all om-
belico, appena scanalati nei dorso, conceiilricaaiente
puntato-striati, con punti e strie minutissinii.
176. ■:.^;-
Stelljri^, Lin. Juh- ' •'
\'. >'■').■.■ ' ' '.
(It. Stellaria, /''y?, Sleilaire.) ■-
Cal. 5-sepalo. Pet. 3, 2-partiti, o smarginati, a
corta unghia. Siami 3-S-iO. Cass. 1-loculare, 6-Vrilve
air apice, polisperma. ^em? non coronati aH'ombelico.
343. S. Medu, Smith. Bertol. Presl. Guss.
A caule debole, dicolomo, prostralo-diffuso, con
una linea lateraie pelosa, allerna: Ibglie ovalo-acule,
le infcriori quasi lanceolate: peduncoli frutliferi de-
flessi; fiori S-10-andri: petali 2-parlili: cassuia sub-
eguale al calice: semi suborbicolari (non subreniformi)
compressi, concentricamenle rigato-tubercolati (y^mma).
Folq.
287
Alsine media. A.B. Lin, Ucria, JV. S. holoslea
e S. Bijlora, Ucria. non L. ex Guss. Alsine- Mallh.
[r. Al-iine piicinella, Puciiiella, Genlonchio,
Ceiitocchio, Ginloiichio, Gentnne, Mors© di
gallina, Galliiiella, Pizzo-galliiia, Genlovi-
ce, Erha piperina , Paperiiia , Orecchio
di topo,
Fr. Morgeline des oiseaux , Mouron des
oiseaux.
Sic. Specii di Grisciuneddu.
A. Apetala. a fiori apdali; caiici spesso gla-
brati. {Alsine apetala. Kitaib. el Lang, ex Ten. Ho-
losleum alsine, Swarlz. Stellaria Apetala, Ucria, pi,
ad Lin. op. add.)
B. Media. A pelali 2-partiti angiisti, pii!i corti
dfl calice, di rado subeguali. {Alsine media., Cup.
Cast. Lam. Sturm. A. media, minori folio crispo^
Cup. A. minor. Dod.)
G. Grandjflora. a fiori 10-andri, petali 2-par-
tili, con le lacinie bislungo-lanceolale, piii lunglietti
del calice: cauii piu robusti e piu aliungati ( Alsine
grandijlora. Ten. fl. nap. prod. A. major, Cup.
Dod. Cast.)
Ft'l)braio-!\Iaggio.
Nelle culture ed anche nei canipi in riposo. La
var. A. comunissima cziandio ai margini delle vie,
e sii le mura; la var. B. un po rada; la var. C. coa
piu frequenza nei luoghi umidi.
Cotiledoni bislunghi ristretli in picciuolo, papil-
losi. Fusti dehoW, ginoccbiati, risorgenli tra 1' erbe,
0 dilTusi, Cstolosi (tianne nei bassi articoli che son
passali da un nervo, il quale ne riempie tutto il can-
nelio) alii un piedo, e seniiiiueari in diametro neila
288 ■ '
var. A, 2-4'-pedali , e di diamolro 1-1 'y^ lineare in
in B. e C. con linoa lat<u'ale nnessamciUe pelosa al-
terna, nel dippiu glahri, eccetto la variola C. che ha
gli uUimi 2-3 articoli, e !« ramlficazioni della dico-
tomia patentcmeiile grandoloso-pelosi da ogni parte
(come i peduncoli ed i calici) carallcre, che pare
esclusivo di questa varieta, non avendolo mai osser-
vato nelle allre. Base degli articoli spcsso rossiccia.
Fo<jlie inferior! ovato-hisluiighe o suhlanceolate, atle-
nuate in picciuolo, piii o mono acute; le superiori
ses.sili, ovalo-acuto (neila var. B. e C. 3-4-volt(' pai
grandi ): tulte papilloso-diafane, col margine dilatalo-
suhondato, tenueniente ciglialo-dentato alia base, e
quasi scarioso ; subglabre o sparse di [>ochi peii nella
pagina inferiorcj con pubescenza per ordinario su la
costola, totalmente glabre, o coverte (specialmenle
nelle var. B. C.) di corta peluria su la pagina supe-
riore, con la massima parte dei peli glandolosa. Di-
cotomia del caule a lunghi articoli ineguali, gracili,
con le linee pelose sempre a rincontro I' una dcH'al-
tra dalla parte interne (iranne la var. C. ove quegli
articoli son tutli pelosi, come si e detto): in mezzo
a ciascuna dicotoniia un fiore solitario a lungo gambo
(tutto pubescente, o con seinplice linea pelosa a peli
orizzontali) assai breve nella fioritura (appena 3-5-linef)
poi '^2 1-pollicare nella var. A. lunghissimo 3-4-pollici
nella C. alquanto meno nella B. coi fieri eretto poi
allungato e rifratto, poi coi frutti maturi di nuovo ri-
alzato. Calici putenlemente pubesceiiti subgiandolosi,
come i peduncoli (nella var. A. aicune volte sub-
glabro), coi sepali lanceolati internamenle docciali,
membranaceo-bianchicci al margine. Petali nella var.
A. nessuno; nella B. bianchi, 2-partiti, con le laci-
nie strettissime '76 di linea, lanceolato-lineari, '/a linea
289
0 y^ di linea piii corti dei sepali calicinali ; nella var.
C. caiididi, pur 2-parliti, pguali al calice, o alquanlo
piu limglietti (appcna '/, di linea) a lacinie bisliiiiico-
lanceolale, oUiise, lineatc. Stami nclle var. /'I. e B,
indofiniti, nella C. 10 allernatamenle ineyuaii, cdii
le anicre didime, picciole, a lobi ovali di color por-
porino che fa iin bel contraslo col bianco piiio dei
pelali. Cassiila con gli apici delle valve piu lunghelti
del calice, e un po ricurvi. Semi suborbicolari (non
subrenifonni) conipressi , concenlricamente linealo-
tubercolati, piani e strialo-tubercolati sul dorso, foschi.
Apici della pianla subvischiosi al latlo. ,, ,
177.
ARENAitiA, EndL Koch.
{It. Arenaria, Fr. Sabline)
Cal, 5-sepalo. Pet. 5, corlamente unghiali in-
tori subsmarginali, ovali od obovati. Slatni pt^r lo piu
\0. Cassu/a 1-loculare, 6-valve neirapice. Semi non
coronellati all' ombolico.
Sii. J. Leptociados, Reich, diss. syn. a.p,
824. in add. ct emend.
Pubescente, a caiili ramosissimi, rigidelti: foglie
superiori ovato-o siibrotondo-acule, sessili, scabre: pe-
duncoli frullileri orizzontalmente patenli: sepali cali-
cinali lanceolali, aculi, 3-ncrvi, irsuli, 2-3-volte piii
lunghi della corolla: cassule ovate, piu lunghe del
calice {Jnmia).
A. scrpyllifolia , Giiss. prod, et syn. 1, non
Lin. Alsiiie imiior molticaulis, Cup. Moris.
31
290
1 It. Erba pnndina, Reuainola dei niuri, Are-
TT 1 nana difl'usa.
"^' ^ Fr. Subline a-feuiUes de sorpolet, Sabline
serpoliere.
Marzo-Maggio.
SiJ le inuid, luugo le vie, nei colli e campi ari-
di, nei ruderi.
Cauli ramosissimi alia base, subdicotomi a ce-
spuglio, eretti o risorgenli , niinuti, alquanto vischiosi
in cima, ordinariamenfe 4-o-pollicari, nei terreni pin-
gui alle volte pedali, spesso affogati tra I'erbe. Fo-
glie oscuramente verdi, puntato-diafane, 1-3-lineari cosi
in lunghezza come in larghezza; le inferiori picciuo-
lale, ovali, plane o cocleariformi; le superiori sessili,
ovate, o subrotondo-acute: tutle opposte, patenti coi
niargini lenueinente cigliato-dentellati. Fiori picclolis-
simi. nelle dicotooaie sob'tarii, nelle estremita subco-
rimbosi. Calici membranacei da ua solo lato del mar-
gine. Petali ovali, non dentati, ma interi, ottusi, piii
corli la mela dei calici, o a un di presso i due terzi.
Gambi filiformi 2-i-lineari, col fiore ereito-patenti, i
fruttiferi aperti orizzontalmente , o sollo un angolo
niolto ottuso, con le cassule posale verticabnente su
di essi, in guisache i medesimi all' estremita supe-
riore descrivouo un arco. Apici di lulta la pianta un
po vischiosi,
■■■'■) I \'..-\ ',".. ' iiu I'l;'; ■ . . '. I-
■ ■ ':. 178. ■:.'.'{;
■lI'.V I,
A LSI HE, JV allien. Koch. . i. <!..->
'\o:'5
{It. Alsine, Fr. Morgeline)
Cat. 5-raramente 4-sepalo. Petali 3, raramente
i, cortamente unghiali, inlen o subsmarginalij ovali
291
0 liiieari. Cassn/a 1-!oculare, 3-valve. Semi cumv iiol
genere precede nte.
'"
* Senza Stipoje
34o. J. TiyvifOLU, I. B. IFahlem, Koch.
Cuss. Sjjn.
A oauli erelli. molti daila slessa radice, ramoso-
dicolomi: foglie subulate, filiformi-selacee: peduncoli
IVutlileri erello-palcnti: sepali calicinali sul)ulali. 3-
nervi, arislati, striali, pubescenti, mollo piu lunghi
della corolla, subeguali alia cassula (Jjinua).
J /sine serjetalis, Ucria? non Lin- Aronaria le-
nuifolia. Lin. Guss. prod. Alsine verangusto rigidulo
folio, poiyflora, muscoso fore, Cup.
A. ^AiLLANTUNA, D .€ . Guss.k cauli cespusliosi,
ramosi all' apice: foglie e calici giabri (/^, lemiifolia,
l^uill. Arenaria mnrahs, amjuslo rigidulo folio, po-
t J muscoso jhre, Cup.
B. FiscwVLA^ Pers. D.C. Guss. A cuale piu
densamenle ramoso all' apice: calici peloso-giandolosi
{Arenaria arvalica, Presl?)
Apiile-Maggio.
ISei iuoglii aridi delie colline, qualche volla negli
alvei dti torrenti,
Cauli filiformi, rigidelti. per ordinario fosco-bai,
ingrossati alle iirlicolazioni, S-S-poIbcaii, dicofomi al-
r apice con le dicoloniic poco palenti. Foglie oppo-
ste, connate, siibulalo-sclacee, d' un verde allegro, fa-
sceltale nelle ascdle, dilalato-docciate e 3-nervose alia
base, con esile n)aii;in(' nictnljranaceo, e con una stria
colorata su la coslola tulle erello-patenti, subincurve
air apice. Fiori dalhi liiculomia, e terminaii. l^edtin'
coli oapillari , doppii.i ute piii lunghi dclle foglie,
292
piu corti degli articoli, col fiore eretti, col frullo piii
o meuo i'wev^enU. Sepali calicinali subulati , con la
interna superficie scavata a gronda, bianco-mejubra-
nacei al margine, eretti. Pelali bianchi, ellitlici, piii
corti del calice. Cassula diaFana, bislunga, cilindra-
cea con i!;li apici delle valve nella deiscenza ricurvi,
spesso pill Innghella del calioe. Semi picciolissimi,
color di ruggine, globoso-reniformi, compressi nel
dorso unisolcati, rainutaraente granulati solto la lenle;
**
Stipolate
346. A. BoBRj. JFahlen, Kock. Guss. syn.
A cauli eretti e proslrati, fittamente ramosi: fo-
glie lineari, un po crasse, semitereti, cuspidato-arislale,
glabre: slipole ovato-acuminate, scariose, guainanli;
peduncoli frultiferi riflessi: sepali calicini ottusi, eguali
alia cassula, senza glandoia nera ai due lati della ba-
se: semi lutti obovati compressi, marginalmente an-
golali {Annnd).
Arenaria rubra a, campestris, L. W. Guss. prod.
A. media, Ucria, non L. A. campestris^ All. Sper-
yularia rubra, Presl. Spergula purpurea, LB. Al-
sme maritima-, annua., Mich.
yolg. Fr. Sabline rouge.
Febbraio-Giugno.
]Nei campi, e nei ruderi erbosi.
Fusli divisi sin dalla base, 3-6-pollicari, ramo-
sissimi; proslrati o risorgenti, glandoloso-pelosi nella
ineta superiore, glabri alia base, tereti, ingrossato-
tiimidi nelle articolazioni. Foglie grasselte, lineari-
semitureti, subulate o cortamenle cuspidato-aristate,
alquanto ricurve aH'apice, piii o meno lunghe degli
iiiternodii, glabre, qualche volla pelosette. Slipole
293
membranose. bianchicce, ovalo-acuminale, intc>rinedie.
Peduncoli l-flori ascellari, e fenninali suhcorimbosi,
per ordinario sube^iiali al calice, alle volte mela piu
lunG;hi, Cdl frutlo rilK'Ssi, glaiidoloso-pelosi viscoselti
come la parte siiperiore dei cauli. Sepali calicinali
alqaanto otlusi, incurvi, subeguali ai petali ed alia
cassula, con la stessa peluria glandoloso-viscosetta dei
peduncoli senza ghiiidola nera ai due lali della base
come nella specie seguciile. Pelali ellittici, d' un ro-
seo porporinn tirante al violetto con unghia bianchic-
cia. pcrsislcnli e scariosi inlorno alle cassule. ma me-
nu di qui'lli dolla seguente. Slami dieci. Semi tutti
obovali. compressi. cinli d' un margine tumidetto.
Oilrc r abito, piii gracile, e i rami piu fitti, ha
diversi dalla seguente i varii caratleri che or or no-
tcri^mo ; sebbene un occhio inesper-to possa facihnenle
non avvedersene, e confondere in una due specie di-
slinlissirne.
34-7. A. Heterosperma, Giiss. syn.
A cauli difi'usi, erelli o ascendenti, lassamente
ramosi: foglie lineari-seraitercli; appuntate, un po cras-
se: stipole ovato-acutc, scariose: peduncoli finalmenle
riflessi: sepali calicinali segnati alia base sopra i seni
da una glandola nera nilida, giandoloso-pelosi, al-
quando piu corti della cassula; semi obdvati, cora-
prcssi. col nuirgine in allri sempliceincnte lumido, in
altri largo, scarioso bianccbiccio [/Jimua).
Arenaria helerospcrina, Gi/ss. /I. sic. suppl. i.
Ten. syll. app. rr. A. rubra b, marina, Guss. /I.
sic. prod. 1 . Ten. syll. Moris, non Lin. Sperrjula
manna nostras . Bauch. Alsine maritima neapolilana et
turrestris altera, Column. Alsine maritima (lore, ru-
bente, Cup. Arenaria marina B IV? Smith!' Bertol. f
glandulosa, lacq. ? A, maryitiata, Dec? A»marina, Savi
294
Da Aprilo ai primi giorni di Giugno.
Nei liioghi .irenosi erbosi salsi, inondati o umidi
{Pica, vicinanzo dl dassibili).
Caiili molti dnlla slessa radice, difTusi, erelti o
risorgenii; spesso rossicci alia base, palentemente ra-
niosi ( nnn fitii come nella pieccdenle, e di diamelro
?lquanto piii grosselli, e men rigonfiali alle articola-
zioni ). Foglie bneari, semitereti, grossette, glabre,
appunlale all apice^ ma iion decisamenle cuspidalo-
aristate come nella precedence, piu o nuMi luiiglie dei
menlalli. PeduncoH non molto allungali , ma quasi
liiUi siibeguali al calice. di rado qualcuno degi'infe-
riori qmisi pollicare ( cio che non osservasi mai nella
precedenle), tutti col IriiUo riflessi. Slipole ovalo-acute
(non ovato-subrolonde ) scariose, intermedie, spesso
lacere. Fiori (|uasi iinilalerali sopra i rami allungali.
Sepali del calice bianco-scariosi nel margine, piii corti
della cassula (la quale nella perlella maturila non
suole ollre passarii piu d' un quarlo della propria lun-
ghezza ) di forma ovalo-acula (non verameiilc otlusa)
concavi, incurvi, nolali alia base sopra I'angolo ester-
no dei seni ( non sopra il dorso ) da una glandoia
nera lucida. Petali piu grandetli della specie prece-
denle, bianco carnicini , o d' un rosdo dilavalissimo
( non afi'allo rosei ) alquanlo piu corli del calice, per-
sislenti e scariosi e d' un bianco Jordo svanilamenle
rossiccio inlorno alia cassula. Slami cinque, t Semi
obovati compressi: gli eslerni (3-7) alia base del Iro-
fospermo cinli da largo margine ( clV io non bo mai
vedulo cigliatolacero ) biancliiccio-scarioso ; gli alln
privi di margine membranaceo, immaturi lubercolalo-
scabri. » Guss. Syn. w^\
V eslremila dei rami, i peduncoli ed i calici son
tulli pelosselli, come nella specie precedenle, ma me-
29o
no ghmdnlosi ; inollre la sfossa piil)osconza dei rami
e qui iimilala i)revemt'nte ail' apice. mcntre in quella
spesso occiipa la inlera meta superiore. J
Ordine 5. Penlagjnia i
179.
Cotyledon, Lin. J ass.
{Fr. Colilier)
Cal. gamosepalo, 5-parlilo, persistente. Cor, ga-
mopetala. tui)ulosa, o-fida, o o-deutata. Ginque sfjua-
vip, iietlaiilbre nel fundo della corolla. Plopocarpo 5-
cassulare.
348. C. lloRizo^TALis, Guss. Presl.
Glabrissimo a radice tuberosa: caule subramoso:
foglie radicali peltate, orbicalate, lobato-crenate: co-
rolle orizzoiitali ooi dcnli ovato-acuti: peduacoli meta
piu corti della br.illea litieare-lanceolata, o lineare-subu-
iala carnosa {l\izocarpico).
Umbilicus horizontal is, D.C. U. Veneris, Cast.
Cotyledon umbdicus var. BrotJ Moris C. major ^ Cup.
C. sive umbilicus f^eneris caule prolifero. Id.
jy. , \ It. Bellico di Venere.
•^' I Sic. Paracqua.
Maggio-Giugno.
Melle mura umide, sopra le tegole dei tetti, neile
fessiliire delle rupi a bacio, da per tulto.
Foglie tulle glabre, lucide, carnose: le radicali
peltate orbicolate, ombelicale o cucullate, a margine
lobato-creiialo, ( non semplicemeute crenato giaoche
296
spesso le iotaccalure sono cosi profonde da for-
mare come ua lobo ) spesse volte como rosecchia-
to; dal centro ad uno ddi margin!, eve esiste ua
intacco piu profondo, lo spazio e piu breve, e questa
parte puo considerarsi come la base della foglia: va-
ria e la lorn graiidezza; per ordinario hanno esse un
semidiainetro d' un pollice e mezzo a due pollici, ma
nei luoglii troppo umidi honne vedute col semidiamdro
da 4^ a 5 pollici, ed in lal caso sono esattamentc cucul-
late: la loro pagina inferiore e snervala, la superiore e
ottiisamenle nervosa coi ryervi prominenti d' un verde
hiancbiocio: esse sono gia secche, quando sbocciano i
fieri. Foglie cauline piu prossime alia base, anche pel-
tate come le radicali; lealtre inferiori subrotondo-cunea-
te. grossamente crenato-denlate, attenuate in picciuola,
a base larga; le cauline di mezzo bislunghe, cuneate,
sessili, S-^- dentate air apice ; le ultime bislunghe lan-
ceolate intere, cosi gradatamente impicciolendosi fin-
che divengon bratlee. CauU palmari, o anche 2-
pedali, all' epoca della fioritura per ordinario rossigni
(mentre le foglie cauline sono alia stessa epoca rosso-
iineari-puntate) alia base del raceme principale moiti
pill piccioli , sparsamente inseriti sul caule. Grappoli
a fiori addensati sopra tutto in cima, che per ordi-
nario sta incurvata pria della (ioritura. Fiori come spi-
ralmente inseriti sul raceme in cinque serie da dritta
a sinistra, parte esattamente orizzontali, parte pochis-
gimo inclinati. Peduncoli dei fiori piu bassi lunghi
quasi una linea, e alcuno qualche volta 2-floro, indi
ascendendo piu corti, e sempre i-flori; fiori estremi
quasi sessili. Bratlee inferiori lineari-lanceolate com-
presse, le superior! lineari-subulate subincurve, per la
grassezza quasi semitereli (non affatio setacee Guss.)
le intermedie eguali alia corolla, le infime piu lun-
297
ghe, le suporiori piu hrrvi la meta di cssa: ne pos-
son (lirsi il doppjo piu liinghe dei peduncoli, perche i
fiori superiori son qii.isi scasili. e dove trovasi gam-
bo, questo e appena I-l ^Jj. liueare, ossia 'Jr, '/, della
brallea: queste brallce sono pure per ordinario rosso-
lineari-puntate cone Ic foglie cauh'ne all' epoca dt'lla
(iurilura. Lacifiie <!el culice minulissime, ovato-acute,
o aruminale. I'ubi) della corolla scarioso sui frutto
dopo la fecondazione, prima bianchiccio-verdastro, 5-
angoiato, con gli angoli lineati, e i denti eslerna-
nienle punlati di rosso: denti del lembo non aou-
lissimi, Guss. , ma sempre ovalo-acuti, nell'anlesi al-
quanto ricurvi all' apice , e coi margini un po so-
prapposti verso la base. 5/«?h2 inchiusi: filamenti hre-
vissimi bianchicci: unlere vcrdicce: ovario verdeggian-
le. Scjuame nellarifere bianche, slretlamente lineari,
olfuse 0 2-dentale, cguali al calice. Sapore della pianla
stitlico, amaro. Odore nessuno.
180.
Sedujii, Lin. Juss.
(F/i. Panic, loubarbe.)
Cal. 5-6-parlito, persistente. Pet. 5-6.Squaine
nellarifere 3-6 alia base dei pelali, intere o appena
smarginaie. Plopocarpo 5-6-cassulare, polispermo. Se-
mi piccoli, numerosi.
*A foglie plane.
3i9. S. Steliatvm, Lin. Ucria, Guss.B. Deltoid.
Glabro, a foglie deltoideo-cuuoiformi, crenate o
38
298
dentate: flori cerulescenti, cimosi. solitan'i, sessili, al-
terni: petali strett.imente lancciolati (^/m«o).
Cohjledon slellala G. B. Cast. S. echinalum vel
stellatum (lore albo, Cup. S. Deltoideum, Ten.
Aprile-Maggio.
Nelle mura, sui tetti, nei colli aridi, e nei luo-
ghi petrosi.
Cauli 2-5-pollicari, semplici o ramosi alia base.
Foglie verdi-allegre, deltoideo-cuneate, 3-3-dentate al-
r apice, e tenuemenle papilloso-glandolose, lucide, in
tutto il contorno dei margini. Lacinie del calice cras-
se semitereti, mezzo docciate internamente, subacute,
ineguali, subeguali ai petali o piu lunghetti , pur mar-
ginate come le foglie da picciole papillo lucide. Cima
centrale 3-lida; le laterali 2-fide, coi rami spesso ri-
curvi. Fiori unilateral! alterni, cortamcnte pedunco-
lati (pencolo 1-2-lineare) involucrale da brattee lanceo-
late intere, o cuneato-dentate , concave. Petali ian-
ceolalo-acuminati, concavi di fondo bianco con una
sfumatura nella meta superiore di porporino pendente
al violelto dilavalissimo, o quasi color d' amatista.
Cassule stellatamente patenti, spunlonate, subincurve
air apice, mezzo scariose ai lati.
* A foglie cilindriche, o semicilindriche
350. S. Glandvlifervu, Guss.
Gespuglioso, glandoloso-pubescente, a cauli gra-
cili pendenti, i fioriferi eretli: foglie crasse, le infe-
rior! glaucescenti, ellittico-spatolate, ottuse, ristrette
alia base, adeso-sessili, segnate da glandole diafane
impresse: fiori pochi in grappolo terminali; petali acuti
{Rizocarpico).
S. Dasyphyllunty Ucria, non Lin. S. minus, fo-
299
lio circinnato. Cup. S. minimum dasyphjllum [olio
suhrolundo. byssinum, Idem.
Maggio-Giuii;no.
Su i vecchi muri , nei ruderi, su le tegole e gli
sporti flci tetti .
Piccola pianta in dcnso cespuglio ramosissinio
molle, pendente, cui rami fioriferi appena 1-3-poliicari,
lassamente foi^liali, glandoloso-pubescenle cosi nelle
foglie, come nei cauli, nei calici, e nella costola esler-
na dei petali. Fofjiie adeso-sessili, di sopra alquanto
piane, di solto coiivesse, sci volte imbricate in ordi-
iie allerno le siiperiori di color verde-cinereo e quasi
ellittiche, le inferior! glauce-sceali ed ellittico-spatolate:
pel dippiu come nolla diagnosi. 6'o//ci 6partiti, crassi,
glandoloso-pnhescenti come le foglie, con le lacinie
bisliingiie incurve appoggiale ai petali. Petali 6, lan-
ceoiali. biancbi, palenli, glabri nella pagina superiore,
glandoloso-puboscenli nella inferiore lungo la costola
colorata di rancio, glabrati ai margini, Squame piccio-
sissime. ranee, eguali al numero dei pelali. Filamenti
bianchiici, aiquanto pill corli dei petali: antere ranee.
Slili 6 divergent!, e capitati all'apice: stimmi flave-
scenti. Ocarii verdicci. spesso glabri. Cassiile erelto-
patenli, aristate, dnppiamenle piu lunghe del calice.
351. S. NiCy/EjYSE, All. Moris, Guss. syn. a.
par. 2. jmy. 826-82-; in add. el emend.
Glabro, cespnglioso, a cauli risorgcnti, sufTruti-
cosi e ramosi alia base; foglie prolungate alia base,
niucronate all' apice, le inferiori lanceolato-semifusi-
I'ormi, incurve, spiralmente imbricate (a spira alzata )
in cinque serie, quelle dei peduncoli fioriferi lassa-
mente alternate^ lanceolato-depresse.dritte, appressate:
fiori cimosi, corlamente peiluncolati, sub-6-petali: pe-
tali lineari, subaculi, patent!, 2-3-volte piu lunghi del
calice: cassule luugameute losiiale (Suf/rulice).
300
.9. fnilic^sum. Brol. S. alliftsimiim. Heich Guss.
prod, non Pair. S. liufoscens. Gt/ss. sgn. i. et Gasl.
f.. Bog. Boce. pag. 5y non Ten. i'. Ochroleucum,
Smilh t^ermicularis insipida. Gasl. S. minus Can-
dida palJoacenle ihre, my rli folium., nigracans, Gup.
Giiii;no-Liii2;lio.
Sii le rupi, e nei luoghi pelrosi delle colline.
Gaali suirrulicosi e tortiiosi alia base, IVagili,
ramosi, risorgeiili, brevj; i fioriCiiri (inegii) peiluucoli)
allLiiigalissiini, 1-1 'J^ podaii, erelli, a corleccia final-
iiii'iite arido-raggriiizata, die loslo dopo la fioritiira si
se^cano. Foglie crasse, muoronate, papilloso-lucide
sotto la lente, quell« dei rami sterili, e le allre in-
feriori, dal punio oiide prolungasi il pf^duncolo fiori-
fero, d' un verde bianchiccio poco glaucescenle, laii-
ceolalo-semifusiformi, plane dal latu inlerno, alquanlo
incurve, spiralmeiUe embriciale (a spina aizata ) in
cinque serie, ma in modo che I' una serie non si toc-
ca CDH r altra, ne le foglie Ira loro, coi prolunga-
mpnto della base cortissimo, appena 'J^ di linea, po-
co prominenle; quelle dei peduncoli fiorifcri las^a-
luenle alterne, appressale, scanalate dal lato inlerno,
con punta piii acuminala e piii molle, piu prnlungale
alia base ( con prolungamento anche ollre una linea,
olluso, e sovente come eroso ai margini ) ordinaria-
nienle glaucescenli, non di rado rosseggianli come i
peduncoli stessi. Gima ebratteale, concave, 3-fido-
ramose, a rami per loppiii 2-fiiii, ricurvi, che grada-
iamenle si raddnzzano con la fioritura, e divengono
allatlo driiti coi frulti: un liore solitario in mezzo a
ciascuna divisione piu lungamente peduncolalo dogli
allri ( peduncolo 2 lin. nel fiore centrale della prima
divisione anche 3 lin.) gli allri alternati unilateral-
inente in due serie sul lato esterno e covesso dell'asse
dm
flessuoso liei ramelli, corlamente pfdunrolali (pedun-
colo 1-1 ^Jj lin.). Lacinie del ca/ice ei^uali al numero
di'i pelali, laiicedialo-acuk', corte, glaucesccMitL crasse,
rompresse. Petal/ pateiilissimi dun bianco palliilameute
flavesconl(^ qualchc volta 7, ordinariamente 6 linoari-
spalolali: doccialo-cariiiati. streltissinii, con ra[)ice co-
clearifornie, sul)acuto^ alquanlo incurvo, 2-3-volle piu
Junghi d«i calici. Slatni subegiiali ai pistilli, flave-
scenti. per ordinaiio 11-12. qnaiche volla piu fiiifor-
mi, dilalalo-suhginoccliiali alia base, con la faccia in-
terna pubcsccnte sino ai margini: anlere lulee. Stili
qiiMsi seiiipie 6 subulali. glabii, j)rinia dclla fioritura
cnnnivculi. poi nel Irullo stellanienle eretto-patenti.
Cassiile depresse dal lalo eslerno, alternate con le
Jauiiiic del calice.
II Ch. Guss. [Fl. sic. prod. i) aveva ripor-
lalo questa specie sollo nom<' di S. Allissimum, Poir.
Vwb nel 1 fasc. dci Supplimenti avverti, che 11 vero.
S. y^llissimum coltivalo ncH'Orlo Napoiitano differiva
pei fiori subgl'ibosi prima di schiudersi, pei petal!
iitciio acurninati ( ma nel nostro non sono affallo acu-
jninati, bensi subacuti!!), e pei rostri delle cassnle
pill corli ; e quindi propo;ieva potersi associare al S»
Jitifcscens Ten. come poi esegui egli stesso nel 1
vol. diHa sua Synopsis fl. sic. Ullimamenie pero lo
stesso cav. Gussone nei siipiilimcnti a quest' ultima
sua opera, seguendo rautorila del cA. Moris fl. sard.
1 pag. ay e venulo riconoseendola pei S. IVicaense,
All. ped. 2 p. 132, sebb^ne ancor dubili, che ad
cssa si possano conservaro tutli i sinonimi annoverati
dal Moris. Nella specie Teiioriana i petali si dicono
lanceolato-subulati: caratlere che non trovasi affatto
neila specie nostra.
3j2. 5. CoEnuLEum, Vahl. Pers. Spr. Guss.
Cath. 11. R. Bocc. el syn.! an. Lin..''
302
Glabro, a caule gracile, erello o risorgente: foglie
bislungo-lincari, sparse, patenli, oUuse: fiori in grappoli
corimboso-pannocchiiiti: gambelli filiformi: petal i (6-8)
azzurri, laiiceohiio-ellillici odusi, 2-volte piu luiighi
delle lacinio oltuse del calice: cassule seniipalenti
aristale ( ^nmio ).
S. heptapetahitn . Guss. prod! an. Pair. PS. azu-
reum, Desf.! ex herb. S. rubens, Ucria, non Lin.
S. mimis, vermicidalmn. stcllatum, purpiireum, Cup.
S. minimum, non acre, totum rubrum, flore hexape-
ialo purpureo, Idem. S. ■cermiculate, pwnilum, gla-
brum, floribus parvis coeruleis, Shafv.
Febbraio-Maggio.
8u i lastroni calcari delle colline coverti di poca
terra, e inondati nel verno.
Pianta per lo piu gregaria, e crescente a cespu-
glio, da principio d'un verde allegro, poi aspersa di
piccoli punti rossi lincari cos) nelle foglie, come nei
cauli, e uei peduncoli. Cauli palmari, o 5-pollicari,
alternatamente ramosi, coi rami erelto-patenlissimi,
subcorimbosi. Foglie propriainente ovoideo-bislunghe,
subdepresse, oltuse, prolungate alia base, dritte o sub-
ricurve. Grappoli terminali, corti, l-2-[)ollicari, ortli-
nariamente senza brattee, e di rado qualcuna solio i
fiori piij bassi dilatalo-bislunga, Peduncoli filiformi,
glabri o cortamente pubescenti. 2-4-lmeari, alterni, 2-
seriati ed eretto-patenii col frullo. Pelali azzurri, o
vagamente cerulei, bianchicci alia base, patenli, al-
quanlo concavi, quasi 2-lineari, meta piu slrelti della
lunghezza. Filamenti 9-12, bianchi come il pistillo,
e alquanto piu corti dei petali: antere di color poiiso.
Cassule aristale, nella malurila semistellalo-palenli,
eguali ai pelali, sparse nella meta superiore di setole
bianchicce. S>emi ovoidei, glabri, lisci, lucidi, verdi-
leonini.
303
181.
OxytLis, Lin. Juss.
(h. Acetosa, Fit. Oxalide, Surelle)
Cat. 3-sepalo, con sepali liberi o corinati alia
base, persistenli. Pelall 5 connessi per le unghie, at-
tortigliati a spira. Slami submonadelfi, alternamente
maggiori. Cassula bislunga, pentagona, o cibndrica,
3-loculare, deiscente dagli angoli. Semi coverti da
un arillo carnoso elastico.
333. 0. CoRTiicvLATA , LiTi. Ucria, Guss.
A radice fibrosa: caule ramose diffuso, radicante,
coperto di corta pube cofonosa insieme ai picciuoli,
ai peduncoli. ed ai calici: fogb'e ternate, con le fo-
giioline obcordate, glabre, cighate alia base: picciuoli
slipolati alia base: peduncoli subombrellati, 1-3-flori,
pill corti del picciuolo: gainbelti frultiferi rifratti: slili
eguali agli stami pii!i inlemi (yJnmta. e Bizocarpica).
Oxys corniciilata. All. Oxys lutea., Segu, Mo-
reri. Oxulis piisilla, Salisb. Trifoliinn acetosiim lu'
teum, Matth. Oxy?> flavo flore. Ghis. Trifolium ace-
tosum vulgare [lore luleo, Cast. Oxys, Id.
ilv. Acelosella, Acetosella gialla, Alleluia, Pan-
cuculio, Garpigna.
Fr. Trefle do Barelier, Surelle jaune.
Febbraio- Agosto.
Duvunque nei terreni irrigui, e su le mura umide.
Cauli gracili diffusi. palmari o quasi pedali, ir-
suti, molti dalla stessa radice, nella fiorilura risorgenli
air apice. Foglie papillose ad ambedue ie pagine,
Wi
01
nella superiore oidinariamente i;labre; nervose, e di
verHe gaio, nella iiilerioro subglaucescenti eJ appros-
salamente peloselte aH'iasu, srinpre cigliate nt'l inar-
gine, lungaiiiente picciuolate coi picciuoli 2-'i-pollicari,
articolati e stipolati alia bj.sc, variamente curvi. Pe-
duncti/i ascMdr'i, 3-4-pollicari. filifonni appressatamiTite
irsuti. Galici appressati. Pelali piicoli , ihlavataiiicnte
Juteij oltusi, siihrosecchiali all' apice. Cassule aiigo-
lale, lunghe 3-7-linee, mucronate, tomenlnsflle, risor-
genii su i gambctli rifratli. Stimmi persistciiti a stella.
3o4.. 0. Pes cjprae, Mill. Lin. Lam.
A caule, a radice bnlbusa prolifera: foglie fa-
scellale lernale, con foglioline accorciale obcordalo-
2-lobe a lobi grandi divergent!, appressalamenle pu-
bescenti e papillose nella pagina iiiferiore, picchettale
di nero-sanguigno nella superiore, lungaincnle pic-
ciuolate; scapi doppiaraentenle piu lunghi delle foglie,
articolato-ingrossati alia base come i picciuoli 3-(i-llori:
peduncoii nulanli, col fiore eretli (ih'zocarpica).
0. Bulbosa, Burm. 0. cerniia, Tumbery.Iacqu. fV.
Dicembre-Aprile.
Venuta in qualche campo dai luoghi, eve tro-
vavasi coltivata, vi si e propagata con tale facilta da
rilenersi a buona ragione aver gia acquislato liiuli-
genato. Ai margini della Via per a Noto presso i Giar-
dini cresce in tanta copia, da nou serabrar possibile
che possa piii andar pirduta.
Foglie tulte radicali fascettate sopra corli rizo-
mi, picciuolate, coi picciuoli ingrossato-articolato-gi-
nocchiati alia base: articolo inferiore glabro, corto,
3-i-lineare, esternamente convesso, internamente pia-
no coi margini alato-membranacei; articolo superiore
i-S-pollicare, terete, sparso di corli peli appressati
air iusii. Foglioline ternate, sessili, accorciale, obcor-
m
dato-2-lohe, a lobi grandi, divergenli, cosicche han
la (ii;ura di duo Ibi^lie obovate riunilc alia base
per inela della Inro iunghez/a: leggermerite duppli-
cate Delia pagina superiore, glabre, d' iin verde glau-
cescente, spesso picchellate di nero-porporino ; iiella
inferiore d'un verde piii sbiancaln, nervose, papilloso-
hicide e appressalaixieiite pubesceiili, coi peli clie pure
giungono ad orlariie il margine. Scapi fislolosi, piu
luiighi dalle I'oglic q)iasi il doppio, tereli, sparsameule
pelosi come i picciuoii, ailicolalo-ingrossali alia base,
con r articolazione strozzala: arlicuio iiil'eriore eorto,
come nei picciuoii , irrcgolamicnie subcompresso; piu
pe li inlorno all' articolazione, che nel dippiu degli
arlicoli. Fiori apicilari rascellalo-ombrellali , prima
della fioritura nulanti. 6'«?/ii/;<?//«' pollicari, peloso-glan-
dolosi. Calici verdi-glauchi, a sepali lanceolati, ap- .
prossati, un po ricurvi all' apice, lenuemenle mem-
branacei al margine, peloso-glandolosi come i ganibetli.
Pelali obovalo-cuneati d' un giallo canarino, lineato-
verdicci sopra I'unghia. 5'/rwH' compressi . articolati,
glabri: anlore giobusD-bislunglie lulee. Slili brevissi-
mi alquanto irsuli. Radicc bulbosa.
182.
Lychnis-, Dec. (Lt/chnis, el yigrostcmma L. luss.)
{It. Licnide, Fr. Lycbnide, Lampette)
Cat. garaosepalo, tubuloso, 5-dentalo, o o-fido,
nudo alia base. Pel. 5 ungniculali, spesso coronati
alia fauce. Cassvla 1-5-loculare, 5-vaIve in cima,
sessile o peduocolata enlro il calice.
353. L. DiyjniCATA. Reich. Guss. sun.
39
306
Pubescenle, a caull ramoso-diffusi : foglie ovato-
aciile ed ovato-lanceolale: Oori dicolunio-paniiocchiuti,
dioici: calici goiifii 5-fidi: petali coronali alia f.iuce,
2-Gdi, con ie lacinie larghe, avvicinate: cassule co-
niche, sessili entio il cnUce (Hizocarpica).
L. Dioica. Ucria, Gttss. prod, non L n L. dioica
b. glabriuscula , Spr. L. sylvestris. humta^ perim-
nis, alba, simplex, Cup. Ocynioides (lore alb) , Cast.
L. sylvestris- 7ioclijlora, alba, simplex, calyce am-
plissimo, Till.
jr J \ It. Violina di maccliia. '
'^ ^' \ Fa. Compagnon blanc, Lanipelle dioique.
Febbraio-Maggio: pochi fiori in Giugno.
Kelle valli umide e liingo Ie sicpi dtlle colline:
alle ripe dei fiunii {Asinaro).
liadici tuberose, non repenli. Cauli ramossissi-
mi sin dalla base, sparsamente pui)escenti, lerdi 2 6-
pedeii, tubuiali, gracili, cascanti o risorgenli >opra i
vicini appoggi, capaci ad ingombrare in breve tem-
po mollo spazio di lerreno, iiigrossati alle articola-
zioni. Foglie opposte, subconnate alia base, ovalo-
acute, ovatn-lanceolate, ed aiiche assolutamenle lan-
ceolate, Ie inferiori attenuate in picciuolo, Ie superiuri
sessili. tulle cigliato-dentellate ai margini, qualche volta
oblique alia base, glabre o sparse di pochi peli, e
seinpre alquanlo papilloso-nilide nella pagina supe-
riore (come quella del Tlielygonum cynocrambe),
sempre pubescenti nella inferiore, piu di tutto sopra
i nervi. Peduncoli dalla dicotomia (che si trovan solo
negl' individui feminei ) 1-2-pollirari, gli altri cortis-
snni appena 4 8-lineari, tutti l-flori, nei fiori femi-
nei clavalo-ingrossati solto Ie cassule. Calice 10-an-
golato, pubescente, a denti grandetli, carinati, un po
307
connivenli all' apice; nei fiori maschi scmplicemente
tubuloso-clavalo, assai floscio, con gli angoli per lo
piu fosco-porporiai ; nei fiori feminei ovato-gonfio,
uiemliranaceo, verdi-nervoso, scabroselto. Petali bian-
chi, fcssi sino a mela o poco piu ollre, con le ia-
cinie piane, lineari, alquanlo dilalale e rolondate al-
r apice, ed ivi qualibe volta leggermenle erose. odo-
rosi verso la sera e di nolle. Corona alia fauce for-
mala da due laminelle lineari-2-fide sul mezzo della
base di ciascuo pelalo, e da due appendicelle inUre,
lateral! alia stessa base, clie poi si prolungano sopra
I'uiighia. Cassula 1-valve, 1-loculare, lunga ^j^ di pol-
lice. ovato-conica. oltusamenle 5-solcata sotto la base,
pill lenghetle del calice, deiscente all' apice per 5
dtnli corli ^ 1-solcali, poco o nulla pattnti. Semi Siuh-
renilormi, concenlricamente linealo-tubercolali, del co-
lore cbe hanno Ic zolle di terriccio argilioso cotte
dill sole.
II Ch. Gussone assicura differire dalla vera L.
Dioica deir Europa settentrionale non solo per la mi-
nor pubescenza, e pel caule divaricate, che pei ca-
lici gonfii, 5-fessi (non 5-d( ntati) anche nei fiori ma-
schi, e per le lamine dei petali piu obliquamenle
mozzate. Ma nella nostra i petali sono piutlosto dilatato-
rotoiid.iti air apice, e appena alcun poco erosi !! non
veramente mozzi obliquamente. Won avendo io avuto
me/zi di coniparare le due specie, non sono in grado
di pronuiiziare un giudizio,
.■]!56. L. CoELiRos^, Spr. Dec. Presl. Gvss.
Glabra, a fiori solilarii, terminali, lungamente
peduiicolali: calici clavati, finalmente costolati, a denti
acuminali : petali 2-lobi, coronati alia fauce: cassule
lungamente peduncolate entro il calice: loglie slretla-
monte lineari lanceolate: caule eretto, dicotomo-pan-
nocchiuto (Annuo),
308
Eudianthe coeUrosa, Reich. Jgroslemma coeli-
rosa, Lin. Ucria, Sibth. Moris. Lyclmis segetimi, Ni'
gellaslrum minus glabrum dicla. (lore eleganler rii-
bello, Moris. L. sylvestris flore magno, Cast. L. fo-
His glabris, ealgce duriore, Gup. Bocc.
Aprile-Maggio,
Nei campi, e nei colli sterili, Ira lo biade. e nelle
vigne, ma rara.
» Cauli 1-3-pedali, ramosissimi: foglie verdi-glau-
cescenti, carinate, subeguali agl'interiiodii, ie supe-
rior! acuminate: peduncoli 2-3-pollicari, i laterali se-
mipatenli: calici coriacei, squisitamente nervosi; sca-
brosetti: fiori inodori; petali e filamenti rosei, coii Ie
lamine obcordato-cuneale, lunghe 4-5-linee, alle Vdlte
smargioate: anlere nero-cerulee: cassala ovato-bislun-
ga, glabra, Jiscia, sorretta enlro il calice da un gaui-
belto eguale alia propria lungbezza: semi cinerogiioli,
reniformi, nolati da linee Irasversali acute somiglianti
a tubercoli.i) Guss. syn.
337. L. GiTH^Go, Spr. D.G. Guss.
Appressatamente irsuta. a fiori lungamente pe-
duncolali: calici cilindracei 3-fidi, con Ie lacinie fo-
gliacee strettamente iineari, lunghe (nei fiore) quanlo
il lubo; petali smarginato-erosi, nudi, meta piu corli
del calice: cassula sessile entra il calice: foglie stret-
tamente linear! acuminate : caule dicotomo erelto
(Annua) .
Agrostemma Gilhago, Lin. Moris, Ucria. Gi'
Ihago segetum , Ruch. Lychnis sogelum major G.R.
L. hirsuta segetum major ^ Cup. Niyellaslruin, Dod.
Pseudo-melanihium, Matlh.
3©9f:
It. Giltaione, Giltcrone, Gittone, Geltone,
Git, GioHo, Giollo nero, Ni^jella falsa,
^ . 1 Pspudo-melanzio. Mezzettoiie Mazziiicollo,
^3' 1 Campaiielle. Krba iiocca. Risciola, Rusco-
la, Agrostemma colonel! a.
Fit. Niclle des bles.
Aprile-Maggio!
Tra le biade,
Coliledoni bislunghi sublancoolali ottusi. Caule
crello, ramosissimo nei terreni pingui, coi rami lulti
verlicali e poco o nulla palenli, alquanto ingmssato
alle artjcolazioni. 2-4-pedale, tuboloso, dicolomo ve-
stilo di lunghi peli, in parte appressali, in parte pa-
tenli. Foglie lineari-acuminate, coperle in ambedue
le pagine di lunghi pcli ( piu lunghi di quelli del
caule ) frammischiati a corfa pube: i peli naaggiori si
veg^iono piu spessi lungo i margini. che percio pos-
sono dirsi cigliiili. Peducoli lunghi da 6 pollici ad un
pitde. Calico o-fido, 10-costolalo, con le coslole ir-
sutissime: lacinie lineari ineguali, nel fiore lunghe
qunnlo il lubo, nel fiutlo allungate il doppio, e pro-
porzionalaniente piu larghe, seinpre coperte di corti
peli appressali, ed inoilre cigliale ai margini: si le
vailicolle, come le coslole, sollo la lunga irsuzie, co-
perle di peli appressali corti ; colore delle vallicelle
pill biancliiccio di quello dolle coslole: le lacinie si
continuano in ordine alterno sopra cinque delle 10
coslole, e sopra le due mela di due laterali, in gui-
saohe la costola intera vi si prolunga nel mezzo in
Ibrma di nervo carinale, mentre le due mela servono
ad orlarne il margine di due nervetli laterali piu pic-
coli. Pelali ( non inleri Guss.) smarginalo-erosi al-
r apice, di forma obovalo-bislunga d'un violetto gaio,
310
bianchicci sopra I'unghia, esternamente bianchiccio-
rossastri: dalTunghia parlono all'insu cinque linee ne-
rastre, distribiiile ad uguali distanze sopra la pagina sii-
periore, le due marginali e quella di mezzo quasi sem-
pre impuntate continue, le altre due lineari-puntate sin
piij sotto della mela infciiore del pelalo ; esse non
arrivano sino aH'apice, ma vi si olditerano e svaiii-
scono. Anlere violelte dilavalissime. Stili viilosi, che
persislono lunga pezza sopra la cassula. Cassule ovoi-
di, oscuramente 10-angolate, glabre, strettamente co-
verte dal tubo del calice, e coronate dalle lacinie di
esso. Semi neri, angolalo-difformi o sublriangoiari,
strialo-lubercolati, o corlamenle muricati,. con ombe-
lico basilare, obliquo, bianco.
, . 183.
CEBASTJUia, Lin. Juss.
(II. Cerastio, Fn. Ceraisle)
Cat. gamosepalo, 5-parlito, o 5-sepaIo. Pel. 5
2-ridi, 0 smarginali. a corta unghia , obovato-o-bis-
lungo-cuneati. Cassula 1-loculare, cilindrica o glo-
bosa, 10-dentata all' apice, polisperma.
358. C. GwMEUATOitt, Thuil. el Merat, Guss.
fl. SIC. sup. 1 . et syn.
Mollemente villoso-irsuto , pallidamcnle verde ,
glandoloso-subviscoso in cima, decandro, a foglie cau-
line ovali: fieri nella dicotomia solitarii, noil' apice dei
rami gloraerali: pelali 2-ridi, piii lungbolti del calice
concolore: cassula alquanto ricurva, dopo la fiorilura
un po incbinafa, doppiamenle piii lunga del calice
e del garabo {Annuo). . • .
311
C. Fiscosiim. Lin. sp. pi. ex parte. Fries- fFil-
lom, Chaubard, Presl. Desf C. Ovale. Vers. C.
Hflundifoliiim . Reic. Mijosolis altera- hirsuta.^ vi-
scosa. f^ai/f.
B. Eoi.iKDUWsvu. INon vischioso. C. Vulgatum,
Lin. fl. srcc. twn .tpec. ex Fries, et Mantis, ex synon.
el ex lieib. C. miUjatiim, Ucria, Gren. Guss. prod.
Ten. si/ll Reich Mijosolis arvensis hirsiila, parvo
flore- sul rolimdis folris pallidis, Bon. Alsine hirsuta
major foliis subrotimdis. dilute rirentibus, Cup.
!It. Gencio nidlle, Oroccliio di lopo, Muschio
i\\ |)rato.
Fh. Ceiaistc cnngloinere, G. visquieux, Mou-
n^n d'alloutUe.
Febbraio-Aprile.
Kt;i luogin crbosi, ai margini delle vie, nei ru-
dcri, da per tutto
Caule da 2 pollici sino al di la d' un piede, sein-
plice o ramoso alia bdS(^ ooi rami risorgonli dicolo-
mi. or quasi awicinati, ora patenti. Foglie radicali
e caiibiie inferiori atlenute alia base, quasi spalolate;
le caubne di mezzo sessili eliilliche; le superiori fi-
nalmente aucbe lanceolate. Bratlee erbacee (non sca-
jii'Se ) cigiialc. Fieri da priiicipio serrali, corimboso-
Ciipilati, finalmcnte Jassi, quasi pannocchiuti per le
ripelule dicotomie del caule. Sepali del crdice (le piu
voile con gli apici tinli in rosso) coperli di seloline
l)ianche nionilil'ormi non glandolose, alie quali sono
frammiscliiati dei peli piu corli glandoloso-viscosi. An-
cbe iici liori cbe non ccccdono il calice ho Irovato
la lamina del petulo sempre 2-fida, e non mai 2-
parlita, come osserva il Gh. Gussone. <Sem? conipressi
di color leoniuo, sollo la Icnle marginati ed oscura-
312
mente tubercolati e con 1' una delle due superficie
concava e I'altra convessa.
ClJSSE XI.
DODECANDR/A
. Ordine i . Monogynia
184.
* PortTULAC'i, Lin. Jiiss.
■ I''
{It, Porcellana, Fb. Pourpier, Sic. Purciaca)
Cal. gamosepalo, subaderente nella base all' ova-
rio, 2-parlito, caduco. Pelali i-G, inserili sul calice,
fugaci. Cassula coperchiata 1-loculare, con trofosper-
mo libero polisperma, coi semi sostenuli ad uno ad
uno da separali funicoli. ;
3S9. P. Oler/icea, Lin. Ucria, Guss.
A caule ranioso, proslrato-diffuso: foglie crasse,
bislungo-od obovato-cuneafe, o semplicemenle spato-
late, liscie^ cortamenle picciuolate: fieri ascellan, e
terminali, solilarii, o quasi a Ire, sessili; lubo del
calice oscuramente carinato {Annua).
P. sylveslris angustifolia^ Cup. P. sjlvestris,
Cast, Lob.
B. Latifolia. a foglie piii larghe e piu crasse
{P. Domostica. Lob.). >
Maggio-Oltobre.
Nei luoghi colli da per tuUo ; la var. B. prin-
cipalmenle nei terreni irrigui.
^13
o
liadice fusiforino, poco divisa, ncro-sani/uign
a
sul cnllo. Cauii per ordinario bai o rossicci, succu-
lenti, fragili, cilindrici. od oscurainente teliagoni, per
essere stiiato-solcali lungo la haso doi picciuoli, coi
rami irregDlarmcnte opposli, o allerni. prosfrati o dif-
fusi, pochissimo rijoiiieiili all' apice. Fofjlio crasse,
piu o men lunglic d' iin pollicc, varie di lonna. obo-
valo-cuiieale, l)i.>luiig()-(ijiiL'ato, o spalolale, spesso a
base obli(|ua, tiiUe d' uii verde gaio, palenti o erello-
patenli, inegualmciile opposle, cioc I' una inserila uii
po al di sopra dellaltra, verticillale a 4-3 sotio i
ii'iii, cortaijiciile picciuolale (iion sessili)a picciuolo
coiupresso, \-\ 'jr lineare, al(]uai)lo prolungato alia
base, coi margine esilrnenle crenulalo-denlellato, spesso
rossiccio, e tutta la lamina svanilamente venosa, e lii-
cida nelia pagina supenore, diafano-papillosa e oscu-
ramente coslolala nclla inferiore, glabra in enlrambe.
Fion sessili, solilarii, e glonierati a 2-5 ( spesso 1-2
aborlili ) o all' ascella delle loglie e deile ramifica-
zioni, o in cima ai ramclli, ordinariamente ineguali,
riid'orzati da bratlee mombranacee ovalo-acumina-
te subi'giiali al lubo del calice. Calice 2-fido, a la-
cinie carinalo-rostrale , ineguali, chiuse, articolate
alia base stil lubo, e un po slrangolate: tubo ottu-
samcnlt; angolalo, con due angoli corrispondenti per-
piMulicolarmente alle carine delle due lacinie, e due
ai seni di quelle, aderciite alia base della cassula.
Pelali obovati, semi-apeiti, d' un luleo allegro. Fila-
raeuli ed antere del color dei petali. Cassula coperla
per nu'ta da I lubo adercnte del calice, saliente sino
a meta del lembo di esso, ovalo-smussala. Semi minuli,
ueri, compresso-globosi, luciilelli, esilmente lubercolali.
ftlangiasi comuneuienle in insalala.
40
3U
Lytbrum, Lin. Juss. ■ ■ ; i
{Fr. Salicaire) '' ■: -'
Cal. gamoscpalo tuboloso , libero, persislenle,
col lembo 6-12-dentato. /'e^. 6 inseriti su r.ipice del
lubo calicino- Cassula lineari-bislunga. 2-loculare,
polisperma, coperta dal cabce.
360. L. Salicjri^, Lin. Ucria, Gvss.
Sabglabro, a caule erelto: foglie opposte, cor-
dato-lanceolale, subirsute, le .superior! spesso alterne:
fiori subverlicillato-spicati, dodecandri (liizocarpico).
Lysimachia altera, Mallh. Lysimacliia trifolia,
■purpurea, Bocc. Lysimachia spicala purpurea, Cup.
Lysimachia purpurea, communis, major, Cliis.
B. C^NESCENS. Moliemente villoso-canescente, a
fiori decandri, fogb'e terne e alterne. Presl. L. sa-
licaria lomentosum B.C. L. Tomenlesum , Reich.
Lysimachia qualri folia, purpurea, major ibus et Ion-
gioribus foliis, Barr.
!Lr. Salicaria, Salcerella, Riparello.
Fr. Salicaire des boutiques, salicaire offici-
nale, salicaire.
Luglio-Setlembre.
Ai raargini dei fiumi {Asinaro, Cassibili), e in
lulti i luoghi acquosi.
Caule da due piedi ad una iesa, piu o meno ve-
stito di corta o di lunga irsuzie a ritroso, superior-
menle piramidato-ramoso, 4-angoiare, con gli angoli
inuaiti d'un filetlo porporiao, e le faccetle in ordine
315
alterno due convesse due oscuramente docuiate: una
linea porporina decussatamonle alternata su le due
facce docciate dalla base d' una fo^lia al mezzo della
iuserzione della coppia sottoposta. Foglie sessili, senii-
amplessicauli, piii o meno acute, a margine semion-
dato interissimo, di sotlo nervose, coperte di corta
irsuzio, di sopra in A. glabrc;; le superiori non sera-
pre allerne , e cosi per ordiuario nei soli rami lale-
rali. Bratlee ovalo-acuminate, a base, subcordala, le
inforiori per ordinario opposte, le superiori per lop-
piu alterne. Fiori mezzo-vtrticillali, o aggruppati al-
rascella di ciascuna brallea a 3 a 6, rarissimamente
soiilarii, coi gruppi piu o meno distanti . Calice ir-
sulO: spesso canesceiile, verdi-12-slriato, 6-dentato,
coi denti subulali , molli. Petali lanceolati, piu lar-
glielli verso I'apice, lunghi 3-4-linee, amarantini con
Imee purpuree, alquanlo crespi. Spica cenlrale da 1.
picde a \ '^2, le allre laterali gradatamente piu corte.
biami 12 porporini, 6 lunghi, salienti, 6 cortissimi in-
cliiusi: antcre nerastre. Pistillo piu lunghelto del tubo
del calice con stininia capilalo, giallo-verde, glandoloso-
pubescente. Cassiile bislungo-ovale, glabre, fosche,
esilmenle granulate, fguaii al lubo del calice.
30 1. L. Gr/iefieui, Ten. Guss.
Eibaceo-glabro, a caule angolalo, ramoso, difiu-
so, risorgente all' apice: foglie a base cordata, le in-
fer iori opposte, bislunghe, ottuse, le superiori sparse,
lineari-lanceolate : fiori ascellari , soiilarii, subsessili,
a 6 petali, dodecandri: caiiie chiuso, eretlo, piu corto
degli stami {Rizocarpico).
L. aciUunyiiium, Lag. L. Gusso7in, Presl. L.
virgatum, Ucria? Sulicana liyssopijolia, fore majo-
re, Tourn. S. hyssupifoJto latiore, Tourn. Graliola
minima Gesneri, (lore pleno prolifero, Cup.
316 >
Massio-Snttembre.
INei hioi^lii umidi, e accanto ai ruscelli ed ai fiumi,
Caiile IrtmgoiKi alia l);iso. poiiitoiio aH'apice,
ad angoli salioiiti-aiati, ramoso, dill'uso, risorgeiite. Fo-
glie infcrioii opposlc, bisluiiohe, olluse cordate alia
base; ie supoiiori sparse, Imeari-bislunghe, o lineari-
lanceotate, piu o meiio acute, seuipre a base piu o
meno cordata: tulle sessili, o sopra coriissirno pic-
ciuolo, coi margini un po rivoltati. Gii ani;i)ii salieiili
strellamente marginati del caule son prodotli dal de-
corrimenlo dcU'esile picciuolo delle I'ogiie. esseiido il
caule quadrangolare alia base, ovp Ie I'ogiie sono op.
posle, e moltangolare nella parte superioie, dove quelle
sparse. Fiori solilarii, ascellari, a 6 pelali, dodecan-
dri, non a tutlo rigore sessili. ma sorrdli da corto
peduncolo rossiccio, lungo '/^ di linea, alia cni cinia
sla inserito il calice involucrato da due bralteole mi-
nulissime opposle. Calice 12-strialo, 12-dtiilalo, a
denli eguali, i sei piii intenii membranacei, chiusi o
ripiegati su i petaii non anoora sviluppati, poi nella
fioritura eretti ; i sei piu eslerni eretli nelle bocce,
pateiili-ricurvi nella fiorilura, e nero-sanguigni all'api-
ce: tubo orciuolalo-conico nel fiore, ciiindraceo nel
frutto, biliotiato di punli nero-sanguigni cosi all'in-
lerno come ail' esterno nel punto ove stanno inseriti
gli stami , che son 0 piu corli inclusi, e 6 piu lun-
ghi salienti. Petaii porporini, giaib'cci sopra I'unghia,
delia slcssa forma e grandezza di quelii della specie
precedente. Stilo saliente ma piu corto degli slami.
II Gh. Tenore (5(///. p. ^Sc}) dicbiara non aver
trovato nel L, PresUi Gnss. caratteri che valgano a
separarlo da questa specie, perche si in quella che
in questa ebbe veduto i cauli piu o meno aiati, Ie
i'ogiie iuleriori cordate alia base, i calici anche nello
317
slosso indivjijuo or chiiisi ora patenti, e cos) pure le allre
ni)le speciliche. II Cli. Gussone pero {Si/n. i p. 525)
nianliciij' clic coiifrnnlaU! lo piaiite vivcnli semhraiio
con cll'i'ttd (lac spt-cie divorse, st't)b(!iie conrcssi esser
d' uopo ()' una compaiazione atlenlissiiiia. Quale con-
fronto n(in avendo io finora potulo esei^tiire, non
sono in istatn d' avanzare un gmJizio. Gussone pero
osscrva, che il L. Graofiferi somiglia al L. PresUi
per tulli i carallcri tranne i fiori. pei quali si acco-
sla meglio al L. IIijssoj)ifoU(i, Egli stesso poi de-
scrive i pdali del L. JJysfiOi'>iloha picciolissimi, ap-
peria lunglii una linea. Inlanlo \\ noslro ha i fiori
cosi grandi come queili del L. Salicaria, e del L.
Preslii, nil costantemenle dedecandri ! ! e i cauli ra«
luosi poligoiii eo.
Or dine 2, Dic/ynia
186,
/iGBiMONiA, Spr. Dec.
{It. Agrimonia, Fr. Aigremoine, Sic. Arimonia)
Cal. gamosopalo, pialtiforme, S-Gdo, a lubo tur-
binalo rislrello alia fauce da un anello glandoloso.
Pel. 5, inseriti alia fauce del calice. Stimi 12-20.
Amalleo 2-spcrmo.
362. j. EvPATORiA, Lin. Dlahw, Ucria, Guss.
Irsuta, a fogl:e polilonie, interrollamente-impari-
ppnnato-fesse con foglioline (grandi) hislungo-ovate 0
lanceolate, grossameule crenalo-denlale: pelali doppia-
menle piu luughi del calice prolondamente solcato:
frulti distant! cilindraceo-conici (liizocarpica).
318
A. Ojficinanim, Lamk. A. flora luleo. vulgaris,
Aqosl. Eupalorium. Mallh. Agrimonia sive Eupato-
riiim.. Dod. Agrimonia, Cast. A.inodora seu minus
odor a, Cup.
It. Agrimonia, A. aspra, A. vera, A. Eu-
patorio, Eupalorio, Santoiiica, Erba Gu-
yolg. ' giielmo, E. da aiidata, E. vetlonioa.
I Fn. Aigremoine dcs bontiques, ou Eupatoire.
I Sic. Arimonia.
Maggio-Otlobre.
Neile siepi umide, ai margini dci campi umidi,
lungo i fossati.
Cauli eretti 1-2-pedali pateiitemente peloso-irsu-
ti, a peli lunghi, molti . Foglie polilome, in appa-
renza inlerrotlainente peiinate, a fogliobne subsessili,
le pill grandi bislungo-ovale o lanceolate, piii o ineno
ristrette alia base, crenato-dcntate a grossi denli spun-
tonali ; le intermedie ( piccole ) ovale, altre intere
(e son le piu piccole) altre 1-3 dentate. Spesso tre
di queste foglioline a ciascun lato tra 1' una e I'altra
fogliolina grande . ed esse e le grandi o alterne, o
non esattamente opposte , ma inserite sopra piani spes-
so diversi; tulle sessili: fogliolina estrema piii grands
delle altre picciuolata. Picciuvli irsuti a peli lunghi
come quelli del caule: lamina delle foglie piij corla-
mente pelosa: due larghe slipole peziolari fogliacee
alia base di ciascun picciuolo, aculamente inciso-den-
tate. Infiorazione in lunghi racemi spicali, rigidi, ra-
raosi ; il centrale 1-2 'J^ pedale, i laterali gradata-
mente piu corti ; coi fiori sparsi e qualche volta ag-
grupati a due a tre alTascella delle braltee: asse del
racemo e gambi irsuli ; gambi appena l-lineari. Brat-
iee pill lunghe dei gambi, 3-3-partite, con le lacinie
319
lineari-aciiminale, lungamenle cigliale. quolla di mezzo
pill lunga: due bralleole opposle a base connata, acu-
iiiinale intere. o 3-fesse. che servono d' involucro ai ca-
lice, egualineiite cigliate. Tubo del calice striate ir-
sulo: lacinie 3-i)ervi, subellittiche, qiialclie volta lan-
ceolate: una corona di uiicini selolosi glabri intorno
ai seni di quosti donti esternamente. Pelali lulei, o
d' un luleo iion mollo inleoso, con le iamine obovalo-
l)isluni;lie, intere, doppiamenle piii lunghe dei calici.
Suimi e pislUli gialloggianti coi filamenti dritti, dopo
la fiorilura ricurvi. Friitli distanli, da principio oriz-
zonlali, poi ricliinati. coi gambi sempre eretti. Tutta
la pianta odorosa, ma piii i fiori.
Or dine 3. Trigynia
187.
Reseda, Lin. Juss.
{II. Reseda, Fb. Resede, 5/c. Erva di-sita)
Cal. gamosepalo, 4.-6-parlito persistenie. Petali
Jl-6 irregolari, spesso laeiniati. Brevi squame netta-
rifere alia base dei filamenti. Cassida angolala 1-locu-
lare, aperta in cima, coi semi disposli m doppia se-
rie lungo gli angoli
363. R. LuTEOLA, Lin. Ucria, Guss.
Glabra , a caulc eretto, semplice, o ramose al-
r apice; foglie lineari-Ianceolate, piane, od ondate, in-
tere, le inferiori unidcnlale alia base da ambi i lati:
cassule verruculose, giaucescenti, liscie, 3-gone, 3-den-
ialo-rostrate alTapioe, coi seni proiungati inllessi, gonGo-
incrassali, lassamenle connivenli {Annua, o bienne).
32a
Lutvm harba. Dod. Psciido strulhium, , Matlh,
Luiea Plinii, Cast. Hcseda liiiclorum, sa/icis folio, Cup.
ilr. Guafierella, Erba guada^ Bietoliua, Bietola
gialla, Luleola.
Fa. Gaiide, Gaude jauiiissaiile,
Sw. Erva-di-sita.
Maggio-Giugno.
^ej campi in riposo, e nelle coiline, ma rada.
liudice quasi scmplire. Cauie 3-4-pedale, tere-
te, libcio, irrtgolarmenle angolato-strialo pel decorri-
mento dtdle loglie, seinplice alia base eretto. poi la-
nioso coi rami eretto palenti. Foglie radicali attenuate
in picciuolo ; le cauiine sessili, sparse; decorrenti,
linear! lanceotate oltiise, eretto-patenti o ricurve, (le
superiori anche eretto-ricurve ) a margine intero, per
lo piu plane, spesso piu ondate e crespe e di con-
sislenza meno carnosa di quelle della seguciile, pro-
iiunciatamente reticolato-oervose nella pagina inferiore,
2-dentale alia base, coi piccioii dcnti sporgenli sul
margine. Fiorescenza in spiche terminali, con I'asse
minutamenle strialo, quella del fuslo principals piii
junghetta (r2-pedale) eretta, le aitre gradatanunte
piu corte da su in giu, ricurvalo-nutanti, serpcggianii
air apice^ coi fieri sparsi su I'asse, solilarii, nun ag-
gruppati, e qualclie volla dispuste per breve tratto
in linee spirali. Peduncoli corti, 1 bralteati alia base,
col fiore cretlo-patenti, o quasi orizzonlali, col frutto
eretti, Dratlee acuminato selacee, piu lunglielle d una
linea, a superficie unita, o rugosctta. Culice 4-par-
lito, rarameute 5-partito, con le lacinie lineari-bis-
lunghe, ottuse, ineguali. Petali flavescenti, picculi,
uno con unghia concava e lembo irregnlarmente la-
cinialo, gli allri 2-3-lessi. Orf/ani (/enita/i ila\escen[i,
321
quasi iiiclusi. Cassula i^Iaucesconfe, obovalo-lurbinata,
3-gi)nii. 3-rostre, con i;li angoli troiicali, pi.iiicggiaiiti,
1-iiervosi, verlicalinenle loruloso-verruculosi ad aiiibi
i lali sopra le due serie dci somi (verriiclio bianchicce)
poco piu lunghellu di due bnce, 3-fessa al di sopi;-,
coi seni proluni;ali, Inllessi, larghelti, goiilii. papil-
losi, lassamcnte coniiiveiili ai inargini, lasciando tre
lorellini alia ba.--e iiileina dei tre rostri. Scini subro-
toiidi coinpressi , neio-lucidi, con radicina poco pro-
mini'nle, ed onibelico concolore, Abilo di tuUa la
piaula glaucescente, glabro.
Tulti conoscono la virtii coloraute ill giallo della
radice di qiiesta pianla, ma fassene qui poco uso.
364. li. C/iJsi'yiTj, Link/' Guss.f
Glabra, a caule ranioso alia base ed all' apioe;
foglie lineari-lanceolale, bollose, ondolate, iiilere, hi-
glandolose alia base interna: cassule verruculose, ver-
di, liscie 3-gone. 3-denlalo-roslrate all'apice, coi seni
pioluiigati inflessi, piccioli, poco gonGo-incrassati, stret-
tainente connivenli (Annua, o bienne).
F. htsilanica, Pourr. R. Lusilanica minor, im-
dulalo folio. Town. Luleola lusitamca, crispa,luiea, Id.
Maggio-Luglio.
INelle colline, nei campi, e sopra lullo ai mar-
gini dei fiumi (yhinaro). tna rada.
Hadice ramosa. Citiilo 2-3-pedalc cilindrico, ir-
regolarmente angolalo-striato liscio come nella prece-
dento, ramobO alia base ed aH'apice, coi rami tutli eretti
o risorgenti. FofjUo radicali attenuate in picciuolo,
le cauliue scssili, decorrciili, sparse, linoari-lanceolate,
olluse, eretto-patenli o nflcsse, a margine inlero, on-
dolato, con la lamina bolloso-ciespa ai due lali della
costola ( le supcriori plane senza alcuna increspatura,
erelte, o ercllo-iucurve) caruosetle, oscurameute ner-
41 ,
322
vose nella pagina inferiore, 2-glandolose alia base,
con glandole come due punle iinlurile curve tra il
margiiie e la costola ai due lali. Fiorescenza in spi-
che terminali, con 1' asse minulaiuenle strialo, e ie
spiche irregoiarmente piu o meno lunghe (lunghezza
eguale alia precedente). tulte dritte, rigide. un po
incurve. PeduncoU piu coiti: disposizione del fiori,
braltee e calici come nella specie precedente. Petali
pure come in quella, ma piu flavescenli, e piu lar-
ghelti. Organi genitali flavescenli, sporli in fuori,
donde ii fiore apparisce doppiamente piu grande. Cas-
sule per la forma come nella precedente, ma d' un
verde piu cupo, coi seni piu piccioli, piii abbassati,
meno gonfii, strettamente conniventi. Semi come in
quella. Abito dell'intera pianta d' un verde piii cupo,
363. R. Froticolosa, Lin. Guss. i\
Glabra, gaiamente, verde , a caule sufTruticoso
nella base: foglie scorrevolmente pennato-fesse, ricurve
air apice ; foglioline piane lanceolate: calici 3-partiti,
patenti ; fiori tetragini (^Rizocarijica , e su/friiticosa
alia base).
fi. undaia, Ucria, Reich! non Lin. R. minor,
alba, Cast. R. maxima, Lob. . - •.
pr J I It. Reseda frulice. ;j
i Sic. Erva-di-sita.
R. Gl^ucescens. Pallidamente verde , a caule
sufTruticoso alia base ; foglioline ondolate, subfalcate,
nelJe radicali alternamente piu picciole ( R. vidgaris
major [lore candido foliis, crispis lalioribus, Cup.
R. fruiiculosa, /lock, 7ion Lin. ex Guss. R. minor
incisis foliis, Barr. ?
Marzo-Giugno. > ; ' ' ,
Nelie mura, uci ruderi, ai margini delle vie, su
i colli.
323
Radico sul)lognosa con forle odore di enica. CauU
ereiti o risorgenii, 2-3-()odali, angolato-slriali per lo
decorriinenlo dei picciuoli, con le strie qualche volta
risallato-subalate. Fotjlie scorrevolniente peiinatofesse,
con le lacinie linoan-laiiceolule subacute, non sempre
plane, ma sposso docoiato-carinale, oriz/ontali o pa-
lf>nti. 0 falciile ri'urvo all'apice, e col margine siib-
ondalo, spesso ondatissimo. non sempre opposle, (pial--
clie volta alterne, I' ultima imparl ordinarlamcnte pifi
lunga, spesso in vece dell' ultima coppia una sola da
un solo lafo: tulte scabroselte eslernamente su la co-
slola e lungo 1 marginl che sono minulainente ciglio-
lato-dentellati, nel dipplu glabrlssime: le lacinie gra-
dalamente pii'i lungbe di sotlo in su, oppure piii lun-
glie nel mezzo, e gradatamente piij corfe alle due
estremila. Picciuoli nella parte esterna striati, con le
strie che pur decorroiio sul caule come nella specie
soguente, Fiori racemoso-spicali, numerosi, sparsi,
coinpatli, gambeltali (pedicello 1-2-lineare): asse della
fiorilura minutamente ed acutamente striato. Brattee
sclacee, bianchicce. facilmente caduche, subeguali ai
gambetti. (Jalici 5-partiti eslernamente rugosetli, eret-
ti, semipatenli. Pelali bianchicci, prima sfumati di
carneo dilavattissimo , poi di flavognolo, quasi tutti
3-parliti, e le lacinie ordmariamente quelia di mezzo
piu slretta intera, le lateral! incgualinente 2-fide con
cortissimo intacco, tutte due volte piu liinghe del calice.
/^;?/(?re giallognole, 0 quasi ranee, /'/.s*///// spesso quattro.
Cassule -i-latere con gli angoli l-nervosi, aculi, loroselli
di qua e di la pei sottoposti semi, bislungo-subellittiche
e depresse nelle facce, terminate alTapice da 4- cortis-
simi denti spuntonali, aperte al di supia per un foro
4-angolare: i denti rispondenti alle eslreuula delle
facce, alternati con gli angoli. Semi maluri ueri, mi-
324
nutissimi, liicidi, reniformi, concentricamente lineato-
puntali: quesia forma fii semi e lutla propria, e nulla
si accosta a quelli d; lla B. LtUoola, (Jj'ispata. Lutea
cosi tra loro somiglianli. Fiorl leggfrmeiite odorusi.
366. R. Lutea Lin. Ucria, Guss.
A caiile ramoso, miiri'^alo-scabro; loglie inferior!
scorrevolmente pennatofesse; le altre 3-fiile, ondate:
calici 5-fessi, con ie lacinie scabre al margine e su
Ja costola; cassule erelte, bislunghe. triangolari, moz-
ze all'apice, con tre niammelloni corlaiuente spunlo-
nali in cinia alle tre faccdh' (Btzocar/jica).
R. vulgaris, C.B. R. Plinii, Cast. R. vulgaris
tnajor et minor, Cup. R. phyteuma dicta, major et
incisiori folio, Idem.
I It. Guaderella.
Folg, s. Fr- Gaude jaune, Herbe aux maures.
I Sic. Erva-di-sita. . \
Marzo-Luglio.
Su i muri, nei rudori, nei campi, e su i colli
da per tutto.
Radici lunghe, profondamente immerse traman-
danli forte odore di eruca assai piiJ che le foglie.
Canle ramoso 1-2 ^j^ pedale, striate, aculealo-scabro-
setlo { maggiormente alia base) sopra le strie, le quali
non d'altro provengono che dal decorrimenlo dei pic-
ciuoli; moiti cauli dalla stessa radice, in picna terra
eretli o cascanti o ascendenti, nelle raura e nelle rupi
penduli con gli apici risorti: rami fioriferi sempre
eretti. Foglie radicali e caulioe inferiori per ordinario
spatolate, semplici , inlere ; aile volte con a lato una
lacinia fogliolinare; oppure aiiche 3'fide, col segmento
di mezzo assai grande bislungo-obovato. Foglie cau-
line per lo piu 3-fesse, a laciuie lineari, eccetto quella
32a
del ccntro, che nelle foglio superior! e pur linonre,
in quelle di mezzo quasi spalolala, e nelle piii basse
obovato-bislunga: sovente (e noii solo nolle infcriori,
ma nelle superiori eziandio) soUo 1' intacco terminale
deila fofilia in Ire Jacinie^ se ne vede un altro, ed
ancbe allri 2-4 irregolari , che fan parere la foglia
come 2-4-volte conjiigala; e in aicune di queste ul-
tiine lacinio si trova una seconda intaccaliira. che fa
prendere la forma di Foglia bipennato-fessa: lacinie tulte
non sempre esallannnle opposte. ma qualche volta
r inl'crioro ali'allra, minutaineiile aculealo-scabrossette
nella pagma inferiore su la costola ollusamente stria-
ta, e lungo i margitii ondali: picciudli alati per de-
corrimcnto dclle lacinie . Infiorazione in racemo
spicato, piii o men lungo, a fiori alquanlo lassi: asse
della fiorilura doppiamente slriato, aculeato-scabrosetto.
Poduncoli angoluto-slriati, scabrosetti come 1' asse 2-
3-lincari, col fiore ricurvi. Brallee lineari-acuminate,
subselacee. inlernamente docciale, prontamente deci-
due air aprirsi dei fieri flavesceiiti, scabrosette, come
i calici, subeguali ai fiori. Calice 6-partilo, con le
lacinie lineari, slreltissime, slrellamenle membranacoi
corrugati e verrucoso-dentellate al m?rgine, scabro-
sette estcrnamenle, otluse, incurve un terzo piii corle dei
pelali. Peta/i i\a\\ , subrotondi. concavi, cresposctti,
variamente ripiegati, cigliolato-dentellati ai margine,
con appendice, 2-lamelJosa a lamine semi-obovate,
dentate all' apioe, inserile eslcrnamente su la costola
rilevata a mezza linea sotto I'apice. Antere d'un flavo
piii intenso dei petali. ('nssula in forma di sacco,
3-quetra, con gli aiigiMi otlusn-rotondati. snervati, al-
quanlo torulosi poi solloposli ^emi. e coi lati bislungo-
subellittici avvallali. mozza all'apice. terminata da Ire
oiammelloDi cortamente spuntonali, posli al di sopra
326
di ciasciina vallicella (non mai sopra gli angoli) molle
( non rigida come nelle specie precedent! ) due volte
pill lunga di quelle della H. Crispala, e Luieola,
deiscenle al di sopra per un sol foro centrale di forma
triangolare o circolare, il quale nella malurila resta
chiuso dal lembo che si prolunga e ripiegasi in den-
tro a guisa di tre denti: tutta ricoperla eslernainenle
di papillette glaodolose lucide: di sapore urenli,,simo.
Semi attaccat agli angoli della cassula, alquanto obli-
quamente obovati, coropressi, a radicina assai promi-
nente, nero iucidi, con ombelico bianchiccio . 3-4-
volte pill grossi di quelli della R. Luteola, e Crispala.
188. ' ■ - ^
EvPBoRBU, Lin. Juss. Savi
Perigonio gamosepalo, con 8-10 lacinie^ la meia
interne, erette, appuntate ; I'allra mcla piii esterne, piu
piane grosse colorite, petaliformi, lunate mozze all'api-
ce, od ottuse. Stami articolati nel mezzo, che si svi-
luppano successivamente, disposti in fascetti , circon-
dati da squame pelose e laciniate: antere A\i\\me. Slini-
tm 2-fidi. Ovario con tecaforo ordinariamente pii^i lun-
go del perigonio. Regmalo 3-ioculare (cassula 3-cooca
Lin). Fiori poligami. .
* A foglie stipolate, opposte.
..'l!
367. E. CiiAUAESYCE, Lin. Ucria, Guss.
Glabra, a caule filiforme ramossisimo dicotomo
prostrato: foglie opposte obliquamente subrotonde, sva-
nitamente crenulato-dentate, impuntate? Fiori solitarii
ascellari seuza bratlee: sepali esterni del perigonio
327
semi orbicolari ( non luiiali ) regmati globoso-3-goni,
lisci: semi telragoni, biaachicci, cormgali (y4?mua).
Til/u/malus exiguus- Zannich. T. exiguus, pro-
cumhens, chainaestjci diclus, Cup. Chamaesyce den-
sifolia, lifjiiosa, Idem? (Uiamaesijce, Dod. Mallh.
Chamaesyce Mallhioli. Cast.
B. PiLosA. A cauli, e cassule pelose. (E. cane-
scens, Lin.? Tilhymalus esiyuus, villosus nummula-
riae folio, Toiirn. ?
Giugno-Novembre. (La fiorilura di Ottobre e No-
vembrc seinbra occasionata dal rilanlo delle piogge
estive, che ne posticipano il geimogliainento ),
Emlrambe le variela coiimiiissime in tutte le col-
ture, nelle vigne, nei campi sterili ed arenosi.
Radice quasi semplice, flessuosa, Gotiledoiii ovali,
nella pagina inferiore fosco-rosseggiaiiti. C«m/? raino-
sissimi, iiigrossalo-nigosi nel puiito d'inserzione sul
collo della radice, da cui partono circolarmente io
gran numero, e a ginocchia pur tumide, nella var. A.
glabri o sparsi di minuli e corlissirai peli, nella
varieta B. patontemente pubesceiiti, Foylie picciuola-
te, a corlo picciuolo di 1 o ^ji linea con base con-
nata, subrolonde o subellittiche, oblique cosi alia base
come air apice (che per tale obiiquita apparisce re-
tuso), nella var. A. giabre, concolori, oscuramenle sub-
rugose sopralutto nella pagina superiore, subcrenulato-
duiilate; nella var. B. crunulato-seghettate, o svani-
tamenle crenulate, o quasi intere, patentissimamente
pubescenli e immacolale nella pagina inferiore, nella
superiore giabre, spesso nolale da una maccbielta
bisluiiga, dilTorme nero-sanguigiia sopra la coslola, e
sparse di punli glandolosi lucidi; lulte verJastre (men-
tre i cauli sono biancbicci) coi bordi alie voile nero-
sanguigni, verlicali e sempre volte alia radice per la
3^8
base pill lunga. Tubo del perigonio ruo;ose(lo: sepali
estL-rni quattro picciolissimi, semiorbicolati, crenati,
biaiico-verdastii, e qualclie volta d' un roseo dilavalo:
pts(il[iTos^\. Regmali ncWd. varietal, subrotondo-3-goni,
con gli aiigoli subacuti, risaltali come da un picciolo
cordone alle volte rossaslro, oscurainente 1-solcato,
sparse qua e la di qualche pelo ; reginati nelia var.
B. della stessa forma, non glabri del tutlo . ne ci-
gliali su gli angoli, ma sparsi sopra le faccelte di cor-
tissimi peii appressati, appeiia visibili ad occhio nu-
do, ed iiioltre minutamente lucido-glandolosi, come
per ordiiiario la pagma superiore delle foglie, il the
neila var. A. non mi venne osservato giammai. Tiitta
la pianta spesso rossastra, principalmenle nei cauli.
11 Cav. Tenore {Sgll. p. 233.) ritiene come non
differente dal tipo di questa specie la E. perforata,
Guss. , facendo ossevare aver egli trovato sovente nello
slesso individuo foglie puntale ed impuntate, e gli an-
goli del regmali ora glabri ed ora pelosi. Aggiunge
(osservazione esattissima, e da me stesso le piu voile
comprovata) che i fiori in questa specie, quando spun-
tano dalle ascelle dei rametti, hanno i gambi involu-
crati da due foglie opposte, che mentiscono di br.it-
tee, donde egli sospelta aver Gussone pigliato in
prestanza i fiori dibraUeali della sua pianta. 11 Gh.
Gussone nulla interloquisce nella sua Synopsis /I. sic.
inlorno a tale osservazione lenoriana, ma rilerendo
r opinione del Bertoloni, che pure ha confuse in una
le due specie, persisle a dire che neWa E. perforata
le foglie soQO piulloslo elliUiche, di raro orbicolale,
6 sempre puntato-diafane, e i Gori sostenuti da un
peduncolo dibratteato. Senza 1' esame di esemplari
autentici, o meglio senza il paragone delle pianle
stesse viveuti, sarcbbe verameute un' arruganza pro-
329
nunziar giudizio su la qucslione. Esporro solamenle
alcune mie riflessioni. Poco fermo parmi quel carat-
tere, che Gussone trae per la sua E. perforata dalla
ellitticita delle fnglio, avendo io Irovato le foglie della
E. Chamaesjce iiidiircrenlemente suborbicolate e aub-
ellilliche. Aiiche gli angoli dclle cassule nella stessa
var. A soDO non del tutto glabri. Che dire del mar-
gine delle foglie, ch' ei descrive subinterissimo? An-
che cosi da lui notavasi quello della E. Poplis, che
noi abbiam rinvenufo ordinariamenle dentellalo-crenalo:
son mere differenze accidenlali, su cui pare che non
possa fondarsi una dislinzione specifica. Parrebbe ca-
rallere di miglior momenlo la puntatura diafana delle fo-
glie {folia peilucido-pnnclala), se Tenore non i'avesse
inessa in diibbio con le sue osservazioni . E con ef-
felto le foglie dell'^. Chamaesyce anche a me ven-
nero sempre vedute a parenchima maculalo-diafano;
e se nella var. pt/osa bo notato la superficie dei reg-
mati, e la pagina superiore delle foglie sparsa di
punti papilloso-iucidi, ho pur trovalo, che I'inlera su-
perficie e serpato-lrasparente,
368. E. Pepiis, Lin. Ucria, Giiss.
Glabra, glauscescente, a cauli proslrati, aiterna-
mente ramosi: foglie opposte, subcarnose, bislunghe,
profondamente semicordale, inegualmente dentellalo-cre-
nate al margine, con stipole filiformi: fiori solitarii
ascellari: sepali estorni del perigonio non lunati: reg-
mali ovoideo-3-goai, glahri. levigalissimi: semi obco-
nico-3-goni, \'\ic\{/47iinia).
Tithijmabis aiiricitlalus, Lamk. T. folio obtuso
anriio Tourn. Pepiis, Matih. C/us. Peplis verus D/osco-
ridis,DonaL Pepiis mariiimn, repens, rubraetalbotCast,
Vohj. Fb. Euphorbie auriculee.
Giugno-Ollobre.
42
330
INelle arene marittime.
Radice per oidinario semplicissima a lungo fit-
tone pooo ramificalo alia eslreniila, lungamente pro-
fondalo nelle arene. 6'a?z// rossaslri. appressali alle are-
ne, prostrato-risorgenti, per orditiario 4 in croce dal
collo della radice, allernamente ramosi, articolati, 4-
'12-pollirari . Picciuoli 1-1 ^J^ lineari a base con-
nata quasi anellata, con molle stipole Gliformi so-
pra I'orlo Iramezzo un picciuolo e Taltro, 4-3 a cia-
scun lalo. Foglie subcarnose con la pagina superiore
convessa, spesso picchetiaia di minutissimi punti rosso-
sanguigni, opposle, verlicali, patentissime, subfalcate
lateralmente, ad apice quasi mozzo, retuso, alquaiilo
ricurvo, profondamente semicordate alia base, col lalo
interno (quello che guarda il caule) accorciatissimo
come nella specie precedente^ I' esterno (quello che
guarda la radice) sempre piu prolungato e dentellato:
tutto il margine non subinierissinio Guss. ma per
ordinario inegualmente denlellalo-crenato. Sepali esier-
ni del perigonio piccoli, rolondali, interi, rossi col
margine flavescenle. Anlere flave. Regmali 3-goni,
glabri, verdicci, coi peduncoli e gli angoli spesso ros-
signi, e tre picciolissime appendici filiformi alia base.
Semi ovali, bianco-cinerei, verdi-macchiali, cariuali
nel dorso, 1-solcali di sotlo. Colore di lulla la pianta
glaucescente-verdiccio.
'A foglie senea stipole, sparse.
n. lugiic scuta aiipuic, ouaisc.
'1 0
c> 369. E. Peplvs, Lin. Giiss, '
->,' Glabra, a caule eretlo: foglie interissime obovato-
subrolonde, attenuate in picciuolo ombrella 3-fido-dico-
loma: involucretti ovati: sepali esterni del perigonio
4 semilunati, 2-corni: angoli dei regoiati, solcati,
subalalo-ondolali {Annua) .
331
Pcplus, Dod. Matth. Peplis swe Esula rotunda,
Cast. Tilhymalus rotnndis foUis, non erectis, Sey. Cup.
It. Fico d' inferno, Rogna.
Fr. Tilhyinale rond, Euphorbie a ombelle
trifide.
Sic. MaccarrunedJu.
folg.
Novembre-Maggio.
Froquentissiina nelle collure, ai margini delle
vie, e nei luoghi erbosi.
Coliledoni elbltici. Fusti da 2 poHici sino a piu
ollre d' iin piede, seraplici alia base, o rainosi. Foglie
or obovalo-subrolonde, or quasi rotonde, sempre ri-
stretle io picciuolo, avvicinale, poi piegate in giii.
Moiti rami fioriferi solto Tombrelia, snarsi dicotomi. Se-
pali eslerni del perUjonio pallidamenle verdi, sublimula-
to-2-corni, per due appeiidici bianco-giallaslre, Glilbrmi-
solacee, che stan curvate su le due estrernita esterne
del sepalo Tuna contro i'allra a guisa di corna. Reg-
mati piccioli, glabri, subgloso-3-goni, ad angoli sol-
cali, con di qua e di la una brevissirna inembrana oa-
dolata, su la quale v.-ggionsi col soccorso della lente
delle picciole verrucchette; e negl' individui piu pic-
cioli questa raeaibiaiia e cosi corla e raggrinzata da
non vedersi piii lungo i margini del soIcq, che una
8erie di verrucchette. Semi ovali-ellittici, foveolati,
cinerei.
370 E. Pepwwes, Gouan, All. D.C.
Glabra, a caule erello o cascante: foglie interis-
siine, obovate^ attenuile in picciuolo; Umbrella 3-
fida, dicotoma: involucielli ovali; sepali esterni del
perigonio 4- subiutcri, picciolissimi, senza appendici;
angoli (lei reginali leggonueule soloati, subalalo-oado-
lati {Annua).
332
E. rotundifolia, Loisel. E. peplus B minor, TV.
Guss. Tilhymalusannuus, marilimus, mmitnus, Tourn.
T. peinnus, cxigmis, piimilio, poiHulacae folio, Cup.
T. exiguus saxatilis, Id.?
Nomi volgari come nella specie precedente.
Febbraio-Maggio.
Nei Itioghi sterili delle colline, ed anche nei pa-
schi e luoghi erbosi marittimi.
CauU 2-4-pollicari, cascauli o prostrati, ed an-
che suberetti, semplici o ramosi alia base. Foglie
obovate od obovalo-cuneate, alquanto attenuate in pic-
ciuolo le superiori subrolonde, lutte alquanto retuse.
Molti rami fioriferi sotto I' omhrella, sparsi, dicolomi.
Somigliantissima alia specie precedente per I'om-
brella, per le cassule, pei semi, e per tutlo I' abilo,
essenzialmenie ne difierisce pei petali subinteri (non
lunati e senza appendici ) picciolissimi, rosseggianti.
Se non che in questa gii angoli dei regmati sono
solcati piu Icggermenle, e le due ali membranacee
vi si veggiono sempre raccorciate in una serie di
verruccliette, come abbiara delto dei piccioli indivi-
dui di quella.
II Ch. Gussone facendo menzione di quesia pianla
{Fl. sic. suppl. t. p. 14s) ch'ei ritiene qual va-
rieta della precedente, dice aver in essa osservate,
nelie Isole adiacenli alia Sicilia, le appendici bian.
chiccio-llliformi, che noi piultosto abbiam trovato co-
slantemente nella E. Peplus. Le stesse picciole ver-
rucchette, che vi si scorgono lungo gli angoli dei
regmati, non sono un carattere esclusivo di essa. La
grande affinita di queste due specie avrebbe mai dato
luogo ad uno scambio tra gf individui piii corti della
E. peplus coi veri della presente ?
371. E. FalCatj, Lin. Guss. ^ >^ ; •■ :
333
Glabra, a caule eretlo ramosissimo: foglie rigi-
delte le iDferiori, retuse le superior! e gl' iiivolucri
obovalo-lanceolali : involucretli ovalo-corilati a base
obliqua, acumiiiato-spuntonati: ombrella 3-5-fida dico-
toma: scpali eslerni del perigonio semilunati: regmali
lisci glabri: semi biaiichicci, subtetragoni, Irasversal-
nieiite corriigato-solcali {An7iua).
B. Mmob. a caule piu alto: foglie ed involucri
acuti: sepali eslerni del perigonio oscuramenle luna-
ti: involucrelti distanti {E. obsciira, Laisel. I Pithija-
ga angustis acudsque esulae foliis, Barrel. ).
C. Minor. A cauli declinali: foglie quasi tulle
spalolate, roluse, spuntonale, le supreme e gl' involu-
cri oljuvalo-lanceolali: involucrelti subrombei, obliqui
alia base, spuiitonali all'apice, seghetlali, imbricati
fra i raggi dell' ombrella: ombrellelte giomerato-mul-
lillore. [E. acunwuua, Lam.? Pers.? Marsch. Pe-
pies folio uculo, Bocc. Peplis annua, foliis aculis,
fore miiscoso. Idem? Pilhijiisa minor, subrotimdis
el acutis foliis, Barrel. Tilhymalus pusillus porlu-
lacaefolio, Cup. ).
yohj. Fr. Tilhyraale faucille,
Apnle-Maggio.
Da per lullo principalmenle nelle colline. Var. B
crdinariamcnle nelle vigne. Var. C con piu frequeu-
za nei pascoli andi inariltimi.
Kella var. A ordinariamento cauli dodrantali,
erclli: fofjlie superiori spatolalo-lanccolale, appuntate
air apice: ombrella S-i-fiJa: imolucri obovalo-lanceo-
lati: involucrelti ovalo-subrolondi acuti: sepali eslerni
del perigonio appcna kinati. ISella var. B cauli per
lo piu alii un piede, pure erolli, con ombrella quasi
sempre S-fido-dicotoma, e molli ramelli dicotomo-fio-
riferi sparsi solto di ossa: foglie, innolucri, e ?«yo-
lucreUi'i-1-wQi\\\ (piu spesso 3-nervii) coi uervi prin-
33i
cipali ramosi: mvohtcrt eH imiolucretti quasi aculi co-
me nella var. A, ma i second! piu ovali e disianli,
i primi qualche volla incisi: uii fiore solitario in
mezzo alia dicolomia : sepali eslerni del perigonio
lunali per due piccioli cornelti sporgenti alle due estre-
mila esteriori. In ambedue i regmati sono glabri ova-
to-3-angolari (ovali alia base, 3-angolari in cima )
con 6 piccioie slrie nervose sopra i lie aogoli, e su
i tre lali.
La var. C ha 1' abilo diversissimo dalle due
precedenti per cauli declinali o ascendenti, per le
f'oglie assai spesse e quasi tulle obovalo-spalolale re-
tuse con corto spunlone, per l' ombrelle pochissimo
spiegate, per I'apice acuminato degl'involucri, e delle
foglie superior! seghellalo-denlalo, e pei sepali esler-
ni del perigonio decisamenle lunali. Pure osservale
tali differenze su le piante vivenli non sembran tali
da faria riguardare come specie distinta. ' ,;
372. E. ExiGVJ^ Lin. Giiss.
Glabra, a foglie ed invoiucri lineari-acuti: foglie
infime subreluse: involucrelli ovato-lanceolati: onibrella
3 3 iidodicoloma: sepali eslerni del perigonio lunali:
regmati 3-goni, glabri, lisci: semi obovato-sublelra-
goni trasversalmeiile corrugato-rugosi {Annua).
Tithgmalus leplophylliis, Matlli. T. sive esula
exigua. C.B. T. hiimillimus. perpustllus, hnijolio
brevi, Cup. Esula omnium minima ac exilissimoy
Idem. Esula exigua Tragi, Lob.
B. BETVS/t. A foglie ed invoiucri lineari-cunei-
formi, retusi. spunlonali {E. retusa, C'av. Pers. Betch.)
f^otg. Er. Tilhymale pelile.
Febbraio-Maggio.
Kelle colline per le vie e i luoghi aspri; e nei
pascbi aridi maritUmi.
335
Cauli 2-'l-pollicari, gracili, ascendenli o erelli.
Foglie d' un verde gaio, sessili, fiUe, somiglianlissi-
ine a quelle del Linum spicalum Lamk, Iranne quelle
della var. B Ombrella per loppiu 3-fida, laiora an-
che 2-fida. Foglioline dell' zWfo/wcro quasi sempie in
tanto numero, quanli i raggi dell' ombrella, poco djf-
fereoti dalle foglie vere per la forma, tranne di essere
piu grandetle ed a base alquanfo piij Jarga. Involu-
eretli quasi ovalo-laiiceolati. Sepali esterni del peri'
gonio A ranci 2-corni, con gli apici lutei. ftegmali
semi-ovali; semi cinereo-foschi.
373. E. Terracinj, Lin. Biv. Guss.
Glabra, a foglie sessili, subcoriacee, difformi,
esilmente segbellate al margine; ombrella 3-5Tido-
dicoloma: sepali esterni del perigonio lunali , interi
con gli apici setacei : regmalo levigato: semi ovoidi
lisci. {Bizocarpica, e sujp-iiticosa alia base).
E. neapolitana, Ten. ft. nap.! E. Italica, Lam.
Ten. sylL! E. provincialis, W.? ex Link. Beick. E.
seticornis, Poir. E. esula, Ucria , non Lin. E. va-
ienlina, Orteg.I ex Guss. E. segetalis , Smith ex
specim. sieberiano, non ex ft. Gr. nouE.segetalis, Link.
E. laurinensis, All. Esula major. Cast. Tiihymalus
mar inns folio reluso (err acinus, Burr.
f^olg. Sic. Maccarruni.
Febbraio-Settembre.
Ai soli margini dei fiumi {/Isinaro^ Cassibili).
Lungo le vie rarissima.
Coliledoni lunghi, oltre-pollicari, lineari-subspa-
tolati, venosi nella pagina inferiore. Cauli scmplici,
0 ramosi alia base, erelli o cascanli, 'J^ 2-pedali, per
loppiu rosseggianti nella base. Foglie ordinariamenle,
le inferior! obcordalo (locche di rado) od obovato-
cuneiformi ; le seguenli bislungo-spalolale, inlere al-
336
I'apice 0 reluse, od anche spuntonate; le successive
a queste soltanto bislunghe ; le eslreme finalmente
bislungo-lanceolate, e noii sempre acute o spuntona-
te, ma spesso ottuse, od anche retuse: tutle tenuis-
simamente segheltate, non soltanto verso 1' apice, ma
per lo pill anche sino alia base; le inferiori alle volte
quasi intere. Bisogna osservare pero, che questa gra-
dazione delle foglie dal basso in su non e seni^pre
esattamente come si e descritta, donde 1' epiteto di
proteiforme date dal Gh. Gussone a questa specie.
Imolucri 3-D-fdli, eguali al numero dei raggi del-
r ombrella, aflini per la forma alle ullime foglie, ma
piij larghi e quasi clliltici. Un fiore solitario sessile
( che per ordinario abortisce ) in mezzo alle divisioni
deir ombrella , e di ciascuna dicotomia. Invohicretti
dentellati (come gl' involucri ) nella meta superiore,
liia con qualche dente piu grossetto. e sempre glau-
cescenti. Sepali esterni del perigonio 4, d' un verde
alquanto giallognolo, lucido-inverniciati, di forma sub-
elliltica, apparentemente lunati per due cornelti se-
iacei alle due eslremita esleriori, non prolungati dalla
sostanza del sepalo, ma come inguainati in esso, ed
jncurvi 1' un conlro I'altro; quale inguainatura e ma-
nifesta per I'orliccio, che rimane ed osservasi alia
base del cornetto: cornetti non finalmente rossi Guss.
ma quasi lutei. Ilegrnali ovati: senn bianco-cinerei.
374-. E. Dendrowes, Lin. Ucria, Biv. Guss.
Glabra, a caule frulicoso: foglie addensate , li-
neari-lanceolate, interissime, ottuse, o subacute: om-
brella 3-molti-fido-2-fida : invohicretti rombeo-subro-
tondi: sepali esterni del perigonio non luoali; regmati
e semi glabri, [isci (Fnitice).
E. laeta-, Ait. E. divaricala, lacqu. T ithy mains den-
droides, MaCili. T. detidroides, major, ei verior Barrel.
337
T. arboreus Cast. Cup. T. mirllfoUus arborcus, Cup,
T. saxadlis, arboreus, ami/gdali breviori-folio', Idem,
!It. Tilinialo arboreo.
Fr. Titliyniale en arhre.
Sic. Ma' carruni ad alberu.
Febbraio-Ma_gio.
ISelle colline. e nei luoghi bassi pelrosi (Pelrara).
Cauli rarnosHsimi in largo cespiiglio, cicatrizzati,
spesso fosco-giallognoli, dicolomi. Focjlie sparse, linea-
ri-lanceolate, quasi plane, carinale in cima, non sem-
pre nlluselte, ma piu toslo subacute ed acute, con
la base e I' apice per ordinario fosco-giallicci come i
cauli OniLrella 3-multifi(lo-2-0da, o meglio dicotoma,
giacche ciascuii ramo sovenle biforcasi per beu due
volte. //2yo/«(?re///rombeo-subrotondi, corlamente spun-
tonati air a[)ice. Denti Ae'\ sopali interni del perifjonio
inlernamenle lanalo-fioccosi all' apice: sepah esterni
4., seraicircolari, talora subreniformi^ di rado subel-
litlici, alle volte subcrenulati, Uileo-glaucescenti, poi
ranci, due piu grandi, dal lalo donde piegasi il gam-
bo del regmalo,, e due piu piccioli. Anlere didime.
Rofjmalo verde, alle volte scabrosetlo, con minuta stria
sopra ciascuiia delle tre suture. Semi subglobosi, ca-
ruiicolati.
Tutla la piania e glaucescente, ma piu 1' inlera
ombrella, Iranne i regmali, e i raggi degli iuvolu-
crelli clie souo quasi giulli.
375. E. P^Rjius, Lin. Ucria. diss.
Glabra, glaucescente, a caule suffrulicoso alia
base; foglie interissime suhcoriacee lineari-bislungbe,
le piu giovani embriciate all'insu: ombrella sub-5-fido-
2-fida: involucretti cordato-reniformi, alquanlo acuti:
sepali esterni del perigonio suhlunati: regmati cor-
rugalo-rugosi, semi lisci {Su//'rutice).
a
338
Tiihymalus par alias, Dod. Matlh. Cast. T. ma-
ritimus, Cup.
!It. Titimalo maritlimo.
Fii. Tithymale maritime.
Sic. Maccarruni di mari. • i .
Maggio-Dicembre.
IVelle arene marittime.
Cauli 1-2-pedali ramosi e rosseggianti alia base,
coi rami eretli, dritti. Foglie propriamente non lan-
ceolate, ma lineari-bislunghe alquanlo rislrette nelle
due estremita, con Tapice acuto, convesse e liscie
nella pagina inferiore, plane e rugosette nella supe-
riore, di consistenza erbaceo-coriacea, sparse^ sessili,
col punto d' inserzione ingrossalo e rosseggiante, lun-
gbe 3-6-linee, larghe 1-3-linee, le piu giovani ad-
dossato-embriciate in spira, le adulte eretto-palenti.
Involucri universali ovato-aculi, o esattamente cordati,
eguali ill numero ai raggi dell' ombrella. Ombrella
spesso 4-fldo-3-Iida, con un Gore solitario sessile in
mezzo ai raggi, ed a ciascuna dicolomia dei raggi
stessi: sotto 1' ombrella molli ramelti fioriferi una o
due volte 2-fidi. Sepali esierni del perigonio A, se-
milunati, dentali, lutei. Stili corti persistenti. Regmalo
profondamente 3-gono, unisolcato su gli angoli, gla-
bro, rueoso. Semi obovato-subrolondi, bianchi, mac-
chiato-impressi di color fosco, con di sotto una lineet-
ta fosca verticale all' ombelico. . ■
376. E. Pine A, Lin. Biv. Guss.
Glabra, a caule suffiutticoso alia base: foglie in-
feriori lineari, imbricatamente piegate in giu; le su-
perior! romboidali allungate, e romboidali ottuse a
coria base: ombrella 5-7-Gda, 2-fido-dicotoma: invo-
lucretli semioibicolari, inlerissimi, concavi: sepali ester-
339
(li del pcrigonio lunalj: regmali con gli angoli ver-
ruculosi: semi scavato-punlati, bianchicci (Sij/frt/licfl:).
E. caesjn'losa, Ten. /I. nap. i in add. et Syll. -
E. linifolia, Id. fl. nap. prod. E. pilhyusa, Ucria ,
non Lin. ex Guss. E. fiagusana. Reich. Tilhymaius
iinifolius major ii aliens, Barrel. T. minor, amygdali
folio lanlillum brcviori, muUicaulis, Cup. Esula mi-
nor, Cast.
Volg. Sic. Maccarruni.
Novembrc Maggio.
Nei luoghi aspri delle coUine, negli alvei dei
lorrenti, ai margini delle vie in lerreni calcari i^Via
da Avola a Nolo'); non mai nei luoghi arenosi ma-
nltimi.
Caule 1-2-pedaIe, spesso rossiccio alia base ci-
catrizzalo, con le cicatrici piu rossicce. Foglie infe-
riori lineari. acuto-spunlonate, oppure retuse all'apice
con in mezzo un cortissimo spuntone, che spesso si
oblitera, tutle slrette ollrepollicari richinate ; ascen-
dendo sempre piii corte e piu larghette ; le piii vi-
cine ai rami fioriferi richinalo-incurve ; e di queste
quelle che servono quasi d' involucro ai rametti fiori-
fori sotto romhrella e meglio chiamarsi romboidali-
allungate, porche banno i lati inferiori un po rien-
tranti, quelle poi che paion deslinate a servir d' in-
volucro air ombrella stessa hanno piultosto una figura
di romho ad angoli ottusi, e percio dir dovrebbonsi
romboidali-ollusi a corta base. Ombrella 5-7-radiato-
dicoloma. Rami fioriferi sotto romhrella sparsi e 2-
volte dicolomi con un fiore in mezzo alia seconda di-
cotumia o ad entrambo, come osservasi nelle altre
divisioni dell' ombrella stessa. Gl'involucrctti non han-
no propriamente la figura ne di cuore, ne di rene,
come vien detto nelle descrizioni degli aulori, ma
quella d' un mezzo cerchio, il cui semidiametro sia
340
piu lunyo nel centro, poco mono nella base, e mono
ancora ai due lati inlormedii. e che abbia reluso I'a-
pice, ed otlusp ed allotuiate le due e?lremila basilar!:
di questi involucrelli gl'infenori sono qualche volta ri-
chinati, i superiori sempre palenlissimi, concavi. Sepali
esterni del perigonio A, lunati, giallo-sporcbi (color
di cera veigine) senza lustre, con le corna acuminate.
Angoli ottusi del rerjmato esilmente '1-solcafi, e sparse
ai due lati del soico di verruchette miiiulissime: val-
liceile liscie: semi bianco-cinerei.
377. E. Helioscopu, Lin. Ucria, Gtiss.
Subglabra, a caule eretlo o risorgeiite : foglie
cuneiformi-spatolate, segliettale dal mezzo sino all'a-
pice: ombrella 5-radiata, 2-3-fido-dicotoma; involu-
crelli obovato-bislungbi obliqui: sepali esterni del pe-
rigonio non iunali: regniato glabro, liscio: semi obo-
voidei foschi, reticolato rugosi {Annua).
Tithymahis helioscopius, CD. Dod. Matth, Cast.
T. major, siibrotimdis foliis, crenatis. Cup.
B. Phoenicoccj. a regraali uero-porporini da
un lato. •
Folg.
It. Erba calenzuola, Erba rogna, Tilimalo
elioscopio.
Fr. Tilhymale reveille-matin.
Sic. Maccarruneddu.
Dicembre-Maggio.
Negli orli, ai margini delle vie, nei campi, nei
ruderi comunissima. La var. B non assai frequente.
Coliledoni elliltici. Cauli ^a 3-pedali (ordinaria-
menle 1-pedali ) per lo piij rosseggianti alia base,
sparsamenle pelosi o inleramenle glabri: pochissimi
peli sopra gl' involucri e gl' involucrelli, e ancor piu
rari sopra le foglie. Foglie scghettale dal mezzo sino
341
aH'apicc ; involucretti pur spgholtali (a dcnti irregolari )
dair apice sin presso alia base. Ombrelle S-ra-
diate, talora 3 o-i railiafo : ogni raggio 2 3 volte
3 partilo. poi dicolomo. Semi non ovoidi, ma oho-
voidi. perclie piii strclta e I' estremila. ove trovasi
I'omlxdico bianchiccio. chc cosliluisce la base del friillo.
Nclla var. B 11 colore neio sanguigno non e ii-
initalo ad una sola faccella del re(jmalo. ma i lembi
vicini delle altre due facetle se ne trovano le piu voile
come brizzolali. Emmi venulo di osservare in molli
individui di quesla varieta. cbe tuUe le parli della
pianta erano assai piibesccnti, Irovandosi coperti di
moiti pcli patentissimi non solo i cauli, le foglie e gli
invokuri. ma pure i raggi della stessa orabrella, e delle
ombrcHette.
378. E. PvBEscENs, Desf. Ten. Guss. non Vahl,
Viilosa, a caule cretlo: foglie linoari-bislunghe
e lanceolate, seghellale: ombrella 3-radiala, 3-fido-
2 fida: involucretti (due) ovaio-romboi, a base slorla,
subnuuTonati: sepali esterni del perigonio non lunali:
regmati muricati, villosi: semi lineali {Bizocarpica).
E. verrucosa, Sibth. ex herb. E . pilosa, Smith
ex loco 7ialuli, ei ex synon. Barrel. Bertol.! Siblh.?
ex prod. fl. gr. et ex loco. Tillujmalus palustris,
villosus, THo/lior, ereclns, Barrel. T. minor, palu'
slris, canescens, myrlifolio hirsuto, Cup. T. palu'
dosus, humilis, hirsulus, amydali atrO'Virenti fo'
lio, Idem.
f^oly. Sic. Maccarruneddu.
Quasi per tutto I' anno.
Ai margini doi fiumi, e dei ruscelli, e nella
maggior parte dei luogln acquosi.
Cauli 1-2-peiiali, inferiormente ramosi, eretti o
risorgenii, rossicci e glabri alia base, verdi e pube-
3i2
scenli in cima. Foglie lineari-bislunghe , o liiieari-
lanceolate, sessili, sparse, seiniondate, per ordinario
a base cordata, miiiulamente dentato-seghettate. so-
pra tutlo air apice. Involucri ovalo-bislunghi acuti,
eeuali al numero dei rairgi: involucretli due: aW uni
e gli altri minulamente dentato-segliettali, e semion-
dali come le foglie. II fiore della dicotomia nou pare
che possa dirsi peduncolato Guss., imperocche quel
che appare un peduncoloj e piuttosto un prolunga-
menlo del tubo del perigonio, e Corse peroio fu detlo
sessile da Desfontaines. Sepali esterni del perigonio
A, subrotondi, alquanlo concavi, di sopra lisci, gla-
bri, di sotto villosi . da principio verdi-glauchi, poi
luteo-pallidi. Le picciole punte o verruchelte, che co-
prono il regmato soiio per ordinario fosco-ranciate.
Semi obovoidi, subcompressi, seoza ne linee ne asprez-
ze visibili, ma oscuramente rugosnUi solto la lente,
baio-chiari. Non e oscuramente verde la pianla Guss.
ma piuttosto verdi-canescente a causa della villosila,
di cui e coperla.
379. E. Cebjtocjupj, Ten. Guss.
Glabra, a cauli t'rutescenti: foglie lanceolate in-
lerissime. verdi-glaucesccnti: ombrella 5-radiata 3-4-
Cda, 2-fido-dicotoma: involucretli ovato-subrotondi, od
obovati, spuntonati: sepali esterni del perigonio non
lunati: regmati vcrrucosi, con le verruche coadunate
ramose: semi lisci (Suffnilice).
E. sicula, Lin. ex Pour. E. orientalis, Smith.
Tithymalus esulas alter, Toiirn. T. folio longo glau-
co, caule rubra-, capsulis verrucosis, elatior, siculus.
Raj. T. palustris, amggdali folio glauco, leviler hir*
sutus, Cup. T. chariacias tertms, Cast. ? ..
Folg. Sic. Maccarruni.
Maggio-Agoslo. ^
3i3
Nelle siepi, ai margini dei cainpi e delle vie,
nelle valli.
Coiili frulicosi, vergali, dritti, cilindiici, rosseg-
gianti alia base, 3-o-pedali, molli dalla slessa radice.
Foglie lancoolate, sessili, interissime, subondate al
margine. richinale, d' un verde allegro, ma non molto
glaiicescenti, bensi gluucescenli gl' involucrelti. Moiti
rami fioriferi 3-fido-dicolomi, sparsi sotto 1' ombrella.
Involucri o-filli, lanceolali, divaricali: involucrelti ova-
to-subrotondi od obovali a margine semiondato, spun-
tonati, cguali in numero ai raggi delle divisioni, pa-
tenli: in mezzo ai raggi dell' ombrella quasi sempre
un fiore aborlito: peduticoli 1-lineari, angolati. Sepali
esterni del perigonio A, orbicolari, alquanto concavi,
da principio glauchi inverniciati, poi intensamente
lulei, non lucidi. Regmati a,A angoli oltusi ; verrucosi,
con le verruche nei di sotto appena visibili, nella
parte superiore coadunalo-raraose, filiformi. Semi li-
sci, cinereo-piombini.
380. E. CuAnAciAs^ Lin. Ucria, Gnss.
A caule fiatescente: foglie glaucescenti lineari-
lanceolate, storte, subcoriacee^ interissime pubescenti:
ombrella molli-radiala, 2-fido-dicotoma: involucretti
subrotondo-bislunghi, infilati, smarginati: sepali esterni
del perigonio semicircolari, scuro-fegatosi : regmati
pelosolanati: semi ovoidi, lisci {Suffrntice).
E. eriocarpa, Incrju, Berlol. Reich. E. Veneta^
W ex Ten. Tilhijmalns Characias primus, Mallli,
Cast. T. characias rubons, peregrinus, Cup,
I It. Caracia, Titimalo caracia.
Volg. { Fr. Titbymale pourpre.
I Sic. Maccarruni.
Gennaio-Marzo.
3/a
I\elle sifpi, nelle macerie, ai margini ilei campi,
nei luoglii pelrosi.
Gauli frulicosi, rosso-foschi alia base, 3-4.-pedali,
pubescent! corae la pagina inferiore delle foglie, inoiti
dalla slessa radice, piu robusli di quelli di-lla specie
precedente. foglie interissime, linean-lanceolate stor-
te, 0 per lo meno noQ esatlameiite drilte, porennanti
in cima dei rami, sparse, avvicinale, cortainente spun-
tonate, bianchicce e pubescenti nella pagina inforiore,
nella superiore d'un verde alquanto cupo, non del tulto
glabre, ma sparse piu o meno di pube pm corla e
meno filla, a segno da non impedire la lucenlezza
della pagina slessa. Molli gambi iioriferi dicotomi,
sparsi sollo I' ombreila: lulli ( anche quelli dell' om-
brella) pubescenti come il caule. Involucri ( che sta'n
solto ed anche in mezzo ai raggi dell' ombreila, e
sotto agli allri rami fioriferi) tutti spalolato-lanceolati,
riflessi pubescenti come le foglie: invohicrelli subro-
tondo-bislunghi, alquanto concavi nel disco, lesso-
smarginali ai due lati piu strelli(coi due apici sub-
mucronati) pur pubescenti, ma per ordinario glabrati
ai margini in ambedue le [)agine. Sepali eslerni del
perifjonio h, semicircolari, inseriti per la linea curva,
con la linea diametrale al di fuori, spesso drilta, non
di rado sublunata e guernila di qualcbe corto denle
o crena, non fosco-porporini, corae dice il Ch. Gus-
sone, averli sempre osservato in Sicilia, ma dappri-
ma nerastri, poi scuro iegalosi, di sotto pubescenti.
blili persislenti . Hegmali bianco-peloso laiiali, con
una stria sopra ciascuna delle suture. Semi ovoidi,
lisoi, foschi.
II Gh. Tenore {Fl. med. tin. e Fl. pari, di Nap.)
riferisce questa specie alia E ^enela IF. cio che nun
gli vieue couseulito dal Ch. Gussone, il quale assi-
345
cura aver trovalo gli escmplari della E. Characias
neir Erbario Linneano non diversi dalla nostra. Tulta-
via il Ch. Bertoloni osserva, differire questa dalla vera
E. Characias pel petal! dentellati, per la fioritura
pill primaticcia, e per altri caralteri ; i quali per vcro
non essendo baslantemente notabili per coslituire una
dilTerenza specific i, ho volulo piulloslo attenermi al-
I'autorila di Gussone, non segregaodole dalla specie
linneana.
, ( Continua )
44
SAG&ICI
SULLA COSTITUZIONE FISICA DELL' ETNA
DEL SOCIO
5?*S<^S, <B* <&SS£S2SaSil5a<J>
lETTO WELL A SEDCTA OEDISARU DEL 18 BARZO 1841,
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'\ : '1 ' ■
ij;
ll^2lttt.rt.*lilt±*Jt^*.^l*.tl^*.i.vri*Jt.*itJciA^■k^^*.t^^
Si e tanlo detto dell' Etna dagli antichi e moilerni
nazionali ed esleri scriltori: ci siarno noi stessi lanle
voile occupati di queslo celebre vulcano , che pare
non dovere restar oramai cosa alcuna a dire di nuovo
su di esso; ed esser anzi tempo di compilarne una
storia assoluta. Eppure non siamo in queslo caso;
mollo resta a dire ancora su' pretesi sollevamenti di
taluni punti de' fianchi deli' Etna : molto sulla nalu-
ra e giacilura de' suoi maleriali , ed assai poco ne
e stata trattala la parte geologica, vale a dire I'uni-
cila o pluralita del suo focolare; il rapporto del ter-
rene nettunico col vulcanico; le diverse eta di questi
terreni...A meno poi delle poche idee da me avaa-
zate(l) suir epoca della prima apparizione dell' Etna
presso la costa del terreno soltomarino , cbe fu nel
seguito de' tempi Siciiia appellalo, ncssuno ha toccato
mai un tale argomento. E' percio ch' io ho scritto il
saggio che vado a sommettere a questo illulre assem-
(1) Dpscrizione d'una nuova tavola geologica della Siciiia ec.
Giornaic Lelterario per lu Siciiia tuui.
350 ' ' ■
Lramento; nel quale, fornando a dare iino sguardo
alia fisica strutliira dclla nostra monlagna, tenkro di
stabilire alcun che di posilivo su' pretesi sollevamenli;
spero di provare con fatti lucidissimi la unicita della
sua gola : trattero de' rapporti che essa mantiene cni
terreni ncHunici e basaltici, non che dell' epoche alle
quali possono riferirsi ; e sopra i dati che I'Etna stessa
ci presla cerchero di indagare in qual'epoca delle for-
mazioni successive della crosta terrestre si accese il
primo focolare di queslo vulcano.
Se a quanto mi son proposto non sara per cor-
rispondcre il mio lavoro, esso sara sempre utile alia
scienza , perche servir puo bene ad aprire un vasto
campo a nuove osservazioni, delle quali non puo aspet-
larsi che schiarimenli la teoria de' vuloani.
%j area, racchiusa dalla gran curva eliittica di
piccole monlagne ed aiti colli, la quale cominciando
da quelle di Taurotnina gira per le altre di Malvagna,
di Placa, di Centorbe. di Judica, di Ramacca, di Mi-
litello, di Francofonte, di Lentini e iiaisce appianan-
dosi al Capo di Sanlacroce, e occupala per meta dalla
piana di Catania e dal golfo dello stesso noine, e
per I'altra da basse colline di gres ed argilla, sopra
Je quali con una base di 93 nn'glia giganteggia il
niassimo Etna, che, conico e solo, sdegnando, al dir
di Bembo (1), la vicinanza di altre monlagne si Irat-
liene ne' suoi confini, e s'innalza a due raiglia e mezzo
nelle linee dell' atmosfera. -ni ^::.;
{l) Coelubs degit, et iiulliiis raontis dignata coiijugium,
caste iiilru suus leiuiiiius coulinulur.
3S1
L.i lonna della massa di questo vulcano, benche
presa insiiine si accosta alia figura di un cono, lia
lutlavolta lali scavamenti e tali elevazioni nella sua
siiperficjp. chi' nel disegnarla da qiial siasi lato, non
dara mai csatla quella figura; e riducesi piu losto ad
tiu aiuriiasso di nionticeili. di l)alzi. di piani inclinati,
di creste e di rupi, chc soslengono itifiiie un alto dorso
di monlagna leiininala iielia sua velta da un cono Iroii-
cato. Dalla parte che guarda rorienle poi una im-
monsa vallata sccma di una sesta parte circa la massa
del gran corpo <lella montagna, e costituisee un irre-
golarissimo lerreno.
Vasto nuinero di crateri di eruzioni, gia successe,
si elcva a cono rovescio ne' flanchi del vulcano; nia
il solo, aperlo alle peionni sue esplosioni, e quello
cbe costituisee I'apice della montagna, il soramo ver-
tice deir Etna.
Cominciando ad osservarne la superficie dalla
parte di mezzogiorno, determiaata dal quarto di cer-
chio che comincia da Palcriio, e temiina al Capo dei
Molini, si trova, che le lave dell' Etna cuoprono parte
del terreno di gres ed argilla, termine delle colline
di quella fonnazione che fan seguito s! poggi di Ader-
no. Sopra di questo appajono taluni piccoli vulcani
idroargillosi detti salinelh , e molte acque minerali
han quivi la loro scalurigine. Una rupe di lave quasi
interamenle prismaliche costituisee la Rocca di Pa-
terno, sopra la quale stanno la chiesa madre, i Cap-
puccini e la torre normanna con allre abitazioni. Que-
ste lave prismatiche sono di una tessitura compatta,
e molto si avvicinano al basalto. Dalla parte di po-
nente della rupe molli blocchi di queste slesse lave,
ma piu cellulari, sono impregnali di petroleo, e le
cellule lo contengono uello stato liquido.
352
La collina argillosa serve di base in seguilo
alle carriere di lave basaltiche chc occupano lulte le
allure del feudo della Scain e di s. Hiagio] e poi
a tramontana quelle di /Icquarossa. Scoverta alquanto
moslrasi nel feudo di Valcorronte, ove le ultime lave
di quel lalo delT Etna veggonsi soprastarvi, e si van
rompendo in blocchi nel loro margine, ailorche il ter-
rene argilloso che le sosteneva va mancaiido. \}n grup-
po di basaili globulari apparisce in mezzo alhi colli-
nella argillosa, presso i molini di Valcorreule , e da
li \\\ poi la fonnazione terziaria di gres ed argilla re-
sta alio scoperto, e forma i colli della Molta e delle
Terreforli di Catania.
Alia Molta un'allra rupe di lave basalliche si alza
isolala, in mezzo alia cennata formazione terziaria e
sembra non avere rapporto alcuuo colle lave dell' Et-
na, avendo tulla I' apparenza di un vulcano indipen-
dente dal gran focolare; essa conserva tull'ora i vestigii
di un cratere, e di un piccolo corso di lava che da
quello dovelle provveuire.
Dalle Terreforti avvicinandosi verso Catania nes-
suna lava si incoiitra a riserba di un braccio di quella
del 1669: ma toslo anliche correnli occupano le col-
lioe argillose de' conlorni della cilia per ponenle, e
Catania e fabbricala in parle sulle lave, ed in parle
sulle colline argillose e sulla spiaggia del mare.
Lave e poi lave costiluiscono lutla la I'alda che
da Catania si estende sine ad Aci-castello: si va noa
oslaute scoprendo la sotlopposla formazione terziaria a
Cd'ali, al Fasauo. a s. Paolo, alia Leucatia, al Cana-
licchio, a fSunziatella, e poi ue' poggi di Aci-castello
e Trezza. :
La rupe di Aci-castello e tulla di basalto globu-
lare e pepenno color lionalo. Una quaotita di giuppi
353
di vero ;)asallo sorge per tiitto il Iralto di que' collf,
e porzione di esso forma, noii clie la spoiida del ma-
re, ma si bene i faniosi Scofjli de Ciclopi.
La superficie della seziune del coiio che ha per
base il quarto di cerchio indicato, e termina coll'apice
nel verlice dell' Ktna, e tulta di terreno vuleaiiico, di
lave di varie epoche addossale una all'allra, e che a
quaudo a quaudo sono coverte di varii cam pi di arcne
vulcaniche, e di monticelli di eruzioni co' loro spenli
craleri . Una gran parte e gia coilivata a vigne ed
oliveti, ed e sparsa di ameni viilaggi; la porzione piii
alta e stata fin' ora coperta di boschi, che fonnavano
un collare di vcrzura, a! dir di Buffon, al capo ste-
rile e canuto di quel magno vulcano.
Dal Capo de molini sino a Piemonte, aJtro quarto
di cerchio, entro cui contiensi la parte orienlale del-
lEtna, il suolo e vulcanico: ma e ollre a cio il piu
interessanle di tutto il resto del suolo elneo . Presso
Aci-rcale, e propriamenlo alia sca/azza, la cosla ma-
riltima presenta una scoscesa t;igliata quasi a picco
nella quale ben possonsi noverare si tie strati diversi
di lave, di natura pressoche simile, di cui talune
ntHa struttura sono quasi le stesse di quelle basal-
tiche ; celiulari pero e piene di bei cri^lalli acico-
lari di arragonile. A fianchi del piccolo scalo di Aci
una lava, che non e delle piii antiche, olTre alia spon-
da del mare una grotla di lave prismatiche che per
basalli si prenderebbero a prima giunta, e da un'idea
in miniatura della grotla diFingal: i prisrai peio ol-
tre di non essere arlicolati, per avere gli spigoli assai
taglienti e per terminare al di sopra in massa di lava
che confondesi con quella di tulta la cosla, sino al poz-
zillo fan conoscere che la loro forma e dovuta al parti-
colur modo di rafTreddamento della correnlc vulcaniea.
Sieguono le lave fin presso la Torre degli Arcu-
45
334
rafi, ove un lerreno di trasporlo di cioltoli e materiali
vulcanici in una specie di breccia, fa parte del lillo-
rale. Una rslesa pianura ed amenissimi colli coslitui-
scono il feudo e la piana di Mascali &mo a Piemonte,
ove la vegc'tazione e la collura sono al massimo grado
di floridezza e di perfezione.
In quesla sezioiie di cono s' incontrano i feno-
meni geologic! piii inlerossanti che I' Etna presenta
iic'suoi fianchi. Sopra i colli di Zafarana, di Milo. di
Annunziata e di Gerrila, si apre il vasto avvallami'nto
detlo valle del bove\ ha esso per liinite meridionale
la schiena deW asino, le serre del salfizio , li mon!i
di Galaniia e Gassone; per sel'enlrionaie le concazze
e le finaile, per ponenle il baizo del Trifogliello, la
monlagnuola , il piano del Lago, ed il vertice del-
r Etna, e per levante i colli di fiori di Cosimo e del
Milo. Ginque miglia all incirca e la sua larghezza,
sette la lunghezza ; ed ancorche piii d' una volta mi
locchera far qui cenuo di questa valle, non posso Ira-
sandar di dame ora una succinta descrizione,
11 piano inclinato che dal principio della regio-
ne discoperta tende verso la cima della montagna,
dalla parte di mezzogiorno, dalle boccarelh del fuoco
del 1766, cioe, sino al piano della Calvarina si eleva
verso la schiena dell' asino; la quale, lungi di con-
tiniiare verso la cima dell' Etna, come sembra essere
stale il caso una volta, viene tagliata dalla valle del
Trifoglietlo che da quel sito comincia a sprofondarsi;
e quella schiena ridotta ad una serie d' incavature e
di rialti, che corre per S. E. va ad unirsi ad altra
serie di creste e di portelle dette serre del salfizio,
che sono anch* esse il termine del piano inclinato da
Calvarina sino a\^ Arcimisa. Le colline poi di Cas-
sone e di Sarro servoao di base a' mooti di Calaana.
33a
Questo segiiilo cosl di alture che sono in vario mo-
do tagliale e scavale tulte da piccoli alvei di Inr-
reiili dirjtti, per lo piu, alia plaga meridion;ile. for-
ma il parole di iDezzogiorno e scirocco della valle del
bove; la quale gitinta aWo zoccolaro si apre, anche piu
appiolondaudosi, in altra valle quasi circolare, della di
Cai.mna; e piu basso in un' altra minora della di s.
Giacomo. 11 parelt sellenlrionale assai piu alio del gia
inenzionato, e meno tagliente nell' orlo, comincia dai
margine di allra valle quasi Irasversale, cui fu dalo
in anlicbi tempi il nome di valle del leone; e poscia
si conlinua per ie concazze e fina/ie di Gerrita, di cui
il piano mcliiiato selleniriooale forma parte del dorso
dell' Etna verso M. Caldara, M. INero, e Collebasso.
Di parete occidenlale serve alia gran valle I'altissimo
baizo del Tnfogiielto, cbe puo riguardarsi come la
sezione del corpo della montagna. Dalla parte di le-
vante nou v' ba parete olevalo: ed e aperta, per cosi
dire, sino al mare del Riposlo; se non che moiti mon-
ticelli, torreiili, colli, vallale, lave ed aspro e selvag*
gio terreno si Irovano in mezzo ; di inodo che le ac-
que de'torrenti DeU'inverno nun iscendono diretlamente
(lal Trifogliello, dalla valle del hue, da' Zappinelli e
da lullo il foudo in somma della gran valle verso Za-
farana, Milo, s. Giovanni e Giarre, ma irovando urto
in M. Calialo, M. Finocchio e fiori di Cosimo, esse
dividonsi in varii torrenli, i quali per direzioni diverse
scendono giu pe' fianchi della monlagna, ruinosi tal«
volla e formidabili alle collivale lerre de' conlorni.
Enlro questi limiti la valle del bove olfie al geo-
logo non poco da osservare e nfletlere. Risalendo
dalla valle di s. Giacomo verso \\ piano del Trifo-
glietto, s' incotrano in prima le aiiliche makrie vul-
caniche di che son costituili que colli, i'onuLihti il ter-
356
mine ccnnaU) della serir dell<? rresle do'monli di Casso-
lie e Caiarina. lulte nello slain di fatiscenira, e di iiiia
tessilura slaia gia c'oni|jaUa, ed abhondante di aiifil)ole
in una pasta di fel^palo e pirosscne. La valle di Ca-
lanna, che vienc in segiiitn. si approspnta a guisa di
iin' anfitealro con allissimi pareti ne'quali si possono
bene numerare vcntidue slrati di lave, interrotti spesso
da materiali piu scioili e scoriformi. Quesli strati sono
alquanto inclinati da Nord a Sud. e da Ovest ad Est,
guardando i diversi lati della valle, talche non v' e
occhio di esercilaio geologo che non vi scoprisse la
stralificazione a mantello , cioe la successiva sovrap-
posizione di lave sopra lave intorno il nucleo conico
deir Etna: e nella valle slessa non ravvisi ]o sprofon-
damento del suolo che lasciolla in tal guisa lagliata
e disposta.
Risalendo ancora piii in alto per giungere al pia-
no superiore della valle, si passano lave reoenti aspris-
sime e crude, addossate sopra altre lave; ed arrivati
appie del monte di Galanna un'altro ancor piu grande
anfiteatro presentano le serre del salGzio, la schicna
deir asino, il baizo del Trifoglietto , il salto del cor-
bo, Giannicula , il margine della valle del leone e
delle concazze. II monte Zoccolaro, a sinistra, e la
rocca di Musarra con quella della capra a destra for-
mano il termine del piano superiore della valle di cui
il suolo e tutto ingombro di lave reoenti, fra le quali
si eleva il picciol cono di s. Simone della eruzione
del 1811.
Fra tanto materiale moderno pero non lasciano le
antiche rocce di farsi vedere; i pareti sono di lave
felspatiche per lo piu, e la loro antichita e palese se
si guarda alio stato di disfacimento in che sono. Veg-
goasi a quando a quaado verticalmente tagliate da
357
filoni Hi lavo pirosseniche, di varia doppiezza, e a di-
versa dislanza gli uni dagli altri ; ma quol che e piii
rini;irch(!Vole si e che qiiesti filoni, o dighe riguar-
dali nella loro direzione par che tendono a ronser-
var<j delle liiice che converirono verso il baizo del
TriJbgiieltn.
Giiardando in talune delie spaccature delle serre
del salfizio. si vede hcnissimo che queste elevazioni
sono formate anch'esse <li slrali di lave; e di male-
riali vulcanici sciolli, e qiiesli slrali presenlano una
inclinazione di 23 gr. e taivolta anche piu ; e da que-
sta osservazione si sono tirate tanle conseguenze, di
che noo lasceremo di far parola.
I inateriali che raancano di questo avvallamenlo
si vcde facilmente che sono giij trascinali da' colli de!
Milo sino a! mare del Hiposto; ed e percio che misti
a quelle del sistema felspalico le rocce pirosseniche
rinvengosi per tuttlo quel Iratto di suolo, 11 minera-
jogista che ama raccogliere i varii esemplari di rocce
vulcaniche, che a dovizia 1' Etna presenla, e sicuro
di arricchirsi di estesa collezione salendo da Giarre
verso la valle del hove.
II quarto di cerchio di tramonfana, che da Pie-
monte termina a Brotile. nella base del cono etneo,
mostra il vario rappporto del terrene nellunico colle
Idve del vulcano. Verso Casliglione il suolo secoa-
dario di arenaria micacea con ligniti, e piu a S. E.
le colline di Miloscio di calcario arenario e gres ter-
ziario, mauileslansi non occupati da materiali vulca-
nici , se si tolga la corrente di lava che da Pielra
marina lungo il lello del fiume Onobola, Cancheg-
giando il calcario lerziario pellinifero di Caltabiano,
si estende sino alia punla di Schiso, ultimo termine
orientale dell' impero dell' Etna.
3!i8
Da Piemonte per Lin^jua^lossa e Randazzo il suo-
lo e tullo vulcaiiico. Da Kaiidazzo a Malello il lerreiio
nellunico torna a scoprirsi, secondario in molli siti, e
terziario in allri. Ma da Brontp sino ad Aderno e poscia
sino a Paterno , che e il rimanente del cerchio per
ponente, le correuti di lave prismaliche forn>ano it
margine della falda dell' Etna che il Simeto oircoscri-
ve per quel Jalo, e che spesso taglia per mezzo, la-
sciandone parte non poca al di la dell'opposla rivie-
ra, come a Carcaci , ad Aragona e fin sotto la pia-
nura orienlale di Gentorbe.
Sotlo Aderno Biancavilla e Licodia, le lave pris-
maliche poggiano sulle colline lerziarie di gies ed
argilla : superbe sono le carriere prismaliche presso
Scild, e a Licodia (1), e benche inlerroite da correnti
di lave di epoca posleriore si scorge benissiino, come
sono esse in continuazione con quelle gia menzionale
della Scala e Valcorrente.
Tutta la parte nemorosa, e deserla di questa mela
della massa elnea e costiluita e coperta di corienli
vulcaniche del sistema pirossenico, piili o meno anti-
cbe, quindi piu o meno coperta di vegetazione , La
regione scoperta poi lutla inliera , acclive sollanto e
men ripida dalla parte di mezzogiorno, e meno incli-
nata e piu scoscesa dalla parte di ponente e tramon-
lana, e quivi s' innalza il gobbo dorso di questo vul-
cano, asprissimo per le tetre lave cbe il ricuoprono, e
pressoche impraticabile. Dalla parte di levante, come
fei e detlo, e scavata dalla valle del bove: e non re-
sta cosi che un tralto di arene del piano del Lago a
far base non npida ed accessibile all' ultimo cono del
cratere dell' Etna. ^ " '
(1) Mpm. sulle lave prisnialiclie di Licodiu ec. Atli Gioe».
vol. \x, \. serie.
P(i|)o (|UfSla succinia tnpo<i;rafica descrizioiiH fa
d' uopo rilornar con occhio geologico ad os,>ervaie
quel che prcsenia la base dell' Etna, noil' iuleressaule
oggello di imlagare il vero rapporto del vulcant* col
lerreno netlunico.
Si e puluto conoscere, da quanto si e da noi
dulto di sopra, v.d in altie inemurie, die le colli-
ne di gres ed argilla, dclla formazione A^ poggi di
Aderno e dclle Terreforli di Catania circondaiio nella
base la massa vulcanica dell' Etna; e che essa colle
sue eruziom ha occupalo la massitna parte, e lascia-
lele in parte scoperte.
Uicominciando infalli Ja Paterno la slessa rocca
s' innalz.i sopra un suolo lerziario di gres eJ argilla,
che forma ii piano e la parte opposta della vallata
eiitro la quale scorre piii basso il Sirueto. Quel suolo
contiene pure un calcario terziario, che piii manifesto
nel pendio opposto della valle e limitrofo ad una roc-
cia di gesso; cio che fa riferire questo tralto di suolo
alia gran formazione deU'argilla blu di Sicilia(l), di cui
si e altrove tante volte parlato. Questo gesso e tanto
conosciuto net dislretto di Catania ed altrove, per i'uso
che se ne fa in architettura ; ed il calcario men-
zionalo che gli sta a fianco viene tagliato ia mezzo
dal liume nel sito di Coslantina, (fonde passa ad inter-
narsi nelle colline di Paterno ; esso si sostiene a guisa
di scoglio nel mezzo del lotto del fiume con minori
laterali appendici , ma nelle collioe di Paterno e della
iicala resta coperto da quella formazione, ne piu si
manifesta alio scoperto.
11 terreno della Scala, di Valcorrente e dell' ac-
(1) Daiihcny Sketlh of (lie Geology of Sicily, p. 17. Ele-
menti di Geulo^ia ad iiso della Uuiveraila di Catania p. \Zi ec.
360
qua rossa e coverlo da un pavlmento di lave hasaF-
tiche, le quali se sono delle piii anliciie dell'Elna, o
se al suolo ba>allico si a[)parlenesser(> bisogna ora
esaniinare. co' dati stessi che il suolo ci presla .
Guardando la rupe di Palercio, e coiifronlandola
con quella della Motla, pare uon essere impiubabile
essere entrambe eslinli viilcani, indipendenli daU'Etna,
come per quella della Molta mi tiovo aver delto('l).
Esse infatli sorgono dal suolo neltunico sole, e senza
appendiei che all' Etna le congiungano. Un craters
moslrano entrambe alia superficie ed un corso di lava
e venuto fuori da quello, che si versa, cioe in quella
di Paterno verso S. E. ed in quella della Motta verso
Ovest. Pare cosi che il maleriale fulcanico dell' una
e deir altra rupe si sia falto slrada in mezzo alia for-
mazione netlunica, quando non era slata logorala e
tratta giu dal ritiro delle acque, e dagli scavamenti
prodotli in seguito dalle acque de'torrenli; e cio forse
allora che I'Etna, distanle da que' siti lavoiava ad
accrescere la sua massa, sviscerando materiali dal suo
focolare, e veslendosi a grado a grado di lore a guisa
di sovraimposti mantelli.
Potevano benissimo quesle due rupi, questi due
estinti vulcani aver avuto comunicazione forse col fo-
colare dcir Etna, ma dovette esser certo di poca du-
rata, finche la gola perenne del vulcano uon si sta-
bili ove si e mantenula d' allora in poi. Piesta lult' o-
ra ne' conlorni di Paterno una Iraccia di quell' anli-
ca azione vulcanica, che operava piii potentemeiite
una volta ; e si osserva ne' vulcanetti idroargillo^i,
nelle acque acidole, di cui talune si spogliano di nafla,
(1) Mem. sulle condlzioui Gcolog. deli' Etna. Aiti del-
'' accad. Gioen. vol. 1. bene 1.
3f)l
e nolle esalazioni di gas-nnido carbonico tarito cointini
nolle vicinaiize di Valcorrunte , di aajua rossa e
dello slesso Palerno.
In quanlo pcro iil suolo di lave basaltiche di
CA\\ si tratla, a ineiio clie non si provasse che abbian
esse una proibnda radice. e da' rapporii col terreno
nctfiinico conoscersi polesse che vi sia venulo dopo
e si fosse cumulalo inlorno al suolo basallico, dal-
r attualc apparcnza non allro si ravvisa che una car-
ricia di lave prismitiohe, la quale copre la sotlopo-
sla colliiia, e che esse cadnno in blocchi ed in pezzi,
come il niateriale della collina vien meno per le ac-
que (he ne scavano la base e la fanno cadere in frane.
Per tulto il tralto in efietlo del margine della base
deir Etna di sopra descrillo, siniile lenomeno si os-
serva luito giorno, nella costa di Licodia, di Scila, di
Biancavdia, e poscia da Aragona sine presso a Bron-
te; sebbene in taluni siti interrotla da qualche piu
recente lava dell' Etna. Aggiungi altra piu irrelraga-
bile prova della posleriore venuta delle lave prisma-
liche, qih lla cine dell'argilla, apparlenente alia soUo-
posla collina, bruciata e ridotta in niolti pinili quasi
a termantide, dal calore della corrente che nello stalo
d' ignea fusione vi si e posata sopra.
Cio non ostante non manca nel limilrofo ter^
reno di Valcorrente un tralto di vero suolo basallico.
lo intendo parlare de'basaiti globulari a superficie se-
mivetrosa, simili a quelli della rupe di Aci-casttdlo,
e de' vulcani esiinli del Val di INoto . Questo fatlo,
benche additnoslri il basalto allaccalo nuovamenle da
un fuooo. qual' e il vukanico, e rotto nelle arlicola-
zinni primitive, rimescolalo nel focolare e quindi rig-
gettalo dalla gola di un cratere , non lascia pero di
far conoscere essere lu prima volla che il basalto
i6
362
avesse servilo di maleriale attaccabile nel focolare del
vulcano ; e si puo dire che, come ne' contorni di Pa-
terno, jndipendonli sventatoi vulcanici dalla gola dej-
I'Etna, formarono la rupe , ed in oggi debolmenle
manifestano la non per anche eslinta del tutto loro
azione nelle meazionate acque minerali e ne' vuloa-
nelli idroargillosi, cosi que'basaili globulari di Val-
corrente si debbono ad una dclie prime eruzioni che
verificavansi nelia sotloposta carriera balsalica ; nel-
r epoca slessa forse die si formava quelia di Aci-
caslello in mezzo a quei gruppi di basalti.
Ed in vero, non poleva altro avvenire la prima
volta che apnvasi uiio spiraglio al fuoco sotlerraneo
attraverso di una carriera basailica, che il disarlico-
mento de' prismi, la fusione, e la Irilurazione delle
parli pill minute, che spinte per una nuova apertura
di suolo venivano a cadere accanlo de basalti stessi,
divenuti giubulari, per gli scantonati spigoli etl angoli
solidi, e nveslili di tunica semivelrosa, a cui la forza
della fusione riduceva i materiali basailici ; da una
parte cosi ammontavasi il peperino da uo'allra I'am-
massamento de' basalli globulari, come mi Irovo di
avere in allre memorie provato(l). Ma piccolo, o di
poca forza quel primo cralere sottomarino, cesso da
ji a poco; ed anche perche forse piii esteso focolare
agiva pill in la nel centro dell' Etna ; e questo assai
piii vasto 6 potente potea noa solo attaccare e fon-
dere il basalto che inconlrava, ma coo tale intensita
di calore poteva investirio da ridurlo ad una massa
luUa liquida obiiterandone i prismi, che spinta in alto
per I'ampia gola del vulcano riversava sul suolo nella
(1) Mem. sul Basallo ec. Atti Gioenii vol. 2. serie i.
d. sul confine maritlimo dill' Etna. Atli Gioen. vol. 4. ser. 1.
363
forma di corrente. Se noii che, fuso per la prima
volla il basallo noii giim::;eva a perdere iiilicramente
la natural dispusizinne dolle sue molecole, di riunirsi,
ciue, in mndo che restriiigendosi e ad awicinandosi
per la perdila dol calore riprendessero I' antica forma
prismatica. E quindi puo bencssimo darsi cfie ii siiolo
di lave basalliche deiia scala e di acrjua rossa sia
provenieiile da eruzione di cratere aperto suii' antica
formazione basaltica che formava, sebbene intnisa,
forsie parte della Scorza del Giobo in questa parte di
Sicilia ove I'Etna stabdiva il suo focolare.
Ma quesle lave basalliche sono provenute dal
crati're stesso che lia fnrmalo I'Etna, o sono corse da
vulcani parziali ed indipendenti come Ii teste menzio-
nati di Paterno e di fllolla? Polrebbero, a dir vero,
appartenere all'uno o agli altri ; ne si potrebbe dir
cosa con asseveranza a favore o in contrario. Ma po-
00 cio rileva: perche finalmente ancorche da altri cra-
teri che dalla gola dell' Etna siauo essi provenienti,
fatto sta che unico ed inimenso focolare si stabill
nelle profonde radici di questo grandiose vulcano, se
tanto pote egli ingrandire in seguito la sua massa.
Riveuendo alia formazione terziaria de'conlorni
deir Etna, cssa da Valcorrente, come si e detto, per
tulti i colli di Motla e terreforti di Catania e alio
scoperto e non occupata dalle correnti vulcaniche. ISon
cosi presso Catania , ove sono tanto spesse le lave ;
ed appena nel poggctto di Cil'ali, negli orti di Cd'ali
di s. M. di Gesii, s. Domenico, s. Salvadore e rinac-
cio, a\Y acr/uicei/a , sollo le antiche mura della citla
ivi appresso, poi al Fasano e Leucatia, e piu alto a
s. Paulo, vi va scopreniio il terrene netlunico in mezzo
e sollo le lave. Andando piu verso levante, al cana-
licchio, ISunziatella, e nelle vicinanze di Lognioa, se
364
ne va scorgendo qiialche Iraccia, finche si giunge
alle Cdlline che sovraslauo Aci-castellu, Tiezza e ca-
po de'Molini, ove il ^uo rapporto co' gruppi del ter-
reuo basaltico e ben nianifosto; merita non per tanto
questo luogo che se ne tenga particolar conlo, benche
non poco se ne sia detto da me e da allri in sepa-
rate meniorie(l).
La rupe di Aci-ea?tello, co'suoi basalli globulari
e col pepeiino, addimoslra un'epoca posleriore, come
quella di Valcorrente , a' gruppi di basalli piismalici
de'vicini colli di Calanzaro e di rose, che per tulti
i caratteri si possono rifenre a quel basallo , roccia
pirogeiiica venuta attraverso della scorza terreslre co-
me 11 porfido ed ii granito, val lanto dire non da fo-
colare vulcanico ma da sollerranea espansioiie di fno-
00 che spinse la fiisa roccia da sotto in sopra, senza
il concorso dal vapore, agenle principale de' vulcani.
Le eatastroli gcologiclie avvenule qui, come da
per tulto, Sfpiirarono i gruppi basaltici che formano in
oggi gli scugli de' Giclopi da quelli dclia opposta col-
lina, colio sprofondamento di parte di essa ; e la fali-
scenza e I'alterazione della superficie e de' fianchi de-
gli slessi basalli avea prodotto una specie di argilla,
la quale, prima forse delle menzionate cataslrofi, erasi
ragunala in forma di melina sopra porzione di quel
terreno ; ed in oggi trovasi indurila in forma di roc-
cia sopra r isola de' Giclopi e sullo scogiio maggiore;
e porche abbia un nome qnesla roccia particolare e
stata da me delta ciclopi./.e{2).
Quesla roccia si vede, nella menzionala isoletta
(4) Mem. sul basallo cit. A. sul terreno della Trezza di Pom-
peo Interlandi. Alt! Gioenii vol. xv. I. ser. d. sul basalto de-
coiiiposto deir Isola de' ciclopi. Alii Gioenii vol. 2. ser. 2.
(2) Mem. cit. sul basallo decomposto ec.
365
appoggiala ad allra, che costituita prinripalnu'iife di
analcime velrosa e tritume basaltico, c slala anciie
da inc cliiainala analcimite. Ne'suoi lali di ponente
e Iramontana si osserva che I' analcimite e iiitroilolla
a guisa di flloni neiia suvrapposla ciclopite, e questa
a contallo della prima e divenuta piii compalla e piu
solida: segno evidenle che 1' analcimite si e inlro-
dolta pnsteriormente, e nello stalo di ignea fusinne
nella massa dolla ciclopite , e I' ha forse alquanlo
elevala ; benche su di cio mi resta non poco dubbio,
allooi-lie iie>sun segno di restn organico mariiio la
cicli'pite coiiliene; ne sarebbe slato questo il caso se
fosse slala essa una volta soltomarina.
riiUo questo terreno basaltico intanto nella mas-
sima parte e in mezzo a quelle terziario di che si
tratla , e si direbbe a prima giunta che il basalto
1 aves:ie traversato, veneiido da sotto in sopra : ma
moiti suno i fatti che provann il contrario. E prima di
lulto . nessuna sensibiie alterazione puo scoprirsi nel
lirreno terziario cola dove viene esso a contalto col ba-
sailo nelle menzionate colline; e sebbene esso non ap-
palesasse nessuna strati ficazione, per mezzo di cui sco-
prir meglio potrebbesi un segno qualunque d'indispen-
sabile sollevamento, tultavia nulla di disordinato si sco-
pre o sopra o ne'fianchi di questi gruppi basaltici. laol-
tie nessuna altra roccia si Irova supra, o ne'lali, o nei
coniorni di que'giuppi, che seco innalzar dovevano, se
da sopra in sollo vennero spinti dopo che il terreno ter-
ziario si deposilo nel mare, il fondo del quale doveva
di altra roccia esser formato: questa idea io desidero
che si ahbia presente tutte le volte che tocchera par-
iare di solievamenli ; i quali, a meiio che non si ve-
nficassero che sino alia superficie stessa della roccia
che li produce, questa dovrebbe serapre mettere al-
366
lo scoperto tulle quelle che avra dovuto Iraversare.
II lerreno terziario, addippiu, a contatto de'ba-
salii non mostra segno atcuno di alterazione che una
rocoia nello slato d' ignea fusione dee certainenle pro-
durre: e fiiialinente non si scopre in nessuii punlo
che la massa basaltica si fosse inlrodolla nell' altro
terreno in forma di filoni o di dighe, o che in altro
modo qualunque compenelrato io avesse, come Tanai-
cimite ha fallo nella menzionata ciclopite. Per tulle
quesEe ragioni quindi con qualche sicurezza puo cre-
derst che ii lerreno i)asallico era gia hello e Ibrniiito
prima che \\ gres ed argilla della terziaria formazio-
ne fossero venuli a coprirlo nel seno del mare.
E trallandosi di aver delto alcun che sulla roc-
cia di basallo alteralo, da me delta ciclopite, non
oslanle che una apposila memoria ne ho gia scrilto(l),
tuttavia non lascero di qui fame nienzione or che del
terreno basaltico si lien discorso.
Questa roccia fu delta per iungo tempo marna, ma
essa era ben lungi di averne i caralteri ; si disse an-
che argilla, ma ne anche a questa poteva assomi-
gliarsi. II sig. Brocchi non era lonlano dal crederla
una cenere vulcanica ammassata, ne saprei dire sopra
quali dali poteva appoggiare questa opinione; il sig.
Fr. Hoffmann la riguardava come un banco di argdia
alterata dal fuoco vulcanico. lo non poteva ammcl-
tere ne 1' una ne 1' altra opinione, e mi persuadeva
che da allro essa non dipendeva che da una decom-
posizione, o alterazione del basallo, essendo che una
specie di argilla quasi analoga alia natura della ciclo-
pite io osservava ne' basalli globulari faliscenli del
val di Nolo. A questa decomposizione del basallo,
(1) Mem. cit. sul basallo decomposlo ec.
367
rill' nc mcttova in lihorla gli eleraonti, io riferiva la
oriiiine di lanti miiK^rali crislallizzali die si trovano
in quel terreno basal lico, e la slessa roccia di anal-
cimite, rigiiardata in allora da me come roccia riconi-
po.sta(l). ^uove osservazioni pero e piu atteiila disa-
mina m' han I'alto rilleltere, che, ricomposla o no,
r adalciinile, chiaro si scorge cbe essa e venuta in
uno stalo d'ignt-a fusions attraverso della ciclopite, e
vi si e introdutta in filoni, in vene ed in tutti i seusi,
riducendo a roccia piu solida, ad una specie di ler-
maiitide, quella parte che vi sta a contatlo ; i cre-
pacci inollre ove il materiale analcimitico non e
giunto, sono lapezzati di niinuti e bellissimi cristalli
di anaicime, cbe la subiimazione dell' analcime velrosa
della massa infocata poteva sola produrre. Prove evi-
di'iiti che la ciclupite preesisleva alia venuta dell'anal-
cimile nello state d' ignea fusione,
Repiicando le mie osservazioni sopra i gruppi
de' basalli della collina della Trezza, ivi prossima,
mi venne fatto di rinvenire la graduale alterazione
del basalto, che da compatlo qual' e di sua natura
e pesanle passa per gradi a divenir, ne piu ne raeno
una roccia, diremo argillosa, cbe in nulla differisce
dalla cicli)pite, dando ambedue all'analisi gli stessi
resullali cioe « Silicato di allumina e di ferro, niassima
quantila » Cloruro di sodio, carbonato e solfato calcare
piccola quanliia » materia organica qualche traccia».
ISacque perlanio in me nalurale il conchiudere che la
superlicie, o i fiancbi della carriera basaltica, emersi
dalla superficie delle acque, scomposli o allerali, e ri-
dolli a materiale tenue e I'riabile , fosse stato trasci-
nato nel fondo degli avvallamenti, ed avesse formato
(1) Mem. sul Basalto. Atti Gioenii vol. 2. serie 1.
368
un banco di melma, solto del quale spinta in segiiilo
r analcimite nello slato di ignea fiisione vi avesse
prodolti i fenoniciii di sopra enunciati; e cio mollo
tempo prima della venuta della terziaria formazione
di gres ed argilla. e deilo sprnFonilamcnto del siiolo
hasallico, pel quale restarono isoiati gli scogli e I'iso-
lella de' Ciclopi.
La ciciopile poi non apparliene alia terziaria for-
mazione, non rassomigliando a roccia alcuna de'con-
tnrni. Imporlantissima circoslanza si e questa per di-
mo.slnire la sua mdipendenza dal t' rreno suddello. e
la preesistenza de'gruppi basaitici alia venuta di quel-
lo ; e reslera cio poi dcll'inlutlo provala se si consi-
dera che i gruppi basaitici decontorui. non che quellj
stessi de' scogli de'Giclopi, snno privi affalto di qualun-
que miscuglio che indicar polesse la coevita delle due
rocce, o la preesistenza di quella ler/iaria; e nella
ciclopite deir isoletla de'Giclopi nessuii segno di re-
sto organico si rinviene, meulre ne ribocca tutla la
terziaria formazione vicina.
Per lo contrario ne' sili de' vulcani estinti del
Val di Noto, sia ne'luoghi ove le lave basaltiche si
son fatta strada attravcrso le rocce calcaree, sia ove
le lave suddette si sono alternate colla formazione <lel
calcario terziario, ivi i malcriali calcarei e vulcaiiici
sono misti insierae, ed in un punto si trova una brec-
cia vulcanica piena di pezzi di calcario o di tritume
di esso e di conchiglie marine; in un allro le brecce
calcaree che imprigionano frantumi vulcanic! ; cola
una lava venata di calcario; qui un calcario con filoni
di lava; tutto in somma addimostra la reciproca nii-
stione delle due rocce. Mienle di tutto cio si puo rin-
venire ne' gruppi basaitici delle coUine di Aci-castello
e di Trezza; e \q due formazioni , indipendenti una
369
dair altra giacciono a contatto fra loro, ma in moilo
da far con evidonz;i conoscere che la hasallica era
bella e formata non solo, ma decrepita e fatiscente
quando la terziaria venne a circondarla e coprirla.
In quanlo all' antichita di questo terreno basal-
tico e da riilettere, chc se la rupe di Paterno e quella
della Mntta si sono riguardate come eruzioni vulca-
niche indipendenli dal gran focolare stabilito solto la
gola deir Etna, per piii Ibrle ragione indipendenli sono
quelle de' basalli glubulari di Valcorrente e di Aci-
eastello, che dimostrano il basalto altaccato per la
prima volta da un fuoco vulcanico , Indipendenlissimi
poi ne sono ai certo i gruppi del basalto prismatico
dalle colline di Aci-castello e Trezza , nan che gli
scogii de'Giclopi, ne' quali non gia eruzione vulcani-
ca, ma innalzameoto riguardar debbesi di fuso ma-
teriale della scorza del Globo per sola effervescenza
ed espansione di fuoco. Gio basta per ora intorno ai
fenomeni che presenla in questo lato la base dell' Et-
na ; tornianio al rapporto della formazione terziaria
colle lave del vulcano.
Uuccbe la collina argillosa abbandona i gruppi
basaltici , si appalesa sola sopra la Trezza e sauri,
sino alle pietrazze, e gira per il lato de' molini della
Reilana e s. Venera, soslenendo sopra la superiore
siiperficie le antiche correnti dell' Etna, le quali non
moito diverse nella composizione appariscono di quelle
delle colline del Fasano e Leucatia presso Catania ; e
al pari di quelle, si precipitano giu in blocchi di grossa
mole, come la collina argillosa che le sostiene va man-
cando, per frane e per graduate faliscenza. Da quel
puiito la formazione terziaria non si scopre che di
raro, ed in limitata eslensione solio le correnti delie
lave, sopra Aci- catena, d'onde scaluriscono le abboo-
47
370
danti ac(]ue che inafli:ino i ferlili campi sottoposti.
Sopra Mascali. andando verso Piemonte se ne scopre
pure qualche Iralto, d' onde si ricava un' argilla blu
di buona qualita: ma in generale puo dirsi che dai
Molini sino a Piemonte noa presentansi nella plaga
orientale dyll' Etna che lave sopra lave.
La formazione tcrziaria in efielto di cui e cir-
condata la base dell' Etna , e ch' e un seguito di
queiia de' poggi di Aderno, non poteva perfetlamente
circondar qucsla montagna, venendo essa da Ovest ad
investiria ; la massa stessa del vulcano , bonrhe non
molto vasta, le era di ostacolo , e poche porzioni po-
tea depositarsene neJIa parte orientale . Ma siaino
gia alb plaga piij interessante dell' Etna. lo ho
considerato sempre questa montagna come apparlenen-
le a due e.poche(l), o alraeno come quella che pre-
sonta una porzione della s-ua massa di nialeriali piii '
antichi dell allra; ed ho assegnato per hnnli alia parte
antica una hnea, che da Aci salendo per la limpa delle
cannelle e per la schiena dell' asino giunge al cra-
lere per mezzogiorno; da un'altra che scendendo dal
cratere racchiudesse la valle del leone, le concazze,
la Gerrita sino a Piemonte per iraraontana, ed il mare
per levante. Quest' area triangolare e quella appunto
the oltre all' antichita della gran parte del suolo, pre-
senta i fenomi geologic! piu imporlanti , come si e
potuto scoprire dalla succinta descrizione che ne ab-
biam qui data da principio.
Cominciando dalla base che ofFre al mare, e Ira-
iasciando que'sitiche le moderne lave hanno coperto
o sfiguralo, la costa di Aci nel petto del baizo della
scaiazza offre seltc strati di lava ; che cosi possono
fj) Atti Gioenii loni. \. Sul (ratio terrestre dell" Etna.
371
ben dirsi selte correati vulcaniche di solidissima roc-
cia, divise tVa loro da materiali sciolli viiloanici, e d.i
qtielli di alluvione o di sediinenlo che si frapponi^ono
alle solide masse, che cumpariscono cosi stratificate.
Quesle correnti. che caJoiio a perpendicolo sul
mare, e che indicano per conseguente essere sla-
ta rotta la loro continuazione, e sprofondala negli
abissi del mare, non potevano venire sopra una col-
lina argillosa, come in tutto il reslo della base rne-
ridionale dell' Etna: perche, se cosi fosse stalo por-
zione della collina slessa avrebbe dovulo scoprirsi co-
me allrove. ISe si puo dire che I'avessero coperto in
pnnto piu indielrog^ialo, perche ove essa e in parte
scopeila, verso la superiore collina di Aci-catena, si
vede che p soprappo>la ad antiche correnti, e coverla
da allre piu moderne: oltreche essa e ad un livelio
superiore di mollo alio baizo di Aci. Le lave quindi
da quella costa sono corse in mare senza ostacolo,
e si sono orizzontalnienle disposle una sopra I'altra
nel seiiu dflle onde, per un gran trallo, che oggi non
puo srorgersi coverto di lave moderne; ma che per la
direzionc di s. Tecla cerlamente estendevasi per Ira-
niontana, e lormava quel gigantesco scaglione sopra
di cui sono in oggi i villaggi di s. Malleo, s. Ve-
iierma, i\lacchia, ec. Talche tutto questo trallo, anche
tralasciando di includervi quanto all' azione dell' Etna
iiiuderno e dovulo, vale a dire alle lave di epoca piij
vicma che sono corse al Pozzillo e Stazzo, e poi verso
il littorale del Riposto, 6 tutto di solido ed inlegro
muleriale vulcanioo antico. o forse stalo gia sottoma-
rmo, come qualche conchiglia fra uno slrato e I'aU
tro riiivinuta, come assic urasi, poln libe atlestare.
Oiieslo scaglione ha seivilo di ba^e a quelle por-
zioiii della foriuazioue di gres ed argilla che si sono
372
deposilate sino a quel punlo che lo permetteva la
massa dell' Etna che lor opponeva un' oslaeolo: e se
fosse vero che il maleriale terziario non si eslendesse
piu in la deila collina di s. Antonio per tramonlana,
e che noil ricominciasse che sopra Mascali, come ven-
ghiam di dire, e come non e poi improbahile che cosi
realmenfe si fosse, allora noi avressimo la nn'siira esat-
ta del diametro della massa dell'Elna, couiu era allorche
venne ad altorniarne la base la lerziaria formazione ;
imperocche ei;li e certo che una liquida corrente che
urla conlro una massa non puo circondanie che soli
tre lati , dovendone restar libero iJ lato opposto al
corso del liquido . Or se la formazione terziaria di gres
ed argilla spinta in avanti da una correnle soltomarina
veniva daJla parte occidenlale dell' isola contro la massa
deir Etna, essa non avra potato inai coprirne la parte
orientale; e quindi lo spazio che separa il maleriale
terziario di s. Antonio da quello di Mascali sara ap-
prossimativamente la misura dell' anlica massa del-
1' Etna. Cio e a dire che il diametro che aveva essa
in allora era di novo miglia, mentre oggi e di presso
a ventisette, cioe due terzi di piii .
Ma se la formazione giurassica, o secondaria al-
meno, forma un gran semicerchio intorno all' altuale
base deir Etna: e se quella terziaria venne a circon-
dar questo vulcano , e riposare sulla secondaria da
Francavilla, anzi da Caltabiano sino alia Placa, e poi
sopra 1 terreni di Gentorbe, e quindi si estese, come ah*
biara detto per tutta la plaga raeriodionale dell' Etna,
lasciando che tulto lo spazio di raare da quel punto
sino a Torcisi, a Palagonia, a' colli di Castellana di
Primosole, venisse in seguito occupato da depositi di-
luviali ed alluviali , e forza conchiudere che prima
37.3
di'lla comparsa (1<'ir Elna e della venula della i'orma-
zione terziaria Itillu il scmicerchio, di che si paria,
era uii golfo soUnniariiio occupato dal inure Jooio, in
0£;gi emersii; ma ristretlo per meta dall' Etna e dal
terreno di i^res ed argilla, e per meta dal terreno
alluviale dclla gran piaiuira di Catania.
Si e dimostrato intanto che la formazione ter-
ziaria e posteriore a' basaiti non solo ma al corpo del-
I'Etna; per conseguenza diin([ue I' Etna spunto nel
foco sfcttcntrionale del sopranienzionalo gollb, e fu
sottomarino anch' €SSO per lungo tempo. Elevossi po-
scia avvia di sovrapposli materiaii. che sviscerava dal
sue locoiare e si andava esso addossando , in corpo
di grande vuicano, a fianchi , o forse sopra, di una
carriera hasaltica, prima che le formazioni terziarie
di Sicilia si fossero depositate nel mare.
Epoca remt)ta era ben questa: e se cessate era-
no pure le intrusioni di fuse rocce attraverso della sco-
rififala scorza terrestre, come il granito il porfido il
basalto ec. era quel tempo appunlo in cui dalla in-
fgcata sotloposta superficie del nucleo del Globo, per
I'accesso dell' acqua e per la Formazione jstantanea del
vapore, si alzavaiio in forma di esplosioni i maleriali
fiisi, ed i vulcani propriamente delti apparivano. Sot-
tomarini per molto tempo, non lasciavano percio di
dar segni di loro azione al di sopra del livello del
mare, finche addossando lorrenti di lave sopra lave,
6 materiali sciolti e scoriformi sopra simili materiali,
comparivano gia al di sopra della superficie delle ac-
que in forma di piccoli coni, e di crateri ; da' quali
bgorgando sempre nuove correnti infocate, e per tutli
i lati stendendosi inlorno, si corainciavano a slabilire
isole intere vulcaniche.
374
L' Etna era uno di questi nnovi vulcani che affac-
ciavasi gia nel mezzo del mare, il quale copriva an-
cora non poca parte di nostra Isola: e grado grado
si elargava nella base a via di lave: e di queste stesse
addossandosi innalzavasi sempre piu. La sua azione es-
ser doveva violentissima ne' primi tempi: essendo pro-
babilmenle meno doppia la scorza terreslre, e piu ab-
bondante il mattriale fuso die I'iiicandcscenle nucleo
sotloposlo gli prestava. Le cruzioni qumdi dovevan
essere piii graiidio.^e e piu frtquenli. Per lo che non
dovette scorrer mollo tempo a foriiiarsi una spaziosa
isola vulcanica alia superficie del mare; e per quanto
oso supporre essa doveva aver gia una circonferenza
di 28 miglia, ch' e per I' appunio la base del!' Etna
ch' io chiamo antico , allorche deposilavasi in mare,
sopra il lerreno secondario e sulle prime correnti del-
r Etna, la formazione terziaria di gres ed argilla che
la circondo per tre lati, servendo di ostacolo , come
abbiam di sopra provato, I' Etna stesso, a venirne oc-
cupato il lato orienlale.
Ma qual'era la roccia sulla quale i fuochi sotler-
ranei agivano ne' primi tempi dell' Etna? Cio puo de-
dursi dalla natura di quelle che coslituiscono la parte
sua piu anlica. Da queste cliiaro si scorge che il si-
stema felspalico e predominanle ; e per conseguenza
le rocce che abbondano cd hanno per base queslo mi-
nerale dovcltero fornire i primi elementi all' Etna na-
scente, finclie il focolare non si estese ad altaccare
la roccia basultica, dalla quale nello scorrer de' tempi
ebbero origme lutle le lave ed i maleriali del sistema
pirossenico.
II granito , il protogino, la sienite , la eurite, il
porfido ec. sono tutle rocce felspatiche, le quali at-
taccate dal fuoco vulcanico potevauo converlirsi in roc-
373
ria folspalira pirolornlica, e poteano formare He! pari
la tracliile die (jualiinque allra luva felspatica ; e quiii-
di nun e indispenhal)ile cho dalla sola trachite pro-
vcnissero i niateriali fi Ispafici die 1' Elna antica pre-
senta. Mi pare anzi die prima die una vera trachite
si Ibrmasse in questo vulcano, esso versar poleva lave
fclspatidie in abbondanza, tratle da taluna delle so-
pranienzionate rocce, nel tempo die era sottoniarino
e prima die si elevasse soj)ra il livclio del mare.
Le eruzioni Iradiilicbe infatli in nulla difi'criscono
dalle pirosseniche, se se ne toglie la forma di cu-
pola di taluni loro craleri, e la quantita delle sostanze
vetrose che accompagnano gli allri maleriali felspatici.
Questi niancano nellEtna; e se non intieramente sono
almeno in tale sparula quantita da mettere in dubbio
tiill' era la presenza ddia trachite, anche nellc parti
ove piu abbondano i materiali felspatici dell' Elna an-
tico. Se si sla poi a'caralteri cbimici delia roccia, val
lanto dire die quella sola e trachite, di cui il felspalo
e la specie che hiacolUe o felspato di soda si ap-
pella, allora si debbono isliluiro nuove analisi per pro-
vare lornialmente se tale roccia non si e sin" ora tro-
vala nell'Etna, essendo generalmente il felspato delle ■
sue roccie quella specie che Labrador, o felspalo di
polassu si ch i a m a ( 1 ) .
Dopo le prune sottomarine eruzioni, dopo gli an-,
lichi corsi di lave felspatiche, dopo che esaurite eran
I'orse nel focolare le rocce di felspalo, o che rivolto
SI fosse il fuoco sotterraneo a piii vasla I'oniiaziuiie,
qual'era la basallica, dalla quale provenivan pure lutti
(1) Diario do! vii C()ii','rcsso di'gli scieiiziali itaiiaiii ia
Kapoli |). Wli. — 25 si'llemiire.
Sn' ra[ipnili cln' [lassuiio fra le rocce dfirttiia. del prof,
Maravii-iia — A'up. 1845.
376
i vulcaai estinti del Val di Nolo, e di allri siti , il
basalto pole apprestare abboodante maleriale al vul-
cano etneo: ed esso comincio a VL-slirsi ed accresce-
re la vasta sua mole colie lave basalliche.
Ma, quanli strati di lava, quanti materiali di
sviscerala Fusa materia si richiedevano per ianalzare
un vulcaiio, qual' e 1' Etna, anche all' altezza dell'ai-
tuale timpa delle cannelle, ossia a 3,000 piedi sul
livpilo del mare? Selte ne presenla la costa di Aci
in un' allezza di 4-00 piedi: ventidue se ne conlano
nella valle di Calanna in un' altezza di 500 piedi: un-
did nella cisterna del piano del Lago in un' altezza
di 200 piedi circa ; volendo prendcre un medio, an-
che abbondevole in altezza doi^li strati delle lave, da-
remo tre strati ogni cento piedi di altezza. Or, es-
sendo la limpa delle cafmelle a 5,000 piedi sul li-
vello del mare; avran dovuto amniontarsi 150 corsi
di lave, per tutti i lati del cono, onde giungere a
quell' altezza; e per conseguenza, continuando nella
stessa proporzione, per giungere all' altezza di lOiSi
piedi, attuale elevazione dell' Etna^ vi avraa voluto 314
strati di lave o materiali vulcanici , considerati sem-
pre a Ire per ogni cento piedi. Cio non vuol dir pe-
ro che un tal ristrello numero di eruzioni vi avra vo-
luto per formar I' enorme massa dell' Etna, esse sono
state senza dubbio piii del centupio . Imperoccbe un
corse di lava, il maggiore ed il piii esteso che si co-
nosca, non e piu di sei in selte miglia quadrate : a
formar quindi un sol mantello al gran eono dell' Et-
na, molte e molte lave vi avran voluto sin da che
esso cominciava ad avere una base anche di 24- miglia:
ed han dovuto richiedersene sempre piii come la massa
del cono ingrandivasi.
Ma lasciamo questo calcolo che resta taiito Ion-
377
lano da ogni approssimazione, quante voile si consi-
dera che lo ingrandinienlo del cono dell' Etna noii e
stalo uniforme e regolare : che anzi lutte le ineguu-
glianze della sua siiperfioie, lulli gli avvallamenti e
le elevazioni che sciibro ed alpeslre ne coslituiscono
it suolo, dimostrano che ie correnti vulcaniche non
sono slate addossate Si mpre le une sulle altre in tutti
i fianchi della monlagna: che cio si e verificalo nella
parte elevata della regione scoperta, e vero, ma iioa
son poche quelle che sole sono restate e scoperte,
proluDgandosi verso le falde di questa raontagna. Ad
ogni modo grandissiino e slato il numero delle cor-
renti e de' inateriali scioiti pirogenici, che e bisognalo
a formare il corpo di questo magno vulcano.
Per non istancor forse la mente nel concepire un
lunghissiino corso di tempo che e bisognato all' in-
grandimento dell' Etna, si e tentato di alzarne di ua
colpo la massa principale; e si pretende (1) che essa
presenli un evidente sollevamento in quella parte che
costituisce I'attuale suo husto , il di cui petto e for-
malo da! baizo del Trifoglietto , salto del corvo e
Giannicola , ed il dorso da quella parte della regione
scoperta che s' innalza alquanto curvo a ponenle, da
Monte rosso e M. s. Maria sino alia hase dell' ulti-
mo cono. I dati cui appoggiasi questa opinione sono
i seguenti.
La valle del leone e le alture delle concazze
mostrano una inclinazione di strati da S.OaW.E; in
dietro del cono del cratere altre elevazioni inclinano
da S. a IN. II petto stcsso della montcignola, nelle
parti non coperte da arene della eruzione del 1766,
(1) Rocherches sur la ^(rutfnre el siir I'origine dii Mcml
ittna. \\\\ 31. L. Elic do UoauiiKnit. — Mi-moiies jiour servir a uiie
destriplion geologique de la France i. vol. 4.
48
378
inclina da N. a S. La massa centrale altorniata da
quesle elevazioni pare cosi die stesse in mezzo ad
ua cratere di sollevamento , prodotlo quindi dal sol-
levatnenlo suo stesso; vale a dire che irinalzandosi ii
corpo deir attuale parte scoperla dell' Etna, fece incli-
nare in varii seiisi gli strati delle lave che vi slavan
sopra. Dippiu, gli strati delle lave nella valle di Ga-
laana, nella Gisterna ec. conservano tal parallel ism o
nelle loro masse che non si rassomiglia in nulla alia
correnti ordinarie, piano di slrangolaraenti, di rigon-
fiamenli, e di grande irregolarila di superficie. Gli
strati finalmente delle materie sciolle che coprono le
lave inciinate, noa avrebbero potuto conservar paral-
lelismo alcuno con esse, dovendo cedere al peso loro
stesso e rololarsi alia base.
Won pare a me che cosi vada la cosa. E prima
di tutto vi e tale distanza dalla valle del leone alia
Montagnola, e da questa alle piccole allure dietru li
cono del cratere, che non vi si puo per modo alcuno
stabilire un' antico rapporto: inoJtre dalla parte di
ponente il dorso della montagna, quello stesso che si
pretends sollevato, non ha intorno alcun segno di an-
tico terreno di lave che si fosse sollevato, come quei
pretesi punti di sopra menzionati ; ed all'incontro esso
non resulta che di scorze di lave addossale una sul-
r altra , e tutte del sistema pirosseuico, ossia della
parte moderna dell' Etna (1). Di piu, nessuno strato
delle lave nel petto del baizo del Trifoglietlo e di lava
interamente felspatica; ed all'incontro sono esse per
lo piij pirosseniche, come quelle della parte moderna
deir Etna. La inclinazione poi degli strati di lave noa
(l)Mem.suIle condizioni geologiche dell'Etna Att.Gio.vol. i.
379
e tale da non potersi riguardare come prodoUa dal
natural corso di una corrcnte sopra la superficie di
un cono , il quale informe per quanto si voglia nou
lascia pero di esser sempre acclive: qiiindi una la-
va nella parte scoperia dell' Etna non si trovera mai
orizzontale, ma stguira il grado di acclivila del sot-
toposlo terrene; e so si verilichera una sezione lun-
gitudinale di varii strati di lave si trovera che essi
sono sempre inclinati; come deve esserlo la struttura
di una slratificazione a manlello quando verrebbe la-
gliata nel senso di sua lunghezza.
Si crede che le correnti di lave non possono
flm're in continuazione al di sopra di un'angolo di 16
gradi ; trovando pero ne' menzionati lunghi che le
stratificazioni inclinano sopra un' angolo di 23 gradi,
si vuol conchiudere non poler cio avvenire se non per
via di un sollevamento. Confesso che tanta inclina-
zione di strati non e slala mai da me osservata ; e gii
si rati dtlla valle del leone, e quelli del salfizio, e
piu basso presso lo zoccolaro non sono piii inclinati di
gradi 20 ; e correnti con simile inclinazione ne ab-
biamo non poclie nel tralto della lava del 1792, a
cassone presso I'Arcimisa, e presso Zaffarana, nou che
in altre correnti, sul dorso appunto dell' Etna nella
parte che guarda Bronte, Malelto e Randazzo. Ma sup-
poslo che non fossero della cennata inclinazione di
gradi 25, cio sara perche come fluide correnti non
possono veriGcare il loro corso sopra piii ripido de-
clivio, 0 piu tosto che i luoghi ove son corse noa
ne ofl'rivano uno di un' angolo piu ottuso ? Questo se-
condo caso non ci potrehbe a nulla servire di prova,
in quanto al poler la lava scorrere sopra un pendio
piu ripido di 23 gradi ; bisogna fermarci dunque al
modo con che progredisce la lava, per polore esa-
mioare se essa possa mantenersi in corrente anche so-
^,80
Of
pra un suolo ehe fosse inclinato al di la di 25 gradi.
La lava die vien fuori dal nuovo cralere iiel
Banco del vulcano, con quale rapidila essa corra non
so chi possa dirb, perche non vi e persona al mondo
che star se ne possa nel silo ove si apre il suolo per
dare sfogo ad una eruzione vulcanica. Le continue
scosse di tremuoto, lo sljaizo ed il sallar in aria della
parte del terreno sotto di cui si fa strada linfuocalo
torrente, non sono fenomeni che spregiar si possono
da qualunque intrepido morlale. La violenza in som-
nia delle prime convulsioni di una eruzione si puo
ben da lungi contemplare, non gia da vicino. Si giu-
dica quindi della rapidita della correnle ne' suoi primi
period! dal Iratto di suolo che percorre in un dalo
tempo: ma quesla stessa misura e incerta; poiche di-
pende moltissimo la della rapidila dalla maggiore o
minore ripida discesa del terreno . Dacche pero la
esplosione delle scorie e delle arene e alquanto di-
niinuita d' intensila, ed il picciol cono di eruziojie e
giunto ad una bastante mole, e lascia che uom si
avvicini ad esse sopra vento, si vede scorrere la lava
a guisa di liquefatlo metddo, e posso francameole dire,
con una certa lentezza ; di modo che, a non piu di
cinquanta passi di distanza dalla origine, la lava divie-
ne scoriforme ed annerita nella superficie ; e rinten-
so vivo color del fuoco non si scorge che nelle fenditure
e ne' crepacci. La liquida lava sottoposla Irascina seco
!a scorificata superficie, e la rovescia innanzi alia sua
fronle ed a'lati come va progredendo; lalche puo dirsi
che essa scorre per lo piu sopra i proprii niateriali,
e qiiesti saran sempre in maggior quantita quanto
minore e la celerita del corso di essa, crescendo la
scorificazione della superficie in ragione inversa della
ceienia, la quale quaiilo piu rallenta tanto piia tempo
concede al ralfreddamenlo della superficie.
381
Supponghiamo ora che la lava scorre inton-
Iro uti penJio di 33 gradi d' inclinazione ; cosa
dovra succedere allora? Se cio avviene vicino alia sor-
genle, allora la lava lluida piu che altrove vi si adat-
lera perfellamente, come qiialunque allro liquido, che
avesse pero una cerla consistenza (1), e sempre della
stessa allczza , finche al fronte non Irovera ostacolo
alcuno, 0 finche il raffreddamenlo della porzione corsa
la prima noo fara iirto a quella che continua a flui-
re, ohbligandola ad ammontarvisi sopra, o a cangiar
di dirczione. Quando finalmenle la eruzione va a ce-
dere. si vedra la corrente rimaner ferma sul pendio,
perche il gradual raffreddamenlo non perraeltera che si
slacchi in pezzi, e si disgiunga la massa della cor-
rente; per cui colla stessa doppiezza rimarra a guisa
di sirato sul declivio del pendio.
Se poi la lava incontrera un tal pendio quando
essa scorre lentaniC;nte, allora prima che la parte flui-
da vi scorra, la suptrficie scorificata vi verra rove-
sciata sopra, e la lava infuocata lentamente calandovi noo
disgiungerassi per certo nella massa, perche la pres-
siune che riceve da quella porzione che vien dietro
ad ogni istante, la manliene in una continuila stabi-
le, ajulata dalla re.sislenza che il rafTreddamento della
froiile le va opponendo. Non sarebbe impossibile quiii-
di il conO di una lava in un pendio di 33 gradi ,
molto meno in uno di 30, e cosi via via sino a quelle
di gradi 23, che e il massimo della prelesa inclina-
zione degli strati nella valle del leone ec. ec.
Questa inclinazione di strati poi si osserva nel-
(1) lo spero che non si vorra considerare la lava (he
scorre, sotto le stesse leggi che segue I'acqiia, o altro iluido:
|ifrch(' aildia tutii ijli ari;oiiu',iiti verrebbcro a formarsi sopra
pi'iucipii iiiul fuudati o falsi.
382
r Etna nella parte elevata della regione scoperla, la
clove per I'appunto la forma conica di questo vulca-
no e alquanto piu manifesta , e non gia nella ra-
gione nemorosa e piemontese , duve la monlagna
offre delle spianate e delle collirie che fan perde-
re ogni idea di forma conica. Cio importa che la
strati ficazione a mantello e piu marcata e sensibil-
mente inclinala sopra una superficie conica; e quindi
quella della valle del leone , delle serre del salilzio
ec. che e tanto inclinata , lo e perche non rappre-
senta che la sezione delle luniche di lave di cui e
vestito il cono dell' Etna. E per quanto sarebbe gio-
vevole alia teoria de'sollevainenti che si vogliono nel-
r Etna, il trovarsi strati inclinati di lava al grado 25,
nella regione nemorosa, e pii!j basso ancora, dove la
stratificazione a mantello dev' esser pochissimo incli-
nata, perche lontana dalla parte conica di questo vul-
cano, tanto piu s' e coutrario il trovarsi nell' alta re-
gione eve il vulcano e piu conico, comeabhiam detto,
ed ova per conseguenza la sezione verlicale delle tu-
niche, della stratificazione a mantello, dee presentarle
inolto inclinate.
Ma finalmente ammettendo anche che le stratifi-
cazioni di cui si parla siano in efietto piu inclinate di
quanto per regolar corso di lave esser potrebbero, ne
nasce percio che un sollevamento di suolo le abbia
dovulo produrre? Non poleva, all' inconlro, lo spro-
fondamento di suolo che produsse la valle del bove
esserne la vera cagione? Esaminiamo le circostanze,
che accompagnar devono ognuna di queste due cause.
Si suppone, come si e di sopra accennalo, che
il corpo della montagna dalla regione nemorosa in
su si fosse sollevato; perche dal dolce pendio delle
falde di essa sino alia regione nemorosa, quel vaslo
383
corpo exabrupto s' innalza con una inclinazione ripi-
da piu del doppio del rimanenle. Qui iion si tralta
di un sollevanienlo di una massa monlagnosa, che
spiuta da una piu potenle massa sotloposta ha rolto
la conlinuazione de' suoi sirati ed ha dovuto piegare
da un Jato ed all' altro, per dar uscita a quella che
ne ha vinlo la forza e vi si e stabilila in mezzo ; ma
bensi di sollevare un immenso cilindro di lave am-
monlate le une sopra le allre, sonza sconcertarne il
livelio, e quel che e piu, senza dislurbar per nulla
il cammino interno della gola del vulcauo, la quale e ri-
masta nel sito stesso inalterata e perenne.
JNon poiro mai piegarmi ad ammettere questa
opinione, riflellendo che un tal sollevamento non po-
leva aver luogo senza un grandiose disordine e scon-
volgimento di tutto il lerreno che lo attorniava (1).
1 raltavasi non meno di una massa di circa cinque
migiia di diametro, e di una allezza di 6000 piedi
almeiio, che veniva sollevata da sotto un terreno di
lave vulcaiiiche non solo, ma che aveva e colline e
montagiie vicine. II risenlimenio quindi del circon-
danle terreno doveva eslendersi a ben molte migiia
intorno: e la superficie del cono doveva assumere una
forma di siioio scavato da avvallamenti, che corrispon-
dessero alle aperture del terreno ; e questo, secondo
il linguaggio moilernr), doveva divenire stellato di lar-
glie I'enditure che aprivaiisi aitorno della massa sol-
levata (2). Ma nulla di tutto cio si osserva ne' fianchi
dell'Elna; ed m mancanza di prove di tal genera
SI sono andati cercando gli strati inclinati della valle
del leone e delle serre del salfizio quali prove di
(1) Mem. cit. di Bcauinnnt. p. 194. e seg.
(2j Su'cr.ileri di sollevaiiieutu e di eruzioue. Mem. Atti
Giocii. vul. 3. serie 2.
384
sollevamenti in miniaUira! Del rimanente, se togli il
grande abbassamenlo di suolo , o avvallamenlo co-
muiique si fosse, detlo valle del bove, tullo ii reslo
del rorpo dell' Etna non offre Irallo di suolo che possa
far supporre esservi slata una volta una feudilura o uu
rivolgimento qualunque di terreno. Dippiii, il pello
del balzo del Trifoglietlo , cbe appalesa il laglio di
tante stralificazioni di lave , prestnta un livello tale
in esse, che se mai questo corpo di montagna avesse
avuto origine da un sollcvamento esso dovetle venir
su placidissimamente, scnza disordinare per nulla g!i
strati superiori, e con>ervandoli neila lore quasi ori-
zontalita sine ad un' altezza di 900 piedi! Questa sup-
posizione pero sarebbe contraria a quell' aUra che alia
forza del sollevamento attribuisce i pareti della valle
del bove , i quali se sono slati sbalzali a tanla di-
stanza uno dall' altro il sollevamento avra dovulo es-
sere subilaneo o di una incakolabile potenza : per
r appunto poi nel site anzidelio non si vede roccia
alcuna, alia quale si potesse atlribuire la causa del
disordine de' pareti della cennala valle del bove; men-
Ire cola dove si vuole innalzato il corpo dell' Etna di-
sordine alcuno non regna.
Cosa si risponderebbe poi se si dimandasse come
mai fra tanti materiali, pretesi soUevati, nessun bric-
ciolo s' incontri di roccia o nettunica o sedimentaria,
che avesse polulo venire in rap{)orto co' materiali vul-
canici, nel tempo cbe i lavori dell' Etna erano sotlo-
marmi ? E della stessa roccia felspalica, d'onde il vul-
cano ha dovulo trarre il materiale di tante lave, ri-
feribili a quel sisteraa, come mai nessuna traccia ne
sia venuta fuori in tempo che un tanto sollevaaienlo
opera vasi nel ceniro dell' Etna?
Per quel che riguarda poi la ineguaglianza delle
385
superGcie e Jella massa dello lave moderne, conl'ron-
tala con quella delle lave die si scoproiio nella valle
di Galanna, nel balzo del TriFoi^liello ec. ove assu-
nioiio esse una tal (|iial rc^olarila di superficie e di
dcippiezza, sebbeiie nun cosi cliiara come si prelende,
io non vorrei alTalicurmi a riaeicarne la cagione, pei-
clie aarel»l)e lo stesso che presentare delle opinioni
piij o menu probabili, nulla potendo asserirsi di cerlo.
Ma d' allionde io non so quaiilo questa slrullura, nelle
auzidetle correnti, possa mililare a favore di un sol-
levaraento ? Percbe, o questa regolarita di strultura si
debbe a soltomariiio corso di lava, ed allora, io re-
plico, e pressoche in.possibile che non dovesse ella
inanifeslare indizio alcuno di mariiio deposito, inter-
posto Ira uno slralo e I' altro, come I' offrono tulte le
correnli de' vulcani estinti del val di Nolo ; o si deb-
be a particolar modo di fluire della lava, e forse per
la vicinaiiza alia sua ongine, e queslo poleva avve-
nire in ogiii lenq)o ; ne vi e maggior ragione di cre-
der questo tempo reniotissimo anziche moderno. Per
allro noi non abbiamo una sezione di ammassi di lave
recenti, di tanta estiiisione, per pottre asserire, che
esiste nel confronto marcatissima differenza fra esse
e quelle delle alte regioni dell' Etna; ne tulte le su-
perOcie delle lave presenlaiio sempre quelle scabrosi-
ta. quelle ineguagliunze. que' rovesciamtjnti, quelle ca-
vila ec. ec. che in talune di esse si osservano (1).
Abbiamo beiisi nella natural sezione di un corso
della stessa lava, o in (juella che artificialmente si e
fatta per uso di trarne i inateriali da fabbrica, che
la dove.essa per replicate volte si e ammontata so-
(1) Vedi la Mom. sulla varieta di superficie delle lave ec.
Atti Gioen. vol. xix.
49
386
pra se stessa assume una forma Hi stralifirazione ,
appunto ov' e poca la doppiezza della sconficala >u-
perficie, e la inassa solida presenta un cerlo parallo-
iismo. Pare cosi che diponda iion poco dalla variola
di superficie delle lave, il loro piii o iiipho marcato
parallelismo ; per cui vi saraniio sovrapponimcnli
di lave che rassomigliano ad una stratificazione ; men-
Ire degli allri saranno pieni di strangolaturc e di rigon-
fiamenti, come si os>erva in queili d ila cnsta di Aci.
Finalmfnte in quanlo alle ceiieri alle anne
a'materia/i scioiti die vi si voglion rappresentare co-
me uno stralo parallelo alia massa delle lave che co-
prono, mentre in realla tale assertiva e stata dall' es-
sersi cio osservato da lonlano(l), hisngna ess.'re stati
presenti all' andamento delle esplosioni vulcaniche. per
restar persuasi come que' maleriali vengono a cadere
intorno a' coni delle eruzioni e fermarvisi in doppiezza
presso che uguale, qualuiique sj fosse I' acdivila di
quclli, senza ohbedir sempre alia legge, che lor si
vorrebbe imporre; di cedere, cioe, al proprio peso
e rotolare o scorrere verso la base. Ma basta il ritlel-
lere che que' maleriali vengon fuori pressoche bagnali
in mezzo alle ceneri alle arene ed a' rapilli umidi di
vapore e di efilorescenze saline, servendo, quasi di-
rei, di leggiero cemento a' piu grossi maleriali, e ca-
pace di trallenerli nel silo ove cadono ; a tale che
spesso le varie tuniche formate ne' coni de' vulcani da
quesli maleriali, erutlali a riprese, divengon solide,
e si chiamano percio tuji vulcanici. Coll' andar del
tempo poi divenuli aridi e meno lenaci possono da-
gli agenti meleologici o dalla mano dell' uomo esser
t; (1) Or avec quelqiie soin que j' aie promene ma lundte
eur les iniliias d'assises de laveec. Recherchesec. vol.4, p. 18S.
387
ridolte a materiale sriollo, ed e allora che ubbiJendo
essi alia legge, tenddno a precipilarsi verso la Itase
del cono. Ma ba^la cosi per ora sopra im' argoint'iilo
al quale saremo obbli^ali lurse di toruare coii piii ini-
nulo esame altia volla.
Ceichiamo piultuslo di rispondere alia domanda
che aspelliamo ci venga falta; cioe « chi ha pro-
dollo dunque lutli que' nvolgimenli di terreno nel gran
tratto dull' litna aiitico ? Uiio sprofondamento di tin
sesto circa deUa massa superficiale di questa mon-
tagna. Vfdianiolo.
Tanto materiale lavico venulo fuori daiia gola del
vulcano, e sviscerdto (li'contoriii deli' infuocato focolare
ha doviilo lasciar per cerlo un voto significante nella
base dell'Etna. Una vinleiila e grandiosa eruzione scuo-
lendone puleulenienle la massa poteva facilraente pro-
durre la caduta delle solterranee volte, e far spro-
li-iidare quclla porzione di 1 cono che vi stava sopra,
e sconiporre uon pooa parte del prossimo fianco
della nionlagna, Noi possiaino cio provare con esempii
di avvciiimenti success] in tempi della nostra vita ne-
gli ultimi anni del secolo passato. Durante la eruzio-
ne del 1792 un'abbassameuto di suolo, di un quinto
di miglio circa in diamelro, si avvero nel piano del
lago presso la monlagnola, profondo 200 piedi cir-
ca, detto in seguito cisterna dalla forma circolare e
cilindrica; e queslo appaleso la strullura di quel cor-
po della montagna che corrisponde al baizo del Tri-
loglietto: e le stralificazioni delle lave in quel baralro
corrispoiidono anch' esse esatlanie nto con quelle del
cennato balzo, al quanto pero piu alte; di modo che
chiara comparisce la discesa dtdle lave venule dall'allo
cratere. La valle di (lalanna, in piu grande scala, ha
gli stessisimi caralteri della raenzionata cisterna; ne
388
pol£va in allro modo formarsi che per sprofondamento
di suolo, nttosa la circolar forma, ed 11 siio scnnsccn-
dimenlo murale. Dil modo stcsso pcrlanlo lulia la
valle del bove sia a riprese sia in una sola volta
dovetle per sprofondamt'iili formarsi,
Rotta e preoipiluta in profimde voragini la parfe
del cono che vcnne ^u. non polca non formare ud
terreno rivollato, ed in lulli i modi (ormenlato ; e
quindi rupi isolate, cresle di colline, scoscese, suolo
ammontato in una parte, inl'ossalo in un' allro, niate-
riali mescolati e confusi, stratificazioni di lave rotle,
inclinate ed anche verticalmente a giacere ridotle ;
tutlo quel disordine m somma che facilmente si ap-
prende, e che difficile riesce ad esprimersi.
Le lunghe ela corse da quell' <po<?a, gli efTctli
degli agenti metcoroldgici. le convul.-ioni vulcaniche,
le lave corse sopra !<> arene, le scorie, e poi il rni-
noso passaggio de' lorrenli prodoUi dalle dirotlo piog-
ge, hanno anch' essi conlrihuilo a rendere piii sfigu-
rata , e piu difficile a coraprendersi a prima giunta la
struttura della parte antica dell' Etna.
Ma quando senza preoccupazione di spirito si co-
minciano a considerare i fenomeni di un vulcano che
spunta dal mare e gradalamente va ingrandendosi;
quando non si trascuraiio quelle osservazioni che dar
possono ajuto al tentativo di spiegar que' fenomeni;
quando il vulcano si studia diligentemente la prima,
la seconda, la terza e la quarta vol la, non riuscira
molto difficile allora il dar ragione dell'attuale aspetlo
dell'Elna, e far valere que'principii geologici che illu-
strar possono la teoria de' vulcani ; teoria che per
nulla e disgiunta da quella della formazione slessa
della crosta del globo.
Se la crosta della terra iafatti non e altro che
389
una scorin dol niirlco inccindoscpnie di ess.'i: se (juo-
sta scoria e divciuila scinpre piii doppia e profoiul/i,
come e andata e.ssa rafrrcddandosi. i viilrani possono
considerarsi come svcMitatoj del luoco sotlirraueo. cl)e
piiu m ogj^i malli^eslar^i con miiiore eiier^ia de' tem-
pi andali ed in pochi punti soltanlo; atlesoohe resi-
slenza maggiore ritrova nella ingrossata scorza terre-
stre, e chiuse non poche vie diedero uscila una volla
a'materiali degli eslinli vulcani; ed e soltanlo coiraju-
to de' vapori, generalmente, ctie puo manifestarsi per
Jo accese gole de' superstiti vulcani ; menlre le rarissi-
nie volio al di d oggi per sola effervesceiiza puo il
fuoco sotterraneo spingere le fuse malene sino alia
bocca de' craleri , come si e osservato nel principio
deila eruzione del 1838, senza I'ajulo del vapore.
Ne' tempi pero ne' quali la scorza lerreslre era meno
doppia e piu facile ad esser penetrata o respinta dai
fuocbi sottcrraiiei si t'ormarono allora le inlrusioni del
granito, de' gruppi di porlido e del basalto.
Pare in somma non esser altro i vulcani che i
punti pe' quali i fuocbi sotlerranei si manifestano at-
Iraverso della crosta del globo ; essi a seconda
della doppiezza di quella sono stati piii numerosi ed
attivi ne tempi andali: ed in oggi , per la massima
parte, spenli si osservano ; e que' che sono in attivi-
ta, bisogna pur confessarlo, che non manifestano quella
energia. che da quanto si vede ne'resultamenti, mostra-
no aver avulo una volta.
Ed in vero, se noi raaturamenle esaminiamo quan-
ta superiicie dell' Etna e slata coperta di lave nuove
sin da' tempi storici, possiamo ad evidenza provare cbe
essa non ba formato che appena forse una sola tunica
alia sua massa, colle vane correnli , che in tutti i
seusi e per lulte le sue falde ba versato ; eccetluaa-
390
done sollanlo quelle che ndla valle del bove si sono
una suir altra ammonlate per non aver polulo pien-
dere allra dirt;z:one confinale enlio i pareti di qiielia
vallala. Maggiore di gran iuiiga doveva esser duii-
que la sua energia, se pole a tanlo iniialzarsi ed in-
giandir la sua mole, a via di soviapponinienli di la-
ve, prima d(>' tempi slorici !
Diamo ora uno sguardo all' Etna nascenle , ed
accompagniamola nelle sue operazioni vulcaniohe pri-
ma de' lempi slorici, e ccnmamo di volo quel che ci
ha conservalo la Inidizione, riguardanle il noslro vul-
cano. ]\oi ahbiamo quasi provato che il mare, prima
della lerziaria formazione. occupiiva I'area di un gran
semicerchio di colli, in aiJora di secondaria forma -
zione, da Tauromina ad Agosla. Nel loco sellenliio-
iiaie di questo ellittico spazio il mare comincio, in
queir epoca, a gorgogliare a spumare a riscaidarsi
ad innalzarsi in grot<si cavaileni, e ad evaporare parte
delle sue acque. Dal fondo immense boile d'aria o di gas
venivano islanle per islante crescendo sempre in nn-
mero ed in frequenza, e dal ioro sco|)pio a contalto
deir almosfera una quanlila di vapcre, in foinia di
fumo si alzava ; flnche ollramodo cresciulo lo svilup-
po de' gas, tutlo il dinlorno si copnva di fumo den.«>o
vaporoso che a poco a poco di minula cenere impa-
slavasi ed in voluminosi (urhini s' innalzava, avvilup-
pandosi e rotolandosi sopra se slesso , Un romorc g-
giar, cupo da principio , accrescevasi gradatamenle,
finche a tragorosi scoppii giungeva, che unilo a quello
de'tuoni, faeeva rib^mbar I'aria d' intorno. Infuocate
1 materie venivan fuori a riprese mcscolandosi col fu-
mo, e tullo era sconvolginiento nel mare Jonio di al-
lora. La superficie ne era imbrallata di galleggianli
scorie pumicee e .-parsa di ceueie veniva pure biul-
391
lal.'i da irnmensa qiianlila di pr\<;ci e Hi mnllusclii morll,
e i^allf^giaiili. l^ra il viilcaiiu. die per la priiDa vulla
sqiiarciava qiiella park- di'lla scorza terrestre, coperta
dal mare presso la c(i?la dill' Isola che Sicdia fu delta
nc' tempi poslerion . I vapoii . i gas , e le nialene
sciolto che potevano esser con essi trasporlale, veni-
van fuori dalla supeificie delle acque; la sostanza t'u-
sa. pero della lava non poleva con esse sollevarsi,
e versavasi appcna spinla dalla nuova gola del vul-
cano sopra il fondo del mare, che colla sua pressio-
ne ohbligavala a prendere una forma depressa ed este-
sa con una supeificie pressoche ondeggiante. Ma lo-
sto veniva essa coperta da' material! sciolli eruttati,
che ill parte mescolati coll'acqua, in parte spinti al
di sopra d'lla sua superficie, venivan sempre a cade-
re, a guisa di sediinento , sopra lo strato di lava
nuovamente corsa; e formavano insieme intorno alia
a;nla del vulcano il priiicipio di un coiio di eruzione,
che dal ripetulo fenomeno slesso ingrandivasi a poco
a poco, ma sempre sotluinarino ancora.
iVIassnna esser doveva V energia del nuovo Etna
ne' suoi pnmi tempi: e non dovetle tardar mollo a
crescer tanto sott' acqua da cominciare, coll'apice del
suo rono , a farsi veJere sporgente dalla superficie
del mare.
II corso di questi fenomeni non e imaginario o
ipoletico. E qucsto per rap|)unto I'andamenlo di quello
che osservansi al di d' oggi in un vulcano che spunia
dal mare: e questi sono -tati quelli del vulcano che
afTacciossi nel mare africano pres.so Sciacca nel 1831 (1).
Slahilita la gola e formato il corso le eruzioiii
divennero tulle subaeree; e nell' iminenso Golfo della
(I) Su" fenomeni del nuovo vulcano ec. Cat. 1831.
392
cosla siciliana una isok>tla vulcanica, accanto agli sco-
ijli basaltic! , apici di gruppi e dclla carriefa sotloma-
rina, lavorava ad pslendere sempre piii la sua pe-
riferia, versando dal ciatcre torrenti di lava per lutli
i sensi oel seno delle acquc. Chi sa quante inigliaja
De erano corse, animontaiidosi una suH'allra, prima
die la lerzi.iria formazioiie venisse a circondarJa per
tre lali! E questa Iraseinata dalla forza di una cor-
rente marina a cui I' Etna, come si e deito, faceva
ostacolo, in due Itraccia la divise a mezzogiorno ed
a seltenlrione, cumuiandone la massa maggiore a po-
nenle, ove veniva ad urlar coll' Etna. Questa forma-
zione infatti si osserva assai piu potenle ad ovest
deir Etna che nel terminc delle due braccia, al capo
de' Mobni ed alia piana di Gaitabiauo , come il corso
de' fiumi ben lo addimostra.
Fiancheggiata da questa formazione 1' Etna non
versava lutte le sue lave come prima in foiido al ma-
re, ma sopra del nuovo suolo estendevale, occupan-
dole a grado a grado ; fuorche dalla parte di levanle,
ove seguivano a correre in mare. Ecco perche la co-
sla di Ac! lave sopra lave apprestnta senza terreiio
lerziario che le soslenga ; ed ecco perche sono esse
piu pirosseniche delle altre che sopra la collina argil-
losa che questa plaga son corse : impeiciocche uoi
nientre che una corrente del sistema felspalico occu-
pava il suolo terziario I' allra coova e di ugual na-
tura si immergeva nel mare e scompariva, di modo
che quelle che sono sopra 1' attuale livello del mare
corrispondono ad altre superior! di molto alle prime
corse sopra il terreno lerziario.
11 mare abbassavasi per 1' ultima volta. La for-
mazione lerziaria appariva alio scopcrto: le lave del-
r ElQii le fucevau corona in multissimi punli: la 6ula
393
costa di Aci, assai piu estesa pero di come Oijgi si
vode, come s' e fiitlo rifleltere, prosentava la massa
vulcanica Integra ed umiforme dal livello del mare
sino alia cima dell' Elaa, die alia gia piu di ua mi-
glio esser doveva a quell' epoca.
Intorno a quel tempo, o prima, i basalt! globu-
lari si fecero slrada attraverso la collioa, forse sotlo-
marina ancora in gran parte, che avea abbracciato e
coverto la carriera de' gruppi di basalto prismatico;
e questa avea forse piestato i materiali al nuovo fo-
colare che sotlo la mpe di Aci-castello accendevasi.
Perclie infatli que'basaiti globulari non sono che pris-
mi disarlicolali e rimescolali nelia fusa roccia piros-
senica, che a guisa di una tunica semivetrosa inve-
stivali, e cosi rotondali c vestiti venivano alia eru-
zione cacciali in alto ; ma cadendo poi sopra se stessi
si cumulavano intorno alia gola di quel sotlomarino cra-
tere, nella forma in die in oggi si osservano. Intorno
a quel tempo col riliro del mare il tcrmine delta
formazione si frano dalia parte di mezzogiorno in
mezzo a' gruppi della cennata basallica carriera, e
lascio isolali gli scogli de' Ciclopi e la rupe di
Aci-castello. Intorno a quell' epoca I'analcimite ven-
ue sopra introduceiidosi e sollevando la cumulata mas-
sa del basalto decomposto che Ibrmava la cidopite.
Inlorno a quel tempo, o prima, dovelte aver fjual-
meiite luogo lo abbassamciilo del suolo della valle del
hove nel rriloglietlo e poi nella valle di Galanna.
ISelle convul,>io[ii delle sue eruzioni il vulcano colle
scosse de' Iremuoli apriva interne fenditure, corrispon-
denti alia gola da dove innalzavansi le fuse malcrie
lavidie; e per mez/o di queste fenditure lo sgorgo
delle coirtnli infuocate facevasi lateralnienle e pe'fian-
chi della monlagna. Aprivansi allora i lalerali crateri
50
394
e i monticelli dei loro com' s' innalzavano sopra il
corpo doir Etna. Cessala la eruzione le 6ssure resla-
van piene del nilTrtddiilo nialeriale di lava ed in for-
ma di dighe traversava la slralifioazione a mantello
del cono deil'Elna. Spiegasi cosi facilmenle, come in
mezzo ad un suoJo vulcanico del sistema felspatico, si
liovano tali dighe apparlenenti al sistema pirossenico.
Uno sprolbndamento di suolo poleva tanto appa-
lesare: avvegnache senza di questo si sarelibo creilu-
lo che i craleri de' monticelli, i quali s' innalzano sui
Jianchi delia montagna, dirctlaminte provcnissero dal
gran focolare. Ma la gota del vulcano fu ed e stala
senipre una; senza di cio non sarebbe mai giunto a
tanta altezza : e lungi di vedersi nell'Elna una sola
montagna conica , un gnippo di monti vnleanioi si
sarebbe stabilito , o almino molti cenlri vulcanici; e
contato avrebbe questo suolo, come que' lanli da
ine noverali nel terieno de' vulcani eslinti del val di
I\olo(1).
Le eruzioni del vulcano, come luttora si segue
ad osservare, non erao sempre di lave. L'impetodrJ
vapore, che dal focolare si sviluppa , riduce talvolla
a mininie parlicelle le infuocate lave che innalzansi
nella gola del vulcano: ed in elfelto noi veggiamo che
ne' primi islanti di una eruzione, ailorche la sua vio-
lenza e maggiore, le ceneri in prima, poscia le mi-
nute arene, indi le piii grossolane, e n)ano mano il
rapillo e le scorie, in seguilo poi la lava conuucia
a sgorgare: che se nel corso della eruzione nuova vio-
lenza essa acquista, accresjer nuovamente si vedono
le esplosioni e li gelti di arene minute, altrimenli
(I) Mem. sopra i vulcaui estinti del val di Nolo. AtliGioen,
Tol. 3. serie 1.
3915
comparendo la lava esse dimlnuiscono sensibilmenle,
e I'uscila della infuocata currcnle e accompagnala da
gelti di sole scorie e rapillo. Che le arene ed ii mi-
nulo rapillo siano por/.ioni della stessa lava che vien
luori inf'uocata iion c da meltere in dubbio; imperoc-
che si Irova, che st; la lava e abbondante di piros-
sene cristallizzalo, quiisli crisluili si rinvengono in gran-
dissima quantila mescolati all' arena, come qiiella dei
monli rossi presso fsioolosi: se la lava e fcdspatica ed
abbondante do' cristalli di quel minerale, essi trove-
ransi in copia isolali e misli all' arena, come nel M.
Pilieri presso Nicolosi; lalche a seconda della raag-
giore 0 minore vioh uza si avranno eruzioni di soli
m;ileriali scioiti, o sovrabbondanli almeno, o di cor-
renti di lave con pocbe malerie sciolte.
L' Etna pt-rlauto ha dovulo avore delle prime
non poche eruzioni. La schiena dell'asino, le serre
del salfizio, i monli di Galanna, Gassone, le cannelle,
e poi le concazzc, le finaile di Cerrita cc. piij che di
lave di mtiteriali sci(lti sono cosliluili. E di scioiti
mati:riali formata essjr doveva uguulmente la parte
occidenlale del dorso dtlF Etna ; da dove trascinati giu
dalle aoque e da allre meleore han lascialo acclive
Imppo quella parte, che presso a 20 gradi sla incli-
nala: 'iiicliiiaziune che ha falto supporre a laluni non
aver potiilo aver lungo che per solievamento di quel
corpo deir Etna conica, piu di quanto non e in oggi
qiu'sla niontagna una vol la, e prima che si sprofondasse
la valle del bove: coperla di elevazioni di scioiti ma-
tcriali, di coni e craieri lalerali di eruzioni, doveva
presentare una forma piu regolare e piu integra. Ma
la viulenza di grandiosa e slraordinaria eruzione scuo-
tt-ndoiie lullii la mcs-a, crollar I'ece giu negli abissi
del suo focolare la \ulla che sosleneva la parte orien-
396 •.
tale del gran cono, e la valle del bove e del Trifo-
glietlo in prima e poscia quella di Galanna nacquero
r una dopo I' allra dailo sprofondamenlo di quel lato.
Si e acccnnato di sopra qutd che accader do-
veva da tale abbassamento di suolo; quali reslarono i
pareti; come si scoperse da cio la slniltura del cor-
po della montagna; come altraverso delle sovrapposle
lave e maleriali scioiti apparvero le dighe, che lule-
ralmente eransi inlrodotte nelle fissure prodotle dngli
scuolimenti del terreno nelle violente eruzioni: e dalla
direzione di queste di che ben si fe' chiaro. che, a
guisa di lai)ti raggi, tutle dalla gola del vulcano pio-
venivano, e per lulli i punli della periferia scopcrta
dirigevansi. Quasi parti di parete orientale dello spro-
fondamento restarono verso il N.E, la rocca della ca-
pra e quella aitissima in allora di Musarra; e verso
mezzogiorno lo zoccolaro era in conlinuazione della
linea del parete.
Questa gran valle inoltre fece conoscere come
meno abbondante era il sistema felspalico nella massa
dell'Etna; perche ne* soli contorni di essa valle pote-
vasi scorgere soltanto : e tolla la sezione di sopra
annunziata tulto il resto della monlagna non presenta
che materiali appartenenti al sislema pirossenico.
L' abbassamento del suolo per la parte orientale
dell'Etna, d'onde le sopra menzionate valli ebbero ori-
gine; le C07icazze ed altri crateri di laterali eruzioni,
fra' quali i mouti Avollojo, Manfre, Sona, e tanti al-
tri di simil nalura, che nella regione nemorosa e sco-
perta torreggiano, erano avvenimenli anteriori di mnlte
e molte eta a qualunque epoca storica. L' isola nostra
seonosciuta anche a' Greci per tanti secoli non fece
scriver nulla di se e del vulcano che vi bruciava sine
a' tempi della venuta delle loro colonie prime j c ba-
397
sla a provar cio i! silonzio di Omero sulT Etna, che
noil aviebl)(> trascuralo certo d\ rammciitare fia'primi di
que' cbe Orazio chiamava speciosa mtracul<i. Da' Gre-
ci qui giuiili si comincia a sapere per (radizioni che
ollre u^li iiidigeni e I'orse I'avolosi Ciclopi, popoli slra-
nicri, cacciati dalle loro sedi, o giuntivi a caso scor-
rendo i niari per traffico, vennero ad oceupare qufsta
isola, di cui ii clima beato ed ii suolo ferace dove-
van bene invitarli a fermarvi la loro dimora. Eran
qiiesli Fenicii, i Trojani ed i Sicani, di cui lo stesso Tu-
cidide poco puo ril'erire; beiiche negar non polesse
che alia prima venula dolle greche colonie i Sicani
lie erano abilatori e niolte oitla ne aveano fondalo(l).
Si disse che i I'uochi deli' Etna (2), o piii losto le ul-
tima eruzioni de' vulcani estinli del val di JNolo (3)
fi^eero loro abbandonare le contrade dell'isola esposle
ad orienle e ritiraronsi alle parti occidenlali. I Sicoli,
altri pnpoli vcnuti d'ltalia si impadronirono de' luoghi
abbandonati da' Sicani. Eglino lurono percio abitatori
delle I'alde dell' Etna, e molte cilta vi fabbricarono ;
segno evidcnte che questo vulcano non era in quel
tempo ardente di conlinuo, o se lo era le sue eru-
zioni eran limitate, ed inlerrotte. I Greci, che da Gal-
cide vennero a slabilire le lore colonie nella plaga
orienlale dell' Etna, fondarono Nasso, e poscia unironsi
a' Sicoli di Catania, ed a greca cilta la ridussero.
Poco intanto, sino a quell'epoca, si conosceva
dcU'Etna. I poeti vi favoleggiaron sopra senza certe no-
tizie, e nulla puo da essi riievarsi che alia storia, o
alia topografia del vulcano potesse giovare. Tucidide
slesso delle prime eruzioni dell' Etna, che erano a sua
(1) Tiicicl. lib. VI,
(•ijni.MJor. lib. :i. c. 1.
(■i) Mciu. su" vulcani cslinii del val di Nolo — ciU
398
nolizia non altro ci ha lasciato scritlo, se non che
d.illa undeciina oliiiipiaile (734 av. G.C.) sino alia ot-
lanlesinioltava (425 av. G.C. ) J' Etna mando tor-
reiili di fuoco in lie Uinpi dislinli(l). Eu^eLio nfe-
risce la prima di ques'.e eiuzioni airanno 565 av. G.C.
La seconda. per Tiicidide, avveiine neiiu 05 olim.
(477 av. G.C.) nel tempo clie Xantippo era Arcoute
in Afene, nell' anno slesso della viltoria de' Greri so-
pra Maidonio presso PiuUa. Quesla eruzione e queila
appunto de'Fralelli pii, ihe furono e'.einali nelle me-
diiglie di Catania. II mio carissimo fratello, Mario Gem-
meilaro, e slaio il pnnio a credere che la origine di
quesla lalerale eruzione era presso Mascalucia e s. Pie-
tro-clarenza, nel silo delto Pcimpio, corrotio lorse da
Catnpopio, ossia campo de Fratelii pii: cd invero, se
non la origine, il luogo almeno circondato da due
braccia di lava non dislante mollo da Catania ci fa
con molla probabilila inclmali a questo parere. La lava
corse verso Catania, per s. Giovanni di Galermo, co-
pri in parte la collina di Cil'ali, in parte lascio sco-
perta; giunse sine alle allure de'Benedeltini. poi verso
il Forlino per ponente e sino alia spiaggia antica del
niare ove sono oggi le acque dv coiiah. E quesla una
delle piu antiche lave che siano giunle in quesla cilta.
La terza ed ultima eruzione, menzionata da Tu-
cidide, accadde nella 88 olia^p. (4-25 av. C.G.). Que-
sla; sii e creduto per mollo tempo esser derivata dal
monte del Mojo, a tramonlaita dell' Etna, ma piii ac-
curate osservazioni ne han I'atto riconoscere la origine
Del sito delto Pielramari7ia sopra Gastiglione ; per-
corse essa buon Iratto della falda della monlagna per
quel lalo, ma poscia si diresse nella vallo. ove scor-
(1) TuciJ. cit.
399
01
rcva rOiioboIa, e giiinse sino a Nasso , estenlendo
cosi sine) a quel puiilo i' imijcro del nostro vulcano.
Noi non anderemo ora iioveraiido le varie eru-
zioni successe a' tempi slorici, che beii lungo lavnro
ne e slalo gia compilalo da non poclii nostri colle-
glii(l), e scnza di qiiesto la supcrficie slessa del-
1' Etna appalesa abbastanza di quaiile recenli lave e
{'lla aspra a ribocco , e come la sovrapposizione di
qiieste lo uiie alio allre avesscro manifeslamenle accre-
sciiilo la sua mole. Le sole di epoca certa giungono
sin'oggi a 68. e que.sle si sono sparse per lulli i fian-
clii della monlagna. Noi Faremo sollarilo meuzione di
taluiie che per parlicolari circoslanze merilauo le no-
stre osservazioni.
Al rilVrire di Orosio, sollo i consoli Geciiio Me-
tello e Quiiito Flaminio il monle Etna piu del solilo
brueio. e co' toirenti del suo fuoco oppresse Catania
e i suoi coiilarai, a segno di restarne bruciali i tetti
dalle case d ille calJe ceneri e sprofonduti dal peso;
ad alleviare il rpial disasiro il seuato ed il popolo ro-
inano alleviaroula per anni dieci dagl' impost! ret-
tigali.
Quale si fosse stala quesla eruzione tanlo vicina
a Catania da rovioarne i tetti colle ceneri ancor cal-
de e col loro peso, non si puo ben dire. Crede ta-
Juno essere siata quella de' raouti arsi presso Treme-
stieri(2): ma si sa da tutti che que' crateri si riferi-
scono alia eruzione del 1381. Allri ha supposio es-
sere avvenula nell' altura ste.ssa di Catania, ov' e la
casa di llecupero , e 1' o.spedale di s. Alarla: ma ne
(1) Ferrara cav. Francesco. Maravigna cav. Carmelo. Alessi
cauon. cav. GiusC|i[io.
(2) Mem. soj.ra I' eruzione dell' Etna segnafa da OrosJo.
Atli Gioen. vol. x. serie |iriiiia.
400 '
ancho questa e opinione ammissibile, appoggiata es-
seiido a non allro chc al linvcnimeuto di scorie e la-
pillo in quel silo; e noi abbiamo allrove fatio cono-
scere non esser cio sicuso indjzio di craleje (5); e
per allro e provalo quasi che quelia lava dee riiirirsi
alia eruzione de'Fraleili pii ; inullie 1' allura di Ca-
tania e inlieramenle di gres ed argilla: e quflla lava
vi e soltanlo corsa di sopra, alterandone in qualthe
silo i nialeriali compomnti, e convertendoli in ler-
manlide, e in gliiaja rossa. A me pare che il voler
tanlo avvicinare a Catania quesla eruzione nasce dal
modo di interpeliare il passo di Orosio, Quesli a dir
vero non di Catania soltanlo ma de'suoi contorni de-
vaslali dalle incendio I'avella: « lorrentibiis igneis su-
perfusis lateque circumfluentibiis Calinam urbmn fi-
ncsffue ejus oppress/i (2). » Le case bruciale quindi
dalle calde ceneri polevan, piu naluralnxmte , esser
quelle de' conloni, e non gia quelle di Catania; ad
opprimer la quale era baslanle \l torrenle della lava.
L' averia il senalo romano esenlata dalla preslazione
de' veltigali per anni dieci, non toglie che fallo lo
avesse pe' danni avvenuti alle vicine campagne. dalle
quali traevano i Galanesi non poca poizione di loro
sussistenza.
Ma lasciamo le interpelrazioni degli scrillori, e
rinelliaaio piu tosto, che una eruzione dell' Etna non
puo aver iuogo che in que' sili de' suoi flanihi che
sono cosliluili di correnti di lave o di malt riuli vul-
canici da capo a fondo. Iniperocche, replicando quanto
le mille voile ci e loccalo di dire, il focoiare dell' Et-
na non ha che una sola gola aperla: da questa, nel
(1) Sulla varictii di superticie dclle hue ec. Atli Gioen.
vol. XIX. serie prima.
(2) Orosio lib. 5. c. 13. .
401
tempo che la infuocata lava vi si ionalza, per aperti
meati per fissure o per sollerranee gallerie la fusa
materia si fa strada pe'fianchi della niontagna e viene
a scalurire al di fuori. Ove pero il terreoo vulcanico
finisce e le neltuniche formazioni sono slabilile, ivi
non puo succedere il fillramenlo di fusa lava dalla
gola ceiitrale ; e puo cio soltanlo verificarsi in altro
modo , quando cioe dal focolare vulcanico un' allra go-
la si aprisse lontana da quella cenlrale ; ed aliora in-
dipendeule da essa verrebbe a formare un isolato vul-
cano indipendente dall'Ktna, come la rupe di Paterno,
e quella della Motta. Ma tali apparenze non presenta
per nulla la collina di Catania, come di sopra si e detto.
Quale si losst; poi la vera origine della lava di
cui Orosio fa menzione e difGcile poter dire; ma nulla
di piii facile che uu'altra eruzione 1' avesse coperto
co' suoi maleriali : ne muncano inlorno a Catania cor-
renti antiche di lava che fossero giunle neU'abitalo;
non si labbrica anzi al di d' oggi edifizio, i di cui
fondamenli non si appoggino a corsi di lave cover-
te di terra e di rotlami di fabbriche. Nell' isles-
so modo tulto quel Irallo di suolo lavico che da Ca-
tania estendesi senza interruzione sino ad Aci-castel-
lo, e che furma un littorale di nere lave, si vede be-
ne esser tbruialo da vaiie current!, che son venule
da' (iancbi dell' Etna. Ma quali ne sono i cratcri ? Si
guardi un poco verso la zona nemorosa ove una co-
rona di craleri estinii in forma di conici monticelli,
ne attornia il fianco. e si vedra come da quesli ap-
punto, ancorche al prcsente vcrdcggianli di rigogliosa
vcg<-lazione avran doviiio scalurire tante correnli e di
non poca estensionc, se essa corrisponder debbe alia
durala della eruzione , e se questa durata e facile a
nconoscersi dalla massa del tualcriule rigctlalo in
51
102
forma di arene di rapillo e di scorie, che costiluisco-
no i monticelli conici de' craleri ora spenli.
Come per la parte di nnezzoi;iorno, cosi per tulto
il tratlo delle falde dell' Etna, si scorgono crateri di
cui le eruzioni non si conoscono, perche o non ram-
mentate dalla storia, o perche non se ne e indicate
il sito. Eppure que' monlicelli, e non son pochi, sono
V infallibile testimonianza di eruzioni significantissime,
e quindi di correnli di lava venule fuori iu epoche
distinte.
Nel 1381 da'monti arsi presso Mascalucia e Tre-
meslieri una eruzione ebbe luogo; e la lava che ne
scaturi si ammonto sopra di quella che seppelli il
Porto Ulisse, e vi csiste ciiiudiujenie quasi del tutlo
sgombra e priva di vegel<i/ione, sotto il nome di scia-
ra del Grocifisso di Logmna.
In questa eruzione piu che in altra si rese evi-
dente il solterraneo corso della lava, la quale dalla
gola centrale del vulcano per laterale fissura scendeva
sotto il fianco della niontagna, Hisalendo infatti dai
inonti arsi verso 1' alta regione dell' Etna una fcntli-
tura del suolo per qualche miglio di lunghezza vedesi
aperta. Tale fenditura si apri nel tempo di quella eru-
zione mandando arene e scorie in alto , nel tempo
che la fusa correnle andava a scaturire a piedi dei
monti arsi, che formavansi da' continui getli de' ma-
teriali sciolti. 1 pareli sin' ora veggonsi incrostati di
scurificata lava, quasi che avessero essi sofl'erto una
semivitrificazione. a causa dell' intense calore della
scorrente lava infuocata. Questa grande fenditura, al
presente poco profonda, a caasa de'materiali caduti-
vi entro, si appella // Cavoli.
Piu di un falto poco dissimile da questo rapporla
403
il mio sullodalo fratello(l), che a confermar vaie sem-
pre pill la sua idea, cioe, che tulle le lave nell'Etiia
(lal focolare ascendono per la goia del volcano, e per
lateral! meali s' introducimo ne' fianchi deila monla-
gna, e vengon fuori formaudo nuovt cr^teri.
Nel 1336 con fenomeni non ordinari e con vio-
lenza ierribile 1' Etna maiido fuochi pel lato orienlale
ed occidentalc; da questa parte una spaziosa lava mi-
nacciava la totale roviiia di Bronle ed Aderiio, e Ira
le due cilia, ingombrando vasta estensione di terreno
boschivo, disease sine al fiume Sinieto, ne interruppe
il corso e passo ad occupare buon trallo di terreno
di Spano e di Carcaci. In quesla lava e rimarchevole
il passaggio che il fiume vi si e falto, ripigliando so-
pra di esso il sue corso , e lasciandone buona por-
zione ne' menzionali siti di Spano e di Garcaci. Quivi,
some il Reno pel iTallo di Via mala, il Simelo scorre
in islreltissimo lello lutlo di lava, ora solidissima, era
in grosse masse animontata, Ne' siti della prima il
lello del fiume oltre ad esser ristretlo di raolto, pre-
senta una superficie levigatissima: ove pero abbondano
le masse, ivi il Ictlo e spazioso e sparso di scogli
e blocohi isolali di varia dimensione, finche giunto al
termine del fianco della correnle , le acque si preci-
pilano con una cadula di ben cento piedi circa, e quel
silo si chiama salto di PuUcello.
Questo fenoraeno, benche non ordinario, e facile
a coniprondersi da chicchesia: eppure e stala materia
di discussione a' geologi, i quali dal logoramento del
lello de' fiumi ricavano resultamenli di grande impor-
lanza. Certo che a guardare il letto del Simelo dal
ponle di Garcaci in poi , quasi intieramente scavato
{\) Mem. sulla Emzione del 1809— Nola 8. Messina 1810.
i04
nolla Java da a dubitare che nel cor?o di soli tre se-
coli si fosse potuto formare. Se si rifletle pero alle
operazioni die avran dovuto eseguire le acque, prima
di ridursi al corso alluale, non I'ara piii meraviglia il
vederle ristrelle in cosi auguslo letto. Taglialo in-
fatti il lore corso eJ obbligale a fermarsi, per 1' ar-
gine opposto ad esse dal fiaoco della nuova lava, cu-
mulavansi aizando mano a mano il loro livello, fin-
che giunsero a superar quello della superCcie della
corrente etnea. Quivi cominciarono esse a scorrere ur-
tando contro quell' asprissinia suporiicie, ed ora ne
rompevano e ne staccavano le masse, ora precipita-
vansi fra le cave e le fissure della lava, era ne alla-
gavano le parti piu basse, ora sormontavano le allu-
re, finche giunsero a precipitarsi da! lalo opposto
della lava. Quivi coinincio il lavoro del logoramento
di essa lava: e trascinaudo giu lutte le rocce niobili
del margine un prinio avvallamcnto formossi d' onde
con empito precipitavansi le acque. Vtrificatasi tale
rolta era nccessaria conseguenza che andasse sempre
allungandosi indietroggiando: e quanlo piij dali'altiito
conlinuo di aspri materiali infossavasi ravvallamento,
lanto piu rapide vi venivano a scorrere le acque. Que-
ste accresciute poi ne' tempi piovosi , maggior quan-
tita di materiale lavico Irascinavano in giu, che pas-
saiido a strisciare suiia solida lava la solcavano, pro-
fonda tanlo piii quaiito maggiore ne era la quantila,
e piu spesso il passaggio, finche giunte al corpo su-
lido della lava ne fecero il suolo del loro lelto le ac-
que del Simeto: e forse non si sarebbero tanto ad-
dentrate nella lava se mancato avessero i materiali
che mescolati con essi strisciavano sul suolo del lelto:
ma quosti non potevano venir meno dal pendio di una
montagna formata di lave di scorie e di sciolli ma-
403
tcrinli. I Iribularii torrenti del Simeto che proveni;o-
no da' fiaiichi dell Etna non ban mancrito mai di Ira-
scinarvi quanto ban potuto slrappare dal terreno che
percorrono, eppero mai interroto e stato lo slrascico
delle pietre sulla lava cbe ha servito di lelto al Si-
meto per Ire secoli. Cio basta, cred' io, percbe noa
si metta piu difficolta di mezzo a concedere cbe quel
corso di anni era siifTiciente a lidurre nello stato at-
tuale la corrente del 1336 traversala dal Simeto.
Nel 1G69 non maiicavano diiigenli osservatori,
e scrittori accural!. La eruzione di quell' anno rino-
mata per la sua grandiosita e pe'danni recati a tanti
Comuiii ed a Catania stessa, rjmase pero celebre per
le lante nolizie che se ne scrissero da nazionali ed
esteri. I vani fenomeni che I' accompagnarono meri-
terebbero p.irlicolar mjnzione: ma gia troppo se ne
e delto; ed io mi limilo a rammentare che in essa
allro p;ove si ebbero di^lla laterale intrusione della
lava infuocata, ddlla gola dd vulcano, altraverso i
fiaiichi della montagna. Prima che sboccasse ella presso
INicolosi, per una linea di cinque miglia circa in so-
pra, cirea dodici svenlatoi erutlanti fumo arena e sco-
rie cominciando dalla regione deserla aprironsi in suc-
cessione accanto al M. Pinirello, la Bona, e dietro la
Fusara. In quest' ultimo sito se ne possono ben os-
servarc tre, in una piu aulica lava, appartenente. al
mio fratello Carmelo Gcmmellaro, ed altre due piu ia
la: e finalmenle la fossa delle colombe colle sue tre
gallerie, profwida 130 picdi, e uno de' maggiori sven-
taloi di cbe si parla.
La estensione di pnese ingombrato da quesla lava
e vastissima: e la polenza dello stralo delia lava e
d'una aliozza media di piedi 60. Quella parte sola cbe
occupa il lalo raondionale del contorno di Catania
406 ' •
fa meraviglia per la sua asprezza e vastita ; eppure
essa non e cerlo la cenlesima parte di tulla qucOla
forniidabile corrente. Giunta essa alle mura di Cata-
nia passo a fiancht'gojarle, e Ip supero in varii puiiti.
Se ne vedono in oggi i rappoiti nel cosi detto pozzo
di vela, dacche fu appianala quella parte della cor-
rente che circondalo aveva il Castello Orsino, in oggi
Forte Ferdinando.
lo non so sotto qtial punto di vista sia state ri-
guardato da molti geologi stranieri il rapporto della
lava colla muraglia delle citla, nel detto ^;o:;30 dive-
la. Quel clie si osserva si e un resto di lianco della
lava, composto di otto strati apparenti, i quali appog-
giansi alia muraglia sino a sei delle slratiGcazioni,
mentre le due ullime avendola superato si versano en-
tro la citta : non puo dirsi sino a quale distanza, per-
che in oggi tutto quel contorno e ingombro di fab-
briche. La muraglia e iiitatta: il cemeiito che traltie-
ne i grossi pezzi da taglio di lava non e per nulla alte-
rato, molto meno lo sono i pezzi stessi, e la stessa
fabbrica del Castello Orsino, a contatto del potente
strato di lava, che vi si era addossato, non era ne an-
che alterala. Quel che altri da questi falii possa rile-
vare di parlicolare io non so dire: per me ailro in
cio non veggo se non che una corrente di lava che urta
di fianco una muraglia col primo suo slrato, al quale
vien sopra il secondo, che versa in prima Ic scorie della
sua superlicie sopra quella del primo stralo e vi si sla-
bdisce in seguito: il terzo in ugual modo si ammonta
sul secondo, e cosi via via sino al setlinio, il quale
trovando li sottoposti strati gia a livello della mura-
glia, scorre sopra gli uni e I' allra e si versa denlro
la cilta.
Farebbe meraviglia come dal corUatto di una
A07
massa fale Hi lava infuocata, nessuna allerazioiie risen-
tjssoro le fabbriche, se poi il gres, I'arijilla ed i ma-
terial! del torrono turziario ove !a stessa corrente e
passala sono rimasli alleratissimi, come di sopra si e
detto. Ma non e la stessa la circostanza deila fabhri-
ca che la lava viene. a toccaie colle parti sue scori-
ficate, non gia colla massa fusa, e che animelle per
c(insei;uenza una corrente d' aria fra essa massa e la
mura<t;lia, e la circostanza di un terreno attorniato e
coverlo da lulta la massa della lava infuocata. Ed a
questa corrente d' aria fra la massa della lava e la
fabbrica si deve il nessun danno sofTerto dal mona-
slcro de' Benedellnii invaso per due lati da quesla
slossa lava del 16()9.
La eruzione del 1838 ebbe di parlicolare il pla-
cido innalzaniento della fusa lava nella gola del vui-
caiio , la nianciinza delle scosse di tremuoto che ac-
coiupagna le ordinarie eruzioiii , quella de' novoloni di
arene che precedono ed accompagnano lo sgorgo della
luva, la pesantezza de' malcriali rigeltali, superiore a
qualunque delle scone ordinarie, ed il lento proceder
della correnle, Tutti questi fenomeni indi cavano che
poca parte avea la forza del vapore in questa eruzio-
ne, e che la lava veniva sopra per semplice elferve-
scenza del suo infuocato materiale. Per lo che, in una
mia raomoria(l), io veniva a conchiudere che i feno-
meni rumorosi delle eruzioni sono eirelli de' vapori
che svolgonsi dal brucianle focolare, per lo accesso
delle acque che in mille modi puo avervi luogo; che
la lava non s' innalza per la sola forza de' vapori a
de' gas, ma che puo anche sollevarsi sino al cralere,
(1) Mem. sullii Eruz. del 1838 letta alle presenza di
FEllDlNA^uo li — Calaniii 1838.
408
per propria efTcrvescenza ed espansione; e che non e
orainai diflicile il ciMicepire lo iniialzamenlo delle roc-
ce pirogeuiche altravtTso di allri terreni senza esplo-
sioni e seiiza formaziou di cralere.
Ma tempo e di raccorre , da quanlo si vien di
osservare, un resultnmpnto die darci possa T idea di
quel che puo conch ludersi geologicamenle inlonio aha
cosliluzione fisica del no.--lro Etna.
Dacche, sotto rinipero delle acque, i terreni se-
condarii di Sicilia addossavansi al gruppo del ierrsno
talcoso da una parte, eslendevansi dull' altra verso la
parte meridionale, il basalto spuntava alUaverso di
quel terrene, ancor sotlomarino, nel v;il di Nolo e
negli scogli do'Giclopi. I fuochi sotterranei si fecero
strada in seguito nel seno di questa roccia, e vulcani
sottomarini allernarono le loro correnti colle aniiche
formazioni del calcario ibleo nel val di Nolo. Nello spa-
zio intanto che avea per limite la carriera hasallica
de' Ciclopi a mezzogiorno e la secondaria formazione
a Iramontana e ad cccidente un vulcano soltoniarino
si apriva, quasi emhrione dell' Etna. II suo focolare
toccava due formazioni di rocce; le felspatiche a nord,
le hasalliche a sud, ed a seconda del lato ove piu
agivano i fuochi, le correnti del nuovo Etna erano
era felspatiche, ora hasalliche. Ingrandivasi egli sot-
lomarino, finche ingrossando grado grado la sua mole,
venne ad alzare il suo cralere fuori delle acque ed in
forma d' isola vulcanica apparve quasi nel ccnlro di
un gran semicerchio di colline secoudarie, che il ri-
liro dtlle acque comimiava a scoprire,
Una corrente di matt'riali slrappali da' gia for-
mati terreni veniva dalla parte occidriiiale, ossia dalla
massa principale delia isola. e slahiiiva intorno all'Et-
na la formazione terziaria di gres ed argilla, la quale
409
non prima manifestossi, cho le aoque per la seconrla
volta non si ritirassero; ma lasciarono scoperto poro
il lalo orientalo dell' Etna, non avondo poluto per iii-
tero circondarla, per lostacolo che alia loro correnle
opponeva la mnssa stessa del miovo viilcano. Quesla
formazione servi di base c di suolo al corso delle con-
tinue lave che da quel cratere provenivano : ed al to-
tale riliro delle anquo. flnn all' altuale loro livello si
vide una nioulagiia vulcaiiica cbe si elevava sopra Je
pioprie rocce non solo, mi rhe andava occupando
un terrene nellunico, il quale per tre lati I'avea cir-
condata; la caiiiera basaltica de' Ciclopi ne era slula
abbracciala e coverta, ncl tempo stesso che coeve
formazioni tcrziarie, benclie caicaree quasi tulte, fa-
cevan lo stesso nelle rocce basalliciie del val di No-
lo, cominciando dall'Agnone,
I uialeriili appailouenli al sistema felspalico fu-
rono pill abbondaiili cella parte orientale dell' Etna, per
quanto puo osservarsi. Ma nel rcsto e predomiaante il
pirossenico sislcnia. Il piiaio iuoltre e cosi sconcer-
lato e travollo, che in pochi punli se ne puo segui-
re la (raccia. Imperocche, per una tragrande convul-
sione vulcanica , un S( slo circa del coiio dell' Etna
sprofondo e produsse ima immensa valluta plena di
rupi rovesciale, o inclinate, o isolate, o unite a ben
altre; e gli stcssi paroli scosccsi e diruli furono in
mode lasciali da far credere essere stall eflello di
bin allii fenomeni.
iMa quesla sU'ssa vallala. avendo sooperlo la s(ru(-
lura (k'l corpo della roonlagua, non ba lascialo piu
dubbia a conchiudoro, che essa si e lanto ingrandila,
sviscerando materiali dal suo focolare, e versandoli
inlorno alia sua gola in furma di inantelli , i quali
addossali uno sull' altro , a guisa di lanle tuiiiclie,
haiujo via via accrcsciula la mole di quesla culo>>ale
vulcanica moulagna. 52
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FAUNA DEI MOLLUSCIII DELLA SICILIA
DEL ClIIARISSinO SIGNORE
m^ID<S>ai?^ ilS2ilSra><l> J?SSS5£2I?J?2
MlAmm M.mU K»
PER IL SOCIO ATTIVO
LETTA !«ELLA TORHATA ORDINARIA DEL 22 APRILE 1847.
1
i.„,u.iiii;'
/jd.\ '
V.!Ji:iIi AJal-J'i l[;r:>J.L!(;i/i l:i^i l^u.
;;:■>-,;?. m''.. ;.m.,; .:;:■ ,)ja
.:] :
GX
■,v 4,
Ji';!
.r.:'i *:
*Jt.i.*.*.t.*A.tiJLi.*.t.*. *.t.*.t.ti.*j*.*.tJUtiJtdii.iiAi.iii.±±i.*tt±t** *ti.*t.* ti-ttsLfatt
Sin da quando puhblicavasi ed a noi pcrveniva
la seconda parte della Fauna dei moiluschi viventi e
fossili della Sicilia del cliiarissimo Philippi, io I'or-
mava o signori il disegno di ineller fuon alcune mie
osservazioni ed aggiunle a quest' opera iraportanle di
malacologia siciliana ; e Je preziosita non scarse del
mio gabinetto malacologico ampiamente me ne for-
nivano il destro. Ma talune delle novila che mi erano
occorse nei lasso di molti anni di ricerclie e di lu-
cubrazioni avevaa vedulo la luce nel mio calalogo ra-
gionato delle conchiglie viventi e fossili della Sicilia
esislenti nella mia collezionc ed ia quella delJ'cslinto
abb. GuttadaurOj e rnolte altre in varie monografie
e memorie, che venncr da me pubblicate nei noslri
volunii accademici, e precipuamenic nelle mie me-
morie di malacologia siciliana. Rimangono alcune che
J'ormeranno dopo piu maturo esame I' argomcnlo di
varie altre memorie che faranno scguito a quelle. La
maggior parte poi delle novita altenenti alln topngra-
fia malacologica siciliana formeranno 1' obbioUo di un
niiovo lavoro al quale io ed il chiarissiino Enrico Pi-
raino barone 'li Mandralisca da Celalu asseverante-
menfe inteudiamo, e che porlera per titolo — Novella
distrilnizw?ie iopografica delle conchiglie vivenli e fos-
siti della Sicilia, Per la qual cosa sembrava, a me
oon riraanesse allro ad aggiungure all' opera del sig.
Philippi. Eppure allorche, passaiido in rivista i mol-
luschi viventi e fossili siciliani della niia collezione,
e facendovi sopra piij atleiila disamina, vemii in ac-
corgimenlo di trovarmi in possesso di molle specie
per la prima volta da me rinvenule in Siciiia, di al-
cune altre, che come fossili sollanlo riportale, vivenli
tutlora ivi s' incontrann, ed a! conlrario vivenli che
alio slalo di fnssilizzazione ho io Irovato, non che di
varie particolarila nialacdlcgicbe da non esser trasan-
date, aliora, dico io, parvenii tulle codeste novila po-
ler fornire elemenli baslevoli ad un lavoro al quale
eonvenisse il tilolo di osservazioni ed aggiunle alia
precilata opera del Pliiii|)pi : che se il iravaglio in
discorso o signori, die non contiene allro che fatli,
che non senza stenlo e I'atica son giunlo a raccoglie.
re, non sara per riuscire utile alia scienza in gene-
rale, rilornera pcro, td ho la fidanza di crederlo, a
non eflimero vaulaggianiento della malacologia della
Siciiia.
Seguiro quindi la classificazione del lodato au-
lore nella esposizione delle novila di cui mi occupo,
e chiudero il mio travaglio con un brevissimo elenco
dtlle specie nuove da me finora descritle.
Classe 1. MOLLUSC HI ACEFALl j,
Gei^. Solecurtus — Blainville
II Solecurtus Candidas di Renieri e slato da me
per la prima volta Irovalo vivenlo in Siciiia del mare
di Aci trezza. Lo rinveniie soltanlo alio stato Ibssile
il sig. Philippi in Palermo, e per T analoga specie
vivenle dice — Specimen e mari Adriaiico mecvm co-
viunicaml. cL Scacchi{\). Coiiservo piii di qualtro in-
dividui vivenli di tale sp('Cie nel mio gabinetlo, ollre
ad alcuni altri da me donali ai nw\ corrispoiideDti.
Corrispondono esallamente colla descrizione data dal
Renieri, e la specie vivente e idenlica alia fussile. 11
maggiore dei miei escmplari vivetiti presenla piii di
50 strie, gli altri 35, 33, o 4-0. Giungono alia lun-
ghezza di 26 linee. ed all' allezza d' un pollire.
Ho trovato eziandio la specie in esanic alio stato
fossile nel tufo basalti(;o di lUililello, ed in una no-
vella localita da me scoperla a pochissima dislanza
da Floridia.
Solecurtus mullistrialiis (Solen) Scacc. Specie di-
slintissima per la disposizidne delle strie formanti con
regolarita due a due d'-gli angoli aQuli dei quali gli
apici sono siiuali sulla mcdesiina linea. Descrilta e
trovata fossile vicino Gravina in Calabria dal cliinr.
Scacchi. Or quesla specie vive tult' era, ed e stata
da me rinvenula ad Aci-Trezza per piu volte, in ot-
timo stato d' inlegrila, e I'csemplare ch'io vi presento
supera in dimenzioni il fossile che toglie a tipo di
descrizione il sig. I'hilippi, ed offre una leggeri^SKna
(1) Enumirat. mollusc. Sicil. vol. 2. [lag. 6. >
416
angolazione alia eslrcmila del lalo aoleriore. Nel re-
sto e idenlico a! fossile.
Nello slato di fossilizzazione e slalo da me rin-
venulo nel tufo basallico di Militello.
II maggiore dcgl' individui viveiili della mia col-
lezioue e lungo 14. liii. e ^j ed alio 6 lin.
Gen. Panopaea — Menard de La-Groye.
La Panopaea Aldrovandi Menard e Tunica spe-
cie di lal geiiere che vivo nei noslii mari, 11 sig.
Pliilippi dice, — Occurrit unice prope Aci castelh {\).
Or io posso acceiiare cbe Irovasi unicamente quasi
nel liUorale di Riposlo e Giardiiii, e che nel maie di
Aci Caslello presso che mai si linvienc, E cosa in
verila da recar maravigliii che una specie cosi impor-
tanle, se si ecceltuino quesle poche niiglia di litlorale
da Riposlo a Schiso , non si trovi in nessun allro
punto del Iriplice mare della Sicilia. Ma lasciando cio
da parte, inleressami solo enunciare che, avendu lo
avulo per le mani piij di un cenlinajo di individui
della sopra indicala specie, posso hssarne due varie-
la; una cioe allungala di Iroppo e sommamcnle (k-
pressa, e 1' altra rdccorciatissima e lumida. La prima
variela giunge alle dimensioni di appresso.
Lughezza 10 poll, e 'Ji . '
Allezza poliici 3.
Spessezza 3 poll, e \fi . ''
' ■ La seconda c lunga poll. 8. i-....
Alia 5 poll e Ji ed ha 4 poll, e 3 lin. di sp's-
sezza. Queste due distinle varii la esislouo nel mio
gabinetlo.
Ho Irovato nel maggio del 1843 nelle vioinanze
(1) L. c. pag. 6. ' •'.'..< .li>i- .: ::-'^^l (,'/
l\1
di Melilli un concomorfilo che doveva spettare asso-
lutamenlc alia Panopea di Aldrovando.
Gsy. Lutraria — Lk.
La Lutraria solenoides di Lk, fu trovata dal
sig. Philippi in Taranlo. Nell' anno 18i5 io la rin-
venni in Sicilia vivenle del mare di Aci-Trezza gran-
de ed ollimamcnte conservata.
E' Lunga 5 poll.
Alta 3 poll, e '/a .
11 chiar. sig. Vincenzo Grosso da Messina mi ha
recentemente fatlo conoscere di aver trovato vivente
ncl mare di Messina la specie sopraindicata,
Fosbile si rinviene a Militello, ma il solo nucleo.
Gen. Scrobicularia — Schura.
La Scrobicularia piperata (Mactra) Gmel. fu tro«
vata sollanlo daH'oriiatiss. D.r Schullz in Palermo,
ed io la riiivenni neH'inverno del 1845 nella plaja
di Catania. Bullo e grande esemplare della luughezza
dj un Ipull. e 'Ji ; e dell' allezza di 1 poll, ed 1 lin.
Un' allro individuo fu trovalo in Aci-Trezza dal-
r ornaliss. d.r Mariano Zuicaicllo, ed e slalo da lui
donalo al sig. Grosso da Messina. Io che vidi que-
fclo esemplare frovai di essere piu esatlamenle equi-
lalerale, e piu angolalo.
La Scrobicularia tenuis di Philippi fossile di Si-
cilia vive ancora nei noslri mari, ed un individuo iden-
tico al fossile fu da me trovalo sulla spiaggia di Avola.
Enjcina — Lk.
La Erycina orata, che il sig. Philippi asserisce
di Irovarsi rararaenle in Palermo, e comunissima nelle
vicioanze della foce del fiume bimelo, e precisamente
53
418
nel cosi detto Fiumazzo a poche miglia di dislanza
da Calania.
Uo trovato nei dintorni di Floridia varie specie
fossili di spellaiiza al gi'nere Ert/cina delle quaii mi
occupero in seguito. non omijtlendo pc^r ora anniin-
ciaie di avcrvi rinvenuto la Eryciiia longwullis (Tel-
lina) di Scacchi, da queslo dotlo malacolugista liovata
Ibssile a Gravina iielia Puglia. ;.
Gt.N. Maclra — L.
In onta alle piii diiigenti ostinale riccrche non
ho niai potulo scurgere un individuo viveiile in Sici.
lia A^WixMaclra solida di L. , e credo lermaniente col
chiaris. Philippi che sia slalo un erroie del chiaiiss.
sig. Gampauella.
Gen. Corbula — Brugu.
La Corbula mediterranea di Costa vive anco in
Sicilia. In Aci-Trezza mi e occorso Iruvaruo un solo
individuo inlero, e piu valve ineguali.
Gen. Pandora — Brugu.
Trovasi in Sicilia la Pandora oblusa di Leach.
E' una speeie dislintissima per la sua forma. JNe ho
avuti Ire esemplari raccolti nella plaja di Catania. II
piu grande ofTie le diraensioni che sieguono.
Allezza lin. 5.
Lunghezza 11. lin. i
Gen. Osieodesma — Desh.
Sono oramai parecchi anni ch' io rinvenni nella
plaja di Calania questa rara conchigiia che il chiar.
prof Scacchi chiamo una volta Tellina coruscans, e
poscia Pandorina coruscans, e che oggi debbesi ri-
/il9
portare al gon, Osteodesma slaluilo dal celebre De-
shayes. II sig. Philippi noD la vide in Sicilia. I due
indiviJiii die si conservano nel mio gabinctto, e dei
quali offro il piu grandc alia vostra osservazione, giun-
gono al massimo grndo di accrescimeulo. We ho de-
posilalo un' psemplare nella collezione de' molluschi
vivcnti e fossili della Sicilia che ho donata alia no-
slra rogia Uuivcrsila degli studi.
Gen. T/iracia-^Leach.
11 sig. Philippi non vide alcun* individuo della
T. phaseolina di Kien. al di la di k lin. luiigo, 6 lin.
al'o, 3 '/i lin. crasso. Secondo il chiar. Kiener giun-
ge alia luiiglit^zza di 16. lin. ed all'allczzadi H. lo
posseggo uii' individuo intcro lungo { poll. e3 lin.,
alio y lin. od una valva lunga 19 lin. e ^J-^ ed alta
1 poll. Si scorge da cio che talvolta perviene ad ac-
quistare Ic diniuiisioni della idenlica fossile.
Fa d' uopo avveitire qui che la Thrac'ta ventri-
cosa di riiil,, j)uLblicata nella seconda parte della sua
Eniimcralio mollusconim Siciliae , e che fu da lui
coiifusa iieda piima parte dell' opera colla Thracia
piibesceiis di Kiener, Irovasi da me e dal mio chiar.
ciillcga prof. C.alcara da Palermo precodentemente de-
sciitta nelie iioslre Moimgralir del geiifri Thracia e
CliW(i(jeUa [)iil)biicale negli alii della nostra Accade-
n)iu cdI Home di Tliraca Maravirjnae, e quindi deb-
be realare coa lal nome.
Gen. Tellina — L.
Nidl'olloljrc dello scorso anno trovai per la pri-
ma volta vivcnlo in Aci Trc/.'.i la Tellina ellijUica <li
Brocc. che il sig. Philippi riporia come fossile di Si-
cilia, e r illusl. Brocchi dei terreni subapponnini. E'
A20
questa una specie che si e crcdula sinora come eslin-
ta, e r individuo ch' io vi presento corrisponde esat-
tamente colla descrizione del chiar. Brocchi , e vi si
osservano le strie soUilissime trasversali, il dente po-
steriore delta valva destra bifido. La sua forma e ova-
lo-oblunga, compressa, dali'uno e dairaltro lalo rolon-
dala, ed il iato posteriore piu breve e piu .^Iretlo.
Solaniente non vi bo osservalo la dt^pressione nel mez-
zo della valva deslra . 11 suo colore e biancu gialliccio.
E' aha 7 lin.
LuDg 1 poll.
E' a proposilo qui di aggiungere di aver trovato
vivente del mare di Aci-Trezza la Tellifia aassa di
Pennant, che il sig. Philippi vide soltaiilo alio slalo
fossile, e che allualmente vive in mari troppo lon-
tani dal nostro. Tre individiii si conservano nella mia
coUezione, ollre di quelli da me inviali ai miei ami-
ci coltori della malacologia, e allri due se no trovano
nella collezione delle coochiglie siciliane dcll'ornatis.
prof. Carlo Gagliani. E' compressa, solida, ovalo-ellit-
lica, ugualmente arrotondita d' ambo i lati, il poste-
riore alquanto piu breve. E' fornita di linee elevate,
strette e laraelliformi, di color bianco, ornala di rag-
gi rossastri.
E' lunga 16 lin.
Alta 13 lin.
Riuscira poi interessante io rinvenimento in Sici-
cia della Tellina virgala di L. che vive nell' oceano
Indiano. Dapprima, cioe nel 1840, ne rinvenni una
valva ad Aci-Castello scolorata ed cltrmodo guasta.
Poscia neir anno di appresso in Aci-Trezza acquistai
r individuo fresco e conservalissimo che vi ho posto
sotl' occhio, e siccome e questa una specie non ri-
portata dal sig. Philippi, mi e d'uopo descrivcrla.
421
Gen. Tellina virgata — L.
T. ovali, anticQ angulala, transversim striata,
radiis virgata, maculis nullis. L. Gmel. p, 3229.
Conchiglia ovale, aiileriormenle angolata, oriiata di
sirie trasvcrsali, senza macchie, e con raggi rossaslri.
L' indiviiluo che descrivo e luiigo 17 liu. e 'J^
ed alio un pollice.
Gen. Diplodonta — Bronn.
Le specie aUciionti a questo genere sono poche
e ranssime in Sicilia, e con mia sorpresa vidi per
la prima volla nel novernbre del 1843 in Aci-TrCiiZa,
la Diplodonta rolunddta (Tellina) di Monlf. nel pri-
ino volume delia Enunieratio fnolluscorum Sicihae
di Phil, descrilla come nnova col nonie di Diplodonta
dilatala, di cm quest' ultimo zoologista una sola valva
ne rinvenne in Taianto. E' idenlica alia fossile, avve-
guache piu piccola, ed e mollo delicata. .
E' alia 5 liii.
Limga 5 lin. e 'J^ .
La Diplodonta trigonula di 3ronn. vive nel ma-
re di Aci-Trezza, e ne ho Irovalo una sola valva.
La Dipl, apicalis di Phil, trovasi fossile a Niz-
zpfi idenlica alia vivenle, mentre quella che il chiaris.
Pbilippi rinvenne in Palermo presenta alcune diffe-
renze da far credere sebbene con dubilanza al citato
autore di cosliUiire una specie diirercnle. La mia os-
servazione conlerma solidamente la di lui opinione.
Gen. Lucina — lirugu.
La Lucina bipartita di Phil, che questo autore
avvisa all' ornatiss. [irof. Ijcacchi di essere \in'Aslarle^
dacche la vide nella collezione delle conchiglie fossili
422
terziarie dell' Isola di Rodi fatta dal siij. prof. Loen,
e della quale e^li ne rinveiine uiih sola valva vivpnte
del mare di I'aK'iiiio, e slaia da me nnveiiuta fuSMie
nel tufo basallico di Militello.
Geh. Mesodesma — Desh. "^
La Mesod. donacilla di Desh. iion trovasi s(d-
laiito vivenle in Sicilia, ma alio slalo fossile aiicora
a Milazzo.
Gun. Ast.arte^—^o\i .
\JJslarte incrassata di Brocc. che il sig, Phil,
dice esscre rarissima in Sicilia, trovasi frequentissima
iiei mare di Aci-Trezza.
Ge^. Cyclas — Brugu.
La Cyclas cornea che trovo il sig. I'hil. in Na-
poli nel fiume Sebelo e stala da me riuvenuta una
volla nolle vicinanze di Melilli.
Gen. Cylherea — Lk.
II solo individuo che il ciiiar. Philippi vide in
Sicilia dolla CjiJi. mullilamella di Lk. non era piii
di 5 lin. lungo. 11 piu grande degf iniividui che t-M-
storio nel niio gabinello preseola le dimension! di
ap[>resso.
Lunghezza 18 lin. e '7^ .
Allezza 16 lin.
Fossde incontrasi spesso noi dinlorni di Palermo.
Gen. Cardium — L.
C. Scabrum Phil.
Specie abbaslanza dislinfa. II chiar. aulore dioo.
Inter ceiUena C. papillosi speoiinina unicum Imjus
123
specioi invem{\). Noii viene qnindi indicala la localila.
E' giuslo dunqiie avveilire che vive in Sicilia e lud
mare di Aci-Tn-zza. Me possei^go quallro iiidividui.
C. parvuin Phil.
Qiiesla specie Irovala nel lago Fusaro o nel mare
di Taranto, vivo anco in Sicilia <• no! mare di Avola.
Gorrisponde per intero colla decnzione che ne da il
sig. Philippi, ed io, che ho atlentamenle disaminalo
il C. edule in lutte I'epoche differenti del siio acore-
scimonlo, affermo che non possonsi confondere queste
due specie, come allronde fa in qiialche modo rile-
vare il dotlissimo aulore. Allronde dove si rinviene in
gran copia il C. edule non ho Irovato mai alcun in-
dividuo del C, parvuin.
C. punclalum Brocc.
Trovasi fossile in Sicilia ne' dintorni di Mililtllo
ed ai trove.
Gen. Cardita — Brugu.
Cardiia lithophagella Lk.
E' questa una specie rara che vive in Malta e
che una sol volla ho trovato in Sicilia ad Aci-Gastello.
Due allri iiidividui ne ho veduli nella collezione di
un' uomo che igiiora la scienza e che per solo diletlo
raccoglie, ed i quali erano piccoli, e non ben conser-
vati, de! mare di Aci-Gaslello.
Non essendo slala per lo innanzi riguardala co-
me siciliana, mi e mestieri descriverla.
C. lesta oblnnrja , cylindrucea , supcrne com'
prpssn. tp,nui, albida, amjulo oblir/uo^ obluso; slriis
Iransverftis lonuissimis^ iialibus fulvis.
iNon scmbia a prima giunta che possa apparle-
(1) L. c. png. 38. ■■ .
nere al gcnere Gardita di cui le specie sono ordina-
riamenle solide, ma facendo attenzione alia cerniera scor-
gesi che quesla spelta a! gcncre Cardita, piucche al
gen. Cypricardia^ sebbene moUo somigli alia Cyp.
coralUophaga di Lk.
Dessa e delicala quasi cilindrica, ma compressa
snperiormente, di color bianco gialliccio, sottilmenle
striata per traverso ec.
L' iinico individuo da me trovalo e lungo 1 1 liii.
Alto 6 lin. e '/^ •
Geh. Pectunculus — Lk.
Pedun. Aurilus Brocc.
Una sola valva di quesla specie fu rinvenuta (lal
sig. Philippi in Agrigenlo. Due individui iiiteri, e
gran copia di valve incguali ue ho raccolto ne' din-
torni di Garopipi.
Gen. Modiola — Lk.
Modiola vestila PhiL
In riguardo a quesla modiola il sig. Philippi si
esprime nel modo di appresso. Speciem singularem
meiiiensem describam quara a clar. Aradas accepi,
cujus aulein nomen charkdae inscriplnm amisi, quam
oh rem provisorie ill am nomino Modiola vestila [\).
Gio e vero: quesla specie fu da me donala al chiaris.
Philippi come nuuva e col iioine di Modtola abscon-
dila onde riporlarla nella seconda parte della sua fau-
na malacologica siciliana, e molto prima gli oniatiSMiiii
miei amici d.r Alessandro Rizza da Siracusa, proles.
Pielro Calcara e sig. Uomenico Testa da Palermo, ba-
rone Maiidralisca da Cefalu ed allri si ebbero da iue
(1) L. c. pag. ol.
423
quosta specie col nome che ho indicato ; che anzi il
prof. Galcara comuuicavamij con una Jeltera i suoi
dubbi siilla novifa della mia spocio, opinando essere
stata pubblicafa forse da Broderip col nome di Mo'
diola agglutinans, sebbenc cio non avessi potuto giam-
mai verificare. e I' asserzione del sig. Philippi tolse di
poi ogni dui)itanza.
Ho favellato qui di Inle specie, perche ne ho tro-
vato no individuo in Aci-Trezza, quantunque sprovve-
duto del suo solito involucro.
Quindi debbe rimanere il nome da me imposto
di Modiola abscondita.
Gen. Pinna — L.
Pinna truncala — Phil.
Ecco 0 signori un'altra specie da me scoperta
di cui UQ individuo donai al sig. Phib'ppi col nome
di Pinna Philippii.
Ed ecco per I' appnnfo come egli si esprime su
questo riguardo. Specimen nomine Pinnwi Philippii
inecum comunicavit clariss. Aradas (i). Conveniente
cosaegli era dunque pubblirarla coi iinmeche io lo ave\a
imposto ; impcrciocche, essendo stata da me rinvenu-
ta, e como nuova riconosciuta, spetlava a me il chia-
marla nel modo [che meglio piaciuto mi avrcbbe,
Noa di raanco a scanzo di confusione io lascio a que-
6ta specie il nome con cui ha vniuto distinguerla il
sig. Philippi, il quale forse per un sentiraento di mo-
destia voile fare lale innovazione.
Le specie inoltre sicilianespetlanti al genere Pinna
non sono molto ben distinte, ed avvene talune che
c [ihiiranno delle specialita novelle. II chiaris. cav.
(,3) L. c. pag. 54.
54
426
prof. Maravigna ha tolto ad argomento di sua spe-
ciale occupazione la monografla delle specie di tal
genere che vivono in Sicilia, e la quale e gia con-
dolta a compiniento.
Tra le specie che queslo dotto riportera, ve ne
sara una da me non ha guaii scoperta, insigne e di-
slintissima per molli caralteri. E' grande, ievigala,
colla estrernita venlraie due voile troncata, cio che le
da una forma quadrilalera, il lato cardinale alquanto
curve, sprovvisla di squame, e longiludinalmenle sol-
cata. Verra intitolata alia nostra inclita accademia no-
mandola Pinna Jojenia, di cui daro la complela de-
scrizione nella monografia prenunciata, dappoiche il
chiaris. cav. Maravigna ha voluto soliecitare di Irop-
po il mio amor proprio coll' inserire nel suo interes-
sanle lavoro la mia cennata scoperta.
Geiv. Lima — Brugu.
In riguardo alia Lima subauncula di Montagu
dice il sig. Philippi^^^a/fw/a/n modo 1 'Js longam
1893 in arena peninsulae Tapsii inveni. Speximina
anglicay longa{\). Or I'individuo inlegrissimo che olTro
ai vostri sguardi supera di molto quelli che s' incon-
trano ne' mari dell' loghilterra.
E* lungo lin. 6.
Largo 3 lin. e 'y^ .
Alio stato fossile si trova slno a sei lince di
lunghezza.
Gen, Pec(en-=L.
Pecten maximus-^\k, E' questa una specie da me
(1) L. c. pag: 56.
427
trovala per la prima volta in Sicilia del mare di Aci-
Trezza.
Ecco la descrizionc che no da il sig. Lk.
P. testa inaequivah'i^ superiore planulula, ra-
diis rotundatis^ longitudinalUer slriatia.
Ha quallordeci raggi, striati loiigitudinalniente,
convessi, cio che lo distingue, eminenteiiicnle dal
PectenJacobaeus, e scbbene non sia la specie piii gran-
de del genere, pure giusla I' assertiva del sig. Lk.
giunge ad acqiiislare l-iO millimetri di larghez/.a.
II mio individuo, conservalissimo , e largo 93.
millim. ed alto 84-. miilim.
Gen. Ostrea — L.
Tre specie di Ostrea ho trovato una vivente e
due fossili colle quali altri nou si e giainmai imbat-
ttilo in Sicilia. La prima e la Ostroa crislaxjaUi di
Chemnitz che vive nelT Oceano iiniiaiio. La seconda
e r Ostrea vesiculans di Lk. e I'ljllima e la 0 //a-
belUformis di Nilson la quale e stata rinvenuta uella
crela di Scania e di Alomagna.
E' giuslo quindi darne la currispondenle descri-
zione. ' •■ ■'. •
1. Ostrea cristagalli — Ghemn.
0. testa rotundata , siibvmtica, pUccttissima',
plicis longitudinalibus ungulalis . latescentibus , ad
exlremum maximis ; limbo iiiterno scabro — Lk. t. 7.
pag. 234-.
Mi/ti/as crislagalH — L. Syst. nar. pag. 113j__
Gint'l. p. 3350. n. 1. Blainville malacolog. pi.
60 f. 2.
li noslro individuo e di color rossastro violollo,
e piullosto ovale, longiludinaliuente pieghellalo; le
428
pieghe angolate, levigate, con piccole squame rare,
e quasi tubulose.
E' lunga 19 iin. e '/^ .
Larga uii pullice.
E' litil male di Aci-Trezza, e non e stata da me
riiiveiiula die una sol volla. . , ■
2. Ostrea vesicalai'is — Lk.
0. iBbla serniglobosa, basi retusa, laevi ; valva
inferi07-e venlricosa , lunc subauriculala , suijeriore
jjlano-concuva, operculij'ormi . — Lk. t. 7. pag. 2-46.
Gryphaea gloLosa — bmv. mm. conch, pi. 392.
PycnodoiUa radiata — Fischer. Bull, de Moscou. '
I. 8. pi. 1.
Ostrea pseupo-chama — Desh. Encyclop. malhod.
t. 2. p. 192. .1. 13. Ann. du Mus. 8. p. 100. n. 5.
et t. {\. pi. 22. f. 3.
Gonchiglia s«miglobosa cnlla base troncala, le-
vigata, colla valva iiiferiore venlricosa. e quasi aurj-
colata , e le suporiore piauu-conoava, a luggia di
percolo.
Gli esemplari da rae trovali nellc vicinanze del-
I' Agiioiie coriispuiidono esallamente colla descrizioae
di sopra, e sono in olliino slato di conservazione.
II [jiu grande di essi e lungo 3. poll, e 3. Iin.
e largo 2. poll, o '/^ .
3. Ostrea Itabelliformis Nilson.
0. tesla irreyuluriy oblicjua, orbicularly convexo-
plana, plicis radianlibus, ruris magnis, ruyosis ; vul-
vae super lori teretibvs, inferioris subacutis.
INils. pelref. sue. 1. p. 31. tab. 6. f. h. a,b.
Osirea lalirosLris. — Dub. couch, loss. p. 74. lab.
8. f. 13. 16.
Ostrea sl in/platia.— Sow. tab. 4^89. f. 3?
429
Coiichiglia irregolare, orbicoiarc, cod pieghe rag-
gianti, grosse, coiivesse alquaoto, e renduiio i bordi
ondolosi piuttostoche denlali.
y unica valva ch' io posseggo trovata in Altavilla
nelle vicinanze (ii Palermo seiubra essere la superiore.
E' lunga 3. poll.
Larga 2. poll, q 'J^ .
SU LA GRAINDE OTTARDA SULL' AINITRA CASARCA
E SUL PELECANO RRUiSO
OSSERVAZIQM
DEL SOCIO
LBTTi flELU TORHATA ORDIMARIA DEL 22 APBILE 1847.
iu, t
'^.■^.^^^^^rt■tT■■^*t**^*rrm^■^^**■^***^*****■^+■^*******■^^^■r^■■*'**v*^■^■^■f■r
JPra i lanli uccelli die lo scorso pi'ovoso inverao
ba chiamato sul basso suolo presso la foce del Simeto,
qualcheduno se n' e avuto di quelli che le rarissime
voile sono apparsi in quei luoghi ; di Ire principal-
niente io credo dovcr fare inenziooe come meno ovvii,
e che non es&cndosi anzi rapporlato dagli ornilologi
che possonsi rinvenire appo noi , alraeno che per
passaggio non periodico , ai pennati volatili di Sicilia
par che appartengano, e mi accingo a darne qualche
inlcressante e nuova nolizia .
II prime sarebbe la Grande Outarde , delta Ofis
tarda da Linneo, Outarde da Buffon , Oiilarde barbae
da Temminck , e Grande outarde da Lesson . — Ma
e dessa poi lale ? II Cuvier dice che e il piu grosso
uccello di Europa , e I' individuo che io presenio, a
queslo dolto assembraniento , e poco piu grosso di
uu' Oca, meno di Gigno meno assai di un Pelecano.
— Un carallere cssenziale sono in queslo uccello le
penne che fiancheggiano il collo , ed il nostro indi-
viduo non le porla che in poco numero da sollo le
guance, e sollo I' orecchio sino all' angolo della ma-
35
A3i
scella iiiferiore . Parrebbe quindi che qualche cosa
gli mancasse per essere la Grande Oltarda ; ma pure
cio non avviene se non perche il nostro individuo e
una femina di questa specie . Ed ogni uno che e al
fatlo di ornitologia, cooosce benissiino qual somma
differenza passa , alio spesso , fra il maschio e la
femina della slessa specie , tanto nel vestito quanto
iiella grandezza : e nel genere stesso della Oltarda ,
non e poca la dissomigiianza nei due sessi della
piccola Otlarda ; per lo che il non essere la nostra
della grandezza voluta degli autori non e certamente
un carattere che possa renderccia dubbiosa .
Essa e lunga sei palmi ed un quarto dal becco
air estremila della coda ; ha la testa non grossa ia
proporzione del corpo ; il quale e toroso anzi che no,
I estremila inferiori robuste, le ali piii tosto piccole ;
il collo ed il petto e di color cenerino : il ventre
bianco, — Le peane del dorso e della coda e le co-
piilrici delle ali sono di un biondo I'albo con spesse
strie trasversali nere come lo sone quelle rettrici della
coda dalla parte superiore ; inferiormente pero sono
quosle piu shiadate nel colore , ed anno una sola
fascia nera un pollice soito Ja estremila. Quasi tutte
queste penne , hanno la peluria di un color di rosa
sbiadato. — Le romiganti pero sono nere . Una par-
ticolarita si nota nell' ugna del dito medio di ciasche-
duao piede , questa si e T essere alquanto compresse,
e con un margine tagliato dal lato interno , che man-
ca poi nel resto delle ugne.
Quest' uccello pesava rotoli sette e mezzo ; e Ja
came benche dura purnoDdimeno era buona a maa-
giarsi .
Essa e stafa uccisso nel mese di febbraro di
quest' anno, nella plana di Catania , presso ad uno
435
de' ristagni d' acqua rimasli dielro le straordinarie aN
luvioni deir aulunno gia scorso ; ed e slala da me
preparata pel Gabinelto Ornilologiro di qucsia R. Uni-
versila degli sliidii , per comniissione del zelanlissimo
donatore il Gran Cancelliere cav. Gioachino LaLumia.
Quest' uccello bcnche raesso in Sirilia non e pero
noslro . La piccoia Ottarda , dotla pitarra I' abbiumo
iuiligena ; ne sappiamo i coslumi , essa cammina ve-
loccmetitc, e astiila in modo da schivare gl' inganni
che !e si tenduno . Preferisce i t- rreni sabbiosi ; ma
Don ischiva le praterie : che anzi ivi nidiiica : e ci
e loccato veiificare da noi , quanto il sig. Poul nfe-
risce , cioe che in Francia si trova quest' uccello in
lalunc proviiicie . e manca in allre, che per clima e
per geografica posizione in nulla differiscoiio .
La grande Ottarda pero non si e trovata stazio-
naria in Sicilia . Ne Ira gli uccelli emigratoni che
vengono a visitarci e essa comuno . Da molti aniii in
fatli non erasene ^edulo individuo alcuno ne' noslri
contorni ; e pochi craiio i caccialori che avessero co-
rosciuta la nostra. Per allro da Arislotile , da Aldro-
vandi , da Linneo e da tulti i moderni onutologi si
ricava , esser quest' uccello migratorio , ed essere stalo
osservato giungere in tnippe , nolle analoghe stagioni,
in Inghilterra, in Francia in Ispagna nella Svizzera ec.
E sebbene si e detto esser esso slazionario in Italia,
pare che questa osservazione bisogna di ulleriori prove.
E volendo noi dire qualche cosa su la grande Ottarda,
asscriamo che essa e uccello siraniero alia Sicilia;
ben stabilir si puo di emigrare per casualila , e forse
forse per smarrimento piultosto, che per altrihulo di .
cambiar il suo suolo nalio e visilare la nostra Isola ;
ma anche precorrendo le slagioni insiemamente ad
allri suoi compagni fenuala siasi nou solo per aver
436
senlila la lemperalura come tiilli gli allri pennali vo-
latili , ma per necessila di riposo .
Un' allro uccello , non mollo comune in Sicilia ,
ci e toccato poter preparare in quest' anno , per lo
sles.so Gabinetto ornitologico di quesla R. Universita.
E' desso r Aniira Casarca .
Fu delta da Pallas Anas rutila . Oca casarca
da Sonnini — Anitra forasLiera da Nauman , ed in
Sicilia Fiscuni furastieri . — Avendo avuta la sorte di
avere il mascliio e la femina io ho potulo meglio
esaminarne i caratteri .
La mela suporiore del collo e tutia la testa di
color bianco-gialliccio , con macchiolme giiggie ; il
collo e cinlo di un collare nerastro ; lutte le piuine
del corpo di colore rosso giallastro ; coda e copritrici
verdastri ; remiganti neri . , . .
Piedi piuttosto lunghi; nerastri ; becco nero ,
iride giallaslra ( nel niaschio ) . Lunghezza venti pol-
lici e mezzo .
La femina rassomiglia molto al raaschio , varia
solamente perche non ha il collare nero nel collo , e
se lo ha e appena visibile .
Finalmente diciamo qualche cosa sul Pelecono
fusco .
II sig. Temminck parlando del Pelecano bianco,
Pelecanus Onocrotalus da Linneo , Pelecano ordinario
degli ornitologisti , che si rinviene anche nei nosiri
pantani di Catania, propriamente nei mesi invernali,
emigrando per passaggio non sempre periodico , e
da noi nomalo Pellicanu cila nella sinonimia di tale
uccello il Pelecano fusco , ossia Pelecanus fuscus di
Gmel. dicendo che e il giovane del Pelecanus ono-
crotalus . — Tal credenza si credeva essere oscurata
437
da Lesson , allorche queslo sommo autore pubblico
nel 1831 il suo trallatu di OrnitologiH, clie forma ii
calaloi^o jtiii complelo delle specie riunite in tulle le
collczioiii piibbliclie di Francia , e nella quale opera
si descrive la femiuu c il maschio del Pelecano bruno,
come una specie veranienic dislinta . lo pero sono del
parere di Temminck, cioe cbe il Pelecano bruno e il
giovane del P. bianco ; fe bene qucsto esimio osser-
valore di citarlo nella sinonimia di quesl' ultimo . Per
tanto ho voluto dare questo mio giudizio, perche bo
avuto il piacere di conosrere molt' individui delle due
credute specie in questione, tulli uccisi nel biviere di
Lentitii .
lo ho creduto dovervi intratlenerc o Signori ,
su di questi tre specie di uccelli perche niente comuni,
anche come emii:;ratorii , nel nustro suolo ; e se nnii
mi sono estcso sopra osservazioni generali , cio e
stato perche poco da esse ricavasi in pro della scienza.
Che Se io avessi voluto venire alle discussion! sopra
i varii nomi imposli dagli autori agl' individui della
stessa specie vi avrei fatto toccar con raano quanta
inutili riescono alia seienza quesle nomenclature non
solo , ma che esse sono dannose ; non servendo che
a vieppiu render diHicile la conoscenza degli cssori,
lo ho voluto anche tacere sul capriccioso nome di
Grande Canapetier prelero assegnare alia Ottarda da!
sig. Thelleard . Non vi ho rammentato come il sig.
Vieillot correggesse il Temminck per aver poslo \ Ani-
tra Casarca nella sinonimia deli' Oca Lombardella ,
ossia Anas nlbifrons Gml. perche a dir vero, avrei
creduto abiisar di voslra tolleranza, occupando la voslra
attenzione senza utile scopo . A sottomellere le mie
osservazioni , eran baslanli le poche parole delle di
sopra .
I ', ■ ■-> ■
..I'' ,,v-rM,^?>,-.u|.
•,ir.
••(T'l.
'i!':':'i<':'.i I
/irrERTTtixA — Istorie di quallro import
lunli casi di Emacelinosi — del socio
altivo D.r Giuseppe- /tntonio Galvagni.
Quesla memoria die per assenza del-
t aiitorc non si e poliita pubblicare in
(jucslo, terra inserita net vegnenle vo-
lume— Ueditore.
-■^c.
T>i\, ':^A') 'rn^visv^m v\a".\vV
. \v,y^vav
2S?a>2<BS
Relazione Accademica per T anno xxii del-
tAccademia Gioenia — dal Segretario ge-
nerale d.r Giuseppe Antonio Gahagni. Pag. t
Nolizia d' una carta topografico-botanica per la
Sicilia del socio attivo p. d. Francesco
Tornabene casinese. . . . d sy
Flora del dintorni di Avola del socio corri-
spondente Giuseppe Bianca, Memoria se-
sta die comprende le descrizioni dalla
sesta all otlava classe linneana. . )) 33
Sui craleri di sollevamento e di eruzione —
Memoria del prof. Carlo Gemmellaro » i og
Sullo svihippo deir eqvazwne del centra, del
raggio vetlore e suo logaritmo — Memoria
del prof. Giuseppe Zurria. . . » /55
Memoria i. Descrizione di vane specie mtove
di conchighe rivcnli e fossili della Sicilia
f)er il SOCIO attivo d.r Andrea Aradas. j) /J/
Boschi dell Etna — del cavaliere prof. A. F.
Ferrara. . . . . . )) iS5
Di vn nuovo genere di polipajo fossile esame
del prof, C . Gemmellaro. . . ji 2 i i
Memoria 11. Continuazione della descrizione
di rurie specie nuote malacologiclie della
Sicdia — per il suo attivo d.r Andrea
Aradas. . . . . . » 2J2
Deir azione del metallo polassio .<}ul bumbace
e sulla carta fuhnmavte — Mimorui del
d.r in medicina Gaetuiio Mirone. . » z4g
Flora del dintorni dl AmJa del socio corri- .
spofid^^n/e Giuseppe B/anca — Memoria set-
tiina die conliene le descrizioni dalla
classe enneandria alia dodocandria. . » 2 55
Sagnio snlla coslituzione fisica deirElna del so-
cio prof. C. Gemmellaro.'\'""'''',' ^ ' .', » 5^/
Osservazioni ed aggiimte alia fauna del mol-
lusclii della Sicilia del chiarissimo sicjnore
*- ? Bodollo Amando Flulippi — Parle i . per ' ' -■ -
il socio at'ivo Andrea Aradas. . it 411
Su la grande ottarda sull'anilra casarca e sul ,
Pelecano bruno osservazioni del socio ""
?.?. M. Zuccarello Palli. . . . ■% 43i
. ;•; : .'A
I iiiniBaan—^— -. s
',-v^W ^vvv.^^ 'Yvvs^^v u^ w.v\;.^-'::>.-/n\\ .v ■^■:<f^:':n^^
. 1 .V-. -V . -i
, .1 . ■■ ■; V s •'■.;
i!TI
DI
CATANIi
SERIE SECONDA — TOMO IV.
CATAMA
DAI TIPI DElx' ACCADEHU GIOEniA
PRESSO F. SCIITO
1847.
y
i
CATALOGO
DEI SOCll ELETTl NELL JNNO XKllt.
KOME, COGNOME, TATRIA ( CRADO ACCAD.
Prof. Charles IFeslley
da Nuona York.
Dr. Ancjelo Santillo da
Napoli.
Dr. Pasquale Manfre
di
Dr. Bcniamino Carac-
ciolo
Dr. Giuseppe Antonio
Ricci
Sig. March. Carlo de
Hibassi
Aw. Tommaso Berifu
no
Dr. Bonavenlura Mon-
tana
Stg. Emerico Frivaldi-
dszhi da Bealhu.
P. Maestro Giacinli
Maria Barbara d<
Roma.
Conte Camillo So Una
da Bologna.
Prof. Ambror/io Fusi-
nieri da Padova.
Prof, yincenzo Gallo
da Trieste
soon corrh
spondenli
GlOimO DI ELEZIORE V
2.9 (jennaro i84']
.■.■\
)(iv)(
HOME, COGNnjIE, PATniA
GRAD. ACCAD.
GIORNO DI ELEZIONB
Dr. Pietro Biagini da socii corri
Pistoja
Comm. Vincmzo An
tinori da Firenze.
Prof. Ferdinando Elice
da Genova
Dr. Giovanni Aquilina
da Malta.
Dr. Giuseppe Clinquant
))
Dr. Fincenzo Jdami
1)
Dr. Fincenzo Dionisio
»
Dr. Lnigi Grimaldida
Catanzaro
Can. Sever io Gerbino
da Callagirone.
Dr. Pasquale Clemenk
«
Dr. Giuseppe Costanzo
da Pater fid.
Dr. Curtnelo Spitia
«
Dr. Salvatore Gatanti
da Vizzini
Dr. Giuseppe Antonio
Mercuno da Giarre.
spondenti
))
»
»
»
»
»
»
28 gennaro i84y
»
»
»
»
»
»
>
»
)(v)(
KOME, COGSOJIE, PATKIA CHAD. ACCAD. I ClOimO DI ElEZIONE
Bar. Enrico Piranio socii corri-
Mandralisca da Ce- spondenti
fulii. I
Dr. Anlonio Sofia da
Nolo.
Dr. Gins, la Monaco,
da Piedirnonli.
Dr. Eminanuele Sina
Ira da Graniniclieh,
P. Giuseppe De Hi mo
ne da Napoh.
P. Anionino Maugeri
da (lalania.
Ab. doll. Miclicle Man
geridn Calania
Dr. S(dTnlore Citcuzza socii coUa-
da Erancofonte . \ borulori
Sifj. Giovanni Conlini \ »
Dr. Gaelano Blandini
da Palagonia.
Cav. f^incenzo Cafici
da Fizzini.
28 gennaro t84y
p. >A V
.ii;.::;- /,
r.'A
<gil^2<SS252 ii<B<Biia>ISS22<B:ii'J
PER L ANNO XXni.
Primo dirpllore cav. d. Fincenzo de Sangro Tnien-
denle ddla Provincia di Catania
Secondo dlretlore cav. prof. Carmelo Mara^'igna
Scgretario geiwrah prof. Carlo Gemmollaro
Segr. ddla sezione di scienze naturali prof. p. d.
Francesco Tornabene casinese
Segr. delta sezione di scimze fsiche prof. Giuseppe
Zurrta
Tesoricre dr. Paolo Castor ina di Giacomo
Prof A7itonino di Giacomo
Priore d. Barnaba La Via
Dott. Alfto Bonanno
Dotl. Barlolomeo Rapisardi
Dott. Giuseppe //ntomo Gal-
vagni
Dolt. Andrea Aradas
Direttore delle stampe padre d. Giacomo Maggiore
casinese
Direttore del Gabinelto dr. A?idrea Aradas .
Membri del Comilato
iwti'
ATTI
DI SCIENZE NATURALI
SERIE SECONDA TOMO IIIL
J^
.^.\
_i/:i:jTA/i 'i\/; '!;;i i •
J,:i i;;i.iiT — i.jr'..i:;/ 7 i :•:
RELAZIONE ACGADEIUIGA
PER L' ANNO XXm.
DEU'ACCiDEMIi GIOENIA
DAL
SEGRETARIO GENERALE
a/ (32®3aa>Si>a ^sr^osra® ©iia'^^KSSja
lETTA SELLA TORKATA ORDINARIA
DtL 21 BUGGIO 1841.
:i U 1.' '.i V.
flll"i■i■^^■\■^^■i■x■i'^^'^'^'i*x'i'^'^'^'s■i'^'^'i^'^■\^■i■i'S■i'^1T^1■^'^^■i■^■i■i-i■i'^A'\'\'\■^\'\■^■\'\^\'i
ILia Scienza ampliasi ogni nuovo anno vieppiu
nello sludio dei falli diversi , ampliasi con positivismo
nelle generalizzazioni indullive e nelle reali teoiichc ;
i suoi progressi furono e saranno a preferimenlo mai
sempre 1' opera d' un assembramento di dolli , che
drizzano i loro travagli ad uno scopo comune.
Gosi avveniva appo noi , e un vasto pensiere
un drappello di sludiosi adunando , onde incuorare e
diffondere lo sludio della nalurale scienza , I' Accade-
mia Gioeniana fondava , la rappresentanle del secolo ,
il cenlro scientifico dclla Sicilia tulla .
Essa nasceva, e fin dali' esordire primiero sca-
lurigine era d' insigne intellettual movimento , e i
Gioenii strelti in colleganza concorde, ardenti del de-
siderio delle scoperte , colla perseveranza I' ardilezza
e r eroismo del genio , a penelrare ingegnandosi i
segreti della natura per un osservazione seguita , un
campo si schiusero di gravissime indagini , e cono-
scenze positive ne ottennero da asseverarsi a! palese
la nostra epoca esscre di positivismo, che i freddi e
precisi pensieri della Scienza i fenomeni dell' erroro
sbanilendo surli d' un iramaginazione focosa s' accli-
marono meglio sotto il trinacrio cielo .
II quinlo luslro ancora non volge dacche le menti
Gioenie la vasta carriera a correr si accinsero , e ia
questo brevissimo sladio I' Aslronomia di metodi ouovi
arrichivasi , a meglio studiare le moll celesli ; la
Meteorologia spiando alia minula le mulazioni de' cieli,
una soinnia di preziose ossi-rvazioni conscrva che fis-
sarono il clima della nostra Catania; T Idrologia do-
viziava della descrizione dcllc acque stagnant! , del-
r analisi delle aequo minerali e potabili, e di quelle
a prefcrimento che circuiscono il Mongibello ; la
Gcologia laceva conosccre la fisonomia de' lerreni di
Sicilia, la loro coslituzione geognostica , le sorgenti
di sua feracila . e i vanlaggi utilissimi che offrire
potrebbe all' agricolluia al commercio all' industria ;
la Oriltognosia indagava i minerali diversi, e i pere-
grioi e novelli che moltissimi sono .
La Vulcanologia prescrulava i vulcani eslinli del
val di Noto, il soltomariuo di Sciacca, e il colossale
Etna, indagando la storia delle sue eruzioni , la sua co-
slituzione fisica, la gcnesi de' suoi fuochi , la differenza
fra i suoi prodotli pirogenici, e fra il basalte e la lava;
la Geoiieiiia fornivasi d' una teorica nuova sull' origins
dello zolfo e del succino ; la Paleontologia degli avanzi
tesorcggiava di molli esseri creali negii antichi giorni
del globo , e della storia topngrafica di ossami Ibssi-
lizzati diversi ; la Filologia iiei travagli ampliavasi di
Geografia botanica , di Organo-biologia vegetale, nolle
indagini sulla vegelazione alio varie altezze dell' Etna,
sui boschi e su gli alberi frutliferi di che pompeggia ,
6 progrediva a conoscere parecchie pianle novelle e
licheni moltissimi.
La Zoologia collivavasi nei suoi varii rami, e la
)( XV )(
Malacologia la Entomoloi];ia , la Ornilnlogia, la Mamrao-
logia illuslravansi d' iiiloressaati ncerche lopografiche,
della scoperia d' alquanti esseri nuovi .
L' Antropologia dflineava 1' effigie deli' iinmo
Etnicola nollo stalo sano e morboso , la Nosolo:;ia
arrichivasi di lavori di Geogiafia medica, della naria-
tiva di singolari cgritudini , e di egritudini nuove ;
e la Teratologia nella parte osservaliva elargandosi ,
doviziava d' un moslro tricet'alo a della di GeolTroy-
Saint-Hilaire tullo miovo, e d' uii ranio inconosciuto
di scienza la fisiologia dei mostri o la Teralobia .
Gosi r Istituto Gioenio per si gran supellellile
di fatti , e per tanle scoporte , assumeva in un ven-
tenaio fisonomia scienlifica al tutto, rendeva alle
scienze diverse importanti servizii , elargavane 1' am-
bito , e invigorendosi a ricerche piu ardue , progre-
diva con reale progresso , e utile zelo spargeva per
r investigamento delle cose naturali dell' isola.
E ad cffigiare la presente fisonomia gioeniana,
in questa sollenne adunanza anniversaria , in questo
giorno che risorge raai scmpre lieto e ridente dope
ventitre anni , e nei brevi confini che qui mi sono
concessi , eccomi preclarissimi Socii al rendiconlo
delle lucubrazioni naluralistiche , ed al contigente delle
induzioni dei fatli che ciascuno di voi alia Scienza
portava, ondc delineare in mancanza di meglio 1' Ac-
cademia e i suoi Iravagli nell' anno vigesimo lerzo
del suo scientifico vivere .
ASTRONOMIA
L' universo quesfa sfera infinila di cui il centre
e dapertutto , e la circoolcrenza in nessun luogo ,
ove tutto e moto azione senza starvi riposo , ove il
)(xv.)(
mimero indeterminalo delle sue sfcre prodigiose si
ioiniano, per le melamorrosi della primitiva materia,
e per lo procedere meraviglioso delle sue forze ,
1' universe in che fra le miriadi di stelle i sistemi
dei soli primcggiano, che Iraggon seco un numero in-
signe di pianeti , di comete, di lune, che si atlirano
e a vicenda respingonsi, manlenendo negli abissi
dello spazio equilibrio armnnico , I' universe serba
bensi il iiostro sistema planelario e la nostra terra ,
di cui il sole e la massima face , il grande elettro
universale, il n:iotore prinrtissimo .
I inoti delle sfere planetarie del sistema solare,
dacche la lenle iscoprissi , che i due infiniti disascose
della picciolezza e della grandezza dei corpi , furono
argoniL-nto di ricerche gravissime per gli aslronomi i
pill celebrati delle epoche varie , e da Keplero in
poi , che sperporo le false idee aristoteliche , Newton
Galilei d' Alembert Eulero Lagraiigia Laplace i due
Herschel e allri ancora, occuparonsi di tali astrusi
investigamenti ; e dopo avere fissato che i pianeti
intorno il sole niuovendo descrivono ellissi anziche
cerchi , che il loro roteare diviene piia rapido come
appropinquansi al punto dell' ellisse piu vicino del
sole , e grade grado rallentansi come da quelle lon-
tanansi , conoscevano le posizioni le figure le dimen-
sioni delle orbite planelarie , le loro variazioni di
secolo in secolo, e venne dimoslrato a chiarezza i
niulcimenli che le azioni dei pianeti l' uno suH' altro
pidducono essere periodici, e cresciuti fino ad un
punto decrescere poi, ma il sistema per nulla dislrulto
dair azione delle sue parti , sopra uno state medio
oscilla mai sempre.
La determinazione impero del luogo vero che
siede un pianela in un tempo dato nei lati carapi
^)(xvn)(
doll' etere, e uno dcgl'intcressaiili problemi dell'Astro-
nomia c della meccaiiica celesle; la sua soluzione dai
calcolo dellc differenze dipende fra il moto ineguale
del Pianeta nella sua orbita, e il moto medio unil'or-
me ed uguaie, da cho e aiiimato a potersene agevol-
raente slaUiirw la vera posliira.
Tale dillereDza conosciula col nome di equazio-
ne del centro, in sorie ordinala si esprirae secondo
i seni degli archi niullipli della media anomalia.
E i metodi che a tal'uopo dai geomelri e dagli astro-
nomi si posero innanzi non 1' hanno posto in evi-
douza perche compiicata la legge giusta la quale pro-
cedono i termini di che si compone.
L'egregio profcssore Mossolli in un foglio lito-
grafato porto al seltimo congresso dcgii scienziati di
Italia, la legge menlovala scopriva , e senza di-
mostrazione di soria 1' espressione porgeva del ter-
miue generale del centro sotto forma di gran lun-
ga piu semplice di quelle dai suoi anteccssori as-
seguala.
Gultore osimio delle niatematirhe discipline il g. zurria
socio Giuseppe Zurria dnzzando le sue meHilazioni a
questo alio argomenlo, K'irgtjva nella loniala d' agn-
slo una memona sullo sviiuppo dell' eqiiazione del cen-
tro del raggio vettore e del logaritmo (1).
Dalla meccanica celosle ricliiamau'lo Ic tre equa-
zioni che legan fra loro I' anomalia vera la media la
eccenlrica, e sul caholo degl' integrali dcfinili pog-
giando, per un'anali.^i elegante giungeva o alle due
serie espriraenti in funzione della media anomalia,
r equaziooe dell' orbita e il raggio vetlore, e il ler-
{\) Mcmoria sullo sviliippo dell' equazioae del cenlro,
(id raggio veKore c suo logarilnio.
)( xvtii X
mine generale assegnava della scrie rappresentante
lo sviluppo del logarilmo del raggio vetlore.
E il socio nostro rinveniva sibbene tra i coeffi-
cient! dell equazione del centre, e quelli della iiiede-
sima serie la proprieta di dedurre questi ullimi dai
prirni con una differen/iazione assai semplice; Irovalo
singolare imporlante che il plauso olltnne del proles-
sore di Pisa e fra non guari quello ottcira della dolta
Europa.
Di tal guisa la Maternalica il Galcolo metlono in
reale progresso la scienza aslionomica, e il Pianeta
scoperto di Leverrier meglio ci apre quauto essa van-
taggia la sublime scienza degli astri.
Questo celebralo Geomelra mcttendo ad esame
r orbita del pigro Urano , ben rilevava 1' azione dei
corpi conosciuti finoggi non essere la sola che agiva
su di essa, e dialtro movente le sue alieriizioni ve-
nire, che per le leggi che 1' universo equilibrano gli
elemenli tuibavane.
Cosi quel genio francese pensava, e spingendo
pill in la le sue indagini, scortato solo dal calcolo,
framezzo numeri prodigiosi scorge un Piaueta, ne an-
nunzia con sicurta 1' esislenza, ne 6ssa le dimensioni
la poslura nel cielo. Invcstigava Tastronomo di Ber-
lino lo spazio segnato dal calcolatore di Francia e
r astro novello nel firmaraenlo osservava.
METEOROLOGIA^ >
Ma la parte del nostro Pianeta che serba le at-
tinenze maggiori cogli altri mondi dell' universo e
colle varie sfere del sislema solare e I'atmosfera, che
meotre per la ingente pressione che sofTre penetra
iu qualsivoglia spazio vuoto, fio nella compage degli
)(x.x)(
animali e dei vegetabili vani, e nelle pietre e nelle
ime lalebre della terra medcsima, sollevasi ad altez-
za marchevole poi, ccme le asceusioni areoslatiche
mostrano.
Quanti travagli su queslo oceano immenso, sulle
variazioni orarie monsifi della sua tompcratiira, sidle
dill'erenze caloriliche secondo le latitudini e le allezze
diverse, fra i verni e le slali, nella linea isoterma
niudtsima; quanle ossorvazioni per calcolare le va-
riaiize della pressione deli' acre, la celerila la forza
dei venti, e della corrente alisea e di quella equalo-
polcire !
Quante ricerche suile meteore e siii singoiari fe-
nomeai a che melton cagione! Sulle m.'lcure d'ac-
qua pruiiiose viporose liquide solide, e sulle quan-
tila inedie di pioggia raccolte nei nurnerosi punti del
mondo; suile meteore eiellnche, e sulla distribuzione
geogralica della folgore nelle tempeste; sul magne-
tismo del Gloho, e sulle inclinnzioni e dei'linazioni
deir ago magnclico, sulle ineicore luniinso, e sul
fenomciio fantastico del iniraggio lerrestre aquco aqueo-
aereo; sulle mdeore cosmiche e sulle slelle cadenli le
aeroliti i bolidi !
Gli egregi soci Ferlilo di-StePano suss:>£;uendo j,^ distefano
con rara i)azieiiza gli sUidi loro sull' almosleriologia q feruto
cataiiese, mettendo allento pensiere negli strumenli fl-
sici, e ncli'os&ervare rac "gliere e par.igonare gli ac-
cidenli di'lle stagioni, ci purgevano bella materia|(l) per
r anno correnle, rilevau lo il niassimo della pressione
atmosferica essore pnllici 30, 280 in gennaio, il mi-
lurnu pnllici 29,470 uel inese medesimo ; il calore
piu insigne il grado 108 fareaeiliano nel lugiio se-
(1) Osservazioni melcniuiogirh(> per I'aiino 18-4G-41.
Xxx)(
gnava, il minimo 4^6 nel gennaio ; 1' umidore mag-
giore loccava il grado 73 nel novembre in un gior-
no piovoso, r umidore minimo segnava il 30 grado
in luglio solto lo spiro deH'arido Ovest; il venlu do-
minanle fii I' E.N.E. nell' aprile maggio giugno ottobre
novembre ; I' Ovest (lomina\ a in gennaio in febbraio,
r Est nel marzo il Sul Ovest in lugiio; I' Ovest Nord
Ovest in agoslo, I'O^'est Sud Ovest il Sud Ovest nel
settembre e dicembre.
La raassinia forza ventosa aH'anemometro se-
gnava 0 30 centesimi 10 la minima; la pioggia ve-
nuta alia terra fu pollici 31 e 2 linee; I' evapora-
zione pollici 67; i giorni lucidi 102; 132 i belli;
109 i coperti , 30 i piovosi.
>• .. ;,;'i .( .. ' GeOLOGIA ': ''■' ' ■ ' '•■ii
Se pero difficile lorna lo studio della parte ae-
rea del globo terrestre, non viene piii agevole quello
della sua parte concrela ; che non potendosene in-
dagare Tinlerno, fuorche nelle valli, lungo i fiumi e
le coste, nei pozzi, nelle miniere, cbe non discendo-
no oltre i 300 melri solto I'oceano, o sul culmine
delle monlagne che non saliscono oltre 8000 mila
sempre da eterni ghiacci nascose , la terra non
ci vien conosciuta che sopra la grossezza di 7000
mila metri a un dipresso su 1300 di diameiro, o alia
picciola grossezza d'un foglio di carta sopra una sle-
ra di sedici piedi. E tultavia a studiarne quel meglic
che puossi la Geognosia indaga le masse delle ma-
teria minerali , la posizione del loro insicme, e i rap-
porli che con altre masse mantengono, la Mineralo-
gia ciascuna inorganica sostanza individualmente di-
samina, le sue proprieta, i carallteri, I'ordine che occu-
XxxiX
pa nella naliira, e la chiinica le azinni mutue studia
che avcvansi ira gli atoini dei corpi diversi.
CuiMfCA.
II chiaris, socio professore Gaeiano Mirone sul Po- g, mirone
tassio dicKva nella sediila di niarzo (1) mctallo bianco
brillantc, che agevoimente si laglia a 10 gradi del cen-
tigrade; che Huido a 158 .si osserva e duro solto lo
lo zero; ma a prcfrrimcnto diceva sull'azione chimica
di esso sul bombace e sulla carta fulminanto.
Mcditando sulla prnprida fulminca della Piroxili-
na da Pclouze nel 1838scoperta volgarmenle bombaco
0 carta fulminantc, osservava il bombace e la carta ful-
minante coll' aiulo del microscopio e trovava non
difi'erirc nella forma per nicnte dal bombace e dalla
caria non fulininanle; sperimentava di poi e ponc-
va in contalto il Potassio col bombace e carta ful-
minanli' die non manifesto sulle prime azione, fuor-
cbc d' offhscanie la brillantezza ; avvoltolo poscia nel
cotoue e preniendolo lieve lieve fra I' indice e il pol-
iice la fulminazione produsse Hamma rossa svolgendo
senza eccilare sensazion di calore, una scossa avver-
tcndo air eletlrico simile c un molo vibratorio o for-
micolio in proporzione della qiiantita del cotone e
della carta fulminanle impicgata; e i gas prodotti ema-
narono piacevole odore, simile a quello del nitrite
d' ossido d' etile.
Kiceroava allresi se nella Piroxilina I' acido ni-
Irico stasse, ma dagli cspcrimenti convinceasi esistervi
i soli dementi. Peru trovandosi I' ossigeae aderente
(1) Momnria sull'azione del mctallo potassio sul bombace
e sullu carta fuliniiiaiite.
)( XX.. )(
alia Piroxilina con pochissiina forza, e da questa pas-
saiido al Polassio che dee contenerlo in combinazio-
ne piu intima, ne mctle il lermico a iiudo, che in-
sieme al calore animale crescendo di grado, produce
la comhuslione a oonlallo dell' aere qualora questa
xA.'i,i,:-- nun vuglia considerarsi come fenoineno eletlrico se-
condo Bi fZ'lius.
INon altrimenli g!i scrutator! assidui deH'immensa
nalura s' ingegnano a sludiare i corpi diversi di cui
si conipone, e colic osservazioni e cogli sperimenti
molliplici, e metlendo in mossa I'ingegno abozzano
delle teoriche poi per lo spiegamento del fatti piu
intricati ed astrusi. Gosi i Geologi dell'osservazione
muovendo che prova 1' incandescenza interna del glo-
bo, e r esistenza del fuoco centrale, ammisero un azio-
ne che dal nucleo terreslre si spinge alia sua super-
ficie a prestar spiegamento di tanli sorprendenti fe-
nomenij e dell' eruzioni vulcaniche, e dei terrei tre-
mori, e dei sollevamenti dei moiiti.
La teorica dei sollevamenti per vero posta in-
nanzi fin da epoche prische, divonuta la doUrina del
giorno per i travagli di de Buch sui sollevamenti cen-
trali, e di Elia de Beaumont sui sollevamenti lungo
una linea in tutla la corteccia del globo , si crede.
aver impresso un aspetto novello alia Geologia; coil
SI avvisa conoscere I' epoca e il tempo in ciascun sol-
levamento impiegalo, a fonure il perche delle gramli
a/.ioni sulla terra avveaute dielro la sua formazione
pnmiera. t .',!;ii , i. i - . <• <f o- ^ ''
VULCANOLOG.A
GEMiMiaLARO Sul cratore di Aslroni e >Ion(e nuovo nel set-
lembre del 1845 il valeute soav i^rofessor Gemmcl-
laro eoslenpva alia sezione di gnnlogiT del Cnnijresso
di Napoli, essere cruleri di eruzione anziclie di sol-
levamcnlo, come da moiti di quei dotli assenlivasi,
e nella aduiiauza ^iucnia del liigiio docurso , lavva-
lorava questo suo pensameato con argomcnti di varia
fatta(l).
E primamente melte a paraggio i fenomeni che
risultano dal sollevamento del suolo, con quelli dolla
eruzione vuicanica , e le lendilure stellate terreslri
nt'l primo caso rilcva come manifestazioni caratteri-
sliche , la eiev;izione in porzioni rotte inclinate
verso i diiitorni, con un vano nel centro, ove la roc-
cia che prodii«;se il solievamcnlo bene spesso si os-
serva; uei cralt-ri d' eruzione allinconlro le essenziali
sembianze si fanno d'un monlicello conico di mate-
riaii soiolli, disposli a manleilo intorno un cono ro-
vescio senza feiulilure, <> si^nza nessuno carattere di
diacontinuita , di slralificazione di fraliura di soUe-
vainenLo.
Di poi a persTiitare con critica rispellosa si vol-
ge quaiilu la preuccupazioiio sislemalioa per la teoria
di Beaumont, ha fatto scorgcre in quel crateri delia
Campania, ed applicando a qiiegii esliiiti vuicani gli
argomenti sui quail ha esteso i suoi ragionari con-
clude che Aslroni e Monte, nuovo non che gli allri
prischi crateri di quei campi flegrei di materiali scioiti
si fanno, erultati in forma di scorie di vetri vulcamci
di arene di ceneri dai fuochi sotlerranei, che a dilun-
go bruciarono in quella classica terra.
Se non che non e giamrnai di primo lancio che
finilameiite couscgutsi uno scope qu.iluiique, non e
a prima giunta che abbracciansi tulle le conseguenze
(1) Memoria sui crateri di sollevamento e di eruzione.
)fxx.vX
di un principio di una scopL'ita , che gli sludi com-
pionsi di un argomeiito clic si e impreso a Iraltare,
GEjiJiELLARO L' Etna finomalo fra i trucento vulcani del s:\o-
bo, dei ventiqualtro europei, il pin elcvalo il piii an-
tico il pill attivo, die ha fermalo gli sgiiardi mai sem-
pre di chi stanzia sulla sua falda. e sul quale si ha
studialo molto e si ha scntto moltissimo, I' Etna non
si era studialo per nulla nolle sue relazioni geogiio-
stiche col terreno nettunico, che da ovunque I' intor-
nia, niolti duhhi risfavano sulla esistenza dei solleva*
inenti ncl suo vastn corpo, e sulia sua Genesi prima
appena erasi annu iziato qualche concetto. II socio
professor Geinmellaro I' assiduo scrutatore il filosofo
della montagna. con intenso pensiere tentava si alio
argomento, e in duo dclle nostre tornate una lunga
monografia ci ieggeva sulla cosliluzione lisica del-
Monte.
Spiando con investigazione soleric la ordilura
della vasta superficie del Moiigibello, e le sue falde
nei siti ove slauno a contalto col lerreno terzfario,
crede che questo per Ire lali I' Etna acccrchiava solto
mariuo in quei tempi, e che ha servito di base in
susseguo alle posteriori correnti uscite dai fianchi del
maijno vulcano.
Venendo poscia all'esame della gran valle del
Bove sui pretesi sollevamenti diseorre, e sulla possi-
bilita di potere un torrente di lava correre e solidarsi
venlicinque gradi inclinandosi.
Spingendo le sue ricerche piu in la nelle tene-
brose epoche addenlrasi della genesi della Moulagna
e avvisa essere apparsa sottoniarina nel silo dei Ci-
clopi dopoche i basalti aprironsi via atlraverso i ter-
reni notini.
Grado grade la vede ampliarsi nel nortico foco
)(xxv)(
del gran cerchio ellillico fonnalo dall antica costa di
Sicilia, la quale da Taonnina girava per i monti del
Moio, dolla Placa, per quelli di Gentorbij di Judica
e per Ramacca Militclio Gailentini sino al capo Xilonio.
Alia porfino einorso del mare colla sua cima cir-
ciiivasi alia iina falda della formazione marina d'ar-
gilla di gres, che a modo di correnle vennc ad in-
vcslirlo da Ovost e rintoniio per tre lati lasciandogli
libero 1' Est. E ritiralesi per la terza voUa le acque
r Etna signoreggiava orgoglioso i terreni neltunici
ad oltranza stcndcndo i suoi prodolli plulooici e il
suo impero di fuoco.
FITOLOGIA
La palria nostra imperlanlo non reslava per sem-
pre una massa inorganica, un enorme ruina di roc-
cie rntte ammontate in direzioni diverse dal crepa-
raenlo del glolio prodotle , da' sollevamcnl} dei monti
dalU; ingenti c numerose eiuzioni vulcanicbe, un epo-
ca venne ove di tutii i tesori dclla vegetazione ab-
bellarsi si dovea , di qucdla vegetazione che agendo
sempre su noi, e per la immobilita, e per la ingente
grandezza, da aspetto speciale alle varie regioni ter-
restri.
Oh quanto e multiforme I'invoglio vegelale onda
nalura ia nudila veste del nostro pianela!! tu lo vedi
piu brillantc pomposo nelle zone ove I' astro del gior-
110 tocca maggiore alliludine in un cicio Imipido bello,
piu languido rare nelle rei;ioni polari , ove la neve
avvizzisce la gemma , o deleriora il frutlo nori ancora
maturo.
E i cinquanta sei niila vegotali conosriuti finoggi,
diverse fisouomic nei vari sili del globo palesano, che
4
KUL'-f
XxxviX
agli occhi doir osservatore lo renrlono variato cotan-
16; e mentre le orchidee sor^ono ad invcrdire con
grando bellczza solto ia zona torrida le fessure i cre-
pacci d(M plu rudi macigni, la forma dei calli e di
spetlanza all' America, le ericee di apparlenenza alle
region! africane, le malvacee alle meridional! coiilra-
de , fra ciii ii baobab si eslolle il piii grande il piii
anlico dei monunienli vegetali del noslro pianela.
La conoscenza della regioni botaniche circoscritle
da limiti fisici Faceva chiamare regione delle muffe la
parte dell'Europa dell' Asia vicina il cerchio artico ; re-
gione delle ombellifere e dei cruciferi I'Europa cenlrale
e la raerigiana Siberia ; regione delle labiate e delle
cariofillate le rive medilarranee ; regione del mesem-
briantemi e degli stapelia il Capo di Buonasperanza .
E in generale ogni regione qualunque presenta una
sembianza vegetale distinta, e cioccbe dicesi natura
di Svizzera e cielo d' Italia questo carallere locale
terrestre dinota che nell'invoglio inorganico e nell'or-
ganizzato del nostro globo si mostra.
F. TORNABENE Pfoseguendo il preclarissimo professore Torna-
bene i positivi lavori sulla Geografia botanica di Si-
cilia la notizia d'una carta topografico-botanica porge
fin dal 184.5 promessa al seltimo Congresso degli
csienziati d' Italia (1).
In essa dara la figura di altezze diverse cosi
per roonti, come per paesi e siti principal! nell'iso-
la, le elevazioni in piedi parigini segnando; si tro-
veranno indicate cola le plants e gli alberi piu vol-
gari, spontanei e culli, e cominciando dal marino li-
vello sono accennate vegetabdi varii che dalla bassa
(1) BreTC notizia del lavori Btognoslici presentati al set-
limo congresso degli Scienziati italiani in IVapoli.
X XXVII X
stazione fino al culmine delle alte montagne si por-
lano, che la plumbago europea, ed il senecio squa-
lidus, alle rive si osservano, e percorrono successi-
vaineote sino all' allezza la prima di 2,541 il se-
condo di 9,000 piedi, E la notaclena lanuginosa
e lo stercocaulon vesuviaaum dalle rive sulle lave del-
I'Etna la prima Irovarsi sul calcario di monle Pelle-
grino, 1,700 piedi sul mare, ed il secondo sino a
C,000 piedi sulle medesime lave dell' Etna. Mentre
taiune piante di poi determinata altezza occupano sera-
pre come la saponaria depressa sull' Etna a 7948
piedi e a 6000 piedi nelle madonie, lo scleiantus
maririnatus nolle roirioni delle colline elevate 2000
piedi sopra il livello del mare; il pinus laricio all' al-
tezza di 6600 piedi, la ptoris aquilina a 5619 piedi
la berberis vulgaris 7110 piedi 1' astragalus siculus
a 7429.
E i! laborioso socio Bianca tenendo pcnsiere di g. bunc4
condurre a bunn posto la storia completa della vege-
tazioiie della patria sua(l), onde concorrere a deliueare
la lisonomia vegetale deila Sicilia, presentava la se-
sta memoria della flora avolese, che comprende \e
descrizioni dalla sesta all' ottava classe linneana ove
conlengonsi i generi narcissus pancrantium sterneber-
gia agave allium ornitliogalum scilla asphodelus hya-
cintus muscari juocus asparagus frankenia chame-
rops colchicum runvx emex triglochin alisma epi»
lobium chlora erica daphne passerina polygonus.
In unasetlima meinoiii poi i vcgetali sponeva della
classe Enneandria alia Dndecandria e i generi laurus
anagiris cercis Iribulus rula gypsophila saponaria diao-
(I) Flora dei dinlonii d'AvuIa, memoria sesta.
J( XXVIII )(
ihus filone della quale ne fissa piu specie la silene
svcllaiia aionaria alsine cotyledon S( dum fxalis ly-
clinis cerasliiim; e nel'a deciiDa classe i generi p( r-
tulaca lylhium agriinoiiia nseila euphorbia spone.
Sarei iiarralore ollremodo ininuto ^e volcssi I'armi
diolro a lulle le siiigole descrizioni l><)tanirhe che va
facendo rcgrogio fitologisla, diro S'llamcnte in com-
pendio diligentissimo es-^ere le osserv.izioiii sui caral-
teri tassonomici dei varii generi, tecnica la termino-
logia, esalle le descrizioni d' ogoi individunlita fiioln-
gica, e dt He .singolari e delle nuove a prcferimenlo;
ne i falti neglige di Geografia bolanica ove I' occasio-
ne il consente, e I' indieazione de'looghi ove ciascu-
na specie alligna, e i' utile che ne trae ragricoltura,
Ja medicina i'industria.
Un lavoro filosofico presentisco a ragione chiu-
dera la flora avolese , quelle cioe di fissare il nu-
mero assolulo e proporzionale per ciascuna regio-
iie delle specie spontance e coltivate , aborigene
e introdotte , legnose ed erbacee, annue bisan-
nuali e vivaci, e per 1' insieme della vegetazione e
per ciascuna delle gran class! in ispecie , 1' aspetto
della vegetazione che di questi nuraeri combinati ri-
sulta con quello delle piante sociali, coi gradi di ra-
rita nello spazio che si considera, e I'estensione me-
dia deir abitazione delle specie proprie a quella re-
gione distinta, e la lore proporzione relativa alle pian-
te sporadiche ; e cosi divenire inateriale utilissimo alia
scienza botanica, che all' epoca nostra brilla di tanto
splendore per i lavori d' aoatoraia raicroscopica e di
fisiologia positiva, per una metodologia razionale, pog-
giata suir importanza degli organi , e per la ricerca
filosofica delle leggi die reggono le forme del vege-
tabili varii.
)( XXIX )(
DENDUOGRAFIA
Ma la Sicilia, lenendo una qualt'he fisnnomia che
la fa viciiiare ai ciiini iiilcrtropici, non luscia di pre-
sonliire foresU- verdeggianti fionzute come quelle di'l-
r Kuropa del Nnrd.
E il RlniigiJK llo questo uiciesfoso e giganlesco
vulraiio, scblK'ne ardente da moltissiriii secoli, riuni-
S'.e cundizioni i'olici alia propagaziun delle stdve, e
nella reghne ik morosa pompcggia di foIlis>imi boschi.
L' Otiorandissimo socio cav. professore Fcrrara to- p, feurara
glieva a svolgere un argomonto dendrografico tilolale
Boschi doirElna(l). Ivi presfiitasi la nostra Monlagna
come famosa per la prodigiosa fecondila delle Icrre
che la costiluiscono delle liasse falde siiio alia regio-
ne del ghiacci. An'ollata di boschi per mollissimi se-
coli la descrive come uii campo saccheggiato per gli
inconsiderali inlorossi , ed onumera i luoghi che nei
tempi andati popolavansi d' alberi e i generi no dice
e Ic specie .
I malefic! effetti del diboscamenlo in sussieguo
ragiona e la influenza fclicc che la vegetazione tierie
e sulle agricole produzioni , e sul clima che con esem-
pli dalla storia tratli convalida .
Da ultimo i vantaggi discorre che traggon dai •mu. a
boschi le arti , la induslria il morale dell' uomo, che
air ombra degli alberi, nei riliri silenziosi del bosco,
un sacro asilo si Irova alle tristizie del vivere uostro.
(1) Boschi dcir Etna
)( XXX )(
ZOOLOGU
La zoologia impero quella scienza che nella sua
unila annonica e nei suci rami diversi , e imineiisa
per gli esseri numerosi che sludia ; la zoologia die
i caralteri esleriori doscrive dalla monade all' uomo ,
i loro organismi , le fiinzioni , i costumi , la dislri-
buzione geograflca le loro armonie geaerali , e queste
multiple reazioni del mondo esteriore sovr' essi, e di
essi sul mondo amhicnle ; la zoologia che nel secol
correnle proclamando I' unila di coinposizioiie orga-
nica e 1' ineguagUauza di sviluppo come leggi univer-
sali del regno animale si e resa filosofica ; la zoolo-
gia io diceva noa lasciava di occupar grintelletli dei
noslri Gioenii .
E a prefersnza la zoologia geografica speciale
gli prestava argomento che nel secolo sesto decimo
surla in questo movimento generale per I' iiivesliga-
zione del globo e meliorando piu a piu nel secol che
corre , brillante si mostra di posilivi e inleressauti
travagli . ,:;;, , , ; ; ;,;:, ,';;,i
WA.LAC0L0GIA
A. ARADAS II chiarissimo socio Aradas zelatore indeFesso
della malacologia di Sicilia, come dal suo calalogo
ragionato e d' altre elaborate memorie vedesi , inti r-
tenne I' accademia nella tornata di dicemhre della
prima delle memorie di Malacologia siciliana(l) in che
(1) Memoria prima De^crizione Ji varie sjiecie iiuove di
conchiglie vivenli e fossil! Jella Sicilia .
)( XXXI )(
diciasselte specie nuove viventi e fos^ili spone . Le
prime olto spetlano al genore trochus, e dali' autore
si nomano Irochus Zuccarelii , Irochus lumidulus ,
trochus Scacchi, trochus Grossi , trochus I'hilippi ,
trochus semiglobosus , Irochus duhius , trochus Alan-
giaiardi .
Siegue appresso la narrativa d' uti solario delto
solarium nitidum , e due specie altinenli al genore
canceliaria , la canceilaria allaville , e la cancellaria
similis.
Pnsria descrive il sue pleurotoma minutum , e
la crepidula pulchella , e un emarginula vivenle e la
squamulosa ; ma grandemenle primeggia in quella
memoria la enarrazioiie di altre tre specie fossili nuove
del genere brocchia , da lui nomate brocchia Maggiori,
brocchia Interlandi , brocchia Longo ; da fine a quel-
r interessanle lavoro il modeslo autore, enunciando
qiiolle novita nelle specie, relative mai sempre alia
pochezza del nostri conlalti coi cenlri sapienti del
mondo, che ci fa ignorare talvolta le reali coaoscenze
del giorno .
La seconda memoria poi la descrizione comprende
di altre specie nuove , e d' una terebratula vivente ,
abitatrice del mare d' Acilrezza , che ha chiamato
terebratula spadae , e di due specie nuove d' anomie,
stanziauti nel medesimo mare , che diceva anoraia
pulchella, anomia trasversa, e notiziava trovarsi viven-
le r anomia striata di Brocchi .
Indi volgesi a dire sulle anomie siciliane , e
precipuamente sull' anomia elegans di Philippi, che
avendola studiata in esemplari raoltissimi , la riconosce
per nuova e la descrizion ne mutava .
Vengono in seguito un ostrea fossile dei dintorni
di Militeilo, delta ostrea Tornabeui , un cardio fossile,
)( xxxti )(
coriliiim ob!)liquatum , una matlra delta mallra inler-
nicdia ui)a ihracia fossile thracia trigona e la luciiia
Roinae .
E In stesso socio Aradas' stendt^ndo piu in la le
sue soiiecitudini scienlifiche , e addentrandosi molto
nelle malerie malacologiche sioiliane , una ricca ag-
giunta faceva all' opera del celehralo Philippi . Go■^i
trovava viventi e fossili il soiecurtus candidns di Ke-
nieri , il solecurtiis multistriatus di Scacchi . rileva la
thracia tumida di Philippi, essere la thracia Mara-
vigne del nostro . aulDro, e del professore Galcara ,
antcriormenle da essi descrilla , mostra due vanela
distinlissime della pmopea Aldrovandi di .VIenard, ed
enuncia aver rinvenuto nel mare di trezza , la lutraria
solenoides di Lamark e sulle rive della plaia catanese
la scrobicularia piperata di Gmelin , e di lal gui-a
procedendo nella sua ampia aggiunzioiie indle al pa-
lese, e le dovizie malacologiche sicule . e quaiito qm-l
grande ollraraonlano mauco di raccogliere in quelle
sue rapide corse . , , ..^ ,,|
- - ORNITOLOGrA ,; , (,
zuccARELLi E dalla Malaeologia geografica passando alia
Ornitologia speciale il socio doll, Zuccareili sommise
alia Societa lalune osservazioni ^nlla grande Oltarda,
suir Anitra casarca, e sul Pelicano bruno(l); dappoicche
' nulla nella natura negliger si dee, e se la migrazion
dei Pennati ahpianto fisso I' atlcnzion dei Zooldgi
che molio ricavasi sulle loro fi.siologiche condizioni ,
e sulle loro abiludini , conveuevol tornava che dalla
'"' (1) Sulla grande Otlarda siill' Aiiiira casarca e sul Pole-
cano bnino . i: .,: mj bMi)^:. ■■,.'ji_! ,:. :i'-.u;;ii' m
X XXXIII )(
siraordinaria comparsa appo noi di due volatori si
tenesse conto dal socio solerle , die in questo ramo
zoolonjico ulilniente si versa .
Ma r osservatore fiiosofo spesso trae vantaggio
dai piij piccioli , e dai piii ovvi falli a scoprire la
verila inconosciula , a far progredir la scienza ; Galilei
vedeva oscillare la lampada , Newton osservava la bolla
del sapone il pomo cadente , Black mirava la goccia
spiccarsi dal ghiaccio , Ilaller medilava suH' uovo , e
la venta conosceasi , e la scienza iva in progresso ;
il fiiosofo colla polenza del genio nelle sue invesli-
gazioni imperlerrito non spaurisce innanzi il difficile
e r ardiio, I' infinito non 1' arretra ne gli osta per
nulla; s' agisce di riconoscere di misurare lo spazio ,
il lelescopio impiega , a niinuir le distanze , il mi-
croscopio a inolliplicar le grandezze . Egli conosce e
il numero di questi asiri che negii spazii celesli si
muovono alia disianza di milioni di leghe , e quello
degli alomi di cui cenlinaia spariscono soUo la punta
di finissimo ago .
E lasciando il presente slanciasi a inlerprelare
il tenebroso passalo , e dagli avaozi degli esseri nei
penetrali della terra sepoiti conosce i tempi primissi-
ini della creazione organata .
Cos! nasceva la Paleontologia zoologica che oc-
cupasi degli animali priscbi del globo . Essa fa rilevar
chiaramenle ogni siralo dell' invoglio inorganico del
uoslro pianela lenere i suoi proprii carallerislici , e
che quanto piu ivi profoudasi p(T altreltanto si diffe-
renziano dagli esseri vivi del giorno ; e menlre il
sislema degli elefanli sla sollo il sislema geologico
delle specie esislenli cggidi, il sistema dei paleoleri
dilferisce di niolto dagli animali vivenli, e il sistema
di;i sauriani enormi rellili tiene , che sorvanzando i
)( XXXIV )(
giganloshi vivenli ai trilobili conCnano , diguisache
polii-bbe assentirsi la vila animale aver presenfato
ma~sinte fasi siil globo, che i suoi primi abitatori an-
nuiiziano ua ordine di cose dal presente diverso .
PALEONTOLOOrA ZOOLOGICA /
c. GEMMELLAUO Un nuovo genere di Polipaio fossile fra i calcari
di Pachino iiK^eniva il celebralissimo professor Gem-
mellaro , che prosentandolo ai Geologi del settimo
Congresso d' Italia, chi un nuovo genere di Rudiste,
chi un Ippurite chi un Polipaio lo voile (1) . II nostro
accademico un accuralo esame porlando ai caratleri
esvenzidii dei fossili prementovati. scrulando i marchi
piii oscuri del fossile nuovo , e meltendo tutto a coa-
fronto , facea osservare in un elaborala memoria che
differiva dalle Ippuriti e dal Rudiste vieraollo ; scen-
dendo ai Polipai dipoi trovava non apparlenere ad
alcun genere note, e per nuovo lo classa nomandolo
Autocriptomene spiralis, quasi occultator di se stesso,
che le nuove sue cellule in spirale avvolgendosi , le
precedenti nascondono . La memoria in One corredasi
di tavole varie a far rilevare la differenza che sta fra
le Ippurili e il genere uuovo .
ANTRCPOLOGIA ;'
Gli eslremi terminali degli organismi zoologici
sono i Polipi e 1' Uomo, fra cui una catena di esseri
slavvi , e una forza crescente di perfezionamenlo, ova
la conlinuita del moto biotico complica la organiza-
zione e piu finita la rende, fioche 1' umano organismo
(1) Di un Nuovo Genere di Polipajo fossile.
)(xxxv)(
giunge a formare , lipo rogolutore dell' animalita sul
Hoslro pianela; e iielle parli diverse dello slesso ri-
levasi pure una scrie ascendente di perfezione mag-
giore dalla cellularo la trama priiniliva piu semplice,
sino al tessulo nervoso ultimo grado di elaborazione
animale, ove il Irono del pensicro riposa , peiisiere
che volamlo nello spazio sopra queslo impercetlibile
globo a disasconder s' iiigegna il mislero di se slesso
e di tulto cio die 1' intornia sino alle moslruose uioli
ceiesli .
Ma il sangue questo centro della viia vegetativa
che serba gli elementi dei tessuti diversi sludiato
nel movimento scientifico del giorno con piu di po-
silivismo, merce le invosligazioni chimiche microgra-
fiche ponderiche di ftluller Donne Hetile Dujardia
Mandle Lebert Piorry Magendie Andrale Gavarret Bec-
querele Robert; il sangue sede di moiti stati patolo-
gici che si fenomenizzano con mollissime localizazioni
morbose spcciali che gli sono propric, il sangue io
diceva modificaudosi nelle proporzioni degli elcmenli
di che si costiluisce origina e la diatesi eniorragica
e r Emaceliuosi aucora.
NOSOLOGIA
Neir adunanza ordinaria del mese novembre spo-
neva io all' Accademia tro istorie d' Emaceliuosi offer-
temisi nel mio esercizio cliMico(l) . Brcvemente esor-
dendo sullo state della scienza su queslo malore i
falli clinici enarro di cui la istoria prima osservava
presso Domenico Garbone alio stadio dell' infantilila ,
immiserito di costituzione travaglialo di varie sem-
(I) Istorie di (re importanli casi di Emaceliuosi. " '
G. A. GALVAGNI
)( XXXVI )(
bianze patologiche scmpre , che palesavano una le-
sione del sangiie, il quale dielro forte paura mole-
stossi di ouloraggia e di macchie sanguigne alia pelle,
e alia mucosa huccale , e innaiizi la dimane del gior-
no secoiido appariva la Gaslro-Enleroraggia mandando
un sangue neiigno ollremodo ; al qiiinto giorno venne
insigne rincrudimenlo della mullipla Emorragia che
faceva a brevissimi spazii sincopizzare 1' egroto , e
che alle ultime agonie lo ridusse. La medicazion
temperante e 1' uso degli acidi minerali oslavano alia
micidiale egriludine e rinsaniva grado grado 1' infer-
mo dopo alquanti giorni di corse .
La seconda Emacelinosi fenomenizzavasi con pe-
tecchie coniluenli alia pelle , ecchimosi iarijio alia
faccia dorsale delle mani dei piedi , rinorraggia (Miia-
turia, broncorragia ,
II lerzo caso palologico in una donna lentinese
osservava immalsanita per aere malsano , e ridolta
all' aaemia e all' ultimo cachettismo ; I' espressione
della sofferenza morbosa manifestavasi con petecchia
sul derme , da che gemeva sangue graffiandola , con
metrorragia enteroraggia, stomatorragia che ostinate
ad ogni argomento di medicina resecavan la vita al-
r inferma . Chiudeva quella memoria alquante ri-
flessioni avanzando sul fondo morboso che sosteneva
tali sinlomatismi , sulla terapeutica che tornava piii
utile , e sulla singolarila delle istorie patologiche
scritle .
Won altrimenti la scienza lucubrava con investi-
gazione solerle i moti de' pianeti , I' invoglio aereo
del globo , la sua crosta anorganica, i vegetali gli
animali varii I' uomo e con insensibile transizioue
dagli uni a studiar gli altri volgeasi che la nalura
e una , non ammelte inlerruzione nclla serie dei corpi
)( XXXVII )(
di cui si compone, e questi Icgali fra loro si mo-
slraiio con rapporii d' intrinsica connessione.
E di vero medilaiido positivamente il crealo a
chiarezza rilevasi tullo stare ad iin sislcma connesso
tutto a leii;"i sommesso (iaile coiossali sfere dei soli
air ultimo atomo inaleriale .
Gl' individui d' un pianeta e le specie finilamenle
arnionizzano coila grandezza solidita e nalura di esso,
che mcntre la terra umida apparve faiigosa delle co-
iossali lucerloie delle lanuche dei serpenti venue
abilala, e allorche di bella vegelazione coprissi , un
popolo di lubivori stanziarono degli elefanli e dei
rinoccrnnti piu grandi .
Tulle le parallclle e le zone esseri speciali pre-
sentaiio , che armonizzano con quelle specialila geo-
grafiche . E le nevi dei poli e le sabl)ie del bruciante
deserlo o le cime del Chiniborazo delle Ande e gli
abissi prolondi e le parti degli animali e dei vegc-
labili viuii di miriadi di viveuli ridondauo, che adat-
lansi alle condizioni di quel inondo ainhienle.
Kapporli di slrelta rociprocanza legano gl' indi-
vidui del noslro pianeta da coslituirne un tullo uni-
tiirio e gl' inorganic! agli organizzali atlengono come a
loro centro , e gli organizzali esislono gli uni per
gli altri .
Gosi mentre un armonia si rileva fra ie varie
parti d' un essere , la nudesima arrnonia si conosce
Ira i varii esseri di qucslo glubo , e la slcssa armo-
nia si palesa fra i niondi diversi , dacche i' armonia
deir universe risulta.
Ecco nicrilissimi Socii gli andari delle vostre
assidue invesligazioni Accademiche , e i passi recenii
dclla Scienza naturale fra noi . Essi mellono nicglio
in rilievo la jirepundoranza che 1' Asserabrca Gioeuiana
X XXXVIII )(
prcnde ciascuii anno in Sicilia, il suo positivisrao ,
le tondenze a che mira, il suo lieto avvenire ;
che se fu grande fin dal suo primo levarsi , quando
debole e vacillanle di sua esistenza le prime fasi se-
guava , di belle speranze siara pieni di ammiraria
grandissima ora che vigorosa e robusta s' avvia cou
altivita trionfanle nei cammini del reale progresso .
r
lilfifjll
»
SULLE CAUSE
CHE HANNO SCONVOLTO IL PARALELLISMO
all' ORIZZONTE
DEGLI STRATI De' TERREM DI SEDIMENTO,
DEL CAVALIERE
lETTA NEllO TOniVATA ORDINARIA
DEL 29 GIl'GNO E 10 LCGLIO 1847.
,t-i
\
professore"'d?;eoi:grnella1%T"r? -^^'P"^^^ ^'^^
ha pubblicafo nellsi" n Ffr. ^""''^"^ ^' ^'«a,
nore facile est roperZ ^ " '''"^'^ ^"^^ ^^ ho-
f - 1- veduto come aj vaLro ^'^'^ atlenlamen.e
de pm recondili arcan, del " ^^ ."' P^^^^^^o
"" «Poca i„ cui credeasi d nn "' ^'"^ ^^''^^ '"
P'^ --Plice e quin." piu S' bH P;' "•^'"^'^'^' '^
'^'«<^'ati (rascnare ,n un ^I'l' 'f^^'' ^ si sono
P'«^o per pura realila Per M ''' '^'^^ '^^""«
- -e ..po pe^::7';-r:/Tprt
2
quella scrittiira die hanno piii vivamcnfc interessalo
la mia attenzione, e le riflessioui che mi lianiio dalo
luogo di faivi,
Pailando lo Slenone delie cause che hanno nro-
dollo lo slocanieiito dcgli strati orizzontali de' tcrieni
di scdimento, i quali soiiosi ridotli incliiiati oppure
perpendicolari all' orizzonte , dice. ((Primus modus
est, stratorum violenia in allum excussio , sive earn
producat pracceps incendium halituum subterraneorum,
sive idem efficiat violenta acris elisio propter ingentes
alias in vicinia ruinas. Haiic stratorum excussionem,
sequitur materiae ternae in pulvercm disporsio, ma-
leriae vero saxeae difTractio in lapiilos, et rudera(l).
f QufiSlo e per me un passo classico, che spie-
ga in una maniera facile, senza slento e con cause
evident!, che tuttora operano in natura, ma che di
maggiore gagliardia esser doveano nelle trascorse epo-
che, il cambiamento degli strati de' terreni di sedi-
menlo, i quali nel periodo di loro formazione furono
orizzontali ed era vedonsi inclinati oppure verticali —
Voi sapete che in questi tempi si e ricorso a cause
molto differenti per ispiegare tali avvenimenti, e si e
supposto che le rocce plutoniehe, su delle quali or-
dinariaraente vedonsi giacere tali terreni stratificati ,
siensi sollevati posteriormente alia formazione di quelli,
6 che da cio sia stato prodotlo il loro cambiamento
di posizione — Or facciamo un' analisi sommaria delle
idee del nostro autore e di quelle della scuola dei
sollevamenti, e vediarao coo iraparziaiita quali meri-
tano la preferenza.
Ma pria di tutto debbo fare le mie protestazioni,
che non intendo parlare con quel geologi, i quali si
(1) Opera citata pag. 9.
3
sono spiegali per qiiesto ultimo parlito; che di gia
hanno presa la penna per ispiegare per via di soile-
vamenti ua qualche fenomeno avvenulo nelle loro con-
trade ; che si sono uniti alia molliludine che cieca-
mente venera gli oracoli de' capi-scuola di una tale
ipotesi. Da questi tali non polrei otloncre che un sor-
riso di commiserazione — Va bene ! Ma io rammento
a cosluro, che in tulli i tempi ed in tutte le scienze
sono st'mpre comparsi alcuni ingegni straordinari, i
qiiali con la forza della eloquenza, con lo acume dello
ingcgno e con la ripulazione acquistalasi si sono im-
piidroniti degli spiriii, gli hanno, direi, tiranneggiato,
ma che presto o tardi abhiamo vednlo occupare appena
un posto nella storia de'traviamenti dello spirito umano —
Ma tornifinio all'analisi delle idee dello Stenone.
Secondu il teste nominalo celebre Csico, in due ma-
niere pote avvcnire il cambiamento di posizione dei
Icrreni slratificali: primo, merce il sollevamento degli
strati prudotlo da tornbile incendio de'vapori di sot-
terra, o per isprigionamento impeluoso di acre causa-
to da immcnsi precipizi de' luoghi circonstanti — Or
pria di tutto bisogna conoscere cosa intendea il no-
slro autore per incendio dei vapori di sotterra « prae-
ceps incendium haliluum sublerraneorum » e per ispri-
fjionamenlo impeluoso di aero, « violenta aeris elisio »
Per me e chi.iro, che. con le prime parole intendea
parlare degl' mcendi vulca lici, e con le seconde dei
tremuoti, che tali cambiamonti e possibile di aver
potato prodiirre con il moto che da per ogni dove
comiiiiicasi in tali avveiiimenti — lo poi sono portato
a tale interpetrazione, percbe vi hi un toinpo in cui
ai vapori di sotterra bruciaiiti altribuivansi le accen-
sioiii de'vnicani, ed aH'impi'tuoso svolgimento e cam-
miuo deir ana di sotterra allribuivasi la causa de' tre-
i
jDuoti — Ma prendendo letleralraente quanto dice lo
Slenone, e lasciando la mia interpetrazione, cio noa
potra giammai indurci ad alcuna idea di sollevamento
nel senso de' moderni ; irnperocche costoro non ricor-
rono ne a fiamnie ne a sprigionamento di aere, ma
a rocce pluloniche, le quali nello stalo pastoso sonosi
sollevate dall' inleriio della terra e seco hanno trasci-
nato il terreno stratificato soprastaiite, riducendolo da
orizzonlale inclinato, oppiire verticale.
Sono state queste considerazioni die mi hanno
fatto deslare allissima meraviglia veggendo il profes.
di Pisa deciso a credere che in quelle parole dello
Slenone rilrovisi la base della teonea moderna dei
sollevamenti, quand'io alio incoutro vi veggo un'idea
felicissima, che potrebbe dispensarci di ricorrerc a
tal modo di spiegazione. « Hanc I'eiiceai excogitatio-
nem mirare, lector (esso dice in una nota ) ut pole
quae fundamentum praebel praecipuis nostri temporis
geologiae doctriiiis. Quamvis in sequentibus capitulis
earn effugisse videatur Stenonio. »
Ed in vero, si vede chiaro che, il professore di
Pisa dicendo che I'idea dello Stenonc fornisce la ba-
se delle pill interessanli doltrine geologiche de'nosiri
giorni, intende parlare della ipolesi de" sollevamenti.
Ma, secondo io la penso, il mio collcga e molto lon-
iano dal vero ; conciossiache e ben diverse il credere
che la combustione de' vapori di soltcrra , o 1' aria
che dal suolo svolgesi possa capovolgere gii strati
della terra, ed il concepire di essere stato prodotto
un tal cambiamento da una materia pastosa incande-
scente che s' innalzo dal sue interno, ed obbligo gli
strati soprapposti a perdere la loro orizzonlalila ridu-
cendoli inclinati o verticali — Or, qucst'ultima manie-
ra di spiegare il fenomeno appartiene alia ipolesi
5
modcrna de' sollcvampnli, mcntre la prima e il felice
coucppimenlo dell' illuslre lisico Danese.
Ho dcllo alia teorica moderna de'so/lovarnenti,
percho secondo il pensainento di Hulloii, cho sosle-
neva ancora i sollevamciiti, essi eraiio prodoUi da ua
/liiido espansibile, chc denominava vapore igneo, e noa
gia da iiiatcrie molli chc s' innalzano da sotterra; e
quindi il proCossore di Pisa pntca ineglio avvicinare
il pcnsiere di Sicnone a quollo degli antichi sosle-
nilori de' sollcvainciiti, anziclie al modo di spiegare
il medesimo fenomeno secondo i geologi de' nn>tri
tempi; rilenendo sempre come vero, che il fisico Da-
nese spiegar voleva solamente con la sua teoria il
cambiamcnto di posizione degii sirali lerrestri, e noo
mai penso con essa a rendcre ragiono di-lla compar-sa
de'continenti dal seno del mare, ed alio einergcie
de' nmiili dal centro deila terra; di I'alli, lo slesso
professore Piila, in qiiella nota, e coslrelto a dire
che lo Stenone da qiiella sua idea non ne tiro nes-
sun partilo. « Quamvis in sequenlibus capitulis earn
effugisse vidclur Slenonio. »
Passando, il fisico Danese, a discorrere sulla se-
conda causa che pole produrre il cambiamenlo nella
siluazione degli strati dolla terra, cosi si esprime.
(( Posterior modus est spontaneus slratorum superio-
rum delapsus, seu niina, quando subducta materia
jpferiori, seu hjndamenlo, superiora rimas agere cae-
perint ; unde pro cavitalum et rimarum variolate va-
rius didVaclorum slratorum situs scquitur, dum quae-
dam horizonli parailela manent, alia ad ilium per-
pendicularia hunt, pleraquc obliquos angulos cum ea
consliluunt, nonnulla in arcus inllecluntur, materia
eorum tenaci existente: et haec mutatio contingvre
poterit, vel in omnibus stralis cavitati imminentibus,
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vel in quibusdam stralis inferioribus, reliclis integris
superioribiis stralis. »
Ecco (ielle cause chiare, evidenti, vere, che hanno
capovollo gii strali del giobo, srnza bisngno di ri-
correre ai prelesi sollevamenli di rocce pa.stdse dal
suo interno — L' acqua, agente potenlissimo in lulli
tre gli slati ove puo trovarsi, e uno de' veri agenli
di tali risultamenti — Scorreiido essa dentro le varie
rocce ha il potere di discioglierne alcune, di iogo-
rarne allre riducendole in franturai minutissimi, e to-
gliendo gii appoggi, o per dir niegiio le fondamenta
degii strati soprapposti, sono essi costretti a perdere
r antica posizione riducendosi alcuni inclinali da oriz-
zontali, altri verticali, ed altri fmalmente piegandosi
in linee curve.
Non vediamo , difatti, nni nell' epoca attiiale di
quiete e di equilibrio, come dicono i geoiogi, degii
eiementi alteranli e modificatori, il di lei potere nella
raodilicazione delle montagne , ncllo scoscendimento
che vi produce, e vogliamo nogarlo un niaggior po-
tere nelle antiche epochc , in cui la sua lorza esser
dovea sicuramente piu formidabile , specialniento se
ci rammentiamo di cio cli' essa opuro nel periodo di-
luviale? E se e cosi, non e ragionevole il credere di
essere stata maggiore la sua possanza in periodi piij
rernoti? Se dunque le cose detle sono vere, bisogna
credere con lo Slenone di essere stati il fuoco vulca-
nico, i tremuoti e I' acqua gH agenti producitori dei
slogamL'tili do' vari strali della terra, ed ass<jiulaniente
superfluo il ricorrere ad allre cause.
La realila delle cose esposte, senza ricorrere a
lontane region!, possianio vederla ne'terreni della
Isola nostra — Difatti, se il geologo si porta a visilare
le montagne prumlive di gneis e micaschisto, che
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vedonsi al tormine dolla foraiazione della breccia coii-
cliilit'cra. ove e laltbiicalu la cilia di Messina, per-
corrcndole dal fondo de' Corsari, s. Lucia, s. Giovan-
ni, s. Gregorio, Calvaruso, Saponara, s. Pietro, Ka-
metta, s. Stef'ano Mazzara, M. Rossimano, Pezzolo
sino a Milici, tutta quella regione formata come ho
detto di gneis e micaschisto, la di cui estensione in
linea rclla c di circa a miglia 35, e nella mezzana
Inrghezza ne ha circa a 10 miglia, prescnta gii strati
di esse rocce dislocati in modu da nun potersi rap-
portare a nessun centro di sollevamento ; imperocche
essi non solo sono inclinali ad angoli di gradi diver-
si, sebbene a poca distaiiza od in conlalto, ma veg-
gnnsi inclinati con varia direzione, mentre aJcuni lo
sono da est ad ovest, allri da nord a sud ec. in mo-
do che aitesa tale discendente inclinazione non vi si
vcde il modo di sottoporre tai fenoiiieni alia ipotesi
de' sollevamenti nel sense de' moderni.
Lo stesso si osserva nella formazione vicina di
solcisto argilioso e grauvacca, principiando dalla Sca-
letta, Itala, All, fiume di INisi, Koccalumera, Man-
danici, Savoca, Limina ec. estensione di circa a mi-
glia 18, in linea retta e nella media larghezza di mi-
glia dieci.
Lo stesso yedesi ancora nel calcare secondario
che poggia sulle suddctle due formaziuni, cioe al Ca-
po Scalelta, nella marina di All, al Capo s. Alessio,
e nel calcare di Taormina.
Or io dimando, ove sono le rocce plntoniche sol-
levate che produssero i cennali slocamenii? Gerto che
esse dovrebbero essere numcrose per potersi rendere
ragione di si fatle opposte direzioni di strati . Ma
nessuna se ne vede, da cui potrebbonsi attribuire in-
clinaziuni siffatle, nieuo che si volessero far dipen-
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dere dal sollovamento del granito, che moslrasi al
Capo Rasocolino, nolle vicinanze di Venelico al Capo
Tindaro. Ma si fatto pensamcnlo vieno conlraddello
dalla lonlananza di quel luoghi, e dalla diiozione de-
gli strati, die in nessun inodo si accoidaiio con la
ipolesi do' sollevamenti nel sonso moderiio ; imperoc-
cho dal Capo Rasocolino sino a Taoimina si contano
presso a 4^8 miglia, da Venetico circa a 33 miglia,
dal Capo Tindaro circa a 32 miglia in linea rctta, e
dal granilo che trovasi vicino il finino Oliveri sino a
Taormina si contano 27 miglia — Or tale dislanza e la
inclinazionc irregolare e discordante di quelle inclina-
zioni del lerreno, lolgono I'idea di poter ripetere dal
sollevamento del granito lo slocamento di esso lorreno.
Al contrario pero nella teorica dollo Stenone, tai
fenomeni spiegansi facilmente,concepisconsi senza sten-
lo, fluiscono spontaneamente, facendoli derivare dalle
vulcaniche accensioni, e da'trcmuoti che le acconipngna-
rio, i quali capovolgono, e meglio negli anlichi periodi
di maggior energia, capovolsoro gii strati orizzontal-
menle stralificati; sapendosi chela nascita de'vulcani si
lega al periodo terziario — Le eruzioni del vicino Etna
nel peiiodo dolla sua compursa e nei posteriori furono
sicuraaiento terribili, e quindi i Ironiuoti doveano es-
sere poderosissimi, e percio capaci a produrre gli slo-
gumeiili delle conlrade vicine, anzi di tiitta I' Isola,
ove CbSi tuttora estcndono la ioro possanza II cra-
iere di que^lo vulcano non essendo in linea rclta di-
stante da Tuorniina cho soli vcnli miglia, e sino al
Capo Tii.daro non contaiidosi cho 38 miglia, potean
bene i suoi fuuchi, per i Iremuoti clio no lecoro na-
scere, metlere ao.<sopra tutta quella cslcnzione di Icr-
rcni di gneis, micas<histo, schislo argdloso, grauvacca,
e calcare secondario; menireche ben si sa, che il
9
focolare vulcanico non ha sua sede nel cratere, non
fssendo qucslo che 1' cstreinila del graiide condotlo
che dall' imo dclla terra, o per mcglio dire dalla parte
siiperiore del nocciolo tultora fuse, porta porzione di
quest' ultimo materiale alia sua superficie ; ed e da
credere che qucslo condotlo non corrisponde in liuea
verticale al suu focolare, raa che, serpeggiando nelia
parte solida, vi giugne; e quindi la spiega della di-
rtzione sconcordanie degli strati de'terreni da noi ruen-
zionati facilmcnle ne fluisce.
Arroggi a cio, che se il pcnsamenlo del grande
vulcanologista Dolomieu e ben tondalo, di essere I' Et-
na in ci municazione col Vesuvio, e che i tremuoli
delle Galabrie tanle volte provengono dall' Etna, allora
e giuoco lurz.a ammettere che il canale di comunica*
zionu dee sotlosture a tulto quel terreno, da cui sono
nati gli scoscendiincnti da noi menzionali.
Quanto venghiamo di osservare nell'Isola nostra, se
alle n^gioni tulle del globo vogliamo eslendirlo, non
havvi chi possa conlraslarlo sennalamente — Iraperocche
vuicani ignivomi cd eslinli specialmenle, da per ogni
dove rin^enendosi , la causa di lulli gli slogumenti
generali del globo e facile da ess! ripelere — E se a
tali potcntissimi agcnli vi si unisce la forza chimica
dissolvente ed il poler meccanico dell' acqua sulle
rocce, la di cui merce, come diceva lo Stenone, la
base dtgli slrali , che conslituiscono la scorza della
terra, viene logorala, e quincti sono costrelti a cam-
biar posizione, si avranno le vere cause produllrioi i
fenonieni in esanie.
Mi sia pcrmesso intatilo di esporre in questa oc-
casione alcune idee teudenti a spiegare la primitiva
formazione di alcuni slrali inrlinali de' lorroni di sn-
dimenlo, tali quali essi trovansi, senza ricorrere ne
2
10
air azione de' vulcani, ne a quella dell' acqua, ne ai
sollevameiili.
I Geuloi;i cbe di si fatli fenoraeni discorrono, so-
no nelia crtdtnza, che nelP antico mare esislevano
su.->pehi in dflicalissime nioiicole i maleiiali delle roc-
ce che oggi vedianio solide e piu o meno indinate
air orizzonte ; che queslo materiale ivi sospeso anda-
va quietamente precipilandosi, come vediamo nei no-
stii vasi r acqua deporre in ^iluazio^e orizzontale le
soslanze sospese, che ne inlorbidano la trasparenza —
Ma se in luogo di credere, che in una grflndc quan-
tila di acqua eravi sospeso poco materiale, voi;lia
supporsi, che molla soslanza trovavasi sospesa in poca
quantita di lale liquido, avulo riguaido alia quanli-
ta della prima; che in luogo di operarsi la preci-
pilazione quietamente si pnxiusse nello slato di agila-
zione, come pare piu credibile; allora non s-mhrera
slrano 11 credere che la materia sospesa polca lestare
addossata alle roootagne primitive; ed ecco come sc iiza
un grande sforzo d' immaginazione si puo ri niiere
ragione della primitiva formazioue inclinata di alcuni tor-
reui di sedimento.
La seconda maniera, che puo rendere ragione
della primiliva formazione inclmata di alcuni strati
de' terreni di sedimento, e di ricorrere alle acque ter-
mali, come quelle che hanno influito, anzi haimo Ibr-
mato la maggior parte de'lerreni della scorza del glo-
bo, che abitiamo. Per disciferare tale obbietto con
quella imporlanza che nierita, mi^sia permesso che io
premelta alcune idee — II signer professore Lecoq in
un lavoro classico lelto alia sesia riuuione degli scien-
ziati Francesi in Clermont — Ferrand nel 1838, e che
trovasi inserito negli alti di quel Gongresso, col lito-
lo di Recherclies sur les eaux ihermales el sur /«
J. I
If
role qxi elles out rempli a diverses epoques geologu
gucs{i), ha fatlo vedere chc le acque termali, in luo-
go di portare seco i materiali de' lerreni dentro dei
quali esse scorrono, sono stale esse che gli hanno
formato.
Qiiesto ijertlogo inollre ha dimnstrato ch'esse pro-
vengono dalla parle inferiore de' terreni cristallizzati,
e propriamonte dalla porzione superiore della massa
del globo tutlora incandescente, da dove seco traspor-
tano le soslanze saline e terrose e I'acido carbonico,
che alia superficie della terra o nel seno del mare gli
abbandona, per cui le terre ed i sali precipitansi , ha
diiiioslralo che i fenomeni che presentano le acque
termali do' n"vtri giorni sono in miniatura cio che in
giande opcraiono nelle antiche epoche, mentre esse
niostransi di varia coinposizione in vari tempi, diverse
sostanze procipilaiido da quelle che antecedentemente
p;ecipilarono, per cni rendesi ragione della varia na-
tura degli strati che costituiscono i vari terreni di se-
ditnento.
Dopn quesfp ed altre trascendenli considerazioni,
che bisogiia leggcre nel lavoro originale, il sig. Lecoq
Cdsl conciiiude. « Possiamo noi, duiique concepire ora
tutta r importanza di queslo fennmeno geologico , e
r emissioiie si abbnuilante delle horgenti termali nei
primi tempi della croazione. »
» E' ^d esse che bisngria atlribuire la Tormazione di
qupi slTfili immensi di ralcare che si dcpositarono
nelle prime depressioni do' lerreni crislallizzali, che si
nnirono rome comento a mollf rncce nicccanicamente
formate. L' alia niedesmia causa che bisogna attribuire
(I) Cnngrps scienfi fiijue de France: sixieme session ie-
nue a Clerinonl—Ferraiul en septeinbre 1838. - •• "■■
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qiiei graiiHi ricposili ili crcia, con la moltilurline di
roiinoni silicifen che vi si precipitarono, e dopo la
lipc'fizione dol modesiiuo fcnomeno nel tempo del se-
dinionto delle marne e delle loro nuniliti. Finalmcn-
te, avvicinandoci all' epooa alluale, uon pnossi loro
conlfiidcre quelle Dumerose concri>zioni che, nel con-
tro dolla Francia si sono modcdlate alio intorno a delle
masse di frigane, ne quei numerosi traverlini che noi
veggiamo prodursi solto i noslri occhi. I diversi de-
posili di ferro idrossidalo sono stati prodolti dalle sor-
genti, alcune delle quali las<iaiio precipitare ancora
oggigiorno una grande quanlita di acra giMlla. II
bitume, una porzione de'quarzi, delle calccdonie ed
una quanlita di rainerali non hanno altra origine che
quella che ci occupa atlualmente — E' ancora alle ao-
que minerali che bisogna attribuire in parte i depo-
siti di sal g(>mnia, la salsedine del mare, la forma-
zione del gesso, e forse quella quantita di (icido car-
bonico che, sccondo ogni apparenza, ha per liingo
tempo infettato la nostra afmosfera, e che la vegeta-
zione ha Irasformato in istrati di carbon lossiK — Vi
sono ancora de' filoni che debbono la loro oascita al'e
acque, e che altro non sono che le fenditiire ripiene,
le quali le ponevano in comunicazione con la parte
esteriore del suolo(l).
Insistendo su i fatti e sulle idee del geologo fran-
cese, e riguardando le acque tormali come causa pro-
duttrice do' lerreni di sedimonlo, riesce facile conce-
pire la origine primitiva di essi nello slato in cui
trovansi d'uiclinazione senza essere obbligati ricorrere
ai sollevamenli. Difalli, le acque termali cariche di
(I) Coiigres scietilifque de France ; sixkhne session le-
nite a Clermonl— F errand en Sep(embre 1 808. pmj. 403.
13
maloriali o sospesi o temiti in soluziono dal calorico. o
dail' acido carbonico, come andavano scorrendo sulia
superficie delle monlai;ne priaiitivp, cosi and;ivaiio raf-
fred(tan<l()si, I' acido carlionicn svolgesi, c pcrcio le
mal'Tie disciolle doveatisi precipilare e quindi reslare
addossale allc parcli inclinate di esse — Un tal fenn-
niPiio In vcdiamn noi vcrificarsi liilt'ora, e non havvi
sludioso delle rO'^e naliirali pressn di noi che ignori
quarto avviene nei lunghi delli le saline e le sali-
Dcllc presso Patenio. in cui I'acqua miiuTale che ivj
ssor"a dair intorno del terri^no vulcanico. conlenen!e
bicarbonalo di calce, come pres<'ntasi al contatlo Jel-
r ara , porzione di quell' acido svolgendosi, da lungo
alia precipitazione del calcare che incrosta quel ler-
reni inclinalo, e quindi inolinafo moslrasi qi/cllo strato
piet'oso prodolto dal deposilo di quelle acque — Sup-
poiimilosi piu abbnndante qucH'acqua, e piu caricH
di c,uel sale, si avrebbero dc'deposili abbondanli rh<!
dop( il corso di moiti anni lascerebbero strati poten-
tissini inclinati all' orizzont^".
Simil fenomeno vede-^i ntlla sorgente termale di
S. Ayr nelle vicinanze di Gl Tmont — Ferrand, la quale
contoendo il bicarbonalo calcare, tutte le voile cbe
obblijMsi a scorrere in direzione inclinala al suob),
opput^ curvdinea, vi depone la soslanza calcare. die
conteiea in soluzione, per la separazione dell' acido
carboiico, che avviene col contalto dell' aria, e sotlo
(pndla forma manifestasi che arlificialmento si e vo-
lula ff percorrcre alle acque di qu(dla fonlana —
Gosi fnnossi qu<d fauioso ponte, e gia scorso un se-
colo, ( che io ho veduto con gramJe mia istruzione
e meraiglia nel 1838, menlre un' allro formavasene
col mcesimo arlifiziu di tare scorrere le acque sopra .
un poiK- di legiio. :iroj.,,
li
Si veJe Ha cio che vengo ili esporr<^, in quan-
ta maniere si puo rendere ragione del fenonieno
della inolinazione degii strati do vari terreni senza
ricoirere ai sollevamenti. Ma fra qucsti mczzi die la
nalura pole impiegare per la produzionc di uii lal
fenoineno, quale sembra di essere slato qiicllo da essa
prescello?
Sc'condo il mio modo di pensare, senibrami che
tutti questi mezzi sieno slali da essa adopcrati per
la produzione di lal fcnomeno, die luUi sieno .:on-
corsi a capovolgere gli strati originariamente orizzon-
tali, menlre che, soslenendo che alcuni indinali sie-
no stall prodotli, allri sicuramenle orizzonlali naccue-
ro ; ed in questo caso i mezzi addilali dailo Skiio-
ne, doe I'azione de' fuodii di sotu-rra ed i Ireuiioli
pare che ne fossero stale le cause produllrici, le qjali
egualmente influir poUvano a viemeglio inclinart gli
strati originariamente indinali.
Mai i sollevamenli non hanno in nienlo infuilo
nella produzione di tale sconvolgimento di strati'' lo
per me nol credo, perche i sollevanienli, nel smiso
de' moderni, ed in queila generalita aininessa, pci me
non esislono e sono pure chimere. Ed eccore le
ragioni, come credo evidentissuue.
1, Se le caleiie delie monlugne che cingnio la
superflcie della terra, Iossito un piudotlu deiiu imal-
zaniento di una materia paslosa sorlila dailu ileino
di essa che scco sollevato avessf il suolu sopiislan-
te, e lo slugaaiento dcgli sliati de' tcrrum i sedi-
raenlo fosse una conscguenza di esso, all'Xa k- S(--
guirei)be, che in tuHe le catene di mkmiU ovreb-
bero csislere lanli crateri di solievamenlo quc'ili »o-
uo stall i sollevamenti awenuli. Imperoc ciie, e in-
possil ile supporre sorlila di una mulcriu qulunque
13
dallo iriteino del gloho, chfi dee farsi strada a tra-
verso di una crosia di gia solida, senza roin(jeila noi
modi che la stessa ipotosi de' sollevamenti suppoiie
ed ammetle — Or tutl allro vedesi che crateri di sul-
ievaineiilo, negli strali slogati de'terreni di sedimenlo.
2. Perche, e necessario ammettere che i monti
formati da rocce pliitoniehe tutti quanti sono nacque-
ro, formaronsi, iiel piimilivo faffreddamenlo della
scorza leirestre ; ed id vero ammesso lo stato liqiiido
o inolle della terra iie'suni primi peiiodi di fonnazione,
(come non puo diibhitarstsiie) in cui, merce il giro
suo attnnio I' asse, prese la forma altuaie d'una sfe-
roide schiacciala ai poli, ne nacque che la di lei sii-
perficie rimase con deile disuguaglianze, con delle
proominenze inegiialmenle sparse, che dopo furono
n>odifi(ate potenteni nle dai vari agenli alteranli, e
specialiiHMite dalle acque — Or sono quesle proemi-
neiize que.ste disuguaglianze di supeificii-, qu 'Ste do
pr.ssioni , etc. che constituiscono i monti , le val-
late . il I'ondo del mare . E sebbene semhrino i
monfi ma&se colossali in relazione alia nostra pic-
ciolezza, paragonati pero alia massa del globe ter-
raqueo, non sono, come i migliori geologi ne con-
vriigoiHi, che quelle ineguaglianze che vedonsi sopra
la scorza di una melaraneia (!). Diversamente ragio-
naiido si cadi r>bbe neilo inverisimile. supponendo cioe
tale superficie cisi levigata conie polrebbe oltenersi
da una sfrrouJe lorinala al tnrnio.
Or se punssi rei dere ragione della forraazione
delle moiilagne [)luloniche in lal modo lanto facile e
naturale, pen he lambiccarci il cervello meltendo in
(1) D' Aubuissim dc Voisiii. truile de geofjnosie torn /.
jiat). SS. 2.<"' ed. Paris 182S.
Oinalius d Halluii, Elam, de ifoloijie ixiy . 13. Paris 1831 .
campo qiiclla ipotesi ? Ed in vero la teorica ile'solle-
vameiiti e foise allro so non che una ipotesi ? Fral-
tanto se ne paria ordinariainenle come di una venla
assokita, come di un falto inconcusso, e con essa si
rende ragione di lutto — Senlile inlanlo uno de' suoi
parligiani. die, con termini pr^'cisi, vi dichiara cosa
essa hi Insse. « I geologi furono fiiialmenle obbligali
di ritorrere all' altra ipotcsi, ( o il sigudi Lyt 11 che
parIa) vale a dire, a quella che amnnllc che la leira
feniia, per effello di diversi solltvamenli ed abbas-
samenti successivi, ha provalo de' canibiamenli di li-
vello in relazione a quello del maie (1).
Fraltanlo si e volulo e si vuole con lale ipolesi
spiegare non che la dislocazione dei leneoi di sedi-
menlo, ma la formazione, la oiigine di molli vulcani
che operano innanzi i no&lri occhi per via di eruzione,
e che per tal mode ebbero la loro nascila come eel di-
mostrano qiielli che formaiisi luttora innanzi i nosiri oc-
chi; I'Etna, il Vosuvio, la Solfalara, ftlonle iiuovo ec.
si sono citali ,come esempi de' vulcani nati per via ill
sollevamenti ; menlre che, quegli slessi geologi che
parteggiano ad un tal sislema si sono veduti costrelti
opporsi ad un lale abuse sislematico — La sezione di
iBineralogia e di geologia del vii Gongresso di JNa-
poli, allorquaiido porlossi a visilare Monle nuovo sotlo
la bandiera di uno de' piu classici campioin dell ipo-
lesi de' sollevamenti, il barone de Buch, fu costrello
ad opporsi al pensanuiilo del geologo Prussiano ; cd
il prol'. Gcmniellaro dimaudalo dal Presidente Pasini
al GongTcsso di INapoJi. se I'Etna presculava h iio-
meni che poteano altnbuirsi ai sollevamenti, rispose
per la negativa; ed il niedesimo prolessore dmde
(i) Elevieuts de <jeol(i<ji(; Paris 1S39. jkkj. tOS. ■ '
17
con me il sentiracnlo, che la famosa valle del Bove
e un prodotto di abbassamenlo anzi che un cralere
di sollfvamenlo, lo che, la mancanza di tutle quelle
condizioni che richiederehbonsi per caratterizzarla co-
me tale, lo dimostrano ; ed il professore Pilla ed il
professorc Philippi faccano con me le alte meraviglie
nell'anno 1838. in occasione di una corsa geologica nei
(unloriii di Napoli, pensando con)e il sig. Dufresnay
avoa potuto dichiarare un prodolto de' sollevamenti
la corrente trachitica della sollatara , ed ognuno sa
quanlo il primo grologo e attaccalo a queila ipolesi ;
ed il signor Bouillet non pote non convenir meco
di essore un cratere di eruzione il cratere basallico
di Prudel. aMorqiiandn la sezione di storia nalurale
del Congii sj o di Clormonf-Ferrand si porlo a visi-
tarlo nel 1838; <d intanto quel crafere si e citato
C'MTie un esempio di cratere di sollevamento : lanto
pno la prevenzione sisleniatica per farci vedcre le
co-e come esse non sono.
Ma, si potrebbe dire, non c ancor una ipotesi
quell' altra che spiega i fenomeni da noi rammentati
merce I' azione de' fuochi di sotterra , de' trerauoti,
delle acque minerali ec. ? K6 rispondo, no affatto —
Questo modo di rendere ragione di quei fatti non e
una ipolesi ma una teoria , ed havvi molta dislanza
fra r una e l' altra — L' ipotesi e un pensamento nato
nel gabinello in virtu del quale spiegansi i fenomeni
della natura: la teoria e un pensamenio, e un grup-
po di pcnsieri armouiramente nniti e tirati dallo stu-
dio do' falli, in virlu de'qiiali cspongonsi i fenomeni
della nafura-^Nessuno, in vero, t'u prcsente al sol-
levamento delle catene di monfagne nelle dodici o
tredici epoche or ammesse; ma tutti conosciamo il
potere de' vulcani e de'tremuoti, quello dell' acqua
18
<^ delle acqup lormali, che tullora producono pli stessi
fenomoni , srbhene in un grado piu Itgijit^ro — la
prima dunqne. e un'ipotesi, la secoiida una Itoria.
Ma, il futlo che sembra spallcgijiare la ijjoti^si
de' sollevamenti si e di ntrovarsi cnncliigjii fos>ili e
nmasugli di allri animali marini in aJlissinic !•■ ginni,
e quindi dovrebbe anamcttersi che ivi giugnt'va il
livello del mare in quelle aniiche epoche — Lo che
ammesso non si polrebbe rendere ragione delta scom-
parsa di quella immensa quantita di acqua ; qiiando
a! contrario, supponendo i continenii un prodollo dei
sollevamenli cndesi sparire ogni difficolla.
)) Gia e slato stabililo, dice il signer I, yell, che
le recce di origine acquea, le quali racchiiidono Ibs-
sili marini, occupano grandi eslensioni conlinentali, e
si rilrovano nelle catene di monlagne che s' innalzano a
delle grandi allezze al di sopra del livdlo d 'I mare.
Da cio si e costretto a conchiudere che cio clu; <>ggi-
giorno e terra ferma, trovavasi allra volti Sdlli) le ac-
que. Tullavia, se si ammelle questa consegucnza. bi-
sogna necessariamente supporre, o che avvenne uu
abbassamento generale delle acque dell'oceano, o che
le rocce solide, sepolle prima sotto I" acqua, sono
slate sollevale in niassa, e si sono in quosto modo
trasformale in terra ferma — Ridotti a questa allerna-
liva, gli antichi geologi abbracciarono la prima di
queste due opinioni; essi supposero che I'oceano ori-
ginalmente coverto avea tutlo il noslro pianeta, e che,
abba.»sandosi gradatamente sino al sue alluale li\ello,
avea posto a secco le isole ed j continenli atluali —
Sembrava ad essi, prosegue il signer Lyell, cosa piu
facile il comprendere che 1' acqua si fosse rilirata, di
quanio supporre che la terra si fosse sollevala^— Pur-
Dondimeno, come noD poteasi mettere in dubbio che ua
19
tempo r oceano ebbe il suo soggiorno sino a quelle
allezze ove rilrovansi delle conchiglie marine, era im-
possibile di immaginare una ipolcsi sodiJisfacenle per
ispiegare la scomparsa di una massa di acqua cosl
enorine, e so|)ra tutti i punti del globo (1).
La grande difficolla, dunque, secnndo il signor
Lyell, consiste nolla iinpossibilitd ad immaginare una
ipolesi soddisfacente per ispiegare la scomparsa di
una cost enorme quantiid di acf/ua sopra tutli i punti
del globo — Ma se noi ci rammenliamo, come sopra
abbiamo dimostrato, che I' allezza de' mooti e quindi
deir acqua che ivi dovea giugnere, e cosa grandissi-
iiia paragonata alia nostra piccolezza, ma insignifi-
cantc in rapporlo aila grandezza del piancta che abi-
liamo, ne s; gue che puo ben comprendersi tale di-
sparizione. Lo Stenone, dopo di avere esposlo le sue
opinioni sullo slocamento d«!gli strati paraleili , ecco
come laconicamente si esprinie sul fenomeno della
disparizione di tale fluido da qut-iie allure.
)) Hinc ratio reddi posset inae({ualitalis illius, quae
in lerrae superficie mullis conlroversiis occasiont-m
praobot, ut sunt monies, valles. aquarum superioruni
recc[)tacula, planities, turn in locis editis, turn in de-
pressis (2). » Ponete mente a qucsle parole del gran-
d' uoroo ; « aquarum superiorum receptacula. » Vob-va
con cio <linotare, cho i vunti la-ciali sotto gli sirali
de'lerroui disiocati merce la corrusione della loro ba-
se, erano i ricellacoli dflle acque superiori, ossia di
quelle che cuoprivano la soinmita delle monlagiie.
11 celebre geologo I. A. De Luc sul proposilo ha
(1) Elements de geologii' Paris 1839. pag. 105.
(2) E ilisserlaliom' iMcolui SlfiKun's de soiido intra so-
liduiu nuluraliler conleiitu etc. patj. 10.
20
delto: a io conosceva allrove molto bene in quel tem-
po lo stalo degli strati^ die noi chiamiamo oggi-
giorno secondari, per comprendere che essi sofTerto
aveano deile grandi Ccilaslrofi ; e per la slessa ra-
gione che vengo di assegnaie, io aUribuj\a qut-sle
calaslrofi alio sprorondaiiiento d( lie parli coinpaialiva-
mente le piii basse, cosi che 1' emersione de' noslri
eonlincnti alio sprofondanunlo di altri continenli sul-
lo spazio de' quali il mare si era porlalo » (1),
Ecco, dunque, delle cause soddisfacenli. delle
spieghe ben naturali, che rendono ragione della di-
sparizione di quelle acque, che cuopiivano la leria si-
tio alia sommila di allissime niontagne, senza ricor-
rere ai sollevamenti. Ed a queslo proposilo mi sia
permesso dire di passaggio, che se le idee abhrac-
ciate dallo Stenone e dal De Luc s©no anliche, anti-
che sono ancora quelle de'sostenilori della ipotesi dci
sollevamenti, mentre Lazzaro Moro ed Jlulton e Play-
fair sono stati i primi che la idcarono , con la sola
diffcrenza che questi geologi ad un vapore igiieo ne
allribuivano la causa, ed i modern! vi hanno sosti-
luito la emersione di roccc plutoniche.
Da cio che vengo di dire non vorrei che se ue
volesse conchiudere di essere io lonlano daH'ammet-
tcre, che dallo interno della terra sieno soite deile
rocce plutoniche ; vale a dire di non volere ammet-
irre nessuna sorta di sollevamenlo, Imperocche, sa-
rebbe cosa assurda il non riconoscere che da essa
svolgonsi, ossia solkvansi, non che vapori e gas, ma
soslanze liquide e rocce plutoniche — Chi di fatti puo
negare che trachiti e tefrine sono slate sollcvate dal-
r interno del globo, e le ultima io sono ancora? con-
(1) Trails element, de geologie Paris 18 JO pag. 27 i.
21
ciossiaclie por venire eruttate tali sostanze e giuoco
forza convenire che soiio sollevale, ed in quesld senso
io amnn'tto i sollfvamenli.
E se puo difl'erL'iiza alcuna notarsi fra i soiieva-
menti di eru/ione ed i sollovamciiti propiiainenle delli,
mi seinbra consislere nell' csst^re i primi accoriipa-
giiati da corso di materiali fluidi o paslosi, con spri-
gionarneiilo di vapufi, di gas e di soalanzc pluloni-
clii' iiicocrenti, ed i second) dal quielo innalzamenlo
drila roociu pluloiica che sollcva il siiolo sopraslai-
te, io rompe, e ncl cenlro di esso inoslrasi scnza
essere corsa sul leneiio circo>lante ; el in questo 'iio-
do puo chiainaisi una eruzione, un sollevainenlo iin-
peluoso, ed un sollevamcuto puo diisi una lenla e
quiela eruzione.
Ecco, dunque, come i sollevaraenti si ligano alie
enizioni. ♦^ quosle come confiiiano con i primi — La
It'Ofica istessa, difalli, puo rendcre ragione degli uni
e deJIe allre — Gosi, se la roccia pluloaica, che dalla
parte nui<la del nocciiiolo t<'rri'Stre si fa strada a tra-
verse del suolo, e stata in contatto duli'acqua, i va-
pori ed i gas che dalla decoinpusi/.ione di qucsta se
ne svolgono, rendono impeluoso il sollevameiito, in
caso conlrario, cioe, se I'acqua non vi ha avuto ac-
cesso, la pasta plulonica quielamenle s'lunalza, roin-
pendo gli strati del suolo soprast.mte, e produce una
quiela eruzione, ossia uii sollevamenlo.
In questo modo considoralo 1' andamento della
natura nella produzione di questi fenonieiii, si vede
chiaro, die I' Etna, li Vesuvio, Strombidi, Vulcano ec.
sono vulcani di eruzione, perche le materie pluloni-
che solievat(! sono stale taiilo quantitative da oUre-
passare gh orii did cralere e fluire sopra il suolo vi-
cino, sono stale accoiupaguale da imnicnsi vapori e
22
gas, fla qiianlita prodigiosa rli maloriali incoeronti,
(•he gcttali nell'aria, dall' iin|)el() dc'prinii, haimo pro-
dotto il craleie di eruzione.
Alio inconlro, il cralcre di Aslroiii ed allri si-
mili, che da a vedcrc la loccia tracliilica nol sii'o
cenlro, che ha rotio il suoio e prodollo F alzaniento
degli slrali di quel tufo pomicoso, vi presenta un
cratere di solievaincnto ; e cio perche la trarhile che
si e sollevala, e stata impolente a polor lluire siil
sunin, e stala scompagnata da una quantila di \apori
e gas e da maleriali incoercnli, ed ha formato il cnsi
dello cratere di sollevamenlo — Or tiillo cio lo lo cre-
do; ma non posso mai indurmi a credere di essere
formate da sollevameriti le catciie delle moiilagne che
cingono la superficie del nostro globo, nelle dodici
o Iredici epoche che ie sono slate assegnale ; iion
posso indurmi a credere che la superficie ddla terra
nei suoi primi period! di raffreddamento iiu)>trossi le-
vigala e senza nessuna proeminenza o depressiune o
disugiiaglianza; non posso credere, che le conchiglie
fossdi che vedonsi nelle piiJ alle munlagne vissiro
nel profoiido del mare, ed a qudle alhirr luroiio tra-
sporlate dal sollevanu'nlo liel >ui)lo; noii posso cre-
dere, finalmente, die tali solltvainenli h.inno pru-
dolto lo sloganiento degli strati onzzoiilaii, riducen-
doli iiiclinali o verlicali, ora e qiiesla parte dclla ipo-
tesi de' sollevameriti clie io ho scnipre rilintato in
altri miei scrilti, ed in queslo ; e se nn losse le-
cilo di prcdire il dcsliuu di tale ipotesi, direi, che
verra tempo, e non ni'illo lonlano, in cui si senlira
il bisogno di ricorrere alle lonti del sapere geologico,
a Sienone, a Werner, a de Sausseure, a De Luc e ad
altn simili maestri per ispicgare molli t'cnomeni del-
1' altissinia scii nza della teiia, ie.->lilucndo ai due gran-
di agenli della naluia, I'acqua ed il I'uocu, cio che
23
realiiu'nt(! gli apparlione, menlre se i Neltuuisli lar-
glieggi ir>ino in favore dell' una, bisogii;i confessare,
che i Plulonisti soiio stall ingiusli nel loglierie gran
parte del siiu pott-re.
Dalle cose delle ne risuila.
\. Che lo Steoone iioii penso mai alia ipotesi
de'sollevamenti aminessa dai moderni geoiogi, e che
conosccva le cause vere che haiino prudotlo lo rial-
zamenla degli strati paralelli all' ori/zoiile de' terreiii
di sedimento, e che qutste cause furoiio i fuochi vul-
canic!, i tremuoli e la corroMoiie prodotia dalle ac-
que della base degli slrali stissi.
2. Che vi sono de teirem in rlinati , non gia
perche dislocali da cause secondarie, ma in tal situa-
zione primitivamente formali.
3. Che i sollevameiiti delle catena de'monti,
che cingono la terra sono ipotesi non adaltabili, inen-
tre naequero nella consolidazione della corteccia (i(;l
nostro globo, e quindi il preteso slocaineuto degli
strati da essi prodotto deve rigettarsi.
4-. Che non puo assoluiainente negarsi la emer-
sione di recce plutoniche dall' inlerno della terra; ma
che tale emersione non Jifferisce essenzialmente dalla
eruttaziuue delle rocce vulcaniche, ma nel solo ijrado
di energia e di quantita delle soitan/-e sollevate o
erutiate; in modo che i sollevamenli e le eruzioni
sono un prodotto della medesiina causa.
5. Che i cralerini di sollevamonlo differiscono
solnmenle da quelli di eruzione per es>ere il prodotto
dello sfor/.o della roccia pluloiiica. che innalzandosi
rorape il suolo circostanle ed in tale slato riniane, nel-
I'atlo che la roccia islessa manifesta^i nel centro impo-
tente a fluire sul suolo contigno ; ed i crateri vulca-
nici sono prodolti dalla caduta delle materie incoerenti,
che preudoQO la lorma di cono laglialo alia somuiila.
■ .J ' I ' " '
1 i
lElORli
DEL PROFESSOKE
^iiia^<E> <&ISE£SS22Sa.iliS<£>
LITTA RELLA TORRATA OSDinARIA DEL 12 AGOSTO 1841.
l.-',-.' 'v-- / '
*Ua dfmnra Ji un mese a'Bagni di All in compagnia
di'l mio nipule sig. Felice Di-Stefano e deila di lui
iamiglia, mi ha dato terapo eu opportunila di visilar
di bel nuovo con piii comodo la forinazione dello sci-
sto, che coslituisce in que' conlonu il monlagnoso
lerreno.
Tornando a passare ancbe questa volta per la
cosla di Tauiomina, ho rivolto altentamente lo sguar-
do a qutlla iiiteiessanle linea d' incavo che ofiie, pa-
railela al livello del mare ed aU'aitezza di dodici piedi
circa, la roccia che a perpendicoio in esso »i im-
merge. Essa comincia dalia parle nieridionale del Ca-
po s. Andrea, lo accompagna in giro per la curva-
tura del picciol seno delle PcifjUare, ma non cosi
cliiaramente come nella penisola che segue , ove la
incavalura e marcatissinia, c sempre ulla slessa al-
tezza: essa non e piu larga di palmi due, ma va elar-
gandosi e nslringendosi talvolla a seconda della mag-
giure o miiiore tenacila della roccia. ISe quivi sol-
lanlo e essa visibile ; che ben pno ravvisarsi negli
seugli della spiaggia di Barbarossa , ed e juaroalii-
28
sima per tullo il fratlo del capo di s. Alessio, e sem-
pre consorvando lo slcsso livello.
^'el^ iiidagar la possibile origine di questa linea,
cosl parallelampiile al ina-re incavala nella roccia, la
prima idea che pieseiitasi alia mente si e cbe essa sia
uata dair urto delia siiperficie ondeggiante del mare,
una pressoche simile iiicavalura polcndosi facilmcnle
osscrvare nella stessa roccia, all'attuale livdio del-
I'acqua; talclie dovelle il mare baltervi coiilro per
lunga ela a quell' altezza: e che in oggi abbassalo
nel suo livello. non meno di dodici piidi circa, ha
lasciata scoperla quella linea prodolla dalla sua forza
corrosiva. La seconda idea si e quella che tale ele-
vazione dail' alluale livedo del mare, non poleva al-
Irimenti avvenire che, o per sollevamento dtlla roc-
cia, 0 per abbassameDlo del mare slesso.
E qui lunga disamina verrebbe a nascere sul-
la probabilila dell' uno o dell' allro avvenimento ; ne
jo voglio su di cio intrallenermi, atlenendomi per
adesso alia sola riflessione , che il parallelismo ed
orizzontalila di quella linca coll' altuale superficie del
mare soqo troppo contrari all' idea di un sollevamento
in una roccia a strati precedentemente inclinali, che
vengono a formare un'angolo acuto colla linea slessa.
Bla non si puo inlanto trasandare di dar peso a tale
fenomeno ; ed io invito i geologi a prestarvi la piu
seria loro attenzione, non essendo csso meno rile-
vante dello sbueamento delle colonne del tempio di
Serapide in Pozzoli.
II conglomeralo rossastro di scislo argilloso e
framraenli di quarzo, e rocce quarzose e lelspatiche,
che ha tutto I' aspetto di una grawacca, siluato a fian-
chi de'calcarii di Tauromina, e che offre inferiormente
una roccia di calcislo bluastro, si coinincia a scoprire
^ 29
nella cosla dclle Pagliare, e si eslendn sino a Bar-
barossa e s. Antonio, d ondc riprciidc per poco A
suo impero il calcario yiurassico, per d,u' liiogo a'la
pudinga, lanle voile da me ccnnata (!), cho in di-
verse rolazioMJ lo accompagna sino a s. Alessio. E
•quivi non puo non feiniursi il geulogo, tulte le voile
che vi passa per assicnrarsi se le preccdenli sue os-
servazioni fossero stale esalle neil'assegnare la vera
giacituia delle recce, che in si diversa guisa aggnip-
pale fra lore si presenlano.
Quclla pudinga. la quale sin da Latojanni for-
ma le colliue che snvrastano alia spiaggia, si arresia
al fianco occidenlale del capo s, Alrssio, ed il cal-
cario a belemnili ed auimonili si preseuta, che in-
nalzasi dal mare sino al Comuiie della Forza: ma to-
slo viene inleirotlo dal conglomeraio di scislo rosso
e fraiiimeiili e masse rololale di rocce quarzose, co-
me quello di Tauromina, che in mezzo alle due enor-
mi masse di calcaiio si giace, sulle quali e fabbri-
calo il piccolo forte s, Alessio : e sul sito ove e ta-
gliata la strada consolare da a divedcre come e infe-
riore al calcario eiurassico della Forza; dimodoche una
sezione verticale di questo Capo ofiVirebbe un calca-
rio inferiore sopra del quale riposa un conglomeraio
rossaslro a pasta di scislo, e queslo nel mentre che
per N.E. si prolunga sino alia curvatura della costa
di s. Alessio, sosliene superiormente il calcario della
Forza e di aitre monlagne. Daila parte di ponente poi
al primo inferior calcario si appoggia la pudinga di
(1) Sulla Costa nicriilionale della Provincia di Messina-i^.
Alti Ijiocn.
Sill Tltioiio ijiiirassico di Sicilia del,
Elementi di Geoli)i<id... pag. 221.
30
sopra cennata, nello condizioui stesse del conglome-
ralo rosso.
Dielro il piccolo Comuiie di s. Alessio lo scislo
carbonoso appalesa porzione dolla fragile sua roccia,
che facilinente accoinpagnasi luiigo la fiumara vicina
soltoposto al gresel al calcario giurnssico. II terre-
no moiitagfioso, da s. Alessio si no a Savoca Fiufiie
di Nisi ed All, si adiKnitra alquaoto allontaoandosi
dalla spiaggia, eil uii basso lerrono areoario in gran
parte e di scisto decomposlo occiipa il basso delle
valli, ed oifre un suolo alto alia vegelazione, per cui
gli agruini, le viti, gli ulivi e varii allri alberi fiut-
liferi, lion die le pianle ortensi verdcggiaiio in tulto
quel liltorale.
A Fiuine di Nisi, dalla parte del mare quasi sola,
signoreggia la forniazione dello scislo, colaiilo estesa
ill quesla parte di Sicilia, e della quale ini sono in
questa occasione principalnit^te occupato.
A coiniiiciare daila paiie die coniiiia colla spiag-
gia, una roccia oonglonierala si appresL-nta la prima.
11 autenale che le serve di pasia e uno scisto decom-
poslo, niisto a gran quanlila di gres sciolto, Avvilup-
pa esso un' immrnso e prodigioso numero di ciottoliui
di quarzo, di scislo piii duro, di roccia di quarzo,
e di calcario a grana semicrislallina: sono essi di «a-
ria grandezza, da ([tiella di un cece sino a quolla di un
pugno. I pitj cumuiu sono di quarzo pingue laltigino-
so, bianco o bluaslro; quelli di scisto veiigon dopo: ed
i pezzetti rololati di roccia di quarzo (quartz telz) e
di calcario sono piu grossetli e pii!i rari. Tutta la
roccia assume un color giallaslro, ove ii taglio ddle
strade 1' ba ridotio a picco: ma nella superlicio noa
disturbata e di un color piu carico che da nel ros-
saslro, Conlieue a ([uaudo a quaudo quakhe traocia
31
di ferro ossidalo, che si e sparse in mezzo al male-
riale del conglomeralo, e lo ha variamente colorato
di rossaslro e di bruno. In generale puo dirsi essere
cosliliiita di strati mnllissimi, poco polenli, e spes-
si ; sovenle distinli per li inlerposizione di foglie di
scislo alterato. Gli strati inclinano per Jo piu da N,
a S. seguendo cosi il pendio deile colline; e dalla
parte snporiore essi varino diminuendo in mimcro,
divenendo la massa sempre minora come la softopo-
sta roccia viene alio scopcrto.
Questo conglomeralo, benche evidenteraenle so-
prapposto ad all re rocce, e nato, ancbt; ad evidenza,
dal Iritume di esse, nnn ha Inlfavia segno alcuno di
resto organico di qualsiasi genere.
A dir delle rocce clie seguono, non potrei no-
minarle nella loro successione senza servirmi del re-
sultamento di tanle replicate osservazioni ne'conlorni
di Ali, dalle quali si viene a conoscere che questi
siti fan parte della formazione ben estesa dello scisto
argilloso, di che si e latile volte parlalo(l).
La roccia principale quindi si e lo scislo argil-
loso, il quale si presenia in tiitte le forme, in lutli
gli stati, in liitte le possibili allerazioni. Esso e lal-
volta cosi carico di mica in tritume, e di grsna lanto
liiia, che quasi lucidu, argcnlino e doloe al lallu av-
vicmasi al taico, Con qiiesla strultura diviene spesso
compatto, coerente e forte, da rcsistere a'colpi del
piccone, ad obbligare a servirsi della polvcre quando
si volessc rompere , o staccarlo dalla massa; co-
me osservasi nella nuova strada della valle di Fiu-
me di Nisi. In allri sili conserva la strultura fogliet-
lata, e facile a staccarsi nolle solite foglie. Quello
(1) Mem. (il.
32
rosso carico e sempre a lenui foglietle e piu faci-
le a ridursi in Irilume; come lo e del pari il gri-
gio che passa al biancastro.
Ne' contorni di All lo scisto e mescolato al gres
biancasiro; e sebbene non abbandonasse la strutlura
foglieltata, pure questa varia sempre in spessezza: e
da quelia di una mezza linea giunge per gradi a
qiiella di iin palmo, e lalvoila ancbi; di pii!i. Ne'fian-
chi delle valli esso e nello sluto di (aliscenza e di
alterazione, e diviene argilla piii o nieno I'ogliettata;
pill 0 meno plaslica, ed in generate costiluisce un
suolo alto alia collivazione delle piante: e gli agru-
mi 5 gli ulivi, !e vili e gli alberi frulliferi vengono
felici ne' fianchi delle menzionate valli.
In una di esse, della de bagni cbe si apre nella
spiaggia ove sono le celebrate acque minerali di All,
si trova lo scislo passato per gradi alio slalo di ar-
gilla; ed il parete della roccia e lapezzalo di solfalo
di allumina e di ferro, di un color verdasiro, mislo
ad altri sail; nel basso poi, ove 1' argilla e quasi
plastica essa e impregnata di gas idrogene solforato,
che facilmente sentesi esalare nel discavar de' pezzi
di quelia roccia. I paesani fanno uso di questa ar-
gilla stemprandola in acqua, in talune malaltie cu-
tanee, attribuendovi le qualita stesse che ban reso ce-
lebri le acque di All.
Ne' siti inculti, e poco traltabili per acclivita e
ripide scoscese, lo scislo e covcrto di selvaggia ve-
getazione di piccole piante, di cui le piu comuni so-
no le qui sotto segaate(i)» ;
(Ij Fesitica aialiov i. , i ,; .
Grainineae variae
Euphorbia
Cap^turis
33
In quando aila inclinazione dello scisto puo dirsi
in generale che pii6 riyuardarsi come direlta da S.
a N.^ opposta del tratto a qiiella del congloinerafo,
che e da N. a S.; le sue variola poi possono ridursi
alle seguenli,
1. Scisto rosso, con variola di tessitura nella
doppiozza dclle sfoglie, e di colore, dal rosso bruuo
al rosso lacca.
2. Verdasiro, con gra(lazioni sino a! verde di
aglio. Quesle varicla [)oi .soiio piu die allre venate
spe.sso da filoiicelli soUili (? relli di quarzo a I'ogiie,
che lagliano la roccia in vari'! direzioni.
3. Giallastro, con gradazioiii sino al bianco
sporco.
4.. A superficie lucida argentina.
5. A grossi iastroni, e quasi compatto,
6. Mislo a calcario, e diviene aliora frammen*
tario, divideiidusi iu pezzelli parallelopipedi.
7. Misto a gres di vario colore.
8. Nello slalo di fatiscenza.
9. Ridolto in IriUiine.
10. Ridolto ad argilla quasi plastica.
Molte sono In rocce incorporate nello scisfo; e
dislinte piij che allre sono poi le calcaree, e le quar-
zose, che distinlameule anderemu rapportando. ii cal-
Nepeia ■- •'
Psni'dlia
Pf'ilhinii
Audfiullif'
('iijtmum
Oh'iDidcr
Erigvron
(j(iclit>; opnnlin '''"
AqnuA capitis ec. •' '''"' 5 "'^'
34 . .
cario che in lutti i siti rlella formazinne compnrlsre
inferiore agli altri e quello a grana seniicrislallina,
di una tenacita e cotreaza eslrenia , venalo seiiijue
di spalo, ma variante nel colore; esso e lalvolta bin
con larii'he vene bianchissime e Jislanli ii:i;i dall' al-
Ira, ed e allora in graudi masse ; tal' allra ie vene
suno piocole e spesse, e la striitlura e allora pri sso-
che fogliettala, o che facilmenle ronipesi in pi zzetli
paralleiopipedi: e nel petto del Capo di Alt, ii ta-
glio deila roccia, per ia cuslruzione della strada con-
solare, apparisce questo calcario anche ondiggiante,
e quasi contorto come lo scislo.
In grandi masse ed in estensione maggiore ap-
presentasi ii calcario rosso, ugualmente venato di spalo
ed a grana seinicristallina; esso varia nel colore, dal
rosso carico al piij sbiadato, e passa al grigio ed al
biancastro. Nella strullura varia allrcsi dal tenacemenie
compatto al fragile, passando per gradi ad esser piii
grossolano e piij facile a rompersi in pezzelti.
Suscettibili di politura quesli calcarii offrono un
eccellente materiale alle decorazioni architelloniche, po-
tendone estrarre delle colonne intere; come puo ve-
dersi nelle chiese di Fiume di Misi, ed in qudla di
All, senza parlare delle masse minori ad uso di basi,
di archilravi, di stipili e di pavidienti. Qiiesti calcarii
pero non sono tiitti isolati e dislinli nella I'orniuzione
dello scislo: inolti di essi si veggono evidenteinenle
misli, ora a'maleriali deilo scisto slesso, ed ora a
queili delle rocce quarzose; per cui ora scislosi, ora
gresiCoriui essi appajono. 1 prinii si oll'mno j'uglicl-
lati, da poclii poilici di spessezza a moili paiiui; eil essi
formano per lo piii degli strati dislinti in niezz" alio
scislo, seguendo tultc le varie coiilorsioiii di (jiielia
roccia, come colla m; siiua thiarczz.i tie pitsla i i in-
35
pii il tngllo ilolla slrada del Capo ffrnsso 6\ AW {\).
1 calcarii inisli a' rii.lciiali (Idle roccc quarzose sono
aiich'cssi ill piccoli slr.iti, nia non e raro il trovarii
in masse slaccate e ben grossc. La grana e, in qin;-
ste forma Hi roccin, mvida al tatlo, ma neH'insieme
non manra di coniimlh zza e di tenacita. Ve n' ha
di una qnalila pin (inn, ed e ricercala per pietrada
alliiare coltrlli o piu grossolani strumenli da laglio.
Le varicia die iio poliilo iiotare in questi col-
caii SI riiiiicciiio alle Mi;iiriili.
1. Bill a giaiia cnslalliiia-compalta, venalo di
spalo.
2. Bill a grana srmicri.slnllina, di aspelto sci-
stoso, e rriiiDiiu'iiliiio.
3. Bruno a grana compalla venato di spalo, a
piccole vene..
4-. Bruno rossaslro, oompatto con ossido di ferpo
sparso nella ma.«sa, e che ne facilita la faliscenza.
3. Rosso agrana semicristallina, venato di bianco.
a larghi inlervalli.
6. Rosso carico, venalo di spalo.
7. Rosso sbiadalo d. d.
8. Voniaslro, nll^to alio scislo argilloso.
9. Impuro, grc.siforme vorderognolo.
10. Inipiiro gresilorme bninaslro.
H. Impuro gresiforme giallasiro, con degrada-
zioni sino al bianco spi>rco.
12. Cmiipatlo a varii colori, ma de' quali il rosso
e pill comune; esso avvicinasi a quelli del gruppo
giurasMco.
13. Framinenlario in mozzo al quale si trovano
pezzelli di calcario saccaroiJe e di bardiglio.
(I^ FiiT. 1.
35
Le rocce quarzose si riikicono al quartz feh,
ed al gres cbe da questa deriva. Varia e la slrut-
tura del primo; quello in massa e per lo piu rossa-
stro venalo di quarzo pingue; la sua grana e miim-
ta, coerentissitna, luccicanle, ed il quarzo pingue delle
vene passa dai bianco al biuastm. Ve n' lia di quello
a siruttura scisloide di color grigiaslro a grana piu
grossolana e meiio coereiite. Qoi'sto si trova quasi
sempre in piccoli strati Ira lo scislo, inentre qiulK) m
massa vi sla incarcerate, seiiza seguire una regolare
giacitura,
Oltte a'calcarii ed alle rocce quarzose, nella fiii-
mara di All, in conlrada Canalello, nel petto della
roccia dello scisto che le contiene, trovaiisi frammisti
bianchi di calce solfata, inclinati da S.E. a N.O, per
per lo piij in piccoli slralicelli, spesso a superficie
di mica in irilume, color bigio chiaro che passa al
bianco, di slrullura saccaroide; quesli banchi si vaa
ripelendo in varii puoti della roccia, ma piu inipuri
e poco estesi. Racchiudon essi a qiiando a quando
de* blocchi di calcario blu venalo di spalo, e vi si
adatlano in tuiti i sensi co' loro slralicelli parallela-
mente (1). Queslo gesso si cava ad uso di I'abbrica,
e uel silo stesso alpeslre e scosceso, eniro a due
grotle, delle di Creso, si calr-ina in piccole fornaci,
si batte e si crivella, e poscia, non senza pericolo,
si porta giii nella valle ad inconlrarc la slrada car-
rozzabile.
Han giovato particolarmente a far conoscere la
slrullura delle monlagne in questa parte di Sicilia i
lagli clie se ue son falli per le slrade provinciali e
cumnnali; e quolla nuuva di All mclle alio scoperto
(1)rig.6.
57
le conJizioni di giacitim de!le menzicnalc rocce cal-
can e quarzose in rapporlo alloscisto, ed al conglo-
morato che le ricopru i-' rrrfp, ii quale h costiluito
da'materiali in trilume e rololati delle sJesse rocce,
come abbiam detlo, ed assume in molti puati Taspelto
di una ^rawacca.
Finalmente Ifi miniere metallichedi Fiume di Nisi,
tanlo conosciute. sono nella formazione slessa,
Queslo e cjuaolo puo dirsi in generate delle con-
dizioni geognostiche de' contoriii di Ali; ma vi sono
peio in essi tali particolarita che meritano una dislinta
menzione.
Tulta la roccia, prinripalrnente del C.ipo di Ali,
merce il taglio che se n e talto con iugenli spese
per la strada consolaro da Palermo a Messina, olTie
una varieta di copjbinazior i delle uicnzinnate rocce
che non si sarebhe scoperta giaminai senza quesla
favorevoie circostanza, We meno interessanli riescono
per la slessa ragione le nuove strade di All e di Fiu-
me di Nisi.
La valle, ove scorre sino ad un certo tratlo il
fiumiceilo di queslo noine, e lorluosanienle aperla
nella formazione dello scisto: e questa roccia e ivi
argenlina all' aspetto, carira di tiitume fioissimo di
mica, e lale da rassomii^Iiarsi ad un lalco.eper la su-
perflcie unluosa che ofire al talio: easa e venala lutta
di quarzo piugue; inteirolla non ostanle da fdoni
V da masse di varia raole di calcario varianieote co-
lorato, di granasfniicnstidliuu, M::iaLu ui spalo, u vcuc
ora piccole e spesse, ora larghe e rare.
In molti luoghi assume una strulluia coereole
e compatla, ma per lo piii porta il carallere fissile
della roccia principale deila fonnizione. Quesla ntlla
grau parte de' parcli deiia \allc priscnlaoi alltiala,
6S
e passa per gradi all' argilla, si come in tulla In sti-
perficie superiore delle colline: ed e motivo die il
suolo che nc risulla e allissimo alia collivazione della
vigna degli ulivi e degli aiberi, e nel basso a quella
degii agrumi, ove le aequo del fiumicello sono stale
deviate; per cui non giungono esse a! mare.
In varii punti le rocce quarznse vengono alio
scoperto, ed e quivi che le tracce di solfuri meldl-
lici manifeslansi, e che si sono isliluili varie voile gli
scavamenli per trarne i rnatoriali. Ualla miniera in
fatti, oggi delta di Carbone, un sig. Bick trae anche
adesso la ganga quarzosa checonliene galena, pioniho
argenlifero, rame, anlimonio, schbene non si possa
dire aver trovato de' veri filoni, ed ha alzalo una mac-
china di triturazione e di lavanienlo del minerale.
Jl conglomerato superiore di cioltolini quarzosi,
ha quivi per pasta lo scislo fatiscente e poco qnar-
zoso: esso e quindi poco coerente e non forma solida
roccia come quella delle valli e del Capo di All.
Esso e inclinato co' suoi piccoli strati da ^'.O.aS. E.
quasi come tutto il il conglomeialo di qui''coiil(irni, v.ile
a dire da Fiumi di ^i.si bn^so al Caj)o (jrosso, ^nn
contiene ne traccia ne vesngio alcuno di rcslu orga-
nico: quivi; pure il ferro vi si mcscola in o&sido in
varii modi; talvolla in ro^noni e tal' allra dilavato
e sparso Ira il materiale della roocia.
La nuova strada di All superiore, cominciando
a salire dal piano verso quel piccolo comune, ha ta-
gliato lo scislo che passa per gradi ad argilla di va-
rii colori; dal bianco, v.\oe, al giallaslro, al roseo,
al rosso, al bruno. Piu innanzi comincia ad osser-
varsi mescolalo ad un gres biancaslro e rossaslro, e
perde la slrutlnra fissile, assumendo quella in massa,
interrolla da filoni paralleli vorio-coloraii del maleriale
39
stessn. II conglorneratn, piu coerente di quello di Fiii-
ine di l\iai, ha una pasta quasi gresiforme, co' solili
cinltoliiii, cd ap])oggiasi alio scisto, di sopra menzio-
nalo con iriclinaziono tulta opposta, seguendo esse
quella da N.OaS.E. nientre lo scisto segue qnella
da b.E. aN.O. Lfii beliissimo saggio di qucslii op-
posta direzione si trova in un punto delia salita su>l-
della nel terzo giro dclla nuova strada inlorno alia
piccola valle (1). Si scopre a quando a quando un
aitro conglomerato, clio e evidenlemeiito inicriorc. al
sopracccnnato, e che ha per pasta lo scisto rosso, in
nulla difTereiite da una grawacca.
Lo scisto intanio, come si va salendo, apparisce
variegate ne' colori, ed interrotto da filoni e da slra-
ticelli di roccia quarzosa; e quesli sono cosi ondeg-
gianti e spssso contort! in modo da fissar !' altcuzio-
ne di chi passa, e da far nascere la curiosila di coni-
prenderne la causa produllrice.
Lo scisto allerato, andando sempre verso le al-
lure, contiene grosse masse di quarlz fels, pur lo piii
color rosso venato di quarzo pingue. JNclla parte su-
periore poi il culcario si ammassa in potenle ciglio-
ue, tanlo nella collma di poiicnte, quanlo in tutlo le
aitre della massa montngnosa di All (2); la quale
neli'insieme e costituita di scisto alteralo ueila su-
perficie, dal tempo edallamano dell'uomo, che l' ha
reso alto ad una felice colliv;izione. La inclmazioue
di quest' ultimo calcario e in generalo da S.aiN. o
al piu da S. E a A, 0.
iUa sopm tutti qucsti luoghi e degno di oiser-
(1) Fig. 2.
12) IM^. i
vazione, come accconai, ii Capo grossa, di cui la roc-
cia e stata tagliala a picco sino ad una bastanle pro-
fondila. lo ho voiulo notare tulte Je variela di recce,
e della !oro strultura e giacilura, di passo in passo,
avendone avuto tuUo il tempo, perche ho crt'dulo do-
versene Irarre delucidazioni non poche nelle leorie
geologiche; ed ecco quel chs ne bo ricavato,
Venendo da Calaiiia, dal punto ove tennina per
tramontana il ttnirneiilo delie case de' Bagui, la ioc-
cia e coverta per pochi paesi dal detrilo che viene
dair alto, e inisto iu parte a resto inl conglomeraio,
di che si c parlalo di sopra; essa e di uq calcario
giallastro frdoimunif-rio, in uii*amii>assarneuio di ma-
teriale scisioso allerato: ed il calcario stesso c in niolli
punli a straticelli. ma roUi. a pi<;coie riprese, e si-
mili a matloai sopra iiiiposli uno all'aitro, ed incli^
nali da S. a N. il calcario blu veaato di spalo vi sla
in blocchi, staccato e talvolla frammonlario anch' esso.
Dopo 170 passi e sino a 300, il calcario si fa in-
feriore, e sembra cosliluire la massa cenlraie. Si rom-
pe esso in pezzelti parallt-lopipodi, e di color blu-
aslro; ma ioslo diviane rossaslro oou vene di spalo.
A 480 passj la roccia forma un' angoto, ed e stala
tagliala lasciandone una massa significanle dalla parte
del mare; e quivi essa e un miscugSio di scisto e
di calcario bluastro, che assume ancb' esso la strul-
tura fogliciiaia L.1 ondojr<ccia.-ie per io piii.
Per un tratb di cento passi circa, ove appunio
e alzata la coionnoiJa milliaria di n. 21 4-, il calcario
preseotasi iu masse, giallastro, coverto daila roccia
caloareo scistosa altorata, fra la quale si veggono
molte masse di scisio rosso; fra questo calcario ed il
precedsnie i solchi e le incavalure della roccia sono
picne di dstiito ailuviule. A 730 passi torniino ad
osscrvarsi, nel corpo del calcario mezionalo, sIraticelH
(V\ calcario rolti a guisa di matloni ed inclinali come
i priini da N.E. a S.O., e la niassa del calcario pre-
senla in molli punti un cerlo ondeiigianiento di slrali;
ma giungendo a 780 passi, si vede riprodotto il cal-
cario blu, sopra del quale il precedente, e lo scisto
rosso vi sta a fianchi e sopra; gli strati intaoto mo-
stransi qui inclinati da S.O. a N.E.
Un miscuglio di questi calcarii con una lumul-
luaria inclinazione di strati si fa vedcre per un tratto
di 90 passi, e quivi un piccolo avvallamcnto comin-
cia, che separa per 43 passi circa i menzionati cal-
carii dailo scisto rosso, il quale dail' alto al basso
quasi solo si ammassa. II taglio perpendicolare della
roccia ha qui immensamente giovato a palesarne la
struttura, che diflicilmente puo descriversi in tutle le
sue varieta di straliGcazione, e nelie contorsioni spe-
ciosissime delle sue sfoglie. Da principio infalti esso
e a stralicelli a fcltucce rossastre, giallastre e bianco-
sporche, alternanti con roccia calcareo-scistosa di va-
ria spessezza, da poche linee ad un palmo circa;
ma tosto a 950 passi la inclinazione di questi strati
da S.O. a N.E. si cangia in una contorsione piij mar-
cata ; e non solo lo scisto ma due strati del calcario,
di circa 3 palmi di doppiezza, i quaii seguivano la
slessa inclinazione doveltero cedere alia contorsione
dello scisto o si curvarono anch' essi, rompendo a
quando a quando la loro massa per ripiegarsi come
la roccia che sostenevali (1). Segue un miscuglio di
di scisto aitttrato, di calcario impuro e fatiscente, e
di dclrilo alluviale.
A 1060 passi si Irova lo scisto di apparenza di-
(1) Fig. 3. >
6
Ml
versa nel colore, che e bluastro, nella slrultura poco
roo-lietlala e nella inclinazione verso il cuore della
roccia, con varie conlorsioni ed ondoggiamenti ; esso
presenta iiiollre rton po< he fendiliire in varie din-zio-
tii, che sono le vere giunltire cli tessitura, ri^uar-
daiido la roccia come una mas-^a sola ncll insicmc :
esse infcilti non segiiono regolarila alciina, e laglinno
la roccia in lulti i sensi ; ne relle o inclinate sola-
mcnte si osservano , ma ancbe curve e talvolta on-
dcuj^ianti.
A 1100 passi lo scislo bluastro e sottoposlo a!
calcario scisloso fatiscente , e lo scislo ros>o |o rico-
pre nell'alto. Vengono quivi a coiitatto dui^ opposte
inclinazioni di strati; ed a 1H0 passi lo scislo va-
riegato si presenla in tulle le possibili contoisioni, e
principalnionle nel principio della piccola valle che
divide lo scisio rosso dal calcario framnu'tario supe-
riore ed a piccoli straticelli (1). L' apertura di quolla
valle, ove la slrada passa sopra un ponte ad un'ar-
00 solo, eslendcsi per 110 passi, e la roccia che se-
gue ofFre il calcario a piccoli strati incliriali a K.E.
nella massa dello stesso calcario, ma impuro e sci-
sloso. A 1360 passi, lo scislo bluastro iipparisce in-
feriore, e mislo al detto calcario: esso contiene molle
Assure e crepacci, quasi verticali e ripicne di detrilo
posteriore. Ma a 1430 passi ricomparisce lo scislo
variegalo, a foglie quasi verticali, con allernanze di
scislo allerato giallastro.
Una valle piu ampia si apre da qui in poi nello
scislo rosso, a parete concavo dal lato della Torre,
e si estende per 1-46 passi. La roccia ricomincia col
rilorno del calcario blu venato di spate, a straticelli
(1) Fig. 4.
quasi orizzonlali per un huon tralto, e poscia si rom-
pe in blocchi e viene abbraccialo dal calcario scisto-
so impuro. Si estende in tal modo jier 90 passi circa, e
a 1830 passi si Irova in masse piu solide bluaslre,
fra quelle allerate e tagliale da fissure ferticali. La
rupe sopra di cui sta la torre del (^apo, e di calca-
rio inclinalo a N.E. e sopra e coverlo da quello fram-
iDentario ed impuro, con delrito piu moderno sine al
lermine del Capo a 2000 passi. L)a Ji in poi segue il
calcario smo alia piccola valle die si apre nella cur-
valiira del lillorale; d' onde la formazione dello scisto
ro.>so campi'ggia quasi sola siuo alia Ilala e Guido-
iiiandn, intrrioUa soltanlo per piccol tratto dalla roc-
cia di grawacca a pasta di scisto rosso.
La Sjiiaggia di lullo quoslo tralto de* contorni di
All, in coiiliniiazione di quella di s. Alessio e di
Savoca, e inlieramente costituila di ciotlolini di quar-
zo pingue. di scisto di varia natura, colore e consi-
slenza, <ii scisto miraci-o , di calcarii , di roccia di
fjuarz", n)isti a sabbiime o terra argillosa, provenienti
dal di.>facimento dolia roccia di scisto e del conglo-
mcralo ; e pcrcio die nclla parte superiore di essa,
bcncbe nun mollo dolanle dal mare, vi vegetano i
gdsi e qualclie vite.
Vicino al Capo di AH, e distanti del mare circa
80 passi, sorgono le acquc minerali, che ban dato
il nome di Bagni. da piij di un secolo, a questo sito.
Da principio \enivano in ogni anno sgombrate dal
sabbioiu; cbe li copriva, e per li due mesi di luglio
cd agoslo tcnevansi aperte a que' che venivano a I'ar-
1)6 uso, non senza gravissimi mconvenienti. Da qual-
che tempo in qua, nuMoe il lodevole inipegno e par-
ticolar cura del cav. Paolo Granala da iMessina, pro-
prielario del silo, si sono queste acque ridotle in ba-
u
gni di comoda ed elegante forma. Sono essi divisi in
Ire capaci stanze circolari, contigue una aH'allra,
coverte da una cuj'oletla mobile, congegnala di molte
finestrine, per le quali a piacere rinnovasi 1' aria
nelle slanze stosse ; oltre di quelle che servono a dar
lume. E' singolare che in essi le acque variano nelia
temperatura benche da poco spazio disgiunti ; essen-
do nel prime a tramontana fredde a! gr. 19 R. , nel
secondo, ossia medio, al gr. 23, e nel terzo al gr.
24- — Queste acque sorgono dalle fissure della roccia di
calcario blu, venalo di spate; e secondo I'anaiisi del
sig. Ricci da Napoli conlengono (1).
Gas idrogene solforato t
Gas acido carbonico (/ ,t;; i. i
Bicarbonato di soda
» di magnesia .ii^
> » di calce /'''i ' i. i, i. /, -^
J) di ferro, Iracce, .
Solfato di magnesia - '4™"
Sosfato di calce — tracce, > i '
Idrojodato di potassa • ■ •
» di soda i -i." '
9 di calce ' ' -'i' 1
» di magnesia " ' ' ' ' .'''■I'-r
II numero significante delle persone che vengo-
no a questi bagni, ha chiamato non poca parte de-
gli abitanti di Ali a slabilire le loro dimore presso
al Capo grosso; ed in oggi un' ameno villaggetto
rende piu animate questo tratlo di littorale e di stra-
da consolare. Ne poco ban contribuito alio ingrandi-
mento di esse le fabbriche degli apparlamenti , per
(1) Analisi od iisi medici delle acque termo-ininerali di
Ali, ec. Messina 184(5.
4.1
uso di que' chn vcngnno a'bagni, alz;ilo d<il cav. Gra-
nala al miiiuTn di dodici ; scnza coiilaro tip allri in-
feriori, nella piu anlica di quisle lalibriclic. Talche
per le acqiie minerali; per I' ainenila dolla spiaggia
apeila all'esteso mare Junio, e fiancheggiala dalla
cosla di Sicilia a drilla, e da quella di Calabria a
sinistra; per le coniode slanze di abitazioni per le di-
rezioui mcdicbo che si liuniio dall' osperto e degno
doltore sacerd. G. liarbera di Ali, e per ii conlinuo
traffico dt Ha via coiisolare , il sito d-'bagiii di Ali
cbiaina in ogni esla una Folia di personc di lutti i ceti,
a ricupcrar la salute (1), ed a pa-sare un mese in
piacevulissirao soggiorno.
Di)vcndo da quesle osservazioni cercar di ritrarre
qualcbe utile pella siciliana geologia, io debbo in
prima Icniar di stabilire a quale pcriodo, o a qual
gruppo riferir convcuga il terreno de'contorni di Ali;
ne cio e facile a delerminarsi, come sembra a pri-
ma £;iunta. Imperoccbe, sebbene la roccia principals
sia lo scisto, e (juesla nulla presenla che al periodo
secondario possa rimctteria, pure la mescolanza del
calcario. e sopraltulto di quelle che apparisce venato
e del colore del calcario di Tauromina, da motivo di
esitare qualcbe istante prima di delerminarsi a pro-
nunciarne giudizio. Bisogna quindi esaminare ogni
circoslaaza che a!)biain notato nelle nostre osserva-
zioni, e ragionarvi sopra.
Si e veduto, che quantunque in molli punti del
Capo di Ali il calcario rossastro e quello blu venati
(li spalo. coinparissero soltoposli alio scisto, certo e pe-
ro che quesla ruccia e la prcdommante; ed in luUi gli
(\) Opiisc. cit. Inlitrno ajjli \\M medic! dellc acqiie teriiio-
miiierali di Ali — Ceuiii del pruf. G. de iNasca.
avvailiiirfnii riclla vasia sua formazionc mmparisre <f
sola p (itmiinuiiip, o iiifi lioic a qualtinque allra. Le
diverse rocco caicaree moltie non prcscnlano die
limitala e.-tcnsioiie: si paria i^ia di quelh^ che appa-
jono volcria rlispuiare collo scislo in quaiilo ad infe-
riorila di giacilnra, perclie il caloario tht sla sopra
alie colline e evideiiUmetite soprapposlo. ne puo ca-
d(^rvi duhbio.
La roccia di scislo appresentasi in lutli gli aspelli
possibili, sia che si rigiiardi la sua slrullura e lo
stalo di sua inlegrila o di allerazionc, sia die se ne
nuirchino i colori si puo non ostantc dire in ge-
nerale che il bigio e piu cocreiile o ainieno nun
mollo fogliellalo o facile a foiidersi, e sla dalla parle
di Fiuiiie di Nisi; e che il rosso, piu fissile e nieno
coerente giace dalla parle della Ilala. II piu alleralo
finalmente e piu carico di allre recce, e qiiello di
Ali. Quivi infalli, come venghiam di osstrvare, e piii
scomposto, piu misto a rocce ualcari e quaizose; quivi
e ora scisloso ora compatlo; quivi fiiialMienle ha pre-
stalo il nialeriale piii abhondanle che impasla i ciol-
lolini deile anliche rocce quarzosc e sci.^lose, ed ha
coslituilo non poca parte dri conglomeralo, che ad
una specie di grawacca in ccrlo niodo si rassomiglia,
Jl rapporlo poi che nianlicne con quesle rocce
e nolahile; perche il calcario blu, e qudlo russaslro
vt'nali di spalo, e di gratia crislallina non conserva-
no niai la slessa liiiea lii giacitura: ed oia si sco-
prono nel basso di'lla I'orniazione, come qiiello hlu
de' Bagni, e quel rosso nel pello della roccia di 6a-
po grusso; ed ora sooo essi inlro»ie>si ncll' altc re-
gioiii della iiionlagna stes>a di Ali, in masse sepa-
rate e di vano volume. Del pari le rocce di quarza
47
vi slanno , se non ad uno slesso livdlo, ma inlolte
ail occiipare una iiilerroUa liiiea sopra Id nicla tlcl-
r fille^za di'lla inci)z.ii)nala miuilii;iia; e lanto qiiPsti',
qiiauto Ic calcaii si vt'dt; ad tv dtii/.a esser yomilolale
III imz/.n alio scislo , e iinu loiinar iiiia conlimiata
£:i.icitiira. La sola roocia |)iidiMj;^liiforme CDiiserva co-
slante la sua ijiaciUira sii|)cri(jie in lulla la ftirrnazio-
iie ; e sc (jualche dubbio piio ri.'nanere sulla sua ori-
gine p:u rocenlo didle allre rocce. si e per d calca-
rui giallastro supcriore, e di grana piu conipalla che
occupa le allure delle colline de'conloini di Ali e di
Fiume di Nisi(1).
Da cio possiain dedurre , che la roccia princi-
pale dcijla lorina/Kine sia lo scislo, e che le altre vi
sono impastate, per cosi dire, e gomitolate denlro.
Toruando iiilanto alia iiidai^ine did periodo al
quale puo rd'erirsi abhiarno faHi in favore della sua
aiilichila, e fatli che la diminuiscono non poco.
La lolale assenza di rest! organici, lanlo nello
scislo qujinto nelle rocce in esso contenute, rinian-
da questa forinazione ad un' epoca remolissima. A
cio si aiigiunge lo slato di ftliscenza de' loro rnate-
riali, che ban dalo origine alia roccia pudinghifonne,
la quale anch' essa nessuna Iraccia priseula dj spo-
glia organica di qualunque sorla, Wa per I' opposto
i calcarii die essa conliene, pi'r esscrvi racchiusi den-
tro a varie allezze, danno a divedere essere stati gia
belli e lormali, prima che lo scislo ii avesse inve-
slito. Or quesli calcarii, benche di grana seniicristal-
lina e privi di resli organici, ban pero I' aspelto di
roccia secondana, per T abbjuJauza delle vene di
(1) Fig. 3.
48
spaio, e pe* colori che a quelli di Tauromina li av-
vicinano. Ma noi abbiamo asseiiiialo qucsti ultimi al
gruppo giurassico (1), la formazione dello scislo di
Ali, per conseguenle, diverrebbe posleriore a quel
pcriodo ! Cio non e ammissibiie, per le addotto ra-
gioni; vale a dire per la tolaie assonza de leoli or-
ganic! che non dovrebbe verificarsi in terroni di si-
mili epoche ; e massimamenle poi per la giacilura di
questo scislo in rapporto alle allre formazioni del
griippo talcoso di Siciiia, colle qiiali cnnfiDa. Biso-
gna riguardar quindi questi calcarii e queste rocce
di quarzo che giacciono nello sci-lo come provenienli
dal periodo di transiziooe, o come vogliono i moderni
geologi, dal gruppo della gravvacca. Quests roccia in
efietto e alio scoperlo per qualche Irallo, neila sua
integrita, sotlo lo scislo rosso della marina di llala;
e benche la pasta del suo conglomeralo si fosse dello
scislo slesso, pure essa cosliluisce una rocci i ben so-
Jida e cuer('nle. Lo scislo di Ali allora re.sullt;rehbe
la immediata formazione, val quanto dire Ira il Slale
system ed il Siluriun degii Inglesi moderni, e con-
temporanea di laluni de' calcarii che contiene, come
lo dimostra la slruUura di quesli, tendente senipre
ad essere scislosa, non che la mescolanza lore col
gres e con lo scislo slesso.
II gesso della cnnlrada di Canalello, fra lo sci-
slo ed il calcario superiore, ha per la sua slrultura
una qualche rassomiglianza con quello del terreno
Iriasico, ma ne dilTerisce per la grana piu saccaroi-
de , per la presenza del mica in Irilume, e per la
mescolanza collo scislo: esso quindi appartiene alia
slessa epoca del gruppo della grawacca , non la-
(1) Sul Terreno giurassico di Siciiia. Alii Gioenii v.ti. xiii.
19
sclando nel tempo stesso di avere una certa, singo-
larila di giacilura in mezzo a rocce di si diversa nalura.
II conglomerato poi che accompagna superiur-
menle questa formazione, viene ad occupare un po-
sto, non saprei dire, se prima o dopo del calcario che
copre ie colline, e die non ho dubbio di collocarlo
nel sistema inferiore del gruppo giurassico di Tauro-
mina; sobbene non potrei assicurarlo con prove di re-
sti organici, non avendone potato scoprire, non osliin-
te Ie assidue ricerche che ne ho fatte in tanto tempo
di dimora sul luogo.
In quanto alia esistenza delle miniere in questa
formazione, si e da me altravolta parlato(I), e non
si puo qui altio ripetere se non che, i solfuri di piom-
bo di rame, di piombo argenlilero ec. non sono gia in
filoni, ma bei si in masse staccato. Tali si presenla-
no almeno sin' era, non essendo a dir vero molto inol-
trati gli scavamcnli nel cuore delle montagne di
Fiume di Nisi.
Assegnato cosi il posfo a questa interessante for-
mazione, possiamo tentare Ie particoiari spiegazioni
della giacitura e delle bizzarre apparonze di talune
delle sue rocce. E cominciando dal gesso, la sua gia-
citura in mezzo alio scisto ed al calcario superiore,
in soltili strati con blocchi di calcario blu frammen-
tario in mezzo al banco delle grotte di Greso (2), fa
giudicare che non poteva da altro derivare se non
dalla decomposizione di solfuri metallici, che produ-
ceva il mulamento di zolfo in acido solforico, dal quale
attaccata la roccia calcarea di slrultura foglieltata li-
(1) Sulla vera condizione delle miniere di Sicilia. Attj
Giocnii vol. .win.
(2) Fig. G. '
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beravasi dal gas acido carbonico, neulralizzandosi con
il solforico, e divenendo calce solfata, senza perdere
la strutlura scislosa.
Milila lo slesso raginnamenlo pe'solftili di allu-
raina e di ferro cbe si Irovano in fondo alia fiumara
de bagni, venendo essi alia superficie dello scisto
scomposto in forma di eflloresccnze giallo-verdaslre,
ma che in abbondanza son contcnnti nello scisto slesso,
il quale, come si e dello, racchiude parte de' princi-
pii che mineraiizzano le acque de bagni ; e per cni
si crede esser quivi la vera origine di qiitlle acqne:
scavando inralli un poco solto la suptrficie, si senle
tosto I'odore del gas idrogene solforato. Pare dun-
que, anche qui, che qnalche porzione di zolfo divc-
nuta acido per nuova combinazione con ossigeno vol-
gesse in solfato I'allumina dello scisto alleralo.
Quesfa spiegazione pero puo aver luogo, finclie
non si anderanno a scoprire allri procedimenti della
natura per la formazione du' carbonali e soifati cal-
cari, pe'quali quanto si e fin'ora proposto sla debt>l-
menle appoggialo sopra ancor piu deholi basi.
Per quel che rigiiarda I'acqua de' bagni, la quale
sorge dalle fissure della roccia calcarea, quasi al li-
vello del mare, e poco da esso iontana, c notabile
che, mentre il bagno piii prossimo al mare e quello
che mantiene la temperatura di 24. R. , il terzo che
piu alia collina e vicino, non oltrepassa il gr. 19 e
I'acqua e piij tosto salsa che agitata, come le altre,
dal gas idrogene solforato. 11 medio poi marca il gra-
de 23. R. Essi sono inlanto presso che contigui, come
abbiam detto, ed un sol muro ii separa uno dalTai-
tro. Cio fa vedere che le acque minerali sorgono in
qursli bagni per accidentali meati nclla roccia calca-
rea, disiiuli uno daU'allro, come la temperatura di-
SI
versa lo prova ; e la loro sortita in mezzo a quelle
che vengono per infillrazioiie da! prossiino lido del
mare, senza mcscolarvisi, e prova di cammino di na-
tural pozzo artesiano, benche di esilissima scalurigine.
Resla ora a dire aicun che suila iuclinazione de-
gli strati della roccia pudinghiforme, e sulle contor-
sioni c mescolamento delle rocce nel Capo di Ali, e
nella sal i la di quel villaggio.
Gerlo e che quel couglomerato ad evidenza di-
moslra essere stato formato per successivi trasporli e
scilimenli ori/.zontali ; ma che una poteute causa in
tempi posteriori fcce inclinarne luUa la massa ; e cio
verso la riva del mare, al termine delle braccia delle
inoiilagne viciae. La massa inlaalo di quesla roccia
e cosi polente, che non poteva allrimenli formarsi
che in luoghi ove uii' argiiie impediva che i malo-
riali anJassero dispersi in mare, e che al presenttj
essa non appalesa se non la parte cenlrale, e non gia
i margini ed il termine di essa. Nel primo case, nun
compurendo traccia alcuna del supposto argirie, po-
trebbe dirsi rhe la causa che lo i'ece scomparire |)o-
teva roedesimamenle produrre la inclinazione di tulto
il conglomeralo; e per I'appunlo esso e inclinalo verso
il mare ove aiido a rovinare I'argine ed il suolo che
trallt'iievano il coiiirlomerato. Nel secondo caso, la
massa centrah^ per prendere queila inclinazione , che
si la vedere chi.iramciile sin'oggi, dovetfe esscre o
soliovata daila parte di nord, o abbassata dalla parte
di sud. Incliiierei alia prima ipotesi, quando io avessi,
nella roccia scistosa che sostiene ii conglomerate, se-
gni di tale fenomono: ma sono cosi varie le inclina-
zioni della roccia princip.de che non potrcbbero spic-
garsi mai col sollevamento: ne per.altro afvi segno
in que' contorni di altra roccia che potesse annunziare
una potenza che agiva da solto in sopra, per solle-
X9
vare i sovrapposH terreni. Bisogna rivolgprsi quindi
alia ipotesi deiio abbassamcnlo per trovar la causa
della inclinazione degli strati del conglomeralo.
Nella valle appunto clie si apre nel silo della
spiaggia ove sono i bagi)i si vede in fondo, ohe la
faliscenza dello scisto argilloso ne ha inipicciolita la
massa, reiidendola altissima ad esser trasporlaia via
dalle acque. II calcario supcriore inlanto che la co-
priva, mancandogli la ha>e, si e rollo ed inclinato
verso S. E. ed in gran parte si e precipitafo in
masse ed in blocchi nel I'ondo della stessa valle. Un
simile fenomeno poteva quindi esser la causa della
inclinazione della roccia pudinghiforme, di che par-
liamo ; val tanto dire che lo scisto in fatiscenza lo-
gorato nella base dalle acque del mare, o di quella
de' torrenti, e mancalo di sotto alia menzionata roc-
cia, ed essa ha dovuio premiere , per conseguente,
una inclinazione corrispondente al volume della tol-
la base.
Ma le contorsioni dello scislo non sono esse
figlie di un sollevamento che ha fatlo ripiegare so-
pra se stesse le sfoglie di quella roccia, come si cre-
de da'Geologi? Non credo che chi ha guardato ed
osservaio con atlenzione il Capo di Aii, possa adal-
tarsi a tal pensamenlo. Dalla descrizione che vengo
di dame e chiaro il rimescolamento di iante rocce,
ed il discorde e tumultuario loro giacimento. Pure bi-
sogna richiamarseli alia mente per concepirne in gran-
de la strultura. Altrimenti se arrestandosi ad ogni
passo si volesse dar conlo de' varii aspetti della roc-
cia, vi sarebbe da perdersi in congetlure, in modi
di vedere, che vcrrebbero a distruggersi un momenlo
dope concepiti, a vista di altre apparenze. Se la evi-
deute inclinazione degli strati in un punlo p. e. per-
S3
(a a crcdcrla effotlo di una forza che spinse in alto
la roccia, si dee loslo abbandonar tale pensiero, alia
vista di questa roccia stessa, la qu.ile uii passo dopo
cossa di essere inclinata, o se lo e lalvolla, lo e in seiiso
opposlo. Come uscir d' impaccio poi se si volesse
spiei;are la I'atiscenza dciJa stessa roccia cbe pochi
passi avanti ed in conliiuiazione si appalcsa solida
e cocrt^iile ? Conic comprcnilcre le triplicate contor.
sioni dello scislo e delle rocce scistose intromesse,
a fiani hi dollo slesso scisto in istrati prt'ssorhe oriz-
zontalmenle disposti e poco altiTali ? l\cssun faulore
del sislema de'sollevamenli sarcbbe in caso, io sua
cerlo, di polerlo sostenore a vista del laglio della roc-
cia di Capo grosso di Ali,
Unica mi sembra la via di dare spiogamenlo a
fennmeni che prccedtllero di tanto I' epoche, nelle
quali i soilcvamenti polevan verificarsi(l), lenomeni figli
del rasSi'ttamento de' primi materiali scioiti della cru-
sla di 1 Globo, conlrani in apparenza e prodotti da
cagioni che sembrano difTerenli ; e questa si e il con-
siilerare per 1' appunto la Ibrmazione dello scisto co-
nic lante allre, nello slato di mollezza quasi di mel-
ma ; che a guisa di un maleriale spinto nel seno del
mare dalla forza di una corrente veniva dcpositan-
dosi tiimiiituariami^nte, e dovea in tulti i modi rime-
scolarsi codendo alio vane direzioiii della corrente,
sconccrtata anch'tt-sa da allre piii potenti, non che
agli urli di nuovi materiali che venivano a mescoiar-
visi, sinche non ebbe presa una consistenza capace di
rcsistere a qualunque altra forza; ma che intanto im-
prcsso ed indelebile porlava tulto il disordine del nii-
(i) Questa idea sara da me piu ampiamenfc sviluppata
in allru iiKMiiuria.
u
scuglio di laiiti maleriali agitati e spinti da altret-
tanle poteuze diverse.
Di quesia sola maniera possono spiegarsi le mi-
scele di strati :elli di calcario e di scisto, inclinali
da un lalo sopra una roccia deila slcssa nalura , ma
pill coerente ed in massa; di blocchi di caiourio stac-
cato in mezzo alio scisto e sopra massa piu estesa
della roccia stessa; di scisto rosso a fianchi di quello
grigio, r uno fissile e 1' aitro a larghi lastroni , que-
^to frammentario, quello compatto. Gosi possono com-
prendersi le fissure di separazione di rocce di diife-
rente natura, ora oblique, ora reite, ora orizzonlali,
ora curve: cosi lo scisto che meiitre serve di base
a tante ammassate rocce le copre poi nella parte piu
alta di esse; le conlorsioni di strati a fianchi della
orizzonlalila o inclinazione di altn; le fissure vertical!
ripiene di anlico delrito, e lutlo in una paroia quel
varialn miscuglio di accidenti cbe renduno siugola-
re, sarei per dire, il taglio della rocciu del Capo
di All.
Se si volesse dare spiegamento de'vaiii inlrecci
delle vene, dolle tortuosita delle strisce parallele di
un calcario, o delle posizioni tanlo varie de' malenali
di un marino biiccialo , e cio coH'ajulo delle forze
de'sullevauienti e dogii abbassamenli, e non gia con
quello de' lunuiltarii miscugii, e delle affiiiila niule-
culari, certo che si faiebbe una triste figura innanzi
al filosul'u cullore della Geologia. Or tullo il conlor-
no di All, colla varielii delle sue rucce, culla singo-
Jarita della loro giacitura. non e forse una piccola
massa, conlVontata, non dico altro, colla sola Sicilia?
Non poteva duuque verificarsi in essa in grande quel-
lo che accade in piccolo nelle brecce e nelle rocce
aiiuviaii?
53
Uniforme e la nalura ne'suoi andaraenli ; e puo
con un sol mezzo produrre t'enomeni cosi svariati,
che la debole menle umnna non puo non allribuire
a cause inoliiplici e difTtienli, e che spesso son ii-
giie (Iclla sola iiumagiauzioae.
n^o Ti
Wi(,. II.
-«5--v<^ •• ^.
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Z,/ Zu
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immm nmu di uRinTELLi
PRESSO
i^
PER IL SOCIO ATTIVO
LETTA RELLA TORNATA ORDINARIA DEL 18 SETTEMBRe1841 .
• ' r
C'est ceite grande, c' est celle belle etade ( fo -itudio degli
organtci foa&ili) qui jicul, de fait en fail, de dcconverte ea
dc'converte, coriduire 1' lionime a des Viritts qu' il lui cut
cte a jamais impossible d' alteindre , si la nature n' avoit
elle-mome trace en laracuires diirjciles a dcchifTrer, mais
lisibles pour ceux qui veulent s' en donner la peine, ceite
suile de pcriudes qui lui relraceiil de grands ev( nemens,
place's dans des lems incomiuensiirables, mais allesles par
des monumens beaucoup plus fidtles que la plupart de ceux
que 1' histoire nous a Iransmis.
1''auja3 — Saint — Fond Histoire nalarelle de
la nioiitagne de Saiul-Pierre de iMaeslritht
pag. i3.
C est aux fossiles seuls qu' est due la naissance de la iheorie
de la lerre: que, sans eux, 1' on n' aurait peut-ctre jamais
songe qu' il y ait eu, dins la formalion du globe, des epo-
qucs successives, tt une sriie d' opurations dilTcrenles. £ux
seuls, en eflel, donnent la cerliiuJe que le globe n' a pas
loujours eu l.i monie cnveloppe, par la certitude oil 1' on
est qu' ils oril du vivie a la surface avaut d'etre ainsi en-
»evelis dans la prolondeur.
CuviEu — Kecherclics sur les ossemcnts fossiles,
Discuurs prelimiuaire, pag. xxvi, e kyii«
Tempo gia fu prei,'evolissimi Golleghi in cui
gli svariaii molliplici ori;anici fossili di specie per-
dute spultaiili alia serie malacologica, che si rinven-
nero e luttodi s' iucoiilriino Ira i vaii strati, che la
crosta compongono del ylolto die abiliamo, aiiziche
venir riyuardati come importante scope alle ricerche
piu liliii ed iiiteressanti, e pr^pri a fornire vantagge-
vole argomento di scieoliGclie occupazioui, quali ob«
60
bielli si tennero capaci solo a soddisfare una vana ed
inutile curiosila, e come un semplice scherzo della
naliira o tuUo al piu come delle pielre fii^urate si li-
giiardarono, e diverse discordanii opinion! venner fuori,
e svariati ipotesi si crearono affiu di spiegare il mode
di loro formazione, e di errore in errore Irapassando,
fu d'uopo ricorrere alia cosi delta forza plastica di cui
una rigorosa e soddisfacente spiegazione giammai oon
si oltenne. Ma poscia alle investigazioui ed agli sludi
profondi di alcuni uumini di senno eminentissimo (1),
i quali invece di mirare quegli ohbielti come insigni-
ficanti e capricciose produzioni della natura, vi seppero
scorgere la piu intitna anaiogia colle specie vivenii,
considorandoli quali spoglie o resli di un grande nu-
mero di esseri di cui le razze si eslinsero, e quindi
i fenomeni piu cospicui e sorprendenti delle gradazioni
inCnile della organizzazione animate; allora si che que-
sti fossil i di specie perdute e lulti altri si ricercarono
con ineslimabile bramosia, con instancabile studio in-
vesligaronsi, e come sorgente delle piii belle ed utili
scoverte si riguardarono ; e si giunse cosi a capo di
fissare i rapporii con cui alia serie aniniale vivenle
si legann, colmare in parte le lagune che la classe
malacologica presentava, e farii servire di lunie e di
norma neile ricerche altissime e difficili del geologo
che cerca di assegnare 1' epoca di formazione ai varl
terreni che formano la corleccia del globo.
Fu per tal modo che, l' anaiogia dimoslrala dei
leslacei fossili di specie pardutc con i viventi per opera
di valenti oriltografi, servirono essi di medaglie sulle
quali il geologo puo leggere le varie fasi della terra,
somminislraroQO in piii chiare parole elementi basle-
(1) Uno del primi Agostino Scilla da Messiua nel 1670.
6(
voli a Iracciare la storia hiologica dclle epoche varie
del nosiro pianela anleriori alia esisteiiza dell' uomo,
ed il risullanieiilo di tali scoverle divenne T arma piu
siciira e polente nelle mani dei ddensori di un cate-
clismo universalo ; e quindi non e da far le maraviglie
se dovunque con iiiiiiiciisa aviilila tali fossili si ricer-
cano, si descnvono e profoiidamente si sludiano.
liicerciie si vautaggevoli alia scienza ebber raossa
da Helwing e Jussieu neli' inizio del xvui socolo, con-
ciossiache por lo innanzi Boelius de Boot, LachmunJ,
Gessner e Langius considerarono, come sopra ho detto,
i corpi pielrifiiali come giuochi della riatura. Klein
in seguito, Breyne e Linneo continuarono silTatle per-
quisizionij e dopo quest' ultimo sommo, ognun cono-
sce i rapidi progressi cbe la scienza ha I'allo a que-
sto riguardo raerce gli altissimi travagli di Bruguieres,
Guvier, Lamarck, Denys de Monlforl, Dameril, Par-
ckinson, Ferussac, Leach, Blainville, de Ilaan, d'Or-
hig.iy, Rang, Sowerby, Quoy e Gaimard, Lesson e
Gamut, Voltz, Goldfuss, Ruppel, Dnjardin, Owea e di
mjltissimi altri che lungo sarebbe noverare.
La ricerca duiique delle fossili conchiglie, e qui
inlciiilo laveliare non solo di quelle di specie per-
dute, ma delle analoghe o identiche alle viventi, e
oltromodo alia geologia necessaria ed alia zoologia
per il vero che abbiamo esposlo, senza contar tulti
i risullamoiiti die se ne possono inferire in riguardo
alle varie localila, ed a tutti i fenomcni di topografia
organico-animale; teneiido per fermo che le varie fasi
clu; ha subilo la serie zoologica, c la organizzazioue
aiiimale, come tulti i migliori geologi alTermano, ai
vari caugiamenti sofferti dal glol)0 pienameale corri-
spondono. Aggiunger si dobbe ancora, come saiia-
mciile avverlono i sommi Guvier e Brougniarl, che
62
volendo ben determinare la nalura e I' epoca di for-
mazione di uii U'rreiio, fa d' uopo non solo tencr coiito
di lulti ^li organici fossili, e piincipalmenle di lie coii-
chiglie die vi si possaiio mconlrare, ma bisogiia accu-
ratamente deleriiiiiiarle e descriverle, non essuiido siif-
flciente la sola dclerminazione geiierica.
Vo|o;endo le mie scienlifiche ricerche alle coii-
chiglie della Sicilia ho cercalo, per quesle inconlra-
stabiiili ragioni, porre ogni opera a racoogliere e slu-
diare le conchiglie fossili del terreni della nostra iso-
la, e, come allreve ho detto, non solo in quelle spe-
cie imbatluto mi sono che ailri prima di me vi riii-
venne, polendo per lal modo confermare le os^erva-
zioni di qualche naturaiisla ollremonlaiio, ma in moltc
allre che non furono siiiora da altri mensionate o nudve
del lutto da me raccolte precipuamente in alcune no-
velle localila, delle quali con rnaggior diffuMone lerio
in allri miei lavori ragionamento. Per ora e mio pen-
siere occuparvi delle conchiglie fossili di Gravilelli
presso Messina. Agevolalo in tale ricerca dal mio or-
nalissimo amico sig. Vincen/o Grosso messinese, a
cui rendo in tale occasione i miei puhblici ringrazia-
nieiili, lio potuto sinora ciimiilarne utlaiila specie, tVa
le quali uvendo Irovato mollo parlicolanla iiileressaiili,
non che lalune novila, ho credulo, la desciizione di
esse poler fornire sulTicienle materia ad un lavoro non
indeguo della voslra allenz.ione.
iNella nuova loeaiita che vengo, o signeri, di an-
nunciare vi riiivenni, ollre alle spogiie di veri mollu-
schi . molte c vaiio di quelle che addimanJavansi per
lo addielro conchiglie microscopiclw polUalumiche, o
con allro nome fvruminifere, che haiino laiilo Irava-
glialo la menle dei /oolngi, e le qiioli hirono argo-
mento di Imighe I'atiihe ai celebre d' Oibiguy, e ad
03
allri con piu forluna di lui. Ma io inlralasccro per ora
flescri'.'eie quesle piccolissime spnijlie, noii gia per-
clic 10 le slinii di pnoo vaiilaggio piT la scienzn, che
cio sarobbe mn.-ira di slollczza e d'ignoranza, ne per
incsattczza o poco accuralczza dellc; mie o.-^scrvazio-
ni, nia perclie non piu spcllano (vedi cosa da far sor-
presa ! ) alia classe di'i niollusclii. E percbe io la! vero
addimoslri chiaramonte, e per quolli che non Irovansi
alia pnrlala di coiioscere Ic piu recenli scoverte zoo-
logiche , scemio a dire qualche parola di volo sul-
r assunlo.
Posciachc le conchiglie microscopiche polita-
lamiche che si irovano sparse in gran copia sulle
spiaggo del modilerraneo ed allrove furoiio scopo
alle rioerchc di Planco, e di SoKlani, il cbiarissimo
d' Orbigny ( Mcide ) tolse a continuare asspverante-
mente tale studio, ed ollre di avere descritlo e di-
slribuilo metodicamente questi esseri microscopic!,
crede aver polulo scovrire la vera natura e forma di
tali aniinali, i quali. se sfali fossero organizzali nel
modo da lui descritlo, sarehbero appartenuti fuor di
ogni dubitaiiza alia classe dei Gefalopodi, Ed ecco i
curatteri che opino in forza delle sue osservazioni as-
segnare a quesli animal!.
Conclufjlia polilalamica, totnlmcnte inlerna, ul-
timo trauuzzo lerminalc, soiiza sifono. solamonle una
o piu aperture fucendo coniiinicare le camla fra di
esse. Un grando numero di braccia.
1 cefalopodi di quest ordine hanno un corpo
borsiforme . nella di cui parle posleriore Irnvasi vac-
chiusa la conchicjlia ; queslo corpo acqnista taliiolla
un gran volume in rapporlo colla lesla, alia quale
nei momenti di pericolo serve di difesa, rinchiuden-
dola ^ressuchii per iniero Ira le piogke anleriori della
u
pelle. Questa testa e piccolissima, poco o nulla di-
stinta dal corpo. fbrniia di lenlacoli, in grande nit-
mero che formano m.olle serie allorno la bocca che
e cenlrale.
A questi caralteri generali il citato natural ista
agi:;iLit)ge altre osservnzioni in riguardo ai co>tumi Hi
tali animali, ed al modo col quale taluni di essi ade-
riscono alle coralline e ad allri corpi marini.
Ma in progresso di tempo, e non ancora scorso
un decenrio.il chiariss. sig. Dujardin, dopo un viag-
gio corso '"^et le spingge del mediterraneo provava
air evidenza la falsita delle osservazioni del sig. d' Or-
bigny, e la S'U assertiva confermava, e liici(lamenle
provava cou osservazioni sugli animali di queila ciasse,
che aveva seco portato a Parigi, ed alia presenza di'i
primarl naturalist! di questa dotla capitale. Fece ei;li
conoscere la vera natura di quesli esseri singolari clie
abitano tali mi^roscopiche conchiglie, ed i qiiali non
si possotio classare tra i molluschi. Secondo la sco-
verta del chiarissimo Dujardin questi animali sono
semplicissimi e si disliiiguono per il modo con cui
muovonsi e per i loro organi di \oGomQz\oae.'= Questi
organi consislono in lunghi plamenli carnosi, solidis-
sirni, pill o vieno moltipliculi. che F animale svilup-
pa siir i corpi solidi, dando or dinar iumenle ad essi
una forma raggiante. Questi filamenti non produco-
no che movimenli eccessivamenie lenti, menlre alcunt
poriansi in avanti. gli allri rimangono in dielro, si
ingrossano nella direzione del loro diamelro a mi-
sura che si accnrciano , e cid che piii sorprende, e
che era fuor di esempio per lo innanzi tra gli ani-
mali, questi filamenti si riuniscono quando st locca-
no, e, lorche /' animale li contrae tulll^ non forma-
63
no che una piecola viassa gelatinosa, che si mostra
all' aperlura delta conchijlia ( 1 ) .
Quituii queslo vulenle e fortunalo scoprilore una
nuova classe crea per quesli animali niicroscopici che
haiino una conchiglia del tuUo estcnia, che sono privi
(li lesla, di braccia e di corpo eserlile, che chiama
Jiizopodi, e che situa nelle classi infen'ori della scala
zooloi;ica Ira i zoofili.
El ecco disliLiUe lo idee e le p'-elese osserva-
zioiii del sig. d'Orbigiy, che aveva intr vedulu co-
tanlo, ed ecco in quali errori puo cadei la raenle
prooccupata, e quaiilo abbisogna di disiuteresse di
imparzialila e di acutezza in ogiii gen(?re di osserva-
zioiii, e nelle inicroscopiehe a preferenza. in cui e
facile lo ingannarsi, e scorgfre cio che non esiste
spesso seiiza colpa, e inoUoppiij qaando lo spirilo e
oltenebrato dalla fulta nebbia della prevenzione.
Non si pad comprendere , dice il chiarissimo
Deshnj."s(2j, come il sig. d' Orbignij siasi ingannato
a tal segno sulla natura di quesli animali, ed ass3-
gnar loro dei caratlori che non hanno avuto giani-
mai: questo prova quanta circospezione fa d uopo
inipiegare in traoagli di simU genere, che nulla puo
oggigiorno ginslijicare. /i" ben cliiaro che il sig. Or-
bignj ha crednto scorgere, non gia quello che e in
realld , ?na cio a cui lo sptngeva I' inleresse della
sua classificazione .
II sig. De Ferrusac, non ostante le lucidissime
comprovate scovorle del sig. Dujardin, in un opera
sui cefalopodi impresa in uuioiie del sig. d'Ofbignv
(1) Dcsli. agg. .1 Lk. t. II. nag. 177.
(2; I. c. pag. 204.
66
manlenevasi fprmo nella sua opinione, (quella s' in-
tende di quest' ultimo naturalista ), e con ispecialita
in riguardo ad alcuni generi di foraminiferi ; ma il
sig. d' Orbigny snspinlo dalla Cnrza del vero abban-
dono I'anlica opinione per abbracciare quella del sig.
Dujardin.
La mia pvbblicazione, dice egli, del tS33 sui
cefalopodi incontrali da me nel mio viaggio per I' A'
merica nieridionale ha mostrato die io non conside-
rava pin i foraminiferi come cefalopodi. Be Ferru-
sac non li ha pero faiio figurare meno alia mm in,'
sapula nel suo melodo , cid che ha potuto far
credere che io li riguardassi sempre come tali. Nel
1 838 nella notizia analilica dei nostri lavori noi ab-
biamo riprodoUo la nostra opinione siilV assvnto. Noi
speriamo che il travngho generale^ che venghiamo
di pubblicare in unione nella storia naiurale delCiso-
la di Cuba sopra i foraminiferi, non permetlerd di
prestarci olire ad una opinione la quale, non era nel
i8a5 che la cofiseguenza delle idee del tempo.
Ed il sig. Deshayes aggiunge — Nulla manca,
come si vede^ alia sanzione definitiva delle osserva^
ztoni del sig. Dujardin, poiche la persona piii intereS'
sata a contraslarle rinunzia sponlaneamente alle sue
prime opinioni. Forse il sig. d Orbigny ha avuto il
torto di attribuirle ai travagli dei suoi predecessori;
ma ci sembra evidenle che egli abbia contribiiito pm
di ogni allro a conservare antichi error i, afforzau'
doli con osservazioni, che bisogna oggidi riguar-
dare come illusioni {\).
Queste cose, o signori, ho detto a diffondere sem-
pre piu Ira noi le verila piii ulili e piii recenti della
(1) 1. c. pag. 218.
67
scienza, ed a mostrar(; che, se, come sopra accen-
nai, inlralascero ia questo mio lavoro di occuparmi
dei foraminileri fossili , dei quali buon nuinero rin-
venni nella suindicata nuova localila, come di orbico-
lioe, frondolario, miliole, nodosarie ec. cioe perche
uon sono affatto come abbiam delto vere conchiglie, e
la loro descrizione noii debbe per nulla figurare in
una memoria di malacologia. Pero, siccome le mie
ricerche ed i miei sludi non si sono versali sui i mol-
luschi soltanlo, ma sopra allri rami della serie zoolo-
gica, e sui zoofili ancora, per tal ragione, e mio pro-
ponimento in altrc sedule intrallenervi dei rizopodi
viveuli e fossili, non che di Gravilelli, di tiilta I'isola
nostra, e pria di tuUo una memoria sotloporro fra noa
guari al savio giudizio vostro riguardanle le specie
siciliane spetlanli ai generi Cariofdlea , Turh'molia,
e Lunulile.
Dopo cio scenderei drillamente alia descrizione
delle s(iecie da me trovate in Gravilelli, se non mi
fosse d' uopo premcltere alcune generalila inlorno sif-
fate conchiglie fossili.
Le specie di cui mi occupo, osignori, sono tutfe
piccole, e talune tra esse, che speltano a specie piii
grandi, vi si Irovano in islalo di sviluppo non ancora
completo. E' pare che quesle non abbiano avulo il
tempo di giungere all'ultimo grado di accrescimenlo, pria
che un caleclismo generale o parziale tolto le avesse
dal luogo di loro normale soggiornamenlo, e daH'elo-
monto nccessario alia loro esislenza, e cumolalo nella
prenunciata localila. Dessa c rislrelta, e sorprende co-
me in si piccolo spazio di terreno si Iroviiio riunite
tante difTt.Tenti specie di molluschi, e lulle di si pic-
cola fdggia. Qucsta localila, che ora viene da me so-
iameule iadicata, sara descrilla in seguito aliorquando
68
iilferiori indagini mi daranno migliori e piu sicuri
schiarimenti inlorno la nalura di quel terreno.
Le bivalvi snno pocliissime, non piu di 5 o 6 e
speltano ai soli generi Gardita, Pectunculus, Terehra-
tuia, Orlhis. Le alire specie apparlengono alle uni-
vaivi, ed i generi piu licchi in ispecie sono i gen.
Rissoa, Biiccinum, Tmciius ec. Le mio osservazioni sii
quesli fossili mi hanno dato risultamenli moilo utiii
alia fonchigiiologia fossiie della Sicilia, lanto necessa-
ria alia conoscenza geologica di quest' isola.
lo avova gia descrilto in allri miei lavori tre
specie nuove da me trovate in Gravitdli , il Ikicc.
Testae cioe, i! Trochiis tumidahis, ed il Plejirotoma
minutxim. Ora pcro ho avuto il piacere di aggiungrre
a queste allre undeci specie nuove di quella loca-
lifa, perlinenii al genere Pectunciihis , Bissoa, Au-
ricula, Biiccinum, Trochus ec. Arrogi a queste sco-
verte, che io credo di qualche utilila per la scienza in
generale, lo rinvenimento di molte allre nuove per la
Sicilia, ossia da allri in Sicilia non vedule giammai,
e di alcune alio stalo di fossilizzazione da allri pri-
ma di me non rinvenule ne' terreni deli' isola nostra.
E mi gode I' animo poter annunciare di essermi im-
battulo in due specie dal sig. Philippi non rinvenule
che in Germania sollanto. In somma per queste mie
osservazioni la conchigliologia fossiie della Sicilia si
e accresciuta di meglio di ventinove specie di piu.
lo credo dunque non avere errato e non potermisi
addebilare la taccia di ardito, quando ho detlo il mio
lavoro, che al pari d'ogni allro di simil genere esige
somma diligenza, e perquisizioni accuratissime, per le
novita die contiene non essere indegno della voslra
allenzione.
Finalmente, essendo mio divisamento continuare
69
le mie ricerche Inlorno allc conchigl'e fossili di qtie-
sla interessante localila, in una scconda memoria, che
servirii a quesla come di appendice, cennero le mie
iillcrinri osservazioni o lult'allre inodificazioni che mi
faia d' uupo apii;iiin^ervi, onde il lavorn riuscir p.-ssa,
j)er qtianto sta nelle mie fcirze. complete) ed utile.
Ecco ora la descrizione delle cennate conchiglie.
CLASSE I.
MOLLUSCA ACEPHALA
Gen. Cardita
I. C. Corbis—Vh\\.
Gen. Pectunculus.
2. Peclunculus Grossi — nob.
P. tesla mmi/ta, subocata, valde obUqua, an*
(ice dopressa , aun'cula'.a , areae refjiona recta ;
lonrjitudinaliler . atque transversim siriala , striis exi'
liss/'mis, oculo nudo incospicuis, haud granulosis ;
margine crenulato.
Qiiesto pelloncolo differisce dal P. minutus di
Phil. , col quale si polrebbe a prima giunta coafon-
dere, per la depressione del lato anteriore, per il mar-
gine cardiiiale retto, per lo sviluppainento manifesto
delle orecchielle, per la mancanza delle granolazioni,
e perchc infine mollissimo si discosta dalla forma re-
gnlarmente ovale che afrotla il pettoncolo descritto dal
sig. Philippi. liioltre le sine longitudinali nella mia
specie sono mandate qii.uiti) le Irasversali. Dal Pect.
pggmaeus dello stcsso auture dilFerisce per non esse-
70
re di forma trasversa e gihboso, per non avere sol-
chi trasversali dislmli e profondi, e per la grandezza.
E' alto millini. 7. e largo millim. 5 ij^
Ho voluto dedicare quest a nuova specie al chia-
rissimo mio amico sig. D.r D. Giuseppe Grosso Ca-
copardi da Messina ollimo archeologo e versalissimo
nella conchigliologia.
CLASSE It.
MOLLUSC A BRAGHIOPODA.
Gmn. Terebralula.
3. T. vitrea (Anomia) L.
A. T. caput serpent is (Anomia) L.
Queste due specie vi si trovano di fiequenti, ed
offrono moltissime variela. Chi non fosse alia oono-
sceaza di tulte le gradazioni ed i passaggi, polrebbe
illudersi al segno di considerarne talune come specie dif-
ferent]. Una varieta delia secoiida sommamente tumida
e col rostro molto allungalo e degna di considerazione.
Gek. Orihis <". . • • . :, ^
5. 0. truncata (Anom.) L. ' ' '
Si trova raramente. .
6. 0. delriincata (Anom.) Chemn.
Un solo individuo ne rinvenne in Palermo il sig.
Philippi ; in Gravitelli e coraune, ed in grandezza su-
pera la viveote. ' ' y 'i -■' I'.i; ->:'■-'' • ■■ : ' -j ii'. '...;' .^
(
'■I! I
.• .1 /. t)c-:\'.
71
Gen. Cleodora
Ho trovato un nucleo che credo potere esse-
re apparlenuto alia CI. lanceolala di PeroQ e Lesueur.
Gen. /Auricula
1. /iuricula De Sangro — mifii.
J. testa oi-alo-conica, ventricosa , apice subob-
iiiso. nilida; anfrnctibns sex ad spplem, subplanatis,
supra angidalis, apertura ovata, labro siibincrassalo,
intus sulcalo, colunidla superne unideniaia.
Bollissima specie distinta dalle congeiieri, levi-
gatissima, iiitida, ovato-conica, venlricosa. cogli av-
volgimctiti alqiianto appianati, siiperiormente angolali
a! numero di selte all'incirca, I'ultimo dei quali molto
pill grande da siiperare la spira, la quale per I' an-
golazione superiore degli avvolgimenti moslrasi sca-
lata. La bocca e ovale, superiormente un poco ri-
slrella, ed alia base appena angolata. II labbro de-
slro, sebbene lertnlna acuto, verso I' interao e al-
quanlo ingros.sato, e solcalo. II colonello ua poco ar-
cato e terinina superiormente con ua sol denle ab-
bastanza promim^nle,
E' rari>sima, poiche non ne ho riavenuto che
un solo individiio.
Mi do r oiiore fregiare questa nuova ed inleres-
sante specie del noma dell' esimio cav. sig. D. Vin-
cenzo De Sangro dei Principi S. Savero, meritissimo
Intendenle della nostra Provincia come in moslra di
sentita stima e profondo rispetto verso 11 nostro prirao
Direllorc, oggi che per la prima vota si e degnato
presedere alle nostre adunanze.
Altozza millim. K.
Larghezza millim. 2.
72
8. Auricula conoidea ( Turbo ) Brocc.
Uii solo esemjjlare di grandezza ugualc all' idon-
lica vivenle.
Gi'iv. Rissoa
9. Rissoa cosfata^^Desm.
II sig. Mhiliphi dice — In Sicilia fossilem legi,
ni falior prope Mclazzo {\). Or in Graviiielii Irovusi
froquenlissima al st^gno di averne polulo raccogiiere
piu di sessaiila individui. >' . :>
10. B. cremiluta Mich.
Gome si rileva dal mio calalogo raglonalo delle
conchiglie vivenli e fussili djila Siciiia, lo riporlai
per la prima volta quesla specie come vivenle nci
nostri mari e comunissima, e per la prima volla I' ho
rinvenulo fossile in Gravilelli e frequenle, con le sue
varieta — La variela maggiore e piu rara.
11. His. Cimex (Turbo) Brocc.
Questa specie viva in Sicilia, ma non e stala
Irovata alio slalo fossile che da me per la prima vul-
ta nella prenunciala localila. ,<:■> ■ ■ , .■
12. JRis. clalhrata Phil.
Descrilla dal sig. Philippi come vivenle del ma-
re di INapoli, e quindi e nuova per la Sicilia. \ i-
venle non mi e occorso di vederla. ..,,.,
13. Bis. dictyophora Phil.
Trovala sollanlo vivenle dal sig. Philippi nella
sabhia della penisola Magnisi. ■ ■ . ■•• . ,• ■■^
14-. Rissoa sculpla — Phil.
Fossile sollanlo del lerreno terziario della Puglia
1 -ciij .-tui '..■!> . i i,. : Ml
(1) Tom. 2. pag. 130. uii//; • ■.•.( ■ i i; ':■:!,,.,.;
.1 .;(';:. i; Hi;: •'! A
73
a Gravina, sccondo il sig. Philippi ed il prof. Scacc.
15. Jiis. similis Scacc.
Vivente nei mari di Napoli e di Sicilia, ed ora
trovata fossile. Havvi la varicia con le costelle quasi
0 del tulto scancellate , che io non ammelto come
specie difTcrente.
16. His. aspera — Phil.
Descrilta e riporlata dal sig. Phil, soltanto vi-
vente e di localita sconosciuta.
17. Bis. Briiffhieri^^Vayr.
18. Bis. calalhisciis (Turbo) Laskey.
19. Bis. labiata — Phil.
20. Bis. Monlagui — Payr.
21. Bis. fulva — Mich.
22. Bis. affinis — mihi.
B. testa subturrita, ventricosa, anfractibiis siib-
planatis, ad suturas subnngulalis, penullimo et an-
tepenullimo coslalis, coslis rectis, contiiiuis, depres-
sis, inlerstitiis latioribus; apice subobluso; aperlura
ovata, superne subangutata, labro incrassato, labia
adnalo, basi concenlrico striata.
Si polrebhc quesla specie assomigliare alia R.
venlricosa di Desm., ma quesla e tulla costellala e
per inlero striata e le strie puntale. La nostra ha due
soli avvolgimenli deila spira coslolati, e si vedono delle
slrie transvesali alia base le quali giungono alia mela
deirultimo avvoigimento, ed ivi incominciano a scancel-
larsi gradalamenle. Due dei quatlro esemplari che
posseggo prescntano un principio di costole al comin-
ciamcnlo doll' ultimo avvoigimento, e le quali presto
svaniscnno. Tulli gli avvolgimenti sono all' incirca sct-
te, e r ultimo supera tulti gli allri riuniti. L'apice
e quasi ottuso ; 1' apertura e ovale e ristretta supe-
riormonle.
Allezza millim. I ^h Larghezza miiiim. 3.
10
74.
23. Ris. carinata — mihi.
//. lesla oblongo-conica, apice obluso, anfracll'
bus cofivexis, suturis excaxalis divisis, coslis el cingU'
lis transversis cleganter clathralis; aperlura suborbi-
culari, labro tncrassato, 7narginaio ; basi valde ca-
ri?tala.
Specie dislintissima non solo per la sua forma
e la sua scollura, ma principalmenle per la base
sommamente carenata, caraltere che oiTre sollanto la
B. exigua di Mich, dal sig. Philippi creduta nuova
nel 1. volume della sua enumerazione dei molluschi
della Sicilia ed appellata carinala. Questo errore fu
conosciulo dal chiaris. Desh. e da me e dal mio col-
lega r ornatiss. p. Maggiore corretlo nel noslro ca-
talogo ragionalo. Per cui lolta via tale denominazio-
ne ho poluto daria alia specie in esame. Dessa offre
da sei a selle giri di spira, convessi, piij allargati
superiormenle che al di solto, coUe sulure profonde;
appariscono eleganlamenle cancellali per le costole ed
i cingoli Irasvcrsali di cui vanno fornili. Per lo piii
le prime ed i secondi sono equidistanli, qua'che volta
i cingoli sono piii ravvicinali delle costelle. I cingoli
dalle suture si mostrano piu distanti che non lo sono
fra di loro. II numero dei cingoli nell' ultimo avvol-
gimento e cinque, negli altri costanlemeule tre. Le
costelle neir ultimo avvolgimento al num. di 17. si
trovano tulte ed in tutti gli giri nella medesima di-
rezione, e vicino le suture scompariscono. La bocca
e quasi orbicolare, il labbro incrassato, marginato, e
tra r ultimo cingolo che e piu elevato ed aculo e la
base rimane un soico largo dislinto che fa comparire
dalla parte opposla all' aperlura la base angolala.
Allezza millim. 4-. i " ;
Larghezza millim. 1 y^ . > > i
75
24. Rissoa Gravilellensis — mihi.
R. Testa elongata, turrila, subperforata, faevi,
subnitida; anfractibus seplem ad octo, convexiusculis
sutura impressa divisis; aperlura ovaia, labro si'm-
plici.
Conchiglia allungala, torlicciuolala,Ievigala e quasi
rilida, coi giri della spira alquanlo convessi , colle
suture impresse. II numero di essi giri e da selle ad otlo,
L' aperlura ovale quasi ellillica, e a un di presso un
quarto di tulta la lunghezza della conchiglia. Un prin-
cipio di perforazioue. DifFerisce dalla R. elongata di
Phil, per la grandezza raaggiore, per il numero dcgli
avvolgimenti, per la proporzione della bocca col re-
sto dulla conchiglia, per la perforazione, per I' apice
aculo, essendo ottuso quelio della R. elongata, come
si detegge dalla figura del sig, Philippi.
Altezza millim. 4-.
Larghezza millim. I '/^
25. liissoa inlormedia — mihi.
R. Teslaovato-acula, ventricosa, anfractibus con-
vexis, lineis longitudinalibus transversisrjue^ conferis,
elevalis, aerjuidistanlibus, clalhratis; sutiiris profundis
canalicidatis; aperlura otato suborbiculari, labro iri'
crassuto, marginato, intus laevl.
Questa nuova specie sla in mezzo alia R. scul-
pta di Phil, ed alia R. texlih's dcllo slesso autore.
Ha di comune la forma colla prima, sehbeno mostrasj
costanlemente piu ventricosa e meno solida, talche,
avendo riguardo alia larghezza e piu corta di quella-
Ke differisce anco ed cssenzialmenle per la scoltura.
Le linee longitudinali e trasversali souo meno eleva-
te, e le scconde in niaggior numero, lalche coslitui-
scono una reticella assai piu fina e delicata. Le linee
longitudinali nella nostra rissoaria se noa continuano
76
sino alia base, sono pero sempre regolari, ed in con-
tinuazione con quelle degli altri avvolgimeiili, E se
le trasversali non giungono a piu di diece, delle lon-
giludinali se ne contaiio piu di 23, e queslo ho po-
tuto rilevare sopra piii di 40 individui. Nella R. scul'
pta le linee longitudinali non sono mai piu di sedi -
ci 0 dieciselte. Le linee trasversali nel penullimo gi-
ro della specie nuova che descriviamo sono cinque,
neir anlipennltimo qualtro. Dalla Itis. iexlilis poi dif-
ferisce per non avere I'apertura ugualo alia spira, per
la mancanza della perforazione ombelicale, per le su-
ture scanalate, per il labhro marginato, e per il nu-
mero minore di linee longitudinali e trasversali.
Altezza millim. i. - .i,. ' ■■
Larghezza tnillim. 2.
26. Rissoa rugosula mihi.
R. testa oblongo-conoidea, anfractibus 5 6 con-
vexiiiscttlis , sutura profunda divisis ; apico laevi;
costis tumidis, el lineis iranversis conferlis ornata ;
apertura suborbiculari, labro incrassalo, marginato,
intus sulcata.
Ben di versa dalla R. aspera di Phil, per la gran-
dezza, la mancanza del labbro colonnellare, il nu-
niero delle costelle, e la disposizione di esse, per il
numero dei giri della spira, e la prop.jrzione della
bocca col rimanente della conchiglia, sembra qucsta
novella specie awicinarsi alia R. Montagui di Payr.,
nia moslrasi priva di noJosita, con un numero mino-
re di avvolgimenti doila spira, con le costelle al nu-
mero di 14 a 13, menlre la //. Monlagui ne ha al
piii 9.
liiollre le linee trasversali nella nostra specie so-
no circa 1 1 ; e piesenta inoltre una particolarita, cioe
che le costelle che giungono a 14 o 15. nell' ultimo
giro non si trovano in continuazione con quelle de-
gli aliri giri, perocche nel penuliiino sorio in mag-
gior numoro. In qucslo le linee trasversali sono cin-
que c qualiro nciranlipenultimo. Differisce inoitre per
la grandezza, non essondo die la mela della B. Mon-
iagui, mcno tuniida e piu allungata avendola, potulo
paragonare cogi' individui fossili di quest' ultima spe-
cie da noi rinvenuli nella medcsima localita.
Ailezza raiilim. 3.
Larghezza millim. 2.
27. Riss. subsoluta-mihi.
Riss. testa oblonga, apice obluso, laevissimo, an-
fractlbus rolundatis, ventricosis. qualuor ad quinque^
sulura profunda divisis. u/thno et antipenultimo sub-
so/uli's ; lineis longiliidinuUbus parum elevat/'s, exi-
lissimis, oxaralis, in ulUmo anfractu evanescenlitus,
lineolis transversis parum conspicuis ad basim; aper-
tura orbicularis labro exliis subincrassalo, labia di-
sliticlo.
Piccolissima specie chc si potrebbe confondere
con la rissoa solida di riiil. se i suoi giri di spira
fossiTO levigatissimi ; ma ne la distinguono cnriinon-
lemente le linee longitudinali poco clevale, giacohe
non potrebbero nppeliarsi coslclle, cbo si niostrano
apertaniente null' anlipcnultimo e penullimo giro, e
che vanno scanccllandosi quasi del lullo nell' ullimo.
Con occhio arniato di forte lente vi si scoprorio al-
cune linne Irasvcrsali esilissinie, e piu rilcvale e di-
slinte verso la base. I giri sono quasi cinque con-
vessi turgidi colic suture mollo profonde piecipua-
raeute negli ultimi due. L' aperlura ugu;igiia i due
quinti della lunghezza, o, come si voglia dire, della
ailezza della conchiglia, ed il labbro scnibra al di
fuori alquanlo ingrossalo.
78
Non ne ho Irovalo che un solo individuo.
Altezza millim. 2 ^Jl^
Larghezza raillim. 1.
Gen. Natica
28. Nat. helicina? Brocc.
lodividui tnollo piccoli per lo che con dubbio li
riferisco alia specie enunciala.
Gen. Tornalella
29. Tornatolla tornatilis {Valuta) L. Un indivi-
duo lungo non piu di millim. 2.
30. Tornat. pufictato -sulcata Phil.
Specie distinta, descrilta dal sig. Phil, ed
unicamente da esso lui rinvcnula in Germania. Diffe-
risce essenzialmente dalla precedente per i solchi pun-
teggiati di cui e fornita. ,
Gen. Trochus ' '
31. Troe. tumidulus mihi.
E' questa una specie da me descritla nelia pri-
ma delle mie memorie di malacoloiiia siciliana pub-
blicate nel vol. 3. della seconda serie dei noslri AUi
Accademici. Oltre di queili da me allora descrilli non
ho potato rinvenire cbe individiii incompleti.
32. Troc. clathrains vnhi.
T. testa orbmilato-conoidca, impcrforata, soli-
da^ anfractibus convexis ad siitiiras pkwido/ts, el sub-
canaliculaiis, lineis longiludinalibus transversisque,
elevatis, aequidistanlibus grosse clalhralis, el in angu-
lis sccdonmn subluberculalis\ aperlura suborbiculari,
labro siibincrassalo.
Piccola specie, ma molto distinta dal T. crispu-
lus di Phil, per il numero minore dclle linee longi-
tudioali, che polrebbero piullosfo appcllarsi costelle
acute, per 1' iiguaglianza degli spazt lasciali da que-
st' ullime e dai cingoli frasversali, pel di loro incro-
ciamento, per un principio di lubercolo acuto negli
angoli delle sezioni, per I'appianamenlo della parle su-
periore d^^i giri della spira, e per un principio di
scanalamenlo delle suture, per avere 1' apertura sem-
pre minore della spira e le costelle prolungate sino
alia base, per avere ii colonnello senza labbro di-
slinto e perpendicolare, inveeche obbliquo, per es-
sere priva di fessura ombelicale, piu solida, piu gran-
de ec. In quanlo a tal confronto posso aggiuiigere
di averlo islitiiilo, non solo col soccorso della dascri-
zione e col disegno del Tr. crispulus del sig. Phi-
lippi, ma con un individuo di quesia ultima specie
che Irovasi nella mia collezione, rinvenulo nella stcssa
localita.
Allezza millim. 3 ^Ji
Larghezza millim. 3.
Ne ho trovato piu di dieci individui quasi di
ugualc grandezza e non oiTrono veruna dilfercnza.
Troc. crispulus Phil.
Un solo individuo, quello di cui sopra ho fallo
cenno. Bisogna avverlire, die questa specie e slala
dal sig. Philippi rinvenuta sollanio nelle vicinanze di
Pezzo, a poca distanza da Ueggio in Calabria.
34^. Troc. gemmulalus Pliil.
Due soli esemplari non ancora complcli.
35. Troc. canaliculalus [Monodonla) Lk.
80
Un solo esemplare largo noii piu di due millim.
36. Troc. GuUadauri Phil.
Uu solo eseniplaro.
37. Troc. sanguineus L.
OUo inJividui. .i:;-. {v >u\
38. Troc. strialus L. :, , ,.;.;!, u}
Due escmplari picciolissimi, 'i ■ ' ii'v,--
39 Troc. Ottoi Phil. > ::
Due escmplari di questa bellissiina specie. j
40. Troc. glabratus Phil.
Ecco prima di tullo un esemplare che corrispon-
de esallamenle per la I'orma colla dcscrizione che da
il sig. Philippi di questa specie da lui descrilla per
la prima volta. Ma ne difl'erisce per un carallere es-
senziale, per essere cicie fornila di lubercolo sul co-
lonnello, roenlre che il sig. Philippi dice per il Tr.
glabralus i{ granulo miUo, columella siviplici.y) E' que-
sta una variela, o dchbe costiluire una specie difle-
rente? Dice il sig. Philippi che ii Troc. glabralus
e perl'eltamente siniilo per la forma al sue Troch.
jfilosus , e se cio fosse , si polrebbe riguardare co-
me una variela di quest' ultima specie . Ma que-
sta perfetta somiglianza io non la ho travata, perocche
possiedo ancora un individuo conservatissimo del 7V.
filosus da me rinvenulo per la prima volta in Sicilia
ed a Milazzo, cd ho poluio fare un'esalto pariigone
delle due specie. Ho Irovalo per allro nella mcdi-si-
ma localila il vero Tr. glabratus sebbene non ha la
base deir ultimo avvolgimenlo angolala, ma e col co-
lonnello semplice e saiiz;i tubercolo. II tubercolo e poi
un carattere mollo distinlivo ; ma io non posso per
ora deCnire la quislionc; peio continuando le mie os-
servazioni spero poter giungcre a scioglicre il diihbio,
acquislando un nuniero maggiore di individui, ed al-
81
lora si andra a provaro o che ii Troc. planus, il
Tr. glabralus del sig. Phil, ed i noslri due iiidi\idui
accennati soiio gradazioiii, ovvcro variela della slcssa
specie, o che il primo di cui ahbiamo lenulo ragiona-
niento e una specie affallo dislinla-
Ge?i. Phasianplla
41. Phas. speciosa — v. Muhif. '
Unico e piccolo esemplare.
Gi:y. Ccrii Ilium
■42. Cerit. vuhjalum. — Brug,
Pochi individui piccolissimi ed incompieli.
■43. Cerit. lima — iJrug.
Due variota la maggiore e la piccola.
44. Cm/f. lacteum — Phil, ;.'
N. sei eseniplari.
Gen. PIcurotoma
■45. Pleurot. minulum — inihi, " ''• ' ' ■ ■' ••
Specie da me per la prima volla dcscrilia nella
prima delle mie memorie di malacologia ^icjln.iia, con
una variela da me nello slesso lavoro mcnzionala.
■46. Pleurot. granum — Phil.
Kon Irovala fossile da allri in Sicilia.
Tre individui ben conservali.
47. Pleurot. Vauquelinii — Payr.
Due esemplari.
48. Pleural, crispalum — Be Grist, el Ian,
Due esemplari.
49. Pleurot. septangular e {Murex) Monlagu,
Unico esemplare.
50. Pleurot. reticulatum (Murex) Ren.
Unico esemplare.
Gen. Fusus
m. Fus. rostraius {Murex) Olivi.
Unico esemplare.
H
82 ' •■■ <■■';
52. Ft/s. corallinus? (Murex) Scacc. •'''
Due esemplari. 11 canale coslantemente aperlo,
I'apeilura in proporzione piu grande. E una variela, o
spelta a specie differenle? Ncl resto somiglia perfet-
lamenU' alia specie suindicala.
53. Fus. sca/aris. {Murex) Brocc,
Esomplare ni<illo piccolo — INondimono corrispnn-
de alia figura e alia descrizione che ne da il cliia-
ris?imo Brocchi. Due individui grandi e conservalis-
simi ne rinvenni allra volla in Allavilla, c questa .s])(>-
cie non e slala da alcuno riportala come siciliaoa.
II sig. Pliilippi la Irovo in Calabria.
54. Fus. echinalus {Murex) Sowerby.
Pili di dieci esemplari , ma quasi luUi piccoli ,
sebbene in ollimo slate di conservazione.
55. Fus. rudis? Phil.
Rapporlo con dubbio a quesla specie un fuso
che quanlur.que ad cssa somiglianle per molli carat-
leri, pure ne difTerisce per alcuni allri.
Difaiii e di una meia piii alio e proporzionala-
menle piii slrello , lalche nella specie descriKa dal
sig. Philippi la proporzione della iarghezza aH'allez-
za sia come i ad 8 \jl, e nel noslro come 4 \j'l
a 12. — Lc coslelle in quest' ullimo sono sei, e ncl-
I'allro circa ad ollo;gli avvolgimenti sono 9 e non 7-8.
I cingoli nel penullimo avvolgimento da sellc ad olio
e negli allri giri superiori 5. In onta a quesle dif-
ferenze, che potrebbero forse cosliluire una specie
dislinla, mi confenlo ritenere come variela 1' indivi-
duo che ho descrillo e figurato.
Geti. Murex
56. Mur. crisiatus — Brocc. ■ '
Cinque esemplari piccoli ed incompleli.
57. Mur. ■oaginalus-^Yie Grist, et Ian»
Unico esemplare piccolissimo.
83
C/,jV. Ihiccinum
IP,
S8. Bucc. prisrnadcum — Brocc.
f^ar. linnida injlala — Frcfjuenle*
39. Bucc. /Istanias — Brui:.
llnico oseniplare, . ,.
60. Bucc. acriptum (Murex) L.
Tre eseiiiplari.
61. Bucc. FoliTienn (3!urpx) Dellc Ghiajo.
Tre eseinplari — Non so come il sig. Philippi ah-
Lia poluto sospellare qiiesfa s[)c(;io essere una variela
del Bucc. minimum cli Monlf., menlro sono due spe-
cie difierentissiine , per la forma, la scullura , ii co-
lorifo ec.
62. Bucc. variabilc — Phil.
Citjque indiviiliii.
63. Bucc. corniculum — Olivi.
Due individui.
64. Bucc. yninus {Columbella) Scacc.
Unico individiio.
63. Bucc. minimum — Montf.
Freqiieule.
66. Bucc. pusillum — Phil.
Freqiiente.
67. Bucc. elcfjanlisfsimum. niihi,
B. testa obhmfja, sublurrita, ad siitnras subco-
roTiala , anfraclibus convexiusculis, longitudinaliler
costulatis, tribus primis cxceplis, coslis confcrtis obli-
guis flexuosis, suiuris coarciaiis , subcanaliculalis
slrus iransversis in ultimo anfraclu, et ad basim ma
gis mipressis; apertura oblonga, superne angulata
labro acuto, exlus marginuto , inlus grosse plieato
labio distincio quadriluberculalo.
BeJIissima specie e mollo dislinta dalle congcne
_8i
ri. E allungata, quasi torlicciunlata, coi pn'mi Ire av-
volgimenti della spira levigalissinii, e gli altri longi-
tudinalraenle coslellati. Le costelle flessuose neirulti-
mo, ed arcuate alquanto negli altri , danno pressoc-
che la forma di corona al lembo supcriore di essi.
Le siilure prolonde. quasi scanaiate, e come se fos-
sero rePPetlo dello ristringimento degli avvolgimenli ;
dil'alli vi SI vede neiio ioterno la continuazione ddle
coslelle.
I giri sono al num. di 8^^ 9. Le costelle iiel-
r ultimo circa 17.
Esso offre inollre delle linee trasversali che svani-
scono verso la sulura, e sono meglio risentite e piu
distanti verso la base. 1/ apertura e ovale allungata,
ed agguaglia i due quinti dell' allezza della cnncbi-
glia. II labbro colonnellare dislinto e porta qualtro
tubercoli; il labbro destro acuto , al di fuori quasi,
marginato, ed internamente solcato.
Altezza millim: 9.
Larghezza millim: i.
Unico individuo.
68. Biicc. Testae — mihi.
Specie <la me descritta in un arlicolo che ri-
guarda eziandio la collezione conchigliologica sicilia-
na deH'ornatissimo noslro socio sig. Domenico Testa
da Palermo, ed inserila nel giornale il Caronda an-
no 2, n. 7, e di cui ora ripioduco la descrizione
con alcune modificazioni e con la indicazione delie
variela cbe presenta.
B, testa ova/o-conica,ve7ilricosa, transverse stria-
ta, strils conferlis sublilissimis ; anfractibus conve-
xiusculis , suturis impressis , ultimo magna inflato ,
lo?it/itudinaliter costiilatis, duobus primis exceptis; co-
slis plus minusve corifertis, subobliquis , in ultimot
■85
anfradu /lexuosi's, ad bast'm saepe evanescentibns ;
iipertura ovalo-oblonga; labia disli?icio, smplici; la-
bro aculo, extus siibniargiiialo, rarius intus sidcato.
Specie assai variabile per alcuni caralleri , ma
costcinte per la forma, per il numero dei giri , per
le strie Irasversali ed ailre specialila di prima impor-
tanza; ina per chi non avesse osservato tulti i pas-
saggi e le gradazioni di tale specie, potrebbe incor-
rere nell' errore di riguardarne le principali variola
come specie dilTeronli.
E ovale, conica, rigonfia, coil' apice quasi ottuso,
con selte ad otto giri di spira poco convessi e divisi
da suture impresse. 1 primi due levigali , e gli allri
longitudinalmente costeilali. Le coslolle sono flessuose
neir ultimo, ed un poco arcale negli altri. In que-
st'ullimo avvolgimenio eti in vicinanza della base si as-
soltigliano, e IcriDinano con disparire del tutto alia
eslremila di essa. L'ullimo avvolgimento molto rigon-
fio , assai grande e supcra di gran iunga il reslo
della spira. Uno de' dislinlivi caratteri di questa bella
specie si e che le coslclle , oltre di non essere in
continuazione, sono coslanlemente in differente nume-
ro nei vari giri della spira, ed ordinariamente vanno
decrosccndo di numero dal priiiio all' ultimo. L'aper-
tura e ovale allungala. II iabbro colonnellare distinlo
per lo pill e semplice; il Iabbro deslro acuto, ester-
iiuinente spesso quasi niarginato, e qualche volla in-
leriiamrnte solcato.
Offre intanto la specie che descriviamo moltis-
sime varieta. Le costelle, sempre pero flessuose nel-
r ultimo giro, un poco arcuate negli allri, e decre-
scenti nei numero dal primo all' ultimo, diversificano
ne' vari individui per il numero , la larghezza e la
elevatezza— Ora le vedi crasse, dislauli, elevate, ed
86
ora ristrelle frequentissime, e qualche voKa filiform!.
Vi sono esemplari in cui le costelle sono quasi scan-
cellate. L' ultimo giro e piia o meno grande ne' vari
esemplari, e piii o meno tumido. La forma pcro della
conchiglia e dell' aperlura , il numero dei girl , dei
quali i primi due, come si disse , sempre levigali ,
r apice olluso, le strie Ira^versali; questi caratteri so-
no coslantissimi — Le strie pero ora piu ed ora meno
risentile. 11 labbro, acuto sempre, offre qualche folta
alcuni solchi, piu o meno dislinti, e dalla mancanza
assoluta dei solchi, sino ai solchi dislinlissimi si passa
per un grande numero di gradazioni. Gosl del labbro
sinistro — Spesso disiinto, qualche volla scancellato
del lutlo. Ed avendorie avuto piii di 80 esemplari
solt' occhio, ho polulo marcare questi passaggi, cd e
percio che queslc differenze sono stale da me riguar-
date come sumplici variela.
Altezza millim: 10. ,,
Larghezza millim: 5.
69. Bucc. strialian. Phil.
La conchiglia che riferisco a questa specie, non
senza dubbio, e mollo piccola, non piu di 7-^8 li-
nee, ma avendo veduto piccoli individui di tale buc-
cino che giunge sino a 2 pollici di altezza, noa vi
ho trovalo marcala diffcrenza.
Un soio esemplare.
70. Ducc. musivnm — Brocc,
Unico esemplare, sebbene piccolo, pero abba-
stanza disiinlu.
Gejv. Cohimbella
71. Columb. ^Vm— Phil.
Qiii'sia specie desciilla per la prima volta dal
sig. Phil. 0 slala da lui trovata unicamenle a Keg-
gio in Calabria. lo nc tio Irovali 14 esemplari.
<B7
Gen. Miira
72. Mil. columbellaria — Scacc.
Per la prima volta da me rinvenula fossilc in
Sicilia e Irovala dal chiaris. Philippi ad Ischia.
Due e«emplari,
73. Mit. Savigiiyi — Payr.
Quallro esemplari.
Gen. Marginella
IK. Marg. clandestina (volula) Brocc.
Due esemplari.
73. Marg. miliacea? (volvaria). Lk,
Quatlro esemplari piccoli. Spellano raeglio alia
M. minuia di PfeilTer?
Gen. Ringicula
76. Ring. striala-^VhW.
Specie trovata dal sig. Philippi una sol volta in
Germania; falto importanle, come I'aUro della Torna-
tella slriato-punctata dallo stesso autore rinvenuta
nel luogo medesimo , per la geografia conchigliolo-
gica — Unico esempiare.
Gen. Cypraca
11. Cgpr. cocci'nella—Lk.
Due esemplari.
Gen. Conus
78. Con. meditorraneiis — Brugu:
Due piccolissimi esemplari, che spetlano alia
var: spira exerta.
88
APPENDIGE 1."
Cen. Denlalium
79. Dent, oviihim — Phil.
Specie per la prima volla da me vedula in Si-
cilia. L' ho rinvenulo anco in Palermo. Dal sig. Phil.
Irovata a Cotrone in Galabria^^Unico esemplare.
APPENDIGE 2.0
ClTRIPlDlA
Gen. Polhcipes , .,,
.i!f; 80. PoUie. carinatus—VXAi, — Una sola valva.
■\)
(i:./.vcv'^ .7_\^
l.i-" OD-illo':; ,/ , , :■:. (,i;. --i' H;
m OCCASIONE
Ml Pllll llTiyEKifl Ul'lSSEHItraTO ClOEfflO
DEL CAVALIERE
/MENDENTE DELLA PROVJNCIA DI CATANIA
PRIMO DIRETTORE DELLACCADEMIA
^EUA TOKKATA ORDIKARM DEL 18 SETTEMBRE I8i
ifmiiinii
BEL IROFESaOaE
SECREIABIO GERtRAtE DELIA STESSA
^';^'"- rtv-
iA7ii:v.\j 1(1 1 .Man 3t';a'i'fi3Ty:i
t
I
/-
SIGNOR CAVALIERE
Sja prima volta che occupate fra noi quel posto
di presidenza , che in modo tanlo gentile avete ac-
celtato, e mio dovere, in brevissimi accenti, di questo
scientifico asseml)rameJito e de' soci che lo compongono
interli (lervi un' istante,
Nella lunga in'anzia delle scienze naturali in Si- .;
cilia, ripeler potevansi pochi nomi meritevoii di aita ";*• -
rinomanza, e di quasi due pincipaimente (1), illustri
neila bolaiiica, nicUe-a essa a paro co' piu celebri di
Europay Pero I' Etna , sin dalla nicta del secolo pas-
sato. par rhe deslato ivosse il geiiio sopito de' Cata-
nesi ; e colle iiieraviglit de' suoi incendi , colla variela
de' suoi prodolli ricliiaiii) j loro sgiiardi e le indagiui
loro sopra i vulcaiiici i'lnomeni. Slii d' allora sorter .. j
si viil:; in Calania un'Aeademia, la quale lo studio j**--.
dt'li' Etna aveva in mira, s.lto jl tilolo dcgli Einei {%).
In I'Ss.i KecupiTo (3), (iHini (4). Miroiie (3), Lorn- ' .," '
bardo Buda (6) , ed allri. jj muieraloiiia e di fisica
t< rrcstre, i priini fra' J^iciliin octuparonsi; e sin d' al-'' ■"
lora il Cav. Giuseppe (incm |a Liloloi^ia vesuviana , '-.
e la collfzioiie delle rorr ■. d' minerali, de' pesci e
dclie couchiglie di Sicn.a dis|03e ui elegaiit+ssiuu) . ; ;'
92
gabinello (7); e ....v.,.,jjoianeamente il princIpe di Bi-
scari ed i Casinesi di o^gelii di storia Dalurale ar-
ricchirono i rispellivi loro musei.
L' Abbate Francesco Ferrara pubblicava in se-
guito la storia dell' Etna , e poscia i Campi flegrei
della Sicilia, con altri inineralogici lavori ; ed il Prof.
C. Maravigna e Mario Gcmmeilaro (8), delle recenti
eruzioni vuicaniche davano la storia. Pareva cos), fino
a' primi anni del secolo presente, che lo studio della
sloria naturale era riserbalo a' Calanesi.
Ma luminosi e rapidi erano gia in Europa i pro-
gress] delle scienze naturali; e si conobbe pur troppo
da noi, che di piu seria altcnzione facea d'uopo, per-
che le cose di Sicilia illustrate venissero; superficia-
lissimo essendo quel poco che dagli slranieri se ne
era di tempo in tempo annuiizialo. Dalle fatiche unite
di molli sperar potevasi utile resuliamenlo; e fu per-
cio che, col nome del piu illustre taluralisla delle due
Sicilie, r Accademia Gioenia, a Id maggio 1824, fu
inaugurata solto gli auspici di Fe'dinando i di augu-
sta memoria; la prima in Italia che del solo ranio di
scienze naturali si occupasse.
E benche primario scopo ie' suoi lavori si fosse
stato il massimo Etna, pure mn furono limiiati i soii
ne' loro studi e nelle loro oss((Vcizioni; eppero in bre-
vissimo tempo, d'H'ardente vjicano non solo (9), ma
degli estinti del vJ di JNotQ delle rocce problemati-
che di Contessa in Val di .Wazzara (10), e poi dei
minerali e de' terreiii tutl della Sicilia, dagli al-
Juviali sino a' primitivi (11), si senli per la prima
volta, da' Gioeni scientifcamente ragionare. INe la
Bolanica fu percio tra.-rtJrala: che anzi nelle topo-
grafiche ricerche e ncll-' fisiologiche , non che nella
scoperta di nuove piana si trovo essa a livello delle
' ■ ■ /
93
estere contrade (12). Ln Znnlo^ia olla pure di nuovi
esseri videsi accrcsciiita (13); le scienze fisichu sono
state in molli rami colliviile. e de' fenomeni meteoro-
loirici deirni di tin nzioiie (H), e di utili applicazioni
delle niiit('malirh(> niolti soci lian saputo occuparsi (15).
Nuovc sostanzi- iiellc piaiite e negli animali ha fra noi
ia Chimica sapulo rinvonire (16). L' Antropniogia e
slata liicuhralii alil>aslanza nella Tcratografia (17), nel-
la T('ralol)ia, mile (isiologirhe ricerche (18), e nelle
niiove forme di milaltie (19). sotto gli attenti sguardi
aweniile de' scwi <h(' le scienze incdiche profcssaiio;
<■ fiitaliiviito iinii son mancati di qiiclli chc all'appli-
cazioiie d lift scienze nalurali all' agricoitura ed alle
arti si sono addetti (20).
Chiara in Fnropa e Hiveniita la fama della Gioe-
ria per lanli uliii lavon : dolte societa slraniere ia
coiisodalila vi si soiio aggregate, come la Senkenber-
giaiia de' ciiriosi della nalura di I'Vaidiforl sul Meno,
L' Agr.iria di Pesaro, la Ti'x'riiia di s. Sepolcro, la
I, e K. di Arezzo, seiiza p.iilare della corrispoadenza
e del reciproco invio degli Aiti Accademici colla Reale
delli* scieriZ'' di I'arigi . con ijiiHlIrt R di Torino, coa
qutlla de' G orgoldi di Firenzc, culla R. delle scieuze
di ^apl)li ec. ec. ec.
II primo Gabincllo letterraio , che sin dal 1827
aperlo si fosse in iSicdia e slalo quelle della Gioenia;
i di cui statuli ban servilu di norma in seguilo a quello
di Palermo, e poscia a quello di Me^sina. In piu di
una occasione e slata prcsieduta V Accadcmia, da Mi-
nislri (21), da Luogotenenti general! (22), da Principi
reali (23); ed il Re, uoslro Signore, finalmente si e
degnalo onorarc in persona una delle uostre tornate, nel
ollobre del 1838; e cio solo basterebbe a darie luslro
sopra tulle le altre del Regno unilo.
-.#
!.
/
94
Soiio gia vpntilre anHJ ^che 1' AccaHemia Gioenia
ha lavorato per la Storia n^turale siciliana , e #esy;ue
alacrftii). iile ne' huoi Irai'agli ; e 23 volumi di Atti
Accadeiiuci, avidamenle ricercali dall' estero, ne ren-
dono liuniiiosa lestinioniatiia.
Vol siiclc altoriiialo . 0 Sigiiore , dalla maggior
parte lii ([iiclii die alia rinomanza dell' Accademia ban
colitj. IdHi faliche contriljuito:
il PiuT. (lav. Ab. Fcrrara, il Neslnre de' natura-
lisli d«lle'''due Sicilie e ddl' Italia: il Prof. Anloiiino
di GiaciHBo, piiino de' niedici in Galania. e nolo per
precise "scienlifiche pubblicazinni: il Padre 0. Fran-
cesco roriiabene , cbiaro per la Topngrafia botaiiica,
e per aacuruli lavori nella fisiologia vegetale: il D.r
Giusepp(/|fntonio Galvagni, illiistratore della Fauna El-
nea , e di teratografiche e^iiedicbe iucubrazioni inde-
fesso scriltore: il D.r Andrea Aradas ed il Padre D.
Giacomo Maggiore, valorosi nelle descrizioni e nelle
scoperte di non pochi inoliuschi ; i proFessori Reinf.
e Reguleas anatonuci disliiili, e di analoglie opere au-
lori: i professori Mirone e de Gaelani chimici accu-
ralissimi: il padre La Via che di mulli luoghi di Si-
cilia ha dalo gcognosliclie nozioni; ii Prof. Musumeci
per arcWiletloniche memorie coiiosoiulo non solo, nia
per r applicazioiie bensi ilolle scicn/.e naturali a quclla
beir arte: il D.r I'aoln (j.islorina alia bolanica nicdioa
palria uliimenlc up[)li(aln; i soci liapi>uidi , Lo Giu-
dice, Cuslarclii, .-\ii.>aloiie ii\ vaii rami di scicnze na-
lurali versali: i doltdri Orsini. Honaiino, Fallica mt'dici
di valore e per dotle proildzioni reiuilali.-siiiii: i soc-|
Professori Gairhcini, Zurria , Lan.inliii.i M.iudeii
£;ii()ri CaiKiiiico Dislt'faiio, Sig. Gainhini.
I si-
ipilano Lan-
zeruili, iic'ile (UiiUinalKbe e nelle Scienze li.Mche niae-
slri ; e ciji.iu ucil' esiecnj n ■!) <iie m palna, e il uon.e
/-
95
del Prof. Cav. C. Maravigna; a' quali tutti, non per
valore al certo ma per zelo beosi , aggiunger posso
iTie stesso.
Di quesli rispellabili individui 1' attuale Accade*
mia Gioenia si compone ; e se della perdila di non
pochi illustri soci ha essa a dolersi, confortata e ab-
baslanza da' pri'^i di quelli che 11 hanno rimpiazzatft
(24^) e Voi , Siiiiiore. che sin da questo giorno pre-
siedele alle noslre tornate qual i^rimo Direltore, Voi,
coQ le persouali voslre qualila , col digniloso posto
che occupate iiella iVovincia , e con la fiducia che
jiifritameiile ha in vol riposto il Moderalore de' noslri
deslini , voi vorrele, sou certo, conlribuire colla vo-
slra prolozione, cooie generosannnle ci av(>lf> espres-
so, a render sempre piu chiuro il noiiie dell' Accade-
inid Gioenia.
xs
•(ili '( /.)
:ii(M.i!j ;.;!,:i
♦
3(2j22iia3aa3SJ'i?a
(1) Francesco Cupane — nato in Mlrto a 21 gennaro 1857
morto a
Paolo Boccone — nalo in Palermo a 25 apriie 1C33 morto
a 22 liiceml.re 1104.
(2) i\el 1144 — per ciira di Ignazio Paterno Caslello.
(3) Giuseppe Can. Recupero , nato in Catania nel 1720
moito a 4 agosto 1778.
(4) Cav Giuseppe Gioeni. nalo in Catania a 12 maggio
1747 muilo a C (licenibre 1822.
(5j G u«eppe Mirone ~- nalo in Catania in dicembre 1753
mortii in maggio 1804.
(0) Giuseppe L(jmbanlo Buba — nalo in Catania nel feb-
braro 1725 moiio a 12 sellcmbre 1802.
(7 1 Oggi accpiislatu (l.illa R. Lniversita degli studii fa
parte <l>'l Gabiuelto *li Fiaica, Sturia naturale ed anatumia della
sless 1.
(8) JLirio Geiiiellaro — nato in IHicolosi a 20 luglio 1773
morto .1 12 apriie 1839.
(Dj Mcmorie rujuurdanti V Etna.
Pnispello di una Tup04^raiia lisica dell' Etna ec. di Carlo
Gemellaro Alii Gioen ..... vol. 1,
Cciiiiii/.ioiii geoiogicbe del trallo lerrestre dell' Etna di
Carlo Grmmellaro ...... vol. 1.
Storia crilica delle Eriiziuni dell' Etna del Canonico
prof. G. Alessi .... vol. 3. 4. 5. C. 7. 8. 9.
^ul ciiiiline maritlimo dell Etna di Carlo Gemmellaro vol. 4.
Malcriiili per la Orillogiiosia Elnea del Prof. Carmelo
Maravigna. . . . . . ■ vol. 5. 6. 8. 9.
Idrologia generale dellElna del Prof. Anlonino di Gia-
como • . . vol. 9.
Sulla Eruzioue del 18.'!2 — del Prof. Mario Musu-
meci ........ . \ol. 9.
Sulla Eruzinne rapporlala da Oro.sio, del Prof. Cav.
Frautcsco Ferraru . . . . . . vol. 10.
•,•••■ ■■'.-. :,i£li)iU
98
Sulla Cosllliizione Fisica Jella Valle Jel Bove del
Prof. Cirlo Gcmiiielliiro vol. 12.
Sulla Eruzione del 1838, del Prof. C. Geminellaro
lelta alia presenza del Re Frkpinando ii,
"^ ' Sulla Eruzione del 1842 del Prof. C. Gemmellaro vol. 19.
Sulla Eruzione del 1843 dello stesso)!. . . vol. 20.
y''" (10) Memorie riguardanli i Vulmid eslinli.
Breve relazione de' contorni di Militello del Prof. An-
tonino di Giacomo vol. 1.
*'• ' Su' contorni di Contessa in Val di Mazzara del socio
corrispondenle Conte F. BtfTa, cc vol. 2.
Su' Vukaiii estinti del Val di Nolo Wem. 1. del Prof.
C. Gcmmcllaro vol. 3.
Sopra r Isola di Panlelleria , del soc. corr. Conte
F. Befl'a , e C. Gemmellaro vol. 5.
8opra il nuovo vulcano nel mare di Sciacca poi eslin-
to _ del Prof. C. Gemmellaro vid. 8.
" ■■■ Su' basalti globulari del Morgo, del soc. corr. Pom-
peo Interlandi vol. 14.
Sul poggio di S. Filippo in Militello, del soc. corr.
Pompei Interlandi. 2. serie vol. 1.
(11) Memorie rujuardanti i mitierali ed i lerreni
della Sicilia.
Ossefvazioni goologiche sulla Contea di Sommatino
del Padre D. Gregorio La Via vol. 1.
Descrizione fisico-niineralogica di Caslrogiovanni del
Prof. Canonico G. Ale.<si vol. 1.
Su' contorni di Nicosia, del Padre La Via. . vol. 1.
Sill Basalto ecc. del Pnif. C. Gemmellaro . vol. 2.
Sopra alcune specie di .Uinerali. del Prof. C. Mara-
vigna vol. 4.
Sopra una niiova sorgenle di Pelrolio del P. La Via vol. 1.
Su niiglioramenii della Geologia ecc. del Prof. C.
Maravigna vol. 1.
Sulle ossa fossili di Sicilia del Prof, fianouico G.
Alcssi vol. 1.
Sulle concliiglie fossili del Poggio di Cifali del Prof.
C. Gemmellaro vol. 1.
fulla lisononiia dclle Montague del Prof. Carlo Gem-
mellaro vol. 5.
99
8iill.i vera ori^'ine del Snccino del Canon. Prof. G.
Alessi vol. 6.
Sull'az'miie del fiuico iiella prodiizione di nlcuni mem-
bri della serit* ijpdgiiostica del IVof. C. .Maravigna . vol. 8.
Oi'iisidcrazioiie geologiche suUo Zolfo del Prof. C.
Gemm^llaro vol. 10.
Siiir asfalto di Ddcoadiirso , dell' Aw. Bartolommeo
Hajjisardi vol. 10.
Kescrizione drila costa meridiunale del Valle di Mes-
sina, del Prof. G. Gcnimellaro vol. 10.
Sulla ftrofoiitlita de' Vulcani , del socio Sebasfiano
Gulli vol. 11.
Sulle ossa fnssili di Siraciisa del Prof. Carmelo Ma-
ravigiia vol. 11.
Sul Ftrro oligislo ollacdrico, dcllo slesso . . vol. 11.
Idee sur la fdrinalioii de la crnule dii Globe — letla
alia Soc. Geoliigica di Francia in Slrasburgo — dal Prof.
C. Gemmellaro vol. 11.
De vallis de Bove in monte Eina — Oratio habita in
goncrali Pliisicoriim coucione Slulgardiae — 1834 — del
Pruf. C. Geininelluro vol. 11.
Ksanio gi'oid^'ico delle opinioni del Sig. Bniibe, del
prof. (j. iMaravigiia vol. 12.
Osservazioni g('oloj;iclie su' Icrreni di Avola del soc.
coir. Puiiipco liilerlaiidi vol. 12.
8ul lerreno giurassico di bicilia, del Prof. C. Gem-
roeliaro vol. 12.
Sulle ossa fnssili ec. del Prof. Can. Alessi . vol. 13.
Sul lerreno della Plana di Calania del Prof. C. Gem-
mellaro vol. 13.
Sul lerreno della fossa della Creta iii Calania del sorio
cor. Pompeo Interlandi v(d. 13.
Sulla causa geognoslica della ferliiita di Sicilia del
Prof. G. Gcmincllaro vol. 14.
Sulle eoiicliii;lie fossili del capo di Milazzu didla soc.
curr. Madania Power vol. 14.
Sul lerreno di Carcaci e Troina del Prof. C. Gom-
mellaro v(d. 14.
Sul terrene della Trezza , e scngli de' Ciclopi del
soc. cor. Pompeo Inlerlandi vol. 15.
100
Sulla influenza del rei^no organico neila crusla del
Globo, del Prof. C. Gemmeilaro .... vol. 16.
Sulla vera condinione delle minieiedi Sicilia del Prof.
C. Geinnu'llaro ....... vol. 18.
Sulla larieta di superficie delie lave rr^ del Prof. C.
Gi'iumcllaro ........ vol. 19.
Supra due pezzi di difesa fo»sile, osservati dal P. L;i
Via vol 19.
Snile lave prismaliche di Licodia ec. del Prof. G.
Gemmeilaro ...... vol. 20.
Sulla cosla marittuna ineridionale del Golfo di Cala-
nia — del Prof. C. Gemellarti 2. serie. . . vol. 2.
Sul basalto dccompusto dell' Isola de' Ciclopi del
Prof. C. Gemmeilaro — 2. serie .... vol. 2.
Saeeio sullla coslituzione iisica dell' Elaa del Prof.
G. Grmioellaro — 2. serie ..... vol. o.
Sill lerreno di All — dello sfesso — 2. serie. vol 4.
(12) Memorie ripuirdanli la liotniiicii ec. >
Topografia botanica dell' Arena di Catania del Prof.
Ferdinando Coseutiui ...... vol. 1.
Suir Edysarum coronarlum — dello slesso . v(d. 2.
Saiiiiio di Flora medica calanese , de! Prof. C. Ma-
ravigna ....... vol. J, 6.
Suir Acroslichum calanense, del Prof. Ferdinando Co-
sentini . . . • . ■ . . vol. 3.
Didla vegelazione sull" Elna ec. , del Prof. C. Gem-
meilaro . . . • • • . vol. 4.
Sulle produzioni vegelabili dell' Elna del Prof. Ferdi-
nando Coscniini ...... vol. 4.
Sulla Zoslera Oeeanica. dello slesso . . vol. ^.
I)i una specie di Agarico, dello stesso . . vol. 8.
Di due nuove pianle leguminose, dello stesso. vol. 10.
Esperienze di anatomia e fisiologia vegetaie del Padre
D. Fr;mcesco Tornabene ..... vol. 13.
Snile radici della 0.\alis cerniia dello stesso . vol. 14.
. Sulla motilita della Polieria liygromelra, delto. vol. 14.
Flora de' dintorni di Avola , del soc. corr. GiusepjiC
Bianea _ vol. I.') 19 20 — 2. serie . . 1. 2.
Sopr.i gli Eiidogeni — del Prof. Tornabene . vol. 1i).
101
Di alcune pianle mcdicinali de' conforni di Calania,
del D.r Paolo Castfirina Ki-Giacomo. . vol. 18 20.
Di alcuni vegelabili' die servono di stanza a' mollu-
schi, de" socii Tornabrne e Mafrgiore . . vol. 18.
(13) Mcmorie die rifiuaviUino la Zoologia.
i?o(ira Una nuova huzza — del soc. corr. Anastasio
Cocco ....... vol. 11.
Iiilroduzfone alia Zoologia mariltima di Sicilia del
Prof. Canonico G. Alcssi .. ■ , . . vol. 11.
Fauna Blnca— del D.r Galvagni vol. 11 12 13 14 16 19 20
Zoologia del Golfo di Catania Memor. I .— r<J^l Prof .
C. Geinniellaro. . . -i^i,,,. ■ . . .j, . ", vol. 12.
."^nl P(dpo. deir Argonauta di Mad. Power . vol. 12.
Malucologia siciliana, del D.r A. Aradas e Padre
Waggiore. vol. 12 1.^ 16 11 20. 2. Serie vol. 1 2.
Sul Paralepis hyalijius- — del soc (jqr.An. Co^co vol. 13.
Su di nil Cck'Ojjlero Rinoceronte, del coilaboralore
Giov. Piazzir Cianlar. , . . , , . . vol. 14.
Catal. dc' Molliischi del Golfo di Cat. dello stes. vol. 14.
Zoologia del Goll'o, Mem. 2. Spngne. del Prof.
C. Gcmnieilaro. . ., , . . . . . vol. 15.
Suir a|iparccohio digeslivo de Gasteropodi ec— del
Pad. Maggiore. ...... vol. 15.
Sopra na I nuovo Icpidoptcro, del soc. corrispond.
Oronzio Coi^la. . . . . . vol. 15.
De'Crostacfii del Golfo di Cat. del soc. cor. Rizza vol, 15.
Sulla Favagine di Ari^^lotele, del Pad. Maggiore vol. 16.
Sopra una iinoya sfwcie di concbiglia — del Professore
C: Maravigna. ........ vol. 18.
6u' geiieri Traeia e Ciavagelia — del D.r Aradas vol. 19.
Sopra due nuovi iusetli— del Coilaboralore Mariano
Zuccarello. , . , . ^ ■. ■ • 2. Serie vol. 1.
Sopra un .nuovo uccello. dello stesso. . . « »
Sopra vaiii nccelli cc. dello slesso. . . « »
Due gciieri nuovi inalacol del D.r Aradas 2. Ser. vol. 2.
Pro-^pello della Storia della, Zoologia di Sicilia del
D.r Aradas. . . , . .2. Serie vol. 1 2.
Uluslrazioni euloniologiclio, di .M. Zuccartllo. . vol. 2.
Osservuzioai oraitulogiciic dello stesso. • . u u
102
Sopra iin nuovo Goiiere Ji Pulipajo fossilc del Prof,
C. Geinmclliiro. . . . . .2. Ser. vol. 4.
(14) lUemorie riguardanti la Meleorolorjia.
Sii'scgiii iiielcorolcigici dell'lilna, del Dotlor Rnsario
Sciidcri. ....... vol. 3.
Siiiigio sopra il clima di Catania — del Professoie C.
Cemincllaio. ....... vol. 6.
Suiito delle osservazioni meleoroKigiche dell'osserva-
torip della R Uiiivcrsila, del Prof. C. Gemmeilaru vol. 9.
Per le accresciule acque deirAmeiiano, del Prof.
C. Genimellaro. . . . . . . vol. 9.
Suiito dello osserv. nell' osservalorio della R. Uni-
vcrsila de'soc. Coll. Di.stefano e Ferlilo vol. 10 11 12 13 H.
Supra un feuoineno soiioro iiell'^Etiia — del Dolior
Gulvagiii. ....... vol. 12.
(15) Nemorie riguardanti le scienze malemaliclie
e fsiche.
Sulla Porlata de' fuimi_del socio onorar. A. Sam-
marlino. ....... vol. 16.
Siille sirade a riiola del Prof. Miisumeci . vol. 16.
Sullo sviliippo delle potenze del radicale esfirimenle
la distanza mutua di due piaiieli — del Professore Giu-
seppe Ziirria. . . . . . . vol. 11.
Mem. Fisica GeomeUica sopra un Ceiilipondio del
soc. onor. A. Sammarliiio. ... vol. 19.
Sopra due tcoremi rimarclievoli di analisi, del socio
onor. A. Saminarlino. ..... vol. 20.
Sugli inlegrali defiiiiti di talune Irascendenli del Prof.
G. Zurria. , vol. 20.
Sulla espressione definita del teorema di Taylor e
di Maclanrin — del Prof. G. Zunia . . . vol. 20.
(20) Applicazioni all ayricoltura ed alle arti,
Trall.ilo de"Boschi delPElna— del Prof. S. Scuderi vol. 1.2.
Suir uso di diverse specie di Carta, del Prof. M.
Musunieci. . . . . . . . vol. 3.
Pomona Elnea — ilel soc. cor. A. Sciglianl. . vol. 8.
Sulle Uve dnU'Elna. di I soc. cor. Gereniia. vol. 10 11 14.
Sull'iilivo — del soc. corr. V. Cnrdaro Ciurenza vol. 15.
^uHaltitudine delle niaterie viilcaniche nci lavori ar-
cliilellonici ec del Prof. Musunieci. . . vol. 15.
103
Siilla Slabilili de' Cassoni — del Prof. Carlo Gem-
mollaro. . . . . .2. Ser. \o!. 1.
(16) Memorie riguanlanti la Chimica.
Dfconiposizionc dell' ossi-sollato di Chinina del Prof.
C. M.iravigiia . , ... . . vol. 1.
S>\)va una Iransudnzione vegelabile, del Dotlor Gae-
tavo Bliniiic vol. 3.
Sull' Ecliiniiio, sosl.mza nuova, de' DoUori Mirone e
Salv. Pl.ilAiiia . . . . vol. 1.
Sii^'li ossidi lii Silicio, e Silicuti di Sicilia, del Prof.
Canoiiico G. Alossi. . i. . . . . vol 5.
t^o|.ra Hn in.isso di lava corniso dalle acqiie Marine
del Prof. Carlo Gemniillaro . • . . vol. 6.
Sill carhdiiiilo di Soda nativo, nelle lave dell' Eliia
del D.r Salviilore IMalaiiia vul. 8.
Sul Sidfato di Calce che formasi nelTEtna del Prof.
C Maravi-na , vol. 12.
Soiracqua solf.rosa di S. Wnera-del D.rG. Gaelaui v 16-
Sull' Ac(|ua sania — delio slesso , , , » »
Siiir Acqiia di S Guii^omo. delio stesso , ^ » )>
Sulla inlliieiiza dell' 0s5ii;eni> nelia funiiazione dei
cnrpi celesli, dd Pruf, Carlo Geniniellarn, , . y^i^ jg
Sulle ac(|ue solforose, nuove osservazioiii del Dutlor
Gaelaiio Gaelaui, , ; , , , , vol, 20,
(11) .Mi'inorie riijnonhinli la Tcrnfolngia.
Di un felo uniaiio seiiza lesla . de] S-ic cnrr. Por-
tal vol. 1.
Di un felo bicefalo , del D.r Galvaj^ni . . vol. 'r .
Di un felo an^iflaimo, del Pnd'. C Geniniellarii vol. 4.
Sopra tre feli iiioslrunsi. de soci Galvagni e Reina vol. 1.
Di III) felo traefalo, degli sle-si .... vol. 8.
Sopra lalune lamii^lie leralologiclie , del D.r Galva-
gni vol. M.
Sopra im cxonfalo congenilo — del Soc. cnrr. Giu-
seppe Gcmmellaro — 2. serie vnl. 1.
Sopra uu iniislrii Pseudeucefalo. del D.r Galvajjni vol. 2.
(1H) .fli'movie ri<iHanluiili la Fi.^iolo'iia..
!"uir .i/,i(jrir specdiea dclla Cliiiiiiia sull' orijaiio del-
r udilo, del D.r Douicuicu Orsim. .... . vol. 2.
104
Degli Agenti dclla Circolazione. del socio corr. De
Nasca . *ol. 4.
Sulla Lattazione (ii una Mula , del Prof. (1. Gem-
mellaro . . • - • • • . vol. 8.
Sopra una Menmria di un mostro supposfo umano ,
del D.r di Bl.isi ilii Palermo — del D.r Galvagni. vol. 9.
Fisioloi^ia degli uiiimali doniestici , del D.r Donie-
nico Oisiiii ....... vol. 9.
Sngli eflrlli dc' preparati di Chinina , del D.r Gal-
vagiii . . • • • . • • • '"^'- ^^•
Teraloltia, o Fisiolosjia de' Mostri, dello slesso vol. \2 18.
SnI Villa^'ese dell' Klna dello slesso . . vol. 13 15.
(19) Memorie rUjuardaidi la medicina.
Sulla Prunella ai'tiliciale; del SdC. Oav. A:<salini vol. 1.
Sopia ciu.jue I'Diiue nuove di maluUie periodiche ,
del Prof. Francesco Fulci ... .... vol. 2.
Stpia una Derinurragia sanguigna del Prof. Antoiiiuo
di Giacorno. . . . . ' . . ' • vol. 2.
Sii di una asfissia. del soc. corr. Roceo PugHese vol. 2.
. Sulla natura de' Morbi, del D.r Carmeld Rccupero vol. 4.
Sulla eniaceliiiosi del soc. corr. Anast. Cocco vol. 7.
' i Sul lion coutagio della Pesle bulKiiiica, Assaliui vol. 7.
Del Pepe ncro nelle piriodiche , del D.r Alfio Bo-
nanuo . . • ... • • • vol. 5.
Sopra due iufermila ec, del D.r Giilvai;ni . vol. 6.
Sul niiglinr modo di compiere i parli — Assaliui vol. 6.
Modo di fare il taglio della Sinfisi del Pube — As-
saliui . . . • ••' ■ • • vol. 6.
Formi singolare di Ftiriasi, del D.r Galvagni. vol. 9.
Caso di avveleuanieulo colloppio — Dr. Honaccorsi vol. 10.
D'uiia conipletd soppressioue di Uriiui, Dc.Aradas vol. 10.
Sopra una malaltia eudemica uell' Etna, del D.r Gal-
vagni vol. 11.
Sopra una cataratia guarila dclla nalnia , del D.r
Galvagni .... .... vol. 11.
Memorie di Geografia fisico-medica sulle princ. acque
slagnanti di Sirilia e sulle I'cbl.ri inlermitlenti a che mel-
ton cai'ione del D.r G Antuuio Galvagni.
Weuiorie dellc Acqiif stagii. de' conlorni dell' Etna
della plana di Calauia e del Val di Nolo.
!05
Memnria delle MalaUie perlodiche di Sicilia e fisio*
nomiii speciale di pssc.
Mcinoi'ia siillu Delerminazione delle sede delle ma*
laltie periodiche.
Wemoria di falli ?iilla Malatlia periodica.
Sul fondo delle Malallie paludali e siille loro forme.
vol. 14. n. 18. 20. Ser. 2. vol. 1.
Sopra un calcolo biliare dcllo slesso . . vol. 11.
Sopra due siiignlari nevrosi dello stesso . vol. 18.
Di tre impnrlanli casi di Sifilide, dello slesso. vol. 19.
Sopra la MKirle di citKine iiotniiii in uii poziio di Cal-
lagirone, del I'l'uf. Fr. FiTr.ira .... vol. 20.
(21) II iiuiiclii'iic delle Favare Luogolenenle Generale
nel di 1! novcmhre 1824.
(22) II niarchese del CarrcHo <lel di 2 novembre 1837.
(2.3) II Diica ili LaureiUiina Lunjioleiieiite Generale
nel di C lu-lio 1838.
(24) II I'rineipe D. Luigi Contc d' Aqiiila nel di 6
otlobre 1841.
S. M. il re Ferdinando ii nel dl 3 oKobre /838.
(2.^) Elocjii dc' soci'i enlinli. recilali da' sncressori
Hi Giridaino Ileciipero — dal Can. G' Alessi. vol. 3.
di Sebasliano Giilli — da (]arlo Graviiia . vol. 13,
di Francesco Gamliiiii — dal Prof: Fuplio Rcina vol. Ili.
del Cannnico Giuseppe Alessi — dal D.r A. Aradas vol. 15.
di IVisirin Sciideri — dal l>.r Paolo Caalorina vul. 13.
di Ularii) GeninH'llaro — d.il I).r Galvagni ; : vol. /6.
di Alvaro .^laiiganelli — - dal Sig. Logerot . vol. /6.
di Salvadnre Sdideri — dal Prof. P. Ferrara. vol. ffi«
di Francesco Gramignaiii — dal Sig. Cav. I'arisi »(>!. /7.
di Ferdinando Cosenlini — dal I'rof. Franc. Torna*
bene - vol. 20.
dl Carlo Gravina — dal I'adre. D. Giacomo W-iggiore
2. ser - . . vol. 2.
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ALCUIVI MOLLUSCHI KUDI
DELIA SICILIA
PER a SOCIO ATTIVO
IRTTA Am'aCCADEMU GIOEWIA ^ELlA SEDITA DEI HOVEltlBftt 1 84 1 1
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Allorchc, 0 Sii^norj, ancor nascenle la zoologia,
alia descrizione degli eslerni caralteri dei varii ani-
mali, o di alcuni pezzi accessori dei medesimi limi-
lavasi, senza addenlrarsi nci misleri della di loro
organizzazione, potea a buon drillo scienza di lusso
e di mero capriccio appellarsi, e venir riguardata da
poea o da niuDa utilita. Ma quando poi uomini di
allissimo iogegno sospiiiti dal nobile desio di giun-
gere alio scoprimento di piu grandi ed ulili veiila,
impresero a sludiare profondamente gli innumerevoli
esseri che costiluiscono la sorprendente maravigliosa
serie zoologica, ponendo ogiii opera a disveiare i piii
recondili arcani della di loro organizzazione, a scru-
lare il modo di funzionare dei loro svariali, or scni-
plici ed or piu o meno complicati organismi, i vari
modi di loro csistenza e di loro riproduzidiie, a cal-
colare con la soltigliezza desiderabile ogni rapporto
tra le loro esterne coniormazioni e la inlerna tessi-
tura, e ad islituire ogui maniora di confronlo tra le
varia specie, geueri, famiglic, classi, dalle piu seiu-
plici elovaiidosi muuo a iiiuuo alle forme piu cum-
110
plicale; qiiando poi tiitle qiiosle nnalomico-fisiologi-
che conoscenze si riferirono all' uomo, come raggi
ad un cenlro comune , affinche, conosccndo tiitte le
Fasi della organizzazione aniniale nelle differenli sue
gradazioni, si polesse piu agevulmeiite pervonire alia
inlerpetrazione ed alio disvelamonlo delle funzioni
deir umano organisnio; allora si che la zoologia vesti
Ic forme di vera scii nza vasia . ailisssma , tmmen-
temonle pioficua id utile all' uomo midesimo (-hi
non sa difalli qiianti o quali vantaggi non hanno arre-
calo la nolomia e fisiologia compdrata all' analon.ia
e fisiologia uiiiaiia ? lo non posso Fermarmi a pio-
vare un vero di gia dimoslralo ed inconliastahile.
Dove io cio togliessi a fare, (jfiVnderei questo ilUK-Ire
Congresso, i di cui esimi meu)l)ri pienamente le ve-
nla enunciate conoscono. E da queslo vero islesso,
che, spinlo 1' aninio mio, sin dal tempo in cui ri-
volsi parte dei miei sludi alle zoologiche discipline,
a meditare sulla organizzazione degli animali, portai
sempre ferma opinione, in fatto di malacologia, che
drgli altri rami zoologici a preferenza coltivai , che
Io studio delle conchiglie, di secondaria imporlanza
e da riputarsi, domentre tulle le indagini g le osser-
vazioni debbono sugli animali a cui apparlengono
rivolgersi,
Le conchiglie fossili pero , ollre dtll' allenla
considerazione che meritano come rtsli organici, che
disvelano la forma di animali spesso inconosciuli ,
conciossiaclie la Forma di questi corrisponder dehlia
alia conchiglia che ad essi serve di difesa, e di cui
essi slessi sono i costruttori, ollremodo riescono ne-
cessarie agli studi geologici . peroccho inservono di
scorta , come generalmenle si sa, nello aggiudicare
la natura e 1' epoca di formczione dc'vaii Icrrcni
che compongono la crosla del gloho die abiliaiuo.
Ill
Per il fill ([ui (lotto oij;nun si polra di leggieri
immayinarc, che tulte le dcboli furze della mia inoii-
te sono slate iinpici^ate nello indagare la forma e la
natura dei moilusclii cbe sono provvediiti di con-
chiglie, e di quelli che, mancaiidono del tulto, o aven-
done una interna completa o rudimenlaria, vengono
distinli col nome di niolluschi nudi. Ed io per sod-
disfare le mie brame , a per comprovare coi fatti
(piaiito venyo di asserire, da gran tempo avrei vo-
luto matter fuori qualche mio lavoro riguardanle gli
animali, piucche le conchiglie che sono, quasi, parti
accessorie dei medesimi , sebbene in corrispondenza
colla di loro organizzazione. Ma pria di tutlo e da
riflettere che le scoperte non s'inconlrano a volonta,
e che spesso in onta alia piii ostinale ricerche , ed
alle piii indefesse perquisizioni, le novila non si pre-
sentano agevolmente , ne io amo produrre altro che
osservazioni nuove, o rare, e sempre di qualche uli-
lita per la scienza, abborrendo dal ripelere inulil-
niente le cose da altri dette , e senza qualche cosa
aggiungere del proprio. E questa e una dalle cause
«-he mi hanno impedito sinora di produrre osserva-
zioni relative agli animali , ed i miei lavori si sono
in gran parte alle conchiglie limitati, E perche qiian-
to io vengo di enunciare non volgasi a danno ed a
biasimo di quelli, i quali al pari di me di sole con-
chiglie sonosi occupati, aggiuiigo che quasti travagli
non sono percio meno ulili ; conciossiache ove si
parli di fossili conchiglie, Io studio sugli animali, e
luor di ragione, a mono che rinveiiir &i putessero
le analughe o identiche vivenli affin di studiare gli
animali a cui appartengono; ma la ioro descrizione,
e ci place ripelerlo, e per altrc cnnsiderazioni ollre-
mudo juleressanle, giovaudo t'U.iucuteajeule agli stu-
112
dii geologic!. E per le vivenli sarebbe cosa a dir
vero irragionevole, riputarle come cosa inutile, e non
illustrare, per cio solo che mancano dall' animale, la
descrizione di esse, dovendo fornire il priino elemenlo
alia complcla illustrazione degli animali ai qiiali spet-
tano,e la cui merce polrassi piia agevolmente pervenire
alia conoscenza de'niedesimi, essendo nolo a fulti. che
molte ancora ne reslano di quelle di cui I' animale
e tutlora inconosciuto. Spe>so poi e anco inulile
descrivere I' animale quando qucslo non offre diver-
sita di sorta, o dilTeronze incalcolabili. E per cilare
un esempio; in che difTeriscono fra loro gli animali
delle varie specie di Elici ? Eppure lali conchiijlie si
sono stiidiale , ed allentamcnle descnile, e cio per
le ragioni sopriiccennate. Ollre che e da osservare,
che 6 raro trovario coi corrispondenti animali , per-
che 0 il mare le rigelli, e quasi scmpre trovansene
sproi'vedule, o si ricevono dai marinai che le pe-
scano, e ci arrivano quasi sompre coli'animale alteralo
dalla pulrefazioiie ; e per poler giungere a eapo di
fare la disamina in discorso , mi c stato d' uopo ri-
cercare in medesiino sulle rive, sugli scogli, in tulle
le localita onde far tesoro di conchiglie coi mollu-
schi o di molluschi nudi. Quesle ricerche che mi
hanno coslalo dispendl e gravi fatiche , mi hanno
rccalo il vanlaggio di polere osservare e conlemplare
molli di lali animali nello slalo di vita, ed ho polulo
cosl rilevare i loro movimenli, e le loro vere e r( all
forme, c riiivenire qualche novila degna di mensio-
narsi.
Quesle cose e stato d' uopo esporre per moslra-
re che noi cultori della malarologia in Sicilia non
abbiamo alia sola disamina delle conchiglie liniitalo
la nostra attenzione, ma e sugli animali die le iio-
stre ricerche e i nostii sluili principalmenle si vers;uio.
H5
Ed in compruova di qiianto. mosso da saulo zelo
di palrio oiioru, mi son i.iiin locilo di rnaiiilVslan' ,
ecco uu lavoro che [)u6 una nprova foitiire della ve-
racila della mia assfrliva, della realita dei mioi pro-
ponimenli e del risullamenlo che ne ho ollcnuto, avt-n-
doii mandato ad- elTello ; un lavoro che riguarda i
molluschi nudi della Sicilia, che conliciie la scoveila
di varie specie nuove di que:>li uaiui.di, e che t>ara
in progrcaso conlinuato.
Que&lo mio travaglio coniprendc
1. La descrizione di uu nuovo mollusco che
at pari (k 1 genere Cavolina, Tergtpes ec. \u,\\e\>\tb
cosliluiie, atlesa la nuova loniia ilclle sue branch le,
una nuova divi,>ione del gen. Eohs nel senso am-
messo dal sig. Lk.
2. La descrizione di alcune nuove specie del
genere Phyllidia , genei e afl'atto nuovo per il mare
del regno di Napoli e del regno di biciiia.
3. Fiiiahnente la descrizione di una nuova
specie speltante al gen. Doris.
Se io noil daro nel siiino, proponendonii di de-
scrivero quesle nuove specie di molluschi nudi, do-
vra addebitarsi alia pochezja delle mie forze ed alia
scarsezza dei mezzi , il piii potente oslacido ai niiei
divisatnonli; ma ho sicura fidanza di ollenere almtno
r onofevole voslio tompaliiiieiUu sulla cousideiozione
del mio iiiipegno a volerc conlribuire in qualv-Le
modo al progresso dclle scienze nalurali nell l^ola
nostra.
ARTICOLO 1."
Descrizione di un nuovo rnolhisco, che polrebbe
cosliliiire una nuova dicisione del gen. Eolis.
il sinirulare animiiU'. che forma T ariiomenlo di
quesla mia prima ossei v. /.icnc, IVi linveiulu il gii.ino
28 dcilo scorso mesc agoslo rampaiiie sur mo .-lo-
13
114
glio tiella spiaggia conligiia dd nosiro molo. AveO'
dolo mantenulo in vila per otto ore circa nelTacqua
salsa , polei con sommo mio compiacimenlo atlenla-
mente disaminarlo, rilevarne le forme, scguirne i piu
leggier! naovimenti e cavarne esallo disegno.
Eccone la descrizione. ( ved. Tav. I. Gg. i. )
Gorpo allungalo, lerminalo posleriormenle in coda
lunga, sollile , subulala ; testa distiiila con quallro
lentacoli uguali , due superior! e gli altri inleriori,
lungb! , conic! , acuminati ; occhi ovali alia base ed
in avant! de! due lentacoli superior! ; piede non di-
stinto; branchie disposle in serie ai lati del corpo ,
peduncolale, quasi ramose e digitate; digitazioni cla-
vate, oltuse alia estreinila; dell' uno e dell'altro lato
le branchie al num. di cinque; le prime, o le piu
vicine alia testa, con se! digitazioni , e le altre con
qualtro; le digitazioni non perfellamente ugual! e
simrnetriche; ano al lato destro ; colore del corpo e
dei tentacol! bianco d! latle ; occhi d! color fosco;
alcun! punti nerastri alia parte posteriore e superiore
del corpo, dinotanti ! visceri interni; i peduncol! delle
branchie dello stesso colore del corpo, ma le digi-
tazioni di un rosso di corallo coll' estremila bianche.
Lungo questo mollusco circa a se! linee; largo
il corpo poco meno di una iinea.
Al primo vedere questo grazioso animale di cu!
le branchie, che caraminando, portava in alto soini-
gliant! a ramoscell! di corallo, io ricorsi col pensiero
al genere Glaucus di Forsler ed al genere Eoh's
di Cuv. Ma non pole! fermarm! s>u\ primo, perche ii
Glaiiriis non rampa, ma nuola baltendo come le alette
del Pleropodi , le sue branchie palmate , so pnr di
branchie hanno veramenle 1' ofRcio, secondo i pensa-
menti di lalun! zoologist! , e I' a.nimale the descrivo
non nuota aflalto , e rampa solameule sul fundo del
!15
mare, come 1' ho vedufo Irasrinarsi lenlamente sul
fondo del vase ripioiio di acqiia salsa in cui, come
dissi, lo Iratlenni per moll*! ore vivo. Estraendolo dal
fluido , e riggeltaiidovelo , 1' ho vislo piombare al
fondo , non potendo soslonersi un istanle in qiiella
massa fluida. Vero e che non hi maiitello dislinlo
come il Glauco , ma mede&iiuaiiienli; gli Eolidi ap-
presenlano queslo carallere. Polrei anco metier I'uori
la diversila dci tenlacoli , id allre differenze ; ma
basla qiiello che sopra esposi; solo mi piace agiiiun-
gere, che, come ha provato il Ghiaris: Quoy, ie digi-
tazioni, se pur merilano tal nomt>, del Glauco, ap-
pena toccale, si dislaccano, cio che ha i'alto duhilare
a ragione il oh. Deshayes dell' officio di esse, dap-
poicche dice queslo egregio tiaUiralista, in rignardo
alia caducila delle digilazioni, — « Non e da credersi
K che cio avrebbe luogo, so quesle parli fos^ero de-
« sliiiale ad una funzione cosi imporlante quale la
s respirazione (1) n. Le digilazioni , e quesle son
vere digilazioni, del nnstro animale non sono affallo
cadiiche ; e per nulla ometlore, a rinderne meglio
completa la descriziono, e giusto nolare , che sola-
mcnle poche ore dopo ch' esso porde la vila, le digi-
lazioni caddero, e rimaseio solo i loro peduncoli at-
taccati al cnrpo, il quale avcndu con le precauzioni
necessarie crrcato di conservare nell' alcoole, si con-
trasse, e quasi totalirontc si sfiguio.
Provalo ilunque di non [I'lere spetlnre al genere
Glaucus , fermai la mia altenzione sui caralteri del
genere Eolis. Ed in vero, mi sembro dapprima che
appariener dovesse a qnesta famiglia. Coiiveniva con
gli Eolidi per la forma del corpo , per il mode di
locomozione, per il num. dci lentacoli, per la man-
(1) Agg. a Lk. t. 1. pag. 448. not. 1. . , ,
116
canza del manlello , p<T la disposizione dell' ano e
degli orificii della geuerazione a! lalo desiro tc. ]Vla
per la t'oima delle branchie appalesava una niarcala
differenza. Gli Eolidt, come si sa, haiino le branchie
che rappresenlano ora lamelle quasi in forma di sca-
glie, ora papille, e qualche volta prendono la forma
di cerri. Ma non si vedono in alcuna specie di qiie-
sto genere le branchie quasi ramose , e digirale.
Di forma arborica , n mo di denlriti, e vero, banno
le branchie le Trttonie, ma ollreche sono dorsali, gli
nnimali di quesla divisione non hanno che due len-
lacoli, retraliili, seH\plici o divisi, e la testa diversa-
mente conformala.
Dunque non rcsl^^rebbe che classario tra le Eoli-
dt con i caratleri fissati dal sommo Cuvier , o fra i
tre altri generi affini cioo CavoUna Brug:. Tergipes
Cuvier, e Flabellina delio slosso aulore. Emnii quindi
necessario richiamare alia vostra mente i caralteri di
tali generi. 1." Eolis: corpo limaciforme, quallro ten-
tacoli superiormenle e due ai lali della bocca. Bran-
chie in forma di lamelle, o foglieltine disposte come
scaglie pio o meno serrate ai due lali del dorso.
2." Cavolina: corpo e tentacoli conn^ nel precedenle,
ma le branchie in forma Hi filolti disposli per serie
trasvcrsali sul dorso 3. Flabellina: scmpre con i ten-
taroli dei precedenti , e le branchie composte di lili
raggianli, portati da cinque o sei peduncoli di ciascua
lato. 4. Finalmente Tergipes: !a forma degli Eolidt^
ma due tentacoli solamenie, con una serie di bran-
chie ciliii'lriche ai lali del dorso , terminata ciascu-
na da una piccoia ventosa , potendo loro servire
di piede per cammiuare sul dorso medesiino. A.
quale dunquo di qu<'Sle suddivisioni, slaluite ^nlle va.
ne loi-mt' e disposizioni <i(lle branchie pdlrebho raj)-
porlarai d uoslru uuuvu iininjale ? l*er me uon e iic
in
un Eolido, , nc una Cavolina , ne un Tnrgipede ; si
piili(;l)be .ivvioinare pmUnslo al gtsnere Fhihellina,
pc^rche gli aiiimali di questa divisione hnniio le
braiichie peduncolale , allaccale ai lati del dor-
80 Ma qm sle brauchie non sono ne ramose ne
digitate, sono invece costituite da filetfi die partono
da un centro comiino, come rnggi, e questa forma
ra^gianle >i acto>la alia iornia palmata delle bran-
chie del Glaucus. Si vtde dunque chiaramente che
lo iiiMi polici 1:011 hicurezza nl'erire al gen, Flnbellina
r aiiiniale cbe descrivo, ne a^li allri genuri summen-
tovati per la turnia parlicolare delle sue brancbie.
Se quiiitli lab i^eneri, che si potrebbero unirc al
genere En/is. come ha (atto I' ill.e Lamark, sono
slatniti unicaraente quasi sulla lorma e la posizione
delle branciiie, il noslro mollusco non dovrebbe an-
che costilnire un' allra divisiune, o un' allro sottoge-
nere come si voglia dire? Se poi come pensa il chia-
rissimo Deshayes (1) « e assai difficile nello slalo
« alluale dell' osservazione decidere, se i generi 6'a-
« volina di Brugniere, Tergipcs di 'juvier, Flabeilina
« dello Stesso aulore, dcbbano tssere definitivanicnle
s ammessi 0 riggettati nel melodo)i; allora il noslio
nuovo mollusco dovrebbe nguardarsi come una nuova
Eolide. L' illustre Lk. riunisce difatti, come ho dello,
questi generi al genere Eolis, perche la scienza non
possiede in verila osservazioni suffioicnti a caralliriz-
zarli e dilFerenziarli posilivamenle. Lo stesso De-
shayes non lascia pcro nel suo articolo Eolide del la
Enciclopodia dividcrlo in quattro sezioni secomlo
la disposizione , il numero e la forma delle bran-
chie. lo per me sono di questa opinione, peroccbe
i generi preiuinciali non difl'eriscono alia peifine cbe
(n I., c. i-n/i. 't'lO iK.ta 1.
por la sola forma dc^Ii organi branchiali; ed ammel-
lendo il genere Eolis come lipo deila famiglia , io
riguarderei i genen Cavolma, I'ergipes, Flabellina ed
Eolis propriamente deito, come soltogeneri del gran
genere Eolis , ed Bggiungerei un allro sollogenere
statuito siilla forma dello branchie del nostro mollu-
sco, che caralterizzerei nel mndo di appresso.
Corpus yelutmosum, oblongnm, posltce atlemia-
ttim, aculum; cupiie brevt; wniaculis quatuor csfjua-
libtis , conico-aciimtnatis ; branchiis opposilis , lale-
ralibus pediculalis, siibramosu-digiiatis. postericribiis
sonsim minoribus; digitalwnibus subclatalis , exlre-
milate oblusa
Se sara per essere ammesso qiiesto nuovo sol-
logenere, io proporrei chiamarlo Jojenia in onoifinza
deila cospicua Accademia alia quale mi pregio alta-
menle di apparfeneie.
La specie poi vorrebbe appellala e descritta nel
modo seguenli'.
Jojenia riibro-branchiala. tnihi.
Jqj. cor pore ohlonrjo, lacleo, posltce altenuato-su-
bulalo ; branchiis ulroque latere q^iinque , pediculis
lacieis, digilalionibus rubris, exiremitale laclea.
INel cuso poi che I' opinione dell' illuslre Lk. ve-
nisse gemralmente abbracciala , avvegnache nello
stalo altuale iiiolli zoologisti abbiano ammesso nel me-
lodo I generi davolina, Tergipos, e Flabellina , al-
tora dovrebbe riguardarsi il moliusco da me descrit-
jo, come una Eolide, e la descrizione esser modifi-
cala noi scgiif^nli termini.
Eolis digilaia. mihi.
E. corpore parvo, gelatinoso, lacleo, oblongo,
poslice atlemialo, subulalo; tentaculis qnalvor. aecva-
libi/s, con/ro-acutnina(is , lacteis; branchiis luieralilms
virinqve quinis posleiioribus sensim minoribus, sub-
119
ramoso-dif/itniis , pediculatis. pedicuUs lacteis, diijita-
tionibus rubns, ciimdraceo-subdavatis, oxtramitale
laclea.
In soinma io hn creduto utile per la scienza
sporre con lu possibile diligenza, le mie osservazioiii
sulla specie nuova da me descrilta, lasciando a quelli
che slaiino iiifiintaniente al di sopra di me per
conoscenza , per ingegno e per la somma ahitudine
di osservazidiie, il risolvere lale quislione, e classarla
con la esallozza desiderabile.
ARTICOLO II.
Descrizione di tre specie nvove di molluschi spet-
tanli al genere Phyllidia di, Cuvier.
Nessuna specie di queslo genere si e per Io in-
nanzi tiovala nei mari del regno di Sicilia o dei regno
di Napoli. INessuiio dei zoologisti che si sono occupali
a coinpilare la fauna malacologica siciliana e oapoli-
lana ne ba fatto menzione.
Allliribe oel 1843 io visilai Palermo, e piu d'un
mesa vi soggiornai, di vari molluschi nudi feci cuvjiii-
sto, fra i quali, avendoli lutti in prugresso dilrgen-
teraenle sludiati, vi trovai alcune specie di spetlanza
ai genere suindicato. E fu questa una scoperla, che
a principio, e non senza ragioae , credei utile alia
fauna malacologica prenunciata. Ma si accrebbe ad
oltranza il mio compiacimento , quando conlronlando
le specie da me riuvenule, con le allre descrille, o
con quelle almeno, che io ho potuto conoscere, tro-
vai di cssere da quesle diffLTenlissime, e mi proposi
darvone esallo ragguaglio.
Prima pero che sceiida alia descrizione di cssi,
mi seinbra giuslu far qualche menzione dei oaralleri
del gencr(! a cui apparlengoiio.
120
Gkn. Vhyllidu Cuv.
Si deve al sommo Cuvier ia (jonosrenza di que-
sto geuere, di cui gli aniniali pi-r la situa/ione del-
r ano sembrano appartenere alle Doridi, ma lie dific-
riscono per la forma e la disposizione delle branch ie,
per cui si assomigliaoo ai Chitnni , ed alle Putelle ,
sebbene questi moslransi coslanleinente munili di con-
chiglia, e queili ne soiio dt-l lutld sprovveduli. I.e
Fillidie difatti sono nude all' eslerno, ed il loro corpo
e coverlo di una peile per lo piu coriacea. Le bran-
chie che sono disposle in una serie di foglidline
strette in linea, si Irovano al di solto la nvoila del
mantello , altorno il corpo. La bocca , come dice
Lak , trovasi alia parle iol'criore della tc>ta c I'or-
nita di due piccoli lentacoii conici. Jl mantclln che
copra interamente la testa , superiormenle offrc due
fori che ricevono i due tentacoli superiori , e sulla
parte posleriore Tapertura anale. Gli oriiici della ge-
nerazione al lato destro.
I molluschi die io dcscriv i, che spettano al ge-
nere in discorso , e che io ciedo nuovi , almeno in
rapporto alle mie liniilate conosccnze . sono slati da
nie studiati dopo essere slati per qualche tempo con-
servali neir alcoole. Cio serve per awertire che le
de-icnzioiii non potranno riu.scire tanto esatte quanto
io avrei potuio sperare, se mi fosse stato tocc;ito in
sorte di studiarli neilo stato <li vita. Non di meuo
offrono caratferi bastevoli a dislinguerli.
SPECIE I. '
PlIYLLIDtjt P/IVllLOSyl. miki.
Ph. cor pore ovato-elliptico, depresso, flavo^ mi-
nn/issime papilloso ; maculis fuscis , irregularibiis ,
frc'ijuentihus undique picto,
Que^^a Fillidia c ovale e quasi ellittica, scliiac-
ciali. di color giaiJu^uolo , e nclla parte supcriore
121
sparsa di piccolissime papille avvicinatissime fra loro cd
in grandissimo numero. In tulli i punli presents inol-
tre moltissime piccole macchie di varia ed irregolare
figura e di color quasi fosco. II piede e slretto ed
eliiltico. 11 mantello molto delicato e raoUe. Ne pos-
seggo UQ solo esemplare 11 quale e lungo 35 millim.
e largo 19.
SPECIE II.
PBYUiDiJ FLdVA. mihi.
Ph. corpore ovali, convexo y fla^o ^ unicolore^
supra minutissime papilloso.
Si avvicina questa specie alia precedenle per le
popille piccolissime e numerose al dorso , e per il
colore, ma se ne distingue per essere convessa, senza
macchie, crassa , di forma esallamente ovale, e col
piede proporzionatamenle piu grande. Ne rinvenni
in Palermo 3 esemplari, dei quali il piu grande pre-
senta 19 millim. di lunghezza, H di larghezza, e 7
di altezza.
SPECIE III.
Phyllidia depressj. mihi
Ph. corpore ovali, valde depresso, t'mo plana ,
rigidOf fusco, unicolare, laevi, sub lenle minutissime
punciiculato,
Grande specie della lunghezza di 79 millim:,
larga SO, ed alta 6, di forma ovale, coriacea, re-
sistente, di color fosco, quasi levigata ; solo ad oc-
chio arraato vi si scuoprono superiormente ed infe*
riorraente alcuni punli minulissimi ed innumerevoli.
11 soico, che segna I'inserzione del piede colla parte
superiore del corpo, e molto profondo. La larghezza
del piede e di 16 millim. Due esemplari, che sora-
oietto 0 signori insiememenle agii allri al voslro pre*
gevole esaoie, furono da me trovati in Palermo.
16
122
f* Mi preglo eziandio offrirvi due individui di al-
tra Fillidia che per la forma ed il colore rassomiglia-
no alia precedenle , ma il dorso e sparso di picco-
lissime papiile avvicinatissime e di color piii chiaro
del rimaneiite; sono per altro mollo piii piccoli, noa
avendo che la lungtiezza di 28 millim: e la iarghezza
(li 16 millim: e \J1. Debbono cosliluire semplice
varieta, o una specie difierente? Questo differenze
sono un prodolto dell' eta? Ma cio ammeltendo, non
posso persuadermi del come le papiile polrebbero
andare a dispariro , e venir rimpiazzati da semplici
punleggiamt^nlii' Del resto ulteriori osservazioni po-
lrebbero schiarire un tai dubbio. ^
• Gen. Doris.
Donis puLCffSUJ. mihi. (ved.Tav. I.fig.2.)
D.corpore ovalo, subclliplico, rubro-violacescente,
supra hclenmaculala; maculis majoribus sub-ovalis,
hngitiKUnaliler seriatim disposilis, mmoribus irregu-
laribus; limbo pallii lacteo ; tetilaculis subcilindriciSf
brcvibiis, fuscis; branchiis sex nigricanlibus.
Qiiesla bellissima deride lunga 12 milHro: e lar-
i;a 7 si distingue eminenlemenle dalle congeneri, non
solo per la sua forma, ma per le maccliie di giallo
chiaro snr un fondo rosso violetto che I' adornano.
Delle macchie sudetle le maggiori sono di figura
quasi ovale disposle in due serie latorali sul dorso ,
e circoscrilte da una linea quasi bianca , le altre di
Hgura irregolare. I lentacoli sono brevi, quasi cilin-
drici, e di color fosco. Le branchie quasi pennale ,
al num. di sei, e nerastre. II piede e di color rosso
violelto pill chiaro. fi slala Irovala rampanle sopra
uno scoglio nella spiaggia conligua del noslro moio.
yo
DI UN CICL0P0
OVVERO
DI UN MOSTRO UMANO CIGLOCEFALO
DEI DOTTORE
Professore di Anatomia, Direllore del R, Anfiteatro anatomico, e del
GabincUo ariulomico, Vice-Decano del CoUcgio medico, e Vice-
Segrelario-Caiicelliere nella R. Universili degli studi di Catania:
SotiO Segreiario <lella Commesiioiie provinciale di vaccinazione, Me-
dico alia salute pubblica marillima ; Socio attivo dell' Accademia
Gioenia, Menibro tilolare della Societa niedica di lUalta, Socio cor-
rispondenle dell' Accademia Sinkesbergiana di Frank/ort sal meno,
dell' Agraria di Pesaro, dei Fisio-Criiici di Siena, della I. e R,
Societa Aretina, della Societa di Scienze fisiche chimiche ed arti
agricole ed indunriali di Francia, delle Accademie di Palermo di
Meisina di Trapani di Aci-reale, membro del vii. Congresso degli
Scienziati italluui in INapoli cc.
lETTA all' accademia CIOENIA NEI.IA SESSIOJIE
unuiKARU DEL DI IG DICEMBRE 1847.
■1 ;■!■;■ ■ ■ ; ( :
) ;
/)l«
Meum ofGcium facio
TSR.
Tostoccbe fui onoralo dai vostri siiffrogi , o
rispelliil)ili accadeniici, a fare parte di quesfo veno-
rando Consossn, surse in me 1' obbligo di adempiere
aile dispnsizioni saviamente espressale nell'arl. 17 dei
VdSlri t?taluti. Ne a me p()le\a riuscir nojoso 1' ufiioio
di riinembrare le opere le virlu e la faina di uno dei
v()^l^i pill anziani e piu bcneinenli confralelli, che
seppe mai seinpre rendersi degiio della voslra e
della pubblica slima, e la di cui morle fii di duolo
uuiversale; che anzi ropulavaini furlunalo nello avcre
iucoiilrato la occasione di offerire uno cslreroo omag-
gio di rispi ito alia memoria del medico dollo del
li lUralo di>linlo del cilladino filanlropo che era stalo
sempre I'amico del mio gcnilore...Ma pria che io avessi
occupalo il vuolo seggio a cui voleste cbiamarmi, allri
avea di gia soddi.sfallo a quello incarico che a me
sarebbe loccalo di assumere: nc la prudenza consi-
gliar mi poleva di ri[)elere altra volta in queslo luo-
. IJO
go islesso una storia che da una esperla mano era
stala tanio bene intessuta sulle trame dclla vorila e
del senlimento(l). Sacro pero reputando il debito di
riconosccnza verso di voi per I' onore che avele vo-
lute comparlirmi, non ho mica dimenticato addimo-
strarvi in qualunque allro mode i senlinienli di mia
gratiludine: che se circoslanze avverse mi hanno si-
nora impedilo nello elT. lie, la inlenzione mia e rimasta
sempre ferma: per lo che oi;gi vengo, sebbene in p6
tardi, a scontare il mio debito — Rinserrato nei duri
recinli di un anfitealro non posso presenlarvi che og-
gelti anatfimici ; e per ora non mi e dato parlarvi se
non se di un moslro, il quale abbenche non nuovo,
quia nihil fiovi sub coelo, pure per la sua rarita e
del pari per le sue parlicolari incidenze. mi lunsigo
di poler eccitare la voslra curiosila, e meritare un
momento la vostra attenzione, Avro poca premura di
riconduivi nel vaslo pelago delle teone leralologiche,
ove tanti e tanti hanno voluto nuotare, ma solo per
diffaliiiarsi inulilmente. Cerchero alio inconlro di de-
scrivervi al migiior modo che io possa le organiche
devidzioni le anomalie le dilTormila che in siffalto in-
dividuo mi e toccato di osservare; se non allro per
aggiungere un caso dippiu a quei che i loratologisli
hanno inconlrato e descnUo.
(1) L' eingio del D.r D. Carmcio Rccupcro iino del soci
fondatori dell' Accndemia Gioenia, morto li 14 iKivembre 1841
vennc recilato ncll.i scdiifa nniin.iria del M Foblnaro 1842
dal socio corrisiiondenfo D.r D. Rosario Biisfcnii ^\k discppolci
dollo eslinlo. Tostocche io fiii elollii socio onliiiario nel 29
apriie 1843 in rimpiazzo al Koltor Roonpero (•nniparc di mio
padre, ritrovai giii adcnipiulo un uHicio che larl. 11 degli
Statuli accademici avea a nie risrrhiilo ; per io ciio non sti-
mai prLideiite di frujere fiida cuoie dice il Venosino.
Santa Grancaffnuolo rafnnoo i- *^*
f]') gracile d, cosliluz.one^ TJZ"""'"a- ^'^S'' ^""■-
J'de o da scorhuto, ne da ml' ' '^'^"^ ^a sifiU
^'\« OSS' e suo spofo, avea ITJ ^f" ^^''^rmato,
q-i tempo som-i anoi^'L sdhrl '' ^"'^^''''^«-- '«
^' carallere linl.ti.-o.^Que la ' n .'''"'^'''^ ^ f^bbre
^'.forze i'anoressia Je oa ,1? ' ^ '" ^ffiacca.nenlo
-to Sn sven„„ent,- le nor„:i?"^ K^ ^""'^^« --
carallenzzavano nuello sh n f ^^^^baziooi ec. cbe
"-0 rinl,ero curso , 'STT ' ^«^-« P-
samento addomioale Jr" 'a r.?*^'"''- ^' '°g'-o^-
quarto mese , I ventre avea dlv'" '""*^^''«' ^d al
d' gran lun^a maggiore ji '.f W "T"'"'' "" ^o'^nTe
^"tero pregoaote^,? ql !p 'a' t^^'^ ^PPor.are
"^e.. I addo.ne divenivi ^.^ -^^^ progresso dei
'roppo edemalizzavaa /' ol\ '"'''"' ^dJommali pur
-;^f 0 a diagnosticar 'lati d^'^ "'"^^ ^^^'''^e
tendo anche in dubbio lo TaJut f ' "°' "'"'^^ '"ef-
, . Al nono mese per6 Z " '"^''^^'damento.
lun, orieri di prossi ^00?^ '''"P'''^ ^"^^«^« 'a-
d' 29 lugbo 1846 a. 1; ' .'^"''''' '^''^'bbero e nel
s^gui 'a °ortita di c o?o r' '^ " ^'^"^'"^"i ord,„a
:::.r^,^'7o /e sei: Tier' " p-'^ ^
^"elo Unlinuo ancora per aU, '""'^ '^«' ^on-
'"-'a d,altre sierosHa S^tl l-^Td'S T'^^^^'^
•"*; ea J iocbj istessi
132
prolungaronsi circa due mesi in qualche abbonJanza;
perlocche la donna spoglialasi dal copiuso utnore che m-
gombrava la sua macchina e che la rappreseiitava idro-
pica riacquislo pieiia salute. II feto che diede alia luce
visse piu d' un quarto d'ora, agilava i suoi menibii cun
moli come coiivulsivi , scuotendo anche ii torace a
giochi di brusca respirazione, non eniise pero alcun
vagito; fu butlezzalo e mori. Desso era di gia mo-
struoso, era un ciclopo con idrocefalo, colpi la visla
dei pochi aslanti che assislevano la puerpera, e la le-
vatrice non pria di due giorni dopo I'occirso pole far-
melo giungefe al Teatro Notomico; I'd e appuiilo il
feto mostruoso che ho il bene di souunetlere al vo-
stro esaoie, e di cui passo a darvene la desciizione.
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'I'l'lr. Uj i.ii^; :lj'l
133
DESCRIZrONE ANATOMICA
II fcto misurato dal vorfice al tallone era lungo
21 pollici, Ha un moiicoiie di spalla aH'allro dislnvano
ciiKjUc pollici, dal vertico al mento cinque polliri e
pnrhe linoe, da un lalo della testa preso nella parte
media all'altro si framezzavano quattro pollici e mozzo
e porhe linee . II suo peso toccava le otto libre.
I goiiilali desii;navano benissimo il sesso mascolino.
Descrizione esterna — Guardato esternamente il
folo in esame prosentavasi bon confnrmalo nelle varie
sue parti esteriori, e non erano colpiti da difformila
se non se la tf sta i merabri superior! e !' ano che
era impervio. (Fig. I.)
La tesla ofTriva il pericranio molto rigonfio cd
assai spoigonle dal livcllo della faccia, cosperso di
numorosi e neri capelli; la fronle era piccolissima e ri-
slrclla, e nella sua parte media si alzava una protuberanza
unilortuomonle arroloiidita della grossezza circa di mezza
noce ricoverta di capelli (Fig. Il.«). Comprimendo col
dito il cu'jo c.ipelhito e la rnentovala protuberanza,
desso info>savasi per ogni dove linche toccava il cra-
nio: cio che I'riceva prescntire la esistenza di un sot-
tostante cnpioso licjuido interposto fra pelle ed ossa.
La faccia era conica ed assai meno larga di quanto
a\rebbe dovuto essere regolarmente, e deraostrava
nella sua parte media giusta sotto la cennata protu-
beranza frontale una irn gulare aperlura quasi quadri-
Jatera dell' anipiezza poco meno di un pollice formala
dalla successione di qualtro inegiiali tij incomplete
palpebre, che Inggiale da piccolissime e rare ciglia,
erant) disposte in modo che le due |ialpel)re superior!
nunivansi lia loro ad arcu sollo la sudJella prolube*
134
ranza frontale, le due iiiferiori associavansi assirmo
sulla parte media ed elevala del labro superiore co-
stiluendo uii piccolo arco occupato nell' aja sua da
una caruncola lagrimale, e in ogni lalo ciascuna pal-
pebra superiore colla inferiore congiungendosi origi-
eava un'angolo acute rivollo verso la tempia corri-
Spondente (Fig. II. 6). Sifl'alte palpebre non potevano
affatto venire a reciproco iucontro, per cui ad un tale
spazio non era dalo di polere essere chiuso. L' aper-
tura che abbiamo descritta era occupata da un occhio
dotalo di due cornee e di altrettante iridi e pupille ;
queste parti pero erano piii larghe nel lato deslro, e
piu ristrelte nel sinislro canto, ma in entrambi i lati
rivolte in alto ed int'uori: in somma vi stavano due
occhi secondari ed ineguali associati in uno, o a me-
glio dire un occhio doppio. Faceva seguito alia su
esposta apertura oculare li labro superiore molto spor-
-gente e tumido piii dell' inferiore, ed unilo in sopra
coir arco piccolo cosliluilo dall' inconlro delle due pal-
pebre inferiori, ed in modo da reslare tiralo e teso
verso sopra ; succedeva poi la bocca il labro inferiore
il mento ed ai fiancbi le guancie, ma lutti in gene-
rale regolarmente coslrutti. Nello assieme stava raf-
figurata la testa di un ciclopo ovvero di un mono-
colo, ove pero mancavano le sopraciglia la maggior
parte della fronte ed il naso, per cui i due occhi
associavansi quasi in uno, le due palpebre di un canto
. riunivansi a quelle dell' opposto, e la faccia in gene-
. rale raancava quindi di quella sufTicien'te Irasversale^
ampiezza di che avrebbe goduto senza tali mancanze
e senza tali difforniila.
' 11 collo il pelto e faddome, le varie regioni in-
somma del (ronco erano estcrnamenle ben conformate
e nelle dovute regole distese; ma Ira le naliche ab-
135
benche raarcavasi il profondo soico anale, pure nes-
sun foro esistova per potere meltere in dubbio che
r ano era impervio.
I membri superior i erano alquanlo piccoli e corti
piu di quanto sogliono osscre nel feto a tennine, e
la loro pelle ben coperla di peli (Fig. I. ): ne in cia-
scuno la mano slava all'avambraccio corrispoudente in
linoa rctta come osservasi ordinariamente, ma riuni-
vasi in raodo da resullarne un'angolo acuto rienlrante
fra il ialo eslerno dcila mano e quello dell'avambrac-
cio, ed un angolo acuto saglionte tra il lato interno
della prima e I' intorno del secondo. Per lale dispo-
sizione le mani tenevano la loro estremita digitale di-
relta in alto in denlro ed in avanti, e quindi la pal-
ma rivolla in denlro ed in dietro, ed il dorso in avanti
ed inf'uori. In ogni mano non si sono contate che
sole quattro dila, mancando in ciascuna il poliice as«
sieme alia corrispondenle parte carpiana e metacar-
piana; e le dita stesse erano contorte ad arco simile
ad un seginento di spira colle punte o estremita uq-
guiali direlte in alto in dietro ed in denlro. L' indi-
ce poi era il piu corto il piu piccolo ed il piii ar- *
cualo fra tnlli, e nella radice slava moito unilo ai
medio, che nel caso noslro poleva chiainarsi secondo.
I membri inferiori vedevansi bene conforraati,
e le loro dimenzioui non isconfinavano per nulla dai
liniiti dello stalo normaie ed equilibre.
Passando in seguilo alia dissezione del feto (1),
ebbi I'agio di Tare io scguenti osservazioni.
(1) La dissezione fu d.i me falla nel Regio Anfitealro
Analoinico nel di \ agosto 1846, e furoiio prescnti il profes-
sore di chirurgia D.r Eiiplio Ri-inn, i| demoslralorc .inalnuiico
6alvalorc IN'iculusi, i cliirur^i D.r Audrea Aniatu e D.r Ai,'o<
•
0
136
Te^la — Disseoando il cuojo capelluto rinveiuii
una gran quantiia, clie non pulei ben calcolaie, di
umor bierufto linclmiso tra pelle e cranio, ed una
poizione incarcerala nella cellulare solloculanea: e di-
scendendo in avanli, la nidlie protubtranza fiunlale
osservala esleiiuimenle, lolta la ptlie, conlinuava ad
esisteie, ma formata da una mtmbrana fibrosa inlu-
midita da soUoslanle bquido derivanle dalla cavila
craniana — Tenuissimi erano i muscoli occipilo-fron-
tali confusi in uno anleriormcMite, non bene osserva-
bili quei della regione auricolare, e assenli i soprari-
liari^ — Nella faccia mancavano inleramente il naso e
le fosse uasali , e nel loro posto vi stava un'occliio
doppio cinlo dalla congiunzione di quallro palpeiire,
come avanli ho detlo — La sezione presenlo nelle quat-
Iro palpebre le parti dalle quali sogliono essere que-
sle vele mobili cosliluile ; ma pero esilissinie erano le
carlilagini larsi e le corri&pondeuli membrane fibrose,
i muscoli orbicolari erano incompleli, le glandule inei-
bomiane e la congiunliva chiare uolavansi, e le due
caruncole lagrimali e le pliche semilunar! slavano luse
in una: assai piccole erano le glandule lai^rimali, ma
fuor di quesle [larli nulla piu esisleva di Uillo cio
che compone lo appareccliio addello alia conserva-
zione e Irasporto delle lagrime. Immersi Dell'adqje
ed alquanlo esili osservarousi i due muscoli relti ocu-
lari supenori i due inl'eriuri e i due eslerni, picco-
lissimi erano i grandi obbliqui, ma i relti inlerui niai;-
slino Giuffrida, i;li sludenti Anioniiio e Francesco Plalania, Sa-
rerJole Gioviiniii I{e>liucia, Anloniiio Francaviglia , Giuso|i|ie
Ardiiii, Gill^e|lp(■ Rciijiio, I'ieiro Tappalardo, ed ailri allirvi dclia
scuola ill /inalomia. 11 nios'ro e dcposilalo nel Gabinetlo aiiato-
niiro (Icllii W. I'liivcisila dciili stiidi, conservaiidn per inlicro
le bue loiiiie estenie seiiza la lueuouia allerazione.
137
cavano no mi venne fallo di osservare i piccoli ob-
bliqui c irii clevaloii delli; palpebre superiori.
L' ocihio propnamonle dcUo vedevasi consislcre
in un jj|(>l)0 irrei;olare resullaule da due iniguali iii-
lunicsceuzf, o per mei;lio dire da due gl()i)i soon-
dari int'i^uali, dei quali il dostro die era il piu gran-
de coniiiuiigevasi al sinisiro che era piii piccolo per
la mcta posteiiore del ialo inlcrno, ed il simslro al
desiro per la niela anieriore dcllo interrio lato, re-
slando peio libera ia cornea Irasparenle. S.ffatla unio-
ne inliina uon era per le sole soleroliche, dapniclie
eravi quasi non iiilerroUa continuita tra ie coroidi e
Ic reiine di enfiamlji globi ocuiari secondari. cio clui
rendeva una ben chiara comunanza tra Ie due cavila
posteriori degli occhi da costituire una comune ca-
vila biloculala. Pero I' iride la cornea trasparente il
cerchio ed il corpo ciliare erano propri ad ogni oc-
cbio, e fra gli uinori eccettuando il vitreo che era
coniune a tuUi due, I' acqueo poi ed il cnstallino
dinota\ansi in ogni uno distinlamente assieme alia
prima e seconda camera; e da nolarsi pero che que-
sle parti erano piij sviluppale dal canto del globo de-
siro, ed assai nieno dal canlo del glubo sinisiro. Ogui
pnpilla guardava in alto ed in fuori, come feci nola-
re; ed i uervi ottici camininavano accollati, e cosi
nelle sclcrotiche si addentravano.
Tolto r occhio e Ie sue tutamina rcstava una
sola orbita siluala nclla parte centrale della faccia, e
che assai ampia e slargata avea il paviinento e Ie
porzioni anleriori ed iideriori delle pareli lalcrali dure
ed ossee, ma la volla ed il reslo delle pareli lateral!
erano molli e inembranoso, e costituile dalla dura-ma-
dre cerebrale c da una fibrosa espansione. — Nel la-
bro superiore maucava il muacolo elevalore cuiiiuuc,
138 ^ '
era esilissimo lo elevatore proprio, tutli gli altri esi-
slevano, ed erano anche integii e regolari quel del
labio iuferiore e dell« guancie che stavano imbotlite
di denso grasso. La orale cavita molto rislretta nella
volta palalina era naturalmente ampia nella base ove
tulle le parli noii iscoslavansi dalle regole noriBali,
ma uella retrobocca ohe era piu angusla e piu bassa
dell'ordinario inaiicavano le aperture nasali posteriori,
ed assai viciiio alia volta vedevasi lo sbocco delle
trombe eualachiaiie — Le arlerie della testa guardate
nei troiichi principal! nulla offrivano di aDoinalo, ina
deir arteria carolide eslerna mancavano molli rami
della I'acciale e molti dalla mascellare interna: la ca-
rotide interna difeliava di vari rami derivanli dall'ot-
talinica, la quale camminava ^icinissinia e parallella
alia compagna assieme ai nervi ollici, e le due ce-
rebrali anteriori si univano a formarne una, nel reslo
assai poco scostavasi dallo stato normale. Le vene
della lesla offrivano consimili anomalie delle arlerie.
Aperto il cranio la dura-madre presenlava la
roaggior parte dei suoi seni venosi, e fonnava rego-
larmente il tentorio legato pero indietro dalla parte
occipilale un poco piij sopra del silo consuelo ; ma
i processi falcilormi maggiore e minore mancavano,
cosiccbe nel tulto ne resullavano due cavita inoguali
e Ira loro in comunicazione, una piu piccola per il
cervelletto e raidoUa aliungala, I'altra assai piii gran-
de per ricetlare il cervello, e dalia quale era in parte
foriiiata quella molle protuberanza cbe ho designalo
esistere nella fronte e che avea quindi per pareti co-
sliluenti oltre della pelle e di una espansione fibrosa
continuazioiie dei perioslio pericraniano, anche la Ama-
meidve^^V arac?ioide seguiva la disposizione delk diira-
meninge ed era ripiena di abbondante sierosila, la
139
quale of^rapava circa la meta dclla cavila craniana,
c ricalcaiido in I'uori la parte anlcriore della duia-
madrc circoslante ai cervcllo dava origine alia pro-
tiilieranza fioalalf sopra ceonala. — La pia-madre nulla
ofl'riva di parljcolare.
11 cerebro era piccolo in relazione alia cavila
cianiana che era ben grande e per niela ripiena di
sierosila, cd era cosliiuilo dalla niidolla allunijala dal
ccrvellello e dal cervello, ma in ogni uno di quesli
ulliiui i due emibfcri eraiio I'la lore rassodati e riunilj
in uno, e le circonvoluzioni, e le anl'ratluosila cere-
brali non erano bene espresse ; i due ventricoli late-
raii si confondi vano in un solo raediano poco dislin-
to dal qudilo vinlriculo, vi si osservavano incomplete
le appendici coroidee ed era mollo ripieno di siero-
sila; il corpo calloso la volla a tre pilaslri il sttlo
lucido le Bmbrie mi parvero mancare; alquanto os-
servabili pero mi furono tull'allre parti spettanli al ce-
rebro, per quanto pero polea perniellerlo reslrema mol-
lezza dclla massa encel'alica ch' era quasi dilUuente ma-
teria appeiia stuiiiabile a malgrado di essere stala per
qualche tempo iiTimersa nell'alcool; rilenendo per al-
tro che appartencva ad un I'elo a termine colpito da
idrocd'alo, e sezionato dopo due giorni dalla morle e
ncj mese di agosto.
I nervi craniani sorlivano dal cenlro encefalico
come il consuelo, ma non mi venne fatlo di ritro-
vare i nervi olfallori che reputai inlierameute assenti,
raancando per altio dello inlutlo Torgano oiraltore
luogo del loro destine. 1 nervi oltici dopo la lore
decussazioue cammmavano quasi accollali e cosi en-
travano ucl forame ottico che era unico, e ad un di
presso nella guisa medesima permcavano la scleroti-
ca. Gli OGulo-iDuscolari-esterni gli interni i comuni
uo
seguivano i loro consueti deslini, manravano pero
qu^-sl' ultimi di qnalche ramo. I trigeinclli ed i cor-
rispotulenti gangli setnilunari non che le rispettive tre
branche primitives di sortil.i, in sonima le zainpp d'oca,
erano in regolari- disposizione, pero la branca oltal-
mica a mala [tena odViva il suo ramo lagrimale, sem-
brava mancarc il na-ale, ed il frontale mollo avvi-
cinato al compagno distribuivasi in modo alquanto di-
verso dal C()n>ueto e pareva mancare di alcuni suoi
filetli,ma le branche mascellari superioreed inferiore de-
mo&travano in ciascun canlo la loro naturaledistribuzionp.
1 nervi fucciali gli acustici i glosso-t'aringei i vaghi gli
spinal! e gli ipoglossi erano quali poteva ricbiedere
lo slato di nonnale conformazione. I gangli oUalmi-
ci erano a sienlo visibili con aicuni dfi (iJetli nervo-
si, piccoiissimi erano i gangli sfcno palatini, i quali
contentavansi di emettcre i soli filctti pdatini e i vi-
diani, Iralasciando affatto gli sfeno-palatini o n;isali
superior! e posteriori certainente per I' assenza del-
r oit'attivo apparecchio loro destinazione ; e non fu-
rono da me osservabili i gangli cavernosi i naso-pa-
latini i sotto-mascellari e gli auricolari, forse taluni
per i' eslrema loro tenuita, ed altri perclie realmenle
luancavano.
La midolla spinale e le sue ncrvose emanazioni,
non che lo apparato nervoso ganglionare riguardante
il collo il petto e lo addome non isconlinavano dai
limiti di normale disposizione.
Ossa della tesla — Spogliato da ogni parte molle
il te-chio presenlavasi sotto la forma di iirio sferoide
niaiicanle di molte ossa della i'accia <> (ii qualcuno
del cranio, per cui qiiella era assai piccola e ristrella
e qiieslo mollo sulla medesima |)redomniante(Fig. Ill.j
lo [)asser6 a breve rassi gna le varie ossa della testa,
nolando le uormali le innormali e le assenli, ed indi
descrivero il teschio in generale colle sue deformila,
facendo anche un breve parallello tra la festa rego-
lare e quella moslruosa, che fa oggelto delle preseoti
osservazioni.
Cranio. Le ossa del cranio esislevano lulte, alio
infuori dell' etraoide e dei cornelti di Bertino; erano
nello stato normale ad un di presso i parietali ed i
teinporali, ma colpite da rilevanli anomalie il fron-
lale r occipilale e lo si'enoide — L' osso frontale inve-
ce di essere doppio quale esser suole nei feli a ter-
mine era unico(Fig. III. e IV. a), e siccome man-
rava della parle media, compresa la porzione nasalo
e quasi nu'la dflle orbilarie, cosi riunivansi assieme
le due gobbe frontal i e ne formavano una media e
coniune molto somiglianle alia proluberanza occipilale
t'storna, e predominata da un soico indicanle la scis-
sione una volla totale di queslo osso in due pezzi ;
€ii due lali la eslenia faccia fronlale era leggermeole
convcssa, lo due somi-arcate arbilarie cslerne con-
giuiii;evansi e formavano un' arco mediano, 1' apofisi
orbilaria eslerna slava libera, il pezzo cbe suoisi uni-
le nei trani ordiiiaii alle grandi ali dcllo sfenoide
era in parle libero ed in parle riunivasi all'angolo
supcriore dtlla pomdla ; la fa'cia inferioro o orbilo-
etnioidaj.' niancava dello inlutto; nella faccia posle-
lioie deir o>so che era concaia, nolavasi nella parle
Uicilia unica fossa frontale , invcce di due lalerali,
corrispoiid" nle alia gobba nicdiana, la Iraccia dell'an-
tita ^ulura, e tullo vi era 1' uFco espresso nella fac-
cia cslenia : ai lali vi slava una superficie legger-
meiile conca\a Uriiiiiula in bas.-o da un piccolo li-
.'■ailo, ludimenlo dcll.i [arlc orbilaria arieslala nel prin-
cipi^j del suu svilu[)|;o; il niargiiie curonale dell'osso
19
\^2
era unilo ai parielati a qualche wormiano alle po-
melle ed assai poco alle grandi ali dello sfenoide; il
margine int'eriore libero qual era segnava tro arcale,
una mediana grande e due lateral! piccole, rafRgu-
rando quasi i conlorni dclla pampana del Irifoglio.
L' osso I'ronlalo cosi fornialo mi e parso somigliare
alia parte squamosa delfoccipifale L' osso occipitale
resullava da quattro pczzi, dal basilare dai due con-
diloidei e dalla parte squamosa, disposti non dissi-
mili da quell! che sono nelle lesle norniaii di fell a
termirie ; sole anomalie a rimarcarsi erano che nella
parte squamosa mancava I' angolo superiore o parie-
tale (Fig. IV. ^), in d! cui vece eravi un triangolare
ed assa! ampio spazio membranoso cosperso d! rari
e piccoli nuclei osso!, e nella faccia anleriore o ce-
rebrale invece di quattro fosse occipital! ve ne era
una comune e cenlrale^-L' osso sfenoide era mono
ampio di quanlo suole essere nei ftli nonimestri, la
sella turcica era molto ristretta, la parte deslinala
air appoggio dei nervi olfaltori per inliero mancanfe,
percio le piccole ali di Ingrassias assai fra loro rav-
vicinate, i due forami ollici riunit! in uno(Fig. 111. e IV. e)
la piccola ala deslra ben saldata alia parte media del-
1' osso, la piccola ala sinistra pur troppo accoslala alia
detta parte media ma congiunta non mai, nel resto
le piccole ali stavano libere per ogni dove mancan-
do, come avanti ho detlo, le parti obito-nasali del
frontale con cui soglionsi arlicolare; delle grandi ali
e di lulte allre part! dell'osso nulla osservai da potere
descrivere come innormale, ma non poteva isfuggire
una certa variela nelle sue arlicolazion: con allre ossa,
cosicche lo sfenoide non congiungevas! alio etmoide
ai cornetli inferior! e al vomerc: ' '• assenli, e po-
chissimo si univa al frontale co:.,, . [fa feci osser-
1^3
vare — Le ossa parielali invece di essere quadrilalere
ofTrivansi quasi circolari c piii convesse dell'ordina-
rio, in lull' allro non alionlanavansi dalle regolo nor-
mali (Fig. IV. b) — ^I temporali fuorchc di csscrc piii
piccoli del consuelo e la loro parte squamosa piu
estesa di alio in basso clie Irasversalmeiile, in nulla
di poi deviavano dalle vie regolari inclusa la cassa
timpanale e i suoi ossclli (Fig. IV. d) — Lo etinoide
e i cornetli di Uerlino inticrameiile mancavano.
E da nolarsi che gli spazi esislenli fra i lembi
ossei riguardanti la volla e i lati del cranio craDo
notabilmenle larghi e cospersi di numerosi ed ine-
guali nuclei ossei, o a meglio dire ossetti di varia
i'Dinia e graiidezza ( ossa Avornu'anc ), uno dei quali
era grandelto e Iriangolare ed occupava lo spazio co-
nico IVapposlo tra il froiilale il parielale ed il temporals
sinislri(Fig. III. e IV. //').
Faccia — La faccia difeltava delle ossa nasali dei
lagrimali dei turbinali inferiori e del vomere, i ma-
sccllari superior! esistevano per le loro sole mela ester-
ne e quesle slesse in gran parle fra loro saldale, i
palatini erano assai avvicinali e rislrelli e fra loro in
buona porzione assodali, i zigomalici e la mascella
inlcriore non deviavano dallo stato normals. — Mancan-
do della mela interna cioe di quella parle conlribucn-
le alia formazione delle narici, che e a dire 1' apo-
fisi monlaiile e la naso-palalina, le ossa mascellari
superiori per le sole loro mela eslerne esislenli as-
sieme congiungendosi producevano colle loro faccie or-
bitaric il paviinenlo di una sola orbita centrale nella
di cui linea mediana vcdevasi un esile solco anlero*
posleriore denotanle lo inconlro reciproco di delle os-
sa. e che alquanlo ricurvo a deslra nella sua porzio-
ne posleriore, era in avanli suddiviso a foggia di una
V, lasciando nel mezzo uno spazio conico resultanle
dallo incontro delle due incavalure che avrebbero do-
vuto formare, se la testa era normale, porzione del
contorno della fossa lagrimale in ogni lalo, spazio ot-
turalo da fibro-cartiiaginoa soslanza; piu infuori ve-
devasi la mela posteriore della doccia sotto-orbilare
precessa da iin piccolo soico, e piu infuori 1' unione
dell'osso mascellare col nialare: in avanti non erano
osservabiii le fosselte mirliformi, e nessuna traccia
esisleva che avrebbe poluto indicare I' addossamenlo
dei due roascellari superiori che tanto bene in uno
saldavansi; chiari pero vedevansi i forami soltoorbilari:
la faccia palatina troppo ristrctta qual' era e orlala
dalle fosse alveolari riempite dai nuclei denlari pre-
seotava nella b'nea mediana una lamina molto spor-
genle costeggiata in ogni lato da una doccia; il fo-
rame ed il ccndotto palalino anleriore non esisteva
affatto mancando la parte ossea del mascellare ove
esso e scavato. II mascellare superiore poi si arlico-
lava solamenle collo sfenoide coi zigomatici e coi pa-
latini (Fig. 111. e IV. /) — La ossa palatine nella loro
parte orizzontale erano piccole e ristrette, e la lami-
na che doveva formare la posleriore tenninazione della
volta palatina rivollavasi in sotlo indieiro ed in den-
tro in modo da cosliluire un semi-canale la di cui
parte interna continuavasi colla lamina mediana della
volta palatina dei mascellari, e la parte posteriore fa-
ceva seguito alia porzione perpendicolare deli'osso;
in fondo a quests lamine a semi-canali scorgevansi
gli orifici dei condolli palatini posteriori. Le parti
perpendicolari delle ossa palatine slavano direlte da
basso in alto e davanti indietro ed ognuna aveva la
forma di un triangolo reltangolo, che unita alia coni-
pagna costiluiva un triangolo acutangolo con la base
Its
in sotto ed in avanti e 1' apice in alio ed indie'ro.
Era da notarsi che le due ossa palatine per le loro
parti orizznntali stavaiio bene assodale in uno, ma le
parii pcrpi'ndicolari dimoravano ancora in gran parte
scisse. Sillatle ossa arlicolavansi soltanto collo sfenoi-
de e col nmscellare superiore. — Le ossa della pometla
fuorche di essere piu ricurve del consueto nel bordo
inforiorc eslerno, e meno curve dell' ordinario nel
bordo orbitare ciie in enlrambe formava parte del
conlorno di una sola orbila cenlrale, nel resto ritro-
vavansi regolarmente conformate — La mascella infe-
riore era come suole essere nel feto a tcrmine, ma
per la piccolezza della mascella superiore pur troppo
sporgcva in avanti dal livello di quella(F. 111. e IV. i).
Teschio in generate — !l teschio di cui siamo in
discorso guardalo in generale prescnlavasi sotto for-
ma di uno sforoide. e sludiandolo alia sua esterna su-
perficie dava a vcdere: 1. sulla linea mediana e pro-
cedendo da dietro in avanti il forame occipitale, la
gobba e la protubcranza occipital i esterne colla cre-
sla sotlofetadle, la faccia occipilale esterna mancante
della porzione dell' angolo superiore, la funtanella oc-
cipi o-parielale assai vasta, della lunghezza di tre pol-
lici ^^d un di presso e larga circa due, mollo irrego-
lare, cospersa di vari ossetli (ossa wormiane) e con-
tinua in avanti colla fronto-parielale e per ogni lalo
colle occipilo-kviporo-pariclali, lulle ancor esse am-
pie e provviste cli osselti vail ( Fig. III. e \N .g), la
faccia fronlale media indicante un solco roediaiio e
piu sotto la gobba fronlale; indi una vasla aperlura
della forma presso a poco di una pampana di trifo-
glio oppure di fico costiluente il conlorno di una or-
bita mediana e centrale, e formala nella meta supe-
riore dal margine infimo del fronlale laglialo in Ire
146
arcale una media grande e due lateral! piccole, e
nella mcla inferiore dalle ossa malari e mascellari
siiperiori disposle a cicloide ( Fig. III. e IV. /; ); in
fondo a quesla aperlura vedevasi 1' unica e cenlrale
orbila mancanle di volla e quindi in ampia ed imme-
diala comunicazioiie colla cavila craniana, ma in basso
demostranle da dielro in avanli ie ali piccolc sfenoi-
dee con un foro ollico mediano la faccia orbilare delle
erandi ali la fessnra slVnoidalc una piccolissima por-
zione orbilare del fronlale, ii pavimento di delta or-
bita centrale formalo dalle ossa mascellari superiori
diviso indielro e per ogni lato dalle grandi ali sfe-
noidee per la fessura sfeno-mascellare; indi seguiva
la faccia anteriore della niascclla superiore, quella
della inferiore, e nel mezzo 1' aperlura orale rivolla
in avanli ed in alio (Fig. IV. /) : scondendo in sollo
rilrovavansi le apofisi geni, la sinfisi menlonicra, la
volla palalina rislretla e cosliluila da una lamina p'l-
pendicolare mediana con due doccie lateral], i forami
palatini posteriori, le ali e le fosse plerigoidee, la fac-
cia posleriore dei palatini , il corpo dello sfenoide,
r apofisi basilare dell' occipitale , il forame occipilale
e i suoi condili, non clie i fori condiloidei anleriori
e posteriori — 2. In ogni lato andando da dielro in
avanti presentavansi le facce occipilali eslerne, la con-
tinuazione delle fontanelle, la gobba e la faccia pa-
rietale eslerna, la funtanella la'.erale posleriore in con-
linuazione colla mediana posleriore e colla lalerale an-
leriore ove nel solo lato sinislro osservavasi un Irian-
golare wormiano, la faccia fronlale lalerale, la fossa
lemporale poco concava, la masloide, 1' aperlura au-
ricolare eslerna orlala dalla sua ossca cornice circo-
larc, e seguita dalla cassa del timpano coi suoi ossi-
147
cini, la fossa zigoinalica, lo zigoma, le branche e la
quadrilalera faccia dolla mascella inferiore.
Osservalo poi il cranio nella sua interna cavila
presenlava nella volla la fossa occipilale le vaste fon-
tanelle le fosse pariotali e la fossa frontale, e nella
base i soliti tre piani, dei quali lo inferiore resullava
dair osso occipitalc, il medio dalle ossa teraporali e
sfenoide ma colla sella turcica assai rislretla, ed il
superiore dalle sole piccole ali sfenoidee; indi tra it
margine anteriore del piano superiore ed il margine
anleriore limitante la volta eravi un ampia ed ovale
apertura sboccata immedialamente nella parte supe-
riore deir orbita mediana e centrale cbe avaati abbia-
mo descrilto.
) ■
U9
CONFRONTO DEL TESCIIIO DEL CICLOPO
CON QUELLO DI UN FETO A TERMINE NORMALE.
Teschio normale
Forma ovoide. . . .
Dimensioni regolari .
Fontanelle piccole, ecoello
la mediana anleriore die
e mediocre ....
Sutur,e incipienli.
Fronle ampia quadrilatera
con due gobbe laterali e
due fosse corrispondenli;
e la sulura coronale nc
mezzo
Ossa del cranio a! numer(
regolare
Faccia
alia .
mollo larga
lOC
Teschio del ciclopo
l^rma sferoidale.
Dimensioni accresciute.
Fonfanellc grandissime spe-
cialmentc le posteriori e
pill le mediane.
[nvece di suture spazi mem-
branosi assai larghi co-
spersi di numerosi ossici-
ni, e continui colie fonta-
nelle.
Fronle assai ristrelta Iriaa-
golare con una gobba me-
diana ed una corrispon-
denle fossa e senza sutura
intermedia, e con un arco
mediano semiovato.
Pra le ossa del cranio as-
senti lo etmoide, i cor-
nelti di Berlino, una por-
zione media dello sfenoi-
do, il terzo medio del fron-
lale e giacitura innormale
dc'llo stesso, I'angolo su-
pcriore dell' occipitale.
■ accia assai ristretta e mol-
lo alia.
20
150
Teschio normale
Due orbile, due fosse na
sali, una Iromba nasale c
due niascelle ad uguale ii-
vello , aperlura orale ri-
volla in avanli . . .
Ossa della faccia al numero
regolare
Faccia inferiore di teschio
ben dmpia ....
Teschio del ciclopo
Un'ampia orbila mediana e
senza volla ma continua
colla cavita craniana, trom-
ba di naso e fosse nasali
assenti, mascella superio-
re piccola e la inferiore
pill sporgenle della supe-
riore, aperlura orale ri vol-
la in avanli ed in alto.
Fra le ossa della faccia man-
cano i nasali, i lagrimali,
i cornetti inferiori, il vo-
naere, il terzo interno del
mascellari superiori, e que-
stisaldali in uno, ed ugual-
mente i palatini.
Faccia inferiore di teschio
molto ristrella e la volla
del palato provvista di una
lamina perpendicolare me-
diana, assenza di aperture
nasali posteriori e di fori
palaiini aateriori.
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'f ) "J^ .;] r,-
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151
II potlo c \ addome con tulle le loro viscera e
parli cotitenulevi crano nello slalo normale. Sola ano-
nialia rimarchevole nello atldonio si era chc i'inlcsti-
no rello dopo due pollici di eslenzione perveiiulo vi-
cino al pavimenlo della escavazione del bacino Icrmi-
nava a Ibndo chiuso ed arrolondilo, e come aicuni
sogliono dire a cxilo di sacco, dalia parte media ed
antcriore del quale sporgcva un tul)ercolo o cordone
fibroso senza inlcriore cavila, lungo due linee e mez-
zo e largo quasi una, che aderiva fortemente nella
parte media del suddello pavimento (Fig, V.): g'i
sfinteri anali erano piccoli e riiiserrati, e lo elevato-
re analc e 1' ischio-coccigeo di uu lalo coa quei del
lalo opposlo formuvano all' escavazione del bacino un.
pavimenlo impervio e ben chiuso. <,n-,/
Gli organi genilali erano bene sviiuppali, e tali
appunto quali esser sogliono in un felo a termine
nello stulo normale e di sesso mascolino.
Membra toraciche — Muscoli — Nella spalla tutto
era nello stalo normale — Nel braccio i muscoli coraco-
brachiale, il Iricipile ed il bracbiale anteriore nulla
oU'rivano d' innormale ; ma il bicipile invece di attac-
carsi in sotlo al raggio, perche assente, legavasi alia
parte esterna ed antcriore della superiore estremila del
cubito. — Nello avambraccio il gran-pronatore si altac-
oava in basso alia parte media della faccia eslerna
del cubito ( raancando il radio come diremo), il gran-
pal mare legavasi in basso al secondo osso metacarpiano
(mancando il primo metacarpiano come diremo), il picco-
lo palmare mancava, il cuhilale anteriore era normale, il
flessorc sublime giunto nella vola rilorcevasi ad anza,
ed indi dirigendosi orizzonlalmente dalla parte della
mano, divergeva i suoi quatlro tendini pel consueto
ultacco; il flcssore profondo scendeva obbliguo dal
cubito alia mano e come una diaconale disponevasij
152
il gran-flessore del pollice ed il piccolo pronatore
erano assciiti ; lo eslensore comune delle dila tenea
la slessa disposizione del Hessore sublime; e lo eslen-
sore del mignolo formava anche esso la medesima
anza, e poi dirigevasi al suo soiilo legame falanget-
tiano; il cubitaie posteriore e I' anconeo eraiio nor-
mali ; il gratide abdullore, il piccolo eslensore rd il
grande eslensore del pollice difellavano; lo eslensore
deir indice segnava alia vola la medesima anza al par
dell' eslensore del mignolo, e poi risaliva per legarsi
air indice; il gran-supinalore invece di assodarsi in
basso air inferiore cslremila del raggio, perche 0ian-
cante, fissavasi a quella del cubito ; il piccolo supi-
natore mancava; il primo ed il secondo radiale lene-
vano quasi la loro ordinaria disposizione specialmente
negli altacchi. Nella mano i muscoli della regione palma-
re esteroa mancavano deirintiilto; ma quel delle regio-
ni palmari inlerna e media osservavansi ncl modo
lore consueto, salvo del palmare-culaneo ch' era ap-
pena visibile, c dell' abduttore dell' indice che fissa-
vasi al lato eslerno del secondo osso melacarpiano,
mancando gia il primo come appresso faremo os-
servare.
Fasi — L' artoria brachiale non biforcavasi nello
avambraccio per produrre la radiale e la cubitaie, ma
vi correva unica gettando pero i necessari rami alle
parti adiacenti, e formando nella mano una sola ar-
eata, la raancanza sembrava essere dalla parte delta
arteria radiale — Le vene offrivano talune variazioni
dallo slalo uorraale.
Nervi — Tra i nervi dei raembri toracici non sem-
brava di esservi raancamento alcuno dalla parte dei
tronchi principal!, ma dal canto delle diramazioni esi-
1S3
steva qualche difelto, e lalune varieta dall' orJinaria
dislribuzione.
Ossa — Nella spalla e nol braccio le ossa erano
nello slato normale (Fii^. VI. a). — Ncllo avambraccio
cravi assoluta mancaiiza del raggio, ed esisteva il
sola cubilo inollo arcualo in avaiiti, piii grandetto di
quello che avrebbc dovulo cssere, e si arlicoiava alia
mano non in linea relta, raa in niodo da segnare con
esso un angolo quasi retio ( Fig. VI. ^); e questa
uiiionc avea i solili mezzi articolari, con che pero si
adallavano a qiiella innormale situazione, ed i legamenti
anteriorc posteriore esterno ed interno, mancando il
raiiirio, si atlaccavano e alia mano ed al solo cubilo—i
La mano situata trasversalmenle in modo che la sua
eatremita carpiana guardava in fuori in basso ed in
dielro, e i'eslremila digitale in danlro in alio ed in
avanti, il dorso in avanti ed in fuori, e la palma in-
dictro ed in dentro, offriva il carpo ancor cartilagi-
neo c rislrelto assai speciaimente dalla parte del te-
rare, ove sembravano mancare i pezzi cartilaginei ad-
dclli agli ossi scafoide e trapezio (Fig. VI. c); il
vielacarpo presenlava sole quallro ossa, e mancava il
metacarpico del pollice (Fig. VI.//). Qua:Uro erano Ic
diia, essendo all'alto assentc il pollice; e di essi il
pill piccolo era 1' indice, il quale solo offriva due fa-
langi cioe la prima e la lerza, laddove gli altri era-
no composli delle consuele tre falangi (Fig. VI. /").
Tutli quallro dili pcro erano disposli a niodo arcualo
e forraanti ognuuo come un segmento di spira, per-
cio colla punla rivolla in alio in dielro ed in den-
Iro (Fig. VI. e ). I legamenli che univano la porzione
carpiana erano cosi tcnui che non bene preslavausi
al dcttagliato esame, ma quei che riguardavano le
154
ossa molacarpiane e le falangi delle dita nulla offri-
vano (ii dissimile daH'ordiiiario slato, se non solo
r assenza lolale di quei speltanti il pollice e la sua
parte carpiaiia e la metacarpiana che orano affallo
assenli.
Membri addo7ninali.=:^e\ membri addominali
tullo slava nella piu regoiare coiiformazione.
hKKt\:\-r.i.ii' , fi-z^'c li'! »i!.Ti;?'' ';■)"
(■; t'in\:-
•w I c>
135
HEASSUNTO
Da quanto abbiamo descrillo rilovasi in pochi
lermini che il felo in csamc era moslruoso nella testa
nei niombri superiori e ncH'ano.
1. Kella testa la mostiiiosila slava nella parte
mediana deila faccia , e consislcva nclla mancanza
deila maggior parte della fronte, nel dil'ctlo assolulo
del naso fosse nasali e loro parli annesse e della
parte media della mascella superiore, per cui le due
orbite ne I'urniavano una mediana e ccnlrale, le qual-
Iro palpebre concatcnavansi a circolo e i due occhi
erano poco sviluppali e fra loro quasi in uno riunili
da forinare un occhio doppio, d' onde ne derivava uq
ciclopo o monocolo: ollreaccio il cranio era ester-
namente ed internamente allornialo di acque o me-
glio di umor sieroso, cio che produceva edema alia
testa e idrocefalo; ed il cervello mancava di alcune
sue parti mediane, ed era imperfelto.
2, Nt'i membri superiori la moslruosila stava
neir avambraccio e nella mano, e consisteva uella
mancanza del raggio delle prime due ossa carpiane
del primo metacarpiano e del poUice inliero e della
seconda falange dell' indice, non che di alcuni mu-
scoli 6 vasi e nervi annessivi, e nella non ordinaria
disposizione di altri ; cio die rcndeva i membri su-
periori pill piccoli e piu corti dell' ordinario, e la
mano disposta in modo innormale e quallro-digilata.
3. Neir iateslino relto la moslruosita era nella
sua inferiore eslreraila clie stava cbiusa cambiandosi
in un cordoDC fibrose e denso , e quindi 1' ano era
impervio.
156 ....'.
Rilevasi altrcsi che la difformila principale e piu
rilevanle era nella lesla, potendosi le allre conside-
rare come complicaiize, per cui dessa costituiva cio
che gli aulori liaiino chiamato ciclopea, monopsia,
mojwcolia, monoflahnia, sinfrsopsia, sinopsia, cicloce-
falia, insomma nioslruosila per un solo occhio o per
riunimcnlo e fusione di due occhi in uno.
Nelle classificazioni teratologiche ingegnale da
BufTon Blumenbach Bonnet Meckel (nulla dicendo di
tante allre perche male comparlite e disposte e va-
gamente espresse e caralterizzate) queslo moslro tro-
verebbe sue poslo nella classe dei moslri per difelto^
e per Gerdy anche in quella dei moslri per malatiie.
Nella classificazione del signor Breschet spelle-
rebbe all' ordine agonesi o deviazione orgauica con
diminuzione di forza formalrice, ai generi agenesia
0 deviazione organica per assenza di organi o difelto
di loro sviluppo, atresia o deviazione organica con
imperforazioni, e sinfisio deviazione organica con riunio-
ne 0 fusione di parti: al primo genere toccherebbe
la specie aleloprosopia o faccia imperfelta; al secon-
do la specie alreso-proclia o imperforazione (lell'ano;
al terzo la specie sinfisopsia o riunione o fusione dei
due occhi in uno congiunla con quella delle ossa e
parti deH'olfalto. Credo ancora che potrebbe attenere
air ordine eterogenesi o deviazini organichc con qua-
lila estranee del prodolto della generazione, atlesa
]' abbondante sierosita esistente fuori e dentro del
cranio.
II signor Isidoro GeoffroySaint-Hilaire volendo
siluare queslo moslro nella sua classificazione lerato-
logica, lo allogherebbe cerlamente nella classe prima
dei mostri unitarj, nell'ordine primo dei moslri unilarj
auiosili tribii iV famiglia I ossia dei moslri cicloce-
157
faliani, genere h. mosfro ciclocefalo, i di cui caral-
teri sono « un occhio doppio occupanfe la linca me-
(( diana, apparecchio nasale alrofizzalo, Iromba nasale
« afTallo assenle ) (1), consiilerando seinpre le ano-
malie dei membri suporiori e I' imperforazione dell'aDO
come complicanze. « La ciclocd'alia, dice il cennalo
( professore, si puo considerare come una moslruosila
(( rara » ma assai piu rara, posso io soggiungere, quella
del caso noslro per la coincidenza dell'ano impervio
e della ectrodactilia ( diminuzione ncl numero nor-
raale dei dili ), essendovi assenza di un dito per ogni
mano, ollre degli ullri difelli in ciascuna delle slesse
e in ogni avamhraccio, ed ollre ancora della partico-
lare concalenazione di ogni avambraccio e mano e
della deforme disposizione di quest' ultima: avvegnac-
che scrive il medesimo autore che « non vi e che
I una sola complicazione di moslruosita ciclocefaliane
< che si possa riguardare come frequenle, ed e pre-
« cisamente quella che sembra avere con esse la me-
5 no analogia , la polidaclilia ( esuberanza nel nu-
« mcro dei diti dallo stato normale). Sovente presso
( I'uomo esislouo sei dili sia in uno o in due o Ire
a membri, sia in lutli ugualmenle, e questa compli-
« cazione e relalivamente si frequenle , che si puo
(( dire con tulla sicurezza i moslri cic'iocefaliani sesdi-
( gilati raeno rari che quei le di cui dila sono in
« numero normale » (2): che dire poi , mi e forza
soggiungere, se questo numero e minore del nor-
male I !
(1) Hisloire geiu'raie ct parliculiere des anomalies de
r organisation chez 1' honime el les animaui ee, — Bruxelles
1831— T. 2, pag. 130 e 213.
(2) Opera cilata torn. 2, pag. 293.
21
1S8
RIFLESSIONI FISIOLOGICHE
Sarebbe ora il momento di occuparmi a delle ri-
flessioDi e a delle ricerche onde stabilire la natura,
riconoscere il modo di produzione e rinvcnire le cause
delle anomalie e delle difl'ormila del rnostro che ho
descrillo. Ma nello slato attuale delle noslre cono-
scenze leratologiche potro oltenere dalle mie ricerche
e dalle mie riflessioni resullamenti prosper) e soddi-
sfacenli? La scienza mi presta lumi e dati sufficienti
onde sperare il rinvenimento dell' incognita che mi e
desiderio di conoscere?... hoc opus hie labor! — L'oscu-
rila che regna nei labcrinli della cmbriogenesia nor-
mak; ed iiinormale non permelle <li addenlrarviri se
non che a lenloni ma spesso per disperdirci iiiulil-
menle in vane congetturf. Tulto cio che si e scrillo
siiiora suH'origiiie sulla produzione e sulle cause dei
mostri ed anche degli esseri normali non e allro che
un volumiiioso ammasso di ipotesi e di qualche pro-
babilila. Potro dare dunqiie alle mie inli rrogazioui
una risposia afferinafiva?...i\on perlanlo permeltelemi
che io dica due parole sull'assunio poggmndomi alle
circoslanze medesime dal caso attuale ofierte , e se
Don ad allro varranno almeno a dar compimenlo alia
mia qualunque siasi narrazione: e benche sto sicuro
di passare dai fatli alle opinioni, pure avro cura di
conipcnsare i'estensinne che ha richiesto I'esposizione
dei primi colla brevila che merita la produzione delle
seconde, essendomi per allro negato dalle mie slesse
abiludini di trasporlare il mio spirito nei vorlici della
iniiii.iginazionp, e crearc con istudiali raziocini e con
altrui ipotrsi mo.-^iruose chimere.
L'eiiibriogt nesia iutiera, scrivt il signor I. GeoiTroy
139
Saiol — Hilaire, e quindi la Teratologia, i di cui fatti
e le leggi per intiero non sono che conseguenze delle
leggi e dei fatli einbriogenici, ha oggi per base fon-
daiuenlale queslo principio — (ho gH organi non esi-
slono belli e formati in origine, e secoiido la parola
deir uso non preesislono , ma si formano ad epoche
variabili per ciascuno — Necessarianiente piccohssirai
ei assai semplici al momenlo in cui sono forniali ,
dessi accresconsi in appresso e del pari si sviluppano
per una serie di caiigiamenti ai quali si da, secondo
la lore importanza, il nome di melamorfosi di trasfor-
niazioni di raodiflcazioni o semplicemente di mude.
II numero c la imporlaiiza dei cangiamenti non sono
uguali sia per i raedesimi orgaui paragonali in molti
esseri dilTerenli, sia per i diversi organi paragooati
fra loro; di modo che pervenuli al loro slato deffi-
nilivo, gli uni liaiuio Iraversato un niaggior numero
di fasi e sonosi mai;giormeiite discostali dalle cundi-
zioni primitive, dalle quali gli allri se ne sono meno
allontanali. In altri termini, gli uni si elevano piii
in alto nella scala dcgli sviluppi , laddove agli altri
non fu dalo sorpassaie i gradini inferior!. Tal'e I'or-
dine normale ma non mai 1' ordine costante. Un or-
gano puo arrestarsi al disotlo del suo grado ordina-
rio di sviluppo , ed anche aborlirsi coraplelamente ;
oppure puo sorpassare il lermine ordinario di sua evo-
luzione. Da cio ne derivano due gruppi di anomalie, in-
verse nelle loro condizioni di esislenza, e neces?aria-
mente ancora nelle loro cause. Vi sono pero altre
anomalie che resultano ne da un difelto , ne da un
eccesso di sviluppo, anomalie che si compongono per
intiero di mostruosila doppie, si generalmenle ma si
falsamcnte considerate come inoslruosita per eccesso.
160
Da cio e facile il comprendere che le moslruosila e
ie anoraalie di ogni sorta sernbrano consistere 1 al-
cune in arresto o di formazmie o di sviluppo di uno
0 pill organi, 2 allre in eccesso o di foi'mazione o di
sviluppo, 3 ed allre ne in eccesso iie in difelto, ma
in riiinioni di parti piii o meno normali apparte'
nenti ad individui dtversi.
Riguardo poi alia leoria degli arresli e d' uopo
dislinguere arresto di formazione , e arresto di svilup-
po, poicclie la formazione c; lo sviluppo di un organo
SODO fenomcni inlimamenlo legali ma diversi. Un or-
gano pria si forma, e poi formalo si sviluppa ; diin-
que e pria soggetlo ad arresli di formazione die pos-
sono essere completi o parziali, owero che puo man-
care complflamenle o parzialmentu ; ed e piu lardi
ossia dopo rcpoca della sua formazione che puo es-
SL're colpilo da arreslo di sviluppo: anomalie che coii-
sislono essenzialmente nella persistenza, ad un' epoca
data, di forme di strullura di volume, insonima del
caralterc appartenente norinalmente ad un' epoca an-
teriore (1j.
Dopo lali premesse rian lando aile anomalie ed
alle difformita ofl'erleci dal felo in esame, non puossi
non riconoscere nel medesimo una serie di arresli e
di formazione e di sviluppo costiluire la mostruosila
ill varl punii del suo organismo. In effetto la man-
canza assolula del naso e delle fosse nasali e di tulle
le loro parli annesse, dello apparecchio escrelore la-
grimale, di alcuni muscoli degli occhi, dei nervi ol-
fallori, di alcune parli raediane del cervello, deH'osso
(1) I. Geoffrey— Saint-llilaire op. cit. t. 3, pag. 290. —
G. Reguleas Lezioni di Analomia Vinana _ Calania ISi.**,
torn. 3, [lai-. 399 e seg.
161
raijcio c di molli muscoli e vasi e nervi degli avam-
bracci, (Idle ossa uno mclacarpiano e due del carpo
e dclle falangi del pollice non che dei muscoli ed
allro di queslc parii, 1' assenza della seconda falange
deir indice ec. sono cerlamenle allrellanti arresti di
formazione: laddove la brevila ed iniperfezione delle
palpebre, la piccolezza dei due occhi la loro incom-
pitezza addossaiuenlo e semifusione, la rislrellezza
dell'osso fronlale e dei mascfllari superiori, la imper-
forazione dell* ano ec. sono alliellanli arresli di svi-
Juppo.
I cangiamenli innormali poi avvenuli nella dispo-
sizionc e conforiiianKMito degli organi e dei lessuli
vicitio alle parli culpile da arreslo, d' ondc ne sono
resultate le forme moslruose, sembrano la conscguenza
degli arresli medesimi. Gosi lo arreslo della ibrma-
iiono di tulle le ossa muscoli membrane ecc. cosli-
tueiili il naso e le fosse nasali obbligo a venire a
reciproco congiungimento ed anche a confondersi le
parli laterali fra loro sulla linea mediana ; ed in cio
pur troppo agevolate da quella tendenza pronuncia-
tissima da quella specie di ulTinila che esisle fra le
parli similari ad unirsi e confondersi , tendenza che
GeofTroy Sainl-llilaire indico il prirao slabilendo la
Icgge di affinild di se per se, e che mollo ha inse-
guilo sviluppalo G. Sainl-llilaire figlio. Infalli le due
mcla lalerali del ccrvullo nel difeilo delle parli nie-
diane si associarono insieme cosliluendo un coniune
emisfcro ed unica interna cavila. Le ossa dclle due
orbile incontrandosi ne forniarono una comune e cen-
Iraie, e le varie ossa componenli ed anche soprastanti
pei giuochi organici medesimi che ne sorvegliano e
dirigono le forme , bisognarono adaltarsi a quella
nuova e non ordinaria conformazionej e siccomc Ic
162
ossa lateral! furono piii avvicinale fra loro ai nuclei
di ossificazione, ove esiste mnpgiore allivila forma-
trice, cosi decise sollecilo saldamenlo deile due mela
lalerali in iino come nel fronlalo , ove mnncava la
parte media o orbilo-iiasale , oppure cissodamoiilo di
duo ossa lalerali naluralmente unite per incastro co-
me i due mascellari superiori gia uniti in uno , ove
le lamine palatine addossandosi rivollaronsi in sollo.
Le due palpehre di un canto furono coslrelte unirsi
alle opposte e circuire uno spazio quasi rotondo , e
percio venne disturbato il loro nccessario sviluppo e
piena costruzione e la disposiziono a poter venire io
reeiproco incontro ondc poler cbiudere ed aprire al
bisogno r aperlura ocidaro. I due occhi rinserrali in-
sieme nei loro primordiali giocbi formalnri in un co-
mune recinlo, furono impediti alia loro libera diston-
zione, quindi 1' impicciulimento per I'arresto del loro
abbisognevole ed ordinario sviluppo, c necessario re-
ciproco incontro delle loro membrane, le quali per
questi punii arrestandosi di forniarsi si associarono
insieme si fusero, costituendo percio un globo comu-
ne ma biloculato. II labbro superiore per 1' assenza
del naso e per la nuova disposizione dclle orbite e
delle palpebre resto legato alle inferiori di queste.
La mancanza delle parti nasali produsse reslringimonlo
della parte media dell'osso sfenoide, quindi 1' avvici-
namento delle sue parti laterali, delle ali plerigoidee,
e Io incontro delle parti perpendicolari delle ossa pa-
latine: donde ancora provenne la ristreltczza della
mela superiore della faringe. Nel tutto la faccia re-
sulto assai meno estesa dalle dimensioni cbe avrebbe
dovuto acquistare senza quelli arresti di formazione e
di sviluppo ; mentre pero il cranio prese una forma
circolare per gli arresti di formazione e di sviluppi
163
success! vi nclle ossa mediane della faccia e del la meta
antcriore dello slesso cranio, ed il suo volume era
pur troppo grando. e gli spazi delle fontanelle si man-
tennero assai larghi e mcmbranosi scnza inizio di
vicino incastramcnlo dei leiiibi ossei craniani , per
causa deH'abbondanle sierosita che riempiva la cavita
craniana e che cosliluiva un idrocefalo.
L' arreslo di forniazione del raggio e di taluni
suoi muscoli fu la cagione del ritorcimento della mano
sul cubido, della deviazione daila linea retla, e dello
inarcanienlo delle dita; impcrocche essendo gia cono-
sciulo che 1' appoggio principale della mano sfa nel
raggio e poco assai nel cubilo, cosi mancando quello,
i muscoli a lenore che sviluppavansi niancavano della
distensione necessaria; e lo atilagonismo slesso, de-
i'Lllaiulo il puiito principale di resislenza , era vinlo
dalla parle del raggio assentc, per cui la ra-ino veni-
va scinpre firala dalla parte della abduzione e della
flessione ed i diti contorti e flessi , e cosi andavansi
disponendo nei successivi svihippanienli: e da quesla
circostanza e dalla mancanza del pollice del suo osso
nielacarpiano e delle ossa carpiane corrispondenli ne
derive quella spcciale conformazione della mano o il
deviato ullacco di alcuni muscoli, e la disposizionc e
direzione di allri insolita e diversa dal consuelo, co-
me abbiamo avanli avuto la cura di notare. — L' im-
perforazione dell'ano e lo annesso restringimonlo della
pill infima cslrcmila del relto sono arresli di svilup[)o,
ovvero sembra che queste parli subito formate vi ri-
niasero slazionarie e vi mancarono le couvenevoli e-
voluzioni di pieno sviluppamento.
Ma per quali cause potcrono prodursi le cennale
difformita? Ecco un qucsilo la di cui soluzione non
e mica facile. Quali sieno le cause dclle anomalie e
164
delle moslruosila e luUora un problema, che mollo ha
occupato seriamt'nte I'allonzioiie e sposs;ilo lo sluJio
dei sapienli di ogiii tempo , ma oso dire quasi inu-
lilinente.
Essendo un fiillo die le anomalie e le mostruo-
sita resullano da inegualla e da iiisolilo circoslanze
nclia formazione e nello sviluppo degli organi , non
vi e dubhio chc le I'^'ggi teratologiche derivano dalle
leggi emhriogeniche; come fali la scoverla delle cause
della formazione delle anomalie e della moslruosila e
nella maggior parte subordinata alia conoscenza delle
cause della formaAione e dello sviluppo regolarc. —
Or se s' ignorano assolutamente quesle ullime, so i
primi fenomeni della gravidanza, se le coudizioni or-
ganiche del piccolissimo embrioue ed i suoi sviluppi
iniziali sono per noi altrettanti problemi e ci sono
per intiero sconosciuli, possonsi mai apprezzurc i la-
vori organici che ban luogo nella produzione delle
moslruosila e delle anomalie? (1).
Ricorrere con Regis Winslow Haller ed anche con
Meckel alia ipotesi dei germi originariamente mostruosi
ed anormali sarebbe un uscirne d' imbarazzo e nulla
spiegare , sarebbe lo slesso che pretendere di ricer-
care 1' incognito coll' ignoto. Ghiamare in ajuto le pro-
posizioni ed i principi di iioiuiet sulla preesislenza
dei germi, i quali secondo lui chiamali a venire in
luce in mille anni hanno allualmenle in un rislrelto
inesprimibile tulle le parli che caratterizzano la spe-
cie, che gli animali crescono per un vero sviluppo,
e questo consiste nella eslensione graduale in ogni
senso ec, e purtroppo difficile per chi non e dolalo
T ,1
(1) I. Geoffroy-Sainl-IIilaire, Op. cit. torn. 3, pag. 338^
e seg. — Reguleas, op. cit. t. 3, pag. 425.
<ii uno S'pirilo puramonte metnfisico e non avvezzo a
pascolarsi nelle soUi^liezze dello inverosimile e del-
r aslrazione. II sistema derjli accidenti e il solo che
ci resta di potere abl)racci;ire, il quale pianta la ori-
gine delle moslruosita e delle anomalie nelle perlur-
tubazioni 8opravvpniil(! dnpo il concopiruento, e rbe e
conseguenza dei principi cmbrio<^enici oggi slai)iliti
— che gli organi non preesislono. ma si I'orniano ad
•poche diverse, ma variabili per ciascuno. — Per al-
Iro molto si accorda alle circoslanze del caso noslro.
E sicfomo dai teralologisli si contano fra Je camse
efjieienti delle moslruosita ollre delle eredila, una raa-
lattia sopravvenula nella madre, una violenza cserci-
tata su di essa specialnu'nte suil' addoiue, una cadu-
ta o una commozione fisica provala dalla medesima,
la influenza di una impressione vivissima e prolun-
gata del sue morale nei prinii mesi dclla gf^stazione
ect; e fra le cause prossime ogni inegualda nella
nutrizione dell' embrione, ogni differenza in piij o
meno per rapporto alle sue condizioni ordinarie e
medie, ogni allorazione nel suo slalo di sanila, ogni
doviazione un poco imporlante nella sua siluazione
in grembo dell' utero nella disposizione delle sue
membrane, nella quantila delle acquc dell' amnios ec,
cosi in proposito del feto mostruoso in esame, noi
rilroviamo cause di questo doppio ordinc.
La madre sin dai primi inizi della gravidanza
fu inferma di alTezione anginosa, e poi da fcbrc mu-
cosa continua per tutla la gestazione, e da idropisia;
dessa noa era allora maritata, quindi spcsso afllilia da
morali inquieludini e da animo-palome niollo secondale
per altro dai di lei temperamcnio molanconico: tullo cio
mal predispose 1' utero al lavoro goneralorc, e quiiuli
mosse il nuovo prodotio ad innormale svduppaaiento.
166
II feto fu trovalo idrocefalo, e poi eitorme quan-
tita di acque riempiva la cavita dell' amnios. — Da
queste cause pole derivarne uua diminuzione di ne-
cessario sangue nel felo per il languore delta madre
e per I'abbondante produzione della sierosila: dimi-
nuzione ancora perche il sangue cho sconeva nel-
r novo era in buona porzione impiegato alia f'orma-
zione delle esuiberanti acqu'^ ammoliche: cio produ-
ceva scemamenlo ed megualila nella nulnzione del
felo. Ollreaccio la compressione esercitata dalle acque
amniolicbe abbondanti, unita a quella della biernsila
prodotla dentro e fuori il craino pole impedire la for-
mazione delle parli roedianle del cervello e della fac-
cia, e il congiugiraenlo delle loro parti latcrali in-
sieme; oppure che in seguito alia compressione lo
approssimamenlo delle parli lalerali impedi alle parji
mediane la libera loro evoluzione e di formazione e
di sviluppo. Queslo ragionamento sembrera in parte
meccanico; raa purtultavia parmi molto verosimile^ e
potrei chiamarvi in soccorso I'autorita di rinemati
aulori. Ma a me non inleressa d' irapegnare la vostra
acquiesccnza a mio favore in una spiegazione per
allro che io non avanzo se non come probabile, e
che i raziocini fisiologici sui dati offerlisi mi hanno
polulo soggerire. Mancando la certezza ed i falli
siciiri in queste materie pens] ogQuno a sue mode,
«: (lugli allrui pensamenti trovero sempre di ammi-
rare e di istruirrai; ma sono lungi dal credere che
venghi cosi presto disvelalo il fenomeno.
Sara vago forse qualcuno richiederrai se mai
il felo di cui ho ragionalo era vitabile e se poleva
percorrere carriera piu o meno lunga? — Lo esame
del suo organism© ben composto negli orgaui inca-
ricati alle funzioni assimilatrici, e nella maggior
167
parte di quei addeili aii'inncrvazionp ed alia moli-
lita, e lo avere per parecchi munili rcspirato aure
vitali, mi farebhero forse decidere ad una risposta af-
fermitiva, senza enlrare pero nei ragi;uagli di pro-
babilita sul modo col quale avrebbero funzionalo gli
organi e ic parli raoslruose, e di quali azioni o fi- •
siche 0 morali o sensorial] sarobbe stato pnvalo
r essere mostruoso, e quale e quanta sarebbe slata
la sfera delle sue polenze organiche ed animali.
Ma I' osservazione sullo stalo morboso che lo inqiiie-
tava suir idrocefalo di cui era colpilo, sulla impcrfe-
zione del suo cerebro e sulla manoanza di ab une
sue parti mediane, sulla difficolta ai necessarl gio-
chi della suzione per la mancanza del naso, sulla
irapossibilila a potere muovere le papebre e cbiu-
dere I' occhio percio esposto ad una violenta e forse
falale aUalraia, ed anche sull' alrofia dcU' ulliiua e-
streuiila del retto e la consecutiva chiusura dell' aiio,
mi allonlanano pnr troppo dal credere susceltibile a
potere vivere il mostro in discorso.
Senza queste coincidenze sarebbesi forse veduto
per le nostrc vie anibulare un ciclopo, cbe spoglian-
do dalle vesti della favola la narrazione che i poeti
ci hanno iramandalo e di Encelado e di Pulifemo e
dei loro compagni per consegnarla Ira gli annali
dolla storia, avrebbe difeso la memoria dei suoi an«
tenali, avrebbe falto ccssare tante conlroversie fra
gli storici, e chi sa ancora se sarebbesi accinlo a
reclamare la proprieta dei monti, dei boschi, deile
terre e delle isole che un tempo si e detto essere
r abilazione dei ciclopi, e dei quali ancora alcuni ne
scrbano il nome e ne rammentano la fama !!....(!).
(1) iiUcrca fcssos vcntiis cum sole rciiquit:
I^nariqiieiiac Cyciopum allubiniururis.
168
Ma por (Jisavvenlura un tale individuo non vjsse
che momenti, e reslo spetito ai pari di lutti i mosiri
ciclocefaliaoi siuora couosciuli, la di cui morte e sta-
ta piu o meno pronla dopo la nascila (2).
Dei ciclopi resta sempre la favola, e fra gli sto-
rici coatiuua ancoia pioblonialica la loro esislerua
iu Sicilia, che il felo in parola aggiuiige a farja cre-
dere intieranienle favolosa, niMimostrando nel suo or-
gaiiisino una delle prniluzioni innormali degli orga-
nici lavori dell' ulero di una donna inferma, coslrello
a giucare alia furmaiione di un esserc dcfoinie e
nioslruoso destiluito di molli privilegi aocordali dalla
nalura alia nobilissima ed elevata condizione dell' uo»
mo, e tanto abbisogncvoli per godere in tutli i modi
del prezioso douu delia vila.
Fima est Enceladi semustum fulmine corpus
Uri^eri niole hac, ingcnloni(|iie in siipcr iElnam
Imposilain, riiplis flainmam iixplrare caniinis;
Et fessuiii qudties motat Inlns, iiilri'iiiere nmiiein
Muruiui'c Tniiacriani, at Caelum subtuxertt fuinu.
Sed fugite, o miser! , fiigile; atque ab littore funcm
Rumpili!.
INam ([iialis. qiiantusqiic cavo Polyphemus in antro
Lauigeras claudit pecudes, afqiie libera pressat:
riiitiiin nil! ciirva haec habilanl ad liltora vuigo
liifaiidi Cyclopes, et allis inonlibus errant, etc. Ved. Vir-
i,'ilii Maronis ^neid. lib. HI'
E geiiciahneiite iiota la favola riguardante gli scogli e la
isoladei ciclopi che slanno nel marc di Aci-Trezza, c inlesi
vol^'amento cid nomc dei Faragghiuni di la Tr/z;a.
{-) I. SeoHVoy — Sainl— Hilaire; op. cit. torn. 3, pag. 302.
33?2a«^iiS2<E>»iB jDsaan iPii'^<t>!&a
Fig. I. Vera effigie dol mostro Ciclopo o Cicloce-
falo, ndotla al terzo della sua grandezza nalurale; e
vediilo di prospetlo.
Fig. FI. Testa del raostro vedula di lato, a MoIIe
pro!itl)er>mza fmntale. b Aperlura ooulare mt-diana e
coiilrale (]iiasi quadrilatera, circoscnlla da qiiallro in-
complete ed ine;i;nali palpebre e da una rnediana ca-
ruiicola lagrimale, ed occupata da uu occhio doppio,
grunde a destra, piccola a sinistra.
Fig. lU Teschio del ciclopo vedulo di prospetto.
Fig. IV. Teschio del ciclopo vedulo di lato.
a Osso frontale unico. b Osso parietale. c Osso oc-
cipitaie mancante del suo angolo superiore. d Osso
tcmporale. e Osso sfonoide. f. Fontanelli laterali nc-
cupate. da ossa wormiane. g Foatanelia mediana po-
steriore assai ampia in conlinnazione colla mediuna
aiiteriore e colle laterali, e queste tra loro e colla
mediana anteriore. h Unica orbita centrale e mediana
meglio espressa nella fig. HI. ove sono disegnale tiiUe
le particolarila. i Masculla superioro, e mascella in-
feriore molto sporgeute in avanti e aperlura orale io-
terniedia rivolla in alto.
Fig. V. Ultimo pczzo deirinlestino colon, e r in-
tostino retto terminato a fondo roloodo e chiuso da
cui sccnde un cordone inipervio.
Fig. VI. Ossa del membro superiore. c Omoro.
b Cubito. c Carpo mancante di due ossa. </ Wclacarpo
composto da qiiattro ossa. e Dita al numero di quatlro
maucaiulo il pollice. /'liidice i;om|K)sto da duofalangi,
cioe i.' e 3.''
1 ■'),'!' in
'.: '.(!' /;fi<i !•['
r.\ !,&
I, .
.'•ij^i
i I : ■ ; \ 'U
:l u) ;>ii/r ' ■■(r»l'_»i;> i:>!.i Oiilrj*oi ./i .vi'i
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I
'111
r . : I
■ M ■•.: in'j
■;• ■. ('M^n:
MEIIORIA
SULLA
DETERMINATA KEL 1841
PER MEZZO DI PASSAGGI DI STELLE ZEIMTALI
PEL PRIMO YERTICALE
DAL DOTT. CRISTIAKO
SOCIO COKRISPOPiDESTn
dell' accadehu gioema
LETTA WEILA TOB^ATA OBDIKAIIIA DEL
^ 18'l8.
• • •
?KBi JSA ATA/il
....•■■ .,■..., • •
0 '^
r, ; ':.:/..i lit'' I
;l.t.<.:it V •!'
• . * •.
DIILA
PER MEZZO DI PASSAGGI DI STELLE ZINITALI
PEL PKIMO VBRTICALE
NEL 18il.
In un lavoro suH'Elna esoguito negli anni 1838— -184-3,
lavoro die adesso si sta pubblicando in Germania per
cura del signer barone di Wallershausen , mi parve
doversi fra altre cose di prima necessila fissare g«-o-
graricametite con ogni possibile esattezza ainieno uu
punto, onde desumerne la posizione assolula sulla
superficie Icrreslre della rete triangolare , di cui fu
circondalo il cono del vulcano. II principio o il pri-
mo verlice in cnlesla rele e il centro della cupola di
S. Nirola, dci Revv. PP. Bciiedellini in Catania, cui
si riferivano le coordin.ile dcgli allri veilici, e dove
fu delorminato I' azimuto di uno dei lali ivi concor-
renli. Al nn'o desidorio di slabilire annhe qui la la-
litudine, i menlovali padri, sin c; '■:■.:•': i cot ^ bi s>em-
2S
174.
pre (lislinli per loro ospitalila ed islruzione, condi-
Si-esero lanto piii volenlieri , che questo eienneDto
g 'Ografico bisognava pure per la coslruzione d' una
gianile Meridiana Del loro magnifico lempio , della
quale mi avevano incaricato. Sul tctlo del monislero
e propriamenle sopra ia (T^ce di di e muri forlissiroi
VI era gia prima stabililo in una opporluna casuccia
di legiio un pilastro laglial" di lava, porlando un
teodolile per la determm;izione del lenipo ; vi feci
porre accanto un altro pilastro simile, che ebbe una
DDQ meno ferma base, t'roccurala cosi la solidita ne-
cessaria , non esitai a scegliere per delerminare la
lalitudine , il melodo dei passaggi di slelle zenitaii
nel veiticale dall' Est all' OvesI, nietodo inventato gia
61 Boemer nel secolo 17'"°, ma non giunto alia sua
p rfezioiie che dope le applicazioni che ne han falto
liessel e Struve nelle loro misiire di grado. Esso ha
i principali pregi 1) che non vi enlra per nulla la
rilrazione, 2 ) chf le osservazioni si eseguiscono con
graniissima facilila, riducendosi a soli passaggi, sen-
zi lettura alcuua di circoli. *
iVli sono servito d' un leodolite di Ertel , di cui
il cannocchiale ccceoirico aveva una distanza focale
d 260""°, aperli ra 35"°, ingrandimento 20 volte.
l»esso si siluciva ( ol suo asse, lungo 120""", Sopra
li.i |)i<'ie espres>.im('nle costriiilo <lair Ertel, con una
vile di correzionc nel st 1^0 d-H' azimuto. Cinque fili
l.si 11' I fuco permeltev 1 o <li iaiihciilare gli appuisi
lie' pas-iaggi, chf sono riiidUi (mi al filn nxdio. per
iivere v7ia osser\ .izione piii e.salia. Qucsli medi soli
SI soiiM dati nel quatiro delle osjervazioni appresso
Miiorlaie.
Tiiiio dipcndc in qiieslo melndo dalla ( ,-alta mi-
suia deli' inlervallo di loiiipo coiupre^o fia i due pas-
175
saggi d' una slella por un piano conosciulo, descritio
dair asse otlico del cannocchiale girevole intorno ad
un asse presso a poco orizzonlale. L'analisi da p'T
la dc^terniinazione piii vanlagyiosa della laliludine ie
condizioni, che I' asse di roltizione trovisi vicino al
meridiano, e che il coniplomento di dcclinazione della
slella ."sorpassi di poco l<i laliludine. La deviazione
deir asse dall' orizzonlalila e tin eieinerilo da dtter-
minarsi con rigore, e clie influisce sul risultato quasi
direllamenle, al pari (iella dec linazione.
Dovra pri'cedore quiiidi una esalla disamina del
diverse diamelro dei perni deil'asse, eome del valore
in arco d<lle parli di divit.ione del livello impi^-galo.
Queslo valore nel livfllo, di cui io feci uso , deter-
minato piij volte al cerchio verlicale d' un teodolite,
fu da me trovalo
1r = 3MG
I perni non erano perfeltanienle eguali, e quello
dalla parte del cerchio verlicale Imvossi per ripelule
livellazioni. nelle due [xisizioni dirella ed inversa del
cannocchiale nci soslegni, un pocheilino meno grosso
(di 0,00113 millimelri nel raggio), di mod.) chela
correzioiie da aggiungersi alle indicazioni del livello
nel sense come pii!i solto sara spicgalo, era di
-1- 2. 00.
Questa correzione nei quadro delle osservazioni Iro-
vasi gia falla. Del resto e facile dioiostrare, che tale
differenza degli eslremi dell' asse iiiflui.sce in sense
opposlo sulla laliludine nelle due posiziuni ('ppu>le
del cannecchiale, e una piccola incorlezza in essa si
combina coll' errore di collimaziwne dell asse oUieo.
Invece di una medesinia slella presto ai sin'i
due passaggi pel primo verlicale possono os^crvaisi
anche due slcile, )' una ncli' Esl , rallia i.eli"U\.sl,
176
si'pptislo che la loro diffcrenza in ascensione relta
come le loro declinazioni siaiio esallamenle conosciu-
Ic 0 nu'glio ancdfa, si osservino molte slolle cono-
S( mie lanto iiell' Est quarito noli' Ovtsl, che si com-
bmeranno lulle insieme , per derivarne le incognile
d( I problema. Questo e ii milodo che noi abbiamo
Usato, come in breve svilupperomo.
II cerchio descrillo smia sfi ra celesle dall' asse
ollico, iiientre gira ii cantiocchiaie inlorno ail'usse di
rdlazione, sara perfetlamente delrrminalo rispelto al-
r orizzunle, se coiiosciamo 1' inclinaziono di quesl'ul-
tiino asse coo I' orizzonte, il suo azimiito, e 1' angolo
die formano Ira loro i due assi, ollico e di rolazio-
lif. Per fissare le idee, disliiiguiamo uno degli estre-
mi deii'asse di rolaziot)e, per esempio quello dalla
]) irle del circolo , e (iinoliamolo con Circ. Conside-
riaino positiva 1' inclinazione deli' asse all' orizzonle ,
allorche Circ Irovasi elevalo sopra I'orizzonle, e po-
niamola = i. L' angolo che fa Circ coll' asse otlico
( nel senso della direzione dall' oculare all' objetlivo)
sia = 90"-{-c. Sara c cio che si chiama I' errore di
coilimazioue deii'asse otlico. L' aziuiulo di Circ venga
dinotato per E, e dinolino inoltre a, ^ I' ascensione
rc'lta e la dtclinazione della steiia, A, z il suo azi-
niulo e la sua dislanza dallo zenil, 9 ii tempo sidereo
deir osservazione, t = 6 — a I'augolo orario, finalmente
<? la laliludiiie del luogo Avremo nel triangolo sfe-
r,co formalo da Stella, Zeiiil, polo di Circ, i lati z,
90» — i, 90" -he, f. ratgolo alio zenil ± (A — E),
indi r oquazione
— sin c =: sin i cos z -{- cos i sin z cos (A-^E)
nella quale sostiluendo i valori conosciuli, che deri-
vano dal iriaiigoio polo, zenil, slella,
A ^\ non MM l>9 ."081 0 "0
177
sin z sin A =: cos ^ sin t
sin z cos A = — co» ip sin S -f- sin (^ cos S co8 t
cos z = sin ip sin S 4- cos 'P cos S cos t
otlerremo
— sin c = sin i (sin (p sin S 4- cos (P cos S cos f }
— cos i cos E [ cos (p sin S — sin ip cos S cos 1}
-{- cos i sin E ( cos S sin I )
Per i seni del piccoli angoli r ed i possiamo qui
senza inconvenienle mettere i loro archi , e scrivere
r unila in voce di cos i.
Supponghiamo adesso che si conoscano dei va-
lori approssimati per latitudine , tempo , azimuto e
declinazione; i veri valori siano <p-f.^<P, S-|-A6.E-rAE,
S-}-aS. Allora trascurando i termini di second'ordine,
la differenziazione deH'ullima equiizione ci da
0 = c-J-i cos zH- 206263 sin z cos (A— E)
-hsin z sin (A — E) A E -j- cos z cos R. A^
-1-cos S (cos I sin E — sin t cosEsmipj.'^S
cos iP n ^
— - — icos b. aS
cos d
Ciascheduna osscrvazione somminislra una flquaiione
di quesla forma, lu-lla quale z ed A possoiiu coii>i-
derarsi conosciule perche si calcolano con i vj.iori
approssiinali di 9 e •{;. La quanlila i vien dula per
mezzo del livello.
Si pnlrebbe diinqup opinare. rhe, facendo cincuie .
osservazioni di stelle in una sola e medf-sima p isi-
xione dell' as?e, ci<ie lasciaiido iiuariatu I' aziiiiulo E
fleli' asse , si pulcsscro d'-lcrminaro perfellamenle le
cinqurf incognite c, AH, AD, Afl^ aS. Ma cio quan-
tu que vero s-ilto ij punio di vista leoretico, nell' ap-
plic.izione iioii e sfinpie possibilo. In Fatti, c cliiaro
ju pnuio luogo, e ^l puo ancbe diuiuilrare ciutililica-
meute, chf la po^izione dell' asse piu vanlnggios." oer
la deterrainazioiie di a(P, e quella in tui E si ;i\vi-
178
cina al valore 0" o 180', ed essa non lo e affatto
per la delerrninazione del tempo o di a9> 'a quale
richiede le osservazioni dei passaggi vieine al meri-
diano, cioe un azimuto dell'asse di rotazione presso
a poco eguale a 90° o 270°. In secondo luogo il va-
lore di z, che per il noslro caso conviene, e quelle
che fa il coefficiente di A? piu grande, e pero z vi-
cina a zero. Allora i coeflicienli di c , Aip e aS si
accoslano tutti tre all' unita, e quiiidi quesle tre in-
cognite non si possono determinare isoiatamente; e
di piu il coefficiente di aE diviene picciolissimo. Si
dovra dunque pensare di ordinare le osservazioni in
altro mode, senza pero cangiare il valore di E, o al-
meno di non cangiarlo che di una quanlila esalta-^
menle cognita, perche allrimenli verrebhe inlrodolta
un' altra nuova incognila aE'. II rimedio solito negli
strumenti di passaggi e di inverlire gli assi , e di
osservare alcune slelle nelU posizione dire. Nord, al-
tre nella Girc. Suil, Cosi si cambia E in 180° -]-E,
e il coefficiente di A? siira nellc diverse osservazioni
di diverso segno, menlre c raantiene il suo. Per po-
ter determinare la correzione AE del supposto azimu-
to deir asse, si osscrvera insieme colle stelle zenilali
anche una o piu slille die passano piii distanli dallo
zenit Del priiiio vorlioaie. Kiguardo al tempo, si fa
sempre bene di considerarlo come conosciuto, e de-
terminare la correzione dell' orologio per mezzo di
apposite osservfizioni con allro slrumento e coi me-
lofJi a cio n[)|WM!i)ni. Le declinazioni delle stelle fi-
ii.ilinrnlc si i'ii\;ii!M ilclcrminate nei grandi osserva-
luri coil uii.i i'.iil//.'. rhe non lascia niente a desi-
diTure. i';i (in -m;;!!!' clie i coefficieoli di Afl e aS si
calcolano u' 'ii jii'i «■ snll.uiin, per [>ntt'r(> slimarc la
Killuciiiu cljt .;ii [jiccoio eiiore nel tempo o nelle
iUj> M :ii..
08 »
179
declinazioni potrebbe avere , e tenerne conto se in
seguilo qualche correzione fosse Irovala da farsi nei
valori adoltati , senza aver bisogno percio di comin-
ciare il calcolo da capo.— Risulla quindi una serie
di equazioni linear! a tre incognite , che si trallera
col metodo dei minimi quadrati.
Per evilare 11 calcolo un poco penoso di z e A,
il quale e richiesto con esattezza per il termine
sin z cos (A— 'E) e dovrebbe eseguirsi con tavole a selle
decimali, si polra procedere nella seguente maniera.
Facciasi
sin E = m sin M
cos E sin "P = m cos M "~
e si avra
. . „. m sin S cos M ,
Sin z cos (A — L) =— — : — \-m cos (t — M)cos S
^ ' tangip ^ ^
Introduciamo era ua nuovo angolo ausiliario <P' cosi
che sia
_ m sin S cos M , ■.. t.
0 = — — : r: — I-m cos (I — M) cos 5
laug (p' ^ '
11 I • .• . *' cos M -
d onde si tira tang <v =: — ;- — :r'ang a
^ ces (I— Mj °
sara sin z cos (A — E)= sin(tp— (P')^ — cos E
Or siccome A-^E e sempre pressoche = 1* 90" la
quantila sin z cos (A — E) sara senijjre piccwici, e (|ciin-
di ■^' poco divcrsa da ^. Percio invece del seiio <li - -"-''
p')Ssiamo mellere i'arco, e la nostra equazione nn-
dizionale , dopo di avervi inlrodollo ancora le r lan-
lila ausiliarit' ni e M nel coeflicienle di A6, pr. nde
la seguonle T'lma
/. ^ 1 /^ ^'^ sin S „ . . . , 1 *';
(1)0 ^-hC'P-'P )'. cos E-i-i cos z-Hc-l-sin / sin (^
^ sin >P
-{-cos i fOS K. Al) II) Ci>» ,-:
COS J ,, \
. . (IS h. Ad
Ciis h
180
e quesla vale per qualunque azimulo E dell'asse. Se
I'asse, com' e il piu vantaggioso per la determina-
zione della latitudine , e prossimamenle ne) merldia-
uo, si polra porre come >aIore approssimalo di E,
o 0° 0 180.° Aliora sara pure M, o =0,° o = 180,"
- > . * tans ^ • .•
m = sin <P, e tang <P = — ^; e qumdi
0 = +((D— 0')^— ;3-l-i cos z-1-c-i-sin z sin A. AE
4-COS Z A<P+SIO <P COS » Sin t. AS -U r- Ad
— ' COS d
oppure brevemente
0= (?— ?) COSZ+ i cos z 4 c -{- sin z. AE +cos z.Aip
Afl COS (P V
— sin (? sin z. A9 — — . Ad ,.v
cos 0
dore si e calcolata z per mezzo delle equazioni
,p sin S r: cos z sin (p -/.) 3o;> x;:":*
' cos S COS t = cos z cos (p
cos 0 sin t r= sm z
avuto anche riguardo al segno di z dipendente da
quelle di t.
Di questa eqtiazione piii semplice si puo far uso,
quando I'asse di rotazione e poslo lanto prossimamenle
nel meridiano , che le seconde potenze di AE non
abbiano piii alcuna influenza; non pero serapre. Vale
a Hire cLe, quando la stella passa vicino alio zenil,
non possiamo permeltorci piii la supposizione di A
prossimo a 90° o 270° e dobbiamo ritenere I'espres-
sione compiela per il coefllciente di aE.
Nei calcoli segueuti ho fallo uso sempre della
fornaola compiela (I), meltendovi anche per E quei
valori , che per ciascuoa sera aveva olteiiul* da un
>
per
calcolo preliminare. Ho falto inollre ancora enlrare
Bel metodo di osservazione la raodifiozioue, che non
rovesciai il cannocchiale nei stioi sostegni, ma osser-
vai nella niedesiiDa sera lutle le slelle in una sola
posizione del cannocchiale; nella sera seguente pcro
tiilte le Stella nella posizione opposla. Aveva meno
fiducia nella coslanza dell' azimuto dell' asse, che in
quella deiia linea di collimazione, e temeva che il ro-
vesciamcnlo non lurbasse 1' azimulo , interrompendo
la serie. Ma dalle osservazioni di una sera non si
possono ben delerminare cosi , come abbiamo delto
poco fa, le Ire incognile isicrae ; convien lasciare le
correzioni deli'azimulo AE e della laliludine A^ in fun-
zione ddl' errore di collimazione c. La combinazione
dei risullati di piu giorni segiienti, o anche di tutla
la serie, secondo che c si e raanlenulo costante meno
0 piu tempo, fara indi conoscere il suo valore.
II cronometro fu regolato per mezzo di un teo^
dolile, situalo nel meridiano come un piccolo stru-
mento de' passaggi, e il tempo puo considerarsi come
esaltamente determinato dai passaggi di varie slelle
ogni sera.
Ecco ora le osservazioni nel primo verlicale ,
per brevita ridolte tulto al filo medio ; insieme col-
r indicazione corrispondente del livello, corretia I'ine-
guaglianza dei perni come sopra ho ditto. E e 0 si-
gnificano, se la slella ha passato il verticale nell'Est
0 neir Ovest.
24
182
N.°
Stella
Tempo medio
Livello
-^
—
del passatjgio
— .-~
1 Febbr.10. Girc.Non
1.
•'! ■
1
6S Aurigae
E
gh ir^s.g
-I-16'.'8
2
]) [>yiicis
E
11 39 39.2
16,4
3
■p Lyncis
0
11 59 0,3
15,3
X
p Geminorum
0
12 19 47.3
15,4
5
a Geminorum
0
12 23 35,2
15,7
Febbr.ll.Giic.Sud
>' V • ' . ' :
•..:„■•.■•: ■!
6
a Geminorum
E
7 42 37.9
— 3,2
7
6 Aurigae
E
7 51 38,4
3,2
8
6 Aurigae
0
9 0 34,8
1,9
9
63 Aurigae
E
9 6 53,8
2,7
10
63 Aurigae
0
10 29 56,3
0,3
u
J) Lyncis
E
11 32 39,1
5,7
12
f Lyncis
0
11 58 6.8
4,0
13
a Geminorum
0
12 20 8,8
2,3
Febbr.27.Circ.Nord.
• ;■
H
p Geminorum
E
6 28 25.8
^ 3.3
13
a Geminorum
E
6 35 42,2
4,0
16
6 Aurigae
E
6 45 13,4
7,4
17
6 Aurigae
0
7 52 44,1
12,0
iV
larzol.Circ.Nord.
18
fi Geminorum
E
6 20 37.6
-f- 5,4
19
a Geminorum
E
6 27 53,2
5,4
20
8 Aurigae
E
6 37 26,3
4,2
21
6 Auri-ae
0
7 44 36,4
1,9
22
65 Aurigae
E
7 52 49.1
3.6
23
b L<'onisniin.
E
10 7 30.5
3,6
24
y Lyncis
E
10 20 52,6
3,2
183
IS."
Slella
Tempo medio
Livello
—
~^- ■
del passaggio *-
— .
- —
Marzo l.Circ.Nord. (segue
')
25
p Lyncis
0
10M0'"22;7
-h
2';4
26
p Geminorum
0
11 1 10,9
«,2
27
a Geminorum
0
11 4 39,9
0,9
28
b Leonisrain.
0
11 24 47,3
0,5
Marzo2.Circ.Sud.
29
« Geminorum
E
6 23 1,6
+
3,6
30
9 Aurigae
E
6 32 6,7
3,6
31
G Aurigae
0
7 40 46,4
5,3
32
p Lyncis
E
10 13 30,3
2,6
33
p Lyncis
0
10 38 6,0
2,6
34
a Geminorum
0
11 0 29,9
2,5
Marzo3.Girc.Nord.
1
33
a Geminorum
E
6 19 23,6
,^
7.8
36
6 Aurigae
E
6 28 46,1
7.8
37
0 Aurigae
0
7 36 24.0
7,*
38
63 Aurigae
E
7 44 2,4
7,2
39
63 Aurigae
0
9 6 5,0
8 2
40
b Leonis mio.
E
9 38 48,3
7,9
i\
p Lyncis
E
10 11 26.3
7,8
X2
J) Lyncis
0
10 32 37.8
8,4
A3
p Geminorum
0
10 32 18 1
9ri
U
a Geminorum
0
10 36 37.1
9.6
45
6 Leonis min.
0
li 16 37,6
10,3
18i
N.«
Stella
Tempo medio
Livello
-^
del passaggio
— . —
Marzo S.Circ.Sud.
Jl6
a. Geminorura
E
6M1"15',1
-h i':2
47
fl Aurigae
E
6 20
19,6
1.2
48
6 Aurigae
0
7
28
51,7
2,9
49
a Geminorum
0
10
48
40,7
2,6
Marzo8.Circ.Nord.
SO
a Geminorum
E
5
58
25.4
-h 5,0
51
8 Aurigae
E
6
7
47,4
3.6
32
6 Aurigae
0
7
15
14.2
2,3
i>3
65 Aurigae
E
7
23
0,9
2,6
54
65 Aurigae
0
8
U
35,9
4.5
55
b Leuuis rain.
E
9
37
53,0
4,5
56
p Lyncis
E
9
51
1,9
4,5
57
J) Lyncis
0
10
10
43,9
4,8
58
p Geminorum
0
10
31
37.4
5.0
59
a. Geminorum
0
10
35
26,9
5,0
60
h Leonismin.
0
10 55
14,9
4,0
Marzo9.Circ.Sud.
61
a Geminorum
E
5
53
51,9
H-129
62
6 Aurigae
E
6
2
30.4
12.8
63
6 Aurigae
0
7
11
54.0
11,6
64
65 Aurigae
E
7
17
57,3
11,5
65
63 Aurigae
0
8
41
15.8
11,2
66
b Lconjs mia.
E
9
32
43.9
10.8
67
p Lyncis
E
9
43
57,3
10.7
68
f Lyncis
0
10
9
34,3
11.2
69
a Geminorum
0
10
31
22.9
11,5
70
b Leonisrain.
0
10
31
51,3
11,3
:J2 5 37,72
5 Br.idley,. Piazzi, Airy
37 11 40.27
4 IJr.iillcy, Piazzi, Hiimker
37 3 M,30
0 Rrailii'y.Pi.izzi.GroomJiridge
37 28 21.20
Bradlfy. Piazzi
37 3 58.92
Bradlty, Piazzi, Plantuiiiour
he posizioni modie doile slellc ho cavato da un coivfronlo dei
raigliori calaluglii, ed ho usalo le scgiienti ,
POSIZIONI MKniK PER 1841,0
Nome Jsc. retta Declin. Grand. Catalogo
ccGeminonim HI" 6' SI'.S -f-32'i3V,8;9 2.1 Llirbuch di Emke
62 p Gemiiioruin 109 43 7,35
37 oAuriijae 87 13 10,35
GoAungae 107 51 15,92
38/jLynt-i> 137 14 0,56
10 ALeonismin. 141 6 56,94
Per mezzo ddle formole e delle cosfaiili di Ees-
sel conleniite nel Berlinpr Inhrbuch , ne sono state
dedolle le posizioni apparent!.
Indicando gli a/.imuli deli' estremo Circ AiAWs'i^Q
nei diversi gionii con E, E^^Es,.... ho poslo spcon-
do iin caicolo preliminaie come valori appro.s.><imati
i seguenti;
E, =180" 32 46:i
E, = 0 35 28,0
E3 = 179 57 15.1
E4 = 179 57 16,0
E5 = 359 50 2(i,4
Er, = 179 52 0,4
E, =359 50 21.9
Es = 179 38 51,1
Ey =359 35 36,9
e la laliludinc c = 37" 30 15,'5+A?
i'crrore di collimazionc c = -[-20 "-fAc
Con quosli dlleiini le sogiienli 70 equazioui di
cnndizione. alU; quali lio aggiunlo pure i cotlliiii'nti
di a9 e a'>, per polor aliiieno slimare riiiniirnza di
pii'cnlo variazioni, a ciii la dclcrminazionc del l(Miipo
p le dccliiiazii)iii .<^uppos(e poiiebbtro essoic st'^gcllu.
I ' -' ' I
f - (I
5 ^ ojii o\i ^n, (• ( n-, :i (I
486
Febbr. 10. ■'•
1)
0=— 12' 6-1- AC
+ 0.1289AE
,— 0,991 6a(P+O.994Oa§_o.O86(.\0
2)
0=— 0.6+ ))
+ 0,0209 »
—0,9997 )) 4- 0,9995 » —0,0203 »
3)
0=— 5,0-}- »
—0,0463 »
—0,9989 » +0,9995 » +0,0206 »
A)
0=r-{- 3.4-!- »
—0.4988 »
—0.8607 )) 4-0.9364 » +0,2971 »
S)
0=_ 3,0-j- »
Febbr.ll.
—0,4928 ))
—0,8701 » 4-0,9378 )> 4-0,2935 »
6)
0=r+ 4,3-!-Ac
_0,4708AE,
,4-0.8822^:_O.9378aS4_0.2938a9
7)
0=4- i,:^-i- »
—0.1062 1)
4-0.9943 )) ^0.9959 )) +0,0728 »
8)
0=— 1,3-i- »
-}-0,1331 »
+0,9910 » —0.9959 » —0.0729 »
9)
0=-I- 2.14- »
—0,1308 »
+0,9914 » —0,9940 )> +0.0878 ))
10)
0=-[- 2,04- »
+ 0.1575 ))
4-0.9875 » —0.9940 ). —0,0962 »
11)
0=— 4,04- »
—0,0304 »
+ 0,9995 » —0,9995 r> +0,0266 »
12)
0=4- 0,44- ))
+0.0568 ))
+0,9984 )) —0,9995 )) —0,0264 »
13)
0=4- 4,14- ))
Febbr.27. "
+ 0,4943 ))
+0,8692 » —0,9378 » ^0,2938 »
M)
0=+ 1,5 +AC
+ 0.4890AE
,— 0,8723a$+0,9364a§_0,2971a8
15)
0=+ 1,4 + »
+ 0.4830 )i
— 0.8736 )) +0.9378 )) ^0,2935 »
16)
0=— 0,64- »
+ 0.1 183 »
— 0.9930 t +0.9959 » —0,0714 »
17)
0=— 7,0+ »
Marzo 1.
-0,1161 »
—0,9932 J +0,9939 1 +0,0713 »
18)
0=— 6,6 +AC
+ 0,4888AE^
—0.8724A$+ 0,9364 aS—O,2970a9
19)
0- 2,4+))
+ 0,4829 B
—0.8757 s +0,9378 )> —0,2934 »
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66) 0=-- 2,2+ » —0.1466 « +0.9892 » _ 0.i)946 n ^ o;0831 »
61) 0=— 4.iS4- » — 0 0ri4(l )) +0.99.S5 » — O.JiqgS » ,0.0212 «
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69) 0=-!- 9,4+ » + 0,4145 » +0.8803 r, — 0.i)318 r -0.2938 «
10) 0=-!- 3,6+ » + 0.1281 » +0,9918 » — 0,9946 » -0,0836 b
E quasi inutile di avvertire clie ie a5 sono di-
verse per Ie diverse sidle, come le a5 per ie diverse
sere. Tralasciati per Ie ragioni sopra esposle questi
termini di a?) e aO avreniu dunquc 70 equazioni coa
H incognite, la soluzione delle quali col metodo doi
minimi quadrat! puo effeltuarsi in due manjere; pus- ,'► i- o
siamo prendere cioe tulle ie equazioni insieme, e '' •
dflerminare con una eliniiiiazione le \i iiicoi^nite; e .• ,
possiamo anche delerminare dalle dsservazioiii di cia-
scun giorno i Valori delle corrczioni corrispoiidcnli
dell'azimuto e deila latitudine, in luuzione peio dci-
I'errore di collimazione. La seconda maniera ha il
vantaggio di assicurarci deila giustezza della suppo-
sizione che abbiam latto, che quest'errore si sia man-
tenulo costanle durante tullo il tempo. La prima pa-
re che debba dare con piii rigore il vero valore di
A?, scopo finale di quesle ricerche. Ho eseguilo la ,,.
eliminazione in tulle le duo maniere.
Le equazioni normali , forraando le somme dci
quaJrati e prodolli, risultano; , u
.'■-:>
1 1
189
Fehbr. iO.
0=— 1,6-H(),r)108AE, ^-0. 7 587 Al)— 0,8881 Ac
0= 4-17,84-0.7587 a -hi,4886 » — i.7270 »
0=— 17,8— 0,8881 » —4,7270 » 4- 5,0000 »
Febbr. 11.
0=— 0,24-0,5i09AE,4-0.0930A04- 0.1033 Ac
0=4- 7.94-0.0930 m 4- 7.4582 » 4- 7.7 133 »
0=4- 8,94-0,1035 » 4-7,7135 » 4- 8,0000 »
Febbr. 27.
0=4- 2,1 4-0, 4999 aEj —0 831 6a(P4- 0,97-12 Ac
0=4- 5,1—0.8510 )) 4-3 3001 » —3.7341 »
0=— 4-, 74-0,9742 » —3,7341 » 4-4,0000 »
Marzo 1.
0=_ 1,94-1,0265^E4_0.U99A54- 0.!528Ac
0=4-59,0—0,1499 » 4- 9,9736 « —10,4332 »
0=— 61,04-0,1528 J) _^I0,4532)) 4-11.0000 »
Marzo 2.
0=4- 0.04-0,4978aEs _0.0183a(P— 0.0210 ac
0=4- 8.8—0.0183 )) 4-3.5025 » 4-3 7359 »
0=4- 9,3—0,0210 i> 4-5,7359 » -1-6,0000 »
Marzo 3.
0=— 0,34-0,8081 AEr,4- 0,3959A?— 0.4545 ac
0=— 13.14-0.3959 » 4-10. 1920 )) -10.5727 n
0=4-13,8—0,4545 » —10,5727 » 4-1 1,0000 »
Marzo 5.
0=_ 0.94-0,4939AE, _0,0 11 4a?)~ 0,0139 ac
0=4-21 9— 0,0 114 » 4-3.50(i2 )) 4- 3.7377 »
0=4-23,9—0.0139 » 4-3,7377 » -h 4,0000 s
25
190
Marzo 8. !'■ 1
0=4- 1,4-1-0, 8021 AEg-i- 0.3i73A^— C^lOOlAc
0= -1-74.74-0,3473 » 4-10, 1972 » —10,5733 »
0=— 80,6—0,4001 • -=10,5733 » 4-11,0000 »
Marzo 9.
0= 4- 0,14-0,3787AE9 — 0,0S25a9— 0,0901ac
0=4- 7.7—0,0823 » -}-9 42o4 » 4- 9,6947 »
0- 4-10,1—0,0901 J) 4-9 6947 » 4-10,0000 »
Delle 11 equazioni normali, che risullano quan-
do si prendoiio iusicme tnUe le equazioni di condi-
zioiH'. le prime 9 sono le mtdesime delle prime di
ciasciina sera, e le due uiliirc saranno:
0=+189,8+C4,2388A(p— 13.I827AC +0,7387ae,
4-0,0930-iE^ — 0,8316AE3 — O.I499AE4
— 0,0183^E5 4-0,3939AE6 —0,0114%
. +0,3473^^8 —0,0823%
0 =_98,l-13,l827A:p 4- 70,0000Ac— 0,8881AE,
4-0,1033AE;. 4-0 9742aE3 4-0,1328aE4
— 0,02lOAEi —0,4343% —0,0139%
— 0,iOOlAEa — 0,0i>01AEg
L' eIimii)azione da questi diversi sistemi ci offre
prima per ciascua giomo:
FebhrlO ^^ = - 6:014-1, 0ir.7Ac
reonr.iu. ae.= + 12,144-0,23:jr)A.
reuur.ii. ^t;^_ _^ 0,33— 0,0133ac
191
tobbr. 21. ^, _ _, , ^^,,_ ,, ,,,^2 Ac .'
Mnrzo I .
Miirzo 2.
Marzo 3.
Marzd 5.
Marzo 8.
Marzo 9.
Ai; = — r..!(()4-i.04}<3 Ac - (,•:
Ai ,= -1-0,01-1-0.004 2 Ac - (f
a: - _1 (i(|_ 1 Oiii An
Al3= j_(l OO-l-O.OO.'i.s Ac
' - t'
^f =^-l :>9-|-l,o;{:,3 Ac
Ai „= — o.o()-Ho.o.'i:;3 ac
a: = — () 2r; — i.oc.do ac
AI = 4-1 02 4-0 0(f3'. Ac
It
Aip =-_! 38^- 1.03f>i Ac - (i;!
Ai-.,= -M.-;o-l-0.0"iO"i Ac
I I
A^ =—0.S2— 1.0290 Ac
Ai:^=: -0,354-0 0090 Ac
Prendendo iiisieme i valnri oKenuli per A!p in due piorni
conseculivi, dove I' islinmenlo e iisato in diie posi/.ioni (i|i|in-
«te dell'asse, oltiensi una serie di valori per Ac^ d.-illa quale
pare polersi coiichiudere, cbe I' errore di coDiaiazione dod e
restalo perfelfaiucMlf custaule. Iiiliinto soiio tanto piccole le
variazioui, die forse possouo allriliuirsi aiicbe alle osserva-
zioiii. PreTerisiri duii(|iie il liijullalo Kcguenle ollenulo dalla
elimiiiaziuiie ^eueraic:
Ap =— 3"003 AE.= _o;'20
Ac =-!- 1.132 AEt= -1-2.72
AK -4- !) .M) AE,= 4-1,82
Ai-,= 4- oil At «= 4-0,12
Al,s=— H,<iO AF^=_0,35 ,
AI =-|- 1,21 . ,.
?n,slilii('iiil<i (|U' ■•(! \aliiii iH'lI' eqnazinni <li C(in<li/,i(iiie,
nvrnun i M'^iinid rndii nniiinrnli;
192
■1) — 7','3 25) — 0,6 48) -f T,'1
2) -h3 1 26) — 0.2 49) 4- f;.2
3) — 1'3 27) +• 2.1 50) -22 1
4)4-2,3 28) ~ 8,3 51)4-1 1.9
S) _4,o 29) -: 1.1 52j +• 0 I
6 +2,5 30) - 1.3 53) +• 5 7
7) _(i,7 31) -;- 1.0 51) —10 0
8) —3.1 32) — 1.9 5.) — 1 7
9) -t-oj 33) - 1.3 56) +• 4.5
10) 4-0;2 34) -■ 0.2 57) -38
11) —5,9 35) +. 5/2 58) — 6,1
12)— 1.3 36)4-12,1 59) _ 5,8
13) 4-3.0 37) — 1,5 60) _ 9,3
14) —0 5 38) 4- 6,0 61) -[- 9,1
15) —0,5 39) 4-11,2 62) ^ 5,1
16) 4-2,1 40) 4- 2.6 63) — 4,2
11) _i.6 41) 4- 9,7 64) — 8.9
1.S) —2.3 42) 4- 1.4 65) - 5,3
19) 4-1.9 4.1) 4- 5,2 66) _ 4,0
20) 4-9 9 44) 4- 3-2 67) - 6.7
21) —6.3 45) + 0.7 68) _ 2.5
22) —9.5 46) 4-8.4 69) .+.7,7
23) —5.2 47) — 2,8 70) .4- 1,6 '
24) 4-l-'i , .; i ■ ■ '■
La riiiiiiin.i .'ioiuma dei (piadrali e 2461,2, ed indi Terror
nii'(|(<i (III! CDrrispiinderel'lxt all' ossiT^aziiine di una stella
iiell' i'([uuliire, risulla
• ■ V^i<i^=:6,'46
'^70— 11
II logaritmo del peso di A? e 0.HS838. di Ac-...0 90469.
Picsla diiiiiiui- iiclla delerniinazioiie di A? uil error medio di
0,835, in quella di Ac J, 0,804.
193
Aggiungendo i valori Irovati per le correzioni ai valori
approssimali pag. H, sara finalmente.
(p = 31° 30' 12;'491+0';835
c =-i-2r; 132+0 "804
E, =180° 32: 55 69
E. = 0 35 28,14
E3 = n9 51 3,50
E4 = 179 51 11,21
Es =359 50 26.20
Eb = 119 52 3.12
E7 =359 50 23,12
E8 = 119 38 51.22
Eg =359 35 36.55
li liiogo dove fiiron falte le osservazioni , dislava dal
cenlro della cupola delta chiesa di
8," 5 verso Sud 18. "6 verso Est
ossia in arco 0;'28 in latitudine e 0,15 in longiludine
Avremo diinque come risullalo finale per il cciitro della
cupola di S. Nicola del mniiislero dei PP. Benedeltiiii
la latitudine geografica boreale 37° 30' 12,78
e questo risultato non ^ affelto che d' un error medio di meno
d' un minute sccondo, 0 d'un error probabile di circa mezzo
secondo.
II capilano//. W.57?ii//A circa 25 anni fa delermino col seslau-
te la latiludiiio della lanterna del molo di 31" 28' 20"
Per paragonare questa collu nostra determina-
ziono, noli^remo die la lanlcrna del inolo e sitiiala
di 'iOG.^'S verso Slid e 901. '"9 vrrso Esl d;.l
cenlro di'lla rii|iola di S. IV'icola. V 406.3 nii'Iri
faiiiiii a i|ii(st.i |i.iraU('lc( 13'.'!8. Soltraendo qiie-
sla (|iianlilii. aviciiiii jut il ihdIo 37" 29' 59,6
diinqiii; una iliiTereiizii di 1 39,6, di cui la laliludiin' di Ca-
laiii.i .sino (ij:f;i o slala siiiijHsla si'iiijirc Iroppo pictida.
I- n; .,■. .'il I i' I
La seguente msmoria del Dot/or
Galvagni, e quella stessa, che nel pre-
cedente volume non potelle inserirsi,
per le ragioni ivi addoUe.
iST^m^
DI TRE
DEL SOCIO
Sa^ (3aT?33i?3iii iSiasa^sja® ©^la'vyiisssa
SE6RKTARI0 GEHERALE DELl' ACC/tDHNIA GIOEKIA
LETT! NEU-'aDITIAHZA OKDlCiAniA DEI. nBSC miVKnORE 1846.
S?lt^ld£SSSi0S»SSa5!i^8KS8^3S22^^'i '2^:.^u^^
^<-w« ^^< vfc ^
La niedeciiie s' agrandit cliaque
jour en pienant 1' observation
par guld. It (les fr.ilj nonveaax
sillgulie^^ iioni:^;;;!^ r ajouient
a line iniiiicnse quantise dd
fait!.
• ■ ! ■ . . ■
Dacche i cultori della niedica Scienza il pensiere
deposero di sollilizzarc la msnle a foggiare feoriche
sopra astralti gcncrali e ma'fondat: priricipi, alquanlo
inleresse assiimcva I' osEorvazion posiliva, e i corpi
accadeniici fecer huon .ico alle istorie cr.cora (li pic-
cioli fatli , bastaccho tiuov'i o singolari si fossero, e
pnrohe mirassero alia se:::plice rice.ca de! voro.
Pero mentre un assidua indagina a piene mani
raccoglie i casi pcloiogici delle Anornoctnie, menlre
con pill di positivismo sliidiasi il saague merce le
invostigazioni chimicbe raicografiche por.deriche, di
Muller Donne ilenle [Uijardin Tlandl Leberl Piorry
Magi'udie Aodral e Gavarret, Becquerel e Robi-rl ,
mentre io diceva in queslo centre dclla vita vegela-
tiva piij stati patoiogici si specializzarono , che si
f'eiiDtncnizzano con mullissiine localizazioni niorbosc,
piaccnii qui venir sponcndo alcune osscrvazioni da
ssrvire di raaleriale all* isloria dell' Eraaceiioosi.
ISTORIA PRIMA ,
Emacelinosi EmoDermorragia Emo-Stomatorragia
Emo-Oubrragia Emo-Gastrorragia Emo-Enteroraggia
Domenico Garbone sul duodecimo anno a tem-
peramento nervoso linfalico, di gracilo Ifstura e di
coslituzion degradala, che fin dai primissimi tempi del
vivere sue pati egriludmi varic ciie pale>avano ohiara
un anomoemia rilevante, dietio forte paura sofl'riva
piressia riseiitita che con una sanguigna flebica coi
lassativi e colle medicine antiflogistiche \n sei giorni
guariva ; quando dope ventisctte giorni seuza ca-
gione novella molestavasi di macchie sanguigne al
derme per grandezza non oltre una lenticchia , agli
arti al torace , pocbissime al viso all' addomine , e
istessamente di maccbie sanguigne all' interno delle
labbra affligevasi , e di gemizio sanguigne dalle
gengive.
Richiesti i consigli del medico una sosfanza pur-
galiva indicavasi che sopra stimolando I' apparecchio
di digestione irrilalo venne seguito da Eutcroraggia
bastcvole, e da Gastrunagia, che I' egrolo vari scari-
chi di sangue soffri per la via deila bocca del retto,
che ollrepasso la quantila di tre libbre di poca consi-
stenza assai oero e deslituto di plasticita.
E la circolazione inimiscrivasi e il calore anima-
le, e il viso tiDgevasi di palliJezza , e un senso di
astenia in lutlo I'organismo avvcrlivasi; tenendo conto
impertaiito dell' individualita deli' egroto deteriorata
cotanlo, e della mullipla fcnomeinzazione emorragica,
diagnosticav.i il malore per i.mact-iinusi , e metteva
innapzi sonza indngio la medicazion tempeiaule col-
r acido tartanco. L lutlavia non appi na correva un
f^iorno di sosla che la poliforme Ernorragia rincrudi-
va vifinollo; la Euti'r(j!ragi;ia riappariva di nuovo,
e saiigue tillre iin.i libbra fluiva dagl' intestini di
aspelto iiquido , sdbrinato nerissimo ; ii derme di-
veiiiva fcde lii iiuuva dermoiiagia die ftmomeniz-
zavasi con luacchie di loraia irregolaniiente ro-
tooda per diinensioiie ollrc una ^rande lenlicchia in
griippi a>seiiihratc; feU varie n gioni del dernie, menlre
sulla laccia dorsaie (i( lla mano sinistra e del piede
de»iru, il sangiie effiiso in naacchio giandi vedeasi, ie
quail dopo aversi oiiralo losse piu gioriii divennero suc-
cessivameiile lividf bniiu' oerigne.
li I polsi piu esigui filifoimi miravansi , fred-
da la pelle, scontrafalla la lisiuiiomia , afTialite iiisi-
giienieiite le forze sincopizzante 1' egrolo. Gli acidi
niinerali si usavano iu culleganza alia bollitura di
china a stretti iulervalli , ue negligevasi la riparalrice
cibaria.
Sotlo lanla medicazione riappariva la manifesta-
zione emiiriagica in quanlita paroa e alia pituilaiia
sola, e diipu il veiitusimo giorno nmostravasi la Ea-
teroraggia. Al trenti'simo 1' cgritudinu fenomenizzavasi
con uaa seconda e^pressioae einofragica dermica di
peteccliie ecchimosi iarghe, di uii lionibo alia faccia
dursalo della rnano sinistra che sosto senza ritomo
in ispazio beve.
Correva il di quarantesimo e niuna allra turba-
zione si apriva, che anzi il picciolo egroto meno pro-
slrato di I'orze e piu ncumposlo uel viso corainciava
a sentir piacevolezza nella cibaria. Islavasi seuza ia-
terviillo di posa sulla nu dicazione niedesima, e sulla
farmacologioa e sulla igienica, ed io faceami lido
auguiio <li ristabilimon1'>. al sessatites mo ^iorno di
fallo uou avvcravasi ouuvo ajipariun-iilo cruorragico,
e I'ammalalo presenlando chiare semhianze d'un assi*
milazion vanlaggevole c d' un innervazione normalt-;
tornava lenlaraente a salute. ;;^ •
,^ ISTORIA SECONDA
EmaceJinosi Emo-Dermorragia Emo-Einnrragia
Emo-Nefrorragia Emo-Broncorragia
S. C. poco oltre il Irigisimo anno a tempera-
menlo linfalico, di coslituzion fiacca e a dialesi emor-
ragica, surlo da genilori malsani e piu immalsanito
per aere malsano, che gii fece palire corso lnngo di
piressie periodiche, dietro aver falto moto eccedcnte,
e di essersi esposto agli ardori del sole, precorsi de-
gli abbagliamen'j visori, e degli zufolamenti aurico-
lari, funestavasi di rinorragia oho in brev' ora scap-
pava oltre una libbra di sangue nero assai iiquido
senza caratteri di plasticita, e istessamenle il pelto il
collo le braccia le gambe coprivansi di macchie mol-
tissime d' un rosso carico sparse irregolanneiitc cbe
in talune regioni solitarie erano di breve dianietro, in
altre coUegavansi a Ire a qnallro medesinnainente, e
in allre ancora conlluivano in numero insigne.
I poisi pero cedevoli piccioli ad ima iieve
pressione fuggivano, e la fisionomia sbiadala niira-
vasi, e lo sta^o generale delle forze immiserilo ab-
bastanza. Tenendo ragione e delle coodizioni speciali
deir individualili e dc! carattere del sangue scappalo,
e della birorme eaiorragia , classavasi il morbo per
una Emacelinosi a feaoraenia Rino-dermorragica. Quin-
di si calcava la medicazion teinperante, c le limonee
rainerali raetleansi innanzi, e rassolulo riposo e T ali-
mentazione reslaurante analeltica.
f
VII
E noiulimanco J' Emacelinosi imperversavasl an-
(Kia li'nomenizzandosi sollo le senibianze d'uii Ema-
luria; I' egroto andundo al piscio urinava san^uc ne-
rigno poco presso liiia libbra, frnniniiscbialo a pocbis-
sima urina ; e i poisi piu a piii s' infiacchivano e lo
slalo geiierale dellc Ibrze affralivasi insigneraenlo.
(jon poderosa allivila segtiivasi la niedicazion lem-
peraiile e a piu sIil-Hi iutervalli si usavano le li-
(iionee nnnerali.
ftla I' KiiHicebnosi pervicacemenle seguendo a si
efQcace presidio , mosliava una localizazione piu pe-
ricolosa (,', sinistra all' appareccbio del rtvspirare , cbe
una Ikoncoraggia palesavasi preceduta di losse secca
sogviila, (li doluri alle apparlenciize Icraricbe, di re-
Spirazion malagevole , di palpila/.ione di cuorc. 11
sangue scappato segnava una bbbra a iin di presso,
e moatrava chiari i caratleri d' uo assoliilo dii'elto di
plaslicila, e di lal guisa seguendo piu gioriii la egrola
ridiicevasi ad aslenia rilevante; il sislcma vasale ma-
iiifeslava poca allivila palologica, i ball li arteriosi
erano molji ilcficieiiii alia prossion ■ piu lieve , )a
voce aprivasi lenla lenlissiina. Tarli olaziune dei suo-
ni disagevole troppo, die a larglii intrrvalli balbel-
lava qualcbe motl0^illabo, la lisionomia pliiinbea insi-
gneniciile svisala, gii occbi caligiiiosi languidi dalle
occhiaie accerchiali,
Cos! slando le cose credei solleeita indicazione I'uso
dei piu poluuli aslringeiili; u>avasi (piiiidi ;1 laiuiino a
dose ciescenlo, cbe anivo a niinislrarsene ollre sei acini
il giorno, tanla medicozione eHicace tornav.i,(be il lluSvSO
sanguigno broncbico niinuiva ogni gioriio, e islando
suir indicazione niode^iina si dissipava di 1 lullo , ne
appariva allia eoionagia, C 1' egroto di bene m uie-
Ttll
glio solio r u?o dei ferruginosi ripristinavasi a com-
pleta salute (iopo tre mcsi.
ISTORIA TERZA i ^
Emacelinosi Emo^Dermorragia Emo-Metrorragia
Emo- Enter orragia Emo-Slomatorragia
A. L. sul quaranlesimo anno a deteriorafo or-
£;anismo, di temperamenlo linfatico e macilento di cor-
po, abiluato ad un regime dc-hililante, e a delle ve
glie ecccssive , presenlaiido mai sempre fin dall' in-
fantilita 1' antica abitudine enioriagica di vorsamenli
di sangue dal naso, ararnorbava del seguente malore,
che in prima manifestavasi con una dermorragia
estesa a tufta la pelle, cosliluila di macchie rotonde
sulla faccia sul dorso sulle coscie, rosse le une srure
le altre nericanli, le quali grado grado piu nuraerose
divennero, e sopravveniva in ispazio breve eccessiva
Stomatorragia di un sangue nerigno la cui quanlita
segnafa oltre due libbre.
Senza guari d' indugio metteasi innanzi la medi-
cazion tcmperanle, e le limonee minerali usavansi a
preferimento, onde oslare a queslo stato del sangue,
che raostrava una tendcnza alia dissoluzione e che
Bufalini a ragione processo dissolutivo chiamava.
E non segnavasi ancora 1' ottavo giorno del
morbo, che un luiovo fenomenalismo emorrngico ve-
tiiva inna'izi [)cr la via intestinale, di vari scarichi di
sangue nero t'uligifioso in parte permisto alle sostanze
fecali alia quantila. d' una libbra, collegato ad espan-
sione mcfoi^asirica e a sensazioni di molestia visccrale.
I polsi divenivano molto piccioli o- fia' ■ hi la
calorificazione dermica si minuiva , il vise spa/ycuai
tx
fli [)allore Icrriflco. Correva di tal guisa il morbo sino
al vi^fcsiino giorou oslinalo ad ogni aigomonlo di
modicina, quando eccoci ad un allra fenonionia i-inor-
rai;i chc era una uuova mostra esleriore liellu slato
intiino di dissoluzione del sangue.
Precorso un senso di j>eso all' ippogastrio ai
lombi alle cosce, manifeslavasi un cscrczione saiigui-
goa dall'ulero alia quantila di otlo oncie di condizu.iie
rea che apriva chiarissimi segni del processo disso-
iutivo della massa generale del sangue , e ollraccio
istessuinenle riappariva una nuova esprcssione euior-
ragica alia pelle sotlo forma di macchie livide di
grandezze diverse, ne si ristava del tuUo I'esalazione
sanguigna inlestinale che i'escrezioue fecale lin:,'evasi
seiiipre di sangue.
E lo slato generale dell' egrolo era deploralo
d'alquanto, poisi esigiii filiformi inlermillenli , pelle
Jredda, lipolimic, inlcilezione ollusa, fisionomia r-ida-
yerizzata. Melleasi innanzi la mcdicazione slillicn, e
il tannine a preferinienlo , non la.sriavasi le iimonee
minerali, e sagramenLivasi mho all' eslremo unto. II
malore pero irnpervcrs.uido [nii a piu ostinato ad oi^iii
nrgomento di medicina resecava la vita all' egrolo al
cinquanlcsimo giorno.
ISon appena ie inlelligcnze mediche svezzavansi
dair ammalianle pr<'sligio del Brussaismo I' os&erva-
zioii posiliva rinsuITi' ieiiza nioslrava dei principi eM'lu-
sivi del solidisnio dell' anatomismo, o la necessila im-
periosa di ricaicare i caniinini larghi f'econdi della
medicina anljca e della Miiola di Goo, chf in qiioi
Secoli lenehrosi e in <|iici vaiziti priniissimi della scion-
za, a spiegare lo >lalo nKirboso (uelleva in' calo
ugualmenle e i solidi e i llnuli come io furze.
Allora fu clio il solidismo il dinaini.snio I' uum-
■»c.
X
rismc parlilamontp prpslarono il loro oonlingcnie
nelle genoralizzazioni iiidiiilivo , e fu allorn ilie
uii positivismo reale si vide nel modo di raccogliere
i faiti e nel teorizzarii con reale scienza.
L' umorismo nioderno sveslilo dalle ipotesi delle
sue prime epoche, e dei falsi principi surli da espe-
rienze mal' appiicale e nialfalte, e nato dalT osserva-
zione doi fiilli in faccia ad un solidodinamismo che
non polea preslar inlero spiegamento patogenelico
dcgli stati paloiogici varii , 1' umorismo modorno io
diceva solto I' influenza delia cliimica della bilancia
pondcrica e delia microscopia canin)ma a gran passi
nella via del reale progresso; quanli travagli su que-
slo intcressante subhiello , quanli espcrti micTografi
chimici medici lolsero con nujlla solerzia ad occu-
parsi del sanguo e delle sue malalliel, e a pref'eri-
nienlo Lecanu Muller Berzeliiis Marcel Raspail For-
get Thomson (iendrin Magcndie Boillaud Piorry
Andral e Gavariol rn-cquerel e Hodicr ! Cosi cono-
scevasi I' anemia la plelora 1' accrescimento e la di-
minuzioiie del siero , la diminuzione o 1' asseii-
za del ferro: it difello d' ossigenazione del sangue,
r aiterazione di esso per le soslanze tossidie e pulride,
e I'aumenlo della fibrina e il sue scemamenlo (a).
iVla riducendoci nei cancelli del noslro argomenlo
e scendeiido a dire alcmi cbe delle jslorie patologi-
che preuiunlovate tulle qiiesle (cnomenizzazioni ernor-
ragicbe che a un di presso coinprendono lullc I' enior-
ragie dai nosologisti fiss.ile, nascono d'nn solo fondo
morboso, e s'unilizzano per la loro genesi lulle iiclia
lesione del sangue che incalizzasi secoudo le predisposi-
zioni organicho dei le^suli divers! negl' individui varii.
(a) Piorry secoriHo hi sua iiniiifiiclaliiia orgaiiopaloJogira (IciKiiiiina
f|uesti slali jjninl.if<ii'i .■.petioli ilel saiif^ne I'lJiiipfnii.i I' iiiiijui irnla
I'lioeniii A iiiciii'iiii.i I |i(jialiI]ptMi:i A c .ililiciiii.i i|iii\iiin:i Toic-'iiun hel-
licoeiiiKi lper|ila>.li una lp(i|il.i><t('iiiia:
Spinc;endo i nosiri ragicnari piu in la sulla mo-
fl.ilila paUilogica del saiigiie nell' Eniacelinosi , se
Boeihave il sangue degli scoibutici in dissoluzione
completa mirava, se Lind segni di pulrefazione vedea
nello Scorbuto , e (Mullen una fermentazione amrao-
niacale, gli osservatori del giorno aiutali dalla chi-
mica e dalla inicroscopia come ausiliari degli sludi
medici, e Mdgendie I'iorry Aiidral e Gavarret a pre-
feriinenlo hanno slaluilo die nell'Kmacelinosi la fibri-
na del sangue dit'etla vicmollo, e che a dir cosi tale
egriludine cfmsisle nello sflbrinamenio del sangue.
E r I'fTicacia doLjii acidi nei due primi casi de-
scrilli il pen^iore di Magendie riconfermano , che il
sangue neir Emacelinosi lione piu sali alcalini che
nelli) slalo noriiiale, da che originano le alterazioni
di consislenza sanguigiia, e I' emorragie multiple, e
qiiello di Anilral e Ciawarret altresi, che il sangue
d<'gli scorbiitici conliene il massiino d' alcali libero;
da[)poi(che I' uso degli acidi ebbe tulta valonzia di
far cedere il morbo e 1' emorragie lutle che lo f«-
nomeoizzavaiio.
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Still ,-. - .
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ii'l!', ihi'io i . • ;'
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(i ' f.IiiM
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2 ST a> a <B 2
hcUizlono Arrndemira por V anno xxiii deir Ac'
ratlt'inin (iiocnia — dnl Sffirdario generale
d.r (linni'iiiie Anionio (juU:a<ini. . Paff. XUt
Comeiilo a (hio pattfi di Stcnone sulle cmme che
httimo liroiitidlo il paralellismo all oriz-
zonlfl di'ijii sindi de Icvrcni dt sedimenio
del rnralKic prof. C. Mararupia. . )) /
Svllo formdzldiic dollo .^rinlo di Alt Memoria
del pidj'. Carlo <iciiiinetl(iro . . » 2J
Ditscrizionc dAlc CMnchujlii' fossili di Graviiplli
prcxKo Mrnfinu, per il socio allivo d.r Ari'
dvfii Aradoti . .... t SI
In occasiono del primo inlerrcnio aWassembra-
nuide Gioenio del can. Viiiceuzo De-Sangro
primo direltore dell' Accademia, Indirizzo
del ntHjri'lavio (joiierale . . . )) 89
Memoria III, eke ronliene la de.sciizione di at-
cunt mollvifchi ntidi della Sicilia jter il
soRto attivo d r Andrea Aradus. . » 107
])escrizio7ie di nn Ciclopo orrero di un moMro
umano civlocel'dlo del d.r Giovanni Regideas.t /-7
Memoria Mil la Laliludine Geoijrajica di Cata-
nia Scrilla dal d.r Criiiiiano Errico Fede-
rleo friers. . . . . . n 171
hlorie di Ire Imporlunii cani di Emacelinosi
del sot/o d.r Giu.'ieppe Anlonio Gahayni.
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DI SCIENZE NATURALI
SERIB II— TOMO T.
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Sr.RlE SECOXDA— TOUO T.
CATANIA
BAl Tin DELI,' ACCADEJItA CIOEHIA
ruiaso iELiCE sciiiiO
1848.
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i.VflMiVS l.'.'.f. :;..:■ '. '■'■ •:■''. i ' i' i' I
Q: J.: . ..,'..1. I I
i>ER l' anno XXIY.
Primo direllore prof. Anlonino Di-Giacomo.
Secondo diretlore prof. Mario Musumeci.
Segretario geoerale prof. Carlo Geramellaro.
Segrelario della seziooe di scienze naturali prof. p.
d. Francesco Tornabeae.
Segrelario della sezione di scienze fisiche prof. Giu-
seppe Zurria.
Tesoriere d.r Gaetano de Gaelaai
Prof. Cav. Carmelo Maravigoa
Priore d. Barnaba La Via
Dolt. Alfio Bonanno
Doll. Barlolomeo Rapisardi
Dolt. Giuseppe Antonio Galvagnij
Doll. Andrea Aradas
Direllore dalle starope prof. pad. d. Francesco Tor-
nabeno
Direllore del Gabinclto dr. Andrea Aradas.
Membri del Comitalo
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REKjAZilONE ACCADEIMICA
t»ER I. »1V>0 XXIT.
D E i. i; A C G A D E \n A G I 0 E N I A
DELL AiNnO XXIV.
a>S2,5£*4i<g(giiJI>SS2aii €^2<^S2J2ii
LETTA PIELIA TORFIATA ORDiriARU
DEL u'l 8 Giienu 1848.
DAL
SEGRETARIO GENERALE
sa©opa (Siiaa© ©asasnaaa^a®
*.'*'■,■'' -". r -w , N
■•!-<<-■.■*-
.1.'-' . r I'f
Scimas haberi historian] naturalem
mole aniplam , varielale gratam ,,
diligetilia saepius cuiiosaiii.
Bacon descript. globl inlellect,CmS.
Oegna della eccelsa mente, del precise aforislico
linguaggio di chi organizzar seppe cod ordine nuovo
le scienze, si o la espressione del caraltere della
sloria nalurale; e sebbene a scopo filosoCco soltanlo
rivolger voleva, il cancelliere d' Inghilterra, le ricer-
cbe e r esercitazioni della storia nalurale ( nel libro
d' onde ho tratto 1' epigrafe del mio discorso ), pure
non ha lasciato di moslrar parimenti , come quesia
scienza abbia una estensione cui null' allra agguaglia
viole amplatn: come diletlevole riesce nella variela
delle indagini varietalc (jralam: come accurala ricer-
calnce appaloasi dt;' rt'iiomcni diligcntia curiosam\
e 1' ha con quesle tre parole si bene espressa , che
noQ era facile , ardirci prouuuciare , il farlo con piu
di procisione.
A viemmeglio ralTorzar I' idea di Baconc, se ar-
gomenlo a ccruar mi faccssi , non polrei piu saldo
u
rinveiiirlo che ne' lavori de'Gioenii, di queslo 24^."'"
anno dell' Accademia ; i quali, se in numero pochi,
soiio pcro prestanlissimi: e tali da poter bene asso-
ciarsi a' compagni della lunga serie contenula sin'ora
in 23 volunii di alii accademici , che formano non
ultimo ornamento del siciliano sapere. In taluni di
questi I'anipiezza della mole della storia naturale lu-
cidamenle e spiegata. Non v' ha , in effetto , ramo
alcnno di scienze fisiche che intiraa relazione non
vanii colla storia della natura. So la riunione degli
esseri costitnisce I' Universo: se il complesso deTle
loggi che regolano questi esseri e quel che si dice
ISalura: se lo studio di quesle leggi apparliene alia
Fisica: se finalnienle, lo studio degli esseri stessi e
scopo della Sloria Naturale, egli e evidenle purtrop-
po la estensione pressoche senza limite di quesla
scienza.
liaslerebbe la sola Geologia colle sue ricerche
su' letioiiieni che acconip;igiiar dovevano le varie for-
niazioni delbi oiosta del Giobo, per provarne la esten-
sione 7iiole uinplum.
Itucce pirogeniche, figlie d' un primo ralTredda-
mculo di igiiita superficie di un Globo staccato dai-
r ardente massa del Sole, o posto in combustione pel
passaggio dailo stalo di tenue ed inconsislente nebu-
losa a quello di concreta e solida sfera: rocce sedi-
inenlarie di niinerali sostanze o disciolte o sospese
nelle acque, die inondarono la superficie della terra:
coniparsa di primi eienienti di esseri organici , sia
sopra r arido suojo sia nel seno abbondevole delle
acque: visibib' progredimento di questi esseri ad una
graduale perlezione: iiilJuenza dello polenze meteoro-
logiciie sulle vicissiludini delle posleriori formazioni
di lerreui: nuove espansiom di I'uoco cenlrale , pale-
sale dalla comporsa do' vulcani e da sollevamtnli del
suolo: surroiiamcnlo di nuovi organici a' geiieri ed
alle specie perdute argomenli grandiosi son que-
sli, che nella vaslita di sue ricerche coraprende la
Geologia: capaci di occupare, dislinli, 1' altenzione e
lo studio del filosofo indagalore.
Ed e porcio che suhlimi ingegni si son veduli
esclusivamcnle impiegarsi alia conoscenza delle con-
dizioni geologiche di quei soli terrcni , i fjuali dalla
incliiiazione e dall' alleralo livello dcgli sirali fan con-
cepire una causa prodiittrice di grandiosi fenomeni ,
de' quali evidenli mostransi lull' ora le Iracce.
La predomitiante leoria de' sollcvanienli, che non
va iQ oggi disgiunla dal nomc di Elie da Bcauniont,
non e a dir vero tanto nuova, quanlo vorrebbe pre-
lendersi. La scuola italiana che in quesla scienza puo
a buon dritlo aspirare al primato, la fece piu d' una
voita manifesta nelle opere di Stenone, di Spada, di
Lazaro More, di Generelli, di Arduino, di Fortis; e
perche talune opere di quella scuola non erano per
le mani di tuUi, il zelanle Leopold© Pilla, ncl 1812
pubblico in Firenze una scelta delle proposizioni dello
Stenone, riguardanli la leoria de' sollevamenli ; niu-
slrando in tal maniera che essa era slata inleranieiili;
conccpita da quel dollo, danese per nascita, ilaliauo
per la scienza, sin dal 1609 (1).
II socio prof. Maravigna , scorgendo ne' cilali
pass! dello Stenone ben allro principio che quello
(1) K disscrtatione IVicolai Sleiionis — dc soiidn intra
soliiltiiii iialuraiilcr conlciito — exccrpla , in quibus (Idclrina.-;
i^eoioijicas (juac liixlie siiiil in iiunnre facile est repcriro. Cii-
ranlc Lcopoldo I'illa — I'ldrouliuc ex Ijp. Gulileiana liSi2.
16
de' moderni su'sollevamenli, ha voluto comenlarli (1),
per dimostrare addippiu come le idee di quell' illu-
slre pensatore fossero piu vicine alia probabilila , di
quanto non lo sono quelle de' mnderni plutonisti. E
pria di tutto V incendio de vapori soUerratiei « incen-
dium haliluum sublerraneorum » e lo Hprigionamento
tmpetuoso di aere « violenta aeris elisio n due prime
cagioni, secondo lo Stenone, del disloganiento degli
strati de'terreni, crede il nostro socio, esser ben al-
tra idea di quella de' inoderni aulori de'solievamenli;
i quali li voglion prodotti dalla forza di una roccia
plutonica, che s' innalza dalle viscera della lerra iiello
slato molle, ed obbliga il suolo sovrapposlo , a sol-
levarsij e cadere poi ne' lali, con varia inclinazione
degli strati. Egli crede che lo Stenone per incendio
di vapori inlenda i vulcani, e per sprigionamento di
aere raccliiuso i irermtoli: e quindi fa plauso all' an-
tico geologo , che megiio de' moderni ha dato nel
segno, sulla teoria de'solievamenli.
Comenlando poi la seconda ipotesi del prelodalo
classico, vale a dire, che, causa del disordinato livello
negli strati delle rocce , puo esser pure lo abbassa-
mento di porzioni di terreni, per sottratta sotterranea
base di quelli; e per cui gli strati, altri vengono ad
inclinarsi da un lato, altri dall' opposto, ed allri man-
tengono luttavia I* antico livello, crede il nostro socio
che r acqua esser potcsse I' agcnle corrosivo delle
sotterranee slralificazioni , e quindi quella che pro-
duce la sotlnizione della base de' terreui voluta dallo
Stenone.
(1) Comontn a duo pass! di sfpnnno, ec ec. lelto nelie
fornate del 29 ,i;iiii,'i\o i- 10 lugijo 1847. f
n
Collf osservnzioiii, poi. siille formazioni del ter-
reno de' oonlorni di Mt-ssiiia <" di Taiirornina , che
egii, pare avesse Irovalo (irsposte quali le descri.sse
e diseyiio sulla carta di Sicilia il prnt'essnrc Hofrmann,
viene a provare , non Irovarsi in que' luoghi Iraccia
alcuna , noii che di terreno , ma no anche di roccia
vulcanica, la quale avesse pulilo iulluire a tanti di-
slogamciili di mcce; e quimli e di parere che pdc-
vaii essi esser 1' tdfetto di tremuoli , prodolii dalle
acccnzinni vulcaniche dell' I'Jdia; di cui il focularc e
cosi esleso , che il sig. Dolomieu lo credeva in co-
municazioiie con qiiello del Vesuvio.
Da'comciili di Sleiiime, passa in seguifo a ma-
nifeslare de' pensanienli sulia formazionu de' lerreiii
pill anlichi del Globo ; e vagando per la eslcnsinne
cJelle ipolosi geoiogiche, si accorda in un luogo con
queila di Le Coquc suite acque termali, coini- intlu-
onli iieile foriDazinni calcareu: conibalte in un' allro
le leoiic di sollevaiiu nli con allre leorie , e scende
alio csame di molle proposizioni di Deluc , Daubis-
son, l.ycll, noil escliiso lo stesso Slenone, coiichiu-
deiido — I. cht! qiieslo illusire aulore luni^i di aver
concepilo la stessa teoria de' sollevamenti de'modcriii,
lie alliibuisce la causa a' vulcani a' lieinuoli ed alia
corrosioiie delta base de'tenciii prodotia dalle acque:
2. clu; vi 611110 de' lerreni inclinati , iion gia prrche
sofTersero disldgainculo, ma perclie Furoiio in tal giiisa
formati: 3. che i soltcvamenii delt;> caleiie lic'niiiili
sono ipotesi non adoHabili, e quindi debbono nget-
tarsi: 4.. che non possono nogarsi gl' mnalzanienli
di rocce plutoniche , ma che essi sono un prodoUo
delta slcssa causa dell' eruzioni vulcaniche: 5. e che
i craleri di sotlcvamcido din'ciiscoMO da (inclli di < ru-
zione, per essere qucsli uliiuii formatj dalla cailula
3
18
di materiali incoerenli , che prcndono la forma di
cono tagliato alia soinmila: menlre i primi sono il
prodolto della roccia plulonica la quale innalzandosi
rompe il suolo circoslaiile ; ed in queslo il nosiro
socio era d' accordo con quanlo io slesso a 20 luglio
18i6 avea su questo proposilo detlo nella mia ine-
moria, illuslrata di analoghe figure (1),
Ed in effetto , maggior sobriela nello eslendere
quella leoria, la renderebbe ineno soggella a forti
contradizioui , die spesso vctigono a snienliria del
tulto. I sollevamenli sono innegabili in moilissimi
luoghi ; e nello scorso anno di uno feci io parola a
quesia raguaanza, il quale non luugi da noi e aperlo
nella cosla meridionale del nostro golfo ; ma voler
poi riguardare per sollevamenli quelle inclinazioni di
slrati e di rocce, che a ben' allra cagione debbono la
loro origine, e un voler dilalare di troppo i princi-
pi di questa leoria.
Aggirandomi, nello scorso anno, pe' conlorni di
All, di flume di ISisi, e di Tauromina, e descriven-
done le geognosliche condizioni (2), non polei non
ricercare nella mia menfe il modo possibile di loro
formazione. E sebbene la roccia principale in quei
luoghi e Io scislo argilloso , pure la mescolanza del
calcario, e di una pudinga, non che la presenza del
gesso , dellt) una voila primilivo , ne cosliluiscono
una formazione rimarchevolissima, e che assai mala-
gcvole ne rende il poteria riferire ad un' epoca fissa,
nelle serie geologiche. Imperocche osservando la varia
(1) Su'craleri di sollcv.nmenfn o ill cnizione Mcmoria
lella iKilla lorn/ita del 20 lii^li,. IS'iO.
(2) Sulla formazii)iie dcllo scislo di Ali — Mcmoria lella
nella (oraala del 12 aijoslu ISil.
19
glaoiliira de' calrarii Mil e rosso , tli grana semicri-
slalliiia, «>;iunsi aii assiriiranni die essi soiio goinilo-
lati e conlenuti entio hi roccia principale dello sci-
slo: e die la piidinga ed il calcario giallastro sono
posteriori a quella fonnazione.
Ma ijiicsli caicarii cosi awoHi nollo scisto di-
moslraiio aver essi esislilo pnma dio qiidla rocna
li api;loni(>r;i.sso seco; e so osr,i nell' aspetto, e nella
slniKdra si avvicinano a qnd di Tauromina , da noi
diciiiarali ddl' opoca giiirassica , lo scislo di All di«
verrohbc una formazionc di piii rccciile dala; lo cho
noil polrelihe per nulla ainmt'llersi , considerandolo
nel rapporlo die maiHione colle vidne rocco ddle
pelorilane montagno ; hisngnava , perlanlo, ricercare
allri caratleri per assicurarsi della vera condizione
cronoiogica di queslo tcrreno. E qui la esteiisiorie
della Geologia ha giovalo non poco ravvicinaiido ai
iniiierali la influcMiza del regno organico, ndTasse-
gnar con qualche cerlezza i! posto die lor conviene
iJcH'ordine di succassione geolo^'ica.
La presenza delle ammnnili e delle beleinnili ,
oltro a' caratleri ed a' rapporli di giacitura , lia con-
triliuito non poco a riferire al pcriodo gimassico i
caicarii di Tauromina. L' asseiiza tolale di organici
ne' caicarii c nulla pudinga di All, e quella die to-
glie ogni dubhio, a Tar rimoiitare (juella graiide for-
mazione al perioilo di Irdiisizione , <> aliiieiio al piu
aiitico lie' Icrrcni si'condarii . vale a dire Ira' sisteiiii
dell! Slate e Silurian degli inglesi mnderni.
La presenza , poi, de'sulluri melallici in questo
sucio, c stala da me riguardata come la causa del
rinvenimeiito del gesso iniinez/ro al calcario delle grolte
di Creso. La loro dcconiposizicne produceinlo ii nm-
tamentu ilrllo zulfo in acido soH'orico, la roccia cal-
20
carea logliellala si cangiava , al conlallo di quollo ,
in calce solfata senza pcrdere la »lriiltiiif> sckstoide,
Lo slesso argoroenlo reggeva pe' solfali di allumina
e di ferro, taiito comuni in quei luoghi, e che ven-
gono spessissimo alle superflcie dello scisto in forma
di efilorescenza giallo-verdaslra. Contenuti poi tjue-
sli in seno alia roccia slessa dello scisto , si van
mescolando alle acque di que' bagni, de' quali la vera
sorgente dalla menzionata roccia provitM)e.
Gercando finalmenle la spiegazione di tutte le
varieta di slralificazione, non che delle curiose con-
torsioni della roccia stessa dello scisto , ho dovulo
allonlanarmt dal comuue ricorso a' sollevamenti; per-
suaso da'tatli, che non potevano mai da quel feno-
meno esser prodolii. Ho creduto anzi piii amniissi-
bile spiegamenlo qucllo dello slato di raollezza , e
quasi di melma dello scisto, sollo I' impero delle ac-
que, agitate dalle correnti che vi trascinavan denlro
i maleriali de' gia forniali terreni ; dal che avvenir
ne doveva un riuiescolamenlo ed un' impasto di masse
solide e mehnose ; le quali , prendendo poscia con-
sislenza , porlavaiio ind('l<'l)ile il caratlere del disor-
dine e del miscuglio di tauti maleriali, agilati e spinti
da polenze diver>e, nel tempo ch' era molle la massa
principale che li awolgeva.
Quale vastila non dispicga essa ia storia natu-
rale in queste sole geologiche ricerche? Lo sludio
de' ininerali, il loro aggregalo in rocce , il mode di
Joro giacilura, il livedo, la inclinazione, il rapporto,
e poi la colleganza col regno organico, I' csanie de-
gli csseri che vi ligurano. la durata di loro vivcnza,
la loro scomparsa, la soslituzion loro, le rivoluzioni
cui la scorza del Globo e andala soji^etta snno
q'icsti oggetli die noH'csieso cerchio son conipresi
dalle geologiche eserciUizinni !
21
K se tale e la estensione della Geologia , che
direm not del ramo piii sublime delle scienze fisiche
e iialurali ? lo dico dell' Astronomia ? Non solo ella
e vasta per se stessa , abbracciando gl' innuincrevoli
sistemi delle sfere che popoiano lo spazio , ma si
serve delle osservazioni de' rapporti di queste stesse
sfere co' movimenti dtdia terra , per delirminare le
lalitudini di qiiesto noslro pianeta , e scgnarvi la
fsatta superficie delle terre. Cosi ha fallo il socio
nostro corrispondcnte '>isliano Peters; il quale iavo»
raiido in Suilia per moiti anni, unilamenle n\ baro-
ne di Walti-rsbausen sulla carta topografica dcH'Elna,
non ha lasciato di costruirci conleniporaneamente la
mcridiana nel tempio de' Gasinesr, e ci lia rcgalalo,
non ha guari, una pregevole inemoria (1), sulla la-
titudine esatta di Catania.
In questo lavoro ei si prefigge di detorminare
questa lalitudine geografica , per mezzo de' passaggi
di stelle zi'nitali , osscrvati da lui nel 184'1. Tale
metodo , indipendcnte dagli efielti della refrazione ,
inventato da Roomer nel secolo XVII, e condotto
alia sua perf(!zione merce i lavori geodetici di Besscl
e di Struve, e stale adoperalo con niolto successo
dallo egregio noslro socio , per coiiseguire il suo
oggetlo.
Dope numerose ed accurate osservazioni . non
trascurando alcuna di qu<'lle penose prccauzioni, lanio
necessane nclie intraprese di sin.illo genere, e p'T-
veniilo a oorichiiidcre « la lalitudine geografica , del
cenlro della cupola de' padri Casinesi di Catania, es-
(1) Mcmorin sulla Lililniiine froografica di Calaiiia cc.
del (Idll. (Irisli.iiin Knriiii Icdcricd I'clcrs , socio coiri.spnii-
(li'iilc (Icllii Gioenia — jHL'^ciil.ila all' Ateadeniia in aprile IJS'ifS.
22
sere» 37' 30' 12" 78— Rifcrendo i! cpntro tlclla cu-
pola alia lanterna del molo , die ne dista 406™3
verso sud, e QGl^O verso est, ha trovalo che la la-
litudJDe della lanlerna del molo si e 37° 29 59' 6.
Or il capitano Smylh, molli anni sono, avea deler-
minato la lalitudine di quesla lanteriia, c I'avea rin-
venulo di 37" 28' 21''; parai^onando il sig. Peters
questo resullamento , con qiiello da lui stesso olle-
nuto, Gonchiude che la lalitudine di Catania, deter-
minata dal capitano Smith debba essere aumentata
di r 39 6 e percio esser Iroppo piccola quella che
sin' ora era slata additala.
E siccome ncllt^ migliori carte, dalla posizione
geograOca di Catania dipendeva sernpre quella di
lutla la costa orienlale di Siciiia, cosi ci provera, che
la superficie di quest' l>ola si trova aumentata di una
striscia di terreno larija un miglio e mezzo, e lunga
quanto e la dislanza dal i'achino al Peloro.
La latiludine di Sicilia che taiilo influisce sulla
benignila del suo clima, e quella appunto che cosi
ricca la rende di vegelahili produzioni; le qiiali pro-
prie, talvolta, per se stesse di diverse regioni, veg-
giamo tullavia abilar come indiiienc ne' varii siti di
quest' Isola, ed a lal riguardo ci e dato riconoscere,
che non e la sola sua anipiezza che rende la storia
naturalc obiolto interessanle ed ammirabile , essa e
adilippii'i dileltevole e grata per la variola degli es-
seri cho assoggella a I suo studio, « varielate gratam.
Quanio non se ne scopre in falli nel regno ve-
getabile? E qual dilelto non arreca la Bolanica, ra-
n)() vaslissimo della storia naturale , nello studio e
nella dcscrizione delle pianle ? II socid nostro prof.
Francesco Tornabene , intento a compilare la Liche-
noi^ralia Siciila (1) , lavoro lulto nuovo in Sicilia ,
ha sapiilo con allenlo Si^uardo raccorre, distiiiguere,
descriver<' c disegnare in apposite tavole uii iiumero
noil iniliirorcnte di Licheni , nell'ambito deJI'Elna,
noil che in quello delle siciliane montagne rinvenu-
li, e li va puhblicando per decadi. La prima di que-
ste , presenlala all' Accademia contiene le seguenti
specie — Umbillcaria pnslulula., U. polyrrhizos. En-
docarpon Gnepini^ E. miniatum. Pertusaria commu-
nis. Collema nigrescens. Lecidea confluens , L. geo-
graphica, L. vesicularis, L. immersa. 1 disegni co-
lorati al nalurale , che accompagnano quesia prima
decade, con mollissimi allri, sono opera <lel giovane
Ceci catanese, di cui si piange la immalura morte ;
essi furono ammirali da' primi bolanici del secolo,
nel seltimo congresso degli scienziali ilaliani in IS'a-
poli, e sono stali incisi con accuralezza e prccisione
dal noslro concilladino Mario Sciuto.
II nostro socio si e servito della lingua lalina
nelle descrizioni di quesle cellulari, e volesse il cielo
che si persuadessero una volta i naluralisti delle va-
rie nazioni del raondo ad adoltare quesia classica
lingua, onde farsi comuni a lulli le opcre, che scrille
in tanti diversi linguaggi restano di sovenle seque-
strate nelle natie provincie, ed ignorale da'piu!
Diletlevole egli e al certo lo studio delle pian-
te nella diversita die dispiega il vasto regno vege-
tabile; non lo e pero meno qiicllo della zoologia. La
varicla che essa prt'sonla ueile diverse classi degli
aniinali o lurse anche ma:ri:iore. Baslcrebbero i soli
ordiiii di quelle della [irima gran divisione , ossia
(1) Li(;hcniii;ia|iliiai' Siciilae tlccas 1. presenlala iirlla
lonialu Jcl 1-' Agoslo ISil.
24
de' vertebrali per provailo. Ne' mammireri i bimani ,
i quadrumani, le fiere, i rodenii, i bniti, i pachider-
mi, i ruminanli, i celacei. Mejili uccelli i sparvien ,
i passeri , i rampicanti , le i^alline , i tiampolien . i
palinipedi. Me' reltili, i cheloniaoi, i saiiri;ini, ^li ofi-
diani , i balrachiani. Ne pesci , gli acaiiioptirigii. i
malacopterigii, i lofobranclii, i pl( Itogn.iti, i coiMlrop-
terigi...Qual prodigioso numcro di I'amiglie iion cun-
tengono qiiesti ordini, ed ognuna di esse quanii ge-
neri, quanti specie in fine? Eppure son po(b( le va-
rieta ne' vertebrali poste a! piUo di quelle che pie-
sentano i nQollusohi.
Di quesli lia fallo suo parlicolare studio il so-
cio nostro A. Aradas , neil' idt-a d' illtisliarf la sici-
liana Malacologia. Alle lanle sue memorie ptibblicale
negli atti di quesia Sociela, allre ne ha aggiiinto in
quest' anno.
INella prima di esse (1) si propone di descrivere
le conchiglie fossili da lui raccolto ne' conlorni di
Messina, e nella contiada di Gravilelli; ove non me-
no di otlanta >pecie ne ha rinvcnulo. Ognuna di es-
se egli dislinlamenle riferisce al ris|ietlivo genere ed
alia .specie , distingnendone qiielle che per peculiar!
caratleri possono nguaidarsi per iiuove; ne lascia di
far parola sulle mollissinie microscopiche , dette gia
polilalainiche e forammfere , ma che , secondo le
nuove retlilicazioni sislematicho non gia a' molluschi,
anzi a' zoofiti vengono ad apparlonere, sollo il nonie
di Rizopodi.
Fieterisce per tal molivo di noviTarle in quclla
mcinoria malacologica, e le riserba pel poslo che
loro si addice.
(1) Leila nella lornala del 18 scllmihre 1817.
25 •
Tralasciando di cnunierare tulle le specie indi-
cate in qnol cafalogo, citeremo le sole novellamenle
dal iio^liM >(u-io (itscritte, cioe: Pcctimculus Grossi,
Auricula Do Sangro — Rissoa affinis — R. carinala.
H. Grav/if/hiiais — R. wfcrmrdia — R. rugosula — R.
suhfiohita — Trochun tminduliis — T. cinthralus — Pld'i,-
rolotna niiniiinni — Biicciimm elegantissivium — li. Te-
slCB — Oltrr a qiieste nuove spocie altre se ne descri-
vono, iHKive per la Sicilia, hencho conosciiite d igli
aulori , come la Hingicida slriala Phil. — Dentaliiini
oviih/m I'll. — Culumbella Graeci Ph. — Fusus sea-
Utris ( Alurcx ) Brorh — TrocJivs crisjmlus ^h. — Tor-
nalella puncldlo sulcata Ph. — liissoa claihrata Pii
Nt'll' allra mcuioria (\) . JiMza 'li qiiello di ;na-
lacoiogia siciliana, gia piit)blicalc, ei Iralta di laiuiii
iiuovi molliischi nudi di Sicilia; e dopo una elalm-
rala i^d oppnrtiina inlrodu/.ione passa a de^crivi'ie ui)
vago mollnsco del ujan^ di Catania, il qualf, per la
pcculiaio disposizidsie e lorma di-lle branch ie , 0(M1
poiifbbe apparleiiere a' gctieri EcAis, CavoHna. 'I'cr-
gipes e Flabellina] e merilerehi)e foise esser ngu ir-
dalo come genere nuovo , o come divisione alm^'iio
di (picllo i|{'ir/i'o//s; del q.iale, .>econdo Lamark an-
che yli allri ire gcncri sarebbero divisioni sollanto.
11 socio oosUo SI 0 conliiilalo per ora chiainaiio
EoUs digilala\ se poi si polia acceltare per tipo di
nuovo genere , amen bbe dislingiiorlo col iiome di
Jocnia rubro-branchiatn. Delia Fiilidia poi , di cui
non erasi mai dello, essiTsi Irovata in Sicilia, almne
n'love specie na dcscrive, cioe la Plidlidia pajiillosd.
Ph. Flaxm^ Ph. depressa , e chiude la meiU'Tia la
d'iscruioue d' una imova specie di Deride , chc ba
nominaU) Doris jmlchella.
(t) Leila iiella lornala del 2') iiovcnibrc li)41.
26
Conlinuando , lo slesso socio Aradas , il suo
(( Prospetto (lella storia della Zoologia di Sicilia del
« secolo XIX" » ci ha dalo in quest' anno la terza
memoria (1), che abbraccia i Iravagli malaoologici
del sig. Ganlraine, sopra Je nuove specie di moliu-
schi, che fan parte dell' opera malacologica mediter-
ranea e litlorale, non che sul coafronlo delle conchi-
glie che si trovano nelle colline subappennine . con
quelle che vivono ne' nostri mari / passa indi a dar
ragguaglio del primo volume dell' opera del sig. Phi-
lippi da Berlino su' raolluschi di Sicilia , notandone
le novita, si bene che gli equivoci e gli errori ; e
Iributando la giusta lode all' autore di quell' opera ,
dopo la quale pareva non restar altro a fare per la
siciliana roalacologia , da conlo di ben altri lavori
in questo vasto ramo di storia nalurale ; quali sono
quelli del fu barone Bivona , pubblicati in Palermo
dal di lui figlio: quelli del prof. Maravigna Del suo
catalogo de' molluschi di Sicilia: quelli del barone
Andrea Bivona sul nuovo genere Cumia: benche il
nostro socio laccia osservare , non poter tal genere
restare nella scienza: di allre specie dello stesso Bi-
vona riguardate per nuove, che non possono per tali
rilenersi, ed all' incontro di molle altre che lo sono
in effetlo. Si intrattiene finalmente sulle osservazioni
di nialacologia del prof. Oronzio Costa , con quella
critica iniparzialo e pesata, che sin dal principio ha
usato in questo interessanle lavoro.
Ramo diletlevole della storia naturale e dunque
la zoologia, per la variela degli esseri che va disco-
prendo a varietate gratum w nia la diligenza che usa
uelle osservazioni questa scienza le la scoprire novita
-I
(\) IVosoalala ik'II.i (oniala del 10 liigliu 1S47,
m
tali che allimno la curiosila dol filosofo; e la nalura
slessa sembra die si dilelti di prcstare oggelli , i
quali allonlananrlnsi dalla ordinaria regoiarila e sim-
melria, laiilo diffusa noi;li esseri del regno organico,
riescono per so sicssi singolari e curiosi « diligenlia
saepius curiosam ».
Qu(^sle deviazioni daij' ordinario andamenlo della
conforiiiazioiie , sono slale chiamale nioslruosila: e
trascurata per lungo tempo , sono divenule in oggi
rilevaiili ohjellj di sludio pe' lisiologi , e non iieve
scliiaiiditiilu lia rccatu i.i l<Tatologia aile moderne
teoiie sulla lormazione. e siillo sviliippo degli organi
e de' sislenii neila complicala inacchiiia deli'uomc
Uno di (piesli mostri, singolare al certo per la
somma delle anomalii- che presenlava non e sfngiiilo
alle ricerche aiialomichc del socio prof. Reguleas (1).
Era queslo un IVto umano, il quale dacche venne
alia luce, non visse al di la di mezz' era, e presen-
lava le seguenli moslriiosita. ^elia parte mediana
della faccia era notevole la niancanza di gran parte
della fronte, del naso, delle fosse nasali e lore parti
annesse, non che della parte media della mascdla
superiore ; per ciii le due orbilo ne formavano una
mediana e cenlrale. Le quallro palpebre concenlra-
vansi a circolo: i due occhi erano poco sviluppati ,
e fra loro quasi in uno riuiiifi da formare un' occhio
doppio; da! che tic derivava un vero ciclope. II cra-
nio era penelralo di un' unior sieroso, che produccva
edema alia te^la ed jdrocel'alo: II cervello era im-
perlelto e mancava di taiune sue parti mediane. INei
(1) Doseriziono di iin Cicl»pn ((ovvrrn di iin innsiro uma-
no cicliMrr.do oc. V, MtMiioriii liMl.i iicllii loniiila del di 16
dici'diliii' 1 8 41.
28
membri suporiori apparivan mostninse le avanhraccia
e le iiiani : maiicava il raggio , le prime due ossa
carpiaue il priino raetacaipiano del pollice ed il poU
iice slesso, e quello della seconda /alange deH'indi-
ce; maiicanti eran pure e muscoli e vasi, e variabile
la dislribuzione de' uervi. INell' insieme i mt-mbn su-
periori eran piccoli , e la mano quadridigitata c di-
sposla in mouo innormale. Ghiusa soopnvasi I'e.slre-
niila iiiferiore dell' intestino rello , e cambiala in un
cordone fibroso e denso, impervio I'ano.
Esseudo Id maggrore moslruosiia nella testa ,
questo felo cosliluiva cio che dagli autori e slata
chiamata ciclopea, nio?iopsia, nionoco//a, monoftalmia,
symphisopsia, sinopsta, cic/ocep/ialia, in somma mo-
slruosiia per un sol' occhio , o per riunimenlo o fu-
sione di due occhi in uno.
Dopo la diligenle osservazione e distinta descri-
zione di tutte le anoraalie di quel mostro , passa il
noslro socio ad esaminare a quale specie debbasi
riferire, nella classiflcazione teralologica; e motivando
di volo sopra quelle di Bufibn , di Bonnet , di Blu-
menback di Meckel e di Brechet, si ferma su quella
d' Isidore Geoffroy S. Hilaire, che lo siluerebbe nella
classe I" de' mostri unitarii, ord. 1" unitarii autos-
sidi, Iribii IV, famiglia I. ciclocefaliani , genere A°
mostro ciclocefalo. Veneudo poi alle ricerohe fisiolo-
giche il prof. Reguleas riconosce in quel feto una
serie di arresli di formazione e di sviiuppo. E la
mancanza del naso e di molte parti annesse a' mo-
vimenti della strullura dell' occhio, quella del raggio,
dt'lle ossa carpiane e del pollice , sono le prove di
altrellanli arresli di formazione: come del pari sono
arresli di sviiuppo 1' imi)erfezione dellc paipehre , la
picciolezza de' due occlii , la resuillczza deli' u»so
29
fronlale e de' mascellari superiori , e la imperfora-
zione dell' ano.
Siegue egli con uguale accuratezza a dar spie-
gaiiietilo del rt'slo delle anomalie che rendon singo-
laie, 0 rarissimo almeno questo inoslro, e non lascia
di uidaguic fiiiaiiche , con analomiche e patologiche
vedule, se (|ut'l ft^to poteva vivere qualche tempo, a
dar appoggio .ill' anlica favola de' ciclopi; l<; che egli
prova essere slalo impossii)ile per lo slal" atrofiro
di laiune parli , e pel disordinalo orgaaisiuu di
allre
In tal modo progredivano i lavori accademici ,
allorche la Sicilia reclamava I' anlioa sua ooslituzio-
ne. L' inevilabil frasluono che accompagna le rivoiu-
zioni , se ha per qualche tempo inlcrrotln i noslri
travagli, non ci ha pero di.stollo da' predilelti uusln
sludii; abbiam polulo anzi scorgere per fssi, che I'or-
dine civile che I' uomo in sociela ha prescelto pel
suo genere, e quello appunto che la nalura dispioga
in molte delle classi inferiori del regno ammale. Hi-
cordiamoci de' castori , di quelle lante I'amiglie di
operosi animali, che divise, inahili sarebbero per se
stesse a difendersi dalle inlempc rie e da'nemici; riu-
nisconsi in societa ed alaeremente cooporano insieme
a coslruirsi una sicura dimora ; compito quindi il
lavcro coniuiie, ogni famiglia ha cura privala di mu-
uire la di:>liiUa sua siuLi<:a , cd a piocuraic di che
vivere in pace. Unite sempre a' bisogii: comuni , al
riparo de' guasli, alia difcsa della Tril)u; divise nelle
separate dimore , ove ognuna si regoia con h'ggi
private dou e qucsla la vera idea di una lega di
popoli ?
E non veggiamu noi iicHi' piccolo Api ^c apibiis
30
quanta experienlia parcis I » la imagine di un cosli"
luzionale governo? Una popolosa tribu anzi una na-
zione si raguna solto un polere eseculivo, depositato
nell'individuo da essa voionlariamenle prescelto, anzi
allevalo e custodilo: ha essa le sue leggi die danno
1' incarico rispetlivo ad ogni individuo delia Iribu, ed
alle quali non si osa conlravvenire per nulla. Kel!e
varie incombense delle api operiere ben si ravvisa
r altivita di un popolo che concorre colla variela
delle opera ai manlenimento dello slato ed a! pub-
blico benessere: il moviniento commerciale in quelle
che traggon da'fiori quanlo giova al piil)blico biso*
gno: il cambio reciproco del travaglio in quelle che
allegeriscono dal peso delle raccolle provigioni le
slanche compagne: il dovere di niilrire le allro, cui
e data la cura di vegliare sullo sviluppo de' figli, e
di allevarii: le arli e le scienze poste alia prova ed
onorate nelle fabricalrici delle geometriche e mira-
bilmenle disposte cellule de'favi: tulle, benche in
separali ufficii, lavorano; tulle sono uhidienti alle
leggi da loro stesse prescrille, e delle quali la ese-
cuzione e affidala all' individuo, di cui la sola idea
che esiste immezzo a loro, le liene riunile iiisieme...
E qual sara, se non e questo il vero emblema del
governo costituzionale dell' uomo ?
Si, o Signori, la nalura stessa e quella che
addita questi esempii al capo d' opera della creazio-
ne: egli non ha fallo che modificare e adatlare alle
sue diverse sociela i pnri detlairii di quesla madre
amorevole; e se ha volulo talvoila deviare dal .-en-
tiero che essa gli ha aperlo, ha operate allora con-
tro la propria felicila, e si e fabbricalo una serie di
disaslri e di aflarini.
31
Noil cosi la SiciHa / riprislinanJo essa le savie
leggi della sua cosliluzione , rende il ben' essere ai
suoi figli, e proleggo cd agevola i nostri sliidi , li-
bero campo preslaudo aile accademiche nostra eser-
cilazioni ncile scienze natural!.
IttLLA
HIPPURITES FIIETISII
DKI. SOCIO
IMUUES60R CAHLO GK.MMELLARO
lETTA SELLA lOllRATA OBDIKAnU DEL 28 GIIGNO 1848.
J t»t*fj.tt> + f±t*tl.*tii*.+ ±if +.+ ** + ♦+**+*•!■**♦ + * + + + + + + + **♦♦♦**♦**
M v< >yv< w \* X* v/ \' y* y x* v Xf >' >> s' v y v y ' v w >> > ' >'f y ' >'>'%' 55
SOPRi lA IIRIETV
DF.LL4
S22S'S'^aia!J'^3 S<D'm!?2S22j «iiU1Baa<&
Trallando altravolta di un nuovo genere di Polipajo
fossile , ehl)i occasione di parlare deile Ippuriti, do-
vendole meltere a paragnne col mio nuovo organico,
cui era parso a laluiii doversi riferire a quel genere
di Rudista. Mi Irovo oggi nella circostanza di dover
di nuovo rimuginare laie argomcnto, nel descrivere
una Ippurile che non e stala rinvenuta nel solito
silo di Pachino, ricouosciulo qua! miniera d' Ippuri-
ti (1), ma bensi ne' contonii di ludica, o a nicglio
dire , nel basso delle coiline di Torcisi ; e che da
una prova di piii per riferire quel terreno alia for-
mazione della crela (2). ■ ' w .
(1) Danbeny Scliclcli of Ihp gpolojiy of Sicily, p. 25.
(2) Sill lerrnio di Carcaci e <li Troina — Allli accailcuiici
vol. li. ['ai;. I9.> sof?.
Elemeiili di Gculoijia del prof. C. Gemiiit'llaro, p. 159.
36
E prima di venire a qupsia descrizioiie , rilor-
nando al cennato argumeulo, uiio qualche paioia, in-
lorno al vario raodo iu che sono stati ri^uardati
questi organic! fossiii.
A quaiito rderisce il sig. Parkinson (1), e con
esso i fraiioesi scrittori (2) , non che pur allri ^ i
qiiali deile Ippuriti han Iraltalo , seiiibra cLe il pri-
mo a dislingiiere questi esseri , sia slalo il barone
Sicot de la Feyrouse; il quale viaiigiando pe' Pirenei,
nejle vicinanze di Monlferrand e Jougraiide, dipar-
limenln dell' Aude, le trovo ncllc rucce calcarce, ag-
gruppate con delle oslriche e varie coralloidi, c co-
nosciule dagli abilanli di que' luoghi solto il noine
di coriii. I tramezzi calcarei che osservo nel loro
inlerno lo indussero a crederle nuove specie di or-
toceraliti ; non oslanle che vi avesse egli stesso co-
nosciulo un'opercolo che chiudeva 1' ultima, creduta,
concamerazione (3j.
Bisogna avverlire pero che 1' abb. Forlis sette
anni prima di pubblicarsi la disserlazione de! signor
de la Peyrouse, stainpava in Venezia, i suoi Viaggi
in Dalmazia; ne' quali afeva delto che « passeggiando
« intorno alle abilazioni di Rogosniza , mi tocco di
« scoprire in una dura roccia niarmorea un fossile
« curioso, molto somii;liante un coriio; e mi ricordo
« aver osservalo nel museo pubblico di sloria natu-
« rale in Padova , un pczzo della niedesima specie
(( sutto il tilolo di cornu raccinum. In penso lullavia
« che il fossile ceratomorfo di Hogosoiza, come I'al-
(1) Ori^anic remains of a former AVtulil. torn. 3. f>. 118,
(2) l>ict. tliissiq. (I' Hist. nat. voce Hipiiurilu ec. ec.
(Ij) l'liili|i|)i i'icDi do ia I'cyrouse — de iKivis quibusdam
i)illiuf.(,ruliluia cc. disfrtatiuiiciila. Eriang IISI.
37
tt Iro <li PailoTci , sono orloceratiti , di eui le specie
« sono oramai perclule , o i;he sono il prodolLo di
s piu remoli niari. Direle forse die il uome di or-
« toccratile non si adatia ad un I'ossile curvo: io soiio
« del parer voslro ; e potele cbiamarlo, se volele,
« campilocerales (1) ».
Lo stesso sig. Parkinson cila la tav. 1* ed 1!"
della Mantissa di Spada (2), come corrispondenti alle
fli;ure di La Pey(oii>t' , e descnlle da quell' ilaliano
aiiloie nc'seguenli termini uLapides monslrxiosi — ba-
si rolundata in medio concava: mar()ine piano, la-
tiludine unc r. longiludine tine, rii, crass, unc.n.
jumenii rnvjulam repraescntaiiles, in conum fastigiali,
tribus praeserlim fusciis antiqud^ parte horizontaliler
dislincta. qiiarnm umK/naoi/iie verlicalibus linois striata
est, poslica vero linets punier terticalibus donala » ec.
Pare cosi che la priunla di scoperta della Ippurite
appartenga all' Italia , e non gia alia Francia come
>uolsi prelendere.
Nel 1802 W. Thompson scrisse uua meraoria
snpra un nuovo fossile detto cornucopiae (3j da lui
Irovato nel calcario di Pachiuo in Sicilia ; e qui'sto
teslaceo fu percio qui cbiamato per mollo tempo cor-
nucopiae di Thompson ; e collo stesso nome se iie
niostravano gli esenijjlari nel gabinetto del cav. Gioe-
ni, ogi;i acquistalo daila nostra universita.
II sig. Parkinson nel secondo volume della sua
opera, pubblioalo uel 1808, cosi descrive la Ippuiile
(1) Viaggi in Dnliniisia — Vciit'zi.i 1174. pag. 1i)9.
(2) Calal. Lupiduiii Vci'uu;uua>aai uc. _ Vciuuau ilJ^,
c poi 1744.
(;5) .l.iiirnal .le IMiys. 1802, lav. 54.
•1 'J lansazitini Gcolo^ di Luiulra. vul.
38
« Conch iglia drilla o conica, inlernamenle fornita di
« Iramezzi trasversi, e con due reste lateral! longitu-
(( dinali otluse e convergenti; I' ultima camera chiusa
a da un' opercolo ». Siegue indi a dare la sloria della
scoperta di essa, non che dei modi con che e stata
riguardala, ed e ferrao a non considerarla come Or-
toceratite. Le figure che egli da sono copiate da
quelle di La Peyrouse; ma delle Ippurili , che egli
annunzia arerne gli eSemplari non ne da alcun di-
segno (1).
Neila collezione del marchese di Dree si anno-
verano tutte le varieta descrille da La Peyrouse, avule
dagli stessi sili del diparlimento deii'Aude (2).
II sig. De France , nel diz. di scien. nat. alia
voce Hippurite, rapporta sette specie di questo testa-
ceo, da lui attenlamenle esaminate e descrille sopra
gli slessi esemplari , ed in seguito allre tre ne ha
rammenlato.
Due nuove specie ne ha nomenclato il sig, Des
Mulins (3); e nel 1829 altre ne descrisse il sig. De
liuch rinvenute in Germania (A).
II sig. Daubeny, parlando delle Ippurili di Pa-
chino , ne atlrihuisce la scoperta al sig. Thompson;
egli slesso molli individui ne ha raccolto, ed aven-
doli donali al museo dell' universita di Cambridge, si
aspettava che il sig. Miller polesse dall' esame di
essi dar degli schiarimenti sulla slrullura di questi
testacei; non e a mia notizia se poi in efielto il sig.
Miller avesse scrillo sulle Ippurili.
(1) Op. cif. vol. 2, pag. 119, e seg.
(2) Miis. mineral, on. pag. 64.
(3) D, — Laliechc^Man. Geol. p. 3o7.
(4) Bulcl. bibliograf — Aiinal: des Sciens. nal. tom.XVlII.
39
li sig. Dufionoy ne ha cilalo , delle specie II.
cornu pasloris di Oes Mulins , in cnorme quanlila
Del lerreno cretaceo di Perigueux e di S. Cyr (1).
II sig. Leopoltlo Pilla non manca di rapporlarne del
tcrrcno cretaceo clrurio , ma poco acconce ad esscr
definite (2). — Di allri che ban fatlo raenzione di Ip-
purili, e che non son torse pochi , non ho io alcu-
na notizia.
Fin qui non si e tratlalo che del rivenimenio di
questi fossili ; i sistematici non aveano da principio
comparso a dar loro alcun poslo ; si comincio dailo
assegnare ad essi an noma , e quello fu scelto di
Ilippurites; il quale quanlo si fosse adallabile ad un
teslaceo ciiiodrico, o conico, vuolo dentro, opercola-
to , e per Io piu aggruppato con allri del genere
stesso, od anche diverso, io non penso di esaniinare
per nulla. Ma venendo al poslo che nel sislema con-
chiologico doveva oUenere, gli fu dal sig. Lamaik
assegnalo fra politalamacei: avendo egli riguardalo
gli spazii fra 1' uno e 1' allro tramezzo, come conca-
merazioni, e trascurando 1' esierno del teslaceo man-
cante di regolarila di forma, di levigalezza e di ca-
ratlere qualsiasi dislintivo di quella famiglia. Egli ne
da la seguente descrizione a conchiglia cilindraceo-co-
(( nica , drilla o alquantc inarcala , moltiloculare , a
tt tramezzi trasversi. Un canale inleriore lalorale, for-
« malo da due reste longitudinali parallele, oUuse o
« convergenli. L' ultima loggia chiusa da un' opcr-
« colo (3) ».
Io non vorrci comparir cost ardilo da rimpro-
{K) Geo!, de la France cc. vol. 2, p. 33, e 36.
(2) Dislinziiinc del lerreno ciriiria oe. pag. G.
(3) Auiuiau.\ sans vorlcbros. vol. Vll. [(Uii. S96.
*0
verare per qiieslo il grand' uomo dtl suo modo di
vedere: e mollopiu quando ttovo die coloro i quali
hail pensato di meglio siiiiar quesli esseri sono in-
ciampali in piu serie inavverl( nze.
II sig. Ducrotay Ac Blaiiiville, credendo di rav-
visare analogia fra le Badioliti e Ic Ipptirili , non
che le Sfeniliti ec. le liuni Uille solto un nuovo or-
dine, che per sccondo appose alia ciasse 3* Acepha-
lophora^ col lilolo di liudisla , e colle seguenli de-
scrizioni.
« liudista; animalo complelamonte sconosciulo.
« Gonchiglia doppia, grossolana , eslrriormonle irre-
c golare , formala di dvc valve inegualissime , senza
« cardine ne ligamento ne impressione muscolare.
« Hippurite. Animale inlierameiite ignoto. Gon-
« chiglia grossolana , irregolare , doppia , aderente.
« La Vdlva inferiore di forma conica , piu o meno
« allungata, che comparisce lalvolta divisa, in certa
« parte di sua eslensione in moite logge , da altret-
« lanti Iramezzi trasversi, e piovvediila di un canale
« lalerale, forrnato da due reste longitudiiiali otluse,
« e quasi parallele. La valva superiore opercoli-for-
5 me, e che chiude 1' aperlura dell' altra > (1). E nel
quadro del nuovo sistema, amiesso alia sua opera
nel quale vanta slabilimento di caratteri inerenli ,
e rigorosamenle fondali (2) ^ pone le Hudisle, co-
me bivalvi a valve chiuse, cardine posleriore o ana-
/e, conchigha doppia grossolana.
(i) Manuel de Malacoloftic cc. ec. pag. 516.
(2) Table synoptiqiie — d' une disposilion sjslcmatiqiie des
coquilics, asscz ligoreusemenf elablie d'auprcs les caracleres
qui leur sont iniicrens, et cependant de manipre a concorder
avec la classification mctodiquc dcs aiiimaux dont ellcs pio-
vieiinent.
Tali idee del Blainvillc sono state esallamente
seguile da' com[)ilatori del Dizion.irio classico di slo-
ria naturale, all' arlicolo llippiinte; e neila lorza edi*
zione del reg7io aniinale del barone Guvier , si dice
ugualmenle, delle Ippiirili, di cui una valva o conica
0 cilindrica.... I' allra falla come un' opercolo (1).
Si vede pero chiaro come le classificaiioni del
Blainville sono contradiltorie; perche menlre in una
parte dell' opera si dicliiara senza cardino ne lign-
menlo (2), nclla lavoia sinoltica poi si rla per carat-
terc cardine posteiioro o analeU Ma principaloiente
impropiia e la base sulla quale esse poggiano: vale
a dire chc la conchiylia sia bivalve.
Bivalve, un teslaceo costiluilo di un tubo piu o
mmo ciiindrico, piii o meno conico, con un opercolo
iiiforine chc lo cliiude al di sopra? Cos' e dunqiie
una vulva? lo domanderei in primal Senliamolo dai
sistemalici. « Tcstarmn nativa paria , deter minatam
fi(juram, valvidas ill arum sinistras el dexlras; into-
rius dentatos cardincs ». Sono parole del gran Lin-
neo (3). Un pajo di coper chi ^ egli dice , di jiqiira
determinata: e quesla Ugura dielro la parola pajo,
s' inlende che non dev' cssere mollo dissiniile iielle
due valve; lanto che segue a dire, valvo/e sinislre e
desire; e finalmenle the son provvednle al didenlro
di cardini denlati. E per allro la [);uola laliiia lesia
per se slessa mdica coperchio duro, che i greci cliia-
mavano «Tpccxo».
Laniiirk dcfinisce ne' seguenti termini le valve
delle conchiglie. « Tutte le conchighlere sono ani-
(1) Regno Animal _ Tom. 2, png. IG. Edit. IJruxellcs.
(2) 0,,. cit. p. 51G. ^ , .,, ,,: (.,
(3) Syst. !Nal. Vorincs toslncna.
6
« mali testacei , rivesliti tli una scorza solida , ch' e
8 sempre formata di due pezzi oppusti I'uno all'allro,
c e costiluiscono la conchiglia interamente particolare
« a quesli animali )) e segue poi a dire a cosi la con-
ic chiglia delle conchifere e essenziatmente hivalve:
« essa e composta di due pezzi opposli, quasi sem-
(( pre giunti insieme vicino la loro base, per mezzo
« di un ligamento coriaceo , alquanto corneo ; che
« per la sua elasticila lende di conlinuo ad aprire
c le valve. II punto di unione di esse si verifica so-
ft pra una parte del loro orlo, e presenla una cer-
< niera: per lo piu Irovasi inollre assodalo da detiti,
« o prominenze testacee, che alia cerniera apparlen-
« gono (1) ».
II sig. Cuvier cosi ne paria « La conchiglia si
a compone essenzialmenlo di due baltenti di cui la
(( cerniera e composta di un piu o meno gran nu-
« mere di denli e di lamine, che eulrano in fossette
a corrispondenti (2).
11 sig. Denis de Monlfort , nel seguito a Buffon,
parlando degli acefali , dice « La loro conchiglia c
« sempre bivalve, cioe composta di due pezzi o bat-
« tenli, chiamati vahe , articolali Ira se per gingli-
« mo, ed i quali si pnssono muovere sopra una no-
« cella, sovente guernila di un certo numero di den-
« li; VI ha allresi presso tale nocella un ligamcnlo
« I'orlissimo, sommameiile elastico, siluato ordinaria-
« uiente neli'eslenio ».
Ma senliamolo dallo stcsso Blainville , ii quale
ne fa una divisione tauto ricercula. « Le conchiglie
(1) Op. cit. vol. 5. pnii. i\S:
(2) Op. cit. vol. 2, 1).' 74,
13
« tuI)iilosc son quelle il di cui diametro (rasvcrsale
« e minore considerevolinciile del knii^iludinale
d Le non lubulose si dividono in conchiglie compo-
d ste di un sol pezzo, e sono Ic univalvi: di un pczzo
(( principalc e di un' accessorio e sono le subbivahi',
« di due pezzi e sono le bivalvi: di due pezzi e un
t accessorio , e sono le tubivalvi : di un maggior
« numero di pezzi e sono le mtil/ivahi...Le conchi-
f glie bivalvi sun quelle cbe, come lo indica il ioro
c nome, non son I'onnate che di due pezzi, i quali
K son quasi sempre applicati su Inli dell' animale, e
a costanlemento in un rapporto piu o meno marcato
« cd lali stessi (1).
Or come va che dopo queste definizioni dalle
bivalvi, si e poluto concepire che lo Ippurivili potes-
sero associarvisi ? Gome mai un tubo , a che si ri-
duce in efrello tullo il leslaceo di questo fossils, non
essendo I' opercolo che una semplice appendice; un
tubo, io diceva , polosse considerarsi come vahaf
dov' e la forma di coperchio, di ballente, di valva?
dove il ligamento che lo unisce all' allra compagna?
dove il cardine? caraltere essenziale delle valve! dove
le impression! muscolan? dove finalmenle la lalerale
siluazione de' due pezzi voluta dallo slesso Blainville?
]3enche del luUo igiiolo sia 1' animale dell' Ippu-
rite , pure e facile a slabilire con cerlezza che non
era esso un'acefalo, L' avere un' opercolo e carallere
de' gasteropodi che Blainville chianio subbiralvi (2),
ed Adanson (l<Uo a\ea bitcslacei; ed inveio sono :;li
acefali che lorniano le conchiglie bivalvi. « TuUe le
■D"
(1) Op. cit. pag. 227.
(2) Op. cit. pa'-. 2W,
44
( conchii^^lie hivalvi , a qualchr gonere delle molli-
« valvi apparlengono agli acefali » dice il (]uvier (1);
e cio dipciule dalla sirutlura del loro ampio maiitel-
jo, die nella superficie superiore non si ridiice, se
non ad una m»-nd)rana sogreloria di materia calcare.
Se il lub(t dclie Ippuiili sarcbbe slalo sempre
conico. e alquanto depresso, allora I'orse potevan esse
avviciiiarsi alle radiulili, ma giammai peio alle hi-
valvi , per tullo quello che venghianio di dire: falto
sla pero che le specie di quella forma conica e bassa
sono assai rare , e le piij coniuni sono all' inconlro
coslituile da tubi ciliudnci, e luni;hi spesso da iin
piede a due , ed aiiclie a tre. Qual sorta di valva
sarebbe ella questa inferiore, rispelto alia compagna,
che debbe avere, come dice lo slesso blainville, co-
slantemenle un rapporto co' toi deli' animale in com-
pagnia deli'allra, che vi sta ugualmenle applicata !
Ora aitro e dire dt/e pezzi i quali sono sompre ap-
jilicati a tati dell' avimale , ed allro U7i opercolo che
chiuds I' animale enlro tin lubo ; fosse slato almeno
il tubo accompagnalo da piccole valve , come nelle
clavagelle , forse il nome di bivalve non vi sarebbe
slato male adallo!
Dippiii, que' tramozzi, quelle reste longitudinali
quale analogia presentavano colle conchiglie bivalvi?
Jjasciamo che il sii;. JJi .-.hayts le riguardasse come
lanii7ie di uccresciinenlo come nelie osiriche; noi ab^
biamo dimoslrato che cpipsli tramezzi sono formali
da lamine calcari semiluiiari , a bordi generahncnte
conv .ssi. ed indipeudenli d.d parole inlerno del tu-
be (2). Uua semplice appeudice, e posso heu dire poco
(1) Op. cit. vol. 2, p. 13.
(2) It' nil nuovo gciicre di Polipfljo fossilo — Alii Cloen.
Vdl. 3, bcric 2.
significanle , ha potato pel sig. Blainville stabilire
una divisione detla lubivahii, e separaria dalle bi-
valvt, e due reste longiludinali , e talvolta aoche
tre (1), od una serie di tramezzi, ohe ha illuso, non
diro allri , un Lamark ! e Car prendere per concame-
razioni i lore inlervalli , iion bastano per separare
d.illo hivalvi quesli losiacoi opercolali, e senza nes-
Suna caralteristica di valve?
Ma giacche puo ognuiio a suo modo riguardare
gli essen di dul)i)io carallcre, ed emanar su di loro
la propria opinii)ne, voglio anch' io avanzare la raia
sull' animale che potova I'abbricar la Ippurile; e pas-
so a considerarne ii tiibo , 1' opercolo , i tramezzi e
le reste ; per venire allc conseguenze che natural-
mente ne derivano.
Testacei tubifc^ri, allro che gli Annelidi, noi non
conosciamo fin' ora, se su ne voglia eccettuare il Den-
tale , perche e dubbio tultavia se debba agli Anne-
lidi riTerirsi, e si vuole riguardar per niollusco I'ani-
male del Vermelus, come fanno molli moderni geo-
logi (2); e quesli tubi non sono formati che di s(|tia-
me calcari sovrapposle le une alle allre, in maggiore
o minora quanlita; per cui, ora doppio nc e il pa-
rete , era tenue e fragile. II tubo delle Ippurili a
prima giunta senibra formalo di robuste file longiln-
dinali. e di una spesst-zza che supera di gran hinga
qualunque iubo di aunetide. Gnardando pero con at-
tenzione in taluni di essi , come nella Ippurile che
vado ad esporre a' vostri sguardi , si osserva che la
(1) Mom. cil. Aid Gioen. vol 3, scr. 2, lav. 2, fiiru-
r*.2, i, .S. G. "
(2) liliiiiulllo, 0[>. cil. pn^'. iST, c s.>ij;uciili. . , ■ '
strultura apparentemente fibrosa (I) e iin resultato di
una sovrapposizione di laminelte obliquamenle e tra-
sversalmente disposte; lalche la diflerenza che passa
nella disposizione delle lamine calcari de' tubi degli
aonelidi e delle ippuriti consiste, che nei primi esse
formano una serie di lamine concentriche intoino al
vuoto del tubo, e nolle scconde, che esse sono tra-
sversalmenle disposte, ed a guisa di raggi inlorno
al vano del loro tubo.
Jl Dentale elelanlino riunisce quesle due strut-
lure nel sue tubo ; quolla al di fuori non e mollo
dissimile da quella delle Ippuriti; la interna e a la-
mine concentriche come ne'Vermeli; cio che li Blain-
ville chiama slrullura fibrolamellosa; e a dir vero la
forma, la doppiezza, la struttura d«l dentale elefan-
tino non e molto lontana da quella di lalune Ippu-
riti; in queste pero, oltre ai tramezzi, havvi un'oper-
colo robuslo che nianca al Dentale ; esso ha la su-
perficie non solo bernoccoUita e con alcuni forami
ed incavature, ma in laluni individui ha una promi-
nenza convessa , ricuiva al quanlo in avanti; e lal-
volta nella parte inferiore che corrisponde al vuoto
del tubo, si irova un' allro prolungamento a guisa di
roslro, per cui da' naluraiisli biroslre quest' opercolo
viene appellato , e perloche de' I'ossili analoghi alle
ippuriti, ove quest' opercolo a due rostri e stato Iro-
vato intiero, si e fatto un nuovo generc detio Biro-
strites (2). In molti individui 1' opercolo e piano; non
{\) II sig. Blainvilie parlando Hi qiiesta strullura dice:
« che la slrultura fibrosa la romper la concliiglia piu facil-
mente nella direzione delle fibre che in quella delle lumine,
pagiiia 87.
(2) Lamark. vol. VI, parte 1, p. 235^- Clainvillo op.
cit. pag. 517.
47
dee assiciirarsi pero essere stato sempfe cosi sin dal
principit), porche (al rilrovasi in oggi; imperocche e
ben facile che il rostro sia andato via per smussa-
mento, o per urto o per altra qualsiasi distrullrice
cagione ; ed io vi faro osservare or ora, o signori ,
le Iracce di un' oporcolo , chc doveva avere il suo
rostro e le sue convessila, sebbene in oggi spianato
coinparisce nella supcrficie.
Un' operculo non inaoca agli annelidi tubicolati;
ed in testa >d Vcrmeto, uno se ne osserva , corneo
bensi e debole ma complelo, come lo chiaraa Blain-
ville (1), che alia morle dell' anin)ale s' incontra nel-
r abbandonalo tubo, divenulo come una laminetta
calcarea fragilissima.
Carattere essenziale dolle Ippuriti sono i traraez-
zi , che si osservano di quando in quando situali
lungo il tubo , con varii intervalli. Lo che , come
abbiara delto ha fallo rilerire questi testacei a' Poli'
talamacei. Ma e certo d' aitronde che non di raro
ne' tubi degli anneiidi si Irovano di tali tramezzi ,
benche di strullura differente molto; e gli animaletti
son pronti a formarii quando il tubo si rompo in
qualche parte posteriorniente: ollreche come ingros-
sandosi si van ritirando dal fondo, cosi abbandonano
la parte piii strelta della cavita, ed un tramezzo vi
van lasciando. Giova a tal' uopo richiamare alia me-
moria qutd che ne dice il colebre Lamark « L'ani-
« male della Siliquaria levandosi di silo entro ai suo
« tubo, vi si (rovan qualdie volta do* tramezzi tra-
« sversi (2). E parlaudo delle Serpule » i tubi che esse
(1) V. Duf^cs obscrv. sur la structure cc. de I'Opprcn-
le cc. Ann.il. del scicncrs nalurclics, lorn. 18, p. 'i'M, 1821).
Vi.) Turn. V. p. j;n.
m
« abitano sono sempre solidi calcari, apcrti all;i loro
« estremita anleriore, e fissati sopra corpi marini.
« Sono ordiiiariamenle conlornali senza rcgola: piu
a attenuali verso la loro base , ed offrono soventi
« voile qualche tramezzo che divide posteriormenle
(( la loro cavila inleriore in qualche loggia ines'ia-
B le (l) ». 11 Blainville nel Fermetus parla pure di
tramezzi non pcrforali verso la sommila (2); ed
il sig. Philippi, descrivendo lo stesso vennetus s'in-
carica del caraltcre de' tramezzi, e si esprime intus
saepe dissepimeniis concuvis, integris ^ 7ion perfora-
tis, divisa (3).
Le due, o tre resle , finalmenle, che lungo la
parle inlotna del lubo si discuprono, non possono ad
allro attribuirsi, che a parlicolar forma del! aoimale
che vi stava denlro ; ed al quale dovova in lulto
adallarsi il lubo che lo diTendeva. Cosi vediamo noi
in molte univalvi , come le milre, le ovalelle ec. la
colonnella solcata con varie slrie baslanlemeule ele-
vate sopra solchi proFondi, che sono dovule alia par-
ticolar forma delie ripirgalure del piede del vivenle
abitalore. Poleva quiridi benissimo quello della Ippu-
rite avere il dorso con due profoudi solchi che fian-
cheggiavano un bordo sollevalo, o due bordi, quando
ne erano i solchi longiludinali ; per cui la scorza
calcarea, adaltandosi a tali incavalure dovea prender
la forma di resle immancabilmenlo.
Or, se gli anneliili costruiscono un lubo calca-
reo, e vi lasciano spesso de' tramezzi , piii o meiio
robust! : se hanno un' opercolo, debole bensi raa com-
(1) Tom. V. p. 358. • ' •
(2) Pag. 432.
(5) Enumcrat. Molluscos. ec. pag. Ifio.
plelo: se nella strufliira molli di essi quella dolte
ippurili soniigliano , perdu'; iion |)o(eva cssltl' una
parlioulafe famii^lia di annclidi, o di aiiimali arialo-
ghi, quella che fabbricava le ippuriti? Ed esaniiiiando •
qucsto argomenlo per escliisione di parti, Irovianio
che un' acefalo , anche sedenlario , esser noii poleva
1* aniiDale della Ippurife: e lo abbiamo estesanienle
provato: un gasleropode ne anche: iie fa d' uopo ri-
peteriie le cagioni die ognuno a colpo d' occbio co-
nosce: e saicbbe superfluo lo enuiiieiare gli altri or-
dini di molluschi, che non potevano costruire un tubo
come e qiiello delie Ippurili. iNon restano cosi che i
soli aonelidi, a'quali possono quesli organici fossili
approssimare.
Un' aiiimalo, pertanio, subcilindrico, con due sea-
nelature ncl dorso ordinariamente : foniilo di breve
pallio laterale , a niembrana secretoria del calcarin ,
di che fabbricavasi il guscio inlorno intorno : con
opercolo robusto alia parte superiore del dorso, a di-
fesa della testa e delle parti aiiteriori del corpo , e
che crescendo abbandonava grado grado la parte in-
feriore, ed un frainezzo vi slabiliva onde appoggiarsi
rinserrandosi denlro, poteva facilmeute formare quel
tubo, che oggi Ippunte vien delto, se un' analogo
vivente fabbricalore noi osserviamo negli anaelidi lu-
bicolati.
Resta in tal modo tolto ogni bisogno di sforzarsi
a far resultare valva quella che non e : a cbiamar
valva inferiore un IuIjo pressoche cilindrico, e lungo
piu piedi talvolla, senza rintracciarvi mai il primario
carallcrc delle valve , vale a dire il cardine , la di
cui forma e composizione slabilisce principalmente i
varii generi delle bivalvi.
11 barone Do Bucb, vuol riguardare le Ippurili,
7
50
ed anche le Rudiste, per Polipaj: sara sua cura il
dimostrarlo. Finche non si conoscono le prove per
cui ad opera di polipi riferir debbesi jl teslaceo di
che si paria, io lo rigiiardero per fabbrica di un'ani-
male opercolato, cilindrico ed analogo al Vermelo.
Venghiarao ora al mio fossile, Esso vi sta solto
gii occhi, ed io ve ne presento la breve descrizione,
Ippurile, che difierisce raoltissimo da quelle che
ordinariamenle rinvengonsi in Pachino: tanto per la
figura , quanto per la qualita del calcario che inve-
stivala.
La sua forma e di cono rovescio , che inclina
al quanto a curvarsi ; dalla parte leggermente con-
cava e piu spianata , mentre dalla parte opposta la
convessita si continua per due terzi di cerchio rego-
lare. La sua base e ellitlica, noo piij di un pollice
nel diametro maggiore ; ed il cono va gradatamente
elargaadosi , finche giunlo a cinque pollici e mezzo
dal lato coHvesso , e a due pollici e sei linee dal
lalo concavo, presenta in taglio obbliquo , un' area
ellittica di quatlro pollici nel diametro maggiore , e
di tre circa nel minore.
La superficie convessa e striata da un gran nu-
mero di slretti e spessi solchi; e fra I' uno e 1' altro
di essi, Io spazio ne e scanelalo appena. Queslo spa-
zio poi non e piu largo di mezza linea nella parte
piu alta della Ippurite , e va decroscendo come si
avvicioa alia base , alia quale tendono anch' essi le
strie ed i solchi come a centre coniune. Nella parte
concava ei pare che la spessezza del tubo fosse slata
di mollo dirainuita perche di esso poche tracoe se
ne osservano , ed in queste si ricouosce appena la
struttura striata.
Quosta struttura poi nella paile convessa , ove
51
Irovasi Irasversalmente rofta , si nsserva cho si con-
linua per tuKa la doppiezza del tuhn ; si puo anzi
dire clie esso e formalo di tante lamine disposte a
guisa di raggi, la di cui esterna parle forma le sca-
nellature delle strie; e I' inlervalio fra I' una e I'allra,
o meglio , la loro commissura viene espressa al di
fiiori da piccoli e slretli solchi. Le lamine guardate
allentamenle compariscono formate di microscopiche
lameile disposte come lo piume di una penna/ dai
che ne segue che la scanelatura neile cennate strie
al di fuori non e che lo spazio dclla base del pic-
colo triangolo che formano Ic lameile, disposte come
di sopra si e detto. I\e questo e tulto ; le cennate
lamine, colla esposta struttura dardiforme, non sono
ugualmente direlte verso la superficie eslenore , n^a
alternano una coH'allra nella direzione: talche quelle
che presentano all' infuori la punta dardiforme hanno
a fianchi quelle che I' hanno direlta alia parte op-
posta.
La slrullura striata della nostra Ippurite nell' e-
sterno, le da a prima giuota 1' aspclto di un Polipajo,
che ad \iv\ AntophyUum o ad un C>jathophyUum lo
avvicinerebbe ; nel guardarlo pero nella parte supe-
liore, r occhio esercitato di un naturalists vi ricoiio-
scc le Iracce, non solo del tubo distinlo , ma del-
r opercolo, accompagnando i giri di quella specie di
scorza, quasi laminare , che conlornano la bizzarra
forma di questa appendice dell' Ippurite.
Avvicinando questa specie a quelle descritle dal
sig. Del'rance, io non trovo a quale potesse riferirsi:
ne ad alcuna di quelle che io posseggo, o delle al-
tre del Gabinetlo di questa Universita si rassomiglia,
ne a tutic quelle tampnco ohc nel Museo della Uni-
versita di Napoli il prof. Scacchi ha collocalo; deg-
52
gio pertaiito rivolgermi alia specie descritla dal si-
gnor Calullo (1), alia quale par che si avvicini , e
cbe vien descritla dall' autore ne' seguenti termini,
llippuriles Fortisii, nob. Tav. V. f. B. b.
Testa elongato-conica, curva: sulcis longitudina-
lihus crassis, undatis, varicosjs/ inferne obliquo-lrun-
c;tla--^dal calcare di Ijor-joi.
« La sua forma e ([uella di un cono alquanio cur-
vato , coHa superficie scanclata e fornita di cordoni
si'gnati essi pure da un soico longitudinale assai piu
tenue degli allri che circoscrivono I'ampiezza de' cor-
doni medesimi. Ova le scanelature compariscono piii
alTossate i cordoni divengono piii ampli e raancano
del soico longitudinale. Le piegature , o inflessioni
trasversali, cbe si osservano sul dorso di questa spe-
cie, e che prohabilmente dipendouo dall'acoresciniento
del gusoio , danno a' solcbi una direzione ondolata ;
carattere che non si scorge nell' individuo figurat3
dal Fortis, nel quale vi manca eziandio una forte de-
pressione verso I'apice del cono, che si osserva nel
iioslro, L' aperlura essendo obbliqua fa si che la su-
perficie del corpo comparisce per un ferso piu lun-
ga, e per un' altro piu corla , come lo indica la fi-
gura s ( e che sorta di fi.;;ura !!! ). k Sulla faccia dell'a-
pertura non si scopre alcun segno d' interna configu-
ra/ione di quel fossile, per essere tulla la cavila riem-
p'ula del materiale calcareo, nel quale osservansi im-
pastato molte bivalvi , che si potrebbero paragooaro
alia f^enus alpaghina ».
Voi vedete, o Signori, da questa descrizione ,
non che dalia pcasima figura cilata . esser molte le
diU'erenze cho passaao da queaia Ippunto alia mia.
(1) Saggio di Zoologia I'ossik", \<ns,. 11 L
53
La superficie della mia b slriata non gi& scanelata e
fornita di cordoni: aon ha piegalure o in flessioni
Irasversali sul dorso ; e lungi di essere i solchi ia
direzioiie ondolala , sono retli e non interrotti. Ma
siccome in altri caralleri si rassomigliano, e per noa
accrescere specie per poco rimarchevoli differenze ,
mi conlento di riguardaria come una variola della
Hippuriles Foriisii de! (latullo, e determinaria ne'ler*
mmi segueiiti.
Hippuriles Fortisii— Calullo — variefas.
Tubo conico aiilice Jeviler concavo, explanato ; po-
slioe convexo slriato; striis longiludinaliler excavatis,
sulcis minimis dislinctis, conlinuis , reclis , ad basin
directe currenlibus ; basi eliiplica obliquo-lruncata.
Operculo explanato, foraminibus fere obliteralis.— .
Fossiie del caicario crelaceo di Torcisi presso ludica.
u
< ill (Iv lu. V
■)'i^')-:-:il':''(J
■ IV.
u
./U'->:1.!,V-
-I, :-!■;.
.1 ;,
: IT...
li-nj'i' ,■! >;.•
PELU
STOBU DEIU ZOOLOGIi DI SICILIl
DEL SEGOLO XIX.
MOVENDO
DA QUELLO DEL CHIARISSIMO
PER
CONTINUAZIONE
I.ITTA RELLA SEDGTi ORDINASU DEI 24 A«08T0 18i8.
A U
f < •:«T
'"' '"■■'■■• sm
«). ; 'i f , f!;^
' .('1-5 iy\ i.iiiO /'I
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■■?■ <-!' •.IK ,'■ .' ; ''J •'■I** ''I *■' . li-i'^ JIT'.'; .".'V*!
jfornando ancor perpnco, o signori, a dire dei lavori
malacologici della egrt'gia signora Giannetla Power,
e di queJIi precipuaoiente, che la tanto e si lunga-
mente agitata quistione del parassitisrno dell' argo-
nauta riguardano, giocoforza e lo aggiungere, che lo
illustre Deshayes, nelle sue aggiiinte alia classica
opera dell' immorlale Lamarck, di tale argomento a
diluDgo accupaiidosi, col raccogliere le sparse osser-
vazioni ed i falli piu importanti , non che le varie
ragioni in assunto con sana critica discutendo, onde
rilevare il vero , e dopo altenta disamina venire a
capo di risolvere la oscura qiiistione di che e ccnn<i;
i I'elici tentalivi della signora Power poneiido in cal-
colo, utili a schiarire I' argomento li estima: ed ecco
le sue stesse parole. « Madania Power, non che il
« sig. Maravigna, guidali da osservazioni fatle sur i
« polpi deir argonaula all' uscire dagli ovi, apporta-
« rono in cotal modo alcuni elemeuti di piii alia di-
« scussione nella quale sono intervonuti Poli , de
« Fcrussac , il sig. Delle Chiaje , I' abbate Kuiizani
tt e moiti altri zoologisti (1) .
(1) Agg. a Lan.k. t. II. pg. U1.
S8
E di vero, il socio Maravigna inolto concorse
alia riuscita dei lavori della signora Power co' suoi
suggerimenli, del che posso renderne fedele leslimo-
nianza, che spesse fiale cio iolesi dalia slessa nostra
socia affermare. Ollre a cio il chiaris. Maravigna ua
giudizioso suiito delle sperienze della instancabile
osservatrice nel giornale del gabinelto lelterario del-
I'Accademia Gioenia piihblicava, e rendeva per octal
mezzo piii chiare e me^lio conosciute quelle eccel-
lenli osservazioni. Cio die piu monta pero si e, che
il chiarissimo sig. Deshayes non ha conosciuto tutte
le scoperle della nostra socia beneraerita, e quelle io
specialila che provano la facolla che possiede il polpo
deir argonaula di riprodurre in parte la sua conchi-
glia , quando che venisse per accidente o ad arte
guasla e rotta. Che.se tal fal(o egli ignorato non
avesse, non avrebbe al ccrto dotlo che « d'allra parte
(( e impossibile di amnicttere con la signora Power
« che la conchiglia e piodotia originariamente dal
(( sacco deir ariimale (1) ». Ed avvegnache sospinto
dalia forza del vero abbia chiuso i suoi ragionari
con le parole di appresso, cioe « sebbene per quin-
« deci anni io mi sia accordaio con 1' opinione del
« sig. de Blainville, io 1' abbandono oggidi in forza
« dei fatli che io vengo di riferire (2) », tutiavia, e
d' uopo confessarlo , come in allro luogo ho delto ,
che di tuUi i fatli relativi alia quistione in discorso,
quelli che la nostra socia ha dalo chiaramente a di-
vedere, sono i piu propri ed ucconci a risoivere la
inlralciata quistione di che si e falto ragionamento.
0) L. c. pag. 350.
(2) L, c. ],ag. 354.
59
E qiii cader farei, o signnri, i miei ragionari so-
pra un eccellente lavoro pubblicalo da un dolto stra-
niero, che fissa un' era novella per la malacologia
della Sicilia, se, a chiudere questo primo periodo
della nostrale sforia malacologica, noii mi fosse d'uo-
po accennare alcune altre osservazioni , deile quali
interessantissime sono quelle rcse di ragioii pubblica
dal chiarissimo sig. Canlraine professore di zoologia
all' universila di Gand, inseiite ncl iJulletlino doll'Ac-
cadeniia di Bruselles nell' anno 1S3S, e che portario
per lilolo — Diagnoses ou descriptions succincles de
quchiues etipecos noutellos de molhisr/ues, qui feront
parlie de f ouvrage: Mulucologie mcdilerraneenne ei
littorale , et comparaison des coquilles qu on trouve
dans les collincs subappenrmies avec cedes qui vi-
venl encore dans nos niers.
L' opuscolo di cui ho falto onorevole menzione
chiude la descrizione circa di oUaiita specie nuove
di molluschi viventi e fossili rinveimli dal prelodato
autore in Sicilia, nel regno di Napoli ed in vari al-
Iri luoghi dell' Italia, lo mi fernio per poco sulle
specie perlinenli all' isola nostra da queslo natiiralisla
scoverle, e ihe Irovansi neH'opuscolo indicate breve-
mente descritte, perocche in esso I' autore voile alle
diagnosi ed a fugaci descrizioni restringersi sollanlo,
col proponimento di render viommeglio intelligibili e
piii dilTiisamenle esposle le sue osservazioni in uo
lavoro di maggiore eslenzione, e che doveva olTrire
I' imporlante confronlo delle conchiglie fossili dei ter-
reni subappennini con i molluschi che vivono ancora
nelle acque del Medilenaneo.
I molluschi viveiili scoverti dal sig. Cantraine
in Sicilia sono \. La IJyalaea vayinclla del sigoor
Iloiiinghaus chiamala posleriormenle H. imcmala.
60
2. Clausilia rnacrostoma ilal sig. Philippi appellaSa
syracusaiia, poiche igoorava le pubblicazioni del si-
goor Cantraine. 3. Patudinaunicannaia, Ja quale non
differisce dalla P. bicarinata del sig. Desmoulins che
per avere una sola careua , ilomentre 1' altra ne ha
due, e che io credo doversi riguardare qual seraplice
varieta. 4" Cerilhium ppJorilanum che vive nei due
laghelti presso il Faro di Messina. 5" Terebratula
scohinala rinvenuta nel porto di Messiua.
Le specie fossili descritle dallo autore sono dei
terreni terziari del Peioro — cioe — 1. Trochus semi'
granular is. 2. Turbo carinalus. 3. Turbo pelorita-
nus. 4-. Olivia Ottamana. 5. Eulima intermedia. 6.
Fusus coslulalus. 7. Fusus semicostalus. 8. Emar-
ginula compressa. 9. Pecten subclavalus. 10. Limopsis
Beinwardlii.
Oltre delle specie nuove descritle in quell' opu-
scolo estratto dal bollellino dell' accademia di Brusel-
lex, vi si conlengono altre osservazioui di qualche
importanza ed ulilita per la scienza. Oosi alcune con-
siderazioni sul suo Pleurobranchus testudinarius, sulla
riiinione di varie specie del iien. Trochus in una ,
cioe del Trochus conidus L. — T . Zizyphinus L. e Lk
T. conuloides Lk — T.auratus Costa — T. Smaragdus
Costa — T. conij'ormis Bronn — T. quadricingulatus
Bronn — T. cingulatus Bronn — T. Laugieri Pagr. ec:
nella sola specie da lui chiamata T. polymorphus ,
sebbene a mio peasamento taiune delle niensionate
specie dovranno rimanere iiuli^pensabilmente, e venir
riguardate come tipi speciali ditl'erenti e ben distinli,
come il Tr. Laugieri I'agr. ed il T. cingulatus
Brocc. Inoltre coiisigha di riunire la Eiilrma dislorla
di Desh CTlla Eulima nitida di Lk, colla //. mtida
dt Brocc. ec. conservando il nuine di E. distorta] e
6!
ri^nardo a cio io ho sempre creduto che la E. di-
sloi'la di Desh: in onla a quel che ne pensa il chia-
rissimo Philip:, fosse un giovanissimo individuo della
Eulima nilida di Lk. possedendo alcuui individui di
quest' ullima specie che appresentano la forma distor-
la, e che mostranu i passaggi di una specie ail' al-
Ira. Riunisce ancora nulla sola specie appellufa da
Olivi Conus ignobiUs molte allre specie che debbonsi
riguardare come varieta di quella. Accenna che la
Oimla biroslris di Lk... la 0. birostris di Cosfa , la
Simnia niceensis di Risso son da valutarsi come si-
nonirai della Ovula spella di lA. che vive nei noslri
mari , e come individuo giovane di tale specie hi
Simnia purpurea dello stesso chiaris. Risso — Riguar-
da qual vero bucciuo la specie scoperta e descritla
per la prima volta dal Renieri col nome di Murex
polilus. e poscia dagli autori tenuto per ua fuso, o
per un pleuroloma — Avverte, ne so coo quanta ra-
gione, che la Ranella girjantea di Lk., che vive in
Sicilia, non e men che un trilone — Descrive ezian-
dio una nuova Siliquaria, che iotitola al chiaris: prof.
Costa, di cui un individuo intero ne vide nella col-
lezioue di quest' ultimo naturalista, specie piccola, di
rado intera, e di cui io fo qui paroia per essere stata
trovata nei mari di Sicilia dal mio oruatissimo amico
sig. barone di Mandralisca alia di cui generosila io
det)bo r individuo bellissiuio che cuoservasi net mio
Djuseo.
All'inl'uori dell'opuscolo sopra annunciate io non
ho avulo per le maiii altri lavori malacologici riguur-
danti la Sicilia dell' antinomato aulon; ; emmi noto
pero avere egli rinvenulo nei mari di Messina alcune
specie s|)eltanli alia classe dei Pleropodi , come la
Hijalaea gibbosa di Rang, la //. Irinpinosa di Lesueur,
62
la Cleodora lanceolata di Peron e Lesneur, la C. cu-
spidata di Quoy e Gainiard, la C.spinifera {Creseis)
di Rang, la C. striata ( Creseis ) dello slesso au-
tore ec.
Erano in tale siato le cose malacologiche della
Sicilia, e non si avea che sparse notizie, isolate rao-
nograCe, ristrette memorie sui molluschi dell' Isola,
allorche un tedesco di alto ingegno, botanista esperlo
ed abile coltivalore di zoologia, venuto in Sicilia per
crborizzarvi, in compagnia dei sig. Foderico Hoffman
chiaro nella geologia , ed Arnoldo Hescher von der
Linlh, nel setlembre del 1830, ponendo da parte le
sue bolaniche ricerche, prese tosto vaghezza di ri-
ceicare e studiare i molluschi vivenli e fossili di
Sicilia, e vi dimoro sino all'aprile del 1832. Postosi
in relazione coi dolti zoologisti siciliani, sludiaudo le
lore collezioni, ricevendo dai medesimi ottirai schia-
rimenti, visitando i van tcrreni onde raccogliere le
fossili conchiirlie di cui la nostra terra nalia dovi-
ziosissima si mostra, percorrendo presso che tutte le
nostre spiagge, frugandovi grande numero di mollu-
schi nudi e conchileri, riloruo in patria ricco di co-
noscenze malacologiche alia Sicilia relative, e fornilo
di eslesa e pregevoie colhzione. E non trovando cola
penurla di libri da consultare, musei ridondanli di
oggetli d' ogni localila, coi quali potere istituire esatti
confronli, e col soccorso di schiarimei.li oltenuli da
dntii zoologisti oltramontani, per ogni verso incorag-
gialo , sprovveduto non essendo per altro , come da
me si e delto, di quell' acume d' ingegno e di quel
taiento di osservazione, che non a tutti e concesso, a
comporre e scrivere si accinse un libro di malaco-
logia siciliana, che puhlilico due anni dopo in Ber-
lino, da cui grande onoie loruogli , e in progress©
63
n nni pervenuto ci ha sorvito di guida nelle nosire
ulteriori malacologiche ricerche. Ma, e che poteva
mancare, o signori, al chiarissimo autore di quell'o-
pera per condurla loJcvolmente a compimento? Egli
ebbe a piu doppi quei mezzi che noi del tutlo ed
invano agogniamo per giungere alia prefissa mela.
E per ultimo oiiori e ricompense, che ollremonli la-
vori s*i grandi, si bilii, e che costano lunghe fatiche
sono universalmenteapprezzatijdomentre qui, o signori,
perinetlete ch' io il dica, questi lavon iiiedesimi cou-
cepiti e spesso condolli I'elicempnte a termine in
oala alia piu fatale panuria de' mezzi piii ulili e ne-
cessari . sovente mossero sollanlo i pochissimi cl)ia«
ro-veggenli a freddissima laude o a inero compati-
raenlo, i pochi che slanno sulla iinea della medio-
crita non polerono smuovere dalla piu riprovcvole
iudiffereoza, e I' universalila eccilarooo ad un sorriso
di umilianle disprezzo ! Manco male che in mezzo a
voi rannicchiati in questo sanluario del vero sapere
la vostra sapiente almosfera ci difeode dai peslit'eri
soffii della maldicenza e del ddeggiamento. E tor-
nando al proposito noslio, T opera del sig. Philippi
porta per tilolo — Imumorafio molluscorum Sicilide
cum mventimn , turn in lellure (eriiaria fossil ium ,
quae in iionero sua obserDuvil li. A. Plulippi — Ba-
rolino 1830. Oneslo chiarissimo malacolngista si pro-
pone di descrivere i molluscbi nudi o conchiferi vi-
venli della bicilia, non che le coiichii:;lie (ossiii che
caratlerizzano i terreni ter/.iari di qiiesi' Isola. SarcbSc
veramoiile riuscita piu utile quell' opi-ra , se accinto
ei si fosse a descrivere lutte le altre conchiglie che
ron apparlengouo ai soli Icrreni di torziaria forma-
zione, come si e tcnlalo in progrcsso di fare. Esclude
ed a ragione da! novero dci niolluschi i polilalnmici,
64
cbe non spettano alia serie malacologica. Nella mia
descrizione delle conchiglie fossili di Gravitelli presso
Messina ho sposlo la serie delle osservazioiii che
condussero il chiarissimo Dujardin a contrastare ed
abbaltere la opinione dei signori di Ferussac e d'Or-
bigny inlorno ai foramiiiiferi o polilaiamici, ed a for-
mare una classe di questi zoofiti che chiamo Rizo-
podi. Per ragioni non meno potenli omise di occu-
parsi dei tunicati del sig. Lamarck. Per i moliuschi
Dudi il chiaro aulore sperando che il suo amico A.
W. F. Schulfz, che dimoro qualche tempo in Sici-
lia, si assumesse lo impeguo di descriverii e noto-
mizzarii, si limito alia sola indicazione dei mede-
simi.
Dopo la introduzione , un indice generale dei
moliuschi viventi e fossili da cominciamento alia de-
scrizione speciale di pssi.
/I sisteraa secondo cui vengono classiCcati e
quello del sig. Lamarck , non gia , dice V autore ,
perche io lo tenghi per lo migliore , ma perohe le
opere di quel soramo sono piu dilTuse ed universal-
mente note. Proponesi eziandio descrivere le specie
piij volgari, e piu diffusamente le meno conosciule,
afSnche i discenti trovino piii agovole la via alia
conoscenza di esse. E vi scorgi in effetlo indicate le
varie locniila, ogni variola di colorito, di forma, di
ela ec. E d' uopo e confessare che degna di lode e
di ammirazione e la chiarezza, la precisione, la esat-
lezza delle sue descrizioai, non omellendo lodare per
anco lo avere usato per essere inJelligibile a lulli
con casligalezza e correltamenle la robusla laconica
lingua di Tullio; talche in somma per le sue accu-
rate osservazioni spesso le gradazioni lutte ed i pas-
saggi di una specie all' allra nnnolando, lu vedi spe-
cie, come diverse riguardale dagli aulori, ridolle a
variela di una specie sola, e tal' altra volta, benche
raramenle, in una piii specie .separate e dislinte.
1 nioliuschi vivonli assommano a 610 ed a 367
i fossili. Alcune specie non furono dali' aulore ve-
dule, e pubhiicolle come siciliaiie snil' asscrliva allrui,
allre le vide nolle cnllezioni de' noslrali, Varii
fTenori niiovi istitui, de' quali alcuiii, e principalmenle
il genere Chenopus, slali sono aniniessi nella scieoza,
ed il chiariss. Deshayes fa dell' iillimo nolle sue
classiche aggianle all' opera del sigaor Lamarck lo-
devole disamina. Mollissime specie nuove rinvenne
ed accuralamenle desorisse, ed e nostro debito indi-
carle qui di volo.
La prima classe o gli Acefali comprende 50 ge-
neri de' quali due nuovi, cioe il gen, Bornia che si
e vodulo dappui essere identico al gen. Kellia di
Turton, ed il genere Ptychina.
Tra i generi delle fossili conchiglie, che corri-
spondono a quelli delle viventi, liavvene sei di cui
Je specie sono eslinle ne' mari di Sicilia, e Ira quelli
delle viventi selte. di cui alcuna specie fossile non
rinvionosi ne' noslri terrtni.
Gli Acefali viventi giungono a 167, del pari che
i fossili. Tra i primi liavvene 26 novellamenle dal-
r antore descrille, cioe; Erycina ovala, Bornia cor-
buloides, B. iiiflala, B. spininuhnn, f^ciiorupis de-
eussata, Psammohia discors, Tellina Coslac, Diph-
donla apicalis, Lucina rommutata, Lucina ? bipar-
iita, L. frayUifi^ L. ? ohlojirja, Donacilla Lamarckh,
Pisidivin auHlrnIo, Cyllicroa apicalis^ f^enus incouipta,
Cardinin minimum^ CardUa aculeala, C. cordis,
9
C6
Peclunculus Unealiis, Nncnla PoUi, Unio GarycUac,
Ostrea depreisa, Anoinia scabrella, A. polymorpha.
Le specie nuove spttlanti agli Acel'ali I'ossilj
sono 19. — Aspery ilium mam'cu/alufn, Solen tenuis,
Panopaca Bwonae, Analifia oblonya, A. ? pusilla,
Erycina pusilla, E.? anodoii, Bornia complanata,
Ply china biplicala, Pandora ? aequivalvis^ Tellina
pusilla, T. pburosticia, Diplodonla ddalala , Pec-
lunculus minutus, P. pyyinwus^ Nucnla lenuis, Mo-
diola incurvala, Pectim Alosui, Plicatuta mytilina.
La classe de' Ikacliiopodi contieiie Ire generi —
Terehratula , Thecidea, Crania — Le specie vivenli
sono 8, fra le quali nuove la Terebratula delruncala,
T. lunifera, e la T. seminulum. Le fossili sono 7,
delle quali una nuova, la Terebralula eusticta.
Quatlro generi si Irovatm classati tra i Pleropodi
— Hyalaea, Cleodora, Cymbulia, Odonlidmm, e 4
specie vivenli, delle quali nuova \ Odontidium ruyu-
losum, con allrellanli fossili.
La classe de' Gasteropodi chiude 88 gesieri, del
quali 34 Ira i vivenli non si Irovano fossili, e Ira i
fossili 6 bi Irovano e>liiili, Le specie vivenli assom-
inano a 327, e le nuove doscrille sono — Euplocam-
pus croceus, Chiton Polii, C. varieyalus, Patella
fragilis, P. Garnolii, Tylodina Bafinesfpiii, Emaryi-
mila cancellala, E. eapuliformiH, Fissurella yibba,
Calyplraca vnlyaris, Bulla mumUlata, B. scmU'ulcala,
Nolurchus pvnclatus, Purviacella varieyala. Helix
Paciniana, II. Giohmanni, II. Py7-amis, Carorolla
selimmlina, C . Seyeslana, C. Garyollae, C. liutbata,
C. turrila, Clausitia syracusana, (la quale come si
disse avanli e la C. macrosloma di Cantraine ) ,
C. a/Jims, G. seplcinpUcala, Bultnius rupestiis,
67
Phyaa rwularh, liiHuoa carmala, R. truncata, li.
radiate, //. cimjidala, li. yranuUita, R. excavata,
R. pusilla, R. punctuhim, R. striata, R. clomjala^
Melania Campanellae, M. rvfa, 31. pallida, M.
scalaris, Nerita meridionalis, Natica mlcrmcdia^
Sitjureliis pers/ncuus, Tornaiella ? clalhrata, Tro-
c/ius lawif/atns , T. leucopkaeus, T. (lUttudauri^
Cerilhium lacteum C. trdmcatum, Pleuroloina vane-
gatiim. P. firacile, P. laevigatiini, P. rude, Fusus
squamvtosiis, Pyrula aquamulata, Buccinum variabile,
R. candidissiinum, R miinmnm.
I Gasleropodi fossil i raccliiudono 172 specie,
dellw qiiali \c iviove sono qiiollp di appresso — Helix
sphcroidca, l^alvala Hlriata, Rissoa pukhclla, R. la-
bmla, R reticulata, 3Ielania acicitla, TroclmsmUlejra-
nus, T. evomphalus, T. suturalis, T. cinclus, Fusus
ec/ilnatits, Fusus costatus, Clienopns pes Graculi, Pur-
pura Cyclopum, Buccinum yranuhlum, Conus hwnilis.
Ill (piesUi classe \' aulore riporla due geuen nuovi,
il gen. Euphcavius, ed il gen. Ckenopus.
Tra i Cefalopodi stanno k generi soltanto viventi,
c dieci specie. Gli Eleropodi ne compreiidono due
solamoiite viventi, di cui una dall' aulore scoverla,
la Ptcrotrachea Hippocampus.
Alia fine in una prima appendice tralla del gon.
Dcntalium che conliene la de>crizione di 7 specie,
fra le quali una nuova, il D. pusillnm, e 9 alio slalo
fossile. Nclla secouda appendice vengon compresi i
Cirripedi in 8 generi, de' quali le specie vivenli al
numero di H, e sei le fossili. Tra le viventi figurano
come nuove il Balanus ? intcrmcdius , il Pyn/oma
sulcatum, c 1' Alepas minuta ; e tra Ic fossili lo Chta-
malus (jig as.
68
Fra lulte Ic specie se ne Irovano tafune che
]' aulore non pole determinare piu spcsso a causa
della sconservazione degli esomplari.
Chiude 1' eccellenle libro un indice alfabetico di
tutte le specie e de' luro sinonimi, e dodici lavole
litografiche dali' aulore disegnale sulla piclra colla
piu desiderabiie diligenza. ed in alcuiie copie minia-
te, e die conlengoiin 2G7 figure, nou lasciano a de-
siderare alia migfiort- inlelligenza delle specie nuove,
e di quelle che per lo innanzi non erano slate bene
descrille, ne figurale moglio.
Or queslo libro, che coloro i qiiali inlander vo-
gliono a coltivare la malacologia siciliana, dovrcbbero
ad ogni costo procurarsi eii allentamente slmiiare,
conliene, in onla alia somma accuratezza dell' aulore
ed ai lungo Iravaglio che v' impiego, molli errori che
le ulleriori ossorvazioni de' malacologisti siciliuni, e
quelle dello slesso Philippi disvelarono, conciossiache
alcuni generi, come il gen. Bornia, Euplocamus cc.
trovavansi anleriormeiUe fissati nella scienza, e mol-
lissime specie ( delle nuove parlando ) erano stale da
allri dolli con precedenza coiiosciule e descrille. Oio
pero avviene seuipre, ed a chicchesia, non potendo
un uorno, per quanlo eslesa si fosse la sfera delle
sue conoscenze, Irovarsi a notizia di tulle le scoverle
del giorno, che oggi maravigliosamenle molliplicansi
per I' ardore con cui le scienze nalurali coltivansi, e
di quelle precipuamente che le dislanze, le difTerenze
dei linguaggi, e la penunu delle corrispuiidcnze Ian-
no rin)anere spesso lungo tempo ignorale. Ma cio
nulla delrae al rnerilo ed alia riputazione del ledesco
malacologisla, che seppe nella l)reve sua diniora in
Sicilia far tesoro di tanle belle aooverlc, ed evilaie
69
mollissinii crriiri, nci qoali un allro , privo da' suoi
mozzi c con ineno sagacia di lui, sartbbe iadubitu-
tamenle cadulo.
Sarcbbe veramente inio debilo, non essendo que-
sto mio l^rospetlo una nuda e sterile storia scompa-
gnata d' analisi, moslrare quali e quante mende nel-
r opera di cui si e f'atto parola s' inconlrano, ma
alcunc di esse sono stale dai malacologisti Sicilian!
iielie varie loro inenidrie rilevate c coirelte, ed allre
dallo slesso aulore in un secoiido volume della pre-
lodala opera pubblicato all' incirra olto anni dopo ;
per lo che dovondo lenervi in progresso ragionamento
e di quelle memorie, e di queslo ultimo libro, an-
dro cosi mauo a mano spnncndo gli errori di cui ho
delto, e gli ammendameiili cho vi si apportarono.
Or dopo le innunierefoli ricerche e le aioltiplici
osservazioni del chiariss. Philippi, sembrava restasse
poco a fare ai nostrali zoologisli onde la malacologia
siciliaiia pienamente ilhislrare. Ma la nostra bell' isola,
questa terra benedetta, su cui riposo lieto lo sguar-
do di Die , in lutlo e dapertutlo feracissima e
ricca si appalesa , ed agli occhi dell' avido natura-
lista amplissimo canipo schiude d' interraiuabili tesori
naturali , ed ampia niesse ollerisce di belle e sempre
rinascpnti scoverte. Si ; cssa e inesauiibile e riunisce
ill so i pill stupeiidi lenomcni, e serbu inliniti oggetti
nieravigliosamente svariati, quanto i mezzi e le forze
che impiego nalura a produrli. Essa poi uon e stata
tiugata, sludiala, conteinplata abbaslanza, e quiudi
noil e da far le maraviglie, se poscia agli egregii
lavori del Philippi, die parova segnassero una meta
agli slorzi dei zuolugisli die si sono dtlla malacologia
siciliana occupali i uuslri dutti connazioiiali, sicuri di
non essere esaurita la sorgenle delle malacologiche
scoverte, invecechc scoraggiarsi, abballersi, ripreseio
nuova lena, molliplicarono le loro ricerche, a nuovo
esame le cose gia vedute e con poca accuratezza
sludiale soUoposero, ed aggiunsero una considerevole
somma e sorprendenle ancora di osservazioni e di
ritrovamenti, a quanto aveva il tedesco autore pub-
blicato nel suo primo volume della Fauna malacolo-
gica siciliana ; ed eccomi in comprova di quanto ho
asserito la sloria analilica di quanli opuscoli, niemo-
rie, monografie ec. son venuti fuori da quell' epoca
a questa parte.
Di gia, 0 signori, la riputazione della nostra ia-
clila Accademia essendo in alto saiita, ed il suo nome
fatlosi oramai gigante, sorpassando i monli e valicando
i mari, erasi difTuso per I' orbe scientifico, e i som-
mi della dotta Eurapa venivano alia perfine in cono-
scimento di taluni uomini chiarissimi, che dopo aver
fondalo questa Societa, Senza mezzi e col solo con-
forto che prova colui che sente vivo amore per le
scienze, si affaticavano a manlenerla in vita ed a
crescerne a piu doppii la riuomanza ; e li ohiama-
vano a formar parte dei loro assembramenti, a co-
municare ai loro congressi le loro scoverle, i ritro-
vamenti del loro ingegno, i loro pensamenli ; e fu
percio che il chiariss. socio M;iravigna un catalogo
presentava al cougresso degli scienziati in (Clermont-
Ferrand de' molluschi della Sicilia come un sunlo di
un' opera grandiosa che divisava in allora pubblicare
di malacologia siciliana.
Quel catalogo pubblicalo in un colle altre me-
morie dal prof. Maravigna a Parigi nel 1838(1) , chiude
(1) Meoioires pour sprvir n I' Iiistoire iialurelle dc la Sicile
ec. Paris chez J. U. liaillierc }83S.
7!
\2'^ generi, e AS9 specie, cioe Cefalopodi 9, Ptero-
j)0(li 4, Gasteropudi 296, Acefali 167, Girropodi 13.
Ij aulore non tratla pero che del soli molluschi vi-
venli dolla Sicilia, e iiulica non solo i conchiferi, ma
qiielli ancora che sono afTatlo spiovveduli di conchi-
j^lie, 0 ne hanno una inleinamenle. Ligio a quanto
aveva emesso nella inlrodiizione alia malacologia si-
ciliana da lui puhblicala negli alii della nostra sociela,
e di ciii ho f'allo in allro luogo parola, cioe voIeDdo,
per quanto lo slalo dclle conoscenze lo comportasse,
porre un I'reno, coin' cgli ha delto, alia sniania di
crear nuovi generi, spesso slaluendoli sur elemonli
variahili, incostanti e di poco rilievo, cio che ingar-
hijglia la scienza, inveceche agevolare ed appianare
Ja via alia conoscenza degl' innunierevoli esseri che
la serie zoologica coslituiscono ; e volendo eziandio
ravvicinarsi in qualche modo alia seniplicila linnea-
i)a ; riunisce al gen. BuUmiis il gen. Achalina,
Cochlicopa ec. ; al gen. P^erila, il gen. I\erilma; al
gen. 7'roc/ius , i generi Turbo, Monodonla, Solarium,
Delphmula ; al gen. Murcx, i gen. Ranolla, Triloii;
al gen. Mtjlilus , il giMi. Modiola\ e Qnalmente al
gen. Venus, il gen. Cijth^rea.
Varie sono poi le .specie che in questo catalogo
Cgnrano come Irovate la prima vollii in Sicilia dal
prof. Maravigna, cio che reude quel lavoro intercs-
sanle per avere accresciuto di ahpianle specie il nu-
mero de' molluschi viveiili dolla Siciiia. Arrogi a cio,
che primo pregio di sid'alta produ/jono scientifica si
e, che le specie indicate sono quelle tulle che I'au-
tore pole con certezza assorire di esscr trovafe e vi-
vere nei Icrreni, nelle acque doici e nel triplice
marc dcH' isola nostra ; cd cgli mcdcsimo afTerma lo
nt
scopo prinoipale del suo calalogo esser quelle di far
conoscere le conchiglie proprio della Sicilia, e suila
di cui localila aveva poluto acquislare delie prove
jrrefragabili (1).
Or poco prima del tempo in cui il chiariss. prof.
Maravignaprespiilava al cnngressode' naturalisli fraucesi
il cataiogo antidtjUo, ciuo nel falalissimo anno 1837,
in cui r orribile asialico flageilo fra le migliaja di
villime faceva cadere le teste piij illustri della Sici-
e le pill benemerite e care alia republica delle lellere,
rapi ancora ai vivenli I' esimio barone Anlonino Bi-
vona, e la nalurale storia siciliana perde in quel-
r uomo uno de' suoi piu ardili, instancabili e i'elici
collivalori ; ed in quel tempo, in quell' anno stesso
e noto, dice 1' oltimo suo ilglio, « ch' egli lavorava alia
)) Licbeiiografia e Muscologia sicuia ; ed e pur noto
)) oh' egli dovea pubblicare un quinto manipolo di
)) piante rare, oltre ad una monografia delle quercie
» sicule (2). )) E morendo il valenluomo lasciava al
chiaro figlio i suoi lavori botaiiici inedili, non cbe
nioiti allri allinenti alia sicuia malacologia. Per !o che,
compreso di venerazinne e rispeltoso afielto verso il
diletto genilore, a scrivere il di lui ineritalo elogio si
accinse, ed a pubblicare le sue osservazioni e scovcrle
malacologiche. Questi lavori po.>liimi, che accennai
allorche di quel dollo botanico e malacologisla vi
tenni ragioiiamenlo , e di alcune sue produzioni nel
(1) Memoiros pour servir a 1' hisloire naturellc de la
Sicile ec. Pans' 1838, p.ig. Hi.
(2) Geiieri e specie di mollusclii dpi linroiic Anlonino
Civona e Bcrnardi oc.^ iaviiri |)Osluini piiLblicili da! liijlio
Andrea ec. Gioruale delle Scienze, lotterc cd art! per la Si-
eilia.
73
Drincipio t]\ qnesto artlnnio, Fiirono resi di ptibblica
ragione nel 1838 in Palermo nel giornale di scienze,
Jetlere ed arli per la Sicilia. II barone Bivona figlio
fece precedere alle osservazioni del padre una prefa-
zione in cui , dopo aver detlo de' lavori l)otanici di
Jui, spone lo slalo in che rinvenne la parte mala'-ologi-
ca del rnuseo zoolngi^n del padre suo , che coslituivasi
di ricca colJe/ione di conchigiie, e di molliiscbi ma-
niti di tali invilnppi e sprovvoduti dei medesimi, rac-
colti in Palermo, non che in varii luoghi di Sicilia
ed in Napoli ancori, distribuiti secondo il metodo del
sig. IjHinark. Paria del numero dejlo specie fossili e
vivenli, del modo col quale trovavansi disposte. e ra-
giona dei manuscrilti I'rulto deiie lucubrazioni di quel
dotto, di cui le scoperte vanlaggiarono la malacologica
scienza. « Da tali manuscrilti, dice il Bivona figlio (1),
)) si scorge evidentemente mio padre avere inteso alia
» formazione di un calalogo sistemalico e ragionalo
)) di tutli questi oggetti da lui acquistati . s II lavoro
pero non fu porfato dal lodato autore a compimento ;
]| figlio voleva lerminare I' utile impresa alia quale
il padre erasi accinto , ma ne 'I distolse il pensiero
che , (( sebbene questi avesse mollo sludiato sui mol-
» iuschi de' noslri niari. pur molto avea ancora a fare
J) sulia loro anatofnia(2) » e qnindi oontentossi estrar-
re da quell' opera taiuiii generi e specie nuove, e
inalamente conosciute, e pubblicarle, corredandole di
taluiie sue osservazioni ed annolazioni, aggiungendovi
le sue scoperte ; ed avvegnachc persutiso si fosse di
quaiito attesc le coudizioai in cui viviamo, le noslre
(1) I. c. pag. ii.
(2) I. c.
10
74
scoperle siano dubbie, come le tante volte ho io
apertamenle dichiaralo nei miei travagli zoologici,
pure si determiiio a tale pubblicazione conforlalo da
quella giusla idea, che, ritardando di mollo simdi pub-
biicuzioiii, un lale rilardo e spesso cagione di privarci
dell' anteriorila delle nostre scoperle,
Ecco ora un sunlo delle nuove osservazioni con-
teuule in quella niemoria.
Pria d' ogni allro vengono sposli i caratteri di
un nuovo genere di conchifiUe appartenenle alia fa-
viiglia delle Turbinacee del sig. De Lamarck. Questo
genere, die l' autorc appella Lossostoma (Loxostorna),
comprende sei specie, che vengono chiamale Loxo-
storna cancellata , L. tereiicosla, L. pimclulaia, L.
denticulus, L. auriscalpium, L. undata, e le quali
sono vere Jiissoe. Se pero il genere antidello non
puo restare nella scienza , perocche il gen. Rissoa
era slalo fissalo con anlicipazione dal chiariss. Fre-
menville, pur non di manco all' egregio Bivona , a
queslo soaimo ed oculalissimo naluralista, come a ra-
gione ebbe a cbiamarlo il chiariss. Philippi , la piii
esalta descrizione si dee deli' animale delle Hissoarie,
avvegnache coaosciuto egli non abbia cio che si era
tentalo su tale argomenlo da allri dolli ; conciossia-
che prima di lui imperl'etle ed incomplete nozioni si
aveano sull' organizzazmne di quell' animale, e piace-
mi ad onore dell' esimio naluralista della Sicilia, ed
in cumprova del mn> dire, ripeleii- quanlo a quesl' uopo
medesimo scrisse li chiariss. Philippi uel secondo vo-
lume della sua fauna sicula, ed ail' arlicolo liissoa (1).
)) Primus descnplionem auimalis exactam dedit cl.
(1) pag, m.
75
K Bivona, qiiem scientiae morluiim omncs dolemus,
s in Generi e specie di inollusclu ec. et quidem sub
» nomine Loxostoma. Hoc nomine in nianuscriplis
M suis jam 1831, uIjI I'anormi ctim eo consiieludi-
» nem rrcqiienlem liabcbam, iiUihalnr, operum De-
» smareslii, Payraiideau ec. ii^narus, dciiide 1832
» Mcapoli cum certiorom feci, Loxoslnmala sua sub
» nomine Rissoarum dislincla esse. Hoc monendudi
» erat, ne quis summuin Siciliae virunn in historia
» naluraii vilnperet de novo nomine. DfSfriptionern
J) animalis ipsis vorbi^ viri oculalissiini dalio, quia
» com observalionil)iis meis congriia ost, figuras
J) moas apponens. « Cosi vediamo qualcho volta gli
oltramonlani a malgrado di loro coslretti dalla forza
del vero, rendore la davuta lode ai dotti della Sicilia,
che spesso ebboro a soffrire a lorlo I' oltraggioso
rimprovero d'incipaci i^d oziosi. Adunqiie la Loxo-
stoma cancellata e la Ilissoa Calathiscun di Laskey,
la Lox: tereticosla e la R. Montagui di Paix. , la
Lox: punclulata e la Ris: coslata di Desm. la Lox^
undata e la R. radiala di Phil: ec.
Segue a questo primo arlicolo un secondo in
cui aicune specie nuove di P/fl«ro/owe descrivonsi delle
quail la prima, cioe la P. widali-ritga, e bellissima
e grande, ma non appartiene nlla Sii'ilia, o si rin-
viene fossilc a Taranlo. Le allre sor.o la VLvirgala
la PL prnpiiiqita, la PL vuliihia, la PL versicolor,
la PL ehnrnca, chi« e la PL tncniala di Desh., la
Pi. subecaudata, o la PL in/ermodia vivi-nli nel ma-
ri della Sicilia, airinl'uori della prima che non e sta-
ta rinventila se non se alio stato di fnssilizzazione.TI
barone Bivona figlio aggiunse in queslo lavoro allre
Ire Pleurolome da lui scoverto; la prima e appellala
76
PI: similis, trovala nel museo del padre, senza che
vi fosse indicala la localila, vivenle, distinta dalla P/:
undali-juga alia quale si assoasiglia. II mio ornatis-
sinio amico sig/ Domenico Testa Irovonne due indi-
vidui vivenli in Palermo, ed io I' ho rinvenulo alio
slalo fossile uNizzeili. I)i cio renderassi piij esleso con-
lo nella conlinuazione delle mie memorie di malaco-
logia siciliana. La secoiida e \a Pleuroloma car mala,
veramenle nuova, e per lale riconosciula e riporlala
dal chiariss. Phil.- nel seoondo volume della sua enu-
merazioue dei molluschi dell' una e dall'altra Sicilia,
e da queslo dollo figurata meglio. II Bivona trasan-
do di scrivere se fosse vivente o fossile, e non pole
indicarue la localila. Dal Philippi fu rinvenula iu Ca-
labria e da me in Sicilia. La lerza e appellala P(:
cincta, rarissima e trovasi fossile presso Palermo ai
Ficarazzelli. L' ultima porta il noma del chiariss: Gav.
Prof. Maravigiia, ma era stata coo precedenza scover-
la e descritla dal chiariss: prof. Arcangelo Scacchi
da JNapoli col iiome di PI: elegans.
Compie la pregevole mamoria la descrizione di
alcune specie imove del genere Fusus di Lamarck,
e di alcune allre del gen; Cerilhium di AdansoD.
Delle prime. Ire furono scoperte dal Bivona padre, ed
una dal liglio, cioe 1. Fusus striareUus, che non e
un fuso, ma una Pleuroloma conosciula dall'egregio
Scacchi e distiiila da queslu naluralista col nome di
PI. Coluirmae; 2, Fusus cancellalus, specie idontica
al Fusus eckinalus {Murex) di Sowerby; 3. Fusus
squamosus, che e il Fusus- lamellosus {Murex) di
De Lrisloforis et Jan; A. Fusus juvenis che appar-
tiene al Bivona figlio, e che I' aulore confessa di es-
sergli aenibrald (jioram nsoiiiplarc, il solo che trovo
77
nel muspo del padre suo, piuUosto, che pervenulo alio
slato acliiUo .
Le iiijove specie del gen. Cerithium sono due,
una descrilla dal padro , I' altra dal flglio ; la prima
e .'ippullala CeritJiiurn niveum , ma fu conosciula pri-
ma dal sig. Philippi, che chiamolla C. lactmim ; la
seconda vien nomala Cerithium protraclum, che vive
nel mare di Palermo.
E ili tin nuovo genere di conchiglie appartenente
alia sezione seconda dcUe Canalifpre dd sig. De La-
marck, si occu[)a r aiililodalo Bivona figlio in un ar-
ticolo inserito siol (liornale di scienze, lettere «d arti
per la Sicilia(l), che porta il nome del sig. Marcel-
lo Fardella duca di Cumia, e viene Gumia appellala.
La specie sola per la quale qneslo nuovo genere e
slalo fissalo, nnn e nuova, ma conosciula sotto il nome
di Banella lanceolala di Menke, avvegnacche 1' aulore
nuova la credosse, e la chiamasse Cumia decussata.
Queslo genere e stato slatuilo sopra una disposizione
parlicolare delle varici, ma quesla disposizione noa e
di talc imporlanza, e cosi ne ha pensato il sig. Phi-
Jippi, da necessitare la creazione di un genere novello.
E qui dobbiam lener ragionamenlo di uu altro
lavoro cleir egrcgio barone Bivona figlio pubblicato
neir anno 18159 nello slesso giornale lelterario dalla
Sicilia. Esso porta per tilolo — Nuovi molluschi ier-
reslri e flumatili del dinlorni di Palermo ritrovati e
descritti dal barone Andrea Bivona — Si descrive
pria di tutto in quella memoria una specie di Ciclade^
dair autore chiamala (,'gclas Ddi?igoli dal nome del lago
in che rinviensi. Pur questa specie Ja esso lui tro-
(I) "S. ISO.
78
vata per la prima volta in Sicilia non e nuova, ma
identica alia Cijclas calyculata di Draparn, ; indi viene
trallata una specie nuova del ^en: y^72c?//w.s,appellala
Ancylus Tinei, dedicala all' illustre Direllore dell'or-
lo botanico di Palermo Prof. Gav. Vincenzo Tineo;
poscia ragionasi del gen. Testacella, e vi si descri-
ve una nuova specie che ha nonie T. sicula; ma si
e trovalo dappoi fsseie invece una Vilrina, cine la
Vilrina elongata di Drap. ; 1' aulore passa in seguito
a sporre i caralleri di aicune nuove specie di Elici,
cioe 1. Helix unifasciula, che,giusla le ossorvazioni
del chiaris. sig. Domenico Testa, vive nelK; allure
di roonte Pellegiino in Palermo, 2. La H. Parla-
toris, pubblicata pria nell' Occhio giornale di scienze,
amena letter alur a e belle arti in Palermo (1), specie
disliulissima, veramenle singolarp, riporlata dal sig.
Philippi e nel secondo volume della di lui opera fi-
gurata, che rinvienesi a Palermo nel monle Cuccio
ed in quello di Busambra, e di cui una variela piu
piccola ed alquanlo conve>sa al di sopra, 1' aulore ne
indica; 3. La H. Mandralisci. che e I' H: fulva di
Muller; 4. L' H: Granatelli che e I' //.• aculeata di
Muller; moslra per ultimo che il Bulimus rupestris
di Philippi e una vera Pupa, e descrive una specie
nuova del gen. Bulimus che chiama B. subdiaphw
mis, la stessa cosa che il B. liiieatus diDrap., ossia
Piipula lineala di Pfeiffer.
Aggiunge infiue la descrizione di una nnova C«-
rena,, che chiama djrena panormitana, e la quale
del pari che la B, Gemmellari di Phil, si allontana
dal caraltere assegnato a questo genere dal Lamarck
(1) K. 9.
79
e da aliri aulori per la (Jisposizione dei denti, do-
meiilre essa avvicinasi mollissimo alle Cicladi, diffe-
rendone solamenle pei deiUi cardinal! abbaslanza svi-
luppati, pei laterali slriali o deiiteliali ec. Tale specie,
fiis.sile del pari che liitte le allre specie di Cirene
liiiora conosciute in Europa, Irovasi in Palermo a
monle Pollegrino.
Di alira niemoria iiupnrlanio arricchiva il barone
Andrea Bivona la malacologia della feiolia pubblicala
iiel 1840 per Je Efli'mendi scieniifiche e letterarie
per la Sicilia ( fasoic. 74- ) col lilolo di appresso : La
Ire specie di Varmacelle pubblicale dal Philippi sono
i?ivece ire specie di Umaci. Qu-^slo atleulo inalaco-
logisla, resosi accorlo drilo sbaglio in cui erano ca«
duti il Philippi e lo Scbullz, si affreltava a snaenlire
qiianlo da quesli zoologisli era slalo emesso in riguar-
do alia Parmacelta della Sicilia, e dimostrava chiara-
menle che lali inolluschi sono tre Limaccie, delie quaii,
due furono descrilte per la prima voila dal chiariss.
Drapanieaud, cioe il Limax marginatum , qAW Limax
varierjatus :, I' alira opino il Bivona iiititolaria alio
JScliuJtz, e nomolla Liinax SchuUzii. Le Parinacelle,
come la rifloUere giuslaincnle il Bivuiia, sono mollu-
schi rarissimi, e pna del Philippi non >i era rilrovala
da Olivier che una specie nclla Mtsopotamia. In Si-
cilia un tal genere e inconosciuto. Le osservazioni
dello egregio Bivona sono incontrastabili, e lo slesso
sig. Philippi le ha sanzionale, coaie si vedra in pro-
gresso, nel secondo volutne della sua fauna dell' una
e dell' alira Sicilia. La memoria in csame e ancor
pill inleressanle, pcrche chiude in una nota talune
osscrv.izioni pregevoli del Bivona padre inlorno alia
sUuUura degli organt inlerai, non che alie run/..uni
80
di taluni di quesli organi negli animali spellanli al
genere Lima , Si parla eziandio nella niemoria di
che e discorso di una nuova specie del gen. Pupa
che chiamasi P. conlorta, e deila quale raulorecesse
la scovorla all' ornatissimo prof. Galcara.
Kon sono quesli peri) o Signori, i solilavori ma-
lacologici del chiaro bfirone Andrea Bivona, ailre pro-
duzioni del di lui ingegno versalo nella maiacologia
mi somminislreranno sufTicionle materia ad interes-
sante disamina; per ora i'ordine cronologico, che mi
son proposlo serbare nel discorrere la storia della ma-
iacologia siciliana, rai spinge a darvi nolizia di alcu-
ne osservazioni malacologiche relative alia Sicilia del
chiarissimo prof. Oronzio Costa ed inserite nolla cor-
rispondenza Zoologica da lui redatta e pubblicata ia
Napoli nel 1839.
E primamente scendo a favellare di una descri-
zione di una nuova specie di Testaceo della famiglia
ds' Capidoidei , e del gen. Calyptraea dallo stesso
aulore veduta per la prima volla nella collezione del-
r Abbate Gulladauro casinese, della quale ignorava la
localita, ma che si e veduto dappoi appartenere ai
mari della Sicilia e del Regno di Napoli.
Premesse alcune idee general! direlte a raosfrare
i caratleri che le Calillree dislinguono dalle Crept'
dule, passa a dire della nuova conchiglia alia quale
non da nome alcuno; e che, ragionevolmenle non po-
tendo alle Crepidule, no ai Clipei, ne alio SeUaree
lifcrire, e solo rilrovando alcun che di rapporto colle
(hditlree, e cio fondatamente, senza pero poterla ri-
guardare come specie spellaate a quest' ultimo gene-
re, ne da ampia descrizione. Che se il sig. Philip-
pi crede dalla forma singolare della conchiglia in esa-
81
me. pnter oavaro caratlori siifTicipnli alia creazione di
nil niiovo i^eiiero die appollo Thi/rous e la specie
Tlijjrmis paradoxus; i^ioco forza e convonire dclla
rai;ionevolezza dc' (Jubhii eniess: da! chiarissirno Cosfa
siilla deterniinazione iienerioa di qiidja conchiglia,
die, moslrandosi allc Cohlfr"{> ; (Tine, non poleva pe-
ro classarsi tra le specie di questa Camiiilia.
Ora qui in a^^miigo, e cio senW)ra[iii non inu-
lile alia malac()lo<jia sicula, no al niio lavoro scon-
vencvole, die il '/'/h/reiis parado.riis del Sig-. Plii-
lijipi e la mede>ima cosa eella Cdh/plraea polijmnr-
pha del chiariss. prof. Calcara, avendo [loluto lo Fare
lale osservazione sii due individiii di qiiesia specie
oUenuli in dono dal mio amicissimo od anlinomalo prof.
Calcara, uno dei qiiali donai al (labinelto di Sloria
nalurale di Sirai;ina; e qiiindi, potendo alTtirmare la
idenlita del Tlujrmts paradoxus di Phil, colla Cabj-
plraea polijniorplia di (lalcara, msor^e, 1. die qiie-
sto genere singolare, die io credo ragionevolinente
fissalo, e di cui non si conosoe I'aniinale trovasi in
Sicilia ne' man di f^alerino; 2. die, dovendosi reslitu-
ire alia sp('cio il sno priniiero nome, dovra d' ora
in p')i diianiarsi Thijreus polymor pirns {Calijplraea)
Calc.
E conlinuando a favellarvi delle osservazioni di
malacologia siciliana dell' egregio prof. Costa inserita
iiella corrisp 'ndetiza zoologica, eninii d' uopo tenor
diclro a quelle die conlengonsi nei dcnni siilla
Fauna siciliaua^ raccolte da quel dotto allorqnando,
fugaceniente secondo le sue parole, una parte dell' isola
nostra percorse, osservazioni a mio pensare interessanli
la scier.za e la malaccdogia siciliana.
E primamentc dai I'teropodi niovendo le sue ri-
ll
82
cerche, sulla Ci/mfmlia Peronii s' intralliene, raro e
singolare mollusco, che Peron e Lesueur discopriva-
no ne' mari australi, da liii la prima volta riconosciulo
nel golfo di Napoli nel 18215, e del quale un beilis-
simo iodividuo nell' alcoole conservalo ne vide il Phi»
lippi nel gabinetlo di lui, e nel liltorale di (lalania
la sola conchiglia cartilaginosa rigeltala dal mare in
tempesla. Asserisce il pregiato prof. Costa esser co-
mune alia fauna dell' una e T allra Sicilia, quantun-
que « al di la del Faro, egli dice (I) , ben pochi
» esempii si avessero della sua apparizione. » Non
lascia poi avvertire qu.iiche cosa sulla Hyaloea trideri'
iala, comunissima in Messina, e fa parola di alcune
specie del genere Creseis del sig. Rang.
Dei Polmonali tenendo discorso, si maraviglia ed
a ragione il chiaro autore dell' errore conimesso dal
sig. Philippi neir aver preso per Parmacel/e le Li-
maccie della Sicilia, confermando quanlo scrisse pri-
nio su tale argomento, come vi ho mostrato, I'orua-
lissimo barone Bivona figlio. Jo non posso pero con-
venire coir opinioiie del prof. Costa che niuna specie
di Limaccia possa dirsi dislitila Ira quelle ch' egli
trovo a vivere nella Sicilia, conciossiaccbe le tre specie
ammcsse dal Bivona, e classate come Parmacelle dal
Philippi nel suo primo volume della eoumerazione
dei tnolluschi della Sicilia, siano abbaslanza dislinle
per non cader dubbio di sorta sulla loio difi'erenza
speciale.
Ill toruando ai cenni sulla fauna sicula del sig.
Cosia, fa egli notare che la Teslace/la sicula de\ &\^.
Bivona CgHo e la f^ilrifia pellucida del Draparneaud,
(I) 1. c.
83
sol)hone il cliiaro barono <li Mandralisca fcce vcdorc
(lappoi in MI) lavorn, che laia in appicsso scopo ai
nii<!i ragionari, come ])iiittnsl() alia Vilrina elonjala
dtillo slesso Drapariieaud dovessesi riferire, come da
mc si accenno. INon si forma stille Elici di cui la
Sicilia e doviziosis.Mina. perdilir « liillc , dice c^li ,
» soiio slate ii;ia l)cn descnllc, e piu volte mer.zio-
» iiatc da'sciillon patrii c slrai)i<ri (1). » Ai;i;iiiniic di
av«r trovato siii Kehrodi. e con paiticolanla sulla i'a-
mosa montayna di Gijjilmaiina il Lyinnaeus cjlindi'i-
cus di Brard , ed nn altro ne descrive come novo,
chiamamlojo dal Inngo in cui vivc L. gibihnannicua,
chiainato poscia L. aoiidiis da! IMiilippi, c chcr il ba-
. rone di Mamiralisoa nella sua descrizione dei moliu-
schi lerreslri e flnvialili delie lAladonie, dopo aver
trovalo lutti i passaggi daif una all' altra specie, lo
rigiiarda come variela del Limnaeus pereger di Drap.
Tra i I\iidibranc/u accenna una piccola Doride^
che crede dapprima non cs'^crc allro chc un indivi-
dno giovane della Doris tnbernulala. ma la freqncnza
degl' iiidividui, la loro undoi me e costanle grandezza,
la conflucnza de' tubercoli, non che alcuno altro ca-
ratlcre, lo dissua.sero bentosto da quclla opinioiie.
Descrive una specie dei gen. Tergipes chechiumay.
atcrrimus, gencro novo per la Sicilia.
Dcgli Eloropodi occnpandosi in seguilo, la ve-
dcre che le due specie del gen. /Itlanta, riportate
come nove dal chiariss. barone Mandralisca , cioe
I* AlUinla Bironap. e I'y/. CoHlac sono slate cono-
sciiito o dcscnlle dall' inl'ijlicabde Lcsumir, che rilrovo
r anno 1813 iiel mare allanticu il Corno d' Aiiimone
(1) L. c. pag. 1G2.
84
vivi'iilf di Lainanon, la prima col nome di Atlanta
Keraadreiiii, e I' altra col nome di Atlanta Peronii.
Jl cliiarissimo barone di Mandr.disca nella sua MonO'
yrafa del genere Atlanta da servire per la Fauna
siciliana (1) fa rilevare alcuni caralteri special] che
la sua Atlanta Costae (]ii\\' Atlanta Peronii ha differire.
Or il chiaro prof. Costa vuol sostenere che tali diiTe-
renze siano piultosto il prodotto dclle influonze clima-
liche, che di reale divt rsificazione nella slrullura
degli animali cui inservotio di abilacolo. Gli e invcro
innegabile, che il cliina ed ogni altra condizioiie di
looalila influiscono di molto a far variare apparente-
mente la medesima specie oe' differenli luoi^hi ne' cjuali
siiol vivere; ma non c manco cerlo nel caso noslro,
come lo stesso prestantissiroo zoolocisla napoletano
non ha poltilo niegare, che talune differcnze esistano
tra r Atlanta llioonae e I' Atlanta Keraudrenii, e tra
r Atlanta Costae, e \' Atlanta Peronii. lo pero che
non ho poluto (ar molte ed accurate osservazioni su-
gT iudividui riguardati dall' ornalissinio iVIandralisca
come tipi di specie nuove d<'I gen<re Atlanta, non
posso per ora risolvermi a pronunciare delinitivamente
su lal quistione, se debbano cioe riputarsi le ac-
cennate dilTerenze come caratleri cosliluenli diversita
di specie, o semplici ed accidentali variela.
E continuandn il nostro sunto doi ccnni sulla
Fauna siciliana del signor Costa, annovera egli tra i
rettinibrunchi una nuova specie d(d gen. Solarium
nuvenuta dal chiarissimo sig. Domenico Testa nel
mare di Palermo mollo prossima alio yjsez^f/o-^jersyje-
ctwtim ; « dal quale differisce, dice I' aulore, per quanto
(I) KQ'nincriili scieiililiche c lellcrarie per la l^itilia IN. 18.
85
)) r ho presetilc, per avere il marline esleriore dci^li
)) anfralli nloiidalo, con un sulco sollanto nella su-
» perior parte, ed uno nell' iufcriore in piossiaiila del
» cingolo, mancando afTallo quello chc m Wo pseuiJo-
ti persjjecticum cinge la creiiellalura deir(inibelico(l).))
Accenua come un individuo del Solaria pseude-
perpeltivo sia slalo pescalo ne' mari di Calauia alia
IVczza, ed il quale coiiservasi dal 1'. D. Giacoiiio
Maggiore casinese.
E brovemenle dice di una Scalaria siciliana,
alquanlo piii piccola della pidcliella del sig. Bivona,
clie appella rutjosa, « le cui coslole peru nuuierosis*
» sime, come nella prima, prosieguono ad essere ele-
)) vale e laminari come nella pseudo-scalaris (2) . »
Aggiutige iiifine quanto siegue : « Sarebbero mai a
» coosidcrarsi quesle due specie come derivazioni dalle
» prec'-denti (3j ? » cioe dalla Scalaria comimmis,
planicosla, ( la quale e pero la tenuicosla di 3Iichaud )
e pseudo-scalaris t Ma fa d' uopo avverlire cbe, se
souG spinlu ad ammellere foise la riujosa corae va-
riela ddla pseudo-scalaris, non posso CDme deriva-
zione dalle allre specie, rignardare la pulchella del
sig. Bivona, e la quale e in eflelto una specie di-
slinlissnna e per t.ile dai malacologisli riconosciula.
li nome di Nal'ca castanea d;'i ad un hello individuo
della N. helicina Irovulo dall' aulore nel mare di Pa-
lermo, ed una nuova specie descrive del gen. Capuliis
Irovala sullu scDglio de' Ciclopi presso Aci-Trezza,
che pOTla il nome dul sig. D. Francesco Ricciardi
Contc di Camalduli. , ..
(1) Corrispondcnza zooloj,'ica Anno 1. pag. IC9.
(2) L. cit. paj;. 1G9.
i'S) L, cil. pu.ii. 160.
SG
InlraHenendosi per poco sul suo Ancylus Gua-
soni. fassi a soslcnere la sua opinione riguardo al
caraltere generico di tale specie. Ma oggidi e cosa
hen sicura che 1' Aucylus Giissoni e una Patella .
Won e men certo peio che il chiariss. prof. Cosia ben
si apponeva, ailorclie facevasi a dimostrare con evi-
denza, che il sno Ancyhis Giissoni I'osse lull' allro
che la Patella pellucida di L. , cume prettse scnvcre
nel primo volume dolla enumcrazione do' molluschi
della Sicilia il sig. Philippi, bonsi una uuova specie
di Patelle, come Id stcsso Philippi sanziono nel se-
condo volume della sua opera, appellandola Patella
Gussoni.
Sostiene inolire trovarsi in Sicilia la Cypraea
ppcliculus, in onia a quel cho dice su queslo pr(ij)o-
silo il sig. Philippi. lo non so, bensi indinerei pel-
1' afiermaliva, non potcndo credere che il valenle pror.
Costa siasi cosi all' ingrosso ilhiso sulla specifica de-
terminazione degli esemplari che conservansi nel suo
iniisen; io non vo, dicevo poc' anzi, se tali esemplari
spetlino alia pediciilus, o sieno, como vuole il signur
Philippi una variela della Coccinella; so bensi, e ne
son sicuro, che la prima vive ne' niari della Sicilia,
e se ne conserva nelia mia collezione un' esemplare
pescato nel mare di Aci-Trezza.
Nel chiudere le sue osservazioai sui Pettinibranchi
della Sicilia fa cenno di una variela mollo rimarche-
vole della Cypraea coccinella, la quale vien dall' e-
gregio aulore ripulata come il risullato di vita mor-
bosa dell* animaie a cui apparleneva, e di un' allra
varieta del Cerilhium vulyatum, « dal quale tanto si
» diparle, assevea I'aulore, che non solo puo esser
)) considcrala come una sua insigno variela, nia forsi
87
» non manchcraniio di quci cui puo piaccre di cle-
» varia a specie (1) . » Talu variela e stala conlras-
sogiiala dall' aiitore col nomo di hispidula.
Passando a leaer ragior.amento <\^Tabulibranchi^
e innanzi Irallo de' Vermeil, mostra come sia difficii
cosa quesli molluschi distinguere dalle Serpule, che
Ira gli y4nnel/idi classali vei)gono, col mezzo della
sola ispezion dolle loro spoglie, e per un' allra ra:;io-
ne, cioe, como dice il versalissimo aulore, che a gli
)) animali di queslo gonere { f^ermeliis ) meritano per-
£ CIO uii' accurala disainina, ma d(!vesi por mente a
» riconoscere dapprima qual sia il ai loro complelo
» sviluppo, perciocche, uello slalo d' infanzia sovenle
x non prendono tulti i caratlcri su quaii possono ri-
» posare le diirerenzo speciliche (2) . »
Dopo tali considerazioni scende a dire di una
nuova specie di Vermeli discoporla ne' man di Sicilia
dall' ornalissimo sig. Domenioo Tesla, e puhhiicala nel
giornale la (lerero di Palermo (3) , ed appellala /^er-
melus Costae, di cui il tubo e Iraspareiilissimo coaae
il vetro, ed ha tre risalli, che a guisa di cordoni, ed
a pari distaiiza accompagiiaiio la conchlgiia per liilla
Ja sua hinghezza. Dcscrive nel lempo slesso una pic-
cola Siliquaria di che aveva lallo conno nel suo ca-
lalogu del iestacei del mare di Taranlo compilalo sin
dal 1830. E I'orse quesla specie la slcssa che 1' allra
pubblicata dal chiarissimo Caiitraine, dclla quale ho
lalto in altro luogo parola, e che io arfermai essero
slafa rinvciuiia ne' mari dclla Sicilia dal sig. Baronc
di Mandralisca ? lo dopo aver lallo alcuno cousidera-
(1) I- c. pa;^. 113.
(2) L. (.. pinr. ni.
(3) I«31>, n.'-i'l.
88
zioni ed istiluilo un conrronto Ira 1' escmplare rice-
viilo ill dono dal mio egregio amico di Mandralisca,
e le descrizioni del Gaiilraine e del Gosla, iuclino a
credere che tra le specie antidelle ed il menzionalo
individuo non siavi alcuna difTerenza.
Nell' arlicolo Sculibranchi ribatle le opposizioni
del sig. Pbilippi all;i identita delle Aliotidi dcscritle
dair autore col la glabra dello Gmelin, e indi senza
contendere al Phdippi, che variela di una medesima
specie siano tulte le yJliotidi nosirnU, vuol coiiseivare
ad esse i nomi imposli dai nosUi maggiori, sebbene
a mio credere, rilenendole come varieta, dovrebhoro
solto un noma solo speciale congiungersi <d indicarsi.
Passando ai Ciclobranchi fa cadere \v sue os>er-
vazioni sui rapporli che passano Ira la Pnlclla peci -
72a/a di Linneo, e la Patella Ga1atheaA\ham\\. S' av-
visa r autore che piccole difTerenze passino tra le due
specie, e tali da non costituire dilferenza speciale,
K accennando i siioi lavori sulle specie del gen.
Chiton, di un Ghitone ragiona da esso lui rinvcnulo
ad Aci - Reale, il qoale, sebbene ai Ghitone squamoso
rassomigli di troppo, ne dilTerisoe pef avere selle
scudelti invece di otto. E siceome un' uguale indi-
viduo ne vide nella collezione del chiaro D. Mariano
Mauro- Riggio, e.d un allro trovato nelle acque che
bagnano I' isola di Lipari, per tal ragione si raostra
piu inclinato a credere che lali 6'A//om apparlengano
piutlosto a specie dislinta, invececche ad abberrazione.
Kaccomanda quindi caldamente ai collori della Sici-
liana malacologia allivarsi nella ricerca di tale mol-
lusco affinche, molliplicando le osservazioni, si possa
giungere a logliere qualsiasi dul)bio. lo pero, per
quante perquisizioni all' uopo abbia fatte, non ho po-
m
tuto giamraai riuscire ad alihalterfni in tale molliisco.
Riinanmi a dir parola de^li Ostracei e dei Cirropodi.
II primo articolo co(n[)rt'n(ie alcune osservaziorii
sulitt specie siciliane del genere Gryphaea. Si sor-
preiide I' aulore come di questo geoere non siasi al-
cuna specie ripnrtata da coloro che della malacologia
siciliaoa occupati si soiio, nieiitreche non molto scarso
esso si mostra tra i fossiii delle Madonie. Dobbiamo
pero dopo questa epoca ai chiariss. prof. Calcara la
descrizione di varie Grifee nuove della Sicilia.
Passando sotto silenzio alcune altre osservazioni
di poca impnrlanza sul Pecten hyalinus (Oslrea) Poll,
e 'I Pecten Testae del Bivona, e sur una Donax forse
nuova che trovasi nella collezione del Dr. Mariano
Mauro-Riggio, di cui non si legge la descrizione ,
einini d' uopo fernoanni, sebbene di volo, sur allre in-
dicazioni di raaggiore irapurlanza.
Si tralta di due generi novelli. L' uno, appellato
Galileja, non e ben fondato, come ha fatlo vedere
il sig. Barone di Mandralisca infiue del suo Gatalogo
dei molluschi terresiri e flnviatili delle Madonie, e
come io accennai in favellaiido di tale raemoria. L' al-
Iro e nomato Cycladina, statuito sur una conchiglia
che molto si assoiuiglia alle Cicladi Sen' e data am-
pin illuslraziont! dal chiariss. Autore oel prime lasci-
colo della sua Fauna siciliana.
Qui ocourre manifestare non dovermi occnpare
delle osservazioni coiilenule nel primo t'jscicolo sopra-
indicalo, dappoiche le ho accennale nella esposizione
del preseute lavoro del prof. Costa ; solo Ini rimar-
rebbe a dire del suo gent-re Panormella, il quale fn
creato dal medesiino per una conehigiia che dovrebbe
andare nposla lia le Auricole, se si amraeilesse dai
90
zoolo^i il fatto di vivere qtieste specie nelle acque
salse e nelle doici indistintamenle. La specio e chia-
mata Punormella Lo-Faai.
Finalmeiite I' ultimo articolo o i Cirropedi^ con-
tiene la descrizione di nn novello genere, che 1' au-
lore addimanda Balaninus, e la specie Bal. galenliis,
che e il Balanus galcalus, Enc. Met. , Lepas calceolus
di Pallas, si male descrillo e rappresentalo, dice
r aulore stesso, da non potersi abhastanza ricoiio-
scere. lo noii ho inai vednlo tale specie, ne posso
quindi emellere il inio giudizio sul geuere antideltu.
".'>i;.;.-.!h
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S AG G I 0
01
SiOHIA FISICA Dl CATASIA
DEL PROF.
LETTO RELLK TORNATC DEL 23 NOVEMBRE 1848 I 28 GEN. 1819.
;-..;,- (,:::;::•/-?
*^ ****** mt*tt*i-r*Trrvt *********** t*vtv***tt*trv*trr****4-ttf*t
vrrVf¥v**-^n-**fr*-T*TT¥rwTrFrrrrrfrvvvrr*******t'V'fvrwTV*-f'fV^
3 ii <& <j^ a <E>
STOHIA FISia DI CATHm
INTRODUZIONE
Ifedurre dallo aspetto e dallo esame di un terreno
abilato le cause che lo produssoro: riandare le varie
circoslanze che influirono a modificarne o alterarne
la fisonomia: noverare gli avveiiimenti che a notizia
storica cambiarono di tempo ii) tempo la superficie
del socio: tencr conto de' t'enomeDi che ban dalo
luogo a sensibili mulamenti nclle condizioni sociali
deir uorao abilaiore del luogo, per venir poi , con
coiinizione di causa , a dar ragione del suo slalo
alluaie , ecco quel cho costiluisce , a parer mio , la
Sloria Fisica di un paese ahitalo.
Questa sforia , nella eslcnsione in che dovreb-
be trallarsi , ( se logii la Topografia di Palermo di-l-
92
r ab. Scina) e stata dagli allri trascurala fin'ora,
per quanto io mi sappia, e di essa se i geologi han
talvolla toccato qualche tralto, cio e stato per quella
sola parte che ha polulo riguardarli. Ed in quanto
agli atorici quando han p.irlalo di fenomeni Csici av-
venuti, vi sono stati indolti in quanto che que' feno-
meni sono stati accompagnati o seguiti da success!
rjinarchevoli, riguardanti 1' uon)0 abitalore de' luoghi.
Won e a dire, intanlo, di quale importanza si
fosse questa sloria agli abitanti di un terrene ; non
solamenle perche venga a loro notizia quel che e ac-
cadulo ne' tempi andali, ma perche conoscano le qua-
lila del suolo che calpestano : moito piii quando vi
van fabbricando sopra, ad ingrandimento delle loro
diiDore; perche sappiano a qual sorla di roccia affi-
dino le fondamenta degli edifizii: perche abbiano m
pratica la giacitura de' maleriali inservienti alia fab-
brica, e perche con dali sicuri vadano rmtracciando
i siti, ove sollerranee scorrono non di raro le acqne.
^\'SSuno neghera esser qnesti objetti di altissimo ri-
lievo, e che trascurati possono prodiirre pessime con-
seguenze, principalmenle poi ne' luoghi soggetli a
frequent! scosse di tremuoti, o a ristagn! di acque,
o ad altri simili incoveuienli.
lo non faccio pero le meraviglie, benche di tan-
ta importanza si fosse questa storia, al non vederia
trallata dagli scrittori di patrie cose. Imperoccho non
e mollo che la Geologia ha potuto , appoggiata a
soli'le basi, ragionare sopra avvenimenti che prcce-
dellero qualunque rammenlanza istoiica; e se mai in
altri tempi si attento di dare spioganieiilo a (jualche
feuomeno antico geologico, non potevasi andar di ac-
cordo Co' latti, e tulto ipotetico diveniva ogni argoiiieii-
to, perche poco sapcvasi di prcciso ^uiic luiiii.iziuue
93
de' lerieiii, e sopra que'caralteri marcati, i quali sono
in caso cJi dare iii oggi pruove , pressoeche certe di
epoche diverse, alle quali riferir possonsi i loro primi
elementi. E per allro, quei che inlenti erano a scrivere
la storia del loro paese, credevauo forse non esser di
molto inlcrcsse i' indagar la nalura del suolo , e lo '
andar ricercando avvemaienli (isici che potevano aver
puco rapporlo cull' uomo.
Se svolgiiiinu, iut'iilti le pagiiie delle storie par-
ticoiari de' paesi non Iroviaino chi- le rarissime voile
qiiaic'he ceucio in laluue suila nalura, non diro dal
suolo, ma deila sola superficie di esso. Nel maggior
nuniero neppur mc-nzione se n' e lalla. E venendo a
quella della palria noslra, gli scrillori di essa, Ar-
cangelo, Gatrcra, de Franchis, Grossi, Privilora, Ami-
co, Ferrara, Gordaro, poco o nulla dissero della to-
pngrafia di Calania ; e solamenle ud soddisl'acenle
teiino se n' e dalo di receule nella descrizione di Ga-
taiiia di F. P. G. dielro i lavori puhblicati da' Gioeaii.
La sloria stessa degli avvcniinciili e de' fenonicui fi-
:>ici accaduti a leinpi storici, vero e che non puo
dirsi essei slala irascurala, ma degli efielli di essi
sul suolo non pare che si lossLro inollo inleressali
gli scnltori. Si puo non di meiio Irar profillo aa-
che da' loro cennij e uoi non li Irasandereiuo ur che
iniprendianio a supplire a si fatlo luaucamenlo.
lieputando , perlanto , iniporlanlissimo ua simil
lavorlo, io mi sono animato ad nilraprendcrlo per una
delle piu cospK-uo cilia d' Iinlia, ([ual' e Galania, e
pe' suoi I'orlili coulorni. Ala ho dovulo avvcucniii, in
mezzo al Iravaglio, che facil non era la impresa ,
com' io mi imniaginava dapprima ; tanto per la po-
chezza mia , ipiaulo per la maucanza degl' ;ijuli die
che dalla sloru lu mi vcdcva apprcslare.
94
Sopra il sinuoso ed iiri golarissimo margine delle
lave, pniicipalnn^nte, ho polulo poohissimo rilevare,
e sopralullo lu' liioghi ove saiebho rinscila piu utile
la coiiDscen/.a delle sue traccc; vale a dire nella parte
abilala della cilia , ove s' iniiciizano snperbi edifizii ,
e »p<'!iso stnza la vera coguizione del suolo ove se
lie impiantaiio le fori laiiittila. Ho dovulo quindi ri-
trarre quiilctie notizia da quel (he si e Irovato sca-
vando u<'vaiii punti della cilia; e mi son senipie
porlato lo slrsso a visilarii co' prciprii orchi, per non
lestarmi duhliio snll' aluui iap|joiio. In qucsto niodo
mi sono assicuralo della nalura del terreno di non
poca paile di Calani.., btnche occupato dalle /abbri-
che di quesla grand*' citla; e polra dietio a cio es-
ser utile il mio liavaglin a chi Si guira coll' orrhio
della nieiile le linee da me asscgnate a' margini delle
lave , perciie non arrischier^ alia ci(ca le I'abbriche
ad incerld Nrreno, e si prepari la ad una spesa mag-
giore o nniiure , quoudo avra presenli i veri coiifmi
delle lave.
Oi queste, pill rhe di ogni altra specie di suolo,
noi leiighiam conto iu Calania, sulla idea, ciie pian-
tando If rabi)richc sii di esse riusciranno sempre piii
solide e sicure. Nel falto poi non sara sempro cosi;
ed io faro vedere nel corso di I mio Saggio quanlo
incerta e per lo piu la solidila e la spessczza della
lava quando , coveila da alto slrafo di terra o da
allro qualsiasi nialoriale per lutli i lati , non lascia
veder di essa che bi sola superficie. :n,i 1, :»
Giui.lo una VoUfi jigli avvenimenti slorici , non
ho avulo allro a lare che una «upcinla compilazi<me
di q'.ianto e stale delto da' palm scrilluri ; e qucsto
era ben facile; anzi dove ho creduto non dover cosa
alcuiia soppriniervi ho Irascntto per intero i p ;ssi
9;s
degli autori. Ho ricorso finalmenle a' miei stessi la-
vori Id molte occorrenze, e principulmenle nella parte
meteorologica ; ove , per non accrescere il volume,
non ho riprodotlo la intiera mia Memoria sopra tl
Clima di Catania (1) alia quale ho rimandato i leg-
gilori che un piii distinlo raitij'ia^lio nc vorrcbbero.
Sono stato obMigato piii d' una volla di lasciare
il filo della storia per iut* rpone taluni schiarimpnti,
sopra la parte scieiilifica do' l( nomeni di rilievo, quali
sono le eruzioni vulcauiche ed i tremuoti; senza dei
quali schiarimeiili mi e sembrato non poter riuscir
cbiare abbastanza le diverse iliazioni, o le Hpplica-
zioni che da tali A-nomeni si son dovute fare, senza
che si toccasse alquanto la teoria. Mi son per>uaso,
d'altronde, che non riuscivano poi del tutto lontani
dal suhjello tali schiarimenli.
Mi restava a dire de' niateriaii che presta per le
fabbriche e per le arti il suolo di Catania, non che
di Ho slate dogli antichi niunumenti , i quali ugua-
gliati , in raassinia parte , col suolo , sono divenuli
parte di esso: e non pochi sosleogono oramai gli
edifizii, le strade, e le piazze della citta. Quesli due
subjelti avrebbero dovuto apparlenere a' par.igr.ili
dello slato aUuale di Catania, da uua mano; dall'aU
tra pero non erano eslranei alia intrapre>a slona: il
prime come natural! prodotli di che si e avuta copia
in tulti i teni()i: il secondo come resti di anlicbila,
e CIO baslava a non farii apparlenere all' alluale slalo
di questa cilia. Li ho posle dunque fra l' ultimo av-
venimento della storia fisjca, e Ira le slato altualu di
Catania , unendovi il novero de' prodotli de' terreui
collivati e degli animali indigeni.
(I) Atli Ginon. vol. VF.
96
Kello slalo alliialc di Catania . dopo una hrove
descrizione topografica , sono passalo alle condizioni
meteorologiche del suo clima; ed bo eredulo lasciar
per ultimo argomenlo quanto riguarda il mare che
bagna il lillorale calanese. Non mi sono in questa
parte molto diffuse dietroche esiste pubblicata la ci-
tata Descrizione di Catania, che poco lascia a desi-
derate sullo stato altuale di questa citla.
lo non son certo di avere coipito al vero segno
col mio travaglio, perche, come dissi, mi avvidi nel
corso di esso di quanto mancavami per ben riuscire
nella impresa ; ma non temo pero di aver prodotlo
un lavoro del tutto inutile. Se non allro lo aver co-
minciato un' opera che e suscetlibile di miglioramento,
merce piii accurate osservazioni e ricerche piu as-
sidue, da farsi da chi piu istruito verra dopo di me,
e scmpre da repularsi commendevol cosa. i
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97
CAP. 1" STORIA nSIGA
§ 1. '^iiolo fli Catania prima dolla venuta dellc lave
dell' Lliia.
2. Venuta delle prime correnti vulcaniche.
3. Cailula (Jeli' ai'i^ine del Fas;mo cr.
A. Allre niitive correnti — Porto Uii.sse ec.
3. Slato do'coiitorni catanesi alia veuula de'primi
abilatori.
6. Lava de' Kratclii pii.
7. Allre lave it treiiuioti.
Feiiomeni e leorie de' tremuoti.
8. Seguito di l.ivo e tremuoli.
9. Slato di Catania prima dclla eruzione del 1669
( Ferrara).
\0. Moiifirazioni d^I snolo p(>r lo incendio del 1669.
11. rremuoli del 1 69 J e>l elletli.
12. Allre conscguenze dopo que' disaslri.
13. Tremuolo del 17S3.
14.. Tremuolo del 1818.
15. Accresciule aique dell' Ainenano.
16. Peslilenze avvenul(? in (Catania.
17. Tremuoti del 1846 e 1848.
IS. State attuale delle anlicliita.
CAP. 2° PliODOTTl NATUnALI
§ 19. Wateriali de' contorni di Catania ulili per la
ral)l)rica.
20. \Iateriaii ulili alia sloria naturale.
21. Animali e vegetabili.
13
98
Animali quadruped! domestici
» » seivatici
B volalili domestici
B B seivatici
H Anflbii ,
' ■ Insetti
Vegelabili coltivati
Cereal i
Leguminosi
Piante ortensi
» selvagge comestibili
» utili a varii usi
I frutlifere
Alberi da legname
CAP. 3» STATO ATTUALE DI CATANIA , ,,
§ 22. Topografia— Meteorologia , - ,0f
23. Mare di Catania.
24. Prodotti del mare. , j
Pesci ,1 f
Molluschi , , .}
99
CAPITOLO PRIMO— STOMA FISIGA
§ 1. Stiolo di Catania e snot conlorni, prima
delta vemita delle lave delC Etna,
« Noa e difficile per chl, avvezzo a ri'conoscere
la giacitura e la qualila de' ferreni, da uno sgnardo
alia topograOa di un paese, In slabilire quale si losse
ella stata in tempi assai remoli ; e quel che a' piu
sembrar potrebbe una mera ipolesi , non si riduce
talvolta che ad un sano lagionanienlo, fondato sulle
osservazioni accurate di circostanze locali. Riguardan-
do, pertanto, i contorni di Calania si puo di jegi^icri
delerininare quali slate si fossero le condizioni loro
topografiche ne' tempi che prccedellero le prime co-
lonie che vennero ad occuparli (1) ».
Resta oramai geognostitamente provalo che il
terrene terziario di gros ed argilla che fiancheggia
il gran cono dell' Etna da ^0. per 0. S. SE, ed E,
sia venule dope che la parte cenlrale dell' Etna era
comparsa dal mare, e dope che gli scogli de'Giclo-
pi, anzi tullo il terrono basallieo della Trezza, coevo
alle formazioni vulcarnche del val di Woto , era gia
fornialo solto il livello del mare (2). II gres ne co-
sliluisce la roccia principale; ed esse dalla forma di
banchi passa a quelia di cioltoli e di arenaria sciol-
ta , con argilla caloarifora in Irilume o in nidi, la
qualche puuto pero I' argilla prende il posto di roc-
(1) Sul Genio di Catania — Giornale Gioenio torn. VI,
bimcslie i.
(2) Condizioni gcolojiiche del trallo tiMreslrft doll' Etna.
Alii Gidcnii vdl. 1 — j-!i"i;io sulla costiluzione fisica dnirEina.
Alii Gioen. vol. 3, serie 2.
100
cia principale: ed allora i 9uoi banchi sono mollo
pntenti. Non sono pochi i resti organici fossili marini
che in questo terrene si van trovando ; ma lulti di
specie simili alle vivenfi nel prossimo mare atluale,
se se ne ecoellui qualcheduna la quale al iitlorale
dell' Africa oggi appartiene , (Buccinum gibohuluin:
Patella ferruginea: P, Rouxii ec. ). De' vegelahili si
trovano spesso dalle lignili , riferibili alia vile ed al
salice, sebbene e da credere, con qualcbe fondamenlo,
cfie appartener polessero al lerreno alluviale iiilro-
dolto posteriormenle iamiezao a quella terziana for-
luazione.
Costiluito sotto I' impero delle acque questo ler-
reno di gruppi di collioetle , di avvallamenti e di
spianale, emerso dal mare e stalo nel seguito del
tempi modificato dalle alluvioni, e dalla influenza del
piiissimo vulcano; per cui ora valli inlere suno stale
riempite da materiali trascinati a riprese dalle acque,
e deposilati in forma di strati: ora delle spianate
sono stale coverte da masse vulcaniche e da correnli
di lave: ora colline intere sono scomparse, per spro-
fondamenti di suolo, ora sonosi abbassate per frane.
E venendo al suolo de' coiilorni di Catania « un
seguito delle colline argillose ed arenarie gia men-
zionate , non era slato che parzialmenle occupato
dalle lave vulcaniche nelle regiuni piii elevate (!)»;
ii leslo di quesla plaga avea per limite meridionale
un picciol trallo di spiaggia marittima, e parte della
gran pianura alluviale, che ebbe in seguito nonii di-
vcrsi, di campi lestrigonii, campi leontini, agro ca-
lanese ec; e fu senipre celebre per la sua ferlilita.
« llapportando quell' anlica coudizione di suolo
(1) Genio di Cutania cit. ' ' '
101
a' iiomi (le'sili alluali diremo, che le colliue delle
Tcrrefurli , da iiionte Po continuavaiio a cosleggiare
per niezzogioino la base dell' Etna, e forraavano i colli
di Cifali, Fasano, Leucaliia, Novalucello ec; riunen-
dosi poscia con quelle di Acicaslello e di Trezza.
Qucsli colli il(]uaiilo piu rilevali dal lalo di mezzo-
giorno, pcrche dalla parte opposla aveao di contro
la base dello coniche I'alile ilell' Etna, formavano una
specie di valle irasversale cuulro il margine di quclla
vulcauica aeelivila ; ui nuMJo che le acque che tra-
scuiavaiio dalla iiionlagiia gl: sciolti materiali, depo-
silavaidi al lo!! io , uuilamciile a quelli provenlonti
dalla [)arte del terreno arenario ed atgilloso delle
ceiiiialo opposle colliiie, e successivamente si atulavaa
cumulaiido in islrali di varia polenza: corrispondenli
alia inassa del maleiiale Irascinalo; e questo riduce-
vasi a Irilume vulcanico, arenario ed argilloso con
massi di lava rololali , di varia forma e grandezza ;
no niaiicavaiio resti di vegetaijili erbacei e legnosi a
inescolarsi con quel rnaleriale, net quale Irovansi go-
initoiati tutl' oru ».
(I Hieinpinla la valle ed alzato il suo piano, al
livello delle colline, Lriiiava ii.i suolo prcssoche spi.i-
iiato, ed agevolmenle praticabile al corso delle lave
del vulcaiio. le quali non laniavano ad invaderlo da
ogni punlo (1) ».
Avanti di far inenzione de' primi corsi di lava
che occuparono quesli terrcni , sara utile il fissare
precisanienle la lopografia de' oonlorni di Catania in
qiiesla prima epoca. E qui parra I'orsc alquanlo slrano
il raggirarsi sopra nonu alluali , parlandu di lonipi
unleriori non solo aU'epocho poco lonlane dalla nu-
(1) (jciiiu ili Catania cil.
!02
slra, ma remolissime anchr da' tempi slorici. vale a
dire di eta geologichc; uia si puo egli procedere al-
Irimenti \q simili assunti ?
Cominciando da ponenle: le colline di monle
Po, di S. Todero , di S. Agata e dell' ElemosiHa
estendevansi sino al lido del mare, nel seguenle mo-
do. L' Elemosina, dall' ullimo fondaco della zia Lisa
sino a S. Chiara era bagnala nella base da! mare.
La Piana di Catania non si era per anco iiinollrata
verso il Golfo sino a quel puiilo; la collinelta di S.
Cliiara veniva essa pun^ coile sue basi orientali a
loccare il mare sino s\^ AcfjuicoUa. S. Todero eslen-
deva le sue braccia sino al Forlino vecchio ; monte
Po le prolnngnva, da una parte sino a (lilali. S *M.*
di Gesii , S. Salvatore , Benedcttini , Cappuccini e
Rinaccio: dall' alira sino n! Fasano e Leucatea , di
cui le basi venivano a formare lillorale maritlimo a
Monserrato e Lognina; di mode che il lido girava
dall' Elemosina per F acgm'cella, forlino veccliio, quar-
liere di S. Anlonio, S. Filippo, S Franceseo, piazza
degli sludi, Minoriti, quarliere della grulla, Monser-
rato, Lognina , Cnnnizzaro, Aci-raslello ere:, e fu
coir andar del tempo, per gli avvenimenti clie andc-
remo mcnzionando, che il mare rilirossi grado grado
sino all'attuale suo lido (1).
{\) Ci5 si e rilnvalo non solo dal pencllo dclic colline
mcnzionale c dall.i luro dirczione , ma cziandio dagli scava-
mcnli per le fdndainciila delle case, c per i pozzi. Nil quar-
liere della Grolla , ed in quello del Carmine , non lungi da
Blonserralo, soUo i varii sirati delle lave sopravveniile , si e
Irovati) il sabbione niarino con delle concliiglie in franlunii ;
c nel pozzi) dello della B,irccllona , die serve di sniallitnjo
air acquidoUo della Grolt.i, qiinndo se nc fa I' infiero espur-
f?o, si fiiungc al menzionalo ietlo di sabbione niariuo.
103
Le acque che inaffiavaiio qiicH'antico suolo, o che
scorrevano in csso, erano qucile di un fiumicello a
poucnte, e qucile che dai varii punli delle colline a
seltenlrione scalurivano.
Quel rio traeva la sua origine da colline della
slessa natura, cioe di gres ed argilla, ora occupale
dalle lave di Belpasso o Valcorrenle; passava da IN. E,
di Misterbianco, costegi^iava le colline di montc Po,
e scoiTeudo fra' Benedellini e Cil'ali si scaricava in
mare verso la piazza Slesicorea. Esso ebbe nel se-
guito de' tempi varii norai ; e Irascurando quello di
Aniaseno, d' onde i nuslri anlichi slorici vollero Irar-
re tanto nolizie , Pindaro lo chiamo Avienae (I).
Tulli gli allri pero lo dissero Avienano (2). Lo ac-
croscimenlo delle sue acque che iTa spesso seguilo
da lolale mancanza, corrispondente alia quanlila delle
piogge, fu conosciuta dagii anlichi, e Strabone, par-
lando del lago Lucrino, di cui le acque mancavano
e crescevano in varii tempi, atlribuisce quella vicenda
al vario corso de'ruscelli Iribularii che gli somn»iui-
stravano il fluido , e lo conipara all' Amenano che
scorre in Galania (3).
Cluverio , segueudo Fa^ullo , pensa che queslo
flume venga dalle viscera deli' Etoa per isconusciuto
(1) Od. \. — 0 JupKcr cilice aulcm supra talcm for-
lunam — Amcnac ad acpiam civibus et rcgibus — ut disjudiccnt
vcr.im famam honiinum.
(2) Cost Ovidio (Melain. lil). ITJ) descrivendolo lo chia-
niii — Ncc non sicanus vnhcns Atuenanus arenas — Nunc Hull,
iiitcrduni suppressis funlibus aret.
(3) Quod Aincnano evenire fluvio perliibcnt Calauam
pL'rlluoiili , qui per alicjuol aunos dcstitutis aijuis , deinJe
il>:ium Hull. ( Lib, o. )
104
cam mi no , e che talvoll.i otlnrali i meati cpssa Hi
scorrere; ma che poi rolli gli argini proronipe in ab-
bondanti acqne, le quab lislagnando infetlano I' aria
e protlucono inorlabla non lieve nella citia (1).
Nel che non ha falto Cluvi^rio che copiare Faz-
zello, come dissi, il quale negli slessi sensi si espri-
me (2). Credova Meuiolico die queslo fiume prove-
nisse per occulle slrade del lago Gurrila prcsso Rrin-
dazzo (3); e questa crt-dpnza e invalsa sino a' no>lri
giorni, dacche il vecchio Reciiptiro la coiifermava con
un' e>periraLiito per lui fallo ; pel qiiide la sogalura
di leyno gellala ncl lago (lurrila. vemiqiiatlroie do-
pe comparve nei pozzo iiwlino in (-uiama, m fondo
a cui scoiiono Ic arqiie dell'Anienano {4). Ma noi
abbiam (alto vedere che il cres^ceie e il inancare delle
',!';;(, 'ii. ' ;i ;• • ■■■'. ''iV' • -' i . • . ■ ,, ' i ■ ' --A ■ i,{i
(1) CaelfTimi Aiimis liir e ra<liribiis /Eln.-ie nionli;" nc-
Ciilto, necdum s.ilis jiurvfislig.ito foiile orliis , mciliam iirlxm
pleno alveo inlcrniiit. Ohtiiialis inlerduni vcro fonlium vcnis,
omnis per .iliqiiol jiimos cvainscil ; nirsumqiic siibilo eslu
erumpens, crassinrem pc>lil('nl(Miii]iio rffi( il acicm. m- iinniiniii-
qiiam inundationem ci.Mletnque li.iud levoin Libi inferl. (Sic.
anliqu. lib. 3, c. 1.)
(2) Oritur aulem e radicibus iKtnao montis , cujiis fons
nedum perveslii,'ari (Hjfuprit; in media l.imi'n uibc loni^'ii traclu
pleno fiuit alveo: aliqu.indo vcro obtiir.ilis venis loins per ali-
quot annos ovanescil ; nirsusque poslniodmn suliitd erumpens
excurrit. Ila altornis vicibus peipcluo igiuilis naluiae causis,
ilque redilqup. Tanl.im qii.iiidoqiir Cal.iiiai' iirbi caliinitatem
afferens, ut iinindalioneui ant ciadeni iiiferal: nam cum csiur-
rit , crassior uriiis aer redditiir , ac insalubris el pesliltns
calancnsibus eflicilur. (Dec. 1. lib. 3. c. 1.)
(3) Gurrida fliivius est in agro Rand.icii qui ibi absorblus
in Catincnsi urhe snbicrlabilnr. ( Sicati. Rer. ec. lib. 1.)
(4) Recuporo Slor. deli' I'^lna vul. 2, p. 87.
arqiie di qiicslo nimiif'lln dipoii'le assoliilaiDonle
dair al)b()n(]aiiza o dalia careslia delle pin^ije (1).
Se tale iiiterniilleDza avvtniva aiiche ne' tempi
rfinolissimi de' qii;di qui trallianio , non e possihde
il polcrin dcterminare, non esseiidoci note le coiidi-
zioiii del clima in qiudl'epoca, dulie quali dipende
essenzialmcnto lo stalo nieleorologico di una coDlrnd.i.
Po.ssiamo pero con solidi appoijiii iicoirnoslici i)en cre-
dere, die la loco di qneslo liuniiccilo era in allora
fra la collinctta de' Benedetlini, e quella de' Cappuc-
cini, presso la piazza Slcsicorea, come si e dollto di
sopra, ma che an 16 poi cani;iando di silo , per gli
avvenimcnti di cui f'arcmo parola.
Un' allra sorgente dalle colline di Gifali e Santa
Sofia scorreva accanto S. Salvatore , e veniva alia
riva did mare presso la Grolla, Ouciie del Fasano e
Leucalea riunivansi forse in un sol rio, scorreva fra
Monserrato e Lognina, come i noslri scrillori , non
lonlani del vero, hanno anclie asserito (2).
il suolo di qiiesti conlorni era coverto di vege-
tazione; e dal reslo delle foglie e de' rami che tru-
vansi ne' tufi del Fasano e Leucatea si conosce he-
nissimo che I' Flee esisleva di ipie tempi, e tre variola
di querci ( quercus ilex ) si po^ssono riconoscere nella
impronta delle I'oglie di que* lufi; del pari de' Iron-
(\) Sulle accrcsciiite acque dell' Amenano. At(i Gioon.
vol. !.\. |.. 331.
(2) Ilic porro ;ul LciiC'ilin'.ic rinos nbi liodin virile Ca-
Udiiccliio. siri') (|iiiilciii iiiii|ilissliiio in nioditorrancn (iiiriiiidc-
li.inliir, iiui el niiviiiiii <'.\ri|. ieli.it .il) cidem Loiicollica ,i| |u>l-
liiliiin. Iliiiiis a(|ii,u; iiiMlii; sidi Fasaiii nl I.ouciillicae colJihiis
iii;,'i'iili (|iH,k'iii cujiia eniaiiaiil... ( Aiiiico Cat. iliust. cap. V.
I.. i:i. t. 1. M
m
chi che al Salico rirorisconsi, orano comuni (1); ed
e una bella prova della verila che la vite sia indi-
gcna del noslro suolo (2), lo averne trovalo i tron-
chi ben caralterizzati , negli sirali del tufo alluviale
del Fasano, e nell' argilla di difali , alia profondila
di palmi 130 circa nel primo, e tal volta anche piu
basso, e a fior di terra, o almeno a pochi palmi di
prol'ondita nella seconda.
Quel tufo alluviale cosi dovette precedere di tan-
to r epoca storica quanto che non Iraltavasi forse ao-
cora di popoii abitalori di Sicilia.
§ 2. F'enula delle prime lave delt Etna
suUe dette colline.
Agevolate dal riempimento della valle trasversa-
le menzionata, dielro il Fasano e Leucatea, le cor-
reiiti deir Etna vennero ad eslendersi sino a quel pun-
to ne gia verso mezzogiorno soltanto eran esse di-
reltf, ma le colline di Valcorrente, quelle di Fegotto^
di Galermo, e poi di INizzeti e di Trezza ne soslen-
ncro il passaggio e ne furono per sempre coverle.
Da quali punli sgorgaron esse non e possibile
il deciferarlo, stanteche da quell' epoca lontanissima
sino ad oggi migliaia di correnti sono venule ad ad-
dossarsi una sull' allra, accrescendo sempre la massa
ed il volume di questa coJossaie monlagna; ed i cra-
teri deir antiche eruzioni, o reslano scpolli del tullo,
0 almeno le lave che ne scaturirono irovansi coverle
(1) Tornabene su'vegclabili fossili ecc. Alt! Gioen. mio-
Ta serie vol. 2.
(2) Vilrni in Sicilia sua sjioiito iiaici nemo est qui ne-
sciat. ( Fdzcll. dec. I. lib. \, cup. IV. j
!07
in modo, da non potersonc per nulla rintracciare il
corso.
Vi sarehbe da apporlar piu attenlo esame alle
due elevazioni di rocce vulcaniche, della nalura stessa
delle lave di die facciam paroia, che si Irovano a SO.
del comune di S. Gregorio; le quali polrebbero ril'e-
rirsi a due antichi coni di cruzione, i di cui sciolli
maleriali sono stati col tempo svelli e Iraseiinili giu
dalle acqiic, e da al(ri meleorologici fenomeni. Esse
infatli s' iiiiialzano exabrupto siil suojo basso per Ira-
monlona, ma hanno un'ordinario pendio per mezzogior-
no; e la iiatura analoga delle loro lave a quelle men-
zionate noii pu6 farle disgiungere da una origine co-
mune. Che che ne sia, ancorche per craleri si vo-
lessero riguanlare, essi non lo sarebbero che per
quelle correnii sollanto che giacciono sulle colline
argillose vicine; ma non puossi prelendere che da
essi siano provenienti tutle le altre, che inlorno alia
plaga meridionale dell'Elna si osservano.
Quesle prime lave, per quanlo puo conoscersi,
non erano pero molto scoriacee e voluminose/ all' in-
contro compaltissime, e di un' altczza media di non
pill di palmi 30. La loro pasta , sebbene predomina-
ia dal felspalo , conliene lullavia alibondanlissimo il
pirossene, i di cui cristalli sono nitidi e di mediocre
grossezza: all' inconlro piccole sono le laminelte del
labrador ; ed in quanlo a' granelli di olivina, vi so-
no essi comuni nella pasta, e fan conoscere la pri-
miliva origine basaltica di quesle correnii. La loro
massa si slacca facilment" in prismi informi, ma che
neil' insieme puo dirsi a8>umerc una slrultura prisma-
lica penlagonale; pcrlDclie impropriamenle si chiama-
rono basalli dagli scarpeliini.
Uacche la coilina die soslcueva quesle lave an-
108
dava III tVane , come or ora dirnmo, pssp ijiu preri-
pilavansi e giaii runiiaiHlo ammassaiiKMili di maoijo;ni
di /alsi prismi da perluUo siil menzionalo giro dtdlpcol-
Jiiie areiiarie ed argillose; e sopra Valcorrenle, in con-
tra<la di tre arie, al Fasano, alia Leucalia , al Ca-
nalicc/iio, e poi a Ficarazzi ed alle colline della Trez-
za, gli amniassamt'oti di queste lave coinpallissime,
e quasi tulle dolla stessa nalura, eran IVequcnli, ari-
zi III conliiiuazioiie; talche quelle culiine eran leinii-
nale nelle loro sommila da uii ciglione di lave, che
dava ad esse un' aspelto ben dilferenle da quello del-
Je campagne nelle terroforti , non presentando della
luro natural forma che i! solo fianco: il piede essen-
do gia quasi per inliero occupalo da una Scarpa di
masse vulcaniohe slaccate da quelle che in alio foi-
mavano il ciglione; di niodo che I'argilla e I' are-
iiaiia apparivano giacenli fra due strati di lave.
§ 3. Cadula in frane deW argine del
Fasano, e di allre collme.
■ ■■ La collina della Trezza, seguito di quelle men-
zionate, abbracciava lulla la formazione basallica di
quel silo; e per quanto appare , una porzione dei
gruppi di quella roccia sporgeva al di sopra della
collina, se la decomposizione del basallo pole forma-
re per mezzo di parziali alkivioni un dcposito di ma-
teriale biancastro, che poscia indurilosi in roccia an-
ch' esso, Goslilui quella che in oggi fa gran parte del-
la, cosi delta, isola della Trezza (l).
Una convulsione vulcanica era bastevole a far
(1) Sill lias.illo ileciiinposlo dcU' Isola iU\' Ciclopi AUi
Gioea. 2. btr. vol. 2.
109
cani^iiir d' aspcUo liilto quel lillorale. Ed iiilaili per
una xilU'iTuiiea accuMisioiie di |»arlic()l,ire e lin)ilalo
I'ocoliire (U'l seno dclla roccia prismatica del basalto,
ne avverme il disarticolamento e la lusione ; e da
prisiui articolali ridotli a basaiti glolmlari, e poi ri-
inescolali nelia fusa roccia d(d I'ocolare, incrostali di
iifia scorza vetrosa furono rigeltali luori, da una aper-
la gola iiisieinc al Iriliime basallico che io forma di
peperiiio animodlav.i^lisi intoino. Qiiosti basalli globii-
lari eiullali in uiio slato di lifiiiidila, o di fusione al-
meno, cadendo sopra se slessi si ammassavano e si
ailallavano niolli sopra i primi cadiiti; passaiido cosi
dalla forma rotooda a quella acciacoata, e spesso scre-
polala e rotla. Foriiiarono in lal guisa la rupe di Aci
Caslello, la quale inostra sin' oygi dal lato di S. E.
r aiiunassalo peperino che circotida per que! lalo il
niuccliio <le' basalli globulari niciizionali, e di cui ab-
biam noi gia allrove piu di una volla ragionalo (1).
In quest' epuca ebbe forse luogo lo abbassauien-
to della collina della Trezza; cbo ingojata dal niare la-
scio I gru[»pi l)asallioi parte iii I'onua di scogli isolati
Del seiio (lelle acque, parte in piccole colline di pri-
smi basallici ncll.i cosia tcrziaria, ch(! rimase inalle-
rata; come il colle di rose e di (.'alunzaro pressu Aci
Caslello. INe in quesla sola parte la terziaria forma-
zione delle colluie si vide aliliassare , o andare in
Iraiie: ma in cuiilmuazione da l\izzcli passando per
Ficarazzi , per JXovalucello , per Canaliccluo , per
Leucatea , per Fasario , e piu basso ancora per S.
Sofia, rabbassamenlo della collina dovelte aver luo-
go, c formo un dcclive lerreno , che si estoao sino
al mare di Catania.
(I) Atli Gioen. vol. :1 p. 1)8 — vol. 4. |);iij. 189. ece.
no
Le correnti che prima si erano fermafe sopra
quelle colline vennero a precipilarsi , piu che allra
volta, in masse slaccale colie frane stesse deila ter-
ziaria formazione che sprofondava : e tutla quella
parte di essa che stabiliva un' argine alls lante al-
luvial! slratificazioni , di che si e parlato di sopra ,
caduta giu anch' essa, lascio a nudo la rupe del Fa-
sano, col reslo del terreno alluviale della Leucalia ,
canalicchio ec. e dall'allra parte quelle di Valcorren-
te, Del site menzionalo di ire arie; i qnali tutti re-
starono a guisa di roccia slratificata che mostra il
sue lato , diviso orizzonlalmenle da tanle linee pa-
rallele {\).
In luogo, quindi, di conlinuare, come nel resto
delle terre/orli, il terreno di gres ed argilla in for-
ma di colline e di avvallanienli , di coiives&ila e di
concavita, nel contorno settenlrionale di Calania, co-
minciando da i>. Sofia, e poi dal Fasano, Leucatea
e Canalicchio , si coslilui un terreno declive con
lunga spianata (2); la quale venne a riempire quella
specie di curva che da S. Todaro girava per (.'ifali
e S. Sofia, inlernandosi verso il Fasano, e poi tor-
nava ad avanzarsi verso levante nella Leucatea e
Canalicchio; e s' inlrodusse nel basso fralle piccole
elevazioni di S, Salvalore e Monserrato.
§ 4. Nuove correnti venule daWEina '
dopo la cadula delle colline.
L' Etna non cessava intanto dalle sue erurioni;
e per tutti i lati mandava al basso da' suoi fianchi e
(1) Mem. sul clima di Catania «_» Alii Gioenii vol. 6,
{2) Mem. sulle concliiglie fossili di Cifali — All! Giocn.
vol. 1, png. 243.
1!1
dair alto siio cralere, che grado grado innalzavasi ,
correnti infocale. Molte di quosle dirigevansi verso
il suulo di Catania , delle quali talune possoosi rav-
visare tult'ora.
La prima, di origine ignota, non che di corso,
oggi coperla dallo frane susseguenti della collina, e
dalle posteriori lave, si va rinlracciando quasi in ogni
punlo solto le altre correnti a N.E. ed E di Catania,
cavando de' pozzi per acqua, o scavando per assodare
le fondamenta di robusti edifizii.
Un'allra parlendo, per qiianio appare, da raonte
Peluso sopra Nicolosi, scorrendo sempre verso mez-
zogiorno , passo a ponente del sito ove oggi e Po-
dara, ingombro tullo il suolo , era di Tremestieri e
Trappeto , discese a levanle del Canalicchio , poi si
rivolse in parte per ponente , e dilataudosi occupo ,
per levante le chiuse oggi delte della Carvana e di
Asmondo: s' innoltro verso il mare, e ne lascio uno
spazio fra I' antica costa della collina di Novalucello,
e le stesse sue rocce, in oggi dette Gailo, a guisa
di un porto , che ebbe in appresso ua norae nella
storia.
Dalla parte di ponente, volendo noi rintracciare
il margine di questa lava , possiamo in certo mode
accompagnarlo dal Canalicchio verso la collinella di
Gioeni, alia quale va iiitomo per levante|, ed alcun
trallo per mezzogioriio: poi luiigo il lato orientale
della vecchia slrada de' nioluii al borgo , corre con
varie sinuosita per Monserrato, e da li verso le chiuse
del Carmine, e dcgli Aimnalati. Se ne perde poi la
traccia sotto allra sopravvenuta corrente ; ma , per
quanto pare , essa giungeva enlro il marc siiio a
Laruusi; c fra quoslo pualo e )l Acquicella, il mare
enlrava per uu curvo piccolo seno sino alia Grulla.
112
La terza corronte si vode esspr veniila ne' con-
torni di Catania sopra deila precedente: ma la sua
origine non si conosce per nulla; essa se ne distingue
per la diversa slrullura della sua superfice, e ptr un
carattere che le e proprio: quello cioe che di quando in
quando, sulla estcnsioue della corrente si veggono sol-
lovare talune convessila a guisa di cupole, ma che sono
poi rotto e screpolato in ample fendilure a raggi;
come se la lava liquida fosse stata alzata a guisa
di ampolla , da sollerranei (luidi acrilormi , e clie
sprigionandusi d' un colpo I' avessero in tal modo
ridolta (1).
Si puo essa acconipagitnre dalle colline fra il
Trappeto e Baltial'. giii venondo verso il Canalicchio;
d' onde il ramo di ponente passando sopra la lava
che abbiara descritto , s' inoollro siiio al borgo , a
S. Caterina, al Carmine, a S. Berillu; c piii a po-
nente lungo la strada Stesicorea, piazza degli sludii
in parte, monaslero di S. Agata , parte della Calte-
drale sine al mare ; estendendosi per levanle verso
Cutelli e S. Frannesc<i di Paola : lasciando fra la
spiaggia, cresciula gia sino alia piazza del Duomo ,
ed il suG margine oocidentale , un picciol Iralto di
mare , che formo nel seguilo de' tempi il porto di
Catania, eve ricoveravansi le navi di Amilcare, vin-
citore di Dionisio (2) ; e prmia servi di slazione a
quelle di IMicia , durante la guerra degli Ate nu si
conlro Siracusa (3); e finalmente, rjslretlo in seguito
(1) Su' cratcri di sollcvamento e di cnizinne. Atti Giopn.
scr. 2, vnl. 3.
(2) hio.ioro 111). U, c. 61.
(3) Tucidide lil). VI. i : ,
in
e modificalo dal U;mpn, fii dollo porta saraceno, di
cui non ritnaiie oggi die la sola memoria (1). L' al-
Iro hraccio dal canalicchio si diresse a S. E. sopra
Ja declive collina lerziaria fra Loiinina e Gannizzaro ;
e quivi die per ponente nuova forma al porto, che
piu ampio esisleva ed aperto a guisa di golfo, e lo
ridusse pii'i comodo e piu sicuro, fra due sponde di
lave, coo la bocca a mcz/.ogiorno. Per levanfe poi co-
pri il reslo del lerreno lerziario, e si avanzo nel ma-
re formando il lortuoso liltorale di Loguina verso Aci-
caslello.
II celebrato Porlo Ulisse, rammpiilato da Virgi-
lio e da PImio, e dopo da tiilli gli scriltori delle cose
di Sicilia, sul quale molle favole si combinarono dai
poeti greci e latini. non era in One che lo spazio di
mare racchiuso fra le correnli sopracenoate, di cui
sollaiilo parlo della bocca si scorge al Gaito, nelle
grulle (lelle Goloinbe, delle volgarmente ribi. Non o-
slante la insussislenza di queste favole, e della calti-
va inlerpelrazione di Omero, si voller da laluni scrit-
tori lirar per forza da quelle argomenti di storia. Di que-
sto porlo dice Carrera (2) che « vi si entrava per
due bocche; I' una era a ponente, da quella parte che
oggi di Cajelo noiniiimmo; I' allra per levante comin-
ciava dalla cala sul cui lulo <ta la chiesa della divotis-
sima i\Iadonna di Logmna. Tra Tuna e !' allra boc-
ca si vedea i' isola, di giro poco men di due miglia.
La maggior larghczza dol porlo era un buon miglio
di spazio; la lungliezza che fra terra si estendeva non
(1) Amicn Cat. ill. linn. 2. p. 9a. Gordaro osserv. al-
ia slor. (Ji Cataiiiii lorn. 1. [i. KJN.
(2) iNoliz. stiiiic. di Calania pag. 193. 15
era rainore di due mig!ia; sicche perveniva sino alia
Leucatia, ove stanno alcune alle roccie. Moiti, a re-
lazion de' maggiori fan fcde che in detlo luogo si vi-
de alTisso un grande anello di ferro, al quale si le-
gavano i vascelli » .
Queste Dolizie del Carrera si debbono tenere per
iiiesallissime. Primieramenle la largliezza del Porlo
non poleva avere piu di mezzo miglio di estensioiie,
se i due limili erano il Gaito e lo liotolo: La liin-
ghezza, da quel punto, sino alia base della collina
della Leucalea e pooo piu di un Miglio. Le due boc-
che poi sono del lutlo imaginarie: come imagiiiaria
e i' isola; perche quella cbe per tale vuoisi riguaida-
re e appunto la parte della lava che Rololo si appel-
la; or questa e coatinuazKine della sl<vssa lava del
Canalicchio; e ben si accoinpagna dal Bnlolo sino a
quel punlo per le clnuse di Maiicini e di Novalucel-
lo. La prelesa isola quindi esseiido braccio di lava,
la seconda bocca menziouala dal Carrera non ebbe
niai esistenza.
Tutlo era state foggiato per conch iudcre che qiiesto
porto era quelle di cui paria Omcro, ove fece giun-
gere Ulisse, presso la spiaggia de' Giolopi. Ma su di
cio si e detto abbastanza in una breve leltera da me
inserita nel Giornale catanese Lo Stesicoro (1); nel-
la quale si prova chiarameiite come il porto di cui
favella Omero era noli' isola diiin)pcllo la costa del
Ciclopi, e non gia nel lilloralc lii Sirilia. Vcnghia-
mo piu toslo a delermmare i vcri coiifim di quel por-
to, di cui noQ puo negarsi la esisleiua, sotlo que-
(1) Fascic. \K giiigiio p liig'io I."].'j6.
115
sto tilolo, nc' lempi di Plinio, che fra gli scogli del
Ciclopi t! (iatauiri lo dcscrivc (1).
Torniamo diinque a liiro che esso fu formato io
origiiic dutia cornnle, ciie seconda abbiam noi qui
noveiald, per potienle. e per levanle dalla costs di
lerziaria roniiazione di Novaliicello e sue basi. In que-
slo luto in se^uito la lava, braccio di quella che si
divise al canahcchio, avanzaiidosi sopia la mt'iiziunata
costa ed ioalzaadosi in mare, io reslrinse, rendeiidolo
pill sicuio ed apurlo sollanlo a mezzo ^iorno. La sua
luiigiiozza non t-ra che un mii^ho n poco piu/ mezzo
mii^lio la sua iarghezza; (2J Isoia in facuia non veil' era,
ne ViPiiilio o Piiiiio ne fan meazione, ne si puo dire
con qu<ili:he probabilila che fosse stala per avvenliira
sprofond ta in mare: non essendovene nolizia alouna;
ne quesli luo^bi presenlan Iraccia di allro preesistenle
terrene vicino, come i)resso gli scogli de' Ciclopi, lul-
lo da capo a fondo essendo di lava ii lillorale.
Se poi Garrera crede, e volesse crederlo qual-
ch' unu lull' ora, che I' isola era appunlo quel tralto
di lava delta Rotolo, la quale sta in eCfetlo fra il ponle
di Lognina ed il Gaito, ei s'inganna a parlilo. men-
tre esso e continuazione della corrente, che come si
e detto restrinse I' anipiezza del porto e lo ridusse di
minore eslensione, prima che I' incendio del 1381 lo
avesse obliteralo del lullo, Talclie in oggi ben si pos-
sono dislinguere alia luiboccatuia del Gaito, Ire di-
(1) Scopoli ires cyclMiiiim poitiis Ulissis, colonia Cata-
na. Hl^t. Hill. lib. 3 c. 8.
(2) Sill coi.riiic miinlimio (IcirElna. Alii Gioen: vol. IV
pap. no. Coiidiz j;iMii(.i;iclie del Iralto lerrestre dell' Elua:
Au'i Gioen. vol. 1. 183.
115
verse correnti di lava: quella, cioe, a ponenle, nclle
grolte delle colombe: quella a levanle del Kololo, e
Del mezzo quella del 1381.
In quanto all'anello di ferro per legarvii vasce/h'
recalo in prova della lunghezza del porlo sino alia col-
lina di Leucalea, non abbiamo che a ridervi sopra;
menlre il dover ormeggiare le navi all'ailezza di SOO
piedi, almeno, e un paradosso.
§ 5. Venuia dd primi abitalori.
Un sito talmente adatto alia dimora degli uomi-
ni, sia per la dolcezza del clima, sia per la ferlilita
del suolo, sia per la prossimila ed abbondanza delle
acque, sia Onalmente per la comodila de'ricoveri nella
spiaggia del mare, chiamo a se le prime genii venule
in Sicdia. E lasciando quanlo de' Giganli, de'Ciclopi,
de' Leslrigoni si e dello, i Sicani son quelli di cui la
ceria storia fa menzione, come piu anlichi abilalori di
Sicilia, quivi venuli dalla Iberia (1). Quesli, fralle allre,
fondarono nel lato orientale una nuova (jlla che chia-
marono Catana: nome che non ha significalo conosciu-
to, essendo inulile il volerlo spiegare con analoga gre-
ca voce, provenendo da una lingua di cui non si ha no-
zione alcuna. Non rimasero poro a lungo i Sicani in
questa spiaggia, ne in quella del Val di Nolo; atter-
riti dalle eruzioni degli, ora eslinti, craleridi quelle lerre,
e da quelle dell'Etua, abbandonarono le conlrade orien-
tal] di Sicilia, e si Irasforirono verso leocoidenlali: (2)
Queste eruzioni dcU'l'Una saranno slale ferse delle
ultime da noi cennale; le quali rimonleiebbero a 1654
(1) Tiicidid. lib. 6.
{2) Diodoio lib. V r. 6.
117
anni A. C. almeno, se il Sig, Del' fsle rappoila come
prima islorica eiuzione quella del 1506: anno avauli
Gesu Grislo, come ha ricavalo da erudilissime rae-
morie. (1)
I Sicoli, venuti dall'Italia, meno paurosi de' Si-
cani, o avvezzi a' fenomeni vuicanici del Lazio, occu-
parono le abbandonale terre; e Catania fu da essi ri-
labricala ed inyrandita, verso la parte piu altadelter-
reno la quale in allora soprastava imrauJialamente al
mare die ne lambiva la base per raezzogiorno e levaa-
le verso S. Antonio, S. Agostino, a S. Francesco e
porzione della piazza degli Sludii, e poi per li Mino-
rili, piazza Stesicorea ecc.
lo Don inlendo di seguire taluni de' nostri patrii
scritilori sulla eslensione che aveva Catania ne' primi
tempi: ne sulla quadriparlizione de* suoi quartieri, d'ou-
de si crede essere stata delta Tetrapoli, Si leggano
queste notizie in Carrera, in Grossi ed in allri. lo temo
di asserir cosa alcuua su di cio che precedelte I' epoca
greca e romana, tempi ne' quali soltanto furono alzati
que' monumenti de' quali ci restauo i ruderi/ ma non
posso tampoco sommettermi a que' che la fanno da in-
terpetri alle parole di Tucidide, benche chiarissime,
trasformandone a lor bencplacito il senso, per provare
che Catania fu fondata diile colonic Calcidesi di Nasso
e non gia che queste culonie come a Lentini vi tro-
varoiio i Sicoli; detti da Tucidide ipsi catinenses, i
quail scelsero per capo Evarco, come a tutli e noto.
Sel veggano i crilici della storia, non esseudo cio del
Olio proposito.
Diro deH'Araenano, che di que' tempi, deviato al-
quanlo dal suo letlo siera rivolto a pouenle della col-
(1) Culled Acudcm. C. p. 'i89.
H8
linetla tie' Benedetlini, e ne Iraversava qiialchcparle a
mezzogiorno prima di metier foce nel mare. Queslo
fiumicello correva scoperlo sino a' tempi della venuta
de* Greci, se Teocle, si dice, essere entrato colla sua
nave nelle acque dell' Amenano(l). Ma sia anchedub-
bio, come io penso, che questo fiumicello avesse avu-
to mai acque bastanli a ricevere navi nel suo letto, certo
e che non fu sempre sollerraneo. come divenne nel se-
guito de' tempi. Strabone Io dice Fluvio cnlanam per
fluenti\ Ovidio, sicanias volvcns Amenanus arenas, e
Fazzello, 6 Gluverio che \o copta mediam urbem pleno
alveo interfluit, come di sopra si e dello.
Calania per lanio nel tempo de' Sicoli era fabbri-
catasullealture de' Benedaiini Corso,CrU(iferi, S.Fran-
cesco, e S. Agosfino: ed \\ fiiime amcnaiio vi soorreva
a fianco, proveniente dalla sopra menziouata valle.
§ 6. Eruzione de^ fratelli pii.
Una eruzione ebbe luogo non mollo hingi dalla
Cilia, a N. 0. circa qualtro miglia, nel sito oggi
detto Pampiu , corrotto da Campi; piu, come la pcn-
sava il mio fralello Mario Gemmt'liaro; la lava cor-
reva verso Catania passando per S. Giovanni di Ga-
lermo ed a lato di fe." Sofia. Giiinta al colle di Ci-
fali si divise in due rami; Toccidentale corse sopra il
terreno argilloso descrilto di sopra, lasciando isolate
le colline di Curia e di Majorana, e scese g:u ad oc-
cupare tuUa la pianura di iVlonlesano e del Fortino;
ricoperla in seguilo daiia lava del 1669, che a quando
a quando ne lascia vedere qualcbe piccolo trallo; se
(1) Quod TltODflis cnlcidcnsis imvis in .nneniinum flurnon
dosteiideril.... Slcpiiaii. Itizaiil. di: Libc (y.iiiina.
119
ne scorgc pcro tiiUn il mar^inft con la soUoposla
oollina mil alvco dcj piccolo lorrenle die separa Mon-
(esaiio ed altri terreni da quelli di S." Oliiara. II ramo
oritMilaK; discese per la parte di Cifali ov' e oijgi il
Casino di Vdiarmosa; da 11 a fianchi del quartiere
drila Oonsolazione e Gappuccini vecchi, o via via ai
(lasino di fral' Any^olo, Susanna, Casino di (]arcaci,
Mecca, piaiio di S-*. Maria di Gesij, Casino di Danie-
le e porziotu! del giardino dalla parte di ponenle, ove
se ne perde per poco la traccia sollo il margine della
sopraweiiula lava del 1669. Ma tosto ricomparisce
solto al bastione degii infelti; d'onde si sparge per gran
Iratlo sopra la soggiacente collina arenario-argillosa,
occupala in oggi da' Gappuccini, S"*. Agala la Vetere,
Grociffri, Gi'smti e S. Franci'sco, per levanlo sino al-
I' antica spiaggia di Catania, or sotlo le fabbriche del-
la piazza de' Ganali dell' Indrizzo: e per niezzogiorno
per Gallaccio sino all' antica miiraglia, ove si unisce
a qnelia del ramo occidentale del Fortino. Dal Bastio-
ne degl' infetti poi per pon(!nle e mezzogiorno forma
lulto il suolo occiipato dal Collegio della Purita, S*.
Marta, Benedeltini e quartiere di S. Cosimo.
Il margiiie pero di ijuesla lava esce talvolfa dal-
le linee menzionale, ed un braccio di essa scende dal
Collegio della Purila per li Gajipuccini, fiancheggia
pi'r lovanle la Carcarella la casa di r^cranii e parte
del Pciininello. E per I' aj)|'.unlo (piesto braccio di la-
va, che nella costruzione dell' anlilealro dovetloro gli
antichi lagliare in parte, come sivede in un' apertura
esteriore del basso corridore di quel grande edificio.
E* assai difficile, per lanto, lo assegnare i precisi li-
miti dolle lave, quando sono coverlc ne* margin!, sempre
smuosi ed irregolarj, da terra o da fabbriche, noii se-
gucndo mai uua linca rdtu. Per la qual cosa io credo
120
che a giustificazione di qualche mia indicazione di
sito, ove incontrar debbesi o no la lava, non sara fuor
di liiogo il ricordare il modo con che progredisce una
corrente vulcanica quando scorre infocala dall' aperlo
fianco del noslro Etna.
Quando e prossima a venir fuori una eruzione suo-
le per lo piu far precedere qualche scossa di tremuo-
to piu o meno sensibile. Dopo un carlo tempo, con-
temporaneamente a scnsse piti frequenti e piu forli,
si apre il fianco del vulcano, ed una nuovola di va-
pori, portanti seco minuta cenere o arena, si alza ver-
so il cielo; e spinta da'venti e trasportata a graiidi di-
Stanze, versando quel maleriale sopra la terra per ove
passa. Dalla nuova apertura intanto sono lanciate
in alto piccole scorie, misle ad altre di mole piu
grossa, e cadendo d' intorno intorno ad una specie
di gola, vi formano un monticello conico, appie del
quale scaturisce una corrente di fluida infocala lava
pietrosa (1); e questa nella massa pivi liquida ed
omogenea e piii coerente: ma nella superficio vien lut-
ta formata dalla parte che raffreddata si distacca dal-
la massa e diviene aspra, scabra, spugnosa e scori-
fonne (2).
Questa superficie rtrasporlata daila lava fluida
sottoposta si rompe in pezzi di varia mole e figura:
e come viene spinla innanzi. cosi ammontandosi so-
pra se slessa si precipita in fine dal margine della cor-
(1) Vcd. il N. 16 del Giornale dMe due Sicilie 23.
Gennaro 1847. ove si paria di un Vulcano aperlo di recenle
ec. — Senza di qu^stn non v' e (riiUalo vulciinulogico o\e non
si rammerilano quesli feriomeni.
(2) Sulla v.iiicia d: superficio nolle cnnen?! vulcaniche
Alii Giocii. vol. 19.
f21
rente e vi cado (TavaiUi, formando de* suoi inateriali
un nuovo lello al canimino della lava. Si vede iofalli
in ogoi correiile die la parte inferiore di essa e for-
mala di masse scoriformi e di scotie, aiialoghe a quelle
della siiperficie." diinodoche la lava solida sta sempre
immezzo a due slrali di masse staccate e scoriacee di
varie dimensioni.
Correndo in giu la lava vulcanica non segue mai
una linea; poiche, uscita una prima omlala dal crale-
re, questa segue il suo corsoiii una direzione: ma pri-
ma che Taltra la raggiuiigesse, di gia la sua froule
e quasi ralTrcddata e tralliene il corso della parte
fluida inferiore; talche al giunger della nuova ondata
Doa sempre e spiiita innanzi, ma le serve spesso di
ostacolo al corso, e 1' obbiiga a deviar dal la linea, fa-
cendola scorrere a flanclii con altra direzione. Una
terza sorraontera spesso le due precedenli, e vi pas-
sera sopra nella direzione che piu facile le verra falto
di seguiro; di raodoche la lava occupera un grande
spazio di terreno con una significanle lar^hezza, a cau-
sa della inlermittenza delle ondate della fluida materia,
che vengon fuori dalla gola del Vulcano. Che, se con-
tinualo fosse lo sgorgo della lava, essa seguiterebbe
quella linea che la nalura della superficie del suolo le
presterebbe, e non sarebbe al ceito mollo larga.
Procedendo in questo modo la Corrente vulca-
nica, avviene che irregolarissimi ne resultano i raar-
gini; ed ora retti, era sporgenli, ora rienlranli, e si-
nuosi sempre si Irovano, e cosliluiti imraancabilmente
di masse scabre e scoriformi, e giammai di solida lava
negli orli.
Da cio nasce, che sopolla una lava da lerreao
alluviale, o da altro sopravvciiuto materiale, scavan-
dovi sopra, non presenta una uguale superficie, ma
16
122
air incoutro ora eievala si Irova a fianco di un' avval-
laraento considerevole, ora manca del tullo nella linea
slessa io che erasi trovata sin' aliora in continuita,
ora in solide masse, ora in iscorie, ora in rapillo,
ora doppia di raolte canne alquanto in denlro, ora di
pochi palmi all' infuori.
A questa irregolarita di superficie e di margine
delle lave, e dovuta la incerlezza dalla proFondila delle
fondamenta in una casa che s' impiaiila sulla lava. L
spesso accade, che sicconie il terreoo alluviale, o
allro maleriale sciolto che si fosse, e che copre la
lava, ne ha esallamente riempito lutli i vani, cosi
noQ vi e parte di essa, aiiche dove non si com-
pone che di masse staccate, che al baiter del mar-
tello o del piccone, non presenli un'apparenza di lava
solida e continuata; e da questo inganno succede che
le fondamenta di un' edifizio sono spesso affidate a
masse staccato di lava, e non gia alia parte solida
della corrente; per cui il peso della fabbrica facendo
aflondar le sotloposle masse, ne rompe i muri, e pro-
fonde fenditure si veggon comparire da quella parte
dell* edifizio.
Nel mentre quindi che solidissima si tiene una
fabbrica alzata tutia sopra una lava, essa puo riuscire
di incerta solidita, non solo per le cavita, per li vani
della lava stessa, ma bensi pel sito che ad essa cor-
risponde; il quale pericoloso dee riguardarsi qiiando
si tratta del margine di una corrente sara utile, per-
tanto, pria d'imprendere suntuoso edifizio in Catania,
scavare in pria a diverse distanze dal sito designato
pe' muri principal!, onde assicurarsi dalla parte della
sottoposta corrente che dovra servir di base alle fon-
damenta; e qiialnra si vt-rra a coiioscere die si va
ud lucontrare il Margiue di qucila, beache si locchiuo
123
masse vulcaniclie, bisngnora scavare piu al fondo per
iscoprirle iulieramenle.
Tornando ora alia Lava de Pii, ed al terreno
soggiacenle, egli e cerlo die quelio spazio di suolo,
in oggi occupalo dagli orlaggi a N. 0. deila Cilia, e
il rimaiionle della collina argillosa ed arenaria rispar-
miala dalia lava descrilla. Che il resto poi del suolo
ad essa soltoposlo sia dolla stessa nalura di quelio
de' sopradelti orlaggi, ce lo dimoslra I' argilla bru-
giata e colta dal rovenle passaggio della lava; e que-
sla in varii punti si va scoprcndo. Uii buon Irallo ne
raise a gioriio il laglio della strada de' Gesuiti; e
sin' oggi si e vedula a nudo solto a' muri deH'Ospi-
zio di beneficenza per Iramonlana, e di quelli dolle
case opposle. Se ne vede pariinenti sollo il convento
de'GappiJciiii per mezzogiorno, e di quelio di S.Fran-
cesco 'per Iramonlana; poi sollo la Chiesa dell' Indi-
rizzo: una grande quanlila nd podere Monlesano fuori
la porta del Forlino: inollissima accanlo la Cbiesa di
S. Cosimo, ed infine il cavamento de' pozzi in queslo
terreno inconlra sempre P argilla colla, la quale ofTre
spessissimo la forma prismitica,
Dell'arenaria poi die apparliene alia stessa for-
mazione, e che all argilla e mescolata, nelle allure
di Galania, ne abbiam veduto i saggi tulle le voile
che nel cavare i fossati per le fondamenta delle case,
si e penelralo sino all'anlico suolo. Nel 1838, rifa-
cendosi le basi de' nmri dolla casa di S. Giacomo ai
crociferi, si eslrasse grande quantita di arena di ar-
gilla e di ciolloli di gros, de' quali si colmo I'av-
vallanienlo della slrada innanzi la Ghiesa e Monasle-
ro di S. Giuliano. INel ISAO cavandosi sollo il can-
tone di Iramonlana e levanle del dello Monaslero, gli
stessi maleriali si rinvennero della coUioa argillosa.
12i
Nel 184G fabricando i monaci di S.* Agala la vetere,
verso la strada di poiienle trovarorisi le ultime masse
cadute dal margme della lava dei Pii, che copri la collina
della stessa loimazione. Nel 1847, dovendo il iJarone
Boiiaccorsi cavare il suolo del suo cortile per alzarvi
niiova fabbrica, trovo uno strafo mollo polenle di ar-
gilla giallaslra, simile a quella del poggio di Gifali;
e nel mese di seltembre dello slesso anno, uguale
materiale si Irovo solto le mura della casa Longo, die-
Iro, i Minoriti.
Talche pu6 conchiudersi, che il corso della la-
va, sopra le allure di Catania ha per margine orien-
tale sinuoso ed incerto il baslione degl' infelli, parte
deir ospizio del S. Bambino, parte del collegio della
Purila, le case di La Kosa quelle di Tremestieri, i
Gesuiti, parte del Monasloro di S. Benedelto e dei
convento di S. Francesco; la piazza di S. Filippo, la
la chiesa dell' Indrizzo, e parte della piazza de' Ga-
nali.
Siccome questa lava e scoperla nelle alture della
citla, e scavando in essa ne' punti piii elevati, come
S." Maria e Recupero, si sono Irovali de' rapilli e
della ghiaja rossa, fu creduto da molti aver esistilo
in quel punlo un picolo vulcano. Ma e un'errore
nato dal su|)porre pruova sicura di cratere vulcanico
il rapillo e le scoria: menlre queste non sono spesso
che parti dolla superficie della lava rovesciata, le quali
confuse col sabbioue argilloso del sottoposlo terreno
brugialo e di color di mattone ne reslano intrise e
se ne colorano esse slesse. Spesso oltre a cio, av-
viene che nel correr di una lava infocala, delle par-
ziali accensioni succedono che offrono in piccolo i fe-
nomeni stessi di un cratere in eruzione, come puo
osaervarsi in varii punii della lava del 16C9. Kon e
12)5
quindi da far piu caso del rinvenimento di simili ma-
teriali, come di qiiella ghiaja, color pavonazzetlo tro-
vata sollo le fondamenta della Chiesa de' Gesuiti, e
nella sirada de' Filippini nel mese di Aprile 1847,
ed anche sollo la casa Asmondo nel 1848, perche
comunissimi nelle lave dell' Etna.
La venuta della lava de Pii, dovelle deviare al
quanlo il corso dell' Ainenano portandone il lello al-
r infuori del forlino vecchio, e facendolo ripiegare
verso S. Anionio, S. Agoslino e S. Filippo. Qiialche
porzione pero delle sue acque, faceodosi sirada allra-
verso delle sinuosila del braccio di ponente della la-
va, si raccolse neil' avvallamenlo lasciato dalle sue
braccia fra Cifali e Benedeltini, ed unendovisi le ac-
que delle coliine stesse di Cifali, formarono un pic-
ciol lago, che fu delto posleriormente Anicilo\ e ri-
dondando poscia dalla parte di mezzogiorno dal Pia-
no de' lieuedetliai scorrevano in giij verso 1' anlica
foce.
Di questa lava, benche avvenuta ai tempi sto-
rici, non si puo determinare I'epoca vera, varie es-
sendo le opiiiioni degli scrillori sull' assunto.Garrera
la crede avvenuta nell' anno 1. della 81." eliinpiade
e si appoggia ad Orosio che la vuole a' tempi di Ar-
teserse 4-27 anni av. G, (]. (1). Gluverio, dalla ora-
zione di Liciirgo conlro Leucrate rileva essere il fatto
avvenuto pria della ela di Alt-ssandro (2). Amico la
spinge sino a' tempi di I'illagora (3).
(1) Kris dcinflc fumporibiis, gravissimo molu (errad con-
cussa Sicilia, insiiper esluatililjus /Elnae nionlis igiiibus, fa-
viiiisque calidis cum dclrinionto plurium agroruni, villarunifiue
vastala est — .Mimii. slor. di (uil. lib. 2, pag. Wl.
(2) !»iril. iiiill(iMi' III). 1. r,ip. ,*). pag. 14 J.
(:{; C«l. liluslr. hi.. I. Cip. .T. png. 119.
126
Essa fu celebre per I'amor filiale di Anfinomo
ed Anapia, delti fralelli Pii, i quali voggendo la in-
focata corrente soprastare gia alia casa de' loro vec-
chi genilori, e presta ad inceneriria con essi, cor-
sero a salvarli, logliendoli sulie spalle senza temer
il circondanle fuoco, che parve rispetlarne la piela
dando loro il tempo di evadere dall' incendio coJ dolce
incarco sugli omeri. (1) . ,
§ 7. De varii tremuoti
avvemiti in Calam'a; e di allre Eruzioni
delF Etna
Dal sopracitato passo di Orosio ricavasi che la
Eruzione de' Pii fu precedula da orribile trcmuolo che
scosse la Sicilia inlera. L' ab. Amico lo rileva pure
da Licostene, e da GofTredo di Vilerbo (2).Siccome pero
nessauna notizia storica precisa se ne ha, non sappiamo
quali cambiamenti prodollo avesse nella superficie del
suolo catanese.
Prima pero che de' varii tremuoti da' quali fu-
rono scossi i conlorni di Catania tenghiamo ragiona-
mento, sara opporluno il dime alcun che in generate
onde piu facilmente concepir si potessero le circo-
stanze che accoropagnano molli de' loro elTetti sul
suolo.
{V) Arisfot. de And. mirab. c. 3 Slrabon. lib, 6.
— Valer. Maxim, bb. 5. c. 4. — Soliiio polist. c, 2.
Silio itaiico lib. 14.
Turn Caliiiae nimium ardenli vicina Tiphaeo
El generasse pios quondam celebernma fralres.
Pausania in Phocicis.
(2) Cat. iilusl. lib. 1. c. V. p. U6.
127
Uno de' fenomeni nalurali a cui va spesso sog-
getto il suolo di Catania si e appunlo ii Irerauoto.
Per quale costituzione sua fisica ei lo fosse, non puo
faciimeiile stabilirsi. Una ricerca di tal nalura importa
la investigazione deila causa di questo fenomeno; ter-
ribile, quando si considera sotlo I* aspello di mioac-
cevoie e destrultore delle opere dell' uomo/ perche,
in quanlo a' danni che arreca a' prodolti nalurali, non
e, ordinariamenle, piu Iremendo del fulmine, del van-
to, delle inondazioni, e degli incendii vulcanici.
La frequenza de' Iremuoti nelle lerre vulcaniche,
piu marcala che in quelle de' contioenti o de' terreni
nellunici, ha fallo credere a molli aver essi intimo rap-
porlo co' fenomeni vulcanici; e solto queslo riguardo
Catania, tanto vicina all' Etna, avra dovuto esser sog-
getla, piu che altro luogo alle scosse de'tremuoti.
Nella lista che ne rapporta Privitera (1), raccolta dalle
(1) — Tralasciando quelli che precedono 1' epoche sto-
riche; ecco quaii ne rapporta il Privitera ^ Annuar: Cat.—
Quella
cilata da Tucidide
257.
av
. G.
C.
D. a' tempi di Hicrone—
502
u
c
« « di Artaserse—
404
u
«
« « di Dionisio —
400
((
u
« essendo Consoli Fiacco e
Cai-
purnio—
ns
«
«
« Metello c Flamminio-^
724
«
«
a Eniilio cd Amelio
47
«
It
« a'lempi di Giulio Cesare—
.46
n
«
(( alia mortc dcllo stessO'i
./fS
«
u
« Sotto Caligola —
1. dopo
G. C,
*
« « Deciu—
252
fl
«
« a ((
253
«
fl
« « Onorio—
420
»
M
(C x Lciiiii! IV —
778
«
U
« « Carlu Ma^^iio —
«12
«
«
128
notizie de'varii autori, si trova che non v* e slato qui
tremuolo che andasse scompagnato da eruzione vul-
caDica.
Ma e poi certo che ii vulcano puo influire in
quesle scosse? Donienico Bottone (1), non crede che
i vulcani ne fossero causa, che anzi Ii riguarda come
sventatoj de' fuocbi sotterranei (2), ne mancano in og-
gi di quelli che parteggiano a queslo avviso. Le eru-
zioni sono precedute da scosse del suolo circondanfe
ma ollreche per quaiunque movimenlo, comunicalo da
causa qualsiasi, il suolo puo squolersi, non sempre
cio avviene; e noi rammenliamo benissimo che la
grande eruzione del 1811 scoppio seuza scosse sen-
zibili di tremuoto; violenlissime, all' inconlro, ne sono
accadule, ove nonesislono vulcani ardenli; ed a qiiesto
proposilo non voglio tralasciar di ripelere qui quanio
si e saputo da'pubblici fogli del 184.6, sopra i Ire-
muoli d' Italia, di Francia, di Germania, e di Grecia.
s solto Ruggiero— 1083 « »
t R Giiglieimo II— 1169 « «
(I (t Pielro I^ 1284 « i
« « Federico II ;— 1329 i c
« « Pielro II— 1333 « «
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« « « 1446 « •
« K Carlo V — l.'iae « k
« « « 1537 « ft
« « Filippo III^ 1«03 « a
I (( « 1614 I «
a I Filippo IV — 1634 it n
« « Carlo II— 1669 « «
« t (t 1689 « m
tt « « '" 1693 « «
(1) De iniinnni Trinacriae ferroniolii. p. 'ii.
(2) Muiigiture Sicil. ricercala, lom 2. p. 347.
129
Diolro II vidlrnio (romiinto d'l Ciiii!:;no in Sinir-
ne, ed in iillri liioyhi ddla Grecia, ncl Lnglio dello
slesso anno 1840, si rapporlano villaggi distriitli
presso (]alamata (1). A 24 Liiglio la cilia di Smirne
nuovamente scossa (2). A 30 Lnglio f'orle Ircinuolo
nella cilia di Nic (Mcnrlhe), fenomeno tuUo nuovo
in quel luogo (3). « La scossa senlilasi a Melz a
0 S. Agosto, a Thionville c Sarrelouis, si e p?le?a,
« da una parlc a Nanry, a Bmiley, agli Elangs a
a Silly: dall'allra a Sarrebruck, a Carreguoinines, a
« Neunkirlien e GrosshliedenslrorT, e sij Uilln illillo-
<t rale dclla Sarro. Anclic a Slrasburg avvenne la
« slessa scossa i (i) — In Toscana poi in qupll'anno
lamenlevoli en'etti produsscro i Iremuoli. « I pacsi piu
(£ dannoggiali del Ireninolo del 14. Agoslo sono,
({ Orciimo, ove liitle le case, ad eccezione di pnchc,
« sono crollate o rese inal)ilal)ili, Lorenzana e Mon-
« lescadajo. Oiciano coiila due sole case, parte al-
(( r impicdi parte diroccale, tulle le aitre sono rasate
{( al suolo. A S. Rogolo qnindici sono le case svelte
(( dalle loro fondanienla. Orciano, pnpnlazione di 1200
« ebbe morli 17 f^;rili 400. A Lorenzana si e aperto
« il lerreno in varii puiiti c da quelle aperture sgor-
K gano acque misle ad arene. Firenze ha inolto sof-
« ferlo nclle fabhriche » (o).
(1) Giornall ddlc due Sicilic — 13 Agosto — Grecia
(2) ( « Ji « «
(3) « R 20 » Fraiicia
(4) « « 21 ((
(.1) Glorn. (lollo ilnc Siiili('2!). Agnslo-i— Tii«cniia. 1,'na
slnria (lella^li.ila di qiicsli limninti si lia dal cliiarissimo I'lof.
I'illa, (li ('III |ilai:^i.iiii(i i' iiiiiiialuia iiiurlc, staiii|>ala in I'isa
iirt'sso U. Vaiiimcclii 18'»C.
17
130
Nel giorno stesso(14. Agoslo) in Codogno vi fu
un vento impetuosissimo, e si vuol dedurre essere slato
il vento la causa de'lremuoli, essendo questi accom-
pagnali sempre da rombo!! (1). « A 17 Agoslo in
a Livorno vi fu, un'allra forte scossa, non quanto
tt quL'lla pero del 14- Agosto. In Pisa fu lieve » (2)
a A Mancon, 17 Agosto si S(-nli un debole treniuoto;
8 la scossa fu di maggior g;igliardia sulle rive della
« Saona (3).
Tulti quesli luoghi non contano vicinanza di vul-
cani ardenli; e molli ne anche di rocce volcaniche.
Ma cio non e lutto; qualche volta in tempi di grandi
careslie di piogge, se una ahbondante ne accade, si
sono verificate scosse di tremuoto piu o nieno vio-
lente; cosi avvenne a 1. Marzo 1818, dopo dirotia
pioggia della sera innanti. K si e pure osservato che
durante il predominio del vento di Scirocco con
un'aere fosco e denso, si sono avverati tremuoli in
hicilia; come nel 1810, dopo tre gioroi di densa ca-
ligine e lieve soffio di S. E. vi fu in Wessina una
forlissima scossa.
etf tppure, mentre sembra che la causa di questo
fenomeno sia tutla solterranea, e nulla avesse di co-
mune cogli agenti meleologici, non sono stali pochi
i Iremuoti accompagnati da impetuosi venli, da piog-
ge dirolte e da scoppii di elellricila (-i). Hiandan-
(1) Giorn. delle due Sic. 1. SM. Regno Lomh. Vcnet.
(2) K « « 3. « Lucca ^8 Agoslo.
(3) « « « 10. « Parigi 29 Agoslo.
Yedi. Breve notizia degli slraordinarii nieteorici feno-
meni dell' anno 1840. Oiornale Gioenio Tom. 12. bitn. I.
(4) Moiigilore Sicil. ricercala Tom. 1 c. 17 fllcttore
ignec precedenli a' tremuoli. . -
i31
done la sloria si Irova che dopo il Iromuoto del 1783
che dislrusse Messina, K; pio^£;ie e la hufera che lo
seguirono non focero minor danno delle slessc scosse.
QiicIIo meraorabile di Catania e del Val di Nolo, iiel
1G93 fii seguito da piog^e (lirollissime, e dascoppii di
elellricila; e dopo qucllo del 1818 un vento straor-
dinario fe mollo guaslo di albori e di case nel di-
slfelto di Catania (1).
La scossa di tremuolo che si avverti in Palermo
ncl 18-i6 fu scgiiita da vento cosi impetuoso che
le legole delle case andavan per aria, e talnne case
anche rovinarono. E fino agli animali; si sono ve-
diili venire ai lido in qiianlila immensa, come dire-
mo, de' pesci, che in certe stagioni soltanto si pe-
scano ne' noslri mari, ed essi souo stati i precursori
del tremuolo.
Volendoci allenere alia piu prohahile delle teo-
rie, a quella, cioe, deila soUerranca espansione del
Gass come causa de'tremuoli: e siano questi di qua-
luqque iiatura si voglia, anche di solo acquco vapo-
re, cerlo e che ove sotterranee cavila esislono.* ove
il suolo e meno consislente ed omogeneo, o poco
interrotto nella estensione di sua formazione: ove ac-
que termali annunziano un focoiare non peranche e-
stiiito, di cui il calore puo facililare lo sviluppo di
Gass e simili, ivi i tremuoti se non sono piu fre-
gucnli , sono pero piii pericolosi al certo. « In che
« (iilTeriscono « dice I' ah. B. S[)ampinato (2) i fe-
a nomeni solterranei da quelli che si fanuo vedere
(1) I.ongo- Mcmoria storico — fisica del tremuolo del
1818— Cilania 1818.
(2) Osservn/.iiiiii su' Treinuoli — Cat. 1818. p. 14.
132
I alia superficie dolla terra, se non chc ne' primi
( manca la luce che noi abbiamo? II Iremuoto e una
« esplosione verificala ia luoglii di cui la figura e den-
( sita ne allerano la regolaiita del nioto »
Sollo questo punto di visla quindi, non e a me-
ravigliare se i coiUorni di un vulcano, quale e 1' Etna,
fonnati in massima parte dugli sviscerali materiali
della sua massa, seiiza coesioiie e sciolli, perdirco-
sl, contenessero da'vani, delle cavcrne, delle soller-
ranoe gallerie, per dove introdolli i Gass che lendono
a spandersi c farsi slrada per 1' almosfera, non pos-
sono che squoler luilo cio che ioro fa urlo cd im-
pedimeto; e da cio facilmente spiegar si possono i feno-
meoi di succussione, di ondolamenlo, di inlerminit-
lenza, di replica, e di maggiore o minor veomenza
delle scosse/ e siccomo cavita sotlerranee esislono da
pertulto, come si e lenuioper fermo sin da tempi anli-
chi(I),cosi i tremuoti possono da pertutto senlirsi (2),
Per quel che riguarda i fenomeni atmosferici che
accompagnano i tremuoti, si dovrebbe indagare se la
subilanea uscita de' Gass da! seno dclla terra, accom-
pagnati di eletricita, di cui la terra stessa e deposi-
laria, puo proJurre lo squilibrio deU'alinosfora, ecci-
tare i venti, dar causa alle pioggie ed ugli allri elet-
trici fenomeni* > .
■I'
(1) Lucret. lib. 6. vers 535' e scg. '' ' ''-'
, Pei'cipc, et in primis terrain fac esse rearis
.^. Subtcr itenij ut sujira est, ventis atque unclique pleuam
Speluiicis; niull<isi|ue lacus, mullasque lucuims
la greiiiio gerere.
. (2) Clii ama avere una precisa disserlazione su' tremuoti,
Jegga le cilate osservazioni dell' Ab. Spampinalo; la cilala o-
pera del Prof. Pilla, cc.ee. l>'nn v' e d' aUronde npcra di fi-
eicu e di Geologia, ovc iiuu si Iralli dclla tausa dc' liemuoti.
133
Or veneiulo al segm'lo della sloria de'tremuoli
e (Idle eruzioni deU'Eliia, tiel tempo di quella mea-
zionata dal Tucidide nella Olimpiade 88, i tremiioti
furouo avverlili per tulla la Sicilia, Si vuole da la-
luiii, essere stala quesla eruzione quella slessa dei
fralclli Pii (1) ma, a dir vero, non puossi cio inferire
dalle poche parole dello storico. « In quel tempo »
cg!i dice « di primavera un torrcnle di luoco sboc-
tt CO dal monle Etna, il maij^iore in Sicilia, come
« allre volte, ed occupo al quanlo del terreno dei
(( Catanesi che abilavano le (aide deli' Elua. Si dice
« die esse avvenne 50 anni dope di un'allro suc-
« cesso anieriormenle » (2) cioe nell' anno 4 della
73." olimpiade.
Tremuoli accompagnali da Eruzioni dell' Etna,
sono rammenlali da Orosio (3): masuU' epoca di quesli
sono varii i pareri dc' noslri scrillori; iiiperocche Car-
rera li riferiscc a' tempi di Arlaserse, 127 av. G.G.(4):
Privilera non meno di 404 anni av. G. G. (o). Alessi
a' tempi di Arlaserse e di (^iro. (6)
Una eruzione a' tempi di Dionisio, interruppe il
proseguimenlo della Guerra contro Amilcare. 396 av.
G. G. (7). Questa pero corse /ra Aci e Schiso (8),
(1) Conone, presso Fozio. Diljliot. nor. 43.
(2) lib. 3. fine
(.•{) lib. 2. c. 18.
(ij Koliz. Slur, (li Cat. p.
(*)) Aiinuur paj;. 2i
(«) ^tor. (Icll'klna disc. 2. p. GS. Alti Giofin. vol. i
(7) Privilera pug. 25
IJocupero Slor. dell' Etna
I'lTraia « «
Alessi. Stor. Cril. ileli' Etna nlli Giocn. vol. 3. p. i\
(.Sj Ui.jJ.,1-. lib. fi. c. lli.
147,
( I
Catania non ne ebbe a senlire che il solo Iremuoto
che accompagnavala.
Quella rapportala da Giulio Obsequente, solto i
Consoli Gepione e Leb'o, accompagnala anch'essada
tremuoli, a mente del Privitara (1), rovino le mura
boreali di Catania, non che lulti i pubhlici edifizii.
Egli la riferisce all' anno 1-43 av. G. C. e si appog-
gia air aulorila di Guarnieri (2). Poco e da fidare pcro
in ambidiie quesli scriltori, i quali fabbricarono Ca-
lania a modo Idro, ornandola di edifizii sunluosis-
simi, in tempo che non era forse che una piccola
cilia, e che I' architettura era bambina; per altio non
sapendo qual corso avuto avesse quella Lava, non
possiamo assegnarne i confini.
Tanto avviene di quell' allra riFerita da Orosio
solto i Consoli Cecilio Metello e Quinlo Flaminio a In
quel tempo » egli dice « il monle Etna piu del solito
« brucio, e co' lorrenti del suo fuoco oppresse Ca-
a tania e i suoi contorni, a segno di resrarne biu-
a giati i telti delle case dalle calde ceneri, e spro-
« ibniiati dal peso. A render men lamentevole il quale
« disastro, il senalo ed il popolo romano I' allevia-
a rono per dieci anni dagli imposli vettigali ». (3)
Quale si fosse slata questa eruzione tanto vi-
cina a Catania, da rovinarne i Ictli colle ceneri an-
cor calde, non si e poputo sin' oia con chiari argo-
menti stabilire. Crt.'de il Ferrara (4) essere stata quella
de' Mo?ili arsi presso Tremesleri: ma noi crediamo
(1) Op. cit. p. 26.
(2) Zoile Cal.iii.i«, p.ig. Qiicsli ihic Consoh' fiirono
eletti per i' anno 610 <li Roma, die CDiiisponde, sccondo
taluni, a 144 iiv (1. ^. ';
(3) Orns. lih. 5. c. 13.
(4) Alii Gioon. vol. 10. p. lil-
I3n
poler provare non esser quclla; aliri ha supposlo es-
serc avveimla la eruzione nell' allura stessa di Catania,
ov' e la casa Recupero; ma anche quesla e una me-
ra supposizione, appoggiata a nient' allro, che al rin-
venimenlo di rapillo in quel sito, con qualche scoria
a superficie vossaslra; e noi abl)iam vedulo non esser
cio sicuro indizio (1); e per altro e provato che la
lava di quelle allure debba riferirsi all' epoca de'fra-
lelli Pii (2). A nic pare che il voler lanio avvicinare
a Catania quesla eruzione nasce da! modo d' inter-
petrare il passo di Orosio, che dice avere quella o/j-
pressa Catania e i suoi conlorni ecc. e per I'ar cio
dovea il vulcano essersi aperto molto vicino allacit-
ta, se le calde ceneri ne brugiarono i tetti. Se si ri-
fli'lle poro che non di Catania soltanto, ma de' con-
lorni di essa si parla puo piu facilmente interpelrarsi
che i danni ricevuli erano per le case di campagna,
che in allora a semplici capanne potevan forse ridursi
e facili percio ad essere incendiate dalle calde ceneri;
ed il dirsi che Catania ne fu oppressa si puo pren-
dere per fu dannecjgiala; allrimenti se si intendesse
occupala, ne verrebhe che la cilta fu sepolta dalla
lava, lo che non avvenne; ma da/meggiaia \)e gnasi'i
de* suoi contorni, appartenenli a suoi ciltadini puo
ben dirsi oppressa; ed a' ciltadini catanesi infalti fu
concessa la esenzione del pagamento de' vettigali, co-
nie a' padroni de' luoghi devaslali dalla eruzione, e
da' quali traevano i catanesi la loro sussistenza.
Del resto, un corso di lava esiste presso Catania
per trauiunlana, che forma la colliiia di Gioeni in
parte, e si estende sino alia cappella della Madouua
(1) Vc.l. § VI
(2) Vcd. § VI .1 - .,, y „! )
136
delle Fosse e case viclne per inozzogglorno e po-
nente, e passando per la parrocchia dclla Morce si
avanza verso S.* Caterina ed il Carmine; ma i! siio
margine e irregolarissimo; imperocche da S.'* Cale-
rina si avanza a S. 0. verso la piazza Slesicorea e
gira per lo Spiritosanlo e S. Gristofero, unendosi alle
altre precedenli, a formare il suolo di S. Berillo, Ko-
valuce, Culelli e S. Francesco di Paola.
Or I'origine di questa lava non si conosce, e
potrebbe il cralere che la erutio essere slato coperto
in seguilo dalla lava del 1381, verso I' allura di S.
Paolo. Di questa le ceneri polevano brugiare ed af-
fondare i telli delle case vicine, e devaslare i campi
intorno a Catania. Che che ne sia, abbiamo noi nella
cennata, un'aitra lava che modifico i contorni di Catania
e forse parte di essa, se in allora sino al quarlieic
del Carmine e S.-'' Caterina estendevasiy un buon tratio
se ne ravvisa sin'oggi alio scopcrlo nel piano del Car-
mine; e sopra della slessa molte vestigia di aiilichi
sepolcri si veggono tutl'ora, incavati in parte nella
massa slessa della lava.
n
. v,'v,^
(i.j J:: .• ; § 8. Scf/uilo dd Tremuoti •> :>' .un\
Catania intanto, che sin dalia venula dalla colo-
nia calcidica erasi grado grado ingrandila, avea gia
le sne mura, i stmi tempii, i suoi pubMIci edificii. ti
Tempio di Cercre antichissimo al dir di Cicerone (1)
era alzato nel sito, corri>pondente in oggi al bastione
degli mfellL II famoso sepohuo di Slesicoro era pres-
so la piazza Susicorea verso la la cbicsa dclla Gro//a.
Un Ippodromo ed un Ginnasio non che una ^cm(na-
(1) III Vcrr. .-ul. 4, >
137
chia occupavano il basso dolla colliria verso il
mare per mczzniiiorno ne' ooiilomi (Jell' alliiale Ga-
stello Ursino. II Tt-alro era per inota alzalo sul
pendio dclia collina slcssa, ove lull' era se ne vcg-
gone i ruderi/ alf|uaiilo piu a ponenle eravi la Ba-
silica, di cui t'Sistono gli avan.->i sollo il convento di
S. Agoslino.- il Foro ml sito ncl silo di S. Pantaleo;
Le Terme poi i pubblici bagni erano sunluosi nella
epoca die i Homaiii signoreggiavano I' I sola; finclie
ne' primi lempi dcllo Inipero ii niagnifico Anliteatro
fu coslniilo nella spianala appie della collina, cover-
ta da' aiargini dclla lava de' Pii.
Si e dello di sopra come venendo ad tirtare, la
ellissi di quella grande fibbrica, col margine di quel-
la lava, si ebbe a ricorrere al laglio della slessa per
poier compire la eslerna decorazione; e si vede ia
oggi in talurie dclle areata inferiori dell' ullimo cor-
ridore, che porzione della nifissa vulcaiiica, o fu la-
sciala in parle lagliala ed in parte no, o, come e
piij probabile, quelle masse che scopronsi dalle sudetle
arcale erano cadule dal margine stesso della lava
ed introdolle in parte sotlo la volta di quella t'ab-
biica/ quesla ciscoslanza inlanto ha fatto credere a ta-
luni che quella lava era vcnuta posleriormcn'e, e che
casi inlrodolta per quelle aperlure ncllo slato di jgnea
fluidila; lo che lareblje nmontare la /al)i)rica di iiq
Anlilealro a tempi anlenori alie piu vetuste rammen-
tanze istoriche.
ISelle avversila soU'crlc da Catania ne' tempi po-
steriori i pubblici edifi -ii vennero deleriorando, par-
te per I' abbatidono intero all' azione dogli agenli me-
teorogici, parle per servire a nuove fahbriche di mu-
raglie e di pubblicbe case, parlo per diioccaimnlo
18
138
ordinato da' vescovi a disp«rdnre gli avansi di antico
ciilto, ed a servirsi intaolo de' material i per la co-
struzione di tempii al vero Dio dedicati.
Un Forte tremuolo, avveiine alia morte della Ver-
ginella b". Agala in Galania, pel quale rovino il pa-
lazzo del Pretore che era, per quanto dicesi, viciiio
r Anfituatro presso alia altuale cliiesa del S. Carce-
re. La chiesa Romana ha acceltato quesla nolizia, e
la rapporla nelle lezioni del Breviario a 3 febbra-
ro (1).
Piu esteso e significante corso di lava precedu-
to, come e naturale il credere, da Iremooto di origi-
ne pero ignola, benche avvenulo a tempi piu che
storici, occupa lulto il contorno orienlale di Catania,
sino al Gaito. Esso copri le precedenti lave, non che
gran parte dell' ultima, da noi mcnzionata, della col-
lina di Gioeni, Quesla si presume da alcuni, essere
avveiiuta verso I' anno 230 dopo G. C. (2) - o 233,
secondo (larrera (3) e Privitera (4.). Fu per qu(^sta
eruzione che i Calaiiesi, memon di-lla inoumbustione
del Velo di S''. Agata, lo portiuono devotamente in-
contro alia lava che niinacciava di invadere la citla (5)
(1) Quo tempore Urbs Iota cnnfremuil. ec.
(2) Act. M.nlyr. upud Boiland. T. I. fehriiar. « post, an-
ni circuliim Wcms yEltia cruclavit incciiiliiim, ol quasi ilu-
vius lorrens, ignis ita velieineus et saxa et terram liqui-fjiciriis
vfiiieb.it ad calaneiisiiim civitatem cac|iit aulim ii;nis die
kaleinlaiiim febiuariuni, et cessavit die uonaruni carumdeni.
(;») Mem. stone, lib. 2. p. lol.
(4) Op. cil. pag. 33.
(5) Carrcra op. cil. loc. cit.
139
La cliicsa cio ammello anclio per voro (1) e la Ira-
dizione e giiinta sino a noi.
Ti>;muolo veemenle avvenoe, con movimento vul-
canico, I' anno 420 dopn G. G. sotlo I' imperalore
Onorio: ed esso niinaccio di rovinare Gatania e mol-
te altre popolazioni di Sicilia (2). Di un' altro si fa
pur monziune nell' anno 812, in Icmpo che Carlo
Magno era di Messina, d' oiule impaurilo si parti fret-
tolosamenle (3).
Nel 1083 a tempi del Gontc Riigi;iero, forte
tromiiolo si dice aviT daiineggialo Gnlani;i e molte
allrc siciliane cilta: fu esso ugualmente ruinoso in Si-
ria. La peste succpssg a quel llagello e la morte di
venlimila persone ne fu fatal conseguenza (4), secon-
do si rapporta da taluiii, Ma forse si e confuso coa
tretnuoti altrove avvonuti (3).
Memorabile fu quelle del 1169 a 4 febbraro re-
gnando Guglielnio )I. per 11 quale pcrirono nella so-
la Gatania 13,000 persone, il vescovo e quaranta-
(1) « Tulcrunl velum ejus contra ii;nom iil comprnbaret
Dominiis quod a periciilis inccndii e.ob liliprarcl « Aiili|ilion.
ad IJi'iiod ictus ccc.
(2) Carreru, cit.indu Guallcrio. op. cit. p. 15-. Privi-
tcra p 35.
(3) Privltcra p. 31.
(4) Terrcuiolu Calaiia uibs siciliac lota ppriil, ubi .si-
mulnc periere 20,000 lioniinMni. Fiil.-rbio tilafo da Privile-
ra p. 38. »
(3) V(>d. .lloiigiloic-Sic. ricerr. T. 2. pa^'. 3(55. tc. il
qu lie piova non esscre avvt-nuli Iremuoti in sicilia in quei
tempi,
qiiatlro inonaci nel Duomo (1). - Se da tanti Iremuoti
modiBcazioni notabili sofferto aveva il suolo di Ca-
tania, da questo peio ne fu mullo alleralo, a causa
della mao-ene delle rovesciale fabhrichL'; c nel riedi-
ficarsi grandissima parte de' rnaloriali inulili agli e-
diQzii fu gcttala ad appianare \\ suolo, rimaslo ine-
guale dal diioccamenlo di tante iabbriche. Da cio il
maggior nuinero de' ruderi degli anlichi monumenli ri-
mase sotlera.
Scosse frequenli si ebbero nel 1281, sotto Pie-
Iro I. d' Aragona, compagne di una eruzione del-
r Etna (2)-Simili se ne sofTersero a tempi di Federi-
co II. per la eruzione di Fondachelii iiel 1329 (3),
e sotto Pietro II. nel 1333 per quella di S. Giovan-
ni di Paparolta (4.).
Accompagnata da tremuoti, una eruzione ebbe
luogo a 15 agosto 1381 nel sito dello oggi Monti
arsi, presso Tremistieri; di cui la lava corse giii fra Bal-
liali e S. Paolo, e poscia fra il Fasano e Leuoatia;
passo a fianco del colle di Gioeni e piego a S. E.
dilatandnsi sopra la lava del Velo S.* Agata; forman-
do cosi la Sciara di Bondli, e poi del Crocifisso
presso Lognina: e quivi ricolmo iuleramente I' anlico
Porlo UI1.SSP, slato gia dalle antecedeiili lave per buon
tratlo occupato. E quesla per lo appuuto quella eru-
(1) Maurolic. Sic. Hist. lib. 3 f. I12.-Fazell. Dec. 2
lib. 7. p. 1G8 EJiz. princ. — Camera mem. sloric. lib. 2.
p. 154. — Privitera dolorosa (rag. pag. 39 — Aiiiico Cut. illustr.
lib. 5. cap. 2. § 10.— Ferrara slor. di Cal. p. 43.— Cor-
daro ossoiv. alia slor di Cat Inm. 2. p. ^2.
(2) Grossi Cat. s.icra p. 143. — liieniiio a Gallnnini cc-
cidio... yElna vebcinenli molii Cdiiciissa est.
(3) (larrera, cilamln Silvaggio, Ivuzcllo e Filoleo - Wein.
slor. |i. inO.
('ij (iarrcra ivi.
zione che da fnhini si o voliifo rifcrire a qiiolla rap-
purlala da Orosio, che colle calde cenori hrugio i lelli
delle case di Catania, come di sopra abbiam cenna-
lo (1); ma noi abbiam motive di allenerci a qimnto
pill sennatamente si rif'erisce da Fnzello, da Bembo,
e dair accuralissimo Ab. Vito Amico (2). La lava
slessa poi chiaramente fa conoscero, colla quasi inal-
lerata sua siiperficie, esser di data assai pid recente
di quella menzioiiata di Orosio.
Tremuoti avverlironsi, in Catania principalmente,
per la eruzione del 1408, nel tempo di re Martino
e Bianca sua moglie. Essa scaturi dal fianco S. 0.
dell' Etna e corse a ponente di S. Nicolo 1' Arena (3) —
Simili per quella del MAA sotto Alfonso il magna-
nimo, che mollo avvicinavasi a Catania, ma giunla
la lava a Battiali si rivolse a levanle ed arreslossi
la dove una chieselta a S.' Agata venne erelta per
tale avveiiimento (I) — Simili per quella del liiG (5);
indi per quella piu rinomata del 1336, sotto Carlo
V. (6); e per quella poi dell' anno dope 1337, le
scosse si awertirono sine a Callagirone e gran parte
del Val di Noto. (7)
Nel regno di Filippo II. al 134'2, un forte tre-
rouoto scosse tutla la Sicilia, e (ialania ne fu dati-
neggiata (8). Dal 1600 siao 311603 per quattro anni
(1) Ferrara mem. cit. Atli. Giocn. vol. 10. p. 141.
(2) Cat. ill. 111). 6. c. 1. p. 2U
(3) Ciirrera, liipiiorlaiulo il passo di Silvagjjio p. 11)0.
(4) (1, citando I'lloleo p. 157.
(.^) d. pa-. \r,s.
(6) d. pag. Ijli. rappoilando il passo di Filolco
(7) (I. |ia^^. 4{)(i riliiiiili) Silva;,'i^io
(8) Ferrara slorni di Cat. p. 141.
142
continui, furono quasi senza internizione le scosse dei
tremuoti. Per qudlo che accoinpagiio la eruziono liel
1614.. Crollo il villagjsio de' INicolosi (1), e per quella
del 1634, che corse sopra Serrapizzula nella rogio-
ne nemorosa deli' Etna, le scosse di Iremuoto furono
violenle siuo a Calama. (2)
§ 9. Stato di C atania^ prima delF Eruzione del i66g.
Tiilti i sopramenzionati avvenimenli mo(iificarono
il suoio di Calania e de'suoi conlorni nella sola parte
de' material! di fahbriche rovinale, die furono, ora am-
monlali in dali luoghi, ora impiegati a rif^mpirnento
degli infossamenti lasciati, o dalle correnti vulcani-
che, 0 ilal terrene stesso alluviale. Prima della griiidee-
ruzioue del 1G69, la valiala da Valcorrente a Catania
era quasi sgombrata del lullu ili materiale vulcanico.
L' Ameuano vi scorreva in parte, qtiando le acque ne
erano abbondanti; lungliessa, sopra niagnifici e sunluosi
acquidotli, veniva trasporlata da Licodia a Catania
r abbondante acqna perenne, la quale serviva in pri-
ma pe' pubblici bagni, e poscia ad altri usi della cit-
ta. Lo spazio di i;res ad argilla lascialo libero dalla
lava de' Pii, oltre della porzione bassa che conleneva
le acque del lago Anicilo, si estendeva, come oggi
si osserva, per lulli gli orli di Gil'ali e di S/ M." di
Gesu, e poi sino a S. Salvadore e liinaccio. La spia-
(1) Camera pag. 162 cita il passo di Dutlista Masculo
EfFemerid. uil. Vosuv. incend.
(2) Carrera pag. 163.
N. B.
La conipio!.! sloria de' Torromnii di Slcilia sino al prin-
cipid del pass.iht seculo. si Irdv.i in'lla — Si(;ilia ricercata
del ('an. A. Moni^itiue. loin. 2 in line.
U3
natn del m;irp;ine do' Cappiiccini, Crucifcri, S. Fran-
cesco ed Indirizzo, consisteva de!! autico lerreno al-
luvialc, tralto giu dalle slesse allure: e sopra di que-
sla imincnsa quantiia di maleriali di fabbriche diroc-
cate era stalo in vario modo gettala. La spianata ter-
minava col mare per raezzogiorno, occupala iiitiera-
niciile daH'arnpia cilia, e lir;! piu basso metleva foco
r Ami'iiano, di cui le acque eransi incanalale in ap-
posili coiidolli sin (lalla piazza deli' Erbe.
Quale si era Galaciia prima del 16G9 lo abbia-
mo da Ferrara (1), il quale dice averlo ricavalo ((da
» una carta doilla cilia, nella quale vi sono tutli i
» iiDmi de'luoghi, e la loro posizione; non che da
» altri scrillori prima del tempo, o coiitemporauei.
» Catania, occupava lo slesso silo, ma era al-
quanlo piu rislretla. La Porta delli Canali, eretta
SlUto il vicere Vega dava il principale esito alia Ma-
rina. In quel tempo la marina di Catania era uno
de' piu deliziosi luoghi della Sicilia. All' uscire per
quella porta a mano destra lungo la muraglia della
Citla presentavansi trentasei canali, ed un' allro, detlo
canale del Duca. Le acque dell' Amenano, dopo il
passaggio per essi, colavano nel vicino mare. Pietro
della Valle, che, dopo lunghi viaggi per il mondo,
venne a Catania, assicura ciie tutli que' canali per la
loro disposizione formavano una scena bellissima(2)
Nella parte di dietro della porta restavano I' abbeve-
ralojo (^ li canali, come al prescnte. Uscendo dalla
puila dopo i canali a mano destra, I' occhio scorreva
piacevolmente sopra un gran Iratto di terre coltiva-
te, coverte di giardini, di ville, di case campcstri e
(1) Slorin (li Cat. pajj;. 184 e scg.
(2j Viag, 1'. ;L kU. .Ie_'i Gciin. 1(126. '
capricciose, die olire alia loro sitnazione deliziosa,
facevano, per il loro intreccio, un elTello vago e as-
sai pilloresco. A sinistra una spiaiigia hassa, dove
chelamenle rompevansi le fresche onde, prolungavasi
in lontananza sino a perdersi di vista. II dopopranzo
colle carozze, e appiedi siilla sera i Calancsi usci-
vano al passeggio per quella parte e lungo la secca
del Molo a diverlirsi e a respirare il fresco delia ma-
rina e r aria salubre. Sovente vi si faceva inusica.
Allungando lo sgardo avanli, il fondo d<'lla scena era
formato dal braccio nieridionale del Golfo, che s' in-
Doltra imperiosamenle sul mare, come per dominarlo
e acumina la sua eslremita per forniare il (;apo di
S^. Groce, gia il Promontorium Xiphoniae, dielro
cui e Agosla. Ha nel lido moiti liioghi famosi nei
lenipi aulichi; al di sopra sparso di boschi e di liele
canipagne si dislende verso i celebri cam pi leonli-
nesi, dielro i quaii si elevano le montagne del Vai
di Nolo, che da quella parte fanno un gran prospello
in faccia a Catania. »
« Alia Porta delli Canali seguiva per levanle
il gran muro della Cilia dello il baloardo di S. A~
gala, che eslendevasi siuo alia parte del Porlicello,
che aveva in avanti il porlo detto sarac/no, dal no-
me del Saracino Trislaino che ivi era stato; nel 1387
il vescovo Simone del Pozzo lo avea ingrandito per
maggior comedo della manna catanese (l).Dopo quella
porla seguiva il gran muro drillo, che aveva alia sua
eslremita il bastione piccolo o di U. Ferhiccio, demo-
liio a' miei tempi per piu comodo del passaggio; al
piede di e.sso eravi suila spiaggia il Caricatore, in
faccia alio sbarcalore, che era soito la porta del
(1) Neocaslr. hist;
!I5
Porlicollo. (I fijran miiro aiKlava a(\ atlaccarsi al
Bastione grande. ()[)(>ra consideral)ile, perfczionala
nel 1602. Uopo I' anyolo di quel baslione, il gran
murosi rivollava verso sellenlnOne ed aveva poco dopo
la porta del fcrro, ora della porla di S. Francesco
di Paola. Avea la porla covorla di Fcrro, e credea
il popolo eh' era slata porlala dali' Africa da Carlo V,
che i' avea poi rcgalala alia cilia. Gome si e delto,
fu bruciata da' sollevali nel 1647.Fuori di essa eravi
porto ponlona. Segiiiva il bastione di S. Giiiliano, cosi
dello dal vicino monaslero di lal nome. II muro si
vollava dopo fra sellenlrione e poiienle, e passando
per il silo occupalo ora dal palazzo del cav. Abb, -
lelli, nel ciii giardino esiste ancora parte di grosso
muro, e andava ad unirsi alia porla di S/ Orsola,
presso la chiesa oggi esislente di d." Santa; porta che
era slata aperta nel 1671. Si rivollava quindi e si
piegava verso levanle, e rilornando a sellenlrione for-
mava il baloardo di S. Michiele, di cui ne resla parte
in faccia alia presente chiesetta di S. Cristofaro. Di-
rizzavasi poscia verso ponente, e dove eravi la pic-
cola chiesa di S. Carlo Horromco, a'noslri tempi di-
roccala. eravi la porla di Aci in f;iccia all' Etna, un
tempo porla Stesicorea. Volgendosi scmpre verso po-
nente e lasciando Tuori in una chiesclla la Calcara di
S.* Agala, formava il baslione della Galcarclla che
esislc quasi iiitiero. Nel piano del convenlo di S.*
Agala la vetere vedevasi la Porta del re, erella gia
<]a Vega, di cui ne rimane uii somplice residue, I
Cappuccini e i Domcnicani reslavano fuori. II gran
iniiro andava ad atlaccarsi al baslione degli Infetli,
erello dal vicere Vega nel 1536, e che reslo imper-
fetlo, come oggi si Irova. Dealro di queslo basiiuae
19
U6
furono chiusi gli altaccati di pesle nol 1576; in fac-
cia eravi il lai;() Nicilo, formalo dalle acqiie che vi
si radunavano ilalle vicine correrUi; era circondato di
alberi e di fulle campagne, sparse di varii casini dei
Catanesi, che lendevano quella valle tdlcgia e inollo
amena. II Lago con tuila la valle comprendeva iino
spazio di piij di sei miglia (1). Cairera scrive che
le acque avevaiio da quallordeci a venli piedi di pro-
fondila; e che al suo lempo si scavavaiio canaii per
diminuirle. »
« Dopo piccolo tratto era il baslione del Ton-
naro. e piii i" avanti il baslione di S. Giovanni, che
era uno de' piu grand! e de'piu forli. IS'el conlorno
della prescnle chiesella di S/ y4(/a(a l(i Sciare, eravi
la porta della Consolazione, che si apri nel 1668.
II gran nuiro scendeva quindi, ed andava ad unirsi
alia porta della Decinia oggi esislenle (2). Porta an-
tica, per la quale enlravano coloro che venivano dal
ponenle e dal mezzogiorno della Sicilia. Avanti a tale
porta e fuori, sino a molta distanza, vi erano orti e
giardini delizi"sissimi in mezzo a' quali e tra 1' erbe
vedevansi i n sii della naumachia, onde dicevansi orti
della naumacliia. II inuro faceva un' angolo progre-
dendo per dri//.arsi verso levanle. In quell' angolo re-
stava il castello Orsino di osciira origine, e di cui la
voce popolare ne fa aulore i'lniperatore Federico (3).
(1) Qiiesla tslensioiie del cennato Lago e Iroppo esiig-
gerala; e basla ;^uardare le colliiie che lo ciicnndfiviiiio per
assiciiiarsi che non poteva aver piii di due mi^lia e niezzu di
(.ircoiifcrenza.
(2) 1829.
(3) PJon k 11 voce popolare che ne fa aulore Federico,
ma biii--i io Jilhsl/do di varii scrillmi. Vedi (Idrdnrn. Si iiia-
rimenli storici sul Caslello Ursiiio— Giorn. blesicoro IN. 0. -<''•
1835.
U7
Era di forma qiiadrangnlaro, ed in ogi>i angolo ele-
vavasi una Ix'ii' ait.i i; grossa lorre. ^cl mezzo Hi esse
in egiiale dislanza se ne alzavano allie qualtro pic-
cole. II Castillo « (J il vicino muro della citia, Formafo
d'a varii Ibrli, fia'(|inili (jik llo di S. Croce che di-
fendt'va Catania dalla parle del mare, erano circon-
dali da fossati njollo proioiidi. 11 muro finalmente
aiidava ad iiiiirsi all' allro lato dcllii porta de' Canali;
pria di iiiiingcre alia quale era tr.ilniato da' nume-
rosi canali d' atqua di cm parlai. Calania era dua-
quc cinta da mora e da iiiisptii;nabiii bastioni, s
« 11 gran muro clu^ clmidcvi la cilta aveva Ire
miglia e sellecento passi; in lal i;uisa la lunghezza
(loir anlica Catania era pooo piu di un miglio, da
oricnle ad occidcnle, e la largliozza di circa mezzo
miglio. II Gastello e tiillj i tbrti erani) muniti di gros-
sa e nuiiiero>a arliglicria; e stala dis[)ersa in Agosta
e in aliri hioghi; vi si conosce ancoia la marca della
Cilia. Sopra la colliiia di inonle verguie, cosi delta
dal vicino iiioniistero, che e il piu alio punto della
Citla e clie quasi la domma, vi era l.i Torre di Don
Lorenzo, crcdula opera aiicora dell' linperalore Fede-
rico, e dove vi si chiusero i tumulltianti del secolo
XVI. Era capace della conioda ahila/.ione di molle
persone. II ( avaliere D. Lorenzo Gioeiii cherabilo,
Ic dicdc il O'lme (i). »
(I F.a Cilia era divisa in vnrii quarlieri, rhe
prendevano il nome o dalle cliiesc o da quulclie og-
gello del conlorno. Quarliero di S.* Agala la Velere;
quarliere di S. Agoslino: quarliere del Corso: quar-
licre del Porlicello: quarliere Cipriani, fra il Corso e
(1) I niilrri (li (]iipstn Tnrro si vfijjfj no fra la casa Re-
ciipnio, cil \\ (;i]llii;i;io di iMiiria, per kvanle.
U8
i Benedetlini: qiiarliere del ludicello, che era dove
il fiume soleva inondare, onde era una parle mal-
sana: qtiartiere della Civita, abitalo quasi tulto dalla
nobilla del paese: quartiere del Tocco: quarliere della
porta di mezzo, coinprendeva la st'sia parle di Cata-
nia; era stala <la molto tempo diroccata per dare co-
modo di passagi;io alle lettighe, era nella strada presso
la casa che fu del l)arone INunziata. »
a Vi erano multi piani ed assai larghi. Piano
di S.* Agata; Piano del Caslelio; Piano della porta
di Aci. Varie piazze, Piazza di S. Filippo, Piazza
del mercalo della Fiera, Piazza delle triscino, Ira la
presents chiesa di S. Nicolella ed i Minorili. Alcuni
piccoli piani; piano dell' erba, piano di Sigona; il
prime era presso le rovine del Teatro »
a Nella parte alia della piazza del mercalo era
pianlalo in terra il capo di una colonna, che s' iii-
nalzava da terra presso a Ire piedi, e di Ire di dia-
menlro; era di lava, e dicevasi pielra del Malconsi-
glio {\). Quesia con un' allra a quallro facce erano
in un gianiino della Cilia; nelle sedizioni memora-
bili del 1516, alcuni vi si radunavano a consiglio e
prendevano qtii'lle risoluzioni che produssero poi lauti
mali. 11 Senali) voile che la colonna fosse posta in
mezzo del piano del mercalo, e i' allro pezzo al-
r entrala della Loggia. » Alia vista di lulli facevan
richiamare alia menioria delle sciagure che sono le
coDseguenze do' callivi consigli. »
( La cilia aveva nuinerosi, grandi e belli edifi-
zii. Vi erano piu di cenlo chiese; li moiiasturi e 20
convenli. La caltedrale passava per il piu vaslo Duo-
mo di Sicilia. Occupava quasi lo slesso silo. Lo lor-
(I) III (ijj'jii ('■ siliiatd a ll.iiico (Irl poilone (Jclla casa (lei
Duca Ciiixnci; ml jirospcHu lii Icvaiilc.
119
rfgiava a canlo il campanile piramidale di 3W pio-
di di allezza, erollo gia dal vescovo Simoiie del V«/.-
zo nel 1388, e la Gugiia finila da Innocenzio Mas-
simo nel 1630. Sirepilavano in esso molle campane,
e la pill grande, di peso 80 quinlali fatia per ordi-
ne dello stesso del Pozzo, nel 1389. Serviva il cam-
panile anche per le nollurne sentinelle, poiche da
fsso scoprivasi tulla la cilia. Tra il mum meriodin-
nale della chiesa ed il muro deila citla. vi era il mo-
naslero do' Can.Bencdellioi, gia al)bandonalo, e da di>ve
oggi evvi il Baltistero sino a meladel presenle semiiiario
eravi il palazzo vescovile. Di la libero restava il iiui-
ro dclla cilia sino alia eslremita della porta de' C-a-
nali, sopra la quale eravi una hen ornata Loggelta, do-
ve se ne slavano il Senalo ed il Vescovo nel tempo
die lungo la spiaggia sotloposla facevasi la corsa del
palio. »
« Ddlla entrata della porta delli Ganali la strada
estendevasi arcuala sino alia porta di Aci; avanti la
Calledrale eravi la Loggia o palazzo del Senalo.
Dove 0 ora la Loggia ciavi il palazzo delli Ghierici,
die seguiva la Loggia, dalla parte della slrada vi era
il pulaz/.o dcgli sUulii puhblici, o Universita; e al
suo seltonliione la ColKgiala, ed ambedue nel loro
})rospello di pononte avevano la piazza del mercalo,
Jja slrada dal mare sino a qucsta piazza, dicevasi
slrada della luminaria, e dalla slessa cominciava la
strada nuuva. M.-ignifico eia il monasloro dc' Bonedel-
lini ed il loro Tenipio ili noliile archileltnra; a po-
nonte di tpiel monastero era I' ospedale di S. Marco,
die nel 1 68-1 avca ccsso per la Lniversila degli stu-
dii il suo silo noila piaz/.a del mercalo o della fiera.
Ammirabili crano i monasleri dulla Trinila, di S. Be-
ncdrtlo. II collegio do' Cn'st!ili riguaidavasi cjuie tin
do' piii cospicui del regno. »
150
» Catania aveva un grande Tealro moderno. do-
v«> spesso rappresontavasi; ma fra Ic laiilc sale del
Palazzo delia Univorsita la piu grande della il Sa-
lone, avea un teatro fisso che serviva cosi \)< r la co-
mica come per la musica; era riccu di dccorazioiii
e di ordcgni diversi, in guisa che riguardavasi Odo
inferiore a quelli d' Italia. (1)
§ 10. Modificazioni arrecate dalla lava del i66g
Tale era lo slalo di Calania, quando a 8 mar-
zo 16G9, tremnoli forlissimi pei quali croilo ^iL•olo.si
preccdetlero una delle piu i;randi e ruinofte cruzioni
df'ir Etna, il fianco delia montagna si apri d,i Monie
Fruraenlo sino alia IVocella, con una Icndilnra quasi
conlinuata; d' onde a quaiido a quando \arie bocche
si aprivano. che srorie infuotale emllavaiio ed aieue.
Appie del Monic Fii-^aia poscia spalanco.ssi ampiavora-
gine di fuoco, d' onde scalunva spavenlosa correnle
di lava, la quale cnii una liinte larghissima invase
il sottoposto terreno; hrucio i villaggi di Gxiardia,
Mompoiieri e Bclpaaso, incencii varii quarlieri di Ma-
scalucia, ed ingraiidendo sempce la sua laigliezza, si
diresse per Mistcrhianco, e prima coniincio ad inva-
dcre la valleHa ovc scorrevano le acque dello Ame-
iiaiio, di^truggendo il nobile acquidnllo, che da Li-
codia porlava Ic acque a Calania: seppelli di orride
(1) Giigliemini « Calania dislrulla, Cat. 1695.
Ne fia prnv.i la sl.i'np.i di un diMmina d<'l Car. fjfnazio
T('d(!si-lii, tilolala La csallaz-ione di Scr(jio Oulba; flic ia(i-
prcseuliissi in ninsica » nel Toairn delia clarissima o Icdr-
fi.s.sima cilia di Catania ]' anno 1G89» poslo in nolo (l,il
Canoniro socoiid.H'io 1>. Ciinsi'|ipc Parisi. maestro di tapjiel-
]a del Duo/no Calania. — I'er I'aolu iJisagui.
151
sciare Mislorhianco vecchio, o si avvicino a (latania
fra Ciliili e Curia. Coprl ij Lago Anicito; ciicomlo
per inlero la parte occidenlale della Cilia, superau-
(lone ill vaiii puiili le mura e minacciando piu voile
di precipilarsi sopra di cssa. AUornio il moiiasteio
de' Casinesi, e per S. (iosimo s' innollro verso il ca-
slello Orsino, rhe invest! per ogni ialo, sepeilendo ivi
prcsso i ruderi delia Nauinachia e del Giniiasio (1).
Uilo eonlro il luuro mciidioiiaie dalla Cilia, ov'e o^^^i
il Poizo di f^ela e si verso alquanio ail'indenlro nel
piano d'lr Indirizzo. Scose quiiidi sopra la spiai^gia,
e ricolmolla aon solo, ina si avanzo nel mare per mez-
zo miglio, con una larghezza di mezzo raiglio circa
unendosi a questo braccio quell' altro che per I'ostuculo
del pogi^ello di Majorana se ne era diviso, ma chc rag-
giunse il compagno sollo V Ariuicella.
Molte furono le niodificazioni arrecafe al suolo
de' conlorni di (^alania, da quesla eruzioue. Tutla la
valle dell'Amenano che coiileneva vigne, orli e ville
de' Galanesi, col lerreno vicino, fu coverla di orride
lave. La parle meridionale di Catania, che comuui-
cava per uiiifonne terreno colle /erre /or// colla/)/68«a
e con la praja, ove era no tanti deliziosi giardini e
ville, fu ingombrala anch' essa da vasto spazio di nera
lava ed asprissima. Le acque deirAmenano reslarono
sepolle per sempre, ne piii traccia del Inro anli'jo
lello si scoperse; andavan esse raostrandcsi sparpa-
gliale fra la maceric della lava e sotlo le posterioii
ubilazioni, e si andavan [)oscia inconlranlo qua e la,
&cavand() de'pozzi. II grande acquidollo lii Licnli.i
che fu (iiroccalu u so|U)l[o. come si e dello, in (JimI-
cIk! puiilo no de' conlorni di Calania uo riinase ali;uuo
ruiorc in mezzo alio masse della Lava.
(I) Aruicu 111.. 8. c. 1. ['. 'iS8.
152
Delia cilta slpssa, gran parte delle mura a po-
nenle e mezzogiomo, o fu (;opprta o innlilizzala; e
porzione del quarliere di S." Agata le sciare, con
qiiello della porta della Decima, fii sepollo dal mar-
gine, 0 da qualche rivolo <ii quella correnle: la qua-
le rion senza ragione arreco tanio spavenio ne'Calanesi,
i quali se ne stavano tremanli spi Itatori della mi*
nacciata intiera desolazione dflla !oro cilia.
In oggi quesla lava comincindo dalla botle del-
t acgua costeggiando i Benedellini scendendo per S.'
Agata le sciare e S. Gosimo, e poi Iraversando la
strada del Forlino a fianchi del qnartiere mililare,
seguendo poi la slrada che va a S. Giuseppe rd al
Castello sine al mare, e essa occupata intieramenle
da' quartieri del Forlino, di S. Crislofero, dell' An-
gelo Custode, del Gallaccio, e de' magazziiii sino alie
mura di Villarascosa. E lullo il lillorale dalla spiag-
gia arenosa, delta Praja, sino all' antico macello nel-
la nostre marina, e tulto formalo dal fronte di
quella grandissima correnle, la quale non conlenla
di aver occupato lanlo collivato e fertile terreno,
venne, dope il corso di setle miglia ad inlrodursi orgo-
glioaa nel seno slesso del mare. (1)
■ *■ § H. Tromuoto i6g3. ■. >•■'■■''
Non erano scorsi che anni 24- appena' dal for-
midabile incendio del 1669, ed un nuovo flagello,
(1) Non son pochi gli scrillori che trattarono di qiiosia
Enizione. Si Ifii^ga
Amico — loco cil. Recupcro Slor. dell' Etna, Foriiira St.
di Cat. Alessi Slor. ciil. deirKlnii ec. ec. oc.
1S3
ancora piu desolMntt; riHu'^Nead eslrpma ruiiia label-
la Catania.
A 9 gennaro 1693 una £;ai:;liar(la scossa Hi Ire-
miioto conquasso le case tulle della Cilia. Ayli 11 del-
Jo stesso meso replico la scossa con allissinia vee-
tnenza, e Catania scrollo dalle fondamenta. Ne sola
e«sa e le lerre del sun distrolto, mn le cilia ed i vil-
lai^gi quasi lulli del Val di Nolo inlera rovina sof-
frirono; talche si fe calcolo die in 68 cilia e villaii-
gi perirono 56714 persone, di cui 16 inila nella si,-.
la Catania (1).
Noi non rammenleremo rhe le principali rovine
delle fabbriche catanesi, per rironoscere i sili nve e-
sislevano, e vcderne poi i cambiainenli snfTerli.
» Le mura della citta a tramnnlana cbe erano
le pill anliche ebbero qualche danno; la porta del re
fu alquanio smossa, onde comincio indi ad andare in
rovina. Nella porta de' Ganali si spicto una sola pic-
tra dcir arco mair£;iore. II Borgo cadde intero. )l Ca-
stello Orsino sofTii molli danni; della Torre di D. Lo-
renzo non ne resto alcun vcsligio. fuori di un mu-
ro e Ire pilastri fra la casa Uecupero ed il collegio '
di Maria che per lungo tempo reslarono sppoiti fra
le diroccate fabbriche. n Si rovescio il campanile del-
la Cattedrale, e rovino seco il tetto di e8sa e seppel>
lirono tiiito il popolo che vi era radunalo. Rovino il
monastero de' Bencdellini. II Seminario, la Loggia,
V Universila, I' Ospedale, li IVatro pubblico diveniie-
(I) Gli aiilori che possnno principalmente consiilffirsi por
li (lellngli di (picsla catjislrofe sono i sogncnli: — l'iivi|pr;i —
Dolorosa irati(;(lia oc. Giiglipiiiiiii — Cnl.mia (ii^lnilla. [((jcro-
jie — Miisco di Fisica Mongitoro. Siciiia ricen;ita. Ainirci —
Calaii. illiistr. F»!rrara — Sluria di Calaiiia. Gordaio o=iiTi.izioiii
alia Slur, di Cat. 20
«11H
Xo un mucchio ili pietre. Delia citt^ non rimasero
che i cappelloni della Galledrale colle due adjacenti
«:appelle, la chicsa della Rolonda, qiieila d(>l Salva-
tore sullo scoglio del mare, la oasa di Bonajulo per-
che incorporata a rolju>le anticlie fabbriche, ed un'al-
tra nel quarlierc della Rocca del vento (I), n
Dopo quanlo avvenne dietro qnella orribile ca-
tastrofe, quando i Gatanesi rianimati cominciarono a
ricostruire la loio cilia con idee grandiose, e che
sembravano coldssali e sproporzionale alle loro forze
per |e circostanze allora preseiili, lullo \\ maleriale
delle fabbriche liiroccale fu impiegalo in gran parte
ad appianare il suolo delle nuove slrade, che con sim-
metria e decoro>a ampiezza furono lagliate e direlle.
La Piazza del Huomo venne a livellarsi colle vclte
degli Bagni Ach'llei, e da quel punto presero livello
la straila Slesicorea, quflla del Corse, e qnella di S.
Filippo, poi promnlgala sino al Forlino dopo moiti
anni, Fu percio lasciala al basso la piazza de' Canali
e la Porta. Si livello in ugual modo la piazza oggi
delta Slesicnrea. coprendo inleramente i ruleri del-
r antico anfileairo e re.^lo al bas!<o il piano della Grol-
la, ove ristagnavano percio in inverno per moIti gior-
ni le acqiie, che vi colavano dalle strade del Borgo e
delle Foase.
Puo dirsi in una parola che se togli porzione del-
la lava a levanlc dilla cilia poco o nulla iimase sco-
perto deir antico suolo: e scavando, d' ailora in poi,
le fondamenla delle case nella parte piana di Galania
non si troyarono e non si trovano che niateriali di lab-
briche rovinate, sino a signi/icante profondila. Tali si
furono i canijiamenti che arrecarono al suolo della
(1) Feriara Slur, di (ial. paj;. 211,
,)- i;i!>,
<!55
nostra cilta. due ferribili Tenomeni, nel breve spa«io
di aiirii vei)liqu;illro.
^ 1 2 Ahre conseguenze de cennati fenomeni.
Spes30 avvenne dopn quel tempo che ingros-
satiilost le art|lle del i;ia sepolto Amenano, esse ve-
hivatl IudH allraVerso le vulcaniche riipi, in que' quar-
lieri dlr eraii fabhriCali snpra il vario e diramaio suo
anlico lelltj, o delle parziali inoiidcizioni ne succedeva-
no; presso S. PaHlaleo princi|)a!meiite, e presso 5.
Aiiosliiio li' acijue shucavaiio dal suulo coa positivo
dislurbo degli abilanli.
Lo stcsso accadeva quasi in ogni anno a causa
d<>!le piuggie nel qiiarnere ddla Grolta, ove, coma
abbiam delln, ragunavasi I' acqua delle trosce de' quar-
iieri superiori, noa che quelle ridondanti del raolino
di Manganelli.
Quosle ultime aoque, porzioni a parer mio, di
quelle dello stesso AmeiianOj sepolto insieme al lago
Anicito dalla menzionala lava^ sboccavan fuori nel
piano di S/ M/ di Gesiij d' onde andavan perden-
dosi ed impaludandosi lungo la strada, in allora tor-
luosa e di caltivo livello, rlie da S. Domenico pnr-
tava a quel piano, riducendola spesso impralicabile
a' pcdoni. Poche eran le pcrsone di rigiiardo del se-
condo e terzo celo e che facesser figura in Catania
dopu il Iremuolo del 1G93. e de' quiili l.i voce polesse
aver elTelto sopra la niollitudme; i nobili erano pre-
polenti e i ecunoroia del Couiune era tutta nelle lo-
ro inani. Un I'aleriio ulterse al Senato di Ingliere gli
incoiivcnienli che Ciigioiiavano quelle ac(|ui*, quanta
volte gli fossero slate cedute in propriela. Cosi fu fallai
156
e quel cavaliere, con largo acquidolto le Irasporlo sul
pendio della collinella di Biscari, delta in seguito La-
birinlo, ove, fra quesla e la Selva de' Cap|juccini a-
vea egli un (erri'no ed orlaggi; e quivi le ridusse a
muovere un molino, e a dar acqiia ad un piccolo opi-
licio per eslrarie la sela da' bozzoli delto vianganelli;
d' oiide poi quel Palerno prese il lilolo di Uarone dei
Manganelli.
Dalla parte superiore poi dell' acquidi tto per via
di agugiie porlo I' acqua in varii luoghi dellu citta
ad una baslante altezza; e quella che avanzava dal
molino con allro largo condollo, delto il pozziUo fu
poriata sino a mela della piazza Slesicorea, ove sol-
terraneamente p(!rdevasi fra' i ruderi deli' Anfilealro
ed allri profondi meali. 3Ia per lo piu le acque di
Manganelli, o pir inerzia, o per ispregio del puhbli-
co decoro gelta^ansi a pura perdila nella strada del-
le Fosse, ed in quella del C,armine, d' onde poi ve-
nivano ad impaludare nel piano della Grolta, con po-
bilivo dolrinienlo della salute degli uomini, e con ver-
gognosa sordidezza di quell' ainpio quarliere; impe-
rocche la slrada del Carmine diveniva un' ammasso di
fango, ed il ret^to delle slrade ridncevansi spesso im-
pralicabili. I vicjni reclamavano invano, fincho qual-
che ricco propnetario non vi venne a fabbricar la
propria casa (1). Oltenne qiiesto che la slrada venis-
se lastricala almeno, se non era possibile il coslrin-
gere il Barone Manganelli a dar giuslo corso alle sue
iicque; ed il Gomune suppli piu losto a quella spesa
. , (1) Ontfnr Riiiniondo e Gaelano fratelli Gemmellaro cha
tin dul lldB domiciliaroiisi in (iaUniu.
157
che obhlii^are un nobile proprietario a noa recar dan-
no at pultljlico !!! Con lulto cio le acque scorrevano
pL-renni in queila slrada traversancio quella the por-
tava al Borgo, delta Etnea, t'd eiano cosi avvezzi i
Catanesi a soffrirle, ed aveano perduto in raodo la
spi^ranza di veder tolto quel i^rave incimveniente, die
diedero il iiume di Strada del Tevere a quella del
Carmine !
II piano della Grolla pni era una palude: ed iu
invenio tuHe le slrade did quarliere erano cangiale in
canaii e 1' acqua superava spesso le soglie deile case,
e passavano moiti gioriii prima di vederle ridolte al
solo piniio della Grolta, ove reslavano per mesi iii-
lieri (1).
JNelTanno 1768 si penso di continuare la strada
di S. Filippo sino all' anlica porta del Fortino; ma il
braccio della lava sopraccennala, che da S. Agala le
Sciare erasi prolungato sino al Gaslello Orsiiio ed al
mare, ne rompeva il livello. Si alzava intanlo nel ler-
niine di essa strada la Porta Ferdinanda, nell'anno
dtd matrimonio di Ferdinando iv con Maria Carolina
d'Auslria, e la lava che inlerrompeva il livello della nuo-
va strada impediva che quell' arco trionfale si scopris-
{\) Nel 1833 quel piano fii finalmente portalo a giiislo
livello, ed uu' «C(|uii]otto fii coslruilo sul piano ilall' Iiii;ej;iiiM'e
Cannelo Lanzerolli, con siiinilicanlc, spesa, Vi si porUiiono
in si'guito degli alberi, e fu riiiollo ad amena passeggiala.
IVcl ISil pen") per barbaro e villaiio capilcciu di vicini riin
fabliricaroMo case ivi iiiionin. gli alberi furono abb.i(l\iti ed
i jSiMialoii di sozion<>, coll' annuniza del Palrizio di quel lem*
|)0, tagliarono tulli gli allri, cbe crane (o*tati non indiilerente
soMima a! Coniunc. ed ornavano nn piatio^ che forinava una
Tcltrt il fomile di pestilcnti miasmi!!
<58
6e dalla Piazza del Duomo. Fu pernio volonl^ dccisa
de* (latanesi, cho ad oiila della caieslia di quel-
r anno, e della opposizione del Scnalo (1) quclia
lava venisse lagliala; e la strada divennc una dclle
piu belie di Calania. r. la prima per uniforrinta di livello.
Oopo r aperlura di qmlla strada luHo d trallo
della lava da ambi i lali I'u gradalamente coperla di
belle fabbriche, e molti (piarlxTi vi m stabiJirono iu
seguilo, dctli in I'ijiii, delle Case Sanle^ del Gallac-
cio, di S. Gristofarn la sciara ec
§ 13. Trrmuolo del iy83.
» Una orrenda rivoluzione fisica ha rienipiiita
di desolazione, di devastann nlo e di straiie la paile
masgiore della Calabria ulleriore: ne ha perturi)ata ia
minaccevol modo la parte niinore che tw rimane: ha di-
slnilla dair imn al londo tiilla la maiinificenza di ftlrs*
sina. gia Inngamenle nolnle e bella, e d:ia con pubblica
calamitada allro acerbo fatn congiii>a, ed ha ricolma-
lo di spavenio e di danni la Calabria citeriore e le
frontiere del Valdemone )) (2).
» Sarebbe v.iiiila i' arrogarsi il drilto di decide-
re SB il disaslro, di cui faveiiar d-ggiamo, sia slalo
il piij slrazievole di qiianii abbiani- in verun tempo
s:)frerto il gener umano. Ma non e ne vano ne ingiuslo
il dire che di Calabria ultra e di Messina era piu non
(1) Fu in qiiesia nccnsione che un poeta latino Catancse
icrissc il sej;n(iiio Dislicn.
Olistabiinl opi'ri nipns obslabal acffeslas,
Vnicuiilur: viiici non |p liicri' I'alres !
(2) Sldri.i dc' fciKimeni <b'l Tremnoto ec. ec— pns(;i in
in Inre dalla R. accadcniia drile scleiize .\ajj. iTSi-i laLJaz.
139
rirnane altro a vedere e rammentare che lo scheletro
iiifonne « l« miserande rovine » (I).
Cnsi sorivevano i dolli, inviali dalla R. Accade-
mia delle scienze di Kapoli ad osservare i fiMiomeni
deir orri!)il tremuolo del 5 lebhraro 1783, avvenulo
in Calabria ed in Sicilia.
Me solamcnte Messina fu disliutla, ma Ramelta
e Gastrnreale lo furoiio del pan (2). o damii posili-
vi si ebbero Barcelona, Galvaruso, Coiulio, Lin^i.a-
glossa, S"*. Lucia, S. Martinn. .Mclazzo, Palli, S. Pie-
tro di IVIonfnrle, Pozzo di Gollo, Randazzo, Hocca,
Valdina e Venetico. In tullo ii reslo del Valduninde
fiirono scnsibilissime le scosse, ma non recarono d lo-
no sigiiilicante. Tanto puo dirsi di Cjalania, ove du-
rarono per iriolli giorni. frei^uenti piu che altrove, di
moto nndolalorii) e di luiiga durala, ma non seguiti pero
da rovino di falibriche o di ijravi lesioni di e^se. JNon
si osseivo neppure mulo slranrdmario iiel nostro ma-
re ne' due periodi di Marimoto di Messina e Calabria,
cioe nel giorno 3 e poi nel giorno 6 fel)braro ad ore
selte ed un quarto. Ad oi;ni modo quasi liilli i Ca-
lanesi abbandnnarono le ca-;e e si ricovraroao per
moilo tempo sollo le osi detle Barraccha.
Mel quarliere della (irolt;i, e pnncipalmenle nclle
c/i/wse del Carmine e S. Bi^rillo, sopra le antiche lave
si alzarono moltissime barracchi;, come sopra piu soli-
do e sicuro terreno; le quali g;'adalamenle si eo-^lrui-
roDO in seguilo di maltom e di pielre, e doHeio
principio al va>lo quarliere di S. Benilu. Taiito av-
veniie al Gallarcio sulla lava del 1669: tanto nel pia->
(1) Op. rit. pag. 13.
(2) Op. cit. png. 435.
160
no di S. Francesco di Paola p(1 in allri sill, ed in
tal modo mag^iorc esttnsione acquislava, dietro quti
Iremuoli, I' area di Catania.
Un fenomeno, di che si tenne coiito da' sullo-
dali scrillori delia storia del Tremuoto (1), si fu la
inimensa quanlila del piccolo pesce dolto CicireUOj
che sin da' primi di febbraro, fuor di slagione ed in
iosolita copia comparve nel mar di Messina. » (^\\e-
slo non si preseiila se non se in una data eta del-
i' anno, e non mai. o rarissime volte, si offre all' a-
vido pescatore nella slagione alg<'tile v se cio av-
viene e allorquando il cieco seno di quel voraginoso
pelago rimane sino alle pii!i cupe .-^ue sedi .i^iuilo e
concusso. Non va mai solitario: erra sempre a turba
vaganle e a sluoli per I' oiida meno conlurhHlci, e
forma uno de' cibi non comuni nelle niense piij no-
bili e laute» .
» Da principio non si fece attenzione a quests
non ordinaria comparsa, ma la durata do' tremuoti, c i
posteriori esperiinenli mostrarono Iroppo che colesle in-
nocenti e piccole lurbe del muto armeiUo porlavan
seco il triste annunzio del prossimo ircmiioto. Di fat-
to costantamente si osservo che all' apparizionr del Cici'
rello ( questo e il nome che ad essi si da in Sicilia
(2), succedette sempre il tremuoto o nel giorno o nel-
la durata della nolte; per cui fu presa in orroie e guar-
dala come infausto segno la comparsa di quel pesce » .
Or questo animaletto, comune nella slagione di
primavera ed autunno nella spiaggia dal Riposto a
(1) Op. cit. pag. 384. e sog.
(2) Ammodiles cicirellus, Kafinesque
161
Messina, non si pesca mai nclla costa moridioiile dcl-
r Etna e ncl golfo «]i Catania. Iiilanio nel tempo <1ei
Ircmuoli del 1783 se ne pescava tanta qunntita in Ca-
tania, che non solo vendevasi a bassissiiiio prozzo,
Dia restava abbandonalo sullo panche dclla pescheria
non essendovi piu chi ne avcsse bisogno. Da quel
tempo in poi non se n' e piij pcscalo nel nostro
mare.
Se queslo fcnomeno piio giovare in qualche mo-
do alle teorie de' tremuoti, io non dt'bbo qui ricerca-
re: ma credo da non esser poi da trasciirarsi, anche
solto il riguardo di potorci avverlire della possibilila
della vcniita inPausla di quel terribile I'enomeno, che
porta seco la.rovina delle abitazioni, e la morlo de-
gli uomini. A dire il vero pero abbiamo dopo quel
tempo avute altre scosse di iremuolo non indilferenli,
sia per violenza sia per durata, ed il Cicirello noa
si e percio fatto vedere; pare quindi oho maggior nu-
raero di osservazioni abbisognano, per assicurarsi su
tai riguardo.
§ 14, Tremuolo del 1818.
Dal 1783 siiio al 1818 non vi furono in Cata-
nia Iremuoti troppo violenti e vero, ma puossi, sen-
za loma di andar orrali, asserire che non passavano
quasi mai tre anni che una o due scosse non si facessero
sentiro; e benche senza danni di fabbriche non la-
sciavano tuttavia di spaventare la genlc. Quelio del
1810 che cosi violcnto si avverti in Messina fe nscir
dalle case le pcrsone anche in Catania: e piu di
una volta cio avvcnne negli anni susscgncnii.
La sera pcro, del 20 febbraro 1818 ad ora una
21
162
di nolle un forlissimo tremuolo scosse gagliardamenle
Catania, e qualche fabbrica non bene coslruita crollo.
Nessuno de' fenomeni che si dicono preceder quasi
coslantemenle il tremuolo s' ebbe a verificare; e nel-
la pill Serena nolle con lieve fialo di venlo S. E,
nienlre la luna si alzava, in una moderatissiina lempera-
tura di 54°. Farcniieil, quale suol essere d' inverno in
Catania, successe quti grave scuolimenio di suolo,
dal quale poche fabhriche non ebbero a soffrire lesio-
ni piu 0 meno significanti.
Da per tutlo si videro percio puntellate le ca-
se con grosse travi, e si comincio a badare a' pronti
ripari (1),
Ne' villagi vicini i danni furono piii considerevo-
11; e Mascalucia principalmente e ZafTarana ebbero a
soffrire anche la perdila di non poche persone sotto
le rovioe delle fabbricbe. v. Fra le cilia e villaggi,
Consolazione S. Giacomo S."^ Lucia quarlieri di Act
Catena, Trevieslieri, Malelto appena si rafTigurano;
lo stesso Act Catena, Aci S. Antonio^ Mascalucia, Liri'
giiaglossa, /^/et//>720?i/e hanno soll'erlo delle enormi de-
vastazioni. Gli estinli di poco superano 70 individui ..
nel solo villaggio di Zaffarana Irenla di essi re-
starono schiacciali sotlo la volta della chiesa. Mineo
e Vizzirii suffersero piii daila scossa del 1 Marzo » (2).
Le scosse repiicarono Icggiere bensi, ne' giorni
21, 22, e 23; e neila nolle fra il 28 febbraro e 1
niarzo una scossa, oca meno forte di quella del 20
(1) Sul tremuolo del 1818 Memoria del Prof. Agalino
Longo, Cat. 1818.
Osservazioni su' Tremuoti dcllo Abb. Baldassare Spam-
pinato, Oat. 1818.
(2) Spanipinalo iiicm. cil. p. 30. 31.
<
163
febl)raro successe, dopn die il giorno era caduta di-
roKa pio^Tgja. Nel mese di maizo istosso allro forte
Iremuoto si seiili nel giorno 18, e due leggieri a 29
e 31; e qiiatlro assai deboli oe aweouero a 2, 6,15
e 21 aprile.
Molle Furono le baracche alzate ne' plani dalla
genie giustamente inlimorita; e quasi tulte le fonda-
inenla delle case dovelCero rivedersi e ripararsi coa
ispese straordinarie; lo che prodiisse una quanlila
di maleriale disseppellilo, e versalo poi per livellare
e slrade e piani. Per tale circostanza si venne a co-
noscere che le fahbriche le piii sunluose di Catania,
fabbricale dopo il Iremiiolo del 1793, erano j)ianlale
sopra f'ondamenta debolissime, di cui il remenlo era
pessimo, e <iicevasi da' muratori a calcinello, perche vi
s* impiegava non gia la calcina, ma la polvere che
resla di essa nelle fornaci.
Nel nfare intanto le case danneggiate, o nel rin-
forzarlc, lungi di correggere la Imppo lore allezza,
e di abolire I' uso di coslruire a voile di fabbrica i
diversi piani, in luogo di adoperare le travi e le lavole,
detti solari, i Calanesi, fidali nella robuslozza delle
nuove fondamenta, non che nella tenacita delle inal-
te con diligenza e giudizio inipie:,'ale generalinenlc,
alzarono anche a! quarto piano, e laluni alquinto, le
case, e tulte da ciina a I'ondo di solida fabbrica; e
dopo un' anno le slrade stesse che nel 1818presen-
tavano nn bosco di liavi, posli a piinlello delle case,
de'pubbiici edificii e do' lernpii, si videro ornate di
ripulile, piu alle e magnificbe fabbricbe, cLe accreb-
bero la bellezza di qucsla aineiia cilia.
Dopo il 1818 spesso avverlivansi scosse di Ire-
muoto, alle quali accostnmali i (latanesi non davaiio
mojio peso, ed il momeiilo dopo resliluivansi sereni
alio proprie dimore. La scossa del morzo 1823 fu
164
sensibilissima in Calania, non pero dannosa come in
Palermo; e quasi in ogni anno qualclie movimento
di suolo si avverli sino al 1846, quando di maggior
conseguenza ue avvennero, come in appresso accen-
nereino.
§ 15. Acqua deW Amenano
„, ..J,, : accresciula nel t832.
V Amenano, come si e delto, abbondava lal-
volla di cosi copiose acque da produrre paiiicolari
iuondazioni ne' quarlieri della Cilia, Molle di queste
se ne rammenluno nella sloria del paese,
Mell'anno 1354, dietro dirotte e continuale piog-
ge dell' inverno, I' Amenano inondo i bassi quarlieri
di Calania (1). Nel 1580, secondo Carrera (2), nel
1592 secondo Ferrara (3), le acque si accrtbbero in
niodo che la piazza dell'erbe ed il resJo del quar-
licre ne furono inondali; le acque ristugnarono, per
jiicuria de' rcllori del Comune, e 1' aere I'u inquinato
di pestileiiti vapori. Ad islanza di Lorenzo Bolano,
benemerilo cilladino e medico insigne (4') furono le
acque incanalate in acquidollo e porlale alia riva del
mare, come egli slesso rapporla « quern hodie cru-
deli Amenaiius non sine innumeroruni fere civium di-
spendio turbal nogieclo molendino me coiisulenle
e per profuiidiores ductus concinnatis lapidibus
conteclos, aqua ad mare delala, alque omni perui-
ciosa humidilale sublala (5).
(1) Ferrara op. cit. pag. 84. , , ,',i!l ■■n
(2) Op. cil. lib. 2. p. 132. ,,,'; ^i ^^^^^
(3) Op. cil. pag. 149.
(4) Biogriif. di Lorenzo Bolano. Giornalc del Gubinetio
Giocnio, IN. 3.
(5) Bulauo, presso Carrera luc. cil. " '' '' ■"
165
Neir anno 1639, dopo le solite piogged' invcino
creW)er quelle acque, che per dodici aiini eraiio uian-
cate, in modo da tar credere aver I'Amenano deviato
il suo corso: non cagionarono pero alcun danao (1).
Non cosi neir anno 1653, che venner fuori in tanta
copia da inondare non solo iquartieri. ma da produr-
re aria mal Sana, co' loro ristagni in varii punli della
Cilia (2). Si rislorarono per tanto gli acquiJoUi, e nel
seguito de' tempi avvenne di quando m quando qual-
che parziale allagamento, per ribocco deirAmenano;
ma passarouo presso a due secoli senza posilivo
danno per tale inconveniente.
Ma nell'inverno del 1832 le acque caddero in
grandissima copia in Catania e ne' suoi contorni non
solo, ma per lulto il bosco e per la Plana. Grebbero
per conseguenza in primavera luUe le acque sorgive;
e r Ainenano ingrossalo, a! solilo, spunlo fuori colie
sue acque nel quartiere di S. I'anlaleo, e di 6- A-
gostino.
Era avvenuta poco tempo prima una eruzione
deir Etna dalla parte di Bronle. Molli voliero credere
per Ibrza aver essa aperli sollcrranei meati alle ac-
que contenule nella massa deli' Etna, e prodotlo cosi
lo accresciraenlo dell' Amenano o delle altre sorgeuli
nolle colline prossime a Catania. Kon bastava a co-
sloro r esempio delle tante voile in che lo slesso ca-
so era awenulo! Parlavano di nuove pubblichc fontane
da alzarsi, di nuove terre da cangiarsi in giardini,
per lo acquisto forlunato di copia si grande di acquc.
Esse in ellelto scorrevano a fiume per !o slrade di
(1) Fcrrara op. cit. pag. 136.
(2) Fcrrara op. cil. j)d-. 182.
166
Catania. Ma finalmente col resultalo delle osservazini
sulle piogge cadule, si fe' chiaro conoscere, io una
niemoria letta all'Accademia Gioenia; non esser stra-
ordinario il fenomeno, e doversi intieram«;nle all' ab-
bondanza deile piogge di quell' anno 1* accrescimento
delle acque dell'Amenano (1).
Furono esse pero in quell' anno abbondantissi-
me; e non solo le slrade ne erano inondale, ma mol-
te case de' raenzionati quartieri furono abbandonate
dagii abitanti per il rislagno che vi facevano. Si do-
vette perlanto ricorrere alia coslruzione di nuovo ac-
quidolto, che da S. Pantaleo e S. Agostino, traver-
sando la slrada del Gorso e quella del Fortino si fe
piegare dielro la casa Gisira, e poi lunghesso la slra-
da di S. Filippo si condusse alia piazza de'f^anaii,
ove si fece imboccare nell' antico acquidotlo. il quale
passando sotlo il Seminario de' Ghierici nielle foce alia
spiaggia della marina (2).
Un' allro piii interessante acquidolto fu costruilo
pel reslo dell' acqua di Manganelii; la quale cresciuta
anch' essa in quellanno inondava tutto il quartiere
della Grotta; e nel tempo stesso si penso a farlo in
inodo che si togliesse pure 1' inconveiiiente del risla-
gno delle acque in inverno in quel luogo- Fu esso
condotto dal piccol ponle, faccifronle la casa Gem-
mellaro, per tutlo il piano della Groila, ove comu-
nicava cogli antiohi smalliloj di quella Chiesa ed orto
vicino, e si fe voltare verso la slrada dello Spirilo
{\) Atli Gioenii vol. 9 p. 313.
(2) Le ahbondanli pioiiije dell' niifiinno 1816 e princi-
pio d' inverno, e poi del 1847, accrcldxio. come sempre. le
acque dell' Ametiano e di lulte le sorgive delle prossimp col-
line; esse pero non esuberarono come nel 183-2, perche e-
raiisi fatti gli acquidotti di che e parola.
Ifi7
sanlo, a trovare aliro smallilojo, dello della liarcel-
iona; e da quel punio, per la sirada sudiietta sino
alia chiesa dello Spirito Santo, eve si dovette cavare
nella viva lava un canale ben'ampio che andava a
sboccare al cantone della casa, oggi Fiscella; d'onde
scorrcndo le acque per la sirada di Novaluce e mu-
seo di Biscari andavano in mare a fianchi del forte
S-"* Agata.
A livcllare pero il piano della Grotta, tanlo basso,
bisogno avere bastante raaleriale: e queslo dall' In-
gegnere Lanzerotli si ricavo dallo abbassamento e li-
vellazione della sirada de'quallro cantoni, dall' angolo
della casa Carcaci ^ino a S.* Teresa, e da quello del
piano di Maiiganelli. Per questa operazione si torno
a scoprire che tulta quella parte di Catania non pre-
senlava nel suolo che materiale Irasportato di antiche
dirule fabbriche.
JNel tempo che compivansi quesle operazioni, le
acque cominciavano grailo grado a mancare, come
era stato predello neila cennata memoria; ed i pro-
prn!larii delle sorgive dclle colline di Fasano e Leu-
calia vHero diminuirne a poco a poco la quantila, e
fallire la spenie che avean loro data di una profilte-
volissima continuazione.
Gessando lo spirar de'venli orientali, apportalori
di piogge in Gatania, e lornaudo a regnare il predo-
minante N. 0. esse divennero di anno in anno sem-
pre piu scarse, e si pativa per tenue raccolto di cere-
al i, non che de' Irutla; come in diverse epoche si
e dovuto soflrire in Sicilia. Varie di quesle slerili an-
nate se ne potrebbero rapportare; e se si volesse in
generale slabilire (juanli aiini passano fra una slen-
lila di ricolto, per maiicanza di piogge, ad ua'altra.
!68
non sarebbe eccesslvo se si dicesse che approssima-
tivaraente ogni dieci anni, al piu, due o Ire riesco-
no scarsi di piogge, per il predominio de' venti occi-
dentali inclinanti al Word.
La sloria rammenta come slraordinarie le care-
slie successe dope grande siccila, nel 1606(1), nel
1616, nel 1674, nel 1763, nel 1797, e queste di-
sgraziatamente seguile per lo piu da morlali epi-
demie.
5 16. Pestilenze avvenule in Catania,
Aperto e lontano da monti, non che libero da
acque stagnant!, il suolo di Catania godeva senipre di
un' aria ventilala e pura; e senza gli occasionali ri-
sfagni d' acqua dell' Amenano e di quelle di Manga-
nelli, forse iiialallie epidemiche non si sarebbeio ntai
verificale in essa; queste stesse non duravano pero a
lungo; e quelle cui andava soggetta la povera gente
per la qualila cattiva de' cibi e pel meschino nutri-
mento ne' tempi di carcstia, cessavan poi col nuovo
ricolto, e tornava Catania ad esser salubre come a-
vanti.
Delle pestilenze pero apportate per via di con-
tagio, non poteva guardarsi, e varie di queste ne ha
registrate la storia.
Wei 1347, la pesle portala in Messina da un
bastimeiito genovese, si sparse nella Sicilia. In Gala-
nia perirono di essa molte persone, e piii ancora
nell'anno dopo, quando credendosi estinla non si con-
tinue la jslrella guardia sanitaria (2).
(1) Forrara np. cit p. irJl. e seg. , ,■ '.\ ;, :
(2) Ferraia [la^'. 08.
1G9
Qiiolla die avea Invai^Iiato Napnii ncl 1423 fu
introdolta in Sicilia. Gal.inia no ("ii terribilmenle de-
vaslala ; comincio in aprilc e duro molli mesi (1) .
La pcslilenza altacciUa alia Sicilia nel 1375, per
piu di tre anni vi fece tremenda sirage . In Catania
e ne' vicini sobborghi furniio doplorabili i danni pro-
doUi dal male. Si oredeva eslinla iicll' anno 1577,
ma si riprodusse nel conveiilo degli Agosliniani, e
non cesso chel' annoddpo. i'^o dnranle (piesla peslilenza
cbe si aizo un' ospodalc per quell i allaccali dal morbo
nel silo (1(1 B;istione di IN.O, il quale da cio prese il
no me degli inf(>lti{2).
Si rignania come prodigioso I' essere andata
esento quesia cilia dalla pesle che devaslava Messina
nel 1743. Le cure sanilarie furono allora veramente
cnergiche (3) .
Nel 1837, il cholera asiatico, che da piu anni
avanti infieriva in Europa, e che non era peranco
eslinto in Napoli, maiiif'eslossi a 6 giugno in Paler-
mo, e facendo ivi sirage inaudila non lanlo a pro-
pagarsi in Sicilia. Calania ne era reslata esentci sino
al mese di agosto, mcrce 1' alienzione delle guanlie
sanilarie ne'confini. Colla venuta p(;r6 delli- truppe
di Napoli, tra le quali esisleva tutlavia il foniite ddla
infezione, si comincio a svihippare il cholera in ciita
a 14 agoslo / e crescendo di giorno in giorno sp.i-
veulo in mcdo i cilladini, che quanti potcrono lasna-
rono (Catania e ril'iigiaronsi ne' villaggi del bosco.
Non furon poche, non oslanle le villime di quel Icr-
(1) Ferriira op. cil. pag. 116.
(2) FiiiTiiia » |i;ig. 145.
(3) Ferrara « pag. 233.
22
170
ribil fla^ello, ed il nuniero de' morti si calcolo a die-
cimila in circa.
I cailaveri fiirono sotlerrali nel camposanio da
me progeltato neila praja. Ove diseccali in poco tem-
po da' piilridi fluiiii, ed esucchi, non recarono alcun
danno per caltive esaiazioni. Quel luogo intanto dopo
un' esempio tanto chiaro di sua otlima qiialila, ab-
borrito sin da principio non si vnlle stabiiire per
camposanio della ciita, e pessimi luoghi si andavan
ceroando e proponendo da varii iiigegiieri ; e Iratta-
vasi non meno che di tornare a pariarsi di tumula-
zione !! Tanto e possente il pregiudizio, e tanto piii
perenne divenla quanto maggiore e 1' interesse di
lalune persone a perpetuario !
II cholera comincio grade grado a cessare: nei
primi di ottobre si eslinse ; e si eslinse in pari tempo
in tutta r Kuropa ; lo che fece grande impressione
nelle menti di que' lanti che ad artificial cagione lo
allribuivano. e che erano d' allronde di cio persuasi
da una serie di fatti e di conibinazioni dalle quuli
ogni accidentalismo pareva lontano.
Dopo qualche anno furono ordinati nnovaraente
i campisanti, e gii ingegneri napoietani avcan desli-
nalo per Catania ua terrene presso l' Acquit ella, ove
qu(dla costruzione sarebbe costata ingente somma.
Provvisoriamenle intanto furon destinate alia tumula-
zione de' cadaveri le chiese intorno la cilia, e le aU
Irc vennero chiuse — INelle vicende del 1848 furono
nuovamente riaperle.
§ 17. Tremuoti del i346 e 1848.
II tremuoto del 1818, lungi di rendere accorti
171
i Cafanosi sul moHo di fal)l)nVare le lorn caso, come
abbiam dotlo, c che uon posso abbaslanza ripelere,
ed in luogo di usare volte di fiibbrica solida servirsi
piu toslo di legname ne'supeiiori apparlamenii, coa-
Iribui a suscilar nuovi edifizii senza caiii^iar di slile,
e portarli ad allozze magi;iori. Bisogna dire pero che
furon caiiti nel dar tulta la possibile rol)ustezza alle
foiidaincnla. Non mancavaoo ad I'ssi le risorse, die-
Iro che Catania gia capo provincia, era floridissima,
e popolala da! cresciulo niirnero non solo de' citladini,
raa dai concorso di rauita genie del dislretlo e Jella
provincia.
Ciesciule le rendite comiiQali si pole raccorre
danaro sufBcienle per ricominoiare I* opera del Moio,
desideralo da quatlro secoli. Se ne ottenne il per-
messo noa senza aver dovuto suporare polenti osta-
coli (1) . Nel 184-1 si imprcsero i lavori detti cam-
pacjne, e gia nel 1843 si era porlala innanzi la t'ab-
brica del braecio del nuovo molo sine al marlello coo
gloia universale.
L* Etna sin dal 16(i9 non avea piu toccato i
contorni di Catania, benche non men di venliquallro
eruzioni eraiisi sparse ue' varii terreai de' suoi lian-
chi (2). I tremuoli dopo quello del 1818 si eran
falli sentire spisso, e vero, ma con iscosse leggere
che non recarono danno posilivo: fu scnsibilissuna
quella del iiiarzo 1823 che fece tanla roviria in Pa-
ijrmo (3), ma non reco neppur essa qui alcun ilanno.
Pero nel 1846 una scossa gagliardissimu impauri
(1) Vedi le trc letterc su' iarori del molo piibblicalc
nel Oiiiriialo Giot'niu .
(2) Ali'ssi Slor. ('ritlc. di'll' oni7.. doH' Eliia Atli Gioen.
{\\) Vfdi Jlciiior. sii' tii'iiiiioti dfi mesc di luarzo 1S25
deU' nl). Kr. Fom.ra — Pal. 1823.
172
non solo gli ahilanti di Catania e do'vicini comuni
ina riiollissime fabbriche ne furono gravemcute lesio-
nate, ecl altre scosse seguilarono per molli gioriii
dopo di minor violenza. Triina di quella del 22 aprile,
erasi avverlila una forle scossa a 28 marzo, che aoa
ebbe allro st^gnilo. Ad un' ora di nolle e minuii 42
del 22 aprile 1846 accompaiiualo da rorabo, lo sciio-
timento del suolo I'u gaoljardo, e parve che le lab-
briche volossero in efTcllo crollare . La domani si
trovarono esse quasi UiUe lesionate di Jargh^? I'endi-
iure, e principaimenle negli apparlamcnli suporiori,
come dovea succedcre, per le ragioni di sopra ac-
cennale. INelie f'acciale delle chiese poi , nioili fini-
menli e qtialche slaiua furono diroccali, e I' agila-
zione deU^atanesi era grander come lo era del pari
ne' Comuni vicini; niollo piu che allre scosse segui-
tarono, la prima quali se di maggior forza sareb-
bero slate, positivi danni verificali al carlo si iossero.
Qualtro scosse, ollre quella del 22. apule vi fu-
rono in quel mese; quindici allre piii ieggiere ne'mesi
di maggio e giugno. La slagione divcnne secca in
quel tempo, e le pioggie inaucarono del tuUo sine
agli ullimi di agoslo. 11 ricolto fu scarso, e gli al-
beri di'lle terre sciarose maiicaroiio di fruUa non solo
ma molli seccarono del tulto.
I tremuoli, se non continuarono in Sicilia, furo-
no, dopo (piel tempo, avverlili con sigcifi andssimi
daimi in Asia minore, in Grecia, in Italia, m Lrancia
ed in Germauia, come abbiamo di sopra nolalo per
iucidenza.
II iifacimenlo di molte fondamenla dellc case le-
sionate in Catania ed il diroccamento di qu.slche mu-
ro produsse il solito mulenalej che dovetlc geltarsi
ove le slrade e i piani polevauo meiilar piu esalto
173
livollo, e scguiva in lal modo a render piii (jsteso in
(latania il suolo arllGciale, costiliiito di resti di fab-
hriche atierrate e ridolte a Irilume.
Non erano scorsi due anni, e la terra fu scossa
forlcmente allra volla il giorno 11 gennaro 1848 ad
ore 19 lyi circa. II movimenlo fu ondolalorio con qual-
che sussullo e nella direzione da E. ad 0. comin-
ciando leggero in prima ed avanzando poi in forza
sino a divenir violenlissimo; per cui parve dislinlo di
tre riprese. Produsse molte lesioni alle fabbrichcri'elle
faccialc delle chiese caddero molle statue, vasi e fi-
iiimenti, ed in talune piccoie case de' sobborghi pre-
cipilarono raoili muri.
Uguaii danni avvennero ne'Comuni vicini; ma
nel val di Nolo furono nolevolissimi, ed Agosta sopra
tulte fu quasi inlerainente rovmala.
Gli avvenimenti polilici in quel giorno slesso
cominciati in Catania, ebbcro tal seguilo, che di
tanto trerauoto si parlo appena; ma non pote Ira-
lasciarsi pero di ricorrere a* puntelh', colle solilc Iravi
per impedire la rovina di molte case, alle quali do-
vette apprestarsi pronto riparo. Di queste, il discavo
delle fondamenla fece scoprire ■^opra quale lerreuo e-
ran esse affidnte, e quelle piu soffrirono che alle so-
lide lave non erano appDggialc, ma che o I' argilla
ed il grcs, o la sola arenaria aveano per base, come
al bivio delle due strade Etnea e Vecchia fu manife-
sto nolle fabbriche vicine, Le fondamenla fuion ivi ri-
falte con maggiore duppiezza e solidita, ed e da spc-
rare che fossero state sufficienli per assicurarle con-
tro un rilorno di quel troppo assiduo ed infauslo vi-
siiatore feuomeao.
§ 18 Antichitd
Potrebbc a prima giunta sembrare fuor di luogo.
174
in una serie di avvenimenti fisici, il tener conlo di
anlichi oionumenli, opera tuUa dcIl' arte: se si riflolle
pero che in lavori, come il nosiro, interessa piu che
altro la piena conoscunza del suolo del paese di cui si trat-
ta,e che questo puo esser modificato in piii di un luogo
dalla presenza di dirule febbriche, e di resti di aij-
tichi edifizii, non riuscira allora del tullo strano il
lenerne conto. Imperocche in una Citta che risorge
ed ingrandisce I' area di sua eslensione vengon essi
coverti ed obliterali dalle fabbriche posleriori, e giun-
gono fiDalmente a medesimarsi col suolo slesso livel-
landosi con esso: ed e allora necessario lo indicarne
i siti, per tulto cio che polrebbe accadere, nell' idea
che si andassero ricercando un giorno come lestimo-
nii irrefragabili di antico luslro e splendore, o che
dovendo soslenere deile nuove fabbriche si sapesse
sopra quel genere di maleriali si vanno esse ad ap-
poggiare.
Catania, anlichissima e splendida citta, oflre un
gran numero di tali avanzi, dt-' quali ben pocbi sono
in oggi alio scoperlo rimanendone il maggiof nume-
ro sotlo il livello del suolo attuale. E (loi li andere-
nio indicando uel modo piu conciso clie ci e pos»
sibile.
Tempio dt Cerere
Esso era erello ov'e <iggi il liastione dcgli in-
fetli; il quale nel 1338 vi rmc alzato appunlo sopra
i ruderi di qnel tem()io, slato gia demolito dagi' an-
lichi vescovi calanesi (!). Una porzione rinuifce fuuri
(1) Grossi Calaiia Sacra pag. 38. « Erat aulein Cata-
iiae (Iclubiuni ecc.
d(>Ila cortina, ed oggi a Iramontana di qucil' inutile
baliiardo si scoprono nella strada laluni niuri di so-
lida fabbrica, ridotli a pavimento della strada slessa.
Se poi siano di quel tempio, lo diranno que' che so-
no intendenli della qualita de' cemenli delle fabbriche
antichc, e di quelle sopratlutto di un tempio che Ci-
cerone, testiraoDio cculare in Catania, chiamo anli-
chissimo.
Que'muri poggiavano non solo sulla collina di
gres ed argilla, la quale da! lato di ievante e sco-
perta a fianchi della strada, nella vigna ed ortaggi
vicini, ma bensi sulla lava de' Pii che vi era corsa
sopra dalla parte di ponente, come dicemmo, ed a
fianco della quale, per lo stesso vento, vi accosto do-
pe moiti e moiti secoli quella forraidabile del 1669.
La estensione di quel tempio, secondo Carrera
(1), era di ISO cubiti: ma di questa la maggior parte
e occupata dalla detta muraglia, e nella strada non
ne rimane che una porzione di canne otto di lun-
ghezza, e di circa allrettanle di larghezza.
I ruderi di un'antica Torre, ivi presso delta del
f^escovo, sono chiusi nel recinlo del Baslione, e p;irle
occupati da casette del quartiere della Madonna del-
I'ldria.
AcquidoUi e Bagni
Norj molto lungi da quel tempio venivano ad
imboccaro ne'pubblici Bagni, detti Ninfeo, le acque
condotte dal famoso acquidolto che da Licodia le ver-
sava in Catania, come si e di sopra accennalo. Di
questo non restano, a ponente strada della BoUe
(1) Mem. Sloriclic c. 3. p. 30. ^ ...
!76
deir acgi/a, in mezzo alia lava del 1669, che trepi-
Jasfri e due archi: ma che baslavano a fame cono-
scere la coslruzione e la sunluosila: trascurati pero dai
magistrati del municipio e da' slipendiati aniiquarii,
sono stall abbaltuti e ridofli in frantumi da incoiti
e ruvidi proprietarii delle liraitrofe sterili ed orride
lave.
II Ninfeo occupava una vasta superficie. Esso
alzavasi nel quarliere oggi detlo del Corso, forse,
come credesi, dai Corso delle acque^ e lutta I'altura
della paroccbia dell' Idria, parte della piazza de' Be-
nedeltini, le case a ponenle e a mezzogiorno dell'O-
spedale di S.'' Marta, sono fabbricate sulle rovine e
sugli avanzi del Winfeo : e tutt' ora qiialche rudere
se ne scopre innanzi la facciata della chiesa de' Be-
nedettini, dentro ii chiostro di tramontana e levante,
in quello di levante e mezzogiorno, che sono intorno
al vasto edifizio del monastero, che vi si appoggia
anch' esso colia canlonata di levante e mezzogiorno.
Altri ruderi si osservano al cantone della chiesa del
Minoritelli, ed a quello della casa di Recupero ivi
presso.
Questo pubblico bagno era fabbricato tutlo sopra
la lava de' Pii .
Appendici dello slesso erano il gran Calidario,
tuit' ora intero e sc()p«'rto, convertilo in chiesa di
S." M. La Rolonda, ed in lal niodo conservalo fin' ora ;
dopo del quale viiiivano per levante altri publilici e
privali bagni sotto il collegio de' Gcsuili, oggi Os[tizio
di Bcneficenza, sotto la casa di Tremeslieri, non che
innanzi la facciata de' Gosuiti e di qii -lla di S. Bcim^-
detto, i qiiali luUi soprn la SC(!sa lira eiano i.iii.J-
zati, e deir acqua islessa eiano forniti. Moiti di quesli
177 ■
erano con fl;ran lusso costrnili, con pavinienli di raar«
rai (iiversi (1), e I' abbassamenlo del livello della slrada
de' Gesuili, ed il diroccamento di talune fabbriche che
per buon Iralto la ingombravano, ne fecero scoprire
ben molti. nel 1838.
Dopo il Iremuoto del 184G, la gran fabbrica del
snddetto Ospizio di Beneficonza, un tempo de' Gesuili,
sollri nuove Icsioni ; e voiendone rifare le I'ondamcnla
nella cantoiiala meridionale dolla cliicsa si Irovo esser
ella appngiriata ad una anlica fabbrica di Bagni, la
quale al di sotlo poggiava in parte sulla collina di
argilla, ed in parte sulla lava de' Pii : sollo la quale
la stessa argilla trovavasi cotla dal passaggio di quclla
lava nello stato rovente, come avea t'alto in tauli altri
punti, da noi di sopra menzionali,
L' incontro di quesle aiiliche fabbriche faceva
spesso Irascurare a* noslri maggiori di ben assicurarsi
del terreno solloposlo, nella fiducia che gli anlichi
non fabbricasscro che solidamonte; senza distinguere
pero quali sorta di ruderi inconlravano ; che varia
esser doveva al certo la maniera di fondare un rauro
per servire ad un basso edifizio, di quollo di nobile
e vasto. Dal che si puo ben rilevare quanto importi
nella sloria fisica di un paese il lener conlo delle
antichila sepolle, quando si Iralla di fabbricarvi sopra.
Tompio d" Ercole
In faccia al prospetlo di tramontana del Grande
Ospizio di Beueficenza dulla parte del cauloue di le-
f1) Sopra un rtsfo Ji aiilico paviiiicrito ec. Giornale Gioe-
nio Tom. vi. i. biinostic 1811.
23
178
vanle, alcuni rudeii sono stali attribuili ad un Tempio
di Ercole, forse non per allro so non perche fu in
essi rinvenula la bella stalua di quel Semideo, che
conservasi nel tcuseo Biscari ; come se in un bas;no
sunliioso, quale e piu probabile essere slata quella
fabbrica coiitii^ua ad allri bagni, non potessero es-
servi slate delle slalue di deila lutelari ! Sopra di
qiieslo rudere intaiito sla appoggialo il inuro deli' ele-
valo giardino del diica Tremeslieri, e vi vengono a
contalto per levaiile allre miiiori labbriche di abila-
zioni private.
" • : 1' ■ Achilleo .- ■ .' ■ . ; i
L' altro puhbbco bagno, detlo Achilleo, si con-
serva in buooa parte di esso sotlo la piazza del Duo-
mo, nella slrada iastricala innanzi la I'acciala di quel*
lo ; il resto e inlorrutto e parte occupato dalle fonda-
menta della facciala, e da' primi pilastri della chiesa.
Talune porzioni tra pilastro e pilastro sono state can-
giate in sepolture. INella parte che sta solto la strada
Je volte del Ninfeo impediscono che essa prcndessa
un livello piu piano scendendo alia marina ; ed e
percio che lulta la piazza del Duonio resta alquanto
alta sopra il limilare della porta Uzeda detta della
marina.
Queslo bagno e travasato tutt' ora da un canalc
di purissima acqua dell'Amenano che serve a muovere
il molino sotlo il Scmiiiario, e va pui a scaricarsi iu
mare, a fiance dell' altro rivolo.
Arco di Marcello
La strada del Corso, nel punto ove si alza il
179
catilnne di mczzriirinrno e lovanfe del conveiilo di
S, Francesco, passa sopra i riideri di anlico arco
Irionfale , credulo erelto a Marcello , e che sollo
questo nome si conosce. La canlonala del convento
vi e pianlala sopra , o lo e del pari parle della fac-
ciata deila cbicsa di S. Marlino(l).
Teatro
La slessa slrada del Corso, dalle prime bolteghe
della casa Gorvaja sino alle peniillime della casa Ar-
dizzone ed a quella faccirronlo di Torrisi, passa sopra
la scena dell' anlico Tealro £;reco reslauralo in lempo
de' Romani. Gran parte delle fabbriche di Gorvaja
nella slrada S. Anna, e meta del'a casa Ardizzone
sono fabbricale sulla slessa scena per mezzngiorno :
il rimanenle di essa sla sollo la casa Fragala e Gra-
vina. I sedili poi con gran parle de' corridoi sono
alio scoporlo, nel piccolo (]unrlie:c dello dcUe Grollo\
e le case fabbricale a spese de' muri cslerni per sel-
tenlrione e parle di poiienle, e cbe si sono appro-
fillale de' superiori corridoi che ban trasmulato in
slanze, banno risparmiato 1' area occupala da una
buona porzione de' sedili del Tealro, e ne fan palese
piu di due terzi della semicircolare eslensione.
Odeo
L' Odeo che e allaccalo al Teatro per ponente,
e scoporlo nel muro esteriore di Iramonlana, fabhri-
calo ed inlarsialo di pielre di lava ben lavoralo, e
(1) Miisumeei, sopra uno nulcrc cc.
180
piccola porzione della gra(^inata si piio vedere nel-
r inlerno delle caselle di Tineo ; la casa graude alio
stesso proprielario apparlenente, ingombra tullo il
resto di questo anlico monumento (1).
. ; Anjileatro
L'Anfiteatro e coverto in giro dalla casa Maugeri
da meta della piazza Stesicorea per ponenle, dalla
cantonata di mezzogiorno e ponenle dell' Ospedale di
S. Marco, dalla facciala, e porzione della cliiesa della
Carcarella; dalla casa Gerami e slrada del Penninello,
e poi da lulta la casa Ardizzono, Lombardo, Gilladino,
Bellia e Garbonaro. Parle del muro esteriore resta
scoperlo in fondo alle case Garbonaro e Gerami coq
porzione del secondo corridojo. Quello di basso e lulto
solterraneo con varie stanze laterali e diverse aperture
che davaao uscila nell' arena (2) .
■I', o'.!'.;
',,: Foro . ,-■■ ' ■'.'. ■
II cortile di S. Pantaleo con tulle le case intorno
sino alia slrada degli Orfanelli sla sopra i ruderi
deir anlico Foro. Due archi apparlenenti a quell' edifizio
sono alio scoperlo a Gaacbi della chiesa degli Orfa-
nelli, e sostengono lalune stanze di quell' Orfauotrofio.
Basilica
Gran parte della chiesa di S. Agoslino occupa
(1) Miisiimeci, siiH' odeo ec.
(2) Per le dimensioni di qiiesli tre monumenti, vcdi la
Dcscrizioae di Calaiiia a suo luugo.
181
gli avanzi dell' anlica Basilica, alcuni de'quali sono
slali inverliti ad altro uso; e sono di quando in qiian-
do sogi^elli alle iiiondazioni deli'Amenano, lutle le
volte che le sue acque vengono accresciute; come si
e cennalo di sopra,
Sepolcri
Di altre anliche fabbriche di che ornavasi Ca-
tania in alfri tempi non si puo dar nolizia,non avendone
conservata lastoria alcana certa sul loro silo.Da per lullo
se ne incontrano senza poter dire aqual monumenlo ap-
parlenessero.Non cosi de' Sepolcri. II quartiere del Cai-
mine, lungo la strada di quel noine, ne'discavi per
fondamenta di case, non ha cfTerlo che aiilichi se-
polcri; parte di solida fabbrica, parte di grossi mat-
toni e ben larghi; molli sono alio scoperlo incavati
nella lava, sopra la quale si aiza la grande Chesae
convento del Carmine. Dell' islessa maniera, in conti-
nuazione della slrada medesinia, a destra e sinistra,
molli sepolcri e lapidi greche e laline si sono trova-
ti scavdndo verso il pozzillo, non che sollo le case di
Anaico e Cantareila, Piii in alto poi, nel quartiere di
S. INiccoioal Borgo un esleso antico sopolcrelo e og-
gi coverto da case, e da slrade; e da esso sono sla-
li tratli mollissiini bei vasi greco-sicoli de' nostri mu-
sei.
Due pill grandi edifizii, i di cui ruder! si osser-
vano nella seiva de' Riformaii in S.» M.'' di Gesu,
erano destinali per quanlo appare a sepolcri: ed un
allro Delia collinetla vicina, della la Mecca, ruvvisan-
dosi in tutli ii solili locali per le urae cinerarie. A
fiianco dell' Anfiteatro per maestro si scoprono stan-
ze sepoirrali sulterrauoc, presso al cosi dello ^quo
di b. Euplio,
182
Antico sepolcreto esisleva finalmcnle ncllo col-
line a fianco dell'Acquicella e I'Elemosina; molliva-
si rotti, resli di lapidi, rotlami di marmi c di malloni
vengon fuori colla terra svolta dall'aralro. Un super-
bo cippo sepolcrale con iscrizioni latine, di un sol pez-
zo di marmo di Carrara, fti da questi luoghi Irasporlalo
nclla villa Carcaci in S." M.' di Gesu (1).
Resti di fabbriche piu recenti.
La piazza degli Sludii, con le magnifiche fab-
briche del d'inlorno, e quella principaimente deila U-
niversila sono alzale sopra ruderi di anlichi edifizii,
come lo assicura Garrera che fu teslimonio, ncl 1637
e 1638, di molte vecchie fabbriche Irovale nel di-
scavo inlorno a' miiri dell' antico Ospedale, che era
ov' e oggi il palazzo delta Universila; e lo abbiam ve-
duto noi stessi, nel tempo che cavavasi il suolo per
le fondaraenla del nuovo cnntromurodtl delto Palazzo.
Lo slesso Garrera fa menzione di molte altre aniiche
fabbriche, di cui i resti sono coverli dalla nuova cit-
ta (2); e cio serve a conf'ermar sempre piii chel'al-
tuale citla di Catania occupa un suolo coslituito iu
gran parte di material! di dirnte fabbriche, cumulati
dielro le vicende cui qucslo paese e andalo soggelto.
{V) Alessl, sn|>r,i nmi Cippo Scpolcnile Cat. 1832.
(2) Op. cit- p. 120.
183
CAPITOLO SECONDO
PRODOTTI KATlItALI,
§ 19. Matcriali che offre il suolo di Catania
e desiioi conlorni per la fabbrica.
I daoni, che ha cagionato il prossimo Vulcano
co'suoi inccndii a' campi ed alia cilta di Galania, so-
110 in qualche modo compensali dalla f'eiaci la del suo-
lo vulcanico, dimeslicalo dal tempo e dalla mano del
cultore; e possoii riguardarsi pure come specie di
compenso i materiali che esso apprcsta per la costru-
zione della fabbrica di ogni sorla di cdilizio. Di que-
sli raaleriali ne prestano del pari le viciiie colline di
gres ed argilla, benche in minor quantila, e di ua-
tura diversa da quelli vulcanici.
Sabbia delle trosce
Cominciando dallo sabbie, quella che si racco-
glie nellc strade della Cilia e de' conlorni, dopo che
le acque le avran deposto in taluni sili, si adopera
per i ccmcnli, come le allre sabbie. Essa dopo che
viene spogliata dal terriccio, dilavandosi nell' acqua e
scorrendo coo essa, resta piu pura e vero, ma sic-
come non e tnlta vulcanica, che aiizi in cilia va mi-
sla a vecchio iritume di calcestruzzo, a stucchi, a sab-
bione calcareo ed argilloso, cosi non ollre, a dir ve-
ro, una sabbia perfcUa da ccm<>nlo; ma e cerlamen-
te preferibile a quclla de'terreni calcarei, ed a quelli
ove sovrabbonda il quarzo ia groisi granclli c lisci,
184
non attaccabili della calce. Si usa generalmente per
sabbia da cemento in ogni sorla di fabbrica, e spe-
cialmente in ioverno, quando viene trasporlala dalle
troscie io graode abbondanza.
Sabbia del Gres.
La vicina formazione del Gres tprziario, fornisce
anch' essa della sabbia da cemento: misla pero, co-
in'e, air argilla, non si cava sul luogo ma si aspelta
che I'acqua la trasporii a qualche distanza, privan-
dola cosi degli aliri miscugli argillosi o dilerriccio.
La vera ragione per cui si trascura si e I' uso di ser-
virsi orilinariamcnte delle ghiaje vulcanicbe, a prefe-
reiua di allri maleriali da cemento. ...
Ghiaje vulcaniche
Queslc Ghiaje si cavano solto le correnti delle la ve
ne'contorni di Catania piij che allrove. Esse altro
non sono che le arene e le argille del terreno sciolto
preesistenle nella superficie del suolo, sul quale e pas-
sata la infuocata correiite (1). Sono quiiidi di varia
nalura, a seconda del vario maleriale bruciato: che
se r arena, ossia la superficie sciolla del terreno, era
di gres mislo ad argilla, allora la ghiaja sara piu
selciosa ed alluminosa, mista sempre a ferro ossi-
dato, e per conseguente riuscira di otlimo raateriale
di cemeuto; se poi era di terreno coltivato misfo a
terriccio e ad allri trilumi di rocce, la ghiaja allora
sara nieuo buona per cemento, e non formera solida
(1) Slcsicoro Giunialc ili Cat. N. 1. sulie sabbie.
185
malta cnine la prima. Ad OjQ;ni modo la ghi.ija dolla
rossa c prt'lVriliilc alio ailic; .sai)l>ie da cenienlo, [kt-
che i suoi graiielii bniciali danno piu campo alle
calce di attaccarii: lo cho non si vorifica cosi bene
nelle sabbie selciose a graiielli lisci di quarzo.
Jzzuola
In mnlli siti,la lava nella parte inforiore del stio
strain, per Iroppa permaneiiza di calore, forse, e fa-
tiscenle e si riduce a Iriliime quasi sabbioso, di co-
lor bii;iO; simile a qiiello dclla lava stessa e dicesi
allora azziiolu. Quesla, per le addolle nigioni forma
eccelienie impaslo unita alia calcma, e si usa geiie-
ralmcnle per inlonaco esterno delie mura, formando
uno slrato conipallo e coerenle, inipeiiclrahile all' ac-
qua. Non essendo comuiie cdnie la rossa, e piii ca-
ra, e pero non si usa per crmenlo di I'alihrica ordi-
dinaria; sarebbe peio da prolerirsi a qualuuque allra
sabbia, o gbiaja vulcanica.
Rapilto.
Ulilissimo materiale per fabbrica si ha in Cata-
nia nelle lave che presentano la supi'rficic Itilla di
minute scorie cellulari, ma pesanli c dure, drlte ra-
pillo. Misto alia malta costiUiisce esso una breccia
solidissiuia e coerenlissima; ed e per lo appunlo di
questo rapillo, misto a cemenli di pozzolana e cal-
cina, che si formano con tanto successo i cassoni
solt' acqua del Molo di Catania, ^'elle fabbriche or-
dinarie poi s' itupicga per scrvire di mezzo di lega
Ira la malla e lo giusse pictio di lava.
i 21
186
Scorie teggere ,<;; •• tMi.m
Dagli estinti crateri di eruzione si Iraggono eerie
specie di scorie celldlari e ieggere, di color bruno
rossaslro; e ne'conlorni di Galania se ne raccolgopo
in grande quanlila, penhe irapiegansi con isperimen-
talo vantaggio per uso delle voile nelle slaiize inter-
ne, di qualunque ampiezza elle si fossero. Situate le
scorie a crudo^ una Jiccanto all'altra sopra le cen/?ne
di tavole delle volgarniente /b/'me, nelle volte a guisa
di uno strato non piu alto di cinque a sei pollici, vi
si versa sopra il gesso sciolto in molta acqua, a gui-
sa di beverone; il quale insinuandosi per lutte le
cellule delle scorie, impropriamenle delle pomici, e
prendendo grande consistenza, forma di esse una raas-
sa sola coerente in brevissimo tempo; talche in po-
chi giorni tollo tutlo 1' appareccbio delle centine le
voile sono gia belle e falte da polcrvisi camminar
sopra. Queste vengono, in tal modo, ad essere leg-
giere e non sono di peso o di urto a'muri lalerali;
e uel tempo stesso riescon soiide e sicure. Le sud-
dette scone si usaoo pure per mun di divisione delle
slanze, dette inloste, in vece di mattoni, che sono
piu pesauti.
, Masse scoriformi. .,' ' ,, ' ;,in
Di tulte le masse di varia grandezza che offrono
le superficie dcdie lave, si puo Irar vanluggio, sia
per la fabbrica, sia pe' muri a secco. Di una varieta
specialmente si fa uso con successo nelle cosUuzioni,
di quella cioea lastroni ruvidi,detti balale e balaloni{l)y
(1) Mem. sniia varieta di superficie ecc. — Alii Gioen.
vol. ]tt pu^. nj.
1'87'
Le prime sono nolla forma di lar^hi matloni di
varia grandezza, della spesse/.za di Ire pollici sino a
cinque o soi; e ben si scmj^e da questa loro forma
a quanli usi possono adoprarsi/ talvolta i muri di
claiisura, e case de' villai^^i coslruili di queste bnlale
rii'scono solide qiianto qiielli fahbricali a cemenlo. I
haluloni sono delle masse della slessa forma ma piii
doppie ed estese, a superficie piu scabra ed incguale,
ed impiei;ansi per la fabbrica di robusle mura, e so-
pralluUo per fondam»;nla di graiidi edifizii, prendendo
essi colla malta lale graiio di coesione, da cosliluire
una solida roccia piii presto che una fabbrica.
Laoe
Delia lave poi quale grandp ed esfeso use si
faccia non e uopo ramnu-nfare. Servono esse ugual-
nicnte a pielre da fabbrica dctle caimariizzuni, ed
a pielre da laglio, delle pielre lavorale. I pavi-
menli delle slrade di Catania non solo, ma di lutti
i comuni de due distreiti, non cbe moile di qmlle
di Messina, di Agosla, di Siracusa e di Malta sono
formaii di pezzi delle nortre lave. L<' mura della cilta,
i forli, le caiitonale de' palaggi, delle case e de'pub-
blici edifizii sacri e civili: le banchine, i marciapie,
e le opere eslerne fiiori accjiia del mole di Calania
sono di queste lave. Esse sono di molte qualita, ma
le principali pero di clie si fa uso sono qnella coni-
pallissima delta fiicilaru, e quella al quanto porosa,
della occhio di pernice. Le carnere piu usale io
Calania sono quelle della Bolla dell' acr/ua, nella la-
va del 16G9, a N. 0 del Monastero de Benedellini.
Queir allra non meno eslesa, nella slessa lava, in-
188
torno al castello Orsino, si e coverla nel 1838 (I) .
§ 20 Allri matoriali in rocce e minerali.
Arenaria
La formazione di Gres ed Ar£;illa delle colline
di Catania, ^na ripciuto volte da noi cennala, da una
hiiona quanlila di cioltoli, che soglionsi impiegare per
paviiiienli delle banchiiie e marciapie, delli selciati ;
siccoine pi-ro i piccoli pezzi di lava rotoiati dal mare
nel liltorale di inezzogiorno di Catania, e ne' luoghi
deiti culelti, offiono piu soluii ciolloli, cosi le ooli
deli' arenaria vanno alquanlo in disuse. Dal banco
poi di gres, che si scopre nelia slrada degli Arcki
e nelle vicinanze dell' orlo di Majolino, si possono
trarre pezzi di arenaria compalta da servire a pielra
da laglio, e molli muri degli orli vicini, non sono
I'onnali che di quesla pielra (2) .
'' •' ' ' '■ Argilla
V argilla e una ulilissima roecia ; e di essa si
fa uso granJissimo per sloviglie, malloni e canali di
di ogni snrla. La tnigliore si cava nelia cosi detta
fossa della crila, al di la della strada fuori la porta
(!) V. la Ulcmoria di Musumecii— Sull' uso de' materiali
vulcanici ecc. Alti Gioin. vol. 15.
(2) Nel magj,'io det 1847, ingraiidendosi e livcllandosi
qiiella slrada degli Archi per il piii coniodn traspurlo delle
derrale e de' fieiii dalla canipagiia a borijhi, si eblju a lai^iiare
parte della coUina di arenaria dell' orlo Ficaraizi, cd in lal
niodo se ne scopri nieglio la stniltiira. In essa 1' arenaria
conipatla slava in mezzo a qnella scioUa a guisa di piccoli
lianchi, c a varii slrali interrolti o straiigolati.
iS9
del Forlinn, nolle prime colline argillose e di gres
delie Terre forli : ove si Irova in banchi di sij^jniri-
canle spessezza (1) . Essa e biuaslra, Dna, alquarilo
qiiurzifora, e s' impiega per stoviglie, e per luatloni
da pavimonli di slaiize : dell' allra piu impura se ne
faiiiio malloni per fahbrica e canali. L* altra cava 6
n«lla parte selleiilriociale del poggio di GiTali ; c (picsla
e assai impura ; per lo che si usa per matloiii gros-
solaui e canali di ogni sorta.
Mater iali utlli alia Storia nnhirale.
Basallo
INoi riguardcremo come apparlenenii a Calania
gli oggelti che si producono nelle vicine coilinc, le
quali essenJo della stessa nalura di quelle che oc(;ii[>a
la porzione alta deila cilia, possono considerarsi coiiio
unica formazione ; e quesli oggelti par altro vengono
seinpre a raccogliersi e conservarsi io Catania ; nnn
dee dunque sliiiiarsi fuur di luogo se si paria deila
'Irezza, e di qiialche altro viliaggio dc' contoroi ca-
lanesi, polendo essi considerarsi, come lo erano una
volla, come sobborghi di questa madre Cilia.
II Dasallo prismalico in poslo si trova in gruppi
in lulle le collme delia Trezza. 1 prismi sono peu-
tagoiiali, dispnsli in lutlc le direzioni, ma per lo piii
a ventaglio. Lo scoglio maggiore de' Ciclopi, detto
Farafjliono graiido, ne ofTre pure un grande ammas-
samenlo dalta parte di levaiilc e raezz-ogiorno- Questi
basalli sono cosliluiti di felspalo c pirossene cuuipatti,
cot) granelli altbondaati di olivine, senza altre cn-
{\) Mcmnria siilla Fossa dclla crcia di Porapeo Inlerlamli.
Alti Oiocn. vol. \in juii; 207.
190
slallizzazioni ; apple della rupe del castello di Aci, sl
possoDO osservare i basaiti arlicolati, a superficie con-
vessa del prisma che si arlicola nella concava del-
r allro che viene m soguilo , o viceversa.
II Basallo globulare si Irova in un' immenso am-
massametilo, che forma la rupo del castello di Aci.
Ogni globulo e Ibrmalo di un gran niimero di pris-
mi, anzi di piramidi, di cui gli apici sono rivolli al
centro del globo, e tulla la superficie eslerna e co-
verla di una scoria vetrosa neraslra, che lende a pas-
sare alio stale di ossidiana. Queslo vetro vulcanico
e spesso di color verdaslro, o bluaslro, ma general-
raente e nero. Neiie cellule di quesli prismi esislono
molli minerali cristallizzali, che or ora menzioneremo.
A fianchi di queslo enorme ammasso di Basallo glo-
bulare sla un' allro ammassamento di Iriluine basal-
tico, pieno d' infillrazioni silicee o calcari che servono
di ganga ad allri minerali cristallizzali ; ed esso puo
riguardarsi come una specie di peperino(l).
■ " ■ CiclopUe
,,. .Ill
II Basallo decomposlOj o alterato, forma per gradi
una roccia tenera, uniforme, coerenle, bianchiccia,
della quale e cosliluila nella massima parte I' Isola
de'Giclopi (2) , della percio ciclopile. Allerala dalla
presenza della soggiacenle roccia di Analcimile, di-
(1) V. Mem.sul confine marillimo dell' Etna. Atli Gioen.
Mem. sul Basallo ec. op. cil. rol. 2.
Mem. su' terreni di Lognina e Trezza di Pomppo Inlor-
landi op. cil. vol. 1;"».
(2) .Mem, sul Dasallo dcconiposto cc. Alii Gien. 2. serie,
vol 2. ,,v , , .;, •,, :,,..
191
venne piii dura e compalta ; c le sue Gssure si !a-
pezzavano di piccoli criatalli di analcime vario-colorati,
e di beir eiletlo.
yinalcimite
Una roccia, confusa sino a pochi anni addietro
col bas.illo, e di cui la massa principale e di anal-
cime vetrosa che aij<;iulina il basalto in trilume ed
aileralo, con geodi di belle e nilide analcimi, e stala
da me delta Analciinite {\) . Essa, per quanlo nppare,
e venula nello slalo d' ignea fusioue, ci hi Iraver-
salo in molli punli la sovrapposta ciclopii(', e per
sublimazione ha altaccato a' pareli delle i'euJilure di
quella roccia le analcimi cristallizzate.
Lave
Come oggelto di storia nalurale una buona quan-
lila di lave diverse presentano le correnti inlnrno a
Catania ; ma a dire il vero esse non sono che varieta
di lava pirossenica, abbondante di cristalli di piros-
seno, di felspato e di granelli di olivine. Ve ne sono
delle compalte, delle porose, delle cellulari, delle
scorifornii ; e non mancano poi scorie di ogni ma-
niera sino a quelle piu spongiose e leggiere, detle
volgarmcnle pornici. Si puo avere in Calania una
completa collezione delle variola delhj lave dell' Etna,
che a due sislemi posson ridursi, a seconda della
(I) F>oi)iili,ir>l. Die Hainlt-gcliildt! cc, torn. \. pag. 228.
I'illa, sluilii (li <ii!ol()gia, part 1. paij;. G9.
Mar.ivli^iwi. Orilldgnosia Eliiea — Atli Ginen. vol. 9.
Olucivcr, Mincialii,:jisclic JahrCdliefle Yol.i.l835p, 153.
192
predominanza del felspafo o dol pirossene, ed esse
variano pel colore, por la masgiore o minore com-
paltezza, per la graiidezza ed abbondanza de' crislalli,
e per accidenlali incontri con varie ailra pirogeni-
cbe rocce.
' - ■ Arene
Di quesle se ne raccolgnno in Catania dejlopiu
fine, quando ha luogo nell'Elna qualcbe eruziouc,
allorche il vento di INord spinge verso quesla (it-
la il fumo che ne e carico. Esse sono sempre ncre
ed aspre al tatto. Le rarissime volte vi giunge la
cenere, rara per se slessa nel nostro vulcano.
Miner all isolall (1).
Pirossene
II pirossene isoialo si trova di raro nc' contorni <ii
Catania neile lave, di cui la parte inferioreofTre uno
strato di ghiaja azziioia. Del resto i crislaili isolali di
pirossene, nitidi edistinli non si lianno cbe da' Monti
rossi presso Nicolosi. Nolle geodi dell' Analcimile de-
gli JScogli de'CicIopi si trovano lal volta piccoli crislalli
di qucsto rainerale non piu alii di mezza linea.
Felspato
Benche conninissimo nelle lave, pure non si rin-
I^HI(
(1) Vcili le Moninrie di orllloi^rosia Elnea, dol Prof. C.
Maravigna. Atli Giocn. vol. V Y»ti. \h\ \. Mem.
« « VI « 205 2 »
« (( VIM « 2.'). 3. 4. 5.
•■ ■ ' ..'' ■ '■■ « « IX (( r.w (5.
193
viene isolato, che neU'eslinto cralcre di Mompileri
presso Nicolosi.
Analcime
Si Irova in bei crislelli nelle geodi deH'Analci-
mite, e nelle fissure della Ciclopile, nells prime i
crislalli sono piu grossi e d'una limpidezza sorpreo-
denle: nelle seconde sono piii miiuili e di vario co-
lore, per cni si adallan meglio per uso <Ii gioeili,
non polendo i piimi slaccarsi dall' Aiialciinile senza
rompersi. La inliera crislaili/.z&zionc; cul)ica e raris-
sinia, molto piu in quelli dell' Analcimile. ove non
vi si osstTvano die uppcna due o Ire faccetle lateral!, e
due o tre angoli solidi rimpiazzali da Ire faccetle.
Qualche volla in qmlli aderenti alia Ciclopile, qiial-
che crislallo vi sla allarcalo per un solo d(^gli angoli
solidi, e cosj la cridtallizzazione vieoe quasi tutta
scoperla.
Arragonite
Crislallo comune nelle cellule delle lave di Aci,
di Palerno, ed anclie nelle Analciniili e hasalli de-
gli scogli de'Ciclopi; esso e seinpre in fascelli di-
vergenli in raggi. di cui i prismi giungono talvolla
a sei iioee di iunghezza.
J'omsonile
Si trova non molto comime, nelle geodi del-
I'Analcimite, in bei crislalli prismatici, in I'ascelli
slivali a segno da comparire un sol prisma a prima
giunla.
,■>..., 25
m .
Her<icholUp. '""'
Nuovo cristallo, nomenclato dal sig. Lewis e
(ledicalo all' astronomo F. H'rsrhel. ('omune nel pe-
perino di Aci-Gastello.
■• ■ ' ' PhiUpsiie '■ ' "'■^" :':'""
Come il precedenle, e nomenclalo dallo stnsso
mineralogista. Si trova nel luogo stesso, e qualche
volla col precedenle, anche nelle cellule del basallo
globulare di Aci-Gaslello.
' -■ ' " Bef]anile - i ; ' ■
Un piccolo crislallo di forma rombnide dedicalo
al Conle Fr. BefTa Negrini dal Prof. G. Maravigna;
si rinviene nelle geodi dell' Analcimile, in compagnia
di altri diversi cristalli. Esso e lalvolla cosi piccolo
da noa iscoprirsi ad occhio nudo,
Calce Sol fata . ,•
Anche di quesin s' incoiUra di rado qualche cri-
slallo nelle menzionate geodi.
Calce carbonata
Essa nelle slesse geodi e qualche voHa cristal-
liz/.ala, quiilche allra in stalallits, o in tfllorescenza
iiicroslanle. ' ' '
Tremolile
II pirossene fibrose ed ammassalo, nelle sopra-
195
(Iclte goodi, 0 nella massa deirAnalcimile, prende
jl nomc di Trciiidlile. ^'ellp cellule di quest' uilima
roccia, spesso il pimssenp fihroso non arriva ad am-
massarsi ma in .sdllilis.simi filaiiienli occupa il vano
dclie cellule, da polersi a prima vista scambiare coi
lili di Td^iialele.
Ferro Solfarato
Anclie piccoli cuhi di pirite marzialo s'incon-
Irano nelle goodi e nolle cellule dell' Analcimile.
§ 21. Jnimnli e Vcgolabili del suolo Catanese.
Degli animali iridigoni del suolo di Catania e
suoi conlonii, noi faremo ccnno soltanto di quelli
piu comuni, e che glovano all' uomo; e solo nomi-
n4;remo laluni allri, de'qualie intercssante conoscersi
se esislono nel nostro suolo (1). Non seguiromo per-
tanto nessun ordine sistomatico nella iisla che se^ue.
Mammiferi
Bovp — vern. Boi o Voi — Ihs Tmirus. L.
Di questo utilissimo animale abbiamo una sola
specie di pelo rossastro che passa per gradi al nero
ed al giallaslro, con graiidi e lunglie corna.
Pecora — v. Pecura — Or/s Aries. L.
Una sola specie e indigena: le razze de' Merinos
sono poco inlrodoUe ancora. La nostra da lallo ab-
bondaute.
(1) Pud ronsiiUarsi con utile la dcscriziono di Calaiiia,
dalla pa^. 2G(i siiiu alia lino.
196
Cavallo — V. CdLvadda^-Equus Caballas. L. '' '
La razza indigena de'noslri cavalli, non e a dir
vero, la piu bella, Gli individui ne sono di mezzana
statura, di testa grossa; forli bensi e di pelo piii fre-
quente nero, delli mureddi, o di uii misto di bian-
castro di nero e di rossastro deiti 'nzdim.
Asino — V. Asinu, sumaru, sceccu, ec. Efjuus Asinush.
Sono indigeni da no! i somari di pelo nero col
muso e col venire bianchi, delti Beduini: razza evi-
denlamente africana. Qnelli color cenerino sono an-
che comuni, benche molto piii piccoli de' primi e
meno forti.
Mulo— V. mulu.
Razza ibrida, distinta in due specie: quella che
proviene dalT accoppiameiito dell' asino colla giumen-
ta, da i muli propriamente delti muliis; quella nata
dal cavallo e dall'asina e piu debole delta ffinnus,
e non piii alta della statura di un' asino.
Porco — v.Porcu — Stis Scropha L.
Una sola razza ne abbiamo, di pelo nero e ru-
vrdo. che cresce e s' ingrassa straordinariamente. La
femina e assai proiifica.
Cane — v.Cani — Canis familiaris L.
Di queslo fido animale ve ne ha di tntte le razze
divenule oramai indigene; e di quanle ne distingue
197
la sloria natural! Ire o quattro sollanto ne mancano.
Piu coniuDi souo
II Bracco — v. braccu Canis Sagax L.
II Maslino — v. maslinu s familiaris L.
II Levriere — v. livreri » grajus L.
II Gaiie da Pastore — V. di raannira » domeslicus L.
II Gorso — V. cursii » molossus L.
II Barbone — v. pilusu » aquaticus L.
Le razze ibride poi sono nuraerosissime. Una
razza propria de' nostri contorni e delle laliU- del-
r Etna e quello detto Cirnecu, oltirao e ricercalissiaio
per la caccia de' conigli ; e slalo percio da uoi ohia-
mato Canis Mneus (1) .
i
Galto.=v. gatla — Felis catus L.
Noi non abbiamo che le variela di qiiesla specie,
le quali differiscono fra loro pel colore del pelo. Quelli
che piu si avvicinano a! galto selvalico sogliono es-
sere piu forli e meno facili a doineslicarsi ; i bianchi
air inconlro divengoiio casarecci e iiiausuelissinii.
Sorcio— *v. surgi — thus lialtus L.
Questo dannoso animalello o comuno, come da
per tuUo ; abbiamo di esso le specie segueuli
(1) V. 1,1 Fauna Klnca di G. A. GaUaiiQi. Alii Gioenii
vol. 13 p. 118.
198
Sorcio Mus raltus; questo e il piu grosso di lutli,
frequente ne' magazzini di cereali.
Muscardino Mus musculus L., piccolo e coniu-
nissimo nelle abilazioui.
Toporagno Mus araneus, non molto comune.
Catnpagnolo Mus ar^^ensis, comune ue' conlorni
di Catania.
Porcello d' India — v. d. Cavia cobaja L.
E divenuto iudigeno, e si alleva nelle case come
animaie domcstico , , , .
Voipe — V. vurpi — Canis vulpes L.
Non molto comune ne' dinlorni ; se alcuna ve
ne ha suole abilare le cave dclle lave e del lerreno
di argilla ed arenaria delle colline delle Terre forli.
Donnola— V. baddottula-^#i^.s/e//a vulgaris L.
Coraune nella cilia, negli orti ed in lutle le vi-
ciae campagne.
Lepre— .V. Lebbru — Lepus timidus L. '
Comune nella vicina piana e nelle Terre forti.
Coniglio — V. cunigghiu — Lepus cuniculus L.
Comune nolle lave de' conlorni, e ne* terreni lutti
de' campi e dclle Terreforli.
Riccio — V. Rizzu — Erinaceus terrestris L.
Comune ne' campi e nelle lave.
Pipislrello — v. Taddarila — Vesperlilio L.
Abbiamo, ollre al cuniunissimo V. 77<ftn«wi' C au-
199
ritus, C(i il rinohphus^=s abitano da per futto nelle fis-
sure delle fabbriche, nc' telti, e nelle cave delle rocce.
Uccelli
Gallo — V. Gaddu e Gadd\Qa=^P/iasta?ms GallusL.
Molte varieta ne abbiamo fatfe oramai indigene ;
e bellissime sono le riccie, le nana, le cariole. Si
alievano da per lutlo, in ciUa e fuori.
Colombo— V. Palumma — Columba domestica L.
Comunissimo, e di variela diverse. La riccia la
cristata, quella a gamba a lungbe penoe ec. sono
bellissime. Se ne alleva pure una razza, delta volan-
tine, alia quale non si da altro che il luogo del nido,
essa va a cercarsi il villo di qua e di la.
Gallo d' india — v. nuzzu — Meleafjris Gallopavo L.
Si alleva da per tulto, come il gallo, c si porta
ad una grassezza superiore a qualunque allro uccello,
tranne lo Slruzzo cd il Casoar.
Pavone — v. Pau — Pavo cristatus L.
I. I
Fill nella campagna o nc' conlorni di Calania si
alleva questo superbo volatile, a causa del daniid clu;
arreca a' canali de' tctli sopra i quali ama di starsc-
no anch(» la nolto, non clio pel grido slridulo che
manda ad UqUi ruuiur cho senle.
200
Oca — V. papara^s-y^was anser L.
Queslo uccello acquatico, divenvilo domesliro e
di due colori, o bigio o bianco ; si alleva lie' bor^hi
e nelie campagne.
Anilra — v. anilra — Anas boschas L.
Come il preccdente : esso e sempre costanU; nel
colore della femina, e nel cello verde del maschio,
si alleva come 1' oca. - . . , ,,,,.;,
PoUobulfano— v.gaddu fagianu — Falica Porphyrio L,
Anche queslo trampoliere e divenulo in <!alania
uno degli ucceili delie basse corli, eJ ahila pacifico
colle galline ec.
Gallina di Numidia — v. gaddina mallisa
— ISumida meleagris L.
Perche ci vlone da Malla quest' uccello, e dello
mallese da noi. Ksso si addomcstica coi noslri ucceili
domeslici, e nidilica come le galline — = non e mollo
coniune.
■ ' , Ucceili sekaggi
Di questi, i quali sono sedenlarii ne' contorni di
Catania, e negli orli td anche ne' lelli delle chiese
o(\ altrove, ne daremo la lisla, noa aveudo a farvi
dfclle positive osservazioni.
Allocco — V. Fuganu — strix ohis L.
Civelta— = V. Cucca — » passerina L.
Barbagianni — v. Fuganu, Piula )) fJammea L.
Teccola — v. (liaula Coivus monedula L.
Gazzera — v. Carcarnzza — » Pica L.
201
Uccello S.Maria — v. Aceddu di Paradisu — Alcodo
ispida,
Questo beir ucccllo sla ne' piccoli slagni presso
la cosla di lave viilcanicii(; a levanle di Calania, e vola
pill spesso dalla parle del mare — no n e comuue.
Slorno — V. Slurneddu— ^/i/rnws vulgaris L.
Abila in qiialche d' una delic torri detle chiese
oe' borghi, e ne' huchi deile ailre fabbriche puco abilale.
Passera solilaria — v.Passiru solitariu — Turdus soli/a-
riusL.
Quest' uccello si addomestica nelle gabbie ed
impara a proiferir qualche parola modificando il suo
stridulo canto.
OcchiocottOi-iV.Gicchitedda — Sylvia melanoccphahis
Latb.
Peltirosso — v.Pellurussu — 5. mbcciila I.alh.
Culrettola — v.Pispisa — Molacilla boarula L,
CappeMaccia — v.Oucuggbiala — Alauda cristala L.
Panleraiia — v.Galamlruni — A ar\^ensis L.
Slrilloz2o — v,(]iciiuni — Embpri.sa miliaria L.
Passera— v.Passiru sbirru — Frmcjdla ispaniulonsis
Tern.
FringuclIo-^^v.Spunsnni — F. cwlebs L.
Canleilino — v,(!ardidiiu — F.cardiwlis L.
Tortora — v.Turlura — Columba turlur L.
Sebbene in primavera sono piii al)bnndanti le lor-
lorc, pure moltc ve ne sono sedcalarie ne' noslri
conlorni. 26
202
Colnmbaccio — v.Paliimmifarsi — Cohimba Ovenas L.
Pernice — v.Pernici-^/^erc^/a; grceca liriss.
Gomune nelle terre vulcaniche.
Quaglia — v.Quaggliia — P. colurnix Lath.
Coroune, fino ncgli orli de' coatorni della cilia.
Gavina — v.Aimazzu — Larus Canus L.
Vola lutto il gii>rno ncl liHoralc e presso al
porlo, non si e scoperto ove nidifica..
Quesli souo i piij coiiiuiii uccelli che in tulti i
tempi si veggono ne' contorai di Gataaia, e laiuni
ne' giardiiii interni,
Di quelli di passa, o che vengono ne* mesi di
primavera esla cd aulunno, pochi se ne cacciano pur
ailevarsi nelle gabble. L' usignuolo arriva talvolla a
niJificare in servilu, ma non e che le rarissinie volte.
II canarino si puo dire indigene perche nidifica e
cresce nelle noslre gab!)ie.
Anfibii e Reltili
Rospo— v-biiffa — Hana bufo L.
Si Irova di varie grandrzzri, e talvoita piu di
un grosso pugno , ne' hioghi umidi, negli orli e presso
gli acqiiidoUi.
Ranocchiai^v.Larunchia^_V?a;2a esculenta L.
Gomunissima ne' Itioghi umidi ; abbiamo pure la
R. T(Mnporaria di L. e talvolla anche la K. Arborea
si fa vedere ne' giardiui.
Teslugine—v.Tisluina — Testudo green L.
Abila sollo le pieire e solto terra nell' inverno.
203
poi si fa vedcre dulla primavera all' autunnu •— noa
inollo frequenle.
Lucerlola — v.Lucerta — Lucorla agilh L.
Comuiiissima da per futlo; quelle chft ahitano i
terreni valcanioi sono bigie, verdi quelle de' cainpi.
Lucerlaverde — v.Lucirluni — Lucerla viridis L.
E la piu grossa e luD^a che abbiamo ne' noslri
conlorni, arriva essa ad tin piedn e mezzo di luu-
ghezza: il suo verde colore e vivido e mclallico.
Lucertola scinco — v.Tiraxiatu — Laccrta scincus L.
Comuiie nelle lave e ne' muri degli orli ed an-
che delle case.
Lucerlola gheco — v.Zazzaniida — Liicerta gheco L.
Comunissima ne' muri e ne' tetli delle case; ve
ne sono delle assai grosse, nerastre e di ruvidissima
cule, priiicipabneiile nelle lave : quelle delle case sono
piu sbiadate a segno di esscre lalvolla biancaslre.
Serpe — v.Serpi — Coluber . . .
Nera tutta, e lunga spesso quattro piedi, comune
nelle lave e negli orli.
Serpe macchiata — v.Sciirsuni di Granatu-^Ce/uier.
Ha la pclle con squarae piccola con varie strisce
di color rossastro, giallo, e scr.ro ; abila talvolla aii-
fhe nelle case basse e no' magazzini — non mollo
comune.
201
Vipera— v.Vipera — Coluber berus L.
II solo rettile velenoso che abbiamo oe' nostr?
contonii, e principalraente nel terreao vulcanico —
comuae, e pericoloso pur Iroppo.
Crostacei
Scorpione-i— V.Sal ifiziu — Scorpio
Ne abbiamo di due specie, una nera I' altra bian«
casira — abitano ie antiche case, ed i vecchi inobili
— sono ambidue baslaatemente velenosi ; noo sono
comuDJ.
Scolopeodra^^v.ForGcia — Scolopendra
Solto le pielre, ne' terreni vulcanic! abilano co-
munemente queste Scolopendre, e spesso lunghe sei
pollici si dicono velenose, ma non vi souo esalle
prove.
Insetii
Di quesli non facciamo menzione che dell' Ape
del Verme a sela, e della Cantaride ; poiche ricbie-
derrbhe un' inlicro volume la lista di lutli gl' insetii
de' nusiri coiilorni ; e ci ritratliamo per questo, e per
allri argonienli di storia naluraie, agli scritli de' na-
turalisti patrii od esteri.
Ape — v. A pa — Apis mellifera L.
Comune e da noi la cullura delle Api tanto nei
conlorni, quanto negli orii della cilia ; ed il miele
noil Id cede in qualila e quello famoso ibieo. Sono
205
poi prospere qui piu che allrove a causa de' Oori
del mandorlo, che sbuccia in gran copia nelle noslre
colline ne' raesi di geauaro e febbraro, quaado gli altri
liuri non suuo tuUavia spunlati dalle piaote.
FilugelIo.=v. V^ermu — Bombis serica L.
Si alleva in Catania e ne' contorni il fiiugello,
sebbene in poca quaulita, rispello ad allri luogtii di
Sicilia, usando per foglia il morus nigra esclusiva-
ineale.
Ganlaride — v.Ganlarda — Meloe vesicalon'us L. ,
Quest' insetto viene nel mese di aprile e mai^gio
nelle colline delle Terfe ford, e si raccoglie iiegli
ulivi, battendone i rami da dove esso cade sopra Ic
tende che vi si spiegano sotlo.
Vegolabili collivati.
Cereali
Poche sono le terra nello stretlo conlnrno di
Catania, che si adaltano alia collura de' cereali, ma
non percio non sono da noverarsi fra' vegelablli che
noi coltiviamo; e quindi sebbene molli di essi appar-
lengono alia seminagione e raccolto della gran Plana,
pure non lasciano di esser uostri ; e sopra lulti ii
Frumenlo — v.frummcntu — Triticum L.
Noi ne abbiamo molle specie, che vengono uber«
tose, e che portano i seguenli nomi vernacoli
Farru — Trilicuin monococcuin L.
206
Scavuzza — » oestivum
Majorca — » hibernum
Acciledda— • b turgidum ,-,
Tumminia — s
Sperciasacchi — »
Segala-^v.Irmanu — Secala cereale L.
Quesla si semina ne' lerreni vulcanici ditrieslicali
dal tempo o dalla collura, e non pochi de' piossimi
villaggi r usano per pane.
Orzos—v.Oriu — Hordeum vuJgare L.
Ve ne ha di due qualita, quella di sciare die
si semina ne' terreni vulcanici dimesticali, e quella
di piana, che si colliva ne' lerreni argillosi e misti ;
ambedue di buona qualita.
Scagliola — v.scagghiola— Phalaris canariensis L.
Si semina in mezzo al frumento, ma p(.T lo piu
neIJa piana^-rare voile ne' conlorni di Calania.
Sulla— v,s[id(]a^-. ffedisarum coronarium L.
Nasce spontanea ne' rampi, ed e un* eccellenle
foraggio : siccome e abbondaule non si ha cura di
fame Ja giusta seminaggione.
Legiimi
Fava — v.Fava— vicia faba L.
Favetta — v.Favella— « narbonetisis L.
Quesle due specie si collivano ne' lerreni vulcanici
207
si bene che in allri. I, a genie le mangia verdi, e
mature, e dacche esse cominciano a vendersi nel mer-
oaio ia povera gente finisce di soffrire la scarsezza
doir iiiverno.
Fagiolo— V, fasola, iTuiaca—Phaselus vulgaris L.
Si colliva come le fave in ogni terreno, e prin-
clpalmenle tielle vigne, e nnl suolo vulcanico vene ha
Ud.i specie, di cui la siliqua e cilindrica e lunga, e
diccsi da noi mascalisa — si mangia verde e matura.
Pisello — V. pisedJa — Pisum sativum L.
Si semina negli orii e ne' terreni vulcanici a vi-
gna; si mangia quasi sempre verde,
Gece — V. ciciru— Cicer ariQlinwn L.
Si semina in lulti i terreni ed anche negli orli,
e viene prosperamente.
Cicerchia— V. cicerca— fasola— Za//i^rMs sativus L.
Per lo piu si colliva ne' campi della piana, ed
anche in quelli de'noslri contorni, si mangia malura.
Lenle—v. Ienlicchia_£ry;:/m lens L.
Come la precedenle; se nc colliva anche nolle
vigae.
Piante ortcnsi
Cavolo— v. caulu— /vVass/ba L.
I ... I I
Ne ubhiaino mollp specie, che vengono assai
bene ue'uosin orli, e soiio;
208
Cavolo cappuccio— i?ro5szcc! oleracea L.
B. capitala
Cavolo fiore (bastardu) a botrylis albida L.
Cavolo broccolo (vrocculu)« « nigroviolacea L.
Cavolo di lorso (trunzu) k gongyloides L.
Oltreche si coltivano negli orii, si pianlanopure
ne' lerreni vulcanici ingrassati, e poco esposli al so-
le. II Cavolo quivi, e nelle vigne suole duraie molli
anni, togliendone le foglie tenere due o tre voile
r anno. Riescono pero piii duri degli allri e la fo-
glia diviene piccola, doppia, e crespa.
Finocchio— V. ^nocchin-^Aneihum foeniciihim L.
Comunissimo da per lutlo ne' terrcni irrigali.
Lalluga — v. latluca^=-/oc/2/ca saiiva L.
Ne abbiamo diverse varieta, come la cappuccia,
la lunga (a brigghiu), la riccia; e luUe di eccellente
qualila. Si e in oggi giunlo ad averne per tulto i'an-
no, sebbeiie le migiiori si fossero quelle di prima-
vera e principle di esla--Quando si usa tenera, si dice
lailuchtna.
Scarola.=i^v. scalora — Cicorium?
Si colfiva per lagiiarsi tenerissima per insalata: ma
se ne semina dell' allra che si fa cresccre per fal-
ciarsi ad uso di foraggio.
Endivia— V. nivia — Cichoriurn endivia L.
Quesla specie di Cicorea domes! ica, si usa per
minestre, ed anclie per insalale.
209
Spinace — v.spinacia — Spinacea oleracea L.
Non si colliva in grande abbondanza da noi, ed
e piultosto rara negli orlaggi. Piu couiuiie e uegii
orti delle cainpagne vicine.
Solleri — v.Xcci-^Jpium graveolens L.
La collura di quesia comunissima pianta non e
conosciula, n abneito non adoltata da noi come m
A^eruo, dove i sclleri sono di ecceilciite qualita.
Carota — v.b;istunaca — Daucus carola L.
Rapa — v.rapa — Brassica rapa L.
Ravanc'lli — v.rapanelii — Raphanus salivus L.
» radicia — » » var. L.
Bietolafossa — vJ^aiota — Betula vulgaris L. !i ,
» biaiica — v.Secali » » var. L.
Senape — v.sinapa — Sinapis nigra L.
lioragiue — v.vurraina — berago ofjlcinalis L.
Tutle queste pianle vengono a meraviglla nei
noslri orli, non die in molli de' lerrcni vulcanici di-
meslicali, anche dove mancano le acque correuti.
Cipoila — v.cipnddi — AUium cepa L.
i' Comunissima da per tullo, ed usilallssima.
Aglio — v.agghiu — Allium salicurn L.
Usilatissimo quunlo la precedenio, e comunc del
Dari da per lutto.
Mi'nla — v. amenta — Mentha viricis L.
27
210
Prezzemtnolo—v.putrusinu— //^j/mot pelroselinu^n L.
Queste due piantarelle sono in grandissimo uso
da noi, e quindi si collivano in tutli i lerreni.
Carcioffo — v.cacocciuli.=^Cmara scolimus L.
Si producono negli orli, ed anche ne' terreni
vulcauici dimesticati, noa che in quelli a vigna.
Palata — v.palati — Solanum tuberosum L.
Won molto comuae ne' nostri coutorui.
Tarlufo biancossv.Patacca — HeliatUhus tuber osus L.
Piu comuae da noi della Palata, e piu ricercata
nelle cucine.
Melone — v.muluni di tavola— Cucumis melo L.
Cocomeros^v. » d' acq\ia.»- Cucurbita citrullus L.
Melone d* odore — v.s di xiauru — Cucumis dudaim L.
Sono comuni da per tutlo ed in ogni terreno.
Cocuzza— v.cucuzza^-= Cucurbita L.
INe abbiamo le seguenli variola, e tulle coltivansi
negli orli della cilia o de' contomi ; cioe
Cuciizza baffa^- V, Cucurbita pepo, o m<lo L.
J) spagnola » «
I) longa )) lagenaria var.
» da natari » » var.
» di quaranta jorni melo var.
Celruolo— v.ciliolu — Cucumis sativus f
211
Si colliva negli orfi irrij^ui: ne' terreni vulcanic!
asciutli viene un' altra specie, delia cucummaru — Cu'
cumis fexuosus L. di cui il sapore e meoo dolce e
piacevoie del vero celruolo.
Pomidoro — v. puma d'amuri — Solanum ly coper sicumh.
Pianta comunissima, di cui il frullo e usilalis-
simo, e senza del quale la cucina noii puo sussiste-
re, per dir cosi; di esso se ne fa estrallo onde ser-
vire in tutti i tempi.
Pelronciana— iV.mulingiana — Solamim melongena L.
Anche questa e comunissima in esla, e se ne fa
grande uso da noi.
Peperone — v.pipi, pipajoli — Capsicum annuumL,
Se ne hanno molte variela: da trenta anni in
qua si e falta indigena la variela dolce, della quale
si fa grande uso in Oiigi; sebbeae quella ardente e
piu ricercatu dalla gente di lavoro,
Fragoia — v. fraula— /Va^am vesca L.
Comune negli orti.
Pianie sehagge commestibili,
Cavolicelli— v.cavuliceddi—^rass/ca arvensi's L.
Comune nelle vigna e ne'carapi; usilalissima.
Asparago_v.spariciu— /^s/jflT-fiyri/s aldus L.
Coniunissimo ne' ferreni vulcanici.
212
Senape selvaggia— v.amareddi — Sinnpis arvmsis L,
Comuni ne' lerreni argillosi e misli.
Bietoia selv; — v.secali s&Tvaggi- Beta mariUima L.
Comune, come sopra.
Finocchio riccio — v.K.rizzu — Aneihiim gravoolens L.
Comune coma sopra.
Crescione — v.crisciuni — Sysimbrium L.
Vicne negli orti, ne' liioghi pii'i umidi ed irri-
gati — non e pero mollo usalo da noi.
Cappara — v.chiappara — Capparis spinosa L,
Comune nelle lave, ed ancbe in allri terreni —
le foglie ed i getloni leneri si mangiano colli, e poi
freddi in insalata; i! fiore non per anche sbulcialo,
si mangia nel modo stesso, ma per lo piii si con-
serva o salato, o in aceto.
Cardo— 'v.carduni— Carr/w?is eriophorus L.
MoUissime vari<;la di quest! card! si mangiano
prima di sollevarsi il fiore, o meglio ia piccola car-
tioffola. Queste poi prima di sbucciare si mangiano
colle neli' acqua e sale; e per gran parte dell' esta si
vendoiio in quantila prodigiosa per le strade.
Piante utili a varii usi
Lino — v.Iinu — Linnm usilalissimum L.
Si sominae viene ecccliente ani;lie ne'lerreni vuloani-
ci,oilir agli nrii cd a'campi de'conlorni^-quelloseminalo
111 marzo si lieoe di migiior qualila e si chiama Marzolu.
213
Canape — v.cannavu — Cannabis saliva L.
Si colliva in qiialche orto, ma non in grande
qiianlita, e causa della scarsezza deile acque.
Sommacco — v.summaccu — lihus coriaria L.
Nasce sponlaneo ne' terreni vuicanici, e non si
coltiva, come in altri luoghi; se ne raccoglie quindi poca
quanlila.
Reseda — v. Erba — Beseda lutea L. « ,,,, :?,
Si semina ne' terreni vuicanici dimeslicati, delti
Chiuse, e se ne raccoglie buona quantita ad uso dei
lintori.
Soda — V. Spinedda — Salsola soda h.
Se ne fa una collivazione in grande Delia Piana,
poca ne' terreni de' conlorni.
Liquirizia — v.licurizia — Glycirhyza glabra L.
Nasce sponlanea ed in grande abbondanza nei
terreni alluviali, e presso /' Arena di Catania. Molle
fabbriche dell' estratlo di cssa sono percio alzale da
Doi.
Tabbacco — v.tabaccu — Nicotiana tabaeum L.
Si somina e si coltiva negli orli, non pcro in
grande ubbuudanza.
Piante frutlifare ...
I
Limone— v.luminni — Citrus medica L.
Di qiiesli Agrunii ne abbiamo una bunna qiian-
2!4
lit^ negli orli, e moUe varieta ne possiamo contare,
che portano da noi i seguenti oomi:
LimuDi— 0 lumia di sucu
« « di paradisu (dolce troppo
0 n Valenziana — questa si fa di
una grossezza straordinaria, spesso come una tesla
di ragazzo.
tt » Pireltu ^-^ cosi delto della forma
di pero e dalla dolcezza del cosi delto callo ; si man-
gia coa tutla la scorza.
« Lumia, o Patriarca — della forma di
una mammella con grosso capezzolo. ■
« Bergamotla — di soave odore.
Cedro — Cilru di Fiorenza.
Aranciu — Citrus aurantium L.
« di Portogallui — comunissimo ed ab-
bondaDtissitno.
» » sanguigno.
■ duici — di un dolce sciapito
■ asciutlu.
» curnulu — variefa dell' asciutto, ma che
e pieno di mostruosita della scorza in mezzo a' spicchi — ■
e cio proviene dalla riunione di molli fiori strelli fra
di lore, e che in diverso niodo percio vengono a svi-
liipparsi.
Pomo — v.pumu di Ja vma — Mains h.
E la sola specie che cresce ne' nosiri eonlorni :
luUe le altre ci vengono da' terreni dell' Etna.
Pero — v.piru — Pynis coiinnums h.
V
215
Pochi alberi se ne coltivano ne* noslri contorni,
e quesli soiio della specie biancheltu, e falcuni,
Mandorlo — v.Mennula — Amygdalus communis L.
Cresce e si colliva da per tullo, ed in tulti i
tirreoi — Suole aver carica ogni due anni — II frulto
e eccellente : ed e uno de' capi di nostro commercio.
Ulivo_v. aliva — Olea Europcea L.
Quest' albero puo riguardarsi come una perenne
risorsa dell' agricoltore. Da frulto abbondanle, e la sua
lougevila lo rende aocor piu prezioso. E beilo il ve-
dere come in mezzo a' crepacci delle lave insiniia le
sue radici, e si sosHene contro i calori eslivi e la
scarsezza delle piogge ! No' terreni coltivali poi di-
veiila albero robuslo e beo alio. La sua collivazione
pero, bisogna coufessarlo, e da noi poco conosciuta,
o Irascurata ; ed il barbaro uso di far cadere le ulive
battendone i rami con lunghe verghe fa si cha ogni
secondo anno si puo sperare il ricollo. Anche il mudo
di eslrarne 1' olio dovrebbe esser raiglioralo presso di
noi(l) .
Pesco— v. Persicu — Amygdalus Persica.
Ollimo e il frulto del pesco da noi, e ne ab-
biamo qualche vanela.
Susino^v. Prunu — Primus domosfSca L.
Le frulta del Susino che si colliva in qn.ilcir iiao
i
(1) Coidaro— Siiir Uliio. Atti Giocn. vol. 15 f>. «1.
216
de* Dostri orti non sono delle migliori qualita, o al-
meno non aggaagliano quella delle susiue che ci
vengono dall' Etna.
Albicocco — v.Varcocu — Prunus armeniaca L.
Di questo all' incontro si raccolgono grossi frulli
e delicati, principalmente della variela a damascena —
detti damaschini.
Granalo — v.granatu — Punica granatum L.
Le ire specie che ne abbiamo, cioe quello di
coccio grosso, dello denle di ca<^allo, il dolce, e I' a-
grellO; detto anche cartasu — lulte vengono a perfe-
zione, dcnlio e fuori la cilia. • c
Fieo=v.ficu — Ficus carica L.
Ne abbiamo di tulle le migliori qualila ncgli orli,
0 ne' contoini. I piij comuni sono :
la bifera — bifera, o di prima manu
» oltata — == auttata
» Calalana bianca — ^ calalana
» vendemmiola -^ vinniguola
)) Melongiana — milinciana .;
» Calalana nera — catalanedda
» Miele — ficu di meli — quesla ultima pero non
viene cosi bene, come ne' leireni aienosi di Nicolosi.
Fico d' luiiia, — v.Ccu d^ \m\\i\.^— Cactus opimtia L.
» ficus iiidica L.
Estesissinia e ia coltivazione del fico d' India ;
della prima specie ne abbondano lulte le U'lre vul-
caniche non bene diiueiticate ; e serve .•h./j qut^sla
217
pianta a comlnciarnc la dimoslirhezza, colla forza delle
radici e rolla radiita rielle pale taiilo succulenli. Le
siepi della secoiida specie sono coniuni ne' terreni
de' dintorni'; m.i il friiUo non vicne pero della qua-
Ijta della opuniia.
Vite — v.viii — Pilin rinifera L.
E prandp \\ n»ini<To <l('llo specie delle noslre
uve(1); di lutte la qualila e otlima. De' prodolti poi
di esse saiebho luiii^o il lenenie conlo ragionalo :
hasla dire che il vino, I' acito, il tartaro, la fecce,
la ceiiere della spoijiia e de' racemi, della vinaccio,
acino, e pni I arquavite ec. verigono da quesla
pianla benigna.
Carnilio — v.rarnil)b;i — Caratonia siUqua L.
Albero comuiiissimOj ed abbon(lantissimo della
sua siliqua, che va in commercio, e si mangia an-
che dalla povera genie. Puo dirsi quasi spontanco
nelle noslre lave, ove cresce ad un' altezza e gros-
s>zza non iiifcriore alia (piercia. Dt I suo legno si fa
anche uso per inlarsialura, essendo di un bel rosso
che da nel ruseo.
Pislacchio — v.fasluca — Pistacea vera L.
Abbiaino di qiicslo, il maschio dclto scornaljcccUy
la femina della fasluca, ed il selvalico, dello ascinii.
La fastuca si coliiva poco ne' noslri coiilorni ; 1' ascinu
serve per legno da bruciare.
' (1) Gcrcmia, Vorlunno Ftnoo, Sl.ifulngrafia AllI Oidon.
vol. 10 |,. iOI, vol. li \>. 3. 2.S
218
Sorljo — v.snrva — Sorbiis domesUca L.
Nespolo v.nespula — Mespilus Germanica L. i
Azzeruolo — v.'INzalora — Cratoogus Azarolus L. •■
Zizzifo v.zismia — Zisiphus htm L.
Sono tulti indigeni, ma si collivano poco nel
conlorno di Galania.
Alberi da legnanie
Noleremo qui sollanlo i soli de' nosiri coutorni,
i quali non vengono della grandezza di que' dcHa
regione nemorosa dell' Etna, da dove vieue il iegna-
Die di buona qualila, e principalmente il oastagno, il
niu usato di tulti.
t - .■•••■>(
Quercia — v.cerza — Quercus robur L.
]Noce — v.nuci — Juglans regia »
Pino — v.pignu — Pinus pinoa » , . ,
Olmo — v.urmu — Ulmus campostris )) .,■.■..
Pioppo — v.albaneddu — Populus nigra » . ;,
» alba »
Cipresso — v.cbiuppu — Cupressus scmpervirens »
Carrubbo — v.carruba — ('eratonia silujua »
Salice — v.piarigenli — ^alix arenaria » .,^,
Ceraso — v.cirasa — Prumis cerasus »
Busso — v.busciu — Buxus sempervirens »
Di tante allre pianle che servono per bruciare,
e ad allri pocbi usi si dovrebbe far nionzii^ne, se iion
andasse tioppo a luugo la lisla. Le jlore de' bolanici
sono da consullarsi per quesle non solu, aia per co-
noscersi di qiianle specie di piante e feiace il suolo
di (Galania, e de' suoi coiilorni, benche a prima vista
urido cotnparisce e vulcunico da capo a I'oiido.
219
CAPITOLO TRRZO
StATO ATTUAMi FlSlCO METliOIlOLOGICO.
§ 22 Siiolo vd acque
Catania e siliiala appie della parte mcridionale
(Icir Kliia, ii) foiido ad iiii Golfo clic la l)a:;na per Sud,
in C( iilro aila cosla Sud-Esl di Sicilia, a gr. 32.
46 di loiigiludino, 37, 29', 58". 5 di laliludme seU
fenlrifinale, o, secondo d Capilaiio Sinilli, gr. 37.
28'. 21. o. srcondo il Sig. L*/ Chrisl. IVlers, gr. 37.
29'. 39", 6.
(( II pill lungo ginrno o di 1.1''\ 42' addi 21
Ciiugno; il pill corlo di 9.*"^ 31'. addi 21 diccmbre.
La durala massiina del orepuscolo nel sulslizin eslivo
e 0""^. 39' n«drinvirii;de, 0.'"'^ 37' la minima a 16 marzo
e 28 st'tl<nibic 0. '' 37'. I a declinaziono magnelica per
r anno 1839, 14. 27' verso ovesl » (1).
II suolo non oconpato da lahhrichc e, nel maggior
numero di sili, di lava: in allri di arenaria e di ar-
gilla. e pir lo piu di maleriale mislo di rfiUami
di fabl)riehe e di sahhie impure alluvjali.
« L'arenaria si .scupre in contrada S. Domeni-
co, neli' orlo S. Salvaldio, utila slrada ddh fossn,
no! bii'io, ed in porzionc! del qiiarliere S. Galerina;
r argdia nel poggio <\\ Cifali e ad ovesl covoria poi
dalla lava e dalle fabbriclie, per lulla la collina della
parte alia della Cilia. « (2) La mela did Into di Sud
di essa non bagnala dal mare, e falibricala sopra
la lava del 1669, chc per Sud eonfina col lido arenoso
del GoHo, dulto da noi praja, dalla voce porlogbese.
(1) l>03crIziono di Catania pag. 23 o 2i.
•• (2) Kcscri/.. cilat.
220 ^
(I II piano su ciii stannn gli e(iifizii o alqu.iiilo
acclive da tsl ad Ovest, piii che da Siid a JNord.
La esleiisione della Cilia in superfii.-ie c di cuiiie
607, 77i quadrate esclusi i quarlieii di S." M.'' di
Ge.sii, Gifali e Lognina; in circuiln canne lineari 4080,
lolti i quarlieri predelli; in lunyliexza cunriu 1600;
in larghezza canne '1041 » (]).
Jja mela bagnala dal niar(\ tolli la piccola
spiaggia della marina, e lutla di lave, die tenninano
in una fronle piessoche peipfndicolare sulle onde,
piena di grotte, di cave, di Acoscese e di scogli. Ma
se da un canto presenta all' occliio una costa n)a-
ritlima di tetro colore, riesce daH'allro canto vanla-
giosissiuia, ed influisce non poco alia purez/.a duH'a-
ere catanese, oon alwuentando ie alghe, olu- svolle
poi da'marosi sogliono accumulitrsi no' iitlDraii di
altri paesi, per produrvi, colla piitrida loro fcrnieii-
la/jone, pessimi miasmi.
I.a suntuosa fahbrica del nuovo molo e tulla
oostruila di malenale vulcanico; e seoza il prossimo
iltoraie di lava la ndjusla scogliera non si avrebbi;
)ntuto formare di masse 11 quella grandezza, e di
|uel pi-so, che la faiiiio laiilo ammirure da chi la
isserva (2).
I contorai di Catania, benche in massima parte
vulcanici come si e replicate volte detto, sono tulti
(1) Descriz. cit.
(2) Vedi le nicmoi'le scg. iicl Gioriiale Giociiio cioc:
6ul genio di Culani.i Tom. VI biiin'strc 4.
Sul prosei;iiimi-Mito de' lavori ec. Tom. XI. bini.4.
Su'luvuri del .^lolo I'.c. (lalrtiiia 1843.
Sulla slabiiilii de' cassoiii — Atti Giocn. Ser. V. vol. 1.
j.ag. o7.
221
collivati, a riserlia del Iratlo drlla lava del 1669,
che ne lorriia la parte meridionale; eppiire col mezzo
del fioo d' India noii poca parte ne e dimeslicala, e
iDolii aniii nun saranuo per scorrere, che si vedra
ridnlla a coilura, come io sono gia le lave di piu
anlica data.
A prima giunta par dir che si potesse. che manchi
Catania <li quelle passeggiate fuori le mura, che ser-
vono di sollievo a cittadini, godendo esse di aria li-
bera e pura; e sono per quealo, iie' cootorni dalle
grandi cilia. ai)l)ellile di ville e di campi coltivati.
Bisogna pero nllellere primierameute che i Catanesi,
dopo il Ireniiiolo del 1693 furono per liingo tempo
occiipali a rifal)bricar la citia, e nou potevano al-
lender niolto alle delizie ed agli ozii campeslri; si
mancava ollre a cio di slrade carrozzabili ne' cootor-
ni, finche un difetloso sislema amrainistrativo non la-
scio godere i Gomuni delle proprie risorse, ma lutto
conceiitrava nella Gapitale. Per allro i Catanesi non
ebber per lungo spazio di anni bisogno di respirare
aria piu libera e pura, I'uori le mnra di una citla
di ample e lunghissime slrade fornita e di piazze,
che ben supplivano alia manctinza di passeggiate
campeslri, I'er quanio inCalli sono esse nectssarie
per quelle cilia, ove strctte e turluose vie, uinide
e non mai risrhiarale dal Sole; ove appartamenli
bassi ed accatastali rendono indispensabile il biso-
gno di respirar aria sana fuori le mura, allrt-Uanto
sono, quasi direi, superllue la dove ample strade ed
apriche, spazlose vonlilate ed asciulte abilazioni, in
yn\ (lima Icinperalo, nou dan campo a pensare die
in allro luogn si potesse meglio respirare, e star sani.
Ill ng-i pero che le slrude carrozzabili si sono
222
aperle fra' comnni. Calnnia no vanla mnllissimo, c
quesle si vanno gia adornando di casini, e di ville.
E cominciando dalla porta del Fnrlino due ampie vie
conducono, una a Misterbianco, e poi per Paterno
Aderno ec. incontra la slrada consolare per Palermo,
r allra si divide in due, e vanno una per Siracusa,
con una rella di sei nu^lia sino al Simelo, 1' altra a
Callagirone per la Giarrellu. Quesle slrade sono lulte
anienissime ed offrono in oijni punlo, oilre alle belle
proppcltive, molli oggclli dtgni di adcnzione, sia per
rigogliosa vegetazione, sia per vaslila di campi, e
simili.
Dalla piazza Slesicorea, salendo per S. Domenico,
si trova r ampia strada ( drilla the porta a S. Maria
di Gesii, e poi al horgo di Cifali, e quivi sono i
giardini e gli orli di Catania, con qualche piccola ed
elegante villa.
Dalla slrada Elnea si va alia sussegiiente del
bosco, chc diramasi carrozzabile per tutli i villaggi
deir Etna ; e salendo per essa la vedufa della citla
che rimanc al di sotto col mare die si cstende per
lutto r orizzonte, e colla plana di Catania circondala
dalla catena de' colli Iblei, e incantevole al certo.
Dalla piazza della Slatua si va per la slrada
provinciale in Messina ; e qiianliinque lutla sopra aspro
lerreno di lave, lincbe durano Ic faide dell' Etna,
romineia ne' contorni di (^alania ad abbellirsi di ville,
e <!i case di campagne. La pircola borgala di Lognina,
poi e oggello di passcggiala di diporto po'Calanesi,
a, causa del pescoso mare, e del romantico suo silo.
Non pu6 dirsi cbe questa cilia abbia oopia di
acque : non nc e pero moho povera; che e anzi quelle
correnli che son condolle dalle prossime culline in
223
acquidolti. per uso ilegli ahilanli, d.'gli urli, do' giar-
(liiii, e dolle lonlane, noii sono mai rnancalc, come
ill allri pacsi della Sicilia (i) , ad otila dclla frequente
careslia di piogge cui va soggetla.
(( F.a prima c piii abbondanlc scaliirigine e qiiclla
dclla coliina che sovrasta al sobborgo di r.it'ali. Kssa
iniga la maggior parte degli orli viciiii, e quiiidi
ciiitisa in iicquidotli innafTia i giardini di S. Maria di
Gou, e quelli del [irincipe Discari : serve poscia in
Cilia agli usi dcllo case e do' giarJii.i iaterni » (2) .
I .' Jn oggi e abbondevole qiuHIa dol duca Carcaci,
dieiro gli scavamenli che ha falto nelle prossime
coiline del Fasaiio ; e raccolla in una sola doccio-
nala, scorrc per I' anlica slrada delta dc Peri, d' (ndc
passa a muovere dodici molini, coslruili con maccbine
meglio regolale per opera del bcneinerito duca Fran-
cesco Patunio Castello, dopo di che, l' acqua scorre
per diversi canali ne' varii punti della cilia.
I Benedelliui di S. l\iccolu 1' Arena hanno anclie
essi abbondanti vene di acque sorgive, le quali dopo
aver messo vu raolo sei molini nelle coiline di Leu-
(1) Uu escmpiu no lia Jato Ji rccciilc Messina. Nel 13-40,
come varie allre voile, per la maiicanza delle piof-'go Ic ab-
bundiiulissiine acipie, di die ribocca qii Ha cilia, iiiaiiraroiio
a segno, die fiirono ohbiigali gli abilaiili a mandare in <Ia-
labria per au/lire i gi'ini : f nelle diirinuile aeijiie deili! Ion-
lane I'll d' nopo desliiiar la forza niililarc onde inipedirc i
disordiiii, per la folia delle pcrsone cLo accorrcvano cd al-
tingcr aeijna.
In 'I'lapani vi lu nia^i^ior penniia die in Messina, in
Calania inianto nnn manc.irono quelle correiili, c soK.mto
sceinari)no seiisibilmenle ne" pozzi della parle Sud-ovcsl della
Cilia (pielle dell Aiiieii.ino.
(i) Sul Cliina di <ialuuia. AUi Gioin. \o\, w.
224
catea e di CioonJ, sono condotfe in Citla con siin-
tuosi acquiuolli, per uso del vaslo Monaslero e suoi
giardini.
A Ganchi della collina del Fasano un' altra vena
d' acqua e slala piu accresciula, per mezzo di nuovi sca-
vamenli dal Sig. Gaglinni; ed in oggi si e riunita a
quclla del Duca Carcaci coinpralore.
Allra impresa oude Irovar acqua nella collina della
Leucatea per levante, e slala incominciala dal Cav.
Tedeschi, alquanlo sopra della piccolasorgiva del ra-
nalicchio, che serve a dar acqua al pubblico, e ad
irrigare uu'orto ivi vicino.
Finalmente la copiosa vena d' acqua che scalu-
risce sotlo la lava del piano di S, M. di Gesu, fu
coiidoUa per via di solteianeo canale dal Barone Man-
ganelli, come abbiam di sopra menzionato, coll* an-
nuenza di una iiidolente municipalila, in tempi di
prepotenza baronale, hotlo il giardino di Bisrari, dello
il Labirinlo, a fianchi dell' orlo dello slesso Manga-
iielli, dove cadrMido muove un molino nella strada
delle fosse\ parte e condolla in Cilia per via di agu-
<jliey alzale a diverse dislanze, giunge a salire gli
alii appartamenti delle case; parle, anzi la maggiore
dopo che ha servilo al molino, da acqua a molle basse
case ne' quarlieri di levanlo, ed il rimanenle per un
ampio canale, dello il puzzilfo va a perdersi sollo la
strada Slosicorea, Sarebbe desiderabile che il (>oniune
di Calama itnpedisse la perdita di lania arqua, o ri-
vendicandone la piopriela, o pnndendola dal punlo
ove pifi Don giova al ricto barone imboccaria in
doccionale per uso del pubblico.
Qual poi/,i(,ne delle disperse acque dell' Amena-
uo dee coiisidcrarsi quella soilerranea che si va sco-
22J>
prcnilo pe' pozzi dolla colllna do' Crncircri, e die pni
per (loccionala si porta alia funlana dell' Elefanle nella
piazza del Diiomo.
Di quella basse di quoslo fiumiccllo si aflini^je
acqua per via di pozzi; e dove esse scorrono piu ab-
boiidanti si sono slabilili alquanli moliiii; come quelli
di Mauro nella slrada del Forlino, queiio di Scam-
macca dielro il Palazzo dcgli Sludii, qiiellodi Gioeni
viciiio L' Indirizzo, c qiielli della piazza He' Canali
finalmenle, della porla della marina e delle conce.
Quella poizione che viene da' Canali e qiiella che passa
sollo la piazza del Diiomo allraverso gli avanzi dcl-
r anlico bagno Achillco, sboccano in mare limpidis-
sime, dopo di aver servile a varii lavatoj.
Tulle quesle acqiie sono pure e salubri, ma quella
deir Amenano della de Canali, h cerlamente la mi-
gliore. (1)
II nuraero pero dellle fontane Iroppo rislrello
per una popolazione di sessanlamila abitanti, obbliga
i calanesi a scavarsi do' pozzi nelle proprie case.
Quesli; a seconda della nalura del suolo ove
sono scavali, appreslan 1' acqua di diversa qualila ed
abbondanza.
Quelli sopra l' Amenano la daniio buonissima;
ma van soggelti alle inlermillenze di queslo fumii-
cello. Quelli nella c llina ar^illosa lo danno alquan-
lo lorbidc, e soglion divenire asciuUi inlempo di
scarse piogge. I [)iu sicuri sono quelli scavali nelle
lave, ne' quali I'accjua nun mauca giammai, Iranue
(1) VoT I'analisi di qupsle acqiin, vodi la mom. del
Prnf. ri.iol.ino dc Gaoljnii — Uircrrlic sulli! acqiic cnsi dclli;
del j'uMiiio. e dti' canali — (jioniale Giuenio 'I'dm. VII. I>im. 2.
i'J
22G
ne' teini)i in cui abbassa quella del mare, colia quale
manlengono le acque de' pozzi uti perfello livello, per
lo che sono delle acqiie di centro, o cenlrali. La
loro qualila e buona, meno pero di quella dell'acqua
de' canali.
^ella mia menoria sopra il clima di Catania (1),
io dissi che 1' acqua de' pozzi Delia lava, perche man-
liene io stesso livello di quella del mare: perche
rinviensi sempre piii salsa ed amara come i pozzi
sono piiJ vicici al liltorale, poleva benissimo essere
una infdlrazione delle acque stesse marine, le quali
dovendo permeare allraverso di que' material! vulca-
nici, polevano spogliarsi delle sostanze che salse ed
amare le raantengono nel mare. Questa proposizione
so bene che non va d' accordo co' fatti che la Chi-
raica ci presenta, e con taluni saggi istituiti da Au-
tori conlrarii air idea della po5sibiie dolcificazione del-
r acqua del mare, per sola infiltrazione (2). lo noo
saprei pero come altrimenti spiegar si possa il rin-
venimento di acqua dolce, in qualunque ponto si
scava nella lava del 1669, e principalmente nc'sili
che al mare si avvicinano? Questa lava, si sa che
ollrepassali i contorni del Castello Ursino venne a
scaiicarsi nel mare, e non ha per base che il fondo
stesso del mare: non ha essa quindi al di sotlo un
suolo che irattener potesse le acque delle piogge.
INon vedo, ollre a cio, ragione perche lo abbassa*
incnlo dell'acqua del mare dnvesse produrre quello
da acqua de' pozzi nelle lave, se non vi avesse im-
medialo rapporto, e se quella de' pozzi fosSe dipeu-
(1) Alti Gioenii vol. VI. p. 133
(t) Vaiiaiiieii o[i.
227
(lenle da sollerranee sorgivc. In ellVUo, le aci|u« doi
pozzi neir argilla, e sull' Amenano nulla risenlono dei-
1' abbassamenlo del mare, e sieguono a manlcnersi
nello stato slesso prima e dopo il plenilunio di Gen-
naro, quando <]ucli' abbassamenlo piu ordmariamenle
succede. Ed all' inconlro quando questc acqiie man-
cano per liini^a careslia di pingge, quelle de' pozzi
continuano a mantcnersi nel loro slabile livello. La
dilficolla poi cbe presenlasi alia chimica nel separare
le soslanze che sono in peifella soluzione coll* acqua,
polrcbbe sciogliersi domandando se si fosse in eil'etlo
e con posilivi esporinienli provalo, oho la pt-reiine
iiifillrazione dell' acqua marina, altraverso di maleriali
vulcanici, vale a dire di minerali diversi e di ferro
allerali dal I'uoco, non avesser per nulla cangiato le
chimiche coudizioni di quell' acqua? Sin a lanto che
non avro di queste solide prove, militano a favor del
mio avviso i falli seguenli :
1. II trovarsi acqua a livello di quella del mare ,
in lulli i punli delle lave che non hanno anlicfj ter-
reno al di sotlo, altro che il fondo slesso del mare.
2. Essert; quest' acqua seinpro uieno salsa ed ainara,
come si va allonlanaiido dal lido del mare.
3. Essere i pozzi sempre piu profondi, come sono
piu distanli dal lido.
4. Essere 1' acqua do' pozzi sensibile agli abbassa-
rnenli del mare.
INelle vicinaiize di Calania, in un k-rreoo di
Arenaria ed Argilla, dollo La Elemosina, abbiamo
un' acqua mineralo, delta /4cqua santa, che pu6 ar-
rollarsi alle acidule, benche moUc allre soslanze essa
conlenga. Sorgo a guisa di pi/zo arlesiano, e raris-
sime voile manca, bcncho una piccola vena ella si
228
fosse. Una piu estesa descrizione se ne e dala, nel-
r opuscolo, piu voile citato (i) ; e dell' analisi se ne
e Irallato, ollre a quell' antica fatta dal professor G.
Mirone, negli Alti dell' Accademia Gioenia al vol. xvi
pag. 89.
§ 23 Stato meteorologico
Le condizioni topograBche di Catania e de' suoi
conlorni, dal periodo da noi preso a principio della
sloria (isica queslo suolo, haruio cosi poco variato, in
quanto a! loro rapporto colle influenze meteoriche,
che non v' e molivo di credere che state si fossero
mai dilTerenti da quel che sono oggidi. La dislanza
dalle monlagne : la vastila del mare che bagna il lit-
torale : la cstensione della pianura a libeccio : la na-
tura del suolo, sono slate circostanze che poco o nulla
han variato da quelle epoche rimotissime siiio a noi.
Sara riferibile quindi alia storia della raeteorologia
del noslro suolo, quanto si e ricavato dalle osserva-
zioni latle in un decennio da me stesso, ed a quelle
coiilinuale nell' Osservalorio della Uuiversila degli
Sludii.
Temperalura '
II grado di latitudine in che e siluata Catania
(2) , basta per se stesso a dimostrare che la tempe-
ralura dee qui tendere ad essere alquanto elevata
anzi che no ; a cio si aggiunge, come venghiam di
dire, la lonlananza delle umiilagne la vicinanza del
mare e I' equabile liveilo di grau parte del lerreno
in che e situala, e che 1' altoniia. Per lo che si puo
(1) Descr. di Calaiiia pa^. 263 ec.
(1) Paraijr, prccctloiilc.
229
(lire, in generale die il noslro clima e piu toslo caldo
cho lemperalo. Ma andereino via via nolando qiiaiito
rosiilla <lalle osservdzioni t(!rmnmelriche, compilaotio
qiianto sull' assuoto ho pubblicalo nel mio Saggio sul
Clima cJi Calauia.
Tennometra
Corae in lutti i iuoghi, il tennomelro ha il suo
periodo di sensibile iiinalxanienlo, ed abbassamealo.
II primo comincia a manifeslarsi in Catania nel mese
di aprile, quando la lemperatura e ordinariamenle
raarcata dal grado 6i Farcaheit, e si va grado grado
accrescendo sino al grado 88 in luglio, agoslo, e
lalvolta sellembre. II secondo periodo di abbassaraeiiio
comincia in oltobre dai gr. G8 sino al 30 ne' inesi
di gennaro e febraro. Gio va detto in generale, perche
dal parlicolar resullamento delle osservazioni si an-
dera a scoprire che quesli termini non sono mai fissi.
II massimo caldo, nel corso di un deceiinio e
giunto al gr. 104 ; il minimo al gr. 38. Vi sono
slati, dopo quelle osservazioni, du' i^iorni ne' (piali
questi due limiti delh nostra temperaturahan variat()(l).
Dal mese di aprile in poi puo dirsi che il caldo
c sensibile in Catania ; a mono cho per cambianiento
di vento, o per piogge dalia parte di poiiente I' ana
non si rinfieschi per qualche giorno. In giugno, lu-
glio, ed ugoslo il caldo e coslanle, e quosli mesi.
come vedremo portano la tempt-ralura al massimo, Hi
sopra ceanato. II I'reddo, benche noo mai eccessivt),
(1) Vedi li Sunt! delle osservazioni nn'tenrolDjiiche della
Uiiiversila dcj^di 6liidii. Alii Ginenii vol. J) \\. 21!(. vol. 10
p. iWW x.l. 11 p. :{0I vol. 12 [). il3 \ul. i:i !> 251 »ol.
11 ij.115. ;;()i.
230
e sempre maggiore in gennaro e febbraro, di quanlo
non lo e, geoeralaiente parlando. in dicembre ed in
inarzo.
Le ore piu calde del giorno sono sempre dopo
il mezzogiorno sino alle due pomeridiane, le piiJ
fredde ad un'ora prima del levar del sole sino da un' ora
dopo(]), ma queslo diciamo in generale ; perche da
(i) Tavola dello andamenlo del Termometro dalle ore
pomeridiane del 31 Gennaro alle anlimer. del \ Feb. i824.
Oip
liarometro
Term.
Tirm.
Veolo Slalo
del Cielo
altac.
lib.
,
Ore
pomeridiane
29 93
' ' '
■ ' t
1 'i
I
51
59
N.O.Coverto
vcnto fort.
11
29
91
51
60
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modcralo
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29 91
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91
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»
»
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52
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»
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»
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' ■ ,' ■ '\
XI
30
51
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n
1)
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30
52
43
»
»
Ore antemeridiane
I
30
52
43
N.
sereno
n
30
52
42
N.O.
)) V,
, nioderalo
III
30
52
42
»
»
»
IV
30
51
42
n
»
»
V
30
51
42
»
»
»
VI
29
99
52
40
» 1
esce il sol
e
VII
29
1)9
52
40
»
» V. av
anzato
VIII
29
99
52
44
))
»
))
IX
29
99
51
50
» (
:overlo
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29
91
52
52
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)) V. forlc
XI
29
97
52
52
»
))
1)
XII
29
95
52
5G
))
»
»
231
noi, nella esla, <?allc solte alle otto antemeridiane si
verifica spesso maggior calore di quanlo nelle ore
slesse meridiane, nolle quali suole spirare ij grecala
rinlrescaale. Ed in elletlo, per un seguito di osser-
vazioni, costa che i calori estivi, ne' villaggi di Ca-
tania, benche elevati sul livello del mare sino a niille
piedi parigini, sono maggiori, come puo riievarsi
dalla piu aiinessa tavola di conteporanee osservazioni
falli in Nicolosi dal fii mio fralello Mario Geramellaro,
e da me slesso in Catania per un dccenaio intero (1).
(1) Tavola comparativa del massimo calJo in Nicolosi cd
in Catania.
Nicolosi
Catania
Term.ali'ombra
Term, all' ombra
1817
91
94
13 Lugllo
1818
9(]
94
13 14 agosto
1819
91
90
n luglio
1820
102
101
22 luglio
1821
89
92
3 i agosto
1822
103
94
22 luglio
1823
93
95
8 agoslo
1824
102
101
1 agoslo
1825
91
92
-i> luglio
182G
101
93
9 luglio
N. B.
Per r andamento dol Termnmclro in liiKo il corso di
qiieslo deceniiii), puo cim^iiltarsi il cilalo tnio saggio sul <',li-
ina <li Catania: e per p.isti'rioii o-scrvazioni, i cilali 8iMi(i
di (jiielle dell' iisstTvalnrni della Lniversita. ne' volunii dcgii
atli deir Accademia Giociiia.
132
Baronwtro ,,
Se la pressione dell' Aria atmosferica e di som-
ma influenza sopra i corpi organici, ne segue che di
molto interesse resulta il tener conto dolle variazioni
di essa. Avendo, inollre molla rclazione co' feno-
nieni luUi nieteorologici, non spira mai venlo stra-
ordinario: non cangia esso di direzione: non v'e piog-
gia 0 neve, o altro fenomeno neil' almosfcra in cui
il peso e la pressione deil' aria non venisse a variare.
II Baromelro, che ne e I'indioe, e necessario percio
nelle osservazioni meteorologiche forse \i\h do! Ter-
mometro; e noi anderemo riconoscendo di qual gio-
vamenlo si fosse nello slabilire le condizioni del Gli-
ma.
II massimo innalzamenlo del mercurio del Baro-
nietro a pollici inglesi, e slato nel mio decennio di
osservazioni 30. 57, il miiiimo 29 24, il medio era
29 83. -^Ma variabilissimo lo stato almosferico in
un' Isola, non atiimelte coslanza nelle condizioni del-
r aria; per lo che ad ogni islanle si vede il mercu-
rio salire e scendere, qualunque si fosse la slagione
e la temperalura.
In generale I' innalzamenlo del mercurio nel Ba-
romelro, che indica 1' accresciula pressione dell' aria,
e segno di lempo sereno; non polendo i vapori so-
spesi neir almosfera ragunarsi in nuvole e superarne
la resisU'nza, per cadere in forma di pioggia, o ad-
densarsi in nuvole. AH'opposlo, per la ragione com-
traria, il suo abbassaraeulo e per la piu segno di
pioggia.
Tanlo r una, pero, quanlo 1' allra variazione sono
indizio anche di venlo inipeluoso; molto piu qiiando
233
avvengono siihilamonte; p Io aI)I)assamento succe-
de, perche la mancala piessione dell' aria a causa di
sua rarefazione, dee per immancabile conseguenza
produrre uno squilibrio nelle colonne a'.mosfenche, e
le piu dense verranno a precipilarsi con veemenza
Eopra quelle nieno resisleiili, ed il venlo sara impe-
fuoso. Quando poi la njancala pressione e avvenufa
in altro luogo sopravveiito, allora le colonne dell' a-
ria inlerposla premule da quelle spinle innanzi d.il
vento, vengono ad acquislare inaggiore densila, e
nel Barometro si vedra innalzare il mercurio prima
che il venlo arrivi nel sito ove sta Io strumenlo. lu
tal modo accade sovenle, che sono ugualmenle in-
dizii di vento forte, I'ascenzione e 1' abbassamenlo
del mercurio nel Baroinelro.
Si puo intanlo quasi slahilire per certo che da noi il
Barometro marca per Io piii i gradi che apparlen-
gono al tempo serene, e mono assai quelli delle piog-
ge; per cui, come vedremo or ora, i giorni sereni
sono in numero di gran lunga maggiore de'piovosi;
e piu mite percio 1' inverno di Catania, di qualun-
que altro silo di Sicilia.
P'eriti
II suolo di Catania per la sua sveltezza, non-
che per la distanza dalle nionlagne, non soflVe che
rarissime voile gli effclli di impeluosi venli; e di que-
sli se ne coutano pochissimi dal 1780 sino a nostri
giorni (1).
(1) Nel 1780, a 21 .npiinaro la Eruziono dell'Elna fu
seguila da forli scossc di Trcmuolo, c da viulcnli uragaui e
dirolte piogge. ■ 30' '
234
Jl WORD.OVEST, ossia Maestrale e dorainanle
e severo in inverno. II NORDEST, o il Grecale, e
lo immancabile compagno delle ore piu calde in tulti
i mesi eslivi. L'EST, il nostro Levanle ed ii SUD,
OVEST it Libeccio, sono gli apporlatori, il primo
di piogge diulurne, impetuose il secoiido. II WORD
la Tramonlana, soffia per tutia la nolle in esla. L'O*
VEST, il Ponenle, e il benefice zefiro Ji primavera,
ed il SUD, EST lo Scirocco caliginoso si avanzaspes-
so umido e posanle, per annojare gli abitanti, ed
esser nocivo alia vegelazione.
II N.O. puo dirsi il predominante in Catania.
Cio si rileva dando un' occhiata al resullamento di
dieci anni di coslanti osservazioni.
Nel 1817 predomino in febbraro, marzo, ed ollobre.
Mel 1818 predomino anche in febbraro, marzo ed olio.
Nel 1819 » in gennaro, febbraro, mag. set. uov. e die.
]\ol 1820 » in marzo, e setlembre.
]\el 1821 » in febbraro, marzo, novembre, e dicembre.
Kel 1822 B in gennaro, marzo, aprile, luglio, e novemb.
Nel 1823 » in gennaro, febbraro, aprile, e novembre.
Wei 4824 » in gennaro, febbraro, marzo, aprile, e nov,
Nel 1825 » in febbraro, aprile ollobre e novembre.
Nel 1781, la forza del veiito precipflo e riippe il ponte
di Aragona, e fu daniioso alle campagiie ed alle case anche
ill Catania.
Nel 1818, dopo il forte Tremiinto del 20 feb. si ebbero
a solTrire daiini posilivi dull' iiiiprliiosissimo veiito.
Nel 1846, uao sliaDrdinario Uriigaiio sradico annosi al-
beri e fece guasto imnienso de' campi nelle Torreforti nella
nolle del 30 set. e 1. ollobre ec.
Neila slcssa nolle disasiri piu trcinendi avvennero pres-
so Mil.izzo, colla roviiia del villagirio di S.l'ielro Spadafora
e colla perdita di 90 persone v. Gior. (jioen.vol. 12 bini.l.
2315
Nel 182G )) in setlembro, e novembro.
Comparandosi poi a tutli gli altri venti nol cnrso
del decennio, ossia in 120 mesi, rosulla che il N.O.
e slalo predominanlf! per 41-1' E. per 3i-l'0. per
23, il S.E. per 13, il N.E. per 7 il S.O. per 3. il
N. per 2. — E percio, dielro quesle osservazioni puo
stabilirsi il venlo predominanto in Catania essere il
N.O.
E da avvcrtire pero chc qiialche decennio dara
la predominanza all'E. o al IN.E. come puo rilevarsi
dalle osservazioni dell' Osservalorio della Universita
degli Studii (1). Egli sembra che taluni fenonieni me-
teorologici seguano un tal qual periodo nel loro ri-
torno e permanenza; e dopo un cerlo corso di anni
tornano quasi a ripelcrsi le condizioni della nostra
atmosfera.
Un esatlo conto delle osservazioni meteorologi-
che, son quasi cerlo, che dovra dare in appresso un
periodo, pressoche immancabile, agli anni di scar-
sezza di piogge,e a quclli di abboudanza di esse, ed
al predominio de' venli.
II N.O. e il piu sccco di tutti, orcettuafo I'O.
ed in qualunquc tempo doll' anno I' Ignometro ab-
bassa semprc durante il soffio di quel venlo, come
all' inconlro il Baromelro s'innalza, per la deusila che
r aria ne acquista. Non c gia che il mercurio s' in-
naizi nel lubo esclusivamenle quando spira il N.O;
anzi nel tempo che spirano venli impetuosi, comedi
sopra si c dello, il Baromelro che abbassandosi li
aveva annunziali s' innalza poi allorcbe sono nella
loro vccmcnza; in falli la luassiina clevazionu del Ba-
romelro.
(1) Alii Giocn. cit.
236
nel 1817 fu 30 49 a 26 Gennaro spirando il N.
» 1818 » 30 57 » 9 Marzo » E. impeluo.
» 1820 » 30 50 » 6 Giugno » 0.
» 1825 » 30 55 » 1 Gennaro » N.E.
» 1826 » 30 Ao » 6 Febbraro » E. . -" :
Ma air inconlro poi si raccoglie che
nel 1819 fu 30 43 » 10 Gennaro » N.O.
» 1821 » 30 51 » 18 Novembre » N.O.
» 1822 » 30 48 » 21 Marzo » N.O.
» 1823 » 30 41 » 22 INovcmbre » N.O.
» 1824 » 30 48 » 28 Dicembre » N.O.
Tanlo polrebbe dirsi dell' Igrometro, che sotlo il
caldo soffio deir 0. e disceso piu assai che sotto al
N.O. Ma ordinariamente in tulto 1' anno disceode piu
per queslo, che per qualunque allro venlo.
In inverno esso e l' apporlalore delle nevi nelle
montagne di Sicilia, e quindi nell'lllna, sino alia re-
gione iiemorosa, generalmente. in Catania spira freddo
pill che qualunque altro ; inTatli il massimo freddo,
secondo il Termometro di Fanenheit fu
nel 1817^41 spirando I'O. a 13 Gennaro
» 1818—38 J) N.O. » 21 Gennaro
N.O. » 4 Gennaro '
N.O. » 26 Marzo
N.E. » 8 Febbraro
N.O. » 29 Gennaro • '■
N.O. » 29 Gennaro
N.O. » 4 Febbraro
E. )) 15 Gennaro i
E, )) 28 Dicembre
Nell inverno istosso pero, e questo venlo che
allontaiia le piogge, e slabilisce i bei giorni sereni,
solliaiido con uieno di rigore, Quando poi spira freddo,
»
1819—40
»
))
1820-46
»
»
1821—38
»
»
1822-42
»
»
1823—44
»
»
1824—45
»
J)
1825—43
»
J)
1826—41
»
237
e nncivo agli animali che servono alia paslorizia ; t
fjuali dovendo passar la fredda slagione alio scoperlo
rielle campagne, per la maiicanza delle stalle, imper-
donabile ne' noslri agricollori, vi sofirono raollissimo
e spesso ne munjono ; per cui queslo vento e appel-
Jato dulla gonte do' campi scortica vaccho. iXocivo e
pure alia vegetaziorie, quando spira severo per molti
giorni di seguilo : principalmente poi alle piante degli
orli e de' giardini, per la brina che apporlar suole
riellu notli serene dopo la neve; e finalmente e no-
civo anche agli uoiiiioi, per essere I'apporlalore dei
catarri, delle polmonie e delle gastroeoterili. special-
menle in primavera. Quindi e cha in Calania e nei
suoi conlorni sono rarissime le abitazioni esposle a
questo vento ; e quelle che vi si Irovano per dura
necessila di sito, non sono alcerlo le piu salubri e
sono abilate sollanlo d.i proprietarii .
L' EST e ii venio che in ordine di predominanza,
vien dopo il N.O. II levante, come abbiamo di sopra
notalo, nella proporzione di 120 mesi ha spiralo 31'
volte, ossia dieci meno del niaeslrale. In inverno noa
soffia mai a lungo senza apportar delle piogge. L' aere
in quel tempo si manliene umido, e I* Igromelro
marca il raassimo umido.
Quando snfTia dal punto verso N.E. esso cosli-
tuisce in inverno il Greco Levanle, cosi delto da ooi,
ed e allora apporlalore di piogge dirotle e di lunga
durala, le quali sebbene riescano tiilvolla nocive nei
bassi lerreni per gli allagamenli (1) , e nelle vioine
(1) Pio','go dirollissime caJdi^ro m;' primi gionii di >'o-
veni!)r«,' 1846 ; ed essi saraii memorabili per la (juasi lutalc
iiiondazionc delta hassa Plana di Catania, c prr la formida-
Iiilc lenipcsla, die I'u alraordiriaria non solo [ht !a fiiria del
238
colline per Ic rapide correnti , pure sono riguardnlc
in Catania come quelle che assicurano la uberlosila
del ricolto do' cereali ; nientre, come vedremo, po-
chissimi sono, comparalivamente, i giorni di pioggia
neir anno : e quando queste non vengono da! Greco-
levante, cio val tanto dire quando non sono copio-
sissime, il calore di Maggio, e talvolla anche di Aprile
e capace di seccare iu erha le blade, se il lerreno
non e sazio d' acqua, che da noi dicesi temperato.
]Nel corso di un decennio infalli, abbiamo avulo tre
anni di ricolto ubertoso, cioe nel 1823, 1825, e 1826,
e per I' appunio il venio dominante fu in quegli anni
il Levante; piij che mediocre fu il ricolto nei 1818,
sotlo il dominante S.E. Ma all' incontro fu scarso iiel
1824., sotto al K.O., e poco ubertosi furono il 1817
1819 1820 e 1821 sotto a' venli occidenlali.
I villaggi deir Etna patiscono mollo per la man.
canza di acque nelle cislerne, le quali rare volte pos-
sono riempirsi colle sole piogge de' venti occidenlali;
il Greco-levante quindi e anche utile per questo ri-
guardo.
Questo slesso vento, ma che spira un poco piij
verso il N.E. si chiama in esta il Grecate : esso e
periodico dagli ullimi di aprile sino a meta di set-
lembre, dalle 9 della mattina sino alle 4 p.m. e se
talvolta e interrotto dai soffio di altri venti, lo e per
pochissimi giorni. Esso par destinato dalla natura, nel
noslro suolo, a rinfrescare le piu calde ore del giorno
mare, ma piii ancora per la liinga durata di tre nolli e Ire
jjioriii, non die di altri due giorni e due nolli di mare meno
tempestoso in paragone, ma tale da rassomigliare alle ordi-
narie tempesle d' inverno.
Vedi il cit. Giorn. Gioenio Tom. xii biin. i.
239
in esfa. Si sento, in fatli, maggiore di troppo il ca|.
do dalle 6 della niallina siiio aile 9 e dalle 5 sino
alio 8 p.m. , che nel resto del giorno quando spira
il benigno Grceale. II siio soHio non e impedito m
Catania da nessuna collina ; essendone, come abbiam
descrilto, il conlorno orientale circondalo dal mare ;
si debbe percio la moderala temperalura di Catania
in esla al solo Grecale : raentre so cessa di spiiare
il calore diviene eccessivo, e mollo piu poi se domi-
na il venio di Ponente.
Per quanlo pero ci son favorevoli i venti dell' E.
quando vengono da' puuti inclinanti a N.F.. allretlanto
nocivi riescono quando lo snno per S.E. I! cosi detlo,
sctrocco-levante, E.S.E. vento umido ed impeluoso,
non apporla in inverno che pioggerelle, le quali lungi
di iiir del bene arrecano positive danno alle piante ;
e specialmento nella inGoriscenza ; esso e quindi de-
Icslato dagli agricnltori non solo, ma da' marinari
ben' anche e commercianti, porche solleva le formi-
dabili tempi'Sle del nostro Golfo.
L' acre in quel tempo copresi di dense nuvole,
ed c quasi m^bbioso ; le pioggerelle sono spesse : il
vento che soflia porta seco a distanza I* acqiia salsa
delle onde, che intrante nel vulcanico littorale diven-
gono miniitissimo spraz^.o, e si sollevano a guisa di
diafana nuvolctla, die il vento spinge in avanti. I
niarosi si succedono con forza cd iirlano con immen-
surabil vecmenza contro gli scogli, alzando il mcn-
zionalo sprazzo, spesso, sopra SO piedi, superando
non di raro la piccola chiesa del Salvalore (1) , Quasi
(1) Nolla mcnzionata slraordinaria tempcsta de' primi di
Kovcmbie ISifi. \m sprazzo dc' niarosi die iirlavaiio conlro il
inur.ii;liune del iMoIo, giuiigcva a piii di 1(1(1 picdi di .illczza.
no
?ulle le case della cilia dalla parte di levanle si Iro-
vano bagnale o umide di acqua marina, trasporlata
dal venlo. Gli alberi del conlorno orienlale di Cata-
nia e delle coiline superiori veggonsi uella nieta delle
loro foglie e de' rami esposli al venlo, bagnali no0
solo di acqua salsa, ma cambiati di colore; e spcsso
le foglie ne cadono amtii()itiie.
L' OVEST, Ponenle, non e rigido in inverno
come il N.O. ma c 1' apporlalore de' nembi e di piog-
ge densissime, passeggieie bensi ed interrolte. Inpri-
mavera e salubre e secco. II niassinio secco, segnalo
dairigromelro, si e verificato sempre durante il sollio
deir Ovest. E', inollre, propizio alia vegelazione, per-
che allonlana I'umido dell' atmosfera, principalmenle
in tempo della infioriscenza, quando il pollen de' fiori
dee facihnenle slaccarsi dalle antere nelle sue minu'
lissime parti. Quindi in lutti i tempi, e sopratutto
air incominciar dell' csla e taiilo utile alia maturazio-
ne delle blade; per cui e chiamato da noi il vtulo
della grana] il zefiro dogli anlichi.
Air inconlro nella esia avanzala e nell' autunno
il ponenle e caldissimo, e nocivo alia vegetazione:
sopratutto alle viti, di cui i grappoli non per aaco
niaturi si diseccano in modo da comparire abbrusto-
lili. JNuoce ancbe a' vini conservali nelle giandi
bolti delle canline, cbe scgliono con quel caloie sof-
frire una nuova fermeulazione e passare in acelo;
massimanunle se non sono slati separati dalla leccia,
come avvieiic nella maggior parte deile graiidi botti
ne' noslri villaggi.
Nuoce finalmente agli animali ed agli uomini che
in que' giorni soltanio di ponenle, si ricordano non
esser dislanle Iroppo da Sicilia Tardente cuslaaflVicana.
2i1
Questo vento di poiienfo pcio, non 6 quello
ortlinario che spiia dalla parte occidenlale (it-H' Isola :
qiieslo e caHo, c vcro, ma non come il menzionalo,
che dicesi da nni Pononle cald(>{\), il (jualc e iiel
tempo slesso scirocco in Palermo, levantP, \n Trapani,
e trnmonlana in Girijenli. Qucslo dci* n^iiardarsi come
un turbine afTricano che viene a rompersi in Sicilia,
e prende varic; direzioni a secomla Ji quella delle
monlagne e delle valli siciliane.
Ad o£;ni modo il massinm caldo si verifica sem[)re
in Calania sotto il dominio drj I'oncMile, inl'alli il
Teniiomiiro segno
n«l 1817— 9I a 13 l.nglio. soffiando I' Ovest
J) 18i.S_9-i i) 13 1i A-..>to » 0.
» 1819—90 » 17 Lnglio » 0.
» IS20_|()1)) 22 Lii'-lio » 0.
» 1821—92 » 31 A-osto » 0.
» 1S22— 104» 22 Ln-I.o I) 0.
« 1823—95 » 8 A-osio » 0.
» 182i— ini» 7 A -Oslo » 0.
» 182;)— 92 » 25 Li.glio » 0.
» 1826—95 a 9 b^Hio j 0.
IL SUD.ESr. e \\ rinonialo sclrocc-o di Sicilia,
del quale si paria con tanto svanl iii^io in Kuropi; :
sebhcna vada t;a»o cun(\iso lalvolla collo scirocco <li
Palermo, che currispondc, come veni^hiam di dire, al
nostru Pononle cafdo. 11 vero scirocco pcru e qucllo
che spira da S.E- e quindi qiiello clio Mone ililla
parte del mare in tulta la cosia orientate di Sicilia,
e si difTonde poi per tutla I' Isola.
(1) Vodi la .Mem. smI I'ononlc caldn — Gioin. Giorn. lorn, i
N. 3 1831. 31
2i2
Esiiggerali sono i racconti che si fanno in Europa
degli effetli di questo vento ; per dar, cred' lo, un
conlraposlo alb slabiiita rinomanza del piii bel clima
del nioiuio. Non percio negar vorrei che quando do-
mina queslo venlo, gli esseri organic! soffrono una
specie di oppressione che ne rilarda i movimenli, ed
indnce negli uomini un mal' essere difficile a duscri-
versi, L' aere e in quel tempo caliginoso ed umido
alquanto : qualche volla vi si accompagnano piovic-
cine di cui possonsi, per dir cosi, contare le gocciole.
I muri delle abitazioni, i niobili, i punni sono umidi ;
e quando la specie di caligine che accompagna lo
scirocco e molto densa, allora suol cadere una quan-
tila di minulissima umida polvere rossastra, che si puo
raccogliere sopra le I'oglie degli alberi, e da perlutlo,
e vien chiamala rossa (1) . Si crede essere quesla la
parte piij minuta e sottile dell' arena soilevala dai
Vf^nti ne' deserli dell' Affrica, e trasporlata sino a no!
dal S.E. , il quale per altro non spira molto impe-
tuoso in quel tempo, che anzi talvolla la caligine e
accompagnala da una calma nojosa ; ed il mare si
vede muovere in inassa, se cosi posso esprimermi,
senza alzare le oiide : ma intanto giunge con impeto
inaspellalo contro il litlorale e forma degli sprazzi ben
aiti, Senza che per nulla s' increspi la sua snperficie.
Lo scirocco, come abbiam dello, rende gli uomini
(1) Qufcsla rossa si distinguo bcnissimo da qiioll.i nia-
laltia nelic piaiile cereaii, die t-i cliiania nuche (tosi, ma
die ne dilFerisce essenzialmeute, riducendosi quesl' ultnua ad
una siiperlicie rossa cosliliiila di una prodigiosissinia quantiia
di piccoU inicroscopici funglii. Ma senza andare indagando
quale ne sia la cagioiie. ccrlo e che essa apparisic per lo
pill ill inaggioj appuiito dopu la coinparsa di queslo scirocco.
2i3
lardi e nojosi, o mollo piu qiiclli addelli alle Ictiore,
i qiiali diven^ono inotti all' appiicazione. Ma ollref he
la durala doilo Scirocco in Catania non eccede, gene-
ralmeiile li trfi giorni : ollreche la sua inlensita non
e sempre la sfessa (1) , esso non apporla poi ne apo-
plessie, ne inali di lesla, ne alcuno di quei csagge-
rali danni di che generalmente si suol parlare.
In quanto alia sua frcquenza esso non spifo in
dieci aniii die per 66 giorni, cine
n.l 1817 p, r 6 a 2 9 Ma-:;i(. 15 Giugno
"^17 18 19 Seltemhre
» 1818— 9—10 12 22 Ma-gi.. U 15 Aprile
25 27 28 SeUpnd)re
» 1819— 12— 4 5 6 Marzo 3 i 3 13 26 26 Set.
22 23 2i Oitobre
» 1820— 9— 24 23 26 Feb. 7 8 Apr. 20 2122
23 Maggio
» 1821— 3—678 Aprile
» 1822_11 — 18 19 20 21 29Apr.23 26 27 Mag.
23 U 25 Ln^lio '
» 1823— 7^30 31 Marzo 30 31 Mag. 30 S.tl.
^12 Ollobre
» 1824— 4—16 27 Fcbraro 7 8 Ma<:gio
» 1825— 4.— 17 Marzo 26 27 28 Aprite
» 1826— 3—16 Aprile 21 22 Maggio.
Dalla quale serie resulla, che i mesi piu sogijelli
alio scirocco snno Maggio, Aprile e Sellembre, cioc
Maggio per 17 Aprile per 16 Sellembre per 13.
(1) Una slraordinaria cccpzionc si o marcata ne' mesi di
novcmbrc diccmbre 18!8 c jieimaio 1819. inlomo alia <liirala
dcllo Scirocco ; ciic vi pri'domiiio quasi di continiio. Ad oi^ni
niodo, i veri c.irallnii di qucslo vento nnii sj Kpipjj.-irrino ciiC
[PIT Ire 0 quallro voile, e ne! liillo iiou piu di dieci i;ii>riii.
)L SUD OVEST, 0 Libcccio e anche apportntore
di piogge, e supplisce qiialche volla alia mancanza
del Greco-levante. in aulunno ed in invenio, special-
mente nella plana di Catania. Le sue piogge sono
dirofte, impeluose, e quasi sempre accompagnate
da tuoni e da fulinini, ma di poca durala. Qualche
volta sono meno violente ed a ripresc, e diconsi li-
becciale. Uno slrato di nuvoia di I'ornia clliltica ch«
comparisce sul verlice dell' Eliia, e qnindi vi si fernia
cnprendo 1' ultinao cono, e ud' infallihil segno delle
libecciatG.
IL NORD, La tramontana spira rare voile d' in-
verno, ma pero sempre rigido. Neil' Elna apporla nevi,
ed intenso freddo ; ma rinfresca poi in esta le nolli e
la matlina, di mudoclie la parte d 'lla Titla rivolla a
queslo venlo e la piu fresca nella caMa slagionc. Fiiori
pero di questo breve sollievo in quel lempo dell' an-
no, le abitazioni esposle a tramontana solTrono niolti
inconvenienti, che il ristoro delle notti in esla non
puo compensare ; esse non goilono mui del sole in
inverno, vi spunla all' incontro e vi Iranionta in esla :
non sono rmfrescate dal grecate nelle calde ore del
giorno, ed anzi parlecipano del sofEo del predomi-
nante I\ 0.
SUD — E at)H parlieolarila del sito di Catania il
non essere esposto al Sddio costanle dal vcnto di SUD ;
ossia, Doo si conosce da noi regolar fialo di queslo
Venlo, cbe diriga per uii sol giorno almeiio I' ane-
nioscopio verso tramontana. Da' noslri agricollori si
conoscono i venli, cosi Ae[,\.\,niezzigiojnie scirocchiy
e mezzigiorni e libecci, i quali torminano poi a S.E.
e a S.O. Ma vcnto di hud, proprianicnte detto, non
si osserva nell' Anemoscopio che per qualche ora
245
s.llanto allorche il vento passa da punti occidenlali
jigli orieiitali, c viceversa.
Pto(jge
II luogo mono esposto alle piogge in Sicilia e
forse Calaiiia e suoi conlorni. Influisce a cio il rilro-
varsi lontana dalle monlagne; non avendo a 12 nii-
glia (he il solo gran cono dell' Etna; e quando non
sono le piogge spinle dal N.E. come si e detlo, o
quelle irapeluose di S.O, non si hanno che le scarse
pioggerclle ed inlerrolte di JN.O. di 0. e di E.
II numero de'giorni piovosi in ogni anno gitm-
ge, un per I'allro, a 63 e perche cio possa rileversi
a colpo d' occhio, e conoscersi nel tempo stesso sotlo
quali venti sono cadule in un decennio lo abbiam ri-
strelto nella sei;uenle tavola.
Veuli
S.R. N.E.
0.
S.O.
anno
N.O
E.
Totale
1»1 /
12.
13.
/.
8.
6.
3.
61
1818
11-
U.
7.
14,
10.
1.
57
1819
34.
2.
11.
5.
3.
35
1820
16.
5.
12.
22.
15
70
1821
G.
2.
16.
12.
6
. 12.
54
1822
17.
23.
7.
7.
2.
)^8
1823
7.
26.
11.
14.
H
. 10.
79
1824
25-
12.
5.
10.
4
56
1823
9.
30.
22.
4
3.
68
1826
U.
29.
30.
7.
2
. 2.
84
To tale
161
160.
128.
99.
54.
40.
642
246
Dallo slesso decennio di osservazioni resiilla pni
(1) che il medio di giorni piovosi in ogni mese si e
— 8, in gennaro^^^S. in febbraro — 7. io niarzo — 4.
in aprile — 3 in maggio — 2. in giugno — 1. in luglio
— 2, in agosto — 6. in seltembie — 7. in ottobre — 6.
in novembre' — 8. in dicembre. E quindi i mesi piu
piovosi sono dicembre e gennaro, poi marzo ed ol-
lobre ec.
Giorni sereni ' •
Questi giorni, olire ell'essere numerosi, sono
preziosissimi in inverno, in pnmavera ed in aulunno;
e le belle giornate di Catania sono rinomale in Si-
cilia, per la purila dell' aere che vi si respira, e per la
dolcezza dalla temperatura- JNe'piii rigidi nu-si, infalii,
cio e dicembre e gennaro, la media lemperalura e
fra 59 e -iS; e quesli due mesi contano undici gior-
ni sereni per ciaschedimo. Febbraro e marzo ne con-
tano 12 con una lemperalura fra 50 e 54, aprile li
con la lemperalura di 61^ seltembre 15 lamp. 79.
15 anche novembre col gr. 59 del lermomelro.
Moderala a lal segno la lemperalura ue' piu ri-
gidi mesi dell'anno, e giiingendo i giorni sereni ad
un medio di 174, puo ir,incaniente slabilirsi la dol-
cezza del nostro clima, sopra qualunque allro di Si-
cilia slessa (2).
Mesi
Gennaro , .
Quasi riepilogando quel che si e delto qua e la
(1) Wdi il vol. cil. ilcgli AUt Gioen. lorn. VI.
(2) Vedi la Mem. cit. vol. cil. lav. III.
2i7
inlorno a' mesi ingonerale, possiamo stabilire che gen-
naro e dominalo dal vcnlo N.O. e per consegiieoza
essendo questo venlo quello che slabilisce la piu fredda
temperalura nel nostro clima, in inverno gennaro e
il mese piu freddo di lulti. Infatli in dieci aoni ha
marcalo il massimo freddo per sei volte. La sua Icii*
peratura media, non ostante, resulla 48 far. Esso con-
ia, un per I'allro, olio giorni di piogge, come dicein-
bre: ma non manca pero di vanlare undici giorni se-
reni, i quali, nella menzionata nudia temperalura di
•48 Iraslormano in primavera il piu freddo e piovoso
de' noslri mesi.
La massima elevazione del Baroraetro giungo a
30,'42. la minima 29 63 — la media 30. 2. — ^il veiilo
pill freguente, dopo ii JN.O. e il Levanle.
Febbraro
Domina anche in questo mese il N.O. per cui
in dieci anni ha marcalo due voile il massimo hod-
do. La sua media leinperatnra pero non e minore di
5o. Le piogge non si riducono che a cinque giorni,
ed air inconlro sono (jodici i giorni sereni.
La massima altozza del Baromiiro arriva a 30
27.— la minima a 29 69. la media a 29 99. II venlo
che piu spesso vi bpira, dopo il N.O. e il Levunte.
Marzo
Marzo c dominalo dal N.O. esso pure cd ha
marcalo una sola volla il massimo I'red Jo, nel (ieccn-
nio di osserviizioni. La sua media temperatura crcsce
sino a 151: ha sollo giorni di piogge e 12 giorni
248
screni. La elevazione massima del Baromelro arriva
30 27 la minima a 29 55, e a 29 95 la media—
L' E. vi sofEa piu d'ogni altro, dopo il K.O.
Queslo mese, per la incostanza di temperalura
e contrario alle croniche malatlie linfatiche. Le mat-
line e ie sere sogliono esser moilo fredde, menlre
air inconlro le ore medie del giorno, quando e se-
reno, sono riscaldale dal Sole, come nel principio
deir esla. Le piogge sono riguardale in queslo mese
come I'indice della uberlosita del ricolto; per cui
un' acqua di marzo e passala in proverbio come
simbolo di cosa vantaggiosa.
Aprile
II N.O. domina pure in aprile. La sua media
temperalura cresce sino a 6< ; ed il numero de' giorni
sereni arriva a /^, come mancfino grtidatamenle i
giorni di piogge, che non sono piii di 4; general-
mente leggiere e spinle da venli occidenlali. La mas-
sima elevazione del Baromelro e 30 26, la minima
29 13, la media 29 99. II vento che piu si sente
in aprile, dopo il N.O. e il S.E. lo Scimcco, che
in queslo mese, e nel seguenle soffia piii spesso
che in altro tempo.
Aprile, in (^alariia, e il meso dclie risoluzioni doile
mnlallio rroniche, ed li p;u saiio di lulli i mesi. La
k'liipcraliica di 61, e pre/insa io ogni clima, e qui
ill particolare si gode nel mese piu bello di prima-
vera.
Maggio
L' Est e il predominanle in queslo mese. rOvesl
249
pero vi spira anch' esso «ii freqjenle e la vincerebbe
sopra r Est, senza I' niiito del i;aiii;inoso soirocco che
a quello si unisce. II iiumero de' ^iorni di piogge non
arrjva cho a in;, ed all' iiiconlro j i^iorni sereni sono
H. II massimo del IJnromelro e 30 24-, il minimo
29 79, il medio 30 1. Le nolli di maijjj;io sono nel
noslro clima d' una teinporalura moderatissima, ma i
giorni cominciano ad esser caldi ; non lascia luttavia
queslo mese di osser, piu che altro, sDjcrgello a' nernbi
ed die brevi ed inlerroUe piogge di poiienle, le quali
fraslornano non poco il felice andanienlo della raalu-
razione dolle biaie; e bast.i un sol giorno di sciroc-
co 0 di pioggerelle in maggio per avvelenare le liele
speraDze dell' agncollore.
Gmgno
In giugno 1' impero del vento Ovesl si stabilrsce,
e la stagione diventa posilivamenle calda. La media
temperalura arriva a 78, la massima pcro e non solo
80, ma e giunta siiio a 92 nel 183i, ed a 103 nel
1822. 1 giorni di piogge non sono piu di 2, e 17 i
giorni sereni , La massima elevazione del Barnmeiro
giunge a 30 22, la minima a 29 88, la media a 30
3. Basla dire cbe queslo e il mese delle messi nel
noslro clima, per concepire di quanta aspetlazione e
di quanto inleresse egli sia per Calania, cbe ronta
per prima derrala del suo commercio il prudoUo dei
cereali della vasla sua piana .
Luglio
Si Iralla ora del piu caido de' noslri mosi . i 3i
250
cui giorni di ponente sono veramente affricani, come
lo sono negli allri luoghi di Sicilia. In Galania pero
tanto calore, cessalo appena il soffio del ponente cal-
do, e mitigato dal costante grecale, per cui si ha qui
minor caldo che ne' luoghi ove questo benigno vento
noQ viene dal prossimo mare. Non ha questo mese
che un sol giorno di pioggia : anzi nel corso di ta-
luni anni non ne e caduta goccia, come accadde nel
1819 1821 1822 e 1824 ; ed all' opposlo conta 22
giorni sereni, e supera in questo qualunque altro
mese. La media lemperatura e 86, ma il massimo
caldo di lullo il decennio delle osservazioni accadde
in questo mese nel 1822, giungendo il Termometro
al grado 104-. La massima elevazioni; del Baromelro
e 30 21 Ja minima 29 93. la media 29 98 (n-b.) .
Agosto
Questo mese non cede di mollo in calore al pre-
cedente; per la media temperalura resulta anzi mag-
giore essendo quesia 87. II venlo dominante e I' E.
ha due giorni di piogge, e 19 sereni. Esoggelto a nembi
a fulmini, a piogge copiose, tanto lavorevoli per rin-
fiescar r aria , giovare agli alberi ed alle viti dei
uostri contorni principalmente. II massimo d(d Baro-
metro e 30 22, il ramimo 29 91, il medio 30 7.
{IV. B.) In qiiesle osservazioni non e stala dedolta la cor-
rezione sul termometro, e iioi rapporteremo qui appresso il
Siiiito delle Osservazioni metcorolosiclie, fatle nell' Osservalorio
(lella Uiiiversita degli Slmlii, per una serie di anni. posteriori
al decennio che qui si cita.
251
Setlembre
Ricomincia in questo mese il dominio del N.O.
I giorni di pioggia crescono sino a 6, quelli sereiii
sono lucidissiini, e non meno di 13. La temperalura
media e 79. La massima elevazione baromelrica 30
19, la minima 29 79, la media 30 3.
Setlembre e il mese della vendemmia ne' coiitorni
di Calania, ed allora si raccoglie il riaomalo vino
delle Terreforli , tanlo slimato nelle sunluose lavola
di Europa.
Ouobre
I Calanesi vanno a godore della villeggiatura in
questo mese. I villnggi dell' Etna co' loro conlorni
scmbrano in verila le terra predilette di Pomona e di
Bacco ; e chi vuole avere un* idea della fertilita del
snolo vulcanico deve percorrere in otlobre b falde
deir lllna, per restar convinlo di quel che uon vedulo
potrebbe seinbrare esageralo.
II veolo E. e il predominanle in ottobre. 1 giorni
di pioggia sono 7, ed 11 i sereni. La media tempe-
ralura arriva a 70. 11 massimo del Barometro a 30
27, il minimo a 29 80, il medio a 30 2.
Novembre
I giorni sereni sono piij in novembre che in
ollobre ; essi arrivauo a 15 ; ed e a causa di lanli
bei giorni che il principio di novembre si chiama
I' csid di S. Blartino. La temperatura media e 59, il
venlo dominante il N.O. II massimo del Barometro
30 31, il minimo 29 77, il medio 31 4. : ,
232
Dicembre
Finalmeale anche in dicembre predomina il N.O.
I giorni di piogge sono 8 come m gennaro ed 11
ugualmenle i giorni sereni. La lemptsralura media o9.
II massimo del Baiooielro 30 33, il minimo 29 72,
il medio 29 90.
Resulta cosi da queste osservazioni sii' mesi che
il piu freddo e gennaro ; iuglio il piij caldo. Che it
maggior numero de' giorni piovosi si conla in dicem-
l)re e gennaro; che Iuglio ha piu giorni sereni, ed
in seguilo agoslo. Che \\ vento di Ovest predomina nei
mesi di giugno e Iuglio ; I' Est in quelli di maggio,
agoslo ed ollobre ; ed all' incontro poi settembre,
Doverabre, dicembre, gennaro, febbraro, marzo ed
aprde soao dominati dai N.O.
. Meieore '• > '-
Si dovrebbe far cenno delle nevi, delle grandini,
de' fulmini, delle nebbie, se queste meteore fossero
frequenti nel noslro chma. Ma sono esse cosi rare
fra noi, I'he non e omissione essenziale il non far qui
menzione di feoomeni,, i quali non si veriGcano che
due o Ire volte all' anno, e spesso neppure una sola
volla. Basla dire che la nebbia non si e osservata in
(latania in tutto il corso del decennio che sole due
volte nel 1818, in aprile cioe e Iuglio, ed in Iuglio
iicl 1820 ; meiilre poi e freqinnlissima nella reginne
nemerosa dell' Etna. In quanto a' /ulmini sogliono
questi accompagnare per lo piii i neaibi spinli da
Venli occidenlali ; e se talvolta piombano in cilia, so-
gliono per lo pill toccare le ajle facdale e le lorri
253
delle chiese. La neve in Catania e una oovita, se
per caso qualche volta vi fiocca.
Affiiie di non Irascurare i resuUamenti di piij
esallu e piu estese osservazioni meleorologiche, fatla
in Catania, passiaoio a rapporlare il sunto di quelle
dell* Ossorvalorio della Universila , alzalo la prima
voila a niia islanza e sotlo la mia direzione. Resulta da
quesle che il medio di tulti i mesi dell' aimo, dei
varii istrumeuti raeteorologici, e come siegue.
Barometro
30 040_mas.
2!) 599— min.
29 791— med.
I 74. 303 »
Termoraetro ^ 61 122 »
I 67 937 »
( 63 483 »
43 695 »
54 063 »
19 579 »
16 008 »
17 842 »
Igrometro
Cianometro
Pioggia
{ 2 0667
Evaporazione I 4 1490
Vento { E.N.E.
Massimo, niinimo, e medio — iicH' anno.
I 30 430_mas.
Barometro . 29 325 — min,
I 29 791— medio
••^r ' '
I./ >•- I
ex
2'6i
I 108 0— mas. .^,;,.. ^i,^,.
Termomelro ( 42 0— mia.
I 67 9 — medio
Quantila Ji pioggia_Po!l. 24 640
Giorni sereni 174
» piovosi 63
1 varii 128
§ 24. Del mare.
Quando il mare Jonio lasciava alio scoperto il
terreno secoadario dclla cosla orienlale di Sicilia, non
che quello miocene dolla terziaria formazionc, esso
occupa\a uno spazio maggiore di qiiello in che lo
Vediaiuo in oggi rislrello. II mare cosleggiava, in quelle
remolissime epoche geologiche, il lalo occidenlale delle
mnnlagne di Taormina, quelle del Mojo, quelle orien-
tal! deila Placa, di Carcaci, e di Geiitorbo, innoltra-
vasi sine apple del monte di Torcisi e delle braccia
di quello di Ramacca. Toccava la Callura, Carmito,
Si'jona, Bagnara, e cnsi via via per Piimosole , S,
Demilri, Jgnone, S. Calogero ; il Capo di S.* Groce
non era formalo luttavia.
Nel mezzo della linea relta, lirata da Taormina
a Ramacca, aprivasi la sirada a traverso delle acque
il vulcano dell' Elna : ed i gruppi basaltici della Trezza
e gli scogli de' Ciclopi, non che quelli dell' Agnone si
eleva\ano soilo il livello del mare del basso sue fondo.
L' Etna compariva grado grade come una isolella
conica di un vulcano ardenle, e nel tempo stesso la
formazione lerziaria /r/Zoee/ze si stabiliva lungo I' anlica
menzionata cosla, allorno all' Etna ccscente, ed agli
scogli de' Ciclopi.
2S5
AI nuovo riliro delle acqne quando a nudo si
reslo la terziaria forniazionc, 1' Etna ed i gruppi ba-
saliici si Irovarono riuiiili per essa alia raassa del-
r Isola ; e dell' immenso antico Goifo non reslo al
mare Jonio che il solo spazio in oggi occupato dallii
plana di Calania ; la quale da capo a fondo non e
che un lerreno alluvjalo, Irasporlalo dalle montagne
di quella parte di Sicilia che resla dal lalo di 0. e
N.O. di essa piana, e che ha costrolto gradalamenle
il mare a rilirarsi. Non solo percio il Golfo fu ri-
slreUo per la terziaria formaziono pliocene, ma lo fu
in seguiio pel suolo alluviale della piana. Dopo lua-
go corso di secoli, qiiando 1' Elna innalzala creM)e
tanto di mole cogli sviscerali materiali che addossavasi,
da poler versare le sue correnli sopra il terreno tfjr-
ziario che atlorniavala, il mare fu costrello anche
dalle lave a rilirarsi; e noi ahbiam veduto come tuKa
la parte orionlale e meridionale de' contorni di Catania
e slala accresciula di suolo per li varii corsi di lava.
Ill oiTiii il mare di Calania si conlisne in uq
Golfo dello slesso nome : la sua eslensione pero, come
Joiiio, per JN.E. e S.E. e varia ; imperocche per
Greco esso si eslendo per mii^lia SO sino alia cosla
di Calabria e Capo Sparlivenlo ; per levanle per rai-
glia 300 sino alia cosla occidenlale della Morea ; per
E.S.E. , e per b.E. per miglia lijOO sino alia cosla
di Siria, e per miglia liOO sino a quella di Egillo.
II Goli'o e cliiuso per mezzogiorno liel Capo S. Croce
sine air Agrione, per ponenle dall' Agnone sino a
Catania, e per tramonlana da Calania sino al Capo
de' molmi.
Si va esso lentamente restringcndo dalla parte
di ponenle per lo graduate accresciinento della spiag-
256
gia di arene, in che termina !a menzionata Pia7ia di
Catania. Ollre di esser questa un terreno alluviale,
come venghiam di dire, e pure ud bacino idrografico,
ove scorre il Simelo, ingrossato nelle sue acque dai
tre fiumi tributarii, il Cimarosa o Salso, il Diltaino ed
il GurnaloDga. Le areno che queslo anlico e rinomalo
Cume Simelo scarica nel mare colle sue piene, vcii-
gono poi dal raare slesso che se ne inlorbida rigot-
lale sulla spiaggia ; ed essa va cos) avanzando verso
levante, pero dalla foce del fiurae alquanlo piii verso
r Agnone che verso Catania. Si vede infalli che nella
punia del Delia del Simelo la spiaggia e piu iiinol-
trata in mare dal lato di mezzogiorno. A cio coniri-
buisce in massima parte la correnle litlorale che viene
dalla cosia di Messina, e che trasporta le torbide del
Simeto sempre verso la parte destra deila spiaggia.
Le arene cosi Jasciale a nudo dal mare, e di-
seccale da' calori eslivi, vengono agitate da' venli e
van formando delle piccole elevazioni, conosciiile sotlo
il nome di dune, di ciii e formato tiillo il menzio-
nato liltorale del Golfo. Le alluvioni pero non lasciano
di coprirle gradatameole con terra vegetal)ile ed ar-
gillosa della slessa Piana ; ed e pemo che I' agri-
collura ne va traendo vanlagi^io, e gia gran parte e
verdeggiante di alberi, di vili e di cereali, prmcipal-
menle nella parte dctlii Arena di Catania (Ij.
La vicinanza del mare, come abbiam diaiostrafo,
influisce moilissimo alia purila dell' aere e al lempc-
ralo grado di caiore in esta di Catania : ma e ulile
del pari per 1' abbondante pescagione uon solo, ma
(1) Vodi la Ulcmor. siil lopreno dolja Piana di Cafania,
Alii Gioen. vol. xin. SuH'Arcna di Catania — Atli Gioen. vol. i.
257
principalmenle per lulti i vanlaggi che arreca ad ua
paese il mariltiiuo comniercio.
E slato nominato in lulli i tempi il noslro golfo,
come pericoloso a' naviijanli ; in eflelto in ogoi golfo
e senipre difficile e malsiciira la navigazione , e quaiito
si e delto di quello di Catania e ."-Into repiiccilo per
quello di Salerno, di Squillaci, di Taranlo, di Geneva
e (ii lulti i golfi del mondo, ove le tcnipesle sono
frequenli, e si corre rischio di andare a ruuipere su-
gli scogli o ad arenare neile spiagge.
Quelle del nostro mare sono cosi frequenli ed
ovvie che iion si e avula cura di tenerne nieutoria
dislinta. Non scorrono qualtro o cinqMe anni senza
che il mare non infierisse in niodo terribde conlro
la parte N.O. del gollb . La teinpesta poio, da noj
piu volte qui inenziuiiata, de' pricni di novembre 184G.
reslera al certo raemorabile per la violenza, superiore
a qnante se ne possono rammenlare, e per la lunga
durala di costanle lorza ; alia quale se pote re^islere
il Molo di ('atania, e la piu parlante prova deila sua
slabilila (1). Ed in vero per la linea tirata in direzione
di S.E. il Joiiio e va^tlssinio, e le terre che prime
vi s' incontrano sono Candia, e poscia I' Egillo.
II vento E.S.E. c quello che solleva queste tein-
pesle ; e come si e dello, di.pprima il cielo diviene
lusco, e si accompagnano minolc, parziali e scarse
pioviccine ; il venlo diviene piu e piu forte; il mare
non tarda ad agilarsi, poi a ravvol^ersi in alli spu-
inegijianti marosi ; le arene delta spiaggia e de' bassi
londi ddl lilloiale veiigoiio a mescolar>i colK; a( juo,
c queste diventano lorbide e giallaslre. In queslo slato
(1) Vctii Gioni. Gioen. Tom. An biiii. i.
33
238
le onde formidabili si dibbatlono coniro il liltorale (!i
lave con orrido fragore, e lo superano col loro sprazzo,
che poi a guisa di un furao viene spinlo a grandi
distanze dal venlo recando danoo posilivo alia vege-
tazione.
In Catania, sprovvedula un tempo del braccio
del Mole, e della slessa darsena, il mare tempestoso
giungeva a ballere coniro le mura della cilia, ed
enlrava talvnita sitio nella poila LV.eda, per cui le bar-
che de' pescatori doveaii lirursi nella piazza del Duomo,
e nella slrada, allora del Serraglio vecchio. Gompita
la darsena cio non avveniva che assai di raro ; e come
via via si e avanzato in mare il braccio del Molo,
non si e piij verificalo tale inconveniente, ne anche
nel tempo della slessa formidabile tempesta del 1846.
Won era pero queslo il danno maggiore. Tratlavasi
che i bastimenli stessi ancorati nella darsena , o al
quanto in fiiori erano slrappali dal silo e sbalzali
soUo le mura del Vescovado, dove conquassali e rolti
doveansi vendere per legna. II caricalore di Catania
perlanto era deserlo in inverno e primavera, e si ve-
deva quaiche baslimento in esla, venuto a caricar
derrale ; delle quali la maggior parte pero doveasi
trasporlare per negozio in allra piazza di commercio.
II bisogno di un IViolo nacque qiiindi coll' ingrandi-
menlo di una ricca ed abboadevole cilia mariltima e
fu motivo che per tanli secoli divenne il pereuue de-
siderio de' Catanesi, Ma fallili per piii d' una volla i
tenlativi di costniirlo, si credeva dal maggior numero
esser I' opera del Mulo prcssoche impossibile a por-
tarsi ad efietto.
Pero dietro i progressi dell' architeltura idraulica ;
dielro pesate direzioni, e sottu la vigilaoza di zelaiUi
259
ed onesti atnminislralori 1* opera fii n'cominciala, dopo
sei inulili tenlalivi nello spazio di anni 400, nel 1841,
ed e oggi presso al lotale suo compimenlo ; con una
spesa di ducati 300,000 erogali dal solo comune di
Catania, senza che il Governo ne fosse slalo per nulla
interessato (1) .
La infida staziono del caricalore di Calania per
lanto e divenuta porlo siciiro e comodo , delia lun-
ghezza di canoe 183, e della largliezza di caiino 190,
inclusa la darsena e la marina, con una imhoccalura
di canne 125, e con una profondila di palnii 17 sino
a 43, di saldo ancoraggio, e ben munito di colonne
di ormeggio. 1 basliinenti vi enlrano ed escono coo
tulti i veuli, avendo lo spazio di bordeggiare ed ese-
guire lulte le manovre di marina.
II mare ini'uriato, oltre della eslesa scogliera che
ne infrange la f'orza, Irova allro oslacolo nel muro di
spalla, alzato sopra il braccio del Molo, e le acque
del porto restano Iranquille nel lempo delle piu furiose
tempesle.
Solto al soffio dell'E.N.E. il mare si solleva al-
quanto in tempesta, ma non e mai peniicioso in quesla
parte del golfo, come nelia parte dell' Agiinne ; e
del pari il S.O. non movendo che le sole acque del
golfo, non arreca mai danno nel porlo.
ProdoUi del Marc
Noi daremo snllanto il calalogo dcgli animali piii
comuni, e piii couosciuli sia per uso econoniico, sia
(1) Vodi le Mem. su' lavori del Molo di Catania. Giorn.
Gioen. Tom. xi, xii ec.
260
per oggelti natural!, classiGcati secondo i mefodi piii
recGDli (1) .
Pesci . s ). >
Spinolla — Perca labrax L. ,i
Sirraina =— » cabriUa L. .,
(hernia — )> cernua L. i
Tracina — Trachinus drago L.
Cocciu — Urnno'icopus Scaber L..
Agiigghia — Exos bi'lone L,
Trigghia — Mulliis barbalus L. ;•.-, ,
Guccuma — Trixjla cuculus L.
Sparacanaci — » aspera Guv.
Scrofana — Scorphcona scropha L. , , 'vij)
Umbrina — Sciena umbra L.
Saracu — Spams aiirala L.
Pauru — » pagnis L.
Ltivaru — J) erythrinus L. • ■. •
Ajula — » mormyrus L.
iJentici — » dentex L.
Occhiala — » macrophthahnus L.
Cinciaslra — » cantharus L.
Vopa — » Zit>oy;s L.
Sarpa -^ » sa^^a L. : . -
Giaula .=^ » moena L.
Pisciluna — Castagnole (iUV.(/b/-sg CAeWow ?
Slrumnu — scomber scombrus L.
Tunnu — » tynnus L.
Palamilu — » pel amis L .. ''•
Alulouga — )) alulunga L.
(1) Elaboralo momoric sopra tale sul>jcllo si Iianiio Degli
Alti (leir Accad. Giuciiia.
261
' Satiru — scomber
Irachurus L. ;,,-:
i Pisci spalu = xiphias
ens is L.
Capuni — coriphena
! hippuriis L.
Miilettu — mu(]il
cephalus L.
Giirgiuni — gobius
niypr Cuv.
Mazzuneddu — »
mrnalus Cuv.
« Piscatrici — lophius
pisccUorius L.
i Vidiulu — labrus
julis L.
ZuradJu =— »
»
1 Munacedda — »
chromis L.
TeDchia — ciprinus
tinea L.
Luzzu — exos
Indus L.
Sarda fimminedda —
clupea sprattus fj,
Sarda masculina — »
encrasicolus L.
Alosa — »
alosa L. n ; ih,
Ancidda — murena
anguilla L.
Miirina — »
helena L.
Grungu — J)
congr L.
!\lirruzzu — gadns
merluciiis L.
Panta — pleuronecies platessa L.
Palummeddu — sr/iialus
stellar is L.
Tremula =— raja
torpedo L.
Picara — »
^rt/is L.
Lungo sareblje il calalogo de' pesci del nosiro
mare, e si piio riscontrare nolle opere di sloria na-
lurale Siciliaua. Di quesli sopraccennali, c di allri
non pnchi, se ne veggono tulli gli anni. Di essi
piTo taluiii sono i compngni di cerl(> slagioni , c di
dati lcm[)i; come p. e. la Ciaula con la sua femi la
ininuld (spaius luaetia) e il pesce della esla, come
lo e la sarda ftininella (cluppa .sprallus) ; quelia ma-
scoliiui (c'lu[)ea encrasicolus) e peace d' inverno e pri-
262
mavera; e quando prolunga la sua diraora sino al
principio di esia, diviene di catliva qualita; e cosi
di molli altri, fra' quali si distingue il capuni (cori-
phena hippurus) che non si vede se non per uno o
due mesi, ollobre cioe e novembre. Con tullo cio
il mare di Catania e pescosissimo, ed un' inliero
quartiere deila citla, detlo la Civita, e abilato da
pescatori, da* quali la popoiazione ascende a circa
3000 anime.
Dfcl resto degli animali viventi nel mare non
daremo che il nome sistemalico, non avendo noma
siciliano speciGcato. Gli echinodermi sono lulti
indislintamenle detti rizzi; i croslacei, grand ; le
conchiglie bivalvi tulte in generale crocckiuH, ec-
celluali i rciloli, delli calacozzuli, e le donaci delle
cozzuli; le univalvi detle jnuccuni, a meno di qual-
cheduna che anderemo notando.
Croslacei macrouri piii comuni.
Paeneus sulcalus. Galatea strigosa.
Palemon squilla. » rugosa.
Palinurus vulgaris. Astacus marinus.
Scillarus arclus. Pagurus bernhardus.
» » lalus. » ec. ec. ec.
Croslacei brachiuri
Maja squinado. Calappa crcnulata.
Doripe lanata. Cancer pagurus. ^
Porlunnus pubor. » maenas.
Dromia Humpbii, » spinilVons. ec.ec.
263
Echinodermi
Aslerias rubens. Spatangus purpureas
» aranciaca. Glypeaster rosaceus
» equeslris. Gidariles histri
» ophiura. Fibularia tarenlina
» caput raeduae. Echinus esculentus
Molluschi
cefalopodi
Octopus granulatus. Lollgo vulgaris
» macropus. » sagillata
J) muscalus. Sepiola communis
u vulgaris. Sepia ofQcinalis
Argonauta Argo. ec. ec.
Pleropodi
Hialaea tridenlata. Cleodora piramidala
Gasteropodi
Trochiis (imhilicaris
Li
imax
albus.
1)
cinereus
fiiillaea
aperla
Bulla
lignaria
»
striata
»
hydalis
s
divaricalus
»
cinereus
»
laevigatus
B
elegnns
>
conulus
ec. ec.
Umbella medilerranea
Trochus granulosus Monodonla Jusseui
u zysiphinus » Colunnii
» luagus Solarium slramioeum
261
Solarium luleum
Turbo rugosiis
» ruJis
M, ; j; : neritoides
» littoreus
Turrilella terobra
» subci'irinala
J) imbricala
» Iriplicata
Scalaria lamellosa
B communis
» brunnea
Rissoa acuta
» Boschii
» venlricosa
» costala
» fulva
» cancellata
» cucullana
Tornalella fasciata
lanlhina communis
» fragib's
Kalica glaucina
» raillepunclala
y> canrena
» bicallosa
» Valenciennii
Npriliua viridis
IVerita polila
Crepidula ungueformis
5) fornicala
Calyptraea vulgaris
Sigaretus halioloideus
Conus mediterraneus
J Franciscan us
1 ater
Cypraea lurida
» cinnamonea
)) flaveola
J) moneta
» pedicuius
» coccinelia
)) carneola
Volvaria miliacea
)) Irilicea
)) monilis
Marginella Candida
Colombella ruslica
Ovalella auricula
)) myositis
Mitra Delrancii
)) Savignii
» plumbea
Buccinum nliculalum
» prismalicuca
)) nerilaeum
)) corniculum
)) Linnei
» semipelluciduin
T) laevigaluin
)) mutabile
» ascanias
» cnrnicuiatum
Dolinm galea
Purpura hemasloma
Cassis graniilosa
Cassidaria echinophora
J) tyrrena
Cerilhiuiii vulgalum
)) radula
)) perversum
» cancellatum
J) versicolor
Murox brandaris
» trunculus
» Grossi
» scaber
» coslularis
J) tubifer
» culacens
Trilim pi lea re
» scrobiculator
B variegalum
J)
Ranella gigantea
» pigmaea
Fusus syracusanus
» rostratus
» lignarius
Pleiirotoma nana
» imperialis
» laevigaliim
» concinna
Fascicolaria tarcntina
Rostfllaria pes Pelecani
Vormetus gigas
» glomeraliis
» semisurrpctus
» triquetor
265
Siliqiiaria anguina
Dentalium sulcatum
)) corneum
)) entails
1) tarentinum
Sabellaria alveolala
)) concliiieira
Serpula decussala
» protensa
» fasciolaris
Halioiis tuberculuta
Fissurella irraeca
J) nimbosa
» costaria
Einarginula elongata
» cancel lata
Patella caeruiea
» scutellaris
» aspera
» granulans
)) Rouxii
» tarroginea
Cbitou squamosiis
J) bimacuialus
4 ' 8 asellus
)) fascicularis
Accfali
Ostrea cdulis
)) cochii'ar
Pecton pes felis
s hialinus
34
266
Peclen Jacohaeus
» varians
B flavidulus
» opercularis
» plica
» pusio
Lima squamosa
» lingualula
» inilata
Anomia ephippium
» sulcata
» pelymorpha
Spondilus gaederopus
Avicula tarentina
Pinna pectinala
Area Nohe
» letragona
» barbala
» lactea
Pectunculus pilosus
» glicimeris
)) eaerulcscens
ISucula maigarilacea
» striata
)) emargioata
Mylilus edulis
» Dreissena
» barbatus
» minimus
» polymorphus
Modiola lilophaga
» ligala
Gardita sulcata
< Cardila rufescens *
» caliculata
» trapelia
Chama gryphoides
» difformis
Isocardia cor
Diplodonfa lupinus
Donax trunculus
» loDga
» venusta
» semistriata
Cardium edule
f) aculeatum
)i erinaceum
» sulcatum
» serralum
» laevigattim
» exigiium
)) ciliare
Teliina nitida
» incaruata
» exigua
» elliptica
» hiatelloides
]) doDaciua
Lucina reticulata
» lactea
Amphidesma donacilla
» semidentala
Venus geograflca
7) tessulata
s Brognartii
)) petalina
Venus I acta
» radiata
' )) galliiia
» verrucosa
Astarle incrassala
Cylheraea chioiie
)) rugosa
)) Jactea
» exoleta
Venerupis decussala
» irus
Pelrioola lilophaga
Corbula striata
Maclra helvacea
)) lactea
» inflala
» sliillorum
Saxicava arctica
Lutraria elliplica
Panopaca Aldrovandi
Tracia phaseolina
Solen vagina
» siliqua
» ensis
» legumen
B slrigilatus
Psammohia muricala
» florida
Pandora rostrata
Pandorina coruscans
Lutraria Gollardi
Bornia corbuloides
Pholas dactylus
267
Pholas candidus
Teredo naval is
Brachiopodi
Terehralula vilrea
« tnincala
Cirropodi
Analifa la e vis
» stridla
1) deniata
Balanus cylindraceus
» perforatus
B balanoides
» tulipa
)) curvalus
Chlainalus stellaris
Pyrgoma cancellala
Acefali
Medusa aequorca
» velella
Actinia equina
» efTaela
ec. ec. ec.
Polipi
Sorlularia ponnatula
Fluslra foliacoa
268
Cellepora
Tubulipoja
Corallina
Flabellaria
Anlipates
Gorgonia .•,'m,'T
Isis nobilis
» ippiiris
Madrepora fungites
Cariophillia ramea
Aslraea
Meandrina
Millepora aspera
J » cellulosa
» reliculala
Alcyonum digitatura
» ficiforme
» cribrarium
» cydonium
'-\-l !'•
Alcyonum incruslans
»
opunlioides
»
medullare
»
bursa
Spong
ia officinab's
))
cariosa
»
licheniformis
»
byssoides
»
iticrustaDS
.; »
pala ;
))
turbinata
- . »
iDtestinalis
»
basta
»
semitubulosa
»
virgultosa
»
stuposa
1)
clathrata
- »
panicea
ec. ec. ec
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I ■•■!
DELLA
STORIA DElli yOlOGIi Dl SICIIIA
DEL SEGOLO XIX.
MOVEKDO
DA QUELLO DELL' EGREGIO
COMLM'AZIONE .
DEUO
AIITIGOLO — MOLLUSGHI
LETIO iNELLA SEDITA 0RD1>AR1A DEL FEBBRARO 1849,
{■ :'■ i,;i.iil';
'; i'3
PJel 1839 uno de' pochi collivatori della sloria naturale
siciliana, caldissimo del progresso di questa scienza
e valoroso investigalore delle naturali produzioni,
r ornalissimo prof. Pietro Calcara da Palermo, da noi
per lo aiJdietro ricordato, dava foori colle stampe il
suo primo saggio di malacologia siciliaDa. Molli sono
i lavori di questo naturalisla riguardanti la storia dei
roolluscbi , che vivono ne nosiri raari, nelle nostre
acque doici, nel nosiro suolo ; e di ciascuno daro
adequala contezza. II primo, di cui per ora mi occu-
po, porta per tilolo : Ricerche malacologiche del dolt.
Pietro Calcara, e comprende 1: la esposizione di
alcune miove specie di conchiglie appartenenti al
genere Pleurotoma del sig. De Lamnrck colF aggiun-
ia di lutte le altre fossiti e viveiiti che rinvengonsi
nei dinlorni di Palermo — 2: \a descrizione di alcuno
nuove specie di conc/iiglie spettanli a diversi generi
del sig. De Lamar k.
E scendendo a dire del prime arlicolo di queslo
lavoro, le specie del gen. Pleurotoma che descrille
vi stanno, vivono nei mari di Palermo, come viene
dal tilolo della memoria annunciato, o nei terreni dei
dinlorni di essa rinvengonsi. Perlocbe oltre il pregio
272
in che il travaglio del Calcara deve lenersi per le
specie nuove delle quali conliene il ragguaglio, per
le allre di cui si fa inensioue, e dal lato della utilila
lopograGca riguardanle la malacologia siciliana e
eziandio interessanle. Le specie nuove sono ; \' Pleu-
roloma cancellata ( P. graticola ) , comune D(^I mare
di Palermo — 2. Pleuroioma Paciniana {P. di Pacini)
vivenle, e che 1' aulore ha descritto niinuziosameiile dif-
Terenziandola dalia PL eburnea di Bivona, che corri-
sponde alia PL Vauquelini di Payredeau — 3. PL
fusca {P. fusca) vivente nell' isola di Paiitelleria —
4. PL stria {P. stria), che rinvienesi nell' argilla
calcarifera di Solan to — 15. PL Philippi {P, di Phi.
Uppi) fossile deir anlidoUo terrene.
Le altre sono: 1. PL inflata de Crist. (;t Jan,
che e la P. Leiifroy di Mich. — 2 PL reticulata IJron. —
3. PL concinna Scacc. ossia PL linoare Mont. — K. PL
•cariegatum PhyL cioe la P. Bhilberti di Mich. — 5.
PL rude di Phil. , che quest' ultimo aulore ha do-
vuto nella seconda parte della sua Fauna del niolluschi
deli* una e dell' allra Sicilia appellare Pi. (jranum
posciache si rese accorto un lal noma essere stalo
da Broderip ad altra specie dello slesso genere im-
posto — 6. ^L subecaudata Biv 7. PL suturnlo
Bron. che e la PL gracile di Mont. — 8. PL jranile
Philip, cioe. la Pt. altenuata di Mont. — 9. PL Galli
Biv. fil.— 10. PL Vauquelini Payr _ M. Pi. Mara-
vignne Biv. (11., che e la PL elegans di Scuo 12.
PL Bertrandi Payr., ben di versa dalla /•/. Ginanniana
di Scac. — 13. PL plicata Lk., a cui I' autore crede
corrispondere la PL nana di Scacc. — \k. PL inter -
7?ie</m Biv., le varieta con gli avvolgimenti dclla s^pira
Icvigalissimi, che il Phil, chiamo PL laecigaium,
273
1I>. PL Carinata Biv. fil. . 10. PI. sirnilis dnWo slesso
autore vivenle, 17. PL Cataphracla Baster. , \^ PL
virrjala Biv. fossile iici tcrreni .iCiiilln-calcarifori d<ila
rorinazioiic di seditneiilo vicino Palermo. , 19. PL ci-
nelella Biv. I'.
Si occiipa r ornatissimo aulorc nella seconda
parte del la sua nieoioria dejia descrizione di alcune
specie nuove di eonrliiglie dal medcsimo rinveiiute,
di cui la prima apparlieiie sccondo lui alia famiglia
dalle Scalane pd al gen. Delpkinula — E' nomata
Delph. pusilla, [D. piccina); ma qiie.sla, comiine nella
nostra coiilii;iia spiagi^ia dell' Oirnina, l"u conosciula
0 desorilta da Walker col nome di Helix subcarinata,
e dal I'hilippi riporlala con dubhio al gen. Nalica.
La seconda spolla alia famiglia delle Turbinaceo ed
al gen. Monodonta del sig. Lamark, ed e appcllata
Monodonta Tinei, vivcnle nel mare di Palermo, non
che fossile dei iJiulorni di qin'sla citia, e prodofti
come nnova, e col iiume di Monod. Limbala da Phil,
che ha ignnralo la scoverla del (lalcara— Specie rara
e dislintkssima — La 3., della famiglia delle ^///)j.90-
slome (i una Rissoaria vivente, ap|)ellala Ilissoa lur-
riculala, e che ho ritenulo sempre come una Toriia-
tella, come I' autore in allro lavoro annunzia; e per
ultimo una specie del gen. Fnsus. Fusu.t f/ra?iulaius da
lui chiamato, che c veramente un Buccino. scoperta
anteriormente dal sig. Delle <',hiaje, da questo zoologista
riguardato come un Mtirico iinpiO[)riamente {Murex
Folinee) , dal prof. Alaravigna pubblicala dappoi col
nome di Buccinum Lofobrui.
Esordilo avendo imperlanto il prcgiatissirao
Calcara con buon successo la sua zoologica carriera,
3j
274
conlinuando le sue instancahlli invesligazioni, melleva
fuori colle slampe nel 1840, un secondo lavoro ma-
lacologico, che contiene imporlanli osservazioni, al-
cune delle quali hanno il pregio della novita. Porta
per titolo questo lavoro (1) . Monor/rafie dei generi
Clausilia e Bnlimo coll' aggiunla di alcune nuovo
specie di conchiglie siciliane esislenli nella collezione
della signora Teresa GargoUa in Salinas, scoverle
dal dotl, Pieiro Calcara .
Quest' opuscolo raosira che 1' aulore, non limi-
tando le sue ricerche e i suoi stndii alia coochiglia
di che van fornili i molluschi, ha preso di mira qae-
sti e la lore organizzazione a pref'erimento ; imperla-
qual cosa, come a vero zoologista conviensi, affrellasi
sul prime principio a ricordare come il genere Clau-
silia dair immorlale Linneo ne' tempi andati, ed in
epoca rccente dal Barone de Ferussae con il genere
Helix confuso venisse per la idealicila del carallere
degli animali abitalori deile Elici e delle Clausilie, e
come non dimanco differissero le lore conchiglie, ra-
gion per cui piacque al diligenlissimo Draparneaud
isliluire un noveilo genere, che Clausilia appello.
Kagiona dell' ossello elastico di cni e fornita I' aper-
tura di molte Clausilie, e conchiude non potere an-
cora esser baslevoli le nostre osservazioni per fissare
gli usi a' quali la natura lo ha destinalo.
Bapporla indi e descrive le varie specie di Clau-
silie da lui rinvenute in Sicilia e parlicolarmenle nei
dinlorni di Palermo ; cioe, Clausilia cinerea Phil. ;
Claus. papillaris Drap. o meglio di Miill. , di cui ne
distingue quallro variela; Claus. afjhiis Phil., che non e
(1) Palermo stamperia di Antonio Murulori.
275
allro se non una varieta della Claus'. papillaris, come lo
stesso Phil, alleima ; Glaus. Stjraciisana Phil., descrit-
ta anteriormenic da Gantraine col nome di Claus. mac-
rostoma, col quale deve riteniirsi nella scienza; Clans,
bidens {Turbo) Miill. ; Claus. septemplicala Phil, e
Claus. punctata Mich.
Scendendo ad esporre la seconda raonografia,
cioe quella che compreiide la descrizione dei Bulimi
siciliani, toglie I'autore, seguendo le orme del cele-
bre Deshayes, a niostrare accuralameiile il confronto
dei caratleri coi quali si e voluto dislinguere i Bulimi
dalle Agaline. E non IrovaiiJo difTerenze di sorta tra
gli aniiuali di quesli due generi di Tracheleopodi,
ha credulo eziandio non esisterne rilevanti ed inva-
riahili Ira Ic concliiglii! di quei molluschi, e ne ha
tratto la conclusione di non essere ben distinli i due
generi ia discorso: che anzi ragion vuole, e la os-
servazione lorna in appoggio della sua assertiva, che
pur si e quella del soinmo DeshHyes, che quesle due
division! malacologiche si riuniscano in una sola, cioe
nel genere Bulimo. Ed e lanto vero, o signori, cio ehe
I'aulore sosliene, che io, soltoponendo li mio giudi-
zio alia sana opinione dell' egregio malacologisla
francese, e confermando le vedule del mio diligente
collega, nell' articoio Bulimo dol mio catalogo ragio-
nalo delle conchiglie vivenli o Fossili della Sicilia,
mi determinai a riunire ai Bulimi le Af/aline. Per far
poi rilevare a colpo d' occhio quanlo i caratleri del
Bulimi e delle Afjati7ie si alloutanano nel fallo da
quelli stabilili nella diagnosi generica dal sommo Lamar-
ck,e come fra di essi avvicinansi e si confondono, pone
soil' occhio un quadro comparative, dal quale si scorge
quanto poco niiturali si inostrano alcuni generi fis-
sali da' piu celebn malacologisli. •' ' =
276
E cosi nella indicazione delle specie vivcnti ia
Sinilia, annovera le sequenli — BuUnius d-coUalus
(Helix) L.; B. acutus Brugu.; B. ventricoms Drap ;
B. inberciilatus Turt.; B. rad'alus, Bri;g.; B.
hordaceus^rng.; B.; subdiapha7Ufi Biv. f, specie co-
nosciula e che e servila per la for iniizione ili un ge-
uere nuovo (Pt/pula); B. cyh'ndraceus . specie nuova
scoverla dall'aulore; ^. aA//?7/s Biiigli. , poscia Acha-
tina\ ed oggi costilufiile un i^'-nere novdlo cioe Co-
chlicopa di Fetussac; ^.; follicukis {achatina folli-
culus) Lak.; B. acicula Brugli ; B MandraUsci
del Doslro autore, specie con diibl)i() rif'eiila alia Si-
cilia; B. minimus Brng. ( Auricula minima Drap. ),
che io credo dovcr rimatiere tVa le specie del genere
Auricula, se si vogiia rinunziare al genere Carichium;
B. uniplicalUH di Calcara, die per i caraLteri dclla
conchiglia deve appartenere alle Auricule. ma che
1' aulore ha riposlo Ira i b'jiiini, perclie assicura sp-
condo le sue osservazioni prosentare ideutita di forma
deir animale con quello dei bulimi.
Passa per ultimo a descrivere varie specie nuove.
Cosi un Solen, che chiama inllalus, fossile del calcareo
coiichigliare di Marsala; un Analina da lui delta ra-
diala e come nuova descritla, ma ehe secondo gli
uitimi avvisi porveiiiiiimi liali' autore. si e invece la
Corbula cosk'llata di Uesha^es — Sieguono le aitre,
cioe Tellina slrialula Fossile neile ari,Mile calearifere
di Ficarazzi vicino I'lilernio; Aslarle planala, hssWa
del lufo calcareo di Monte pellegriiio; Pcctunculvs
punclaliis Irovalo dalT auloie con Tanunale nd mare
di Mondello vicino Palermo; Bullea? Serradifaici,
pregiatissima conchiglia, che noii raramente liovasi
jiel mare di Paleiiixi, e della quale duhbiosa si e la
disUnzioue generica, poicciii", come lu; peiisa ancora
277
il Calcara, per me non e affatlo una BoUpq ; ne polrei
aflcroiare essere una Dolabella ; Bulla Gargntiao, di
cui non si nota la localila ; f^ermetiis crislulUnus,
(lescrillo molto tempo innanzi dal pregiatissimo Scacchi
col nome di Serpula crislallina, raia ael mare di
Palermo, ma frequente in quello deile isole Eolie ;
Sea/aria laeviffala, vivenle nel mare di Palermo ;
Pleurotoma eclunata. coiiosciuta dal Broccbi e ripor-
lala tra i Miirici ( Murex echinalns ) , che 1' aiitore
sostiene essere ben diversa dalla PL roticulala di
Bron. , ossia PL Cordieri di Payraudeau, non lanto
rara nel mare di Palermo e fossile nei lufo calcaroo
di Monlepellegrino ; Ccrilhium lujmerensis, alTme al
Cerilium fuscalum di Cosla, ma diverso da quesl' ulti-
ma specie per gli awolgimenti sottilmenle slriati,
per le pieghe longitiidinali che terminano al pe-
nultimo avvolgimenlo della spira , per il canale
relto ec. ; sp(!cie carattoristica del mare di Termini ;
Tornalella lurriculata, ossia la liissoalurriculata deilo
stesso autore, di che per allro suo lavoro ho fallo cen-
no ; Buccinum Scacchi, che e la Columbella mmor
di quest' ultimo zitologisla, e che Philippi chiamo
dappoi Buccinum 7ninus, volendo couservare il nome
imposlo dal primo scoprilore; Cassidaria plicala, da
me conosciula per la sola descrizione, e <iair autore
trovata nel mare di Termini ; Purpura tjijantca ri-
trovata nel litlorale di Girgeoti , esem|)lare sconser-
vato, di cui a mio opinare la speeialila non e con
certezza lissata; infine nn ammonite, Aininoniles pli-
culG, specie trovata in un gruppo calcaroo di forma-
zione secondaria vicino Calenanuova, che sombra di-
stinlissima da quclic che iioi coaoaciamo, ossondo
278
ollremodo considerevole il nuraero delle /^mmonifi
sioora conosciule.
Ora, tornando indietro alquanto, o signori, gio-
coForza e dirvi come, venulo essendo per la seconda
volla in Sicilia il chiarissimo Phiiippi e passando
per Catania, gli venisse voglia di visitare piu fiate
il mio museo malacologico nazionale, e come facen-
dovi allenta disamina si rendesse conoscente delle
varie specie inedile che io aveva scoperlo, e delle
altre tutte che io rinvenulo avea principalmenle nel
Golfo di Catania. Confessommi allora il sue dispia-
cimeDto per non aver potuto a lungo soggiornare
nella nostra citta, e sollecitavami a scrivere un ca»
lalogo ragionato delle conchiglie che vivono nel delto
Goil'o e ne' dintorni di Catania ; ed io, siccome stretto
in amicizia coll' ornalissimo nostro socio P. D. Gia-
como Maggiore casinese, che aveva in custodia la
collezione dell' eslinto abate Guttadauro, cui il pre-
claro socio lasciato non aveva di aggiungere il
frulto delle proprie ricerche, io, siccome diceva,
conoscendo pienamenle le rarila di quella raccolla,
formal il divisamenlo, in unione al mio amico, di
pubblicare Io enuncialo catalogo, al quale fu nostro
intendimento dare maggiore estensione, comprendendo
in esso tutte Io allrt; specie siciliane conosciule dal-
sig, Phiiippi, e quelle scoverte da' maiacologisti si-
ciliani. Si diede mano all' opera, e nella seduta del di
31 gennaro 1839, less! la prima memoria, che in
piu memorie era d' uopo dividerlo, del nostro catalogo
ragionato. Dopo un' inlroduzione da me scritla, e in
cui esposi quaiito da me e dal niio consocio far po-
lulo si avrebbe per render piii utile quel lavoro, il
Cne di csso dirello precipuamente a far conoscere
279
eil illustrarc le conchiglie e i molluschi che vivono
nel nosiro golfo e nei nostri dinlorni, senza nulla
trasandare nelle descrizioni di quanto sarebbo polulo
riuscire necessario e vantaggevoie alia ricerca ed alia
conosccnza delle specie, e le ragioni per le quali
da noi sceglievasi il niclodo del sig. Cuvier modifi-
calo dal sig. Sand Rang, si diede cominciameuto in
quella stcssa memoria alia IrallazioiKi speoiale dci
molluschi.
Questo catalogo di cui mi anVelto a dare rag-
guaglio, rimase incomplelo, posciache alcuni osla-
coli ci obbligarono sospenderne la conlinuazione. Di-
viso, come dissi, in piu niemorie inscnU; iic' nostri alti,
lungo tempo richiedevasi alia pubblicazioiic dollo
stesso: quindi le ulteriori osservazioni malacologicbo
fatte dai dotti di Sicilia principalinenle, oitreche po-
tevano imraancabilmenle farci perdere I' anteriorita
delle nostre scoverle, come piu flate avvenne, face-
vao cambiare di aspelto le cose raalacologiche della
Sicilia, perleche cio che da rae e dal mio amico si
andava pubblicando a rilenlo correva il rischio senza
nostra colpa di putire in breve di vieto e di ranci-
dume. II secondo volume poi della fauna malacolo-
gica del sig. Philippi deterrainar mi fece del tutlo a
soslare quella pubbiicazione, cd a rivolgere le mie
mire a render di pubblico dritto in varie allre memo-
rie e nionografie, cio che di nuovo e degno di an-
clar celeramenle illustrato ofFriva alle mie invesliga-
zioni il mio museo malacologico siciliano, come ho
falto in progresso, e me ne son trovalo contento, ri-
raeltendo a tempo migliore, cioe quando ne avro i
raezzi, pubblicare uii nuovo catalogo malacologico
della Sicilia, al quale mi sono da mollo lompo ap-
280
plicato, ed in cui riunendo le mi'e osservazioni e sco-
verle a qaelle dei naluralisli nostrali e degli oltre-
monlani, pcilro moslrare uperlameule di quanlo si e
accrescinta ed andia arricchendosi la storia nalurale dei
molluschi viveiUi e fossili dolla Sicilia.
Queslo piemesso, eccn cio che presenta il mio
calalogo ragionato d' intcressante e di novita neile
varie memorie di the componesi, non lenlancio mo-
strarmi in lalt* analizzanitiilo censore men severo, che
noD lu sia ptr I lavori ailiui.
La prima memoria comprende le conchiglie spet-
lanti ai Cefalopodi, Pteropodi, e lalune aUre ai Ga-
sluropodi. Tra quelle della secomla classe annoverasi,
Irovinta per la prima volta in Sicilia, la Hyaloea cu-
spidata, cggi Cleodora, vivente nel Faro di Messina e
fossile di Palermo ; la Cleodora lanceolata di Peron e
Les. , da noi detia pyramidata secoudo Bosc, vivente,
che il sig. Philippi avi'va sollanto conosciulo fossile ;
la Creseis Sjji7nfera di Rang, oggi Cleodora ec,
INella seconda nienidria tiovi le sequent! parti-
colarila. — Una variela distinta della Bulla striata di
Brug. ; la Bulla ampulla di Linneo, per la prima
volta rinvenula nei mari di bicilia, dtd pari che la
Bulla ulriculus di Brocchi vivente, della quale crede
contro al vero sebhene duhbiosamente il sig. Philippi
averne noi formato una specie nuova; e linalmenle
due specie nuove dello stesso genere, cioe la Bulla
diaphana, e la Bulla laevis da me e dal mio collega
per la prima volta descritle.
Si da principio alia descrizione speciale del ge-
nere Helix nella lerza memoria. Vi si puo rilevare :
1. Elici da altri prima di noi non trovate in Sicilia.
Helix po7natia. L. , // alyira Lk. , H. ncmorulis L. ,
281
H. arbuslorum L.; //. I'ucozona Ziegl.-,(Ja noi 'lelta
dohpida de Grist.; /// spheroidea Phil. viv»;i)le; H.
oliveiurum Gm.; //. limbala Drap ; //. korievxis
Miill.; H. Apicina \Av. — 2.° Elici nuove — Helix rv-
gosula; H. convexa, die <tgi;i io credo e?;s(rH una
semplice varieta, //. Gemmp.llari, H. Calcarae — -.
In ijiiesta memoria corsero la! mi erroii, clie furoito
corretti alia fine Hclla Irallazione del i^encre Ilelix,
cioe Helix Granatelli Biv. duvt-va iuvece desi-rivi r.-.i
col nome di H. aculeala di Miiiler I' H. Mandrali-
sci Biv. e r H. peregrina di Itossinas: non doveva-
no prodiirsi quali specie nuove, ptTclie la prima e
la n. flavida di Zicrjl: e V allra V // fufva di iVIiiller.
(lontiiuiasi a desorivere nelia nieinoria ruiurU) U:
£"/?'«' della Sicilia. Le specie non riporlate per In in-
nanzi come siciliane sono Helix incornaia Miill ; H,
minuta Villa,; /^. maritima Drap.; U. (jiabella '»rup ,
che al sig. Phdippi sembra esserc bi-n altra per la
differeote proporzione tra il diametro e Taltezzi; H-
Orsim Porro; //. obscurala Porro; II. albella L.Jl.
lapicida L. Sono in qiiesla memoria iioverale tulle
!e specie scoverte dai malacologisti siciliani, si per
il genere antidelto, che per tiill'altn grtneri. Tra
quelle spetlanti ai genere Pupa, ii^uiano per la pri-
ma volla come sioiiiane, Pupa yraniim Drap., I'.do^
liolum Drap., />, quadriden/s Drap., P.lridms \)ra[) ,
P. antiverlif/o Drap ; P. j'rumentinn Drap : P an-
conostoma Low: ed una nuova, la Pupa u]]hns.
La quinta mtmoria chiude le specie appaitcnenti
ai generi C/ausilia, Vnlnnus, Avricula, I'laiiorhis,
Lynmaeus, Plujsa^ Cjjclosioma. Tra i Uoliini viei.e
riporlato il Bulimus Collmztr Mich, e il 1/ hibri-
3(3
282
cus Brugu. ; fra i Lt?inei, il Lymnaeus auricularis
Drap. ; L. slagnalis Drap. , ed li L. marginatus
Mich., e Ira i Ciclostomi il Cycl. pygmoeum Mich,
I generi Truncatella, Paludina, Euh'ma, Orto-
stelis ( ossia Chemnitzia ) , Bone/lia, e Rissoa si
conlengono nella memoria sesta, e vi sono classale
come specie nuove per la Sicilia, Paludina similis
Mich. ; P. anutinum Desh. ; P. viridis Lk. ; P.
acuta Desh. ; Eulima acicula (Melania) Phil, vivenle ;
Rissoa crenulafa Mich. ; H. pulchdla Phil, vivente ;
e come specie nuove ; Paludina Benzi, P. Salinasiiy
Rissoa Testae, R. Galvagni, R. Mundralisci.
Fit)almente i generi Liltorina , Turritella, Fer-
metus vengono tratlati nella sellima ed ultima me-
moria, ed una specie nuova, la Turritella Philippi, da
noi anleriormenle descritla Del gioroale del gabinetto
lelterario della nostra accademia.
Da quanto supra abbiamo esposto chiaro emerge
che tredeci specie lujove si descrissero nel catalogo
in esame, ed assominano a 45 le specie per la prima
volta rinvenute in Sicilia. Oltre a cio varie osserva-
zioni ed emendamenti da me e dal mio collega si
fecero all' opera del sig. Philippi ; si mostro da
noi chiara la differenza tra la Helix Lefeburiana Fer.
6 la H .planospira Rossm. , o meglio H.Macrostoma di
T. Miihlf. e questa nostra osservazione confermala venne
dalle ricerche del chiaro Barone di Mandralisca ; si riu-
nirono i Bolimi alle Agatine, come in altro luogo si e
dcllo ; si rapportarono al gen. Eulima aloiine lielle
Melanie descrille dal sig. Philippi , e si nioslro la
necessila di creare ua nuovo genere per le allre Me-
lanie del citato autore, per quelle ciuc costellale ed
283
a colonnelta drilta, che si appello da nol Orlostelis;
e sebbetie nell' anno stesso il geiiere inedesimo sla-
tuilo verine da altri dolti, non avendone noi avulo
conoscimenlo , se non pole al genere accennato
reslare il nome da noi imposlo, la innovazione
pero da noi apportiita a queslo grtippo di molluschi
essere stata ragionevolraenle fissala e cosa cerlissi-
ma; si dimnslrarond tiitte le fisi della Tvwicatella
truncatula di Risso, dando a divedere che la His. De-
snoyersii Phil, non e se non una varieta della detla
specie, dipeiidenle dall' ela; si cangio il nome di
Rissoa pusilla di Phil, in qui^ila di R. Philippi, e
quello di liissoa striata dello sless'i autore nell' al-
tro //. Mamoi, esisli ndo alire due specie di Rissoarie
che coij pri cedenza portavano gli stessi nomi ; si fece
notare, giusta I' avverlunenlo del sig. Deshayes che
la Rissoa carinala di Phil, era la medesima cosa
colla R. exigua di Mich. Si Irovano nel predello cata-
logo mollissime specie non rapportate dal Philippi, e
rinvenule dai chiarissimi signori Knrico Piraino di
Mandralisca, Bivona figlio, prof. Caloara, Testa ed
altri, e generi non indicali pna dal Philippi come
Testacella, Truncatella ec.
lo debbo per ultimo signori confessare che il
mio lavoro non va esente di pecche. Gia alcune le
ho fallo avvertire, richiamando alia vostra niemoria
cio che riguaido alle Elici conticnesi nello stesso.
Aggiungo ora che il genere Ronellia deve cedeje il
posto al genere Niso dal Risso ^nteriormenle fissato ;
le specie del geuore Littorina devono rienlrare nel
genere Turbo ; le due specie del genere Carocolla
devono riunirsi alle Eltci, ed allre ch' io Iralascio
perche di poca impoptanza.
28i
Or qui oocorre occuparvi di allru mio lavoro
compilato in unione del mio amico padrp D. Giaronio
Muy^iore, che conliene qutiUio memorie malaroldiri-
che da servire per la Fauna siciliaiia, lelle aila iu)s.ii<i
sociela nella tornata di agoslo 1840, e dillc quih it
suiito vide la luce nel I vr 3- hime^trp riel i^iirnalc
del gabinetlo letlerario della nostra accaiiemia.
La prima di quesle mcmoric Iratla la moiiografia
del genere Eulima. e soiivi classaic alcune delle Me-
lame dtl sig. I'hdippi, cioe Mel. Boscii Fhil. {^Eu-
lima polila Desh. ), Mel. dislorta I bil. {Eul. di^tor-
ta Desh.), Mel. Cambassedesii Puyr. {Eulima su-
bulala Desh ), Mel. aciculu l'lii!.( Eul. acicula nob),
dd uoi rinveiiula vivcnte in Sicilia-
Nella secoiida memoria si contieoe la monografia
del genere Ortostelis da noi cr;:alo, come sopra ac-
leiinai, per le allre Molanie del sig. Philippi. Nella
seconda delle tnie miinoru! di malacologia siciliana,
di che a suo tempo r.igionero, ho fatlo vedere che
neir anno 1811 Phibppi proponeva lo stesso genere
col nome Fyrgiscvm, ne! giu^nio del 1840 Lowe fa-
ceva allrellanlu, cbiamandolo Parilienium, ed inlanlo
quel genere era slalo prccidenlemenle fissato dal ce
lebre d' Orbigny, di-dicandoio a liheninilz, ed ;q>pel-
laiid(do (Ihcmnitzia. Per la qual cosa Orloslelis, Pyr-
gisctiw.. Parihimnim nmascro sinoninu del gen. (iheni-
nilz/u. Pel tal ragione eziandio la Melania Cainpa-
nellue, M. rvfa M. pallida, M. scalar is M .sii^iinr
Philippi, che iiclla nostra nionograha veimii nuvt.ato
cunio Orloslelidt, figurarono in seguilo come allrel-
laole Chemnilzie.
La monografia del genere Maraviynia forma
285
I argo nento del la terza memoria. Questo genere fu
di Doi stabililo per una conchigiia fossile di Nizzeti,
che noil poleva riferirsi ad alcuno dei genen da uoi
conosciuli, igiioraudo che il sig. Adanson aveva creato
mollo leinpo iiinanzi queslo genere chiamaadolo Fos-
sarus per alcune cenchigiie cbe portano gli slessi
carutteti generic! della nostra, lo pero e '1 mio amico
non ci eravamo ingunnati uella delerminazione della
suindicata specie, che chiaro da uoi si vide non poter
essa spellare se non se ad ua genere nuovo o da
noi non conosciulo. Ed ecco o sigaori il risullato della
scarsezza dei libri che ci e dato svolgere e stiidiare.
Cio pero avvenne piii d' una volla al diligenlissimo
Philippi col genere Bornia, Euplocamus ec. In con-
sequenza di cio il gen. Maravignia deve andare in
dimenlicanza, e cosi dicendo ho il pregio raoslrare
che i miei sforzi ed i miei stndii teudono unicamente
ai progressi ed al vantaggio della scienza, sagriOcan-
dovi dove occorre il mio amor proprio e qualsiasi
altro mio parlicolare interesse.
Finalmente 1' nltima memoria porta la descrizione
di due specie nuove del genere Trochus appellate T.
De Jacobin e T. Sarlorii. Quesle due specie sono
state riguardate dal sig. Philippi come variela la pri-
ma del T. slriaius, e 1' altra del T. crenulatus ; ma
io moslrero aperlamenle nella seconda parte delle
mie osservazioni ci aggiuute alia di lui opera, che
ne difTeriscono esseiiziaimenle per la forma, per la
scollura, e per lull' allri caralleri, •; die il prussiauo
zoologisla si e ingainialo a parlito.
Ur iilI luuiiju o sigiiori, in cui io pirhhliciv i i
primi saggi dolie niio zuuiuijiche usser\,i/joi!i. r An:
286
i pocbi coltori della storia naturale siciliana progre-
divano con pie concilato nella ricerca delle cose zoo-
logiche nostrali, tentando ael miglior modo possibile
iliuslrarle, il chiarissimo sig. Enrico Piraino barone
di Maadralisca, persuaso di essere riraasla negletta
la malacologia terreslre e fluvialile in Sicilia, propo-
ses! visitare i Nebrodi, monlagoe che eslollono le
lore creste piii di 14-00 canne sopra il livello del
roare, in cui la nalura vivenle dispiega rigogliosa la
sua polenza, ed offrono tanli e si svariali oggelti,
specialmenle per la bolanica e la zoologia ; ed ardente
collivatore, com'egli e, degli sludii malacologici seppe
in tale escursione fatta a quelle montagne e luoghi
adjacenti nel giugno del 1810 inollissime specie di
molluscbi terrestri e flluvialili rinvenire, e descrivere
in apposite opuscolo(l), che accrebbero di molto il
catalogo malacologico siciliano ; ed eccita la raara-
viglia come tanto utile abbiano apportalo alia scienza
ncerche fatte semplicemeiile in una piccola contrada,
qiianlunque delle meglio inteiessar)ti dell'lsola; cio
pero chiaramente dimostra, come le tanle voile ho detto
e sostenuto, e come dice il dotto aulore, « di quante
» altre scoverte ancora polrebbasi la malacologia della
5) Sicilia sempreppii'i andare arricchiendosi, ove i coU
» tori di qiiesta scienza frugassero con solerzia tutte
» le parti della nostra classica terra (2) . b
Settantadue molluscbi si descrivouo nel catalogo
di cui e cenno. Due di essi spettano al genere Ancy-
Ins ; 3 al gen. Vilrina ; 34. al gen. Helix ; 9 al gen.
Pupa; 2 al gen. Clausilia; 1 al gen. Succinea ; 2
(1) ("liilalogd ec.
(2) Ciilalogo dei molluschi ec. pag. S.
287
al gen. Cycloatoma ; 2 al gpn. Planorbis; 4 al gen.
Limnaeus ; 2 al gen. Baludina; 1 al gen. Neriia ;
3 ai gen. Cyclas.
Molte tra queste speoic sono slate dallo autore
per la prima voKa trovate in Sicilia, ed alcune nUove,
come e a dire la f^ilrina Maravignae, e la Helix
Nebrodensis . Ollre a cio conferma I' opinione del
chiarissimo Bivona, cioe che V Auricula Firminii, Aiir.
Myosotis ed Aur. conoidea sono tulle e tre marine,
e qiiantunque littorali, respirano costanlemeole 1' ac-
qua del mare, e non possono vivere fuori di essa ;
appODendosi cosi al pensamento del sig. Philippi, che
asserisce il Bivona essersi ingannalo. Mostra dippiu
che il Lymneus Gibiltnamiicus di Costa e una varie la
del Lymneus peregcr di Drap. Descrive una distinla
varieta del Limneus minutus di Drap. , e per ultimo
fa osservare, e sostiene con buone mgioni, il genere
Galileja crealo dall' ornatissimo prof. Costa essere
Staluito sopra caratteri incostanti, e che « se il genere
» Psidium di Pfeiffer non fu accellato da' malacologisli,
» non lo potra ne anthe essere, e con piu forli ra-
B gioai, il genere Galilya{\): » aggiungcndo che,
I il carattere specifico per cui la si)ecie e stala chia-
c mata dal Costa Galileja ivi'bros'a e acoidentale, e
» prodotto dalla qualila deiic acquc, e chu lull' ul piu
» polrebbe costiluire una specie novella di Giclade{2) .»
(1) L. 0. ^.aj;. 39
(2) L. .il
Snil llilUTTIE DEll\ SICIlIi
NEI LORO RAl'l'OHTI COLLE SUE COMMZIOM GEOGRAFICHE
DEL SUCIO ATTIVO
a/ (B31?3:ii333 S^ESiiD-^IQ ©112,^413212
LETTE ^£LU SEUITA ORDi^AnIA DEL 25 FEBBHARO 1849.
in?""' •
.1 ; - ( : J'' '
. i ii ,J. ... ... .,.■
nfriTA '11^'"' un
.ilM .-.
i'/.;.i /T |iH«l I 1,1 if .' : ; 1 1
De meme que chaque payi posiede
son regne vegetal son regne ani-
mal et ?es produils viineraux
caractei'istiquet; de meme il pos-
sede aussi son regne pathologi-
que a lui.
BovDin
Bnentre gli stud! di Geo^rada Medica formaDO
argomenlo ai travagli dei Palologisli del giorno, che
a ricercarne i maleriali, s'ingegnano a fame la loro
coordinazione metodica, a trarne deduzioni ulili alia
scienza, perche conobbesi una famiglia nosologica iion
potersi classare, Cnche i suoi membri disseminali sulla
terra non siano individuati abbaslanza, menlre li
le loggi statuire si vogliono che presiedono alia di
slribuzione dei morbi sul globo, ai loro rapporii to-
pografici, e le condizioni fissare di coincidenza o di
antagonismo gongrafiro; menlre io diceva gli sludi
di Geografia Medica formano argnmonlo ai travagli
dei Palologisli del giorno, era mio inleDdimcnlo Or-
e
292
nalissimi Socii, presenlarvi alcune osservazioni suile
inalattie dell'Uomo di Sicilia nei loro rapporti colle
condizioni geografiche dell' isola, e di tal guisa a sif-
falte ricerche schiudere ii caile, e prendere a nome
delta scienza possesso d' un terreno fecondo, che am-
pia masse per 1' avvenire promelte.
Quando con posilivismo considoransi le egritu-
dini che afiliggono gli uomini, riguardo alia loro par-
tizione geografica, rilevasi chiaro qualche ordine sla-
re, taluna iegge presiedere rapporto ai luoghi, al
tempo, e alia distribuzione delle sofTerenze morbose
nelle varie parti del globo; e come iiella Geografia
hotanica le circoslanze di latitudine e di longilu-
dine, dell' elevazione e della tessitura del suolo,
esprcilano un impero possente sulle manifestazioni
vogotuli, come i generi botanici minuiscono vicinandosi
ai poli, e sotlo 1"^ equatore moiliplicano, come nella
Geografia zoologica I' esislenza animale modificasi per
le circostanze di quel mondo ambiente in che vive,
e gli animali d* una regione difTeriscono al lutto di
quelli d' un allra, cosi il regno patologico subordi-
nato si mostra a ccrte condizioni di slagione, di la-
titudine, di longitudine, alia orditura speciale del
suolo, alia sua altezza sul marino livello, come alle
qualila dell' aere, delle abitazioni, del cibi, che 1' uo-
mo iiiodificano tanto.
Muovendo la narrazione dall' influenza della te-
slura del suolo sulle maniFestazioni patologiche, il
terreno argilloso che forma piu di un terzo del suolo
di Sicilia e il regno endemico delle Piressie periodiche.
Un terreno per vero che ostando agli sprofon-
dameuli delle acque, ageToi* le sorgive, le raccolte
293
d'acqiio slagnanli d'o^ni inaniera, ove e comune rii)fra-
cidiar vegclale, non piio non sviluppare il tristo mia-
sma. Emanasi esso dalle padudi e dalle acque sta-
gnanti che sebbcne non ampie sono numerose nel-
r isola, dalle risicre maremma arlificiale infeltissi-
raa, che la classe dell' umile popolo decima, da! ma-
cero dei lini del canape, dal dissodamento dei campi
da ove mollo effluvio svolgesi , che impressiona
alqiianti isolani agricoli nella parte maggiore.
E ollre lali gran cause di evolu^ion maremraana,
esislono net suolo argilloso lanti piccioli fom'ili occiilli
quasi direi, che cmanan 1' effluvio, come lulli gli orii
di piante culinari, e i giardini di delizia, che inadia-
monto cotidiano ricevono ed incessanli rivollalure di
suolo.
Ma la testura geognoslica del suolo argilloso che
emana la mofela da genesi ancora alio sviluppo di
.'ilquanlo umidore, dappoicche I' argilla tiene 1' acqua
a lior di terra forniando una fluida melina nei vcnii,
o se la superficie secca nelle allre slagioni, gli stra-
ti sottoposti Sono scmpre immollali, ntll' acqua, che
esalano nell' atmosfera incessante umidore, e pregna
di vapori la fanno.
Pero i Pacsi su tale base local! vedonsi innanzi
la dimane in tulle stagioiii star avvolli di dcusi
vnp'iri , che sovenli formano foltissima ncbbia
terrena, quantunquc I' alia atmosfera sgnmbra ne
stassc ; nebbia che grado grado si dissipa come il
Sole siiir orizzonle s' malza, e ci dovizia di calore
di Juce.
E aggrandisce 1' umidore ad oltraoza la postura
291
dei paesi dell' isola, che nel numero maggiore e o
in una Valletta, ove le case sono dispost« a declive
inclinato, o in piano circuito d' allure in tullo il con-
lorno, o nella ripida pendice d'un giogo, cbe sta do-
minalo d' un monte agresle piu alto.
Di qui viene che I'acqua del contorno silvano piu
elevato deile regioni abilate a! basso fluisce, vi liene
perpetuo umido, e le case dell' imo livello dei paesi
posti nell* erla pendice, inacquale vengon dal suolo
ove stanno la fila di case del superiore, che lanlo
le domina.
Cosi Feila Buccheri Chiaramonle ed allrellali seb-
bene di elevata poslura ridondano d' umido, perche
r abilalo pensile sulla china d' un altura scoscesa, e
perche signoreggial di monli silvani piu aiti d' onde
un genaizio d' acqua in quella bassura fluisce e da
cui le correnti ventose vengono iropedile.
Gli abilanti dei paesi umidi adunque solto im
influenza topografica cosl preponderanle, moslrano
poca vigoria digestoria, 1' attivita del cuore prostra-
ta, deboli i polsi, il sistema capillarc pieno di stasi
r ematosi incomplola , deficienli i processi sudo-
riferi, 1' assimilazione affralila, oltusa la sensibi-
lita , tardo 1' inlellello, snervata I'azione dei mu-
scoli.
II terreno calcare esteso in Sicilia che lutta la
catena delle monlagne secondarii! forma da Taormina
a Trapaiii, e la Moiilagiia di S. Calogero di Sciac-
ca, di Cammarata, di S. Giuliano, di Caccamo , di
Caltavuturo , e Monte Pellegrino e Monte Guccio,
terreno calcare ove stanno i piii aIti paesi dell' isola
Gastrogiovanni S. Giuliaao Aiduue Galascibctla Cal-
295
labellolla Pietraperzia (Ihiaramontc ed ailrellali, e ua
tcrreno che origina meno callive influenze; sgombro
della mofeta paludica poco umidore svapora, e sem-
bra appo noi il suolo ove le raalaltie endemiche ra*
ramente si osservaao.
II tcrreno vulcanico di Sicilia riducesi al colos-
sale Etna, che sopra una base di novanlatre miglia
di perimelro con un altezza di due miglia e mezzo
presentasi nel lato orientate dell' isola, e alia sua su-
perficie stanno numerosi villaggi.
Questo suolo flegreo e il silo piu salubre, per
essere bibace secco, che losto tosto imbeve la piog-
gio, che non vi si svolge miasma paludico ne umi-
dore di sorla, e gli Etniceii di bella vigoria organi-
ca, prosperano di finita salute.
Sotto il limpido cielo del Mongibello imperl.in-
lo, un effluvio emanasi dalle reoenti lerre flegree deila
regione piemontese, quando dai vignaiuoli i vignoli
coltivansi che vi vegetano addosso, e che ammorl)a
molti di essi, e piu svolgesi il maleCco Gas nclla
fattura delle propagini in che mollo la terra spro-
fondasi, e nei lavori di dissodamento, ovc sine a
piu palmi un suolo vergine e punto non tocco si
schiude, che in quelli di zappa ove vangasi della terra
la gleba primiera; e vieppiii nella slagione dei v«rni
r eilluvio emanasi, • all' apparire di marzo, raassime
quando consociavisi raarchevole umidita d* almosfera,
e se lieve lieve pioviggina e a rilenlo piii gioini,
laddove non mai negli eslivali calori sviluppasene,
De in parviisima copiai sebbdua profoadi scavamunti
si apritsero.
296
E qui e da dire che i terrei vapori non allac-
cano di primo lancio i vignaitioli , che se la parte
raaggiore non intristisce che al seslo all' ollavo o al-
r anno decimo di che i vigneti vangarono, alcuni se
ne affettano dopo I' anno vigesimo.
Volgendo a fissare la Genesi deircflluvio Elm^o,
tenendo conlo che esso si svolge dalle arene, e dalle
Jave in frammenti che rimutansi in terra, e nei tem-
pi piovosi e nella slagione jemale, anziche nell'esta,
potrebbe all' opinione venirsi che di tal svolgimenlo
r acqua che dairatinosfeta riversa tte fosse elemento
primiero, ed allora come plausibil concetto e da met-
lersi innanzi, che essa addentrata nei vacui sassosi e nei
vani arenacei si decomponesse nei primordiali prin>
cipi, e I'ossigene ponendo affinita col ferro, che nei
prodotti ignivomi sovrabonda viemolto, lasciasse Tidro-
geue iibero che cumulandosi fra i terrei strati, e cola
intercluso reslando, all' aperio venisse poi nei rivan-
gare le tcrre.
E questo solo del tutto o consociato a qualche
porzion di carbonio o di zolfo, che pure sviluppasi
dalla decomposizione delle sostanze erultate, da na-
scerne il gas idrogene solforato o carbonato costiiuisce
forse r efiluvio del Mongibello. Ma tale origine come
congeltura la porgo finche ricerche di zelanli chimici
ci rendessero sull' assunto meglio soddisfi(l).
L' elevazione del suolo aucora influisce alia ge-
nesi dclle Malattie dell'uomo di Silicia, e 1' isola no-
stra, comeche picciolo tralto di terra si fosse, allezze
diverse nei suo abitato presenta da poter fissare tre
(1) Sopra una malattia Endemica che stanzia nei Cnnforni
deir Etna Memoria del D.rG. A. Galvagni Alii Accad. V. xi.
297
region! distinle limilale di varii gradi di elevazione
sul mare.
La regione inferiore dalla spiaggia comincia sino a
cinque cento piedi d'altezza; ivi stanno tiilti i paesi del
lillorale isolano Palermo Mossina Catania Siraciisa
Nolo Trapani Girgcnli e altre citla. In tale sezione
il calore e elevate la state niolesta che il termorne-
tro spesso vi segna il grado trentesiino reamuiiiim).
I verni naoderati si moslrano doici, ed esclusi pochissi-
rai tempi una coslitiizione meloorojogica tengono arni-
ca deir uomo. E le stagioni medie di primavera di
aulunno la salute vanlaggiano, ma le rapide vicen-
de calorifiche inconlransi spesso, che dal giorno alia
notte, dal maltino al vospro alia sera, il termonielro
sale talvolta dagli in\i ai gradi piii alii e per converso.
La seconda regione le elevazioni eomprende da
cinquecento a millecmquccenlo piedi ; i villaggi serba
di secondo ordine suH'Etna, e Carlenlini Ferla Cai-
tagirone Granmichele !\Ii[ieo, come gli altri gioghi ahi-
tali di altiUidine simile.
Ua popolo numeroso abila questa media zona,
sparso in casali in bor^betti iu villaggi, sili spesso
sulle velte dei monli. Cola gli cslivi ardori sono nio-
derati, i freddi lunghi piii vivi, la neve inalba pa-
recchie fiate la terra e le viceude tcrmomelriobe
sono improvvise.
IjB terza regione che da niille e cinquecento a
tre mila piedi sul mare si esloile, scarso popolo o
poche abilazioni presenta. Seri)a Castrngiovanni il
piu alto abiiato dell' isola, Monte S. GiuliaoD Milo
Is'icolosi ZalTaraiiu Aiilone Obiaramonfe Buccbori Pa-
lazzolo Calascibella (lallabellotta Pielraperzia Troiua
38
298
Cappizzi Pelralia soprana e soltana Polizzi Caslelbuono
Cesaro Gerami S. Marco S. Fralello.
Qijesto rilevalo tiene lungo e rigidissimo inver-
no, le brezze nevose le pruine le nebbie frequenli ri-
lornano, e il freddo e aspro ollremodo; la slate con-
la brevissimi spazii, e il rimanenle polrebbe una
slagione media dirsi. Quivi I' atmosFera raramenle e
tranquilla, gli squilibni raeleorici sodo rilevanti fre-
quenli, e quegli alii sili vengon spesso tribolali da
/uriosissimi venli, da forli gruppi di pioggie, da fol-
tissime nevi, da violenti uragani, social'i ad un or-
ribil bonibire del cielo.
La coslituzione organica del viliagese di Sicilia
che soggionia in queslo allipiano, palesa, gli allri-
biili deila vigoria della forza, come la fermezza delle
earn], il florido color daila pelie, rimpulsione arte-
riosa piu viva, le forme muscolari flnile, lo mostra-
no, menlre 1' abilalore della regione media non go-
de si maschia salule, e I'indigeno della prima e pm
bassa, una coslituzione organica gracile o aflievolita
palesa; dappoiccbe le circoslanze del mondo ambien-
te che ognuna di tali posizioni dislingue, come I'or-
ze che dominano la viva naliira agiscono forte-
menle sopra i suoi abitalori, modificano I'esercijio
degli alti della vita, e la nulrizione e la composizione
maleriale dei lessuli financo.
Facendoci a ricercar 1' influenza che le eleva-
zioni predetle hanno sulle manifestazioni palologi-
che, polrebbe enunciarsi che la ima regione abbonda
di sofferenze biliose, di malallie paludali, e di qu^jlle
che dall'umidore promanano ; la media le egriludini
moslra a preferimeulo che dalle vicende tueleorolo-
299
^iclie nascono; menlrfi la regione superiore por^^e
il lipo modello ilelle flcmmaziB di acutissimo corso.
delle piressie ardile, delle nevrosi delle emorragie
attive, che i cronicismi colii noa frefjuentano.
Considerando il polere delle elevazioni del suolo
di Sicilia sugli effolli palogenelici del miasma piilii-
dico, di proposilo giova osservare die nelle localila
maremmane vedonsi le infermila effluviali tenere ri-
guardo alia gravila, al lipo, al numero loro, un cani-
raino decrescenle a misura che ii terreno s' inalza
sill mare. Cosi Lecilini di basso llvello ribocca d'ogni
specie di febbri periodiche, complicate, ad andamenlo
subcontinuo, insidioso oscurissimo, di numero iiigcii-
le, e ogni falla di persone iie egrola, laddove Car-
lenlioi a dislanza pochissima e circuito dai marosi
medesimi, perche sopra un poggio si posa arioso,
duecenlo piedi elevalo, I' effluvio lo saelta di merio,
e poche periodiche liene nel loro andare chiarissime.
E qui non voglio laciuta I'osservazione d'un
fatto, sul mio orgaiiismo. avvenuto, che ribadisce
piuccLe abbaslanza il noslro argomento, Al sei di-
cembre del milleoUoceulo quaraiilacinque, rigidissi-
mo mese ma secco, che ancora le pioggie auluiiiiali
noa aveano sceso a bagnaro la terra, richieslo a
preslare i miei consigli medici posava Ire nolli a
Lenlini ed egrotava d' una Perniciosa paludica al ri-
torno in Cilia; raentre all' agoslo del 1846 quando
la esalaxione rea in esuberanza si svolge, slanziava
quallordici giorni in (larleiiliiii, e comeche prcdispo-
sto alia ricadie Piressiche niiiiio lurbamenlo soffriva.
E menlre nel vdlaggello Carcaci inlarsialo di
lacune melmosc, pcrcbu d' uinile silo universale e
300
il febbricilare, e spesso la morle s' incontra, o peg-
gio che morle un esistenza penosamente slungata,
(>eiilorbi in sua vicinita inalzandosi trecentolrenla-
piedi sovresso sul dosso d'un raonte, immune si mo-
slra della allossicazione marosa, e la febbre pa-
ludosa fugge quel cacume abitalo.
Ne altrimenti modificavasi il Grippe quando nel
1833 appo noi si dilTondeva a modo pandemico, che
laddove in Catania di marino livello campeggiava
con acazie insigne, che moiti ne furono infestali a
diluMgo, e laluni vennpro colli da morle, sul Mon-
gibelio all'allezza di 1500 piedi fu mile ollreinodo, e a
quelia di 2128 e di 3000 mila piodi in Nicolosi,
in Zaffarana al Milo, gli abitanli appena manifesla-
roiio r influenza del morbo, che i piii se ne passa-
rouo fuori lelto, e fuori casa laluni, operando una
sanguigna flebica o un bagno di piedi soltanlo.
Passando a considerare 1' influenza dell' abilalo
sulle manifeslazioni palologiche di Sicilia vedesi con-
fermalo il principle che la scclla doi luoghi e deler-
minata spesso per moventi discordi alia loro salu-
brila; che se la fertiliia della lerra I' uomo agricola
allira, 1' induslriale i sili presceglie piu acconci a
fissare dei commerciali rapporli, menlre il sapienle
r arlista dei lor taleuli vantaggiano nelle popolose
Cilia.
E la Sicilia nazioue agricola al tutto, e esube-
rante di agricoli popolali presenla i sili paluslri, e
i luoghi vulcanici. Quanle abilazioni altrislate del no-
civo miasma? Quanle borgale e Cilia surgono sul
terrcno piroide del Mongibello, della ima falda sino
a Ire mila piedi sul mare, olTreudo piu voile le tre-
301
mcnde impronle della ruina nelle arsioni del fuoco
nei sepellimenli arenosi no.l guasli doi Jrerauoti vul-
canici 111
Lo spavento pero d'un invasione slraiiiera a cui
SOggiacque sempre Sicilia, e slala grande cagione
di edificare abilazioni siil culmiiie dei Monli secon-
darii e Icrziarii ove respirasi almosfera purissima,
come Caslrogiovanni Calascibella Troina Capizzi Ai-
done Cenlorl)i s. Filippo Ghiaramonlo e lanl' ailri
gioghi abitati lo moslrano.
Ma il laglio della parte maggiore dei paesi an-
tichi deir isoia, e quelli delle regioni monlagnose in
ispecie, la salute degradano , le loro strade sono
slrette, angolose , ove i raggi solari non entrano,
r aere non vien rinnovato, e 1' umidore daperlutto
ridonda.
Verlendo la indagine al materiale del fabbricalo tri-
nacrio potrebbe in geiieralc affermarsi che quello che
di sostanze vulcaiiiche I'assi la vigoria vitale vanlag-
gia, mentre il ra!)bricato di pietre calcari umido al-
quanto, la disarmonia palologica induce, massime
quaodo il calcare e di fonnazione recenle o permi-
sto ad argilla. Pero gli edificati del Mongibello nei
suo vasto contorno costruili di lave e di cemcnio
falto colla termanlide, o coll' arena dell' Etna, con-
validano rarmonia fisiologica, mentre quelli di molti
altri siti dell' isola formali d' un calcare bibulo e di
cattivo cemento non sono molto salubri.
L'abilazione impero di molta parte del basso popo-
lo siciliano considerata in se stessa, e disacconcia e la
salute svanlaggia. Casolari bassi uniidi, non aerati non
illuminali, con fiiieslrucoli cosi angusti, cbe un'uo-
302
mo puo appena cacciarvi fuori la testa, o senza aper-
tura esclusa la porla d'ingresso picciola spesso; li-
vello poco men alto del suoio esteriore o sollostaole
di troppo, che vi tramanda alquanlo umidila, mura
gemenli tutlo 1' inverno se la casa sta alia base d'ua
monte o in una bassura.
Gotali spazi angusli abitansi di molle persone,
e di parecchie specie d'animali dornestici, ne e slra-
ordinario che il Casoiarello medesimo racchiudesse
SOtlo unico letto i genilori i figli, e le gailioe, e
1' asino, e il porco, e spesso il Gmo vi si cumuia
ancora, onde impiegarsi di poi a concimare le lerre,
Pero r atmosfora uinida fassi, sovrabbondanle di esa-
lazioni malefiche, che la sanila e la cosliluzione de-
gradano e divengon cagione di gravi egriludini.
Ma tulli quesli elemenli geografici varii da noi
qui discussi, non producono lo slalo morboso che
alterando la purezza il calore 1' umiilita 1' eleltricila
deir atinosfera, almosfera ove 1' uomo per la neces-
sita di sua nalura vive mai sempre, ove nasce svi-
luppasi e cresce, ove allinge tanti elemenli di sa-
lute di morte; pero non chiudero tale argomenlo sen-
za parlare degii squilibrii aerci ossia dei venli, co-
me principio Palogenico delle malattie dell' uom di
Sicilia.
E dalla Sicilia orienlale muovendo, 1' Est il
Nord-Esi il Sud-Est per correre iuUa 1' eslensione
del mare di vapori son saturi, portan le piogge e
le piogge profuse nell'isola. Nei verni sono umidi
I'reddi, e quando i lore spiri frequentano a strelli
intervalli, 1' umidita nell' almosfera predomina, deler-
mioasi una cosliluzione umida, e le maluUie catar.
303
rali e le sofiercnze linfaliche d' ogni guisa cam-
peggi.ino.
Nella stale il Nord-Est dello Grecale , i suoi
freschi alili einana, e in Calania, e in luilo il litto-
rale orienlale, soffia con coslanza coslante, dalle
dieci dflla matlina alle quatlro pomoridiane, e nei
tempi dei suoi freschissimi spiri, la temperalura di
moiti gradi (lil)assa, die avverlesi caldo maggiore
dalle sei della mallina alle dieci, e dalle cinque sino
alle olto poineridiane, cpoche quando esso 1' atmo-
slera non corrc; e comeche un vento saliilire si fos-
se, e preservasse di alquante malallie biliose , per
gli avvicendamoiili improvvisi che nella temperalura
produce spesso mello cagiono a lalune egriludini.
II Sirocco impero o Sud Est e uiio spiro raa-
lefico, cosi agli uomini come agli animali, alle
pianle; domina neli' a|)iile ncl maggio in setlembre,
e la sua inlliienza geiuMaliiii.'nle nun oltrepassa i Ire
giorni; I'aere allora umulo caliginoso si mostra,
una sorla d'oppressioiie d' ambascia si soITre, un
posilivo maiessere, inelliludine al molo, una noia
malinconosa, e melte n^'ll' organismo un imminenza
morhosa alle malallie gastrichc alle sofl'erenze biliose.
L' ovest apportatore di piogge passcggiere nel
verno, in primavera salubre, perche I'umidore al-
lonlana, nell'esla nell' autdnno e caloroso ollreniodo,
e diviene molto nocivo. Ma quel brucianle calon;
porlalo dai venti occidcntaii in Culani;i, dai Sud est
in Palermo, dall' Est in Trapani, che spinge il ter-
mometro sino a 108 gradi fareiiciiiani, e che muta
la Sicilia in regione equaloriale durando i suoi spiri
e die da noi ponenlu caldo si dice, e di origme
africana, come avvisava il Professor Geiiuiiellaro, c
30i
quando domina spesso le Epatopazie campeggiano con
general ismo, le febbri con giallura cutanea le iper-
crinie biliose.
II Nord Ovest 1' apportatore delle nevi nelie mon-
lagne di Sicilia, e nel mongibello, e il venlo il piu
secco deir isola e la Tramonlana che soffia rare volte
rinverno, e che viene dalle alte regioni alpine e
sempre asciulta e rigida ancora, che durante gli al-
genti sofii loro una cosliluzione fissano di malaltie
flogistiche di Pulmonili, di Piressie angioleniche.
E la Posizione geografica della seziooe occiden-
iale deir isola dali'Orienlale diversa rende gli spiri
venlosi di opposto dominie, ma qui fa punlo ad
enarraiiie gl' ioflussi perche la osservazioni di detla-
glio mi mancano.
La Gibaria dell' Uom di Sicilia in generale sa-
lubre, ha poca influenza sulle sue manifestazioni pa-
iologiche, e le oltim^ carni d'animali domestici, e
della Giovenca e di volalili vari, e di molii animali
silvalici, e il pane dell' isola di (]erere, e le varie
biade, e le squisile maniere di pesci, e le erbe cu-
linari diverse e i molliplici frulli, vanno a versi e
vantaggiano la salule di Iroppo; i' alimenlazione pero
diviene talvolla cagione di talune egriludini per 1' uso
eccedente del fico indiano dei frulli diversi mas-
sime quando si frammiscchiano a! vino e per i funghi
e per lo frumento ove il Loglio lemuleulo vi sla e
per le Carni d'animali morli di Sellicoemia e dei pe-
sci velenosi, ma checchenefosse della cattiva influ-
enza di qiiesta cibaria essa non produce che po-
che egriludini che spesso non minacciano da vicino
la vita come ne diremo nella seconda parte di que-
sla moinoria ove descriveremo le malaUie deli'Uomo
di Sicilia
AL'CTORE
BEIVEDiahXO CASII\E.\SI
IN R. STUDrORUM UNIVEHSITATE
CATINAE ROTANICES ANTECESSORE
Dip 7. Jnnunrli ISiS. nmfclihii^
Ac: Joeiiiae cxkilila wr dvcudvs:
4* t + ttttit±t*tt + tt+ *♦ ♦+±t* *.+ + ♦ + 1 + + t±±*±±Jt±Jt*4**tA±±itt±±-«±±ii:
LECTURIS
Cum lanla Siciliae sillalitudotemperies telluris qualitas,
ut arboruin fnilicum herbarumque copia agnoscalur,
bolanici ad fanerogamas et aeteogainas planlas reco-
gnoscendas sedulo incumhi-re oniiii ItMiipore judicarunt,
ibiquo novas invenire cupieiites, iiovilale ac varietale
aniaMim obleclare.
Veriim non puto cellulosas planlas seu cryploga-
mas Siciliae deseiere, quod pro locorum nalura et
aens opporlujiilate mulla sinl bdlaiiicis iitilia; quare
lichcnes iiostros colligere, adunibraro, ac descrihere
curavi, Nani si voliiplale adlt-cli ad frondes ac flores
animum fleclimus, cur ad liohciics (|ui maijiiiliidiiie,
forma, colore, et I'ruclificaliono sint varii non fleclimus?
Quamvis enim islorum slatioiies humida sinl lo-
ca, lameii in arida ciiasiunlur qiiampluriini illis iiumero
ac bonilale aeqiialcs, ila ul vulcauica, calcaria, silicea
saxa, arbores, inusci, madida lerra ubique babent suns;
atque apud nos monies, el colles, abores, el planiiies
illos possidenl , qui longissimas ac dissilas regiones
inc'dluiil, et aridi ac sicci in iocis niari proxirois ad
meri(ii(in versis observauUir, duiu frigida in elatis
sul)iit?iioribus ac bunienliiius rogionibus jaceot.
IV
Igitur Lichenographiam Siculam conciiiiiavi, ubi
non solum Siciliae verum etiara et insularum adiacen-
tium licheiies in unaquaque regioiie colleclos obser-
vavi ac disposui.
Aetnaiii moiitium Siciliae, magnifiidine ac celsitu-
dine maximum ( pertingit eoini ad 10213 pedes pa-
risienses ) primiim perspexi, ac lifhenes ibi inventos
dilii^enler descripsi ; demde iMeiiibrodum aliarunique
teriarum. Deiiique in conspeclu generurii et specierum
omnium a(J!ahoravi, ut lacde quisque cernere possit
quuejiam ex tiiilurae dono nobis proveniant.
' ■ Species quamplurimae depingere volui , usns
opera Salvaloris Geci, et Mani Sciuto. Veementer
eniin doleo quod fucalas magisquam veras labulas
quaiidnque clarissimi liclienum scriptures prae oculis
ponaot. ;\ostrae aulem figurae naturalem habilum,
mii-niludifiem, colorem proel'erunt, et aliqua frucli-
licaiiunis organa co;isulta lonle mibi sunt aucta. Ha-
bilus et colores valde sunt necessarii in lichenibus
di^noscendis ; ac cliaracti-res genericos ex thallo et
apolheciis depromptos, specierum diagnosin, descri-
ptionemque singulalim per organa diligenter effinxi.
Synonynia brevilate conlraxi, ne nimia eruditio ob-
scuram reddcret verilalum. Stationes aulem nolavi,
habilationes, tempore quousque ad fructificationein
perveniant. ■ '
Angli, Galli, Suevi, Alemanni ceferique septem-'
trionalis plagae botanici lichenil)us student, et species
eonnn possident; meridioiialis vero non parum interest
istoruin vegelabilium numerum varielaleinque agno-
scere ad geographiain bot.nHcaiii, fldiam, et coHedio-
nem naluraliuiu feruui cujuscuinque regiuuis com-
pioudam.
Lichcnoerapliiam ergo Siculam accipo benigne
Jaector, (jiiain typis mandavero, ct scientiae prolu-
luram spinor.
Calanae die 20 agusti 1845 (1)..
(1) Opus Scpfimo Ilaloruni literatorum Convontucxhibltum,
ixi seplembris mocccxlv Neapoli, et siinimalim in aclil)iis ojii-
sili>m (Innventus uxposiluiu. Vide Atli ddla 7 . adiirKiiiza il('i,'li
Scienziati Italiaiii vol. 7 pag. 889 et scg. Kapoli 1845 in fiil.
Alii deir Ace. Gideiiia 2. Serie T. 2 pag. 309. Breve nolizia
dei lavori filognoslici proscntati al 1. Consrcssn dogli Scion.
Ilaliani in I\a|)oli d.il 1'. I). Francesco Torniihrnc casincse.
Qu.idro slorico della Itol.iiiica in ?;icili.i pag. G-">. (lalania I8'i7
in 8. per Fr. Tornabcne dclla Coiii^r. di Munlc Casino.
VI
LICHENES
Endlicher Gen. Plant. Vind. 4836^40 CI. II Alf,'ae § 3.
Licheiies Juss. gen. 6. Hoff. En. lich. Desc. ed Adumhr. lirh.
Lips. 1198-99 vol. 3 f. Ac/jams Prodr. licb. 1198, 8.
Meth. lich. Hamb. 1803-8. Liclienum Syn. Lundae 1814, 8.
Liclieiiogr. Univers. Golting. 1810, 4. Fries Act. Holm. Li-
chenographia Eiiropaea refer. I.undae 1831, 8. Eschweiller
Sysl. lich. Norinibtr. 182i,4 iVf (/er Uber die Ent. der flecht.
Fee Meth. lich. Paris 1825, 4. Cryptog. des ecorc. exotiques
Paris 1825. 4. Did. Class, ix 300. Afjardh lichen. Univers.
Lamark el DeCandolle Fl. fr. et Synops fl. i;all. or. iv p.ig. 68.
Diiby Bot. Gall, pars 2 or. cxix jtag. 593. Alph. DC. Iiilrod.
a r cMiid. de la Bolaniq. fam. 203 pag. 334. A. Rich. Nouv.
Elein. df Bot. fam. 3 pag. ill. Linn. Gfii. PI. 1202. Syst.
veget. 1202 pag. 951. Sp. pi. pag. 1606. Syst. Nat. cur.
Gm. 1202. Tourneforl Inst. r. herb. 325 pag. 566. Michel.
W. pi. geii. 36-53. Dillenius Hist. Muse. Lichenoides 124,
Coralloides 15, Ustiea 56.
« Planlae consislentia, colore, forma variae, saepe peren-
nes, calidis lemporibiis torpeiiles, brumalibus et frigidis revi-
viscenles, virides aut in aqua viresceules, detritae colorem
viridcm in parte erosa exhibentes, saepius siccae et npacae,
iiquidum ambieiilem absorbentes et in totam substantiani spou-
tanee Iransvchentes.
Veget-itionis organa sunt Frondes sen Thalli mombranacei
aut crustacei siinplices aut lobati, nunc sidilignosi aut filiimi^n-
losi el rauiesceiiles, nunc squainosi, deniqne puiverulenli ; du-
plici slrato constiluti corlicale et medullare sen thallodt et
hypothallode.
Organa fruclificalionis sunt Ilijpolhecium seu Excipulum
el Sporidium. Hypotecia, quoad nexum cum Ihallo, variant ini»
mersu et snperficialia seu innala, minala. sessilia ( in am-
bitu tola libera) ac I'lcvdla. Fiilcruut apolhecionim a Ihaiiode
forinaliim dicilur podelium. podicelbts, nut stipes. Forma ly-
pica Ilypotheciorum est rotunda, at raro normalis; tanieu
VII
olilnnga, liiiflnris, rninposilinne passim ramnsa {Urellaefor-
mis) occurril. Eicipiilum ciniisuin y\\t\\.»t perilhachim; vrceO'
latum excip. valde cxcavatnm, arnhilu coiislrictum : sculclli-
forme convexiiisculum, elevato-marginatum ; pcltiforme dilata-
lum, planum, absijue marline prominenle ; cephaloideum con-
▼exum, margiiuHii ( passim rtflexum) reprimentem ; disciforme
intermedium sculellatum el peitaium ; tuberculatum inler ipsiim
et ci-phaliiideum. Omnia apothccia Iballode foniiata priniitus
simt claiisa, Sporula seu Sporidia in asci's conlineulia ;
deiiidc, si status apothccii tam cito abaolvitur, u( lamina
jam primilns non clausa, ne marginibus quidem conniventibus
sese ofTerat, apolhecia aporta dicuntur ; si vero miclm seu
disco, lamina excavata excipuli est munita , apolhecia clausa
appeliantur.
Habitatw. Per tolum orbem liobenes sparsi, ac norticis,
magis quam meridinnalibus regionibus vulgatissimi.
Stalio. Ad saxa cujuscunique naturae, super muscos, et
arbores, io elatis ac planis regionibus, semper ad bumida et
frigi<la loca, paucissimi ad sicca saxa adberentes . el bicmis
tempore crescentes, germinantes hypothecia et sporula ferenles.
I. mmucAiiiA.
Endl. or. IX idiothnlami Trih. IV pyxineae.
Thallus coriaceus aiit carlilagineus unibilicalo-aflixus, peKafus,
junior monophyilus, adullior iobalus ac composilus, bonzontalis.
Apolhecia primitus clausa, mnx aperla, orbiculala, alra, libera.
Discus rimosus. aul saepius in gyros lirellasve debiscentes abiens.
Umbilicaria HolVm. pi. iicb. I. 9 elc. Schaerer in Scringe
Mus. Helv. I, 113 «c(|. Fries Licb. Europ. gen. xv/. DC. et
LR. Fl. Fr. 2 pag. 408. Duby Bot. gall, gen i\ pag. 595.
Fee Meth. 53, Did. Clas. xii c. ic. Merat Fl. Paris.
Gijrophora Ach. lichen. 226 (1. Dan. t. nU G. B. t.
2066 84—86. Fee M.lh. 54. Diet. Class. Fries. S.O.V.
Gyromium Wahlenb. Fl. Suec.
Cdjiuia Vent. pag. 200.
Lecideae Spec. Meyer.
Lichencs wnhilicali Linn. ' 'i'.,
Lichenoides Dill.
1. U. PrSTllATA. ■ •'
Fries Lich. Kurop. 301 pag. 3S0. Diiby Bot. Gall. i.
pag. 595. HolTm. pi. Hch. tab. 28 el 29. DC. el LK. Fl. Fr,
2 pag. 4H. Schaer. Mus. I pag. 113. S. Garovaglio Liclioiio-
flieca llalica, eliam sub tiliilo Provinciae Cnmensis el Vallis
Tellinae. Mediolani apud P. Kipanionli-Carpano 1836-13
Dec. 12 n. 6.
Thallus coriaceus, piicalus, margine eroso-ileiitnlus. ci-
liolaUis, bullosus, papulosiis. ciiiereo- viridis. aul olivacei) fusciis-
siccus ciuereo-fuscus, ac fuliginosus. subtus reliculatii-lacuiinsiis
subfuscus, foveolatus. foveulis rolimdalis. reiilro pi'diecllaliis
pedicello brevissimo ac vix conspicim, saxo adiiato ; bipollicaris
et ultra latus. Ilypolbecia sinipiicia scuUdlata. Ihallode mar-
ginata, disco atro, primitus papilialo convcxo, rare gyrdse-pli-
cato, dein piano, margiue crassu, podelia convexa alra. -
.lunio Julio. '■''■•
Grjrophora pustulala Ach. Lich. Univer.
Lecidea pustulala Acli. Melh. pag. 85.
Gijrominm pustulatum W.ilh. lJ|is. n. 9ui Aspogren ble-
hing. pag. 86. Fl. 8uoc. 1676 pag. 858.
Lichen pustiilatus Fl. Sui'cica u. 1107 et auct. Suec. Bot.
tab. 65. Fl. Dan. lab. 597 f. 2. Engl. Bot. tab. 1283. Westr.
Fargl. lab. 13.
Lichen crustac niodo saxis adnascens, verrucosus, cinereus
et vcluti deustus Fl. Fr. n.5i9. Vaillant \u,[. tab. \x f. 9.
Lichen pulmonarius saxatilis inferne reliculatus. et lacu-
natus, superiic cii.ert^us, ac verrucosus. rece|il.iculi- iloriiin. et
seminibiis nigricautibus, et veluli deuslis Mich, nova pi. gen.
or. xviii pag. 89 tab. 47.
Lichen frondc cinerea. inferne lacuuala arbusculis superne
nigris Hall. ILlv. n. 1996.
Lichen fronde lo!>ala fusca subtus lacunala , furfure mar-
ginali foncolore Week. Melli. 75.
Lichenoides puslulaium cincreum et vcluti ambustuni. Dill.
cJist. Muse. 227 tab. 30 f. 131.
IX
hon. HiilTm. IM. lirli. tal.. 28 f. 1, 2 el 2!» f. 4 oi.lima,
al nimis coloiala.
Siioi;. liiil. Ih1>- 6o.
Ennl. I'xd. 12815.
W.'slr. rni-l. tab. 13.
Vaillanl V>o\ . Oall. lal). xx fi,,. f) oplima.
Dill. Ilist. .Mii.c. lal). :{(► r. 'l|;{i. y'
.Midi, ^'ova IM. (ieii. lab. 41 .iptlmii.
Iliihilalio. ill roijioiif! sul>iiliiin,i Knropae cl Amorlcae.
Sditio. .liliiae l{rniil(! ail s,i.\,i caUMico-silicca 2.Vii) p.
paiis. .Ibinln r^.iicirii ( rjii^soiic ) pnipc Mcssanam 22!)'! p. p.
2. L. I'ki.h'.uiuzii*.
Sllioiih. Sohwi. (Jnt. V p. 3. Fries Licli. Kurop. 308
pag. j58.
Tlialliis coriaeciH, lafivis. coniro pliralus irrri;iilarilor si-
iiiialiis, crosus, (jciilicnlato ciliatiis. aeiieofusc'is. siibius aler,
fibrilliisiis. paiiiiosiis ex libnllis brovissimis (bMi^issiniis ramosis,
saxo adlixis rirrlmsis. A|i()lliitia sparsa. ad maigiiierii versus
primilus lirellil'drMiia iiinx coinposila, iiigro - aira, disco pyrosis-
siiiiu, eniari^iiiala.
S|iecios vegcla semper iiilida, viiidi - acnea ; sicca ftisca ; ef
cniurliia livido-cinerascens.
.Tiiiiiii.
Giiromiuin itolynhizas Waliieiib. Fl. Siiec. 1Gl."i pag.S.")8.
Gijrophom pd'lila DC. el l-K. Fl. Fr. 2 pa-. 'lOO. Acb.
Synops. pai;.07.\V.iliierdt. Ups 11 1)32. Aspelg. blclv- [iag.8G.
Floik ill Be-rl. iiiaj;. 1810 pag. GO.
Umbilicaria de[irefcsa Schaer in der. miis. 1 jiag. Do
lab. 10, H. Diiby lii.t. Gall. var. d. pcllita 9 pag. 591).
Umbilicaria Vellea lIofTm. pi. lieli. lab. 20 f. 'i.
Lirlicn [.elliliis Acli. I. r,. lab. 3 f. 2. Engl. b.d. l,d,.!»3I.
I-iclieii p(dyrrliizos Liglilf. Heidi. Relz. Vmlli. Willi, v.ir.
]\. \A\. I. inn. >p. p!. I § cnrlacei. Fl. Siiee. II ii. IIO'^.
l.ichiniaiili'ti pnlliiiii siipernr <'l glabnim. iiiforiie nigrum
Cl riirli.,sinii Idll. lli^l. .Mum-. 2_>(; lab. 30 f. 130.
Icon, lloll'.ii. IM. Licli. lab. 20 f. 3.
X
Engl. I!„L tab. 931.
Scliacr in Scr. Mus. J pag. 93 lab. 10' M.
Dillen. Hist. Muse. lab. 30 f. 130.
Uabilat. Europa in tnnritimis, inferalpinis, selvaticis et
montanis.
Stalio. In montosis calcareis MaJonie 4411, 5936 p. p.
( Gussone ) .
//. E^DOCARPON . .
EiuUicher or. X Gaslerothalami Irib. Ill endocarpeae
gen, 1S7.
Tliallus carlilajiineus aut siibcnriaccns. siibpcltalus per
pedicellum centro adfixum. Apotliecia ihallo iiicliisa, globosa,
excipiilo menibranacco ( lliallmle mulalo) ciiigenle nucleum
gelaliiiosum, orificin aperlo vix conspicuo, nigro.
Endocarpon Hedw. Slirp. rrypt. II pag. 56 tab. 20.
Fries lichen, eiirop. xxiii pag. 407. Ach. Melli. lich. gen. /i.
Prodr. Trib. 14 DC. c(. LK. Fl. Fr. 2 i^en. 94 LR. et DC.
Syii. Fl. Gall. gen. 94 pag. 89. Duby B.«t. gall. pag. 333
Ach. lich. IJnivers. pag. 55 lab. iv. techacr spio. pag. 38.
Vermalocarpon Eschweiller Syst. 239.
Capnia Species Venten. lab. du regne veget. gen. 7,
Lichen Species § umbilicariae Linn. Sysl. nat. cur. Gra,
pag. 1374; et ancl. recent. . -
1. E. MUMATIM
Flies Lich. Europ. 353 pag. 408. Ach. Melh. pag. 127.
Synnps. pag. 101. Wahlenb. Fl. Suec. 1739 pag. 875. LR.
et DC. Fl. Fr. 2 pag. 414 var. a umbilicalum. Schaer exsicc.
112. Diiby Dot. gall. 2 pag. 394. S. Gorovaglio Lichcnotheca
Ilalica, eliani sub liluio : Liclienes provinciae Vallis-Tellinae ec.
iMediolani 1836-43 Dec. 12 n. 10.
Tliallus carlilagineo-coriacciis, c<'nlrn subindiricalns snb-
rigidus ah uficia ad pollicem lalus. iiiiiiriil.iris, snbhdialiis.
lobis roliindalis sinuatisque ; liileiis. aul Miidi - ciiicreiis, per
pruinain ciiicrcarn el flavani, suliliis midiis. fiilviis. aul carireus,
ac ceuli'o per pedicuium adiixiis. Aptdlircia iiiiiiclifoiinia, fuivo-
fusca, dcin nigresccnlia, onliciis proiniiuilis iiii^ris.
M.1.J0.
Sj)li<'ria fiiliaceii Boll, fuiii,'. lab, 131.
iiiibilicaiia unibilicata Daumg. lips, ex Steudel iVom.
Bol. pi- crypt, pag. 1G1.
Licln'H inlni.ilus Linn. Spec. I n. TiO. II n. 51. Fl. Dan.
tab. 532 f. 1. Wai.loiiberg Fl. lapp. 881. .lacq. Misceil. 2
tab. 1(1 r 3. Fngi. I!„t. 9 tab. 593.
Liclioii iiiilmonarius alpinus cinereo punclatus Hall. belv.
15 lab. 2 f. 2.
Lichenoides cori.iceuin iiei)iilosiim cinereum punclalum
sublus riilvun. Kill. Hist. Miisfi. 223 tab. 30 f. IS.
Icon. Hull. Fung. lab. 131.
Fl. Dan. lab. 532 f. I.
.Iaci|. Misot-ll. tab. 10 f. 3.
Kngl. Bol. lub. 593.
Hall. belv. tab. 2 f. 2.
Dill. op. cil. lab. 30 f. 121.
Far. b /Etneum.
Niibis.
Tballus mono aut polypbylliJ3,conicus, lobis adscendenlibus
imbricalis, diminulus, ab u[ia ad sex uncias lalus.
Icon Tab. i. A e.\ibet planlam habilu et colore proprio;
a lenle auctam, apolbcciis variis fuscis prominenlibus.
Februario, Martio.
Far. c. Cowplicatum.
E. miiiialiim var. b, Fries licb. Eurnp. 3."5 pag. i08.
Thallo conico, cacspiloso polypbyllo, lubia adsceiiJenlibus
imbricalis complicatisque, crenatis.
Marlio.
Lichen polypbyllu.i Wulf. in Jacq. Mi."(C. lu lab. 2 f. 4.
Lichen ampliibiiis Willi.
Lichen iniiiialus var. b Engl. BdI. 1, c. lig. inf.
l^irhi'ii ciiiiiplicaliis Sw.irtz.
Iron. Fl. Dan. lab. 532 (ig. i,
NV.ilf. I. c.
Engl. l!ul. 1. c.
Xlt
Abilatio. Ad saxa granitica calcarea el viilcaniea in re-
gionibus canipeslribus maritimis et subalpinis.
Slatio. Ad saxa calcarea monle Busanibra ex Gussone,
4839 p. p. var. b JElneiim ad saxa \ulcanica Calanae inari
proxima Sciari d' Ognina et Armisi : a et var. c inonlosis
^tnae. Linera Bongiardo 1094 p. p.
2. E. GiEPiPiii var. B. minima.
Nobis.
Tliallus subcoriaceus vel carlilaginco coriacciis, pellalus,
lenticularis aut reniformis, raro solilariiis semper cnnfertus ;
Ires aut quinque lineas latus. inonopbyllus, qiiaiuloque varius,
primo concavus aut planus, dein convcxus marline convoluto,
anguloso-repandus carbonaceus : supra laevis, gl.iber, luimidns,
c luleo-oliv.iceo obscure- viridis, siccus olivaccus .lul fniii^iuto-
olivaceus ; subtus laevis, glabor, obscure Cfiriieus iiul ru!)riilus,
pediceliuni unum aut Iriparlilum brevissiniuni. Siralum niedul-
lare et corlicalc interne album. Apolliecia minima, prolnbe-
rantia, Iballode inclusa ct concolora, orificia minima fusca
aut nigra.
Aprili. •■"'"^ ='!.,.< i.M
Endocarpon Maravignae IXoiiis. Atli della 7. Adunanza
dcgli Scienziiiti Kaliani vol. i pag. 889.
Endocarpon Guepinii Licliencillieta llaliia, ctiam sub lilulo :
Licbcnes provinciae Cnmensis. et Valli.s - Tellmae — auct. S. Ga-
roTuglio, Mrdiolaiii 183G-43 Dec. 13 n. 9.
Obs. Spccimina, sub nomim; E. Guepinii, quae ad saxa
dolomiae in moiitibus circa Lnriaon lacnrn, inihi missa a cl.
Garavaglio exacle conveniiiat siciliciisibus speciniinilius liabilu,
colore, magnitudine, et fiucIifiiMlione. Ilia vero, a cl. Garo-
\aglio milii conimunicala sub nomine E. Gvepiuii a Guepinio
dcmala et a Mougclio dcscripla. Stirpes Crypl. Vofjesiacae,
Erios licb. eump. n. 3").'i pag. 4 10 ; Lichen deni^tiifi Wiilf. in
.Ta((]iiin coll. i/i I. 1 f. 3 forsan : a noslris diircne milii non
]ianim videntur ; colore magi,s fiisco, niai^iiiludiiic tiijila et
quairiipla, liabilu, lli. nnn confcrlo, et apdllicciis riisco-niijris.
liun. Tab. I B txibet pi.mlas sdciatas ct coiiferlas,
liabitu proprio, colore cl magnitudine ; l> iilanlam lenlc auclam,
xfiif
apolhedis sparsis proluberaulibus, olivaceo fuscis, thalloJe con-
culurjbus.
llahitaUo. In suli.ilpinis rcgioiiibus aridis.
Slatio. Ill iii]>iliii.s schistosis, calcareis et vulcanicis sic-
cis. I'alenu) 620 p. p.
///. COLLEM.i
gen
Eridlich. or. XI Hymmothdami Trib. I, eollemaceae
162.
'i'liallus foliaceus siibconlinuns gelalinosus, forma varius,
crispus, iiifus albiis. Apolliecia solilaria, sculell.ila, lliallode
f^mergeiilia, rxcipnlo ni;?ro. siili|i.i|iill(>so. iiuclen albiJo.
CoUema. IIulTm. U.;rni. II 105, Fries pi. bom. 235.
Ach. licb. univers. 129 lab. c f. 8-11. LR. et DC. Sjn.
Fl. Gall. gen. 97. I>iihy Bol. gall, gpn. vii pag, 601.
Squamaria. IIolTni- adumbr. et descript. lich. vol. 3.
pag. 3.
Parmelia species Acb. licb. univ.
Geissoidea spec. Vent.
Veirucarid species Fries lich. ciirop. xxn. pag. 430.
Pyreiuda species Acli. syn.
Lichen species Lin. el var. aiict.
I. C. NICKESCENS. '''
Acb. lich. univ. 6'.f>. DC. et !.K. Fl. Fr. 2 pag. 384.
Diiby But. gall. 2 pag. 601. Sanctus Garovaglio Lichenolheca
ilalica cit. Dec. 11 n. 8.
Tiialhis foliaceus larlnreo-gclalinosus, aut olivacco-fuscua,
subdiafanus, in nrbcm extensus, crispus, bullosus, verrucosus
convexus ; vernicis subimhricalis pustulatis ; cenlio atur et
npacus, limbo trcnalus qtiamloquc cilialiis. ciliis longis al-
bidis et diafaiiis. i(><itliecia inlegra, prinio glid)iisa, debiii
sculellala, cenlni sita, inarginnia, ]uominnla siib-n rnicosa. nu-
cleo albido, disco ocracco, excipulo Ihnllude conforrac, con*
colore.
Jauuario, Februario el Marlio.
Collema vesperlilio ex Stendel Nom. Bot. pi. crjrpl. pag.
128.ri. Dan. t.1125 f.2. non n Hoffm. Adiim. el descrip. lich.
Oillema microcarpum DC. Syn. Fl. Gall. '.12.
Verrucaria nigrescens Pers. in list. Ann. I5ut. ii p. 36.
Fries lich. europ. 388 pag. 438. Sommcrf. lapp. png. 138.
Verrucaria anliquitalis Flurk in Berl. mag. 1817, 1 p. 11.
Verrucaria umbrina B. nigrescens Acli. lich. univeis,
pag. 291.
Pijrenula nigrescens Ach. moth. lich.
Lichen microcarpus Schl. cent. 4 n. 66.
Lichen carbonarius Wulfi". in Jacq. Coll. iii pag. 118
tab. 6 f. 2, h.
Lichen nigrescens Linn. Suppl. pag. 451. Vahlenherg
Fl. Suecica n. 1620 pag. 838. Huds. angl. ed. 2 pag. 531.
Ijichenoides nelalmosuni. membranaceum, lenue nigricans.
Dill. Hist. Muscor. pag. 138 lab. 19 f. 20.
,1 Icon. Fl. Dan. lab. 112.'i f. 2.
Jacquin Ooll. i/i l.ib. 6 1'. 2. b.
Dili. Hist. Muse. tab. 19 f. 20.
Hnlnt. Europa uliique a I saxa, ligna aliaque,
Slatio. In bumidis ubique tain elatae qiiani planae
regionis, ad saxa turn vuicanica qunm calcarea, arhores et mu-
scos. Ciifanirt. PalepMvi, Messina, Palprno, Nicolosi, .Mondello,
Mililell.i. M.id.mie, Milo 300 p. p.
Obi^erv. Tiiallus incipit aler el opaciis arcle adglutinalus,
Rtatnra et forma varins. sed anibilu, viilgo, dclerminalus, color
e fusco nigrescens, substantia subgel.ilin'isa , primo macularis
est. adultiur crassiusciila rimosa. Pcrilhecia primura globosa
dein prouiinuia disco croceo.
2. C. VKSPERTILIO.
Hoflai. Descr. ct Adumbr. lich. v. 2 pag. 48 f. 31. 2, 3.
Tli.iiliis siccus membranaccus, orbieulalus. snblobatus
tenuis, plicafus, superne rugnsus infcriie plicalo-lacnnosus.
plicae el rugae longitudinales in ceniro congestae, peripheriain
versus elurgatae radialae el virides, aul airn virides. aliquaiido
Inscus : subslanlia mollis, gelallnnsus. diafanus : postice K-
bnllig granulosifc sparsus, Apotliccia prouiinuia, eculro el
,. . »«▼
radio sita, Ihallode emergentia, congests, subpodicelUla, g!o-
bulosa ; deinde sculellata, marginala margine thallodi' coa-
fuiini ; disco croceo proluberanle, in siccis plaiiiusculo «t fu-
scesrcnlc.
Januario. Februario.
Lichen Vesperlilio, Lightf. Scot. 840.
Lichen nigrescens Huds. angl. 537.
Lichen nigrescens Leers herb. 945.
Lichen lacluca Web. spic. 253.
Lichen papyraceus Wulf. Jacq. colled. 3 J 34 f, 10
1. 3 (bona sine seulellis ) . '
Lichen nigrescens Linn- Syst. vegel. 961. Suppl. 451.
Ehrh. Beilr. 2, U6.
Lichen saxalilis nigricans, lactucae I'ulio. Buxb. Ant 1
41 lab. 61 f. 3 (imperfccia). " '
Ljc/ie«ou!esgelatinosum, incmbranaceum, tenue nigricans
Dill. Muse. 138 tab. 9 f. 20-21 (mediocris ) .
Lichen gelatinosus membranaceus exasperatus convolulus
atrovindis, sculellis rubris. (saltern quoad synonvmiam ) .
Hall. hist. 2037. J J ;•
Icon. Hoffin. Ad. et Descr. cif. bona.
Jacq. coil. 3. 134 tab. 10, f. 3.
Bu\b. Ant. lab. 61 f. 3.
Dill. Hist. Muse. lab. 9 f. 20-21.
Habit. Europa ad nuda saxa, arborum truncos.
Stat. Ad calcarea saxa. .■(, francos, ndo caeio viifof, sic«8
et sereno contrahilur cl arescit. In insula I'antellaria 2480 p p
(Gussone) .
IV. LECIDEA
Endlicher or. A7 humenolhalami. Tribm II lectJinem
gen. tfiS.
Tliallus (Tuslaceus, horlzoiilulis. macularis, saepe obli-
teralus. Apolhrcia hemisphaerica exci|.,il., pioprio carhonaceo
alerrimo primilus marginala ; dein scul,.ll,r„nnia aul lirmisphe-
nca .c„lida. Discus aperlNs. priino punclif.,rini imprcssiis. s«e-
pius corncus et slralu carbonaceo imposilus.
XYI
Ach, Sjn. lich. 32. Tries Vet. Ac. handl. 1822 pag.
253. Syst. Orb. Veg. pag. 2S2. Lich. europ. gep-.w pa^.
281. Eschw. Sysl. f. i8.
Calillaria species Ach. syn- U. ,^,
Echiiiophora Fee melh. 35 lab, 1 f. 25.
Myriotrmna Fee Melh. 34. Crypt, cort. lab. 25 f. 1,2.
Rhizocarpon et Palellaria spec. LK. et DC. Fi. fr. ii
pag. 306, 345.
1. L. GEOGRAPHIC*.
Fries lich. europ. pag. 326 n. 384. Schaer spicil. pa^r.
124 var. b coidigua. Sanctus Garovaglio Lichenes Provinciae
Comeiisis et Vallis -Tellinae Decas 2 n. 10.
Ilypolhalliis alcr, tircte adhaerens, aliqiiando uudus ;
Ihalius criistacens tenuissimus primo luteo -viridis, delude ni-
tide luteus, areolatus ; appolis confluenlibus. ani^ulosis, di-
sinctis per lineulas. Apolliecia ex hypolhailo airo oriunda,
inlus nigra, cnislam vix superantia, discreta inler areolas, aut
in areulis plcnimqueconllucntibus, inmiersa solilaria, aut coalila,
excipuli cupularis connuentis margo tenuis aut prominulus ;
discum nudum.
Februario, Martio. Aprili.
Jihizocarpon geo^raphicus DC. FI. fr. 2 pag. 365.
Palvllaria gpografdiica Duby Bot. gall. 78 pag. (356.
Vernicaria gcographica Ilumb. Fnberg. 43.
Lec!(/''«aliiivireiisAch.niplh.li(h.pag 45.Synops.lich.p.21.
Jve/jjOHcw* geographicus.Iaura. S. llilaire Ex. famill. nalu-
rell. T. I p.rr ID.
Ikhcii ilillor. belv. n. 2063.
Liflieu ciMslaceus saxalilis luteus receptaculis florum ni-
gris Mich. 1\. PI. gen. 97 n. 19.
hones aucloium praebcnt variolates. i i^ • '-
\ar. h conligua. •■>..
• Fries licli. europ. pag. 327 spec. 284.
Areolis applanalts in cnislam subcoiiligiiam rimosam con-
fluenlibus ; apdibiciis dolrusif.
Vcrmcaria gcographica IIolTm. Dpsit. fl /Id. liib. vol. 3
lab. 54 i. 2 pa-. 13. ri. lich. tab. 53 f. 6 gen. IG n. 2.
xvrr
l.iihoii i;i'iii;i;i|.lili'ii« f^iiin. ?|i i i;on. 10 n. 2. 11. Siicc. i
n.UO. .1 l(»:;s'. |{,.lli.Gi'nn.'i!)2. lloiliii.MMiini.lich. (ul..3 l.'l ,
Fiirjfl. iiifili. T- .'J p. 2 ling. /iTJ-i n. 2. \\m=, ilryplo-j. p.ii^.
38. l^Uich paK.l. I!. -lOSo. Web. spicil. paj;. I'IO.'JIuIIl'ii
licli. paj;. 515 Lii;Iilf. pag. 801.
Lichenoides, ni;:rnll(iviim llinbulae gpni;r;iphicac inslar
piihiin. Dill. Uisl. iMuso. 12fi lab. IS f. sl
lion. FIrirk. n. 02.
Scbacr. II- 172.
.Miiug. n. CIO, G.
iluHin. Dcscr. el Adunibr. lab. Til f. 2 buna. PI. lich.
lab .■;:$ r. c.
Dill. op. cil. lull. 18 r. .J.
ilahil. Ad snxa granilica, inicaeoa Eiiropae. •_ "^
SUlio. AJ scliistosa suxa plaiiae rcgioiiis Mandaiiici,
Sirrizzo ( Prestandrfa ) .
Oh^i'ic. E.\cm|ilaria L. (jPiXjrdiihicnc ad saxa micacea ct
arcnana llaliae a b. Garovai;!iu iniiii doiiala cxacle siculis
.ippcimiiiihus convoniunl.
2. li. tim:i
.\ol)IS.
(inisla vii'idi-bilca aronlala. arcolis sqiiaiiiiilnsi? applanalis,
e |diiiibus, sat'jie coalilis, SMliriij;osis, liyjinlliailiiin nigrum
inliTfiiple oblegenlilius. Apnllicria alra, innala, raro cruslaiii
liorizoiillialiler aiMjuaiilia, nuiKpiam olTlOl•^^a ; oxcipulo uarbo-
naceo inargine promiiiulu aul lacii, disco niidu pbnio.
Febniario .
Lffidea (jP.o<}raiihica var. c. alpicola Fries Licb. Eur.
pag. 327 spec. 28i. Scliaor. Spicil. [lag. 12i.
/com. IVoslra Tab. ii U cvliiliot planlam babilu .suo :
bypnlballo nigro, disliiiclo. cl llialln Miiili - liiico ; areulis di-
sci'ilis el coalilis ; apolbeciis soliliiiis ct adprcssis crustiie
iniialis : n a|i(illi'(liiin leiile auctuin. excipulo caibonaien,
niargino priimiiiu:ii.
Ilahil. Eliropa in ri'^'inullui-* aipinis. '
Slatio. .I'jiiai' ad «a\a vn'r.i.iiiM liina/.zi. Cassini usque ad
liinilein vcgelatiuiis A.^Iiauali :^iculi 7 529 p- p. 3
XVIII
3. L. COKFLtKNS.
Sclificr. I^pic. |).ig. 111. Acli. Sjn. 16. Fries licli.
curop. paj;. 3I!S.
Thalliis, criis(a rimnso arcohila per arrdlas ilislinclas ;
areolae angiilnsac, opacae, cincreao, vt>l ciiuTcofiiinosae,
hyp'tll"'"'"" nigrum ? evanesconlcin olitegonli;*. Apolhecia e
criisla orinnda adprcssa, subconlifjiia, aliqiiandn contigua,
roliiiidala, per lineolam c rrusin dislincla, nigra, coiivoxa ;
excipiili carlionacei margine denii?sii oltlusiusculd ; disco sem-
per Hilda alerrimo, qiiandoque suhpriiiiioso, iiiliis ciiierasccnlc
vcl I'll^CO.
.(antiario Febniario Marlio.
Locidea fusco-aira S. Garovaglio Lich. Prov. Com. et
Vallis Tell. Dec. 5 n. 9. Suli liac specie diibitaiilcr addiicla
a cl. Fries I. c. est L. condtiens, quae a Meyer ot FInlow pro
ejus slain alpiiio habelur : Lecidea fiimosa Ach. Meth. pag.
41 b. I.
\WrnrMria confliiens ILdfin. Dcscr. ct Ad. lich. vol. i
pag. 81 lab. XIX f. 1. Fl. Dan. Slab. MM f. 2 oxidala.
Patdlaria confluens Diijiy lint. gall. 2.') pag. 649.
Lichen conflucns Web. bpic. 180 Tab. 2. iMigl. Rot.
tab. 1964. Iloflm. En. lich. pag. 29 n. 34, Encyclop. Mclh.
T. 2 par. 2 pag. 45"> n. 10.
Lichen calcarins var. confliiens Cblor. lugd. 34.
IcMil. Nostra Tall, ii C e.vliihel planlaiit habilu siio, criista
rimoso-arcolata ; apollnciis alris, confluenliliiis, adprcssis, mine
conligiiis, nunc subcoiiliguis ; a apolhecia alra, e crusla evi-
denler dislincla per areolam ; disco alro. margine planiusculo,
cl oblusiiisculo, cenlni proniiniilo-puslulato.
llolTm. l>esc. el Adinobr. lich. vol. i lab. 19 f.2 non bona.
Web. Spicil. lab. 2.
Fl. Dan. tab. liol 2. ... - i , -
Scliacr. Uelv. n. 187.
Moug. IVcst. n. 863.
Ildhil. Europa in nionlanis ubi copiose, et planis.
Slalio. Ad saxrt viilcanica /Etnac in (datis regioiiibiis ac
mari proiimis. Catania. Uongiardo lO'Ji p. p. Uiiiazii di
XIX
Kicolosi 3311 ; Messina ad scliislosa ubique ( Prestandrca ) .
Friis lich. Europ. pag. 286-1. 2o3, c. Wahl. Sure.
n, ni8. Acli. Met. lich, 78. Lich. Univ. pag. 212. S. G,.-
rovaglio op. cit. Dec. 8 n. 8.
Cnisla irrpijiilaris bullato-phcala vel nignso-plicata ini-
bricala, glauco-pruinosa, pruina grisca, subc.iulosceiis c ti-
roscprite-glrtuca, et cinerco-caesia, sqiiamis biillalo-plicalis
disliiiclis, et conffuenlibus, basi altcnualis radiciilosis. Aiw
Ihccia libera pelliila obtuse marginala, cxcipirlo cupulari iii-
tegro, disco piano, adulliori convexo marjiine cvanescenle,
nudo. atcrrimo, intus sub lamina subslupposa, alba.
Noveniliri, Diceiiibri, .laniiario.
Paldlaria vesicularis Iloirm. Adumb. el F)es(;. lich. ?oI.2
pag. 30.
Lecidea cocruleo-nigricans Schaer. spidl. pa^'. 120.
Verrucaria grisca Wild, prodr. Fl. I5er. el Bol. Ma-.
4 lab. 2 f, 4 ex Fries 1. c.
Psora vcsicularis Fl. Fr. 2 pag. 368. Duby Bot. call.
3 pag. 657. Hoirin. PI. licb. lab. 32 f. 3.
Psora opuntioides Fl. Fr. 2 pag. 368 ex Duby !. c.
Lichen caeruleo-nigricans Engl. Bol. tab. 1139. Lighlf.
Scot. 803. I\al. 47 pag. 1139.
Lichen polymorphus Latourette Lugd.
Lichen Candidas Fl. Dan. tab. 1064 F. r.
Lichen sedifulius Scop, ex Fries I. c.
Lichen vcsicularis Ach. Prodr. 172 pag. 94.
Lichen paradoxus Ehrarh. pi. cript. D. 20 pag. 200.
Lichen firaiuformis Gml. gjji. Nut. 49 pag. 1330. Hag',,
lich. pag. 47 fab. 1 f. 2.
Lichcnoiilos gr.inosuni siilij.l,iii(iim liilii'rriilis pianis ni-
gricanlibus. Dill. Ijisl. Muse. ."iU lab. :)2 L 2.
Icon. Emj;I, 1;(.1. i,.1i. I 139.
Ilagen lich. lab. 1 1'. 2.
Bol. Mag. 4 t.ii., 2 r. 4.
Fl. ii.iii.' lab. lOGV r. 1.
IluHm. Aduinl). el Dcscr. lich. vcl. 2 lak. 32 f.2 non bona.
XX
Hoirm, PI. LIcIi. lab. .32 f. 3.
Hall. helv. lab. 41 f. 3.
Schaer. n. 168.
Moug. Nesll. u. 112. ■'»
Funk. n. 319. -i
Dill. Hist. Muse. 544 f. 2.
Icon Nostra Tab. u D cxhibet planlani liabitu siio, cru-
sla madida bulliito-plicata, congesla, pruinosa, plicis intri-
calis, basi radicnlosis cum apolhcciis nunc solilariis, nunc
confluentibus ; a cxhibet planlani crusia sicca, plicala, lugosa,
pruinosa, infernii radiculosa, cum apolhcciis adpressis et so-
lilariis, disco pruinoso ; b c d exhibct plantam lente auclain ;
h squamae bulhjsae ot plicatae, lincolatai". lintjolis nigiis,
aut fuscis : d d piiiina nigra, nut ciiicrcncaosia ; c a|>nthe-
cium atcrrimum, subpcllaluni, obtuse marginatum, disco con-
fsxiusculo.
Habil. In montosis magis quam in planis Europae re-
gionibus.
Statio. Ad data Inca ^Inae super muscos. et per htimida;
Nicolosi a s. Nicola 2298 p. p. Linera, Bongiardo verso la
strada di ZafFarana 1094 p. p. circa il liniil(! supcriorc ilella
regione nemorosa da Nicolosi al cono dell' Kina 5iH) p. p.
5. L. ALIiOATRV.
Fries Lich. Europ.294 pag. 336 var. a coriicola. Scliacr,
Spic. pag. 140.
Tliallus crusta, lartarco-farinosa, alba, amylacea, Can-
dida, conligua, superficie pnrum inaeqnalis, in sicco acqnaiis
Candida; hypothallus albus. Apolhecia nigra, conferta, minnta,
sculellata, per aelaleni supra crustam plus minus elrvala, e
crusta iu amylaccis cornnala, inlns carlwMiacoo-.ilr,'; : M-^co alrn
Bublurrdo, m.;ri;iria(o, inargine disco concoluri. Icnui, cvanido .
Apothecia deshucta aetale, foveolani intra Ihallum et saxum
ipsum saepe cxhihent.
nict'iiihri. J.wiiiario. Fcliruario, .M.irlio.
Lecideii. corticola Ach. Syn. pair. 32. II. Dan. lab.
1350 r. 2. - :
Veirticaria amylacea llofTm. Dcut Fl. • ^
xxr
Verruojiria allwialra lldirm. Desfr. pI Adumbr. iich. (ab.
i5 f. ~. Ml*'" var, aiiiYlacca Germ.
Palctlaria cnrlicoinAcli. Prodr. 1 19 pag. 58. DC. el LR.
n. Fr. 2 rriisia di'li(|ii('sconle.
Splmcria byssaci'a Wcigel. obs.
LicliPH corticola Acli. I'rodr. 1 H) pag. 51 : idem Vel. Ac.
Handl. 1799 lab. 5 T. 0. Kmj;!. IJdI. lab. 1892.
Lichen corticola var. b farinosa Ach. Act. Soc. SueclTQi.
Liclit'ii alboalcr IIulTiii. Kiiuiii. Iich. Scbrad, Spicil. Gmel.
Sjst. linn.
Lichin amylacdis Ehrah. Cr. pxs. Pcrsoon list. Ann. St. 11.
Icon Unil'm. Descr. el Adumbr. Iich. lab. 15 f. 2 non bona*
Ach. Nova Ada Ac. Succ. T. xvi T. 5 f. 6 a be,
Ach. Vd. Ac. lli.M.ll. 1793 lab. 3 f. 6.
Engl. «ol. lab. 1892.
Fl. Dan. lab. 1350 f. 2. ,,i
Licli. Succ. n. 153.
Ehrb. n. 17G.
Schrad. n. 161 et 303.
Fl. Ueutscb. n. 41.
Mniig. Nesll. 844 9.
Var. h saxicola.
Thailus Candidas evanidus. Apothceia atra carbonata.
Fries I. c. pag. 337.
Z/Ccidea margarilacca Flolow. Sumiiiorf. F^appon. pag. 148,
non a Ach. crusia dcliquescenle, scd // Acii. Syn.lich. p. 31, 32.
Palvllaria niveo-alcr DC. Fl. Fr. 2.
Lichen nivco-alor Uicks (-rypl. iv pag. 31 lab. 12f. 1.
Lichen epipulius A«b. Engl. lint. tab. 1137.
Icon. Engl. Uot. lab. 1137.
Dicks Crypl. iv pag. 21 lab. 12 f. 1
Lich. Succ. n. 413 414.
Sommerf. 50.
Desm. 241.
llahil. In Eumpa vulgatissimae sp. ct var. a4 cortices
el calcaria sa,\a, ncc non arcnaria cl nMiros.
XXII
'■'*' Slatio. Messanae et lecis pro.\iniis ad calcana saxa
ubiqup.
Obs. Unquam in hac specie vidi criistam areolalo-verru-
cosam ant glaucocandicmtem, aut carHlagincam, ncc apolhecia
caesio-pruinosa. Statu lypico et perfecto non vidi ?
J'H V. GUSSONEA
- i'iU
Nobis.
' ' f Tliallus horizontalilir oxpansus, iircgiilarilcr exiensus,
hypothallo suffullus, crustaceus, granulosus, verrucosus. Apo-
lhecia thallode inimersa, aut subiniiala, disco raarginalo, mar-
gine thallode aequali.
Parinelia spec. Fries llcii. curop. gen. 7 pag. 36. Som-
merf. Lapp. pag. 8'J. Endlich. or. xi Tr. 3 gen. 172.
Squamariu spec. DC. Fl. fr. 2, 314.
Urceolaria spec. Schaer Spic. pag. 10. Flork. in Berel.
Mag. 1809 pag. 313, 1810 pag. 115. Ach. Meth. pag. 145.
Syn. pag. 145.
Lecanora spec. Sommerf. Lapp. pag. 91. Ach. lich.
Univ. pag, 348.
Placodium sp. DC. Fl. Fr. 6 pag. 183.
Lichen spec. Wahl. lapp. pag. 401, 412. Linn, et auct.
borealiuni.
06s. Mulla auclorum genera, hand naluralia, sunt con-
flata a Fries lich. europ. in solo Parmeliae genere ; ex quo
species inter se dilTerunl abs(iue aHinilate : ideo Parmeliae
nonien lichcnilius lliallo foliaceo et apotheciis scutellalis
podecialis. tanluni scrvnvi ; cruslaceis el verrucosis, apotheciis
immersis ihallnde niaiginalis Gmsoiieae dedi, oh cl. bolani-
slani Juan, Gussoue ; dcniquc crustaceo-squanmlosis, carli-
lagin('o aut iiienibrauaccusquiiniosis, ap(]thcciis iunatis ac suh-
sessilihus, thallode marginalis Gasparriniae donavi, ob cl. ho-
tanislain Guhclui, Gaspairini. ! a hA\
I ., . .' - i.n;..i{a-« j ,1
XXIII
i. G. f.LOBOPIIANA.
Nobis.
Thallus-cruslaccus effusus, irregularis adnatiis areolato-
verrucosiis, nudus, niliJo-siiIpIiureus, ambilu radiostis, sublus
albtis, primo gl.ibcr, dcinde riinnso-lessiilalus, sul) lenle lu-
berculosus, tcssulis trapezoidalibus. Apnlliecia inlra thallodom
immersa, ovalia, angulala, margine Uiiillodn tiimido subva-
nescfiite, disco nudo pallido. I'lanta sicca cbartam el paniium
sulpbtiroe lingit.
Aprili Majo.
Parmclia chloropbana Fries lich. Europ. Ho, pag. HI.
Wahl. in Acli. Siippl. p.4i. S. Garovaglio np. cit. I>ec. I n. 4.
Lecanora iblorophana Ach. licb. imiv. pag, 430.
Lichen clilorophanus Walil. lapp. jwig. 416 tab. 28 f. 2.
Lichen elcclrinus Kamoml in Fries I. c.
Squamaria electrina DC. F'l. Fr. 2 pag. 314.
Icon [Nostra Tab. ii. A exibet plantain habito sun et
colore, thalio rimoso areolato, cum apolbeciis niinutis llial-
lodc immersis : a plantam lente auclam, ubi crusta areuiala
cum apolbeciis, forma variis^ et disco nudu piano, margine
thallode conformi ; /* sqiiamam seu tessuiam niagis auclam,
cum apolhecio ovali. immerso ; disco parum concavo, subeva-
nescente, thallode marginalo.
AVabl. fl. lapp. tab. 28 f. 2 non bona.
Habit. In montosis el pl.inis Europae a<l dura saxa.
•' Stalio. Ad saxa vulcanica magis conipacla, Catanae, I'a-
» tern6 620 p. p.
' 2. G. CrKRREA.
Nobis.
Thallus, crusla sublarlarea arcolato-rimnsa, plana, glauco-
clncrca, vel fusco-cinerea. hypolliallo nlgrn Ajiolhccia lliallo-
de immersa. disco nudo nigrescenle, inlus pallido, murginc
' thallode subelfvalo obluso.
' Diccmbri, .l.ii-.uario, Februario, Martio.
. Parmelia ciiierca Fries lie. europ. \'M png. 142. ScLed.
: Cril. 13 p. 2. !". ('laidvaglio op. cit. D. ."» n. 2.
Vrccolaria cincrca. .\i;h- 5chaer Jjpic. pag. 70.
XXIV
Urceolaria ocellala Florcke in I>erl. Mag. 1809 pag. 315,
1810 pag. 115.
Urceolaria Icssulala DC. Fl. Fr.
Urceolaria microcelis Ach. Syn. pag. 145.
Urceolaria gibbosa Ach. ex Fries 1. c.
r Verrucaria ocellata Hoffm. Dcscript. et Adumbr. lich.
tab. 20 f. 2.
Lficanora multipunctata Acb. lich. univ.
Lichen cinereus Linn, et auct. horealium. Engl. Bot. tab.
1751. Wahl. Lapp. pag. 412. Weslring. Farglfv. tab. 18.
Icon. Hoffm Adunib. et Descr. lich. tab. 20 f. 2 optima.
, . Engl. Bot. fab. 1851. ,.,
Vestring. Farglfv. tab. 18.
Var. b Aqvalica.
Crusla spongioso-larlarc.i. glelnilosa, grisea ; lamina apo-
thecii areolata immersa, mjirgiiie Ihallode baud prominente.
) . Fries lich. europ. pag. T44.
\ar. c Alpina.
r Crusla areolis planis, laevigatis, rimosis, cinereo-pallidis ;
apolheciis disco immerso, nudo rufo, sicco nigro.
Fries op. cil. pag. 141.
. . , Lecanora alpina Soramerf. lapp. pag. 91. ,•,
Ilahil. Ad saxa planae et elatae regionis Europac.
Slalio. Ubique in Sicilia. In calcareis Miiilello, Palago-
nia, Scordia, Messina, Palermo; in vulcanicis tolius Vallia
Koeli, et /Elnac Palerno 620 p.p. Trecaslagni 1680 p.p.
Binazzi di Nicolosi 3338 p. p. Bandazzo 2545 p. p. Var. a
occuril ad loc.i iiumida et acquosa, var. b ad saxa in alpium
3. G. VEItntCOSA. '. 'i-j- r, !•','('•; :i)'iiT. -::':.:.,'
Nobis.
Oiista larlaroa, verrucosa, verrucis densissimis, niida,
glaurn-alhicanle, vol cinerescente saepe pulveracea, aliqiiando
piuinbca, super niuscos deulbala, liypolhallo albo, Apolhecia
verrucis immersa primo concava, deinde plana disco mgro,
alro, snhpruiiioso ; margiiie proprio disco concolori doisalo,
cum Ihallode couvexo cunnalo, verrucosogranulato crenato.
XXV
Novembri, Diccraliri^ Januarlo, Februarlo.
L'armcUa veniicos.i Frit'S li<;li. eiinij), 1(»9 pag. 186.
S. Garov.ii;liu o|>. cil. I). !) n. 1.
L'rccolaiia miil;il)ilis Acli. licli. iiiiiv. pag. 335.
Urce.olaria verriii^dsa Acli. s|)icil. paj^. 71. el pag. SiO.
Eadcm crusta m.igis ili'alhal.i, .n- .ipdllipciis cfuruplis pag. 339.
lirccolaria panyrga Acli. Jlelli. pag. 14G lab. 4 I'. 2,
lAchcn veriiicii.-u? W.ihl. lapp. pag. 408.
Icon. Acli. Mrlli. lal), 4 f. 2.
Scliaor. llciv. ii. 13f . cl 133.
\'ar. I) I'c'idtMiria,
Vrniicis clausis, disco nslioli Inslar nigri prominenle.
I'driiiclia verrucosa Fries op. eit. I. c. Jlcjer. Flecbt.
pag. 214.
Tlii'loirema in.iminnsiiin Pcrs. in Acl. Wplt.
Poriiia glofiierala Acli. Licli. Liiiv. pag. 310.
PerluMiria glinnerala J'cliacr .spic. pig. GO.
Entidcarjioii ^loluilare Summerr. Lapp. pag. 136.
]Ai:lieii glonieiadis Sclilfiieli.
Icon. Schaer Htilv. a 120.
Iliiliil. Species obvia m lota Europa el geograpbico re-
spcclu nherraiis.
Slalio. in alpinis, siibnlpiiiis el planis rogionibus, ad
ligna, saxa hiimida el ad iimscos froqiicns . Liiiera al bosco
di Vigo, alia Dagaia (? Teniitella. S. Fili|i|)(i, <'.alania, ISicoiosi
a S. iVicola 22!)8 \<. \>.
Obsi. Crusla iiumiuam vidi carlilaginoa iili a Friesio iiftlaUir,
I. c. scJ gmiiulosa aiit verrucosa i>l larlarea, bypolballo albo cal-
careo. Apolliocia niargiiie jiriipiio i(a siiiil lli.illiHlf coiiiiata,
ul isto taiiliim margmala apparoaal, praetipne iu prini.ievii
el siccis spcciiiiiiiilms. •
4. G. VEM0S4.
INubis.
Criisla larlarea crassa aroolalo- verrucosa, plicala. fl pri-
nio ari'olalo-graiiuld'ia ct jiulvcracca, areolis inaeijualibus.
cinerco-viresceiis, aul iiniiicrra flavo-pallcseeiib. vol ciiBrasi-Cu*.
4
XXVI
bypothallo albo. Apolhecia inliis alba, oriisla immorsa, ad-
pressa, difformia, disco niido, hruaneo niliri), in siccis fiisro,
margine Iballodc integerrimo pallcnte, atit cruslac conculori,
erenulato sen granulato-forme.
Januario, Februario, Martio. '
Parmelia ventosa Ach. melh. lich. pag. 66. Fries lich.
Europ. 146 pag- 133.
Palellaria ventosa LR. el DC. Syn. Fl. gall. 960 p. 75,
Verrucaria ventosa Hoffm IM. licli. tab. 12 f. 1. Descr.
«l Adumbr. licb. tab. 27 f. 1 vol. 2 pi^-. 11.
Lichen ventosus Linn. Syst. veg. '.)"*!. Syst. pi. 526.
Lighlf. Scot. 806. — Fl. Dan. lab. 472. Weslring. Farglafv.
tab. 6.
Lichen lepadolerama Ehrh. phytopliyl. .30. Engl. Bot.
tab. 906.
Lichen flavescens Linn. Syst. veg. 9.'i9. Jacq. Misc. 2
pag. 79 lab. 9 f. 1. Wulf. in Jacq. I. c.
Lichen scopulorum Fl. Dan. tab. 712 f. 2.
Lichen crbientus Weber Spic. 184 lab. 1 Ley s. hal. 2
1137. Chlor. Iiigd. 34. Rhot germ. 407.
Liclienoides Dillen. Hist. Musch. lab. 18 f. 14.
Icon, lluflm. Descr. el Ailuinbr. tab. 27 f. 1 mediocris.
Hoffm. PI. lich. tab. 2 f. 1.
Wesfriti^'. Farglafv. tab. 6. . , i .
Engl. liot. tab. 906.
Fl. Dan. 712 f. 2.
Jacq. Collect. 11 tab. 9 f. I.
Lich. Piiec. n. 161. ,
Ehrh. I'hjt. 30. ■
Moug. II. 2.^6. '
Weber iSpic. lab. 1.
Dill. Hist. Muse. tab. 18 f. 14. '
Ilabil. Ill apricis nionlium, cf campestrium, saepc vcnto
c.xpusilis Europae.
Slatio. Ad saxa peranliqna, ad corlices Qiierei, Fagi,
Castaiuiae. .Elnae BDiigiardo. LiiuTa, Nicolosi, Mclia. Ca^lagiio
di ceiilu-cavalli 2146 p p. usque iul arbi)ium liiniliiii 4.j88 p. p.
xxrn
VI. GASPAMINIk ,
Kobis.
Tliallus crustaceus verrucosus vel squatnulosus, aut squa-
mosus, squamis cITiguratis, carlilagineis, raembranaceis, aui-
bitu lobalus ; bypulhallus albus fuscus, aut Diger. Apolheciu
regularia, sessilia, aut parum elevata scutellata, nunc marginc
proprio cvanescenle instructa, et marglne accessorio Ihallude
conforini ; nunc solo marginc accessorio donata persistcnle ;
lamina disci planiuscula quandoque caesio-pruinosa.
Parmeliaceae Endlich. or. xi. Hymenotlialami, Trib. iii
gen. 172.
Parmelia species Fries lich. Europ. gen. 1 pag. 56.
Sommerf. Lapp. pag. 89.
Squamaria spec. DG.Fl.Fr. 2, 314. Chev. par. tab. 121.
Lecanora spec. Bot. gall. gen. 19 pag. 665. Ach.
Synops. licb. 154.
Palellaria spec. Ach. Prodr. fam. 1 gen. 6 pag. 1.
HoITm. PI. lich. Adumbr. et Descrip. lich. l)C. el LR. Fl.
Fr. 2, 338. Duby Bot. gall. 1, 655. Leman Diet. So. natur.
Lecidea spec. Ach. meth. licb. 68.
Psoroma spec. Ach, Prodr. fam. 1 gen. 10. Holfm.
PI. Lich.
Placodium spec. Ach. op. eit. g6n. 11. DC. at LR. Fl.
Fr. 2 pag. 380.
Verrucaria spec. Hofim. PI. lich. Ad. et Descr. licb.
Germ. pag. 165.
Lobaria spec. HofTm. PI. licb. Germ.
Lichm spec. Linn, et auct. Wilh. Web. Ehrh. Wahlenli.
Ach.
SErjio 1.
.''^tjiKiiiiusae
Thalliis squamosiH. squamis imbricalis. iinniliranaceis vel
carlilagineis : viresceiili glaiicus, albescens ; init!)itii lub.ilDS,
loliis crenalis ; bypoliiiHii* albus. Apolbeci.i clpvala, discu*
nudus ; margo thallodis passim disco colorcni iiiduil.
XXVIII
1. G. LH^TIGER*.
Nobis.
Thallus crassus, cruBtaceofnliacPiis. sqiianiosus, irrogii-
larlter-imbricatus, squamis obiongis, imbricato-composilis, nunc
ascendenlibus, nunc undulatis corriigalo-planis , lobis inoiso-
crenalis, in sicco albo-marginalis ; racliosus, conliguus viriiii-
albus in sicco glaucus ; hypolhallus albus, inaeqiialis. Apolbecia
adnata scssilia, magnitudinc varia; disco nudo tcstiiceo vel
pnllide-lulcob>, piano, deraum convexiusculo, margiue Ihallode
tenui integro persislenle, in sicco albo strato me.dullaii con-
tolori.
Planta in orbem sacpe expansa, 1 — 8 uaciae latitudinem
•ffert.
Dicembri, Jannario, Februario, Marlio.
Parmelia lenligera Fries lich. Europ. 97 pag. l03.
Lecaiioia lentig(Ma Acb. Mel. lich. pag. 192.
Sqimmaria lentigera Fl. Fr. 2 pag. 516. Dui)y Bot.
gall. 14, C()(). Lfiinaii Diet. Sc. nat. T. SO pag. 351 n. 3.
Cher. par. lab. 14 f. 2.
Psora Icnligora HofTm. Dcscr. et Ad. lich. vol. 3 pag.
1;> tab. 48 f. 1. Exemplaria in sicco descripta, ncc aelate
porfecla. Idoni Dciit. Fi.
Placodinm Iculigeruin Svel. Linlslaf.
Lichen lenligcrus Acli. Frodr. 185 pag. 103. Weber
Spicil. Fl. r.crm. T. 3. Gnlt. 192. Wdl. Daupb. 3, 918.
Rehl. cantabr. 430. With. But. 3, 111. HolT.n. En. licb. 2
lab. 9 f. 4. Encycl. Mcth. T. 3 p. 2 pag. 463 n. 50.
Dosfoiilaliic Fl. Atlaiit. T. 2 pag. 418. Swarlz. Act. Ufisal.
T. IV Belz. iV. 2. Fl. Dan. lab. 1185. Liljebl, Willars,
Bellardi, Schrad. Roth. Gmel. Sysl. Linn.
Icon AVibcr Spic. Fi. G<rrn. T. 3.
IIoiTni. Adiimbr. el Descr. lich. vol. 3 lab. 48 f. 1
non bona, an varielas ? Enum. licb, T. 9 1'. 4.
Qii'v. tab. 14 f. 2.
Bclhan. ('antabr. pag. 430 lab. unica.
Fl. Dan. lab. 1185.
L:fb. Suec. n. 288 bon;'
xxu
Ehrli. Ciypl. ... 3S.
Moiii;. c'l iNtbll. II. GfS.
.Midi. II. pi. gen. lali. .^ 1°. o.
llabil. In Eiiropa el Al'iiu;i iibi.jiio. ;iil »;i\,i ot corliccs.
StaHo. Ad .-a.\a calr.irci iiiuiitiuin Sicili.K; I'leqiiL'ns, ad
Tulcaiiica lain in ni()iit(isi>* <|iiani in planis regimiibus, nec
lion ad ailHiiiiiii (uiticcs lam in aiiilu (|iiani iu sicco nbvia.
Palaiiniiia. Viz/ini. Miiion IS2!) p. p. .I]liiae Itongianlo, Linrra,
Aci, I'alcnii"), ISiancavilla, lv/M;ila/./.() 2.'>'io p. [>. Niculosi 2I8i
p.p. Gri)Ua iIcIIl' capn- "ilOT [•.p. Cal.inia in saxis mari
proiimis, Mislerbianco Oil p. p. .llotta s. Anastasia 813 p. p.
- - 2. G. SAXICOLA.
Nobis.
Thallus carlilagineus cruslaceo-adpressiis areolalo-sqiia-
mosiis. sqiiamis oliloniris. orenalo rottindalis, nunc ercclis,
ri'volntis, nunc imluiralo (Icxiiiisis ; vircsceiili-ochroleucus, vcl
viridi-olivaciMis ; in sicco viridi alhus niargiiit- albo ; amiiilti c
laciniis concictis, planis ladiuhd-lobalus, in orhem saepe cxpan-
sus ; bjpolliallus maculalo-iilger, \e\ fuscus, in sicco ali)iis .
Apolliccia confcrla adprcssa sciifcllala priiini convexa, (b'inde
plana, disco sublcstacco iiileido, et rnfo-fuscn ; marginc llial-
iode concolore primo prominiiio, dciii lenui, demum crciialo,
in siccis albo.
Januario. Ffbruario, .Martin, Aprili el Ma jo.
Panadia saxicol.i I'Vicis licli. Kurop. 10!) pag. HO.
Psora muralis Ilulbn. Descr. et Ad. licli. vol. 1 lab.
16 r. 1.
Placodium saxicola. Acii. I'rodr. 18G pas. lO'i, DC.
Fl. Fr. 2.
Lobaria muralis Hnll'm. (jcrni.
Lichen, ocbrolciicus Wnll'. in .l.icq. Colled. II jiag. 192
tab. 1.'} r. 4 a. Sdirank in Fl. I5av.
liirlien liilcdlns Cniid. in I, inn. ?ysl. iiat.
Lichen mtiralis Sdirili. ."^picil. var. a saxinda j>ag. 120.
Ennm. licli. ()i la!.. II f. I. Liljd)!. liclz. I'r. 2." Dicks.
Scludl. Uolb. Tenlaincii. Wild. I'ru'dr, WiUht. HofTm. Knum.
Liili. Ginl. Sysl. Linn. *
XXX
Lichen saxicola Pollicli. Fl. Palat. Rotz. IV. 2. Rolh.
Tent, finiel. ?yst. Linn. Enj,'l. Dot. tab. l9'Jo. Acliarius
Prodr. Fl. Suec. IPX) jwig. 104.
Icon, Hoffin. Aduuibr, el Dcscr. lich. vol. lab. 10 f. 1
non bona.
Engl. Bot. tab. 1995.
Lich. Suec. n. 163.
Moug. Nesti. n. CI.
Var. b \ersicolor.
Thallus ciustaccus saxo arcic adpre.ssus, viiidi-albus ;
apolbeciis rnfofuscis.
Parmelia s;ixicola var. c versicolor Fries I. c. pag. HI,
Lichen versicolor Scbod. Crit. 1.3 p. 1. Pers.
Loharia versicolor Hoirni. ex Fries I. c.
Habit. Ad saxa cujuscumque naturae lotius Europae, nee
non ad muros I'requens in I'rigidis illius regionibus.
Statio. Ill calcareis Messanae Mandanici ( Prestandrea )
Sirrizzo, Monle Scuderi 2954 p. p. ( Gussonc ) .
3. (i. COAIICTATA.
Nobis.
Thallus crustaceus squamulosiis , squamis areolalis, vel
dilTraclis aut adpressis, verrucosis, crenalis ; prinio vireiis dein
glauco-albicans, vel cinereus : in ^■lCco glaucus, aut albidus ;
aliquando ochraceus, ambitu squamo<^n-iuibricalus, squamis cor-
iiigalis et crenalis, crenis Iri-mulllfidis, in sicco ochraceis ;
liypotliallus allius, in sicco suballiidus. Apothecia elcvata, ex
verrucis orta, niinuta, carnosa, niollia, vegeta rufa, sicca fusco-
nigra, nunc margine vero, nunc accessorio. tliallode conform!,
inslrucla ; discus urceolalus, nunc excipulo evanescenle proprio,
deni(juc prorstis immarginatus, liomisphaericus : quandoquc
Iriplo majora, carneo-ro.soa apolliccia occnrrunt .
Ihcembri. Jaauario. FVIiruarin. Ularlio.
Parmdia coarclala Fries lie. liurop. 100 pag. 104. Ach.
Mflli. (lag. 3()2.
Icftn. Liclien. Suec. d. 3()2 bona. >: :
\<ir. b (Irnala. . . i '; -, ,•;
IS'oblS. . ':. ,, ■' ,;■ (
XXXI
Thallus cITusus, areolalo-rimosus, ambitu squamulosus
lobattis.
Parmclia coarctata var. a ornala Fries licb. Europ. 100,
pag. 105.
Parmelia ornala Somnierf. Lapp. pag. 92.
Var. c Microphyllma.
Nobis.
Tliailus ininutus orbiculari-conliguus, subtus liber, albus,
in ambitu crenulutu-incisus.
Fries I. c.
Icon. Licb. Slice. B.
Var. d Trapelia.
Nobis.
Thallus squamulosus, squamulis adscendeatibus imbrlcalls
crcnatis.
Fries I. c.
Lccanora trapelia Ach. Moth.
Var. e Granulosa.
Nobis.
Thallus cruslaccus, verrucosus, verrucis granulosis.
Parmaiia coarctata var. d Fries I, c.
iect'dea argilliseJa Duf.
LecMnora retorrida Chaubert.
Var. f remns.sima.
Nobis.
Thallus crustaccus elFusus, tcnuissinius, contiguus virtMis.
Parmclia coarctata var. e Fries I. c.
Parmelia clacisla Ach. Melh. tab. 4 f. i.
Icon Ach. Melh. tab. 4 f. 4.
' ■ " Var. g Solida.
Thallus leprosus, lepra soluta, granuloma vol sqiinmulosa,
sacpc prorsus oblitcrata.
Parnu'lia coarctata var. Fries \. i-. i
Lrciilfa cotaria Ach. Melh. J'uiiiil. pag. 11.
Voharia conchylioidcs DC. Fl. Fr. 1.
Volvaria coarctala DirF.
Lvdinoia cuaiclala Ach. licb. uuiv.
XXXII
Lichen coarctatus Engl. Bot. tab, 534. , >., f :r
Icon Engl. Bot. tab. 534.
HabU. Europa ubtque ad humiJa, subirrigua et arida.
Stafio . In Sicilia undequaque sparsa ad saxa vulc;iiiica,
calcarea, avenaria ; muros, lecta, latoritia ; in monlosis Mill-
tollo, Palagonia, Scordia, Paterntt 020 p. p. Nicolosi 22!)S
p. p. et alibi, nee non in planis Palermo, Galania, Messina.
Obs. Varietales ubique occurriint, ac in eodem saxo saepe
^110 tresve facile est videre.
4. G. miRORi'M.
Nobis. ." " .
Thallus crustaceus adnatus cnnliguus, orbicularis, aliqnan-
<ln suboblitcratus, vol subglcbulosus, o(1i_ninalHs, ant verriicoso-
ctiiiglobatus, ^t piilverulenlHS, ambitu radiosn plicalus. ct Inba-
tiis : llavo-vlridis, flavus, ocliraceiis, vcl fuscn-luleus ; liypolliallus
allms. Apolliecia primum convc.va, dciii plana scssilia ; disco
ruroluteo, vel Iiiteo, margin* proprio nullo, sed accessorio pal-
lidiori, lliallode conformi, teniii, iiitegerrimo, subpersistenle,
dcnique disco cnncavo et margine cvanescentc.
Januario, Februario, Martio.
rarinelia murorum Fries iich. curop. 114 pag. 115.
Ach. Melb. pag. 19a. S. Garovaglio iich. Ital. D, 14 n. 5.
IHaeodium murorum LK. et ltd. Syn. Fl. gall. 102r)
pag. 81. Lemaii Diet. Sc. Nat. T. 4!) p.'ig. 95 n. 3. CI.ev.
par. ex Fries I. c. Ach. Prodr. 180 pag. 101.
Placodium saxicula Ach. Prodr. pag. 104.
Psora saxiciila llolTm. PI. Iich. lab. 17 f. 3 mediocris.
Lobiiria sii\\ci)\a llnirm. Di'ul. Fl.
Lecaiioia cirrocliioa Ach, Syn. pag. 181.
Lpcaoora mtiroruin Ach, ex Fries I. c. Meyer. Flecht.
pag. 223.
Lirhon murorum Ach. Prodr. ISO pag. 101. lloffm. Fn.
Iich. lab. 9 f. 2. Fiigl. Dot. lab. 2151. Fl. Dan. lab. 1946.
Lichen flavescens Iluds. Rolz. Pr. 2 Liljchl. Wilhi-r.
Roth. Tent. Ibdl'ni. Enum. Oed. Fniini.
Mchcn caiidclaris \Yulf. in Jaci|. Coll. 3 tab. C f. 1
var. b. Liiihll'. Fl. Scot.
Lichon candclaris Ucria Cat. Horii R. Panoruull'"
'o-
floo c\ loco, iii'ii i>inn. '
Lichen pnriclinus Leers. Herborn.
Lichen H.ill. he!v. n. 2023.
Lichenoides cruslosuni, orbiculis ft scuteHis Havis Dill.
Hisl. Muse,. pii{{. ■136 l,il>. 18 f. ]8.
/co>i. Honiii. Knuii). lich. lab. 9 f. 2.
Ho/Tiii. Adiioib. et Kescr. lich. lab. il { ^
En-I. I5ol. lab, 2i:i7.
I'l.'l>aii. lab. 1940.
Jacq. ColL 3 lab. 6 f. 1.
Dill. Hist. lab. 18 f, 18.
Var. Ii Collnpisma.
Tliallus cxplanalus (Jl.xliiiclc lobalus iulense-Iuleus, nuJus.
Apolbecia lulea, vel auianliaca.
Parmdiu murorun. var. g callopisnia Fries lich. Eur.p 1 IG.
Lichim callnpisraa Ach. ex Fries I, c.
Lichen muronim var. Fiol. in Link. Jarhrb.
Var. c Chlorina.
Tball.is pajiidus flavn-viriJis, niidus, opacus, quandoqup
spaisus. venoeosiis, non radinsus. Apolbecia majora coni.'a
saepius inimari.iiiala pniinosa. pallida.
/^ODH^'/m niurnrtim var.d rhioriria Fries lich.Europ.p i 17
ll<ilnl. \u l„|., Eun.pa. el A|.l.iica b.ci* niaii proxinu,..'
!itat. Ad .saxa, rupes, cortices., lij^na, parielcs, cujii.sciim-
qiie re^ioiiis „, tola Sicilia et insuiis a.ljacenlibus. Al a
et b ad sax., el ropes sicciores soli iafesla.s, c ad unibroso*
muros, et hiiandos.
5. G. VARIA.
Nobis.
Thallus, ernsia fariilaj,'inea areoiala, sqiiam»«a \A
.^qiianioso-verrucnsa, llavo-viresc. deliqiiescenle o.hndenca •
lijpolhallus n.^-er ; .Mj.iainae bvpolbaliino colore marj-ioalae'
inaequales, sa.xo arele a-ibcrcnles. vel marjjinc revolulae.
Apolbecia sessiha. m end.ni cnisia ; disco polilo, hileo, car-
iieo, fusco, aiil iolcscenli-ciiiP'n. p,i,iio mai-iiie erecliiisculo
XXXIV
flinllode concolori inlegro. dein rnnvoxiiiaciilo, inimarginalo,
vul iiiarj^iiie flu\icante irrcgularilir liexuosu.
Marlio, Aprili.
Parinelia varia Fries licli. euroii. 150 pag. 156. Sched.
Crif. 0 pag. 28.
Parmelia sulphureo • nigricans Flork. in Berl. Mag. p. 197.
Parraelia cerina var. d ruvida Acli. Melh.
Palellaria varia Hoflm. I»i. lidi. tab. 23 f. 4 (sine
crusta ) . Ach. Prodr. ti^ pag. 40.
Palellaria olivacoa I'ors.
Palellaria lulescens DC. Fl. Fr. 2 pag. 354.
\errucaria varia Hoflm. Deul. Fi.
Verrucaria Iiilescpiis HofTin. Grrni. pag. 19S.
Lecanora cxpaliens a, b. Ach. Syn. pag. 111.
Lecanora slrobiiiana a, b. Acli. I.e. j'
. Lecanora sjmmicla b. Ach. I. c. pag. 340.
Lecanora apuchrea sen symniicla g. Ach. syn. pag.
102, 340.
Lichen vaiius Ach. Licli. Prodr. n. 83 pag. 40. Ehrb.
Crypf. exs. Retz. Prodr. 2.
Liclien sarciipis Wallienbcrg. . ,
Lichen pall.'sccns 8ciir.iiik. Fl. Bavar.
Icon. Engl. Bol. tab. 1606, 1.S40.
HolTm. PI. lich. lab. 23 f. 4.
Lich. Siiec. n. 46 104.
Ehrb. Crypl. n. 68.
Moutj. el ;\('sll. n. 810. , ...
Fl. Dan. l,d). 1317 f. I. i .'■' '
Vnr. b Sarpiiicola.
Crusta squamosa, soluta, pallide-sulphurea, vel subalbida,
sqnamis nigro-marginatis, aut squamis omnino fuscis. Apolhe-
ci.i seniiimmersa convexa subinunarginata ; disco carneo, oli-
vaceo, el fnsco.
Mai 111), Ajirili.
Parmelia varia var. c sacpincola Fries lich. Europ. 150
pa J, loO.
Lecid^a ailrma Aob, ?vn. pa^'. 3.'>. 2f.
XXXV
Ifabil. Ill monlosis rpgionii)iis.
Staf. .Klnic ad viilcanica saxa. Rinaz«i di IVicolosi' 3338
p. p. a, et Ij confuse occurrunL
(». G. ERVTIIROCARPU.
Nobis.
Thallus, crustaceu-5 ambltu subsqiiamulosiis, aJnaliis,
radiosus, pallidus ; primo granulosus pulvcrulenlus, canesceni
vcl dccoloralus, dciii ceniro verrucosus, calcarcus vel subcnl-
can'us. aul cincreo-taesius. fusciis, el nigricans ambilu lobaliis,
lobis rolundalis albido calcarcis, nudis.^Apothccia innala, aiil
panim clevata conferla, roliindata ; disco nudo, plaiio crocco-
rnliro, vel fusc.i, margins Iballode conforini flexuoso, aut disco
coave.xo el margine eoncoiori.
Januario, Febru.irio.
Pnrmelia eryllirocarpia Fries lich. Europ. n. 118 nn".
120. Wallr. II pag. 120.
PaleUaria eryllimcarpia Pers. ex Fries 1. c.
Palellaria caesiorufa Ach. Prodr. 93 pag, 43.
Placodium versicolor DC. Fl. Fr. 2 pag. 350.
Lecanora Iheicipjyla Acli. Lich. univers. pag. A2">.
Lecanora craspedia var. b Ach. Lich. univer.
Lichen caesiorufus Ach. Prodr, univ. n. 93 pag, i'l.
Schrad, Spicil, Fl. Germ, Engl. Bot. lab, 1040.
Icon. Engl. f!(.t. lab. lOiO.
Habit. In pianis, et locis raari proximis (olius Europae,
Slndo. Ad saxa calcarea, cofacea inquo inuris Sitiliac.
Calania, Siracusa, c luUo il val di iVolo.
SECTIO II.
LEPROSY
Thailiis larfaren-. granulnsus, leprosus ioaeipial.ler pt-
tcnsus. Apulliecia iiinaloelevala, cf ni.irgine nunc liialludij
eonformi in*lrue(a : nunc etiain margiiic proprio donata, el
acecssorio cingonlc iliicuin.
XXXVI
7. G. PAI.LESCEBS.
Nobis.
Thallus tartareus, cruslaceas, rugoso-granulatus, sul)al-
bidus, pallide-teslaceus vel glaucescens, irregulariler cxtensus,
liypolhallo pallido. Apolhecia tumida, iiiulla et conferta : di-
sco piano pallido, primo (haliode conformi ; deiii innato albo-
pruinoso ; margine tliailode erecto inlegerrimo persistenle
turgido .
Januario, Februario, Marlio.
Parmelia paliescens Fries licli. curop. n. 129 pag. 132.
Psora alabaslrina llufl'in. Germ. pag. 164.
Psora upsaliensis Hoffm. Deiit. Fi. j
Patellaria upsaliensis Acli. I'rodr, 76 pag. 36. Hoffm.
PI. lich. lab. 21 f. 2.
Pulellaria paliescens Acli. Prodr. pag. 36.
Lichen paliescens Linn. Spec, et Fi. Suec. et Auct.
Acli. Prodr. 16 pag. 36.
Lichen upsaliensis Linn. Hetz. Prod. 2. Liljebl. HofTb.
Gunn. Dicks. HolTm. En. licii. Witer. Cm. Syst. Linn. Ach.
Prod. 11 pag. 31.
Liclien albo flavcscens Wulf. in .Tacq. Coll. Ill pag. Ill
tab. 5 f. 1.
Lichen Turner! Engl. bot. tab. 851. ' ;
Icon. Jacq. Coll. Ill tab. 5 f. 1.
Enyl. Bot. tab. 851, 1634.
Hoffm. PI. iich. lab. 21 f. 2.
Hoffin. En. et Descr. lich. tab. 1 f. 1. ■
Dicks. Cry pi. Brilt. T. 1 f. 1 mala.
Lich. Suec. n. 103 et 286.
Ehrh. Phylopb. n. 20.
Habit. Ad plana loca et elata Europae.
Siaiio. Ad iMUscos, cortices, el saxa. Messina, Calania,
jEtna, Palermo ubique.
Var. b Parclla.
Thallus, crusta amylaceo-tarlarea, laclea, verrucosa. Apo-
lhecia grandiiiscula ; disco luloolo, rimoso vel verrueoso : mar-
gine lursidu albido crustae conformi.
XXXVH
Janiiario, Fcbruario, Marlio.
Parmelid palliwcens van. b parelU Fries lich. europ.
129 |)-.^'. i:i3.
Pdtrllaria par<"Ila Acli. I'ro.lr. n. 75 pag. 36. Hodrn.
PI. lic.li. tal). (1 f. 2 Kii. vl Des.r. lab. 12 f.^5.
Venucaria parella Huliin. Deiit. Fl. Wigi,'.
Lichen pnrclbis l.in. Want. V.iMil. liol. tab7721. Fl, Dan.
lab. 195G I' 1. Well. IV. 2. Lilje'bl. lluffin. En. lich. Hu.ls.
Web. l-i^'iilf. Neck. Leers. Doerr. Kolh. .Mohr. Beiianli. VVi-
tluT. Uflli. ('unci. Syst. Linn. Ach. IVudr. 7a pa^'. 3G.
Lichi'iinidi-t lepnisuin linctnriiirn, sciitcilis lapidum can-
cri lif-'iira Dili. Ilisl. Mnsc. I.'SO lab. IS I'. 10.
/con. IliiuI. Hul. lab. 727.
Fl. Dan. 'lab. IDiO f. 1.
IbifTril. IM Lltli. tab. 12 f. S.
iliiniii. Ailiirnbr. i-l l>('.<icr. lab. 12 f. 5.
Lich. Siien. ii. 1.")7.
Khrb. I'bjI. n. 100.
Kill. Mnsr. lab. IS f. 10.
Uahit. Ill plaiiis el iiioiitosis Europae reijionlbus.
Slalio. In ru|>ib<is niaritis, in muris, ad calcarea saxa
pracscrlirn vento c.vpnsila. Filiciiri 2497 p. p. ex Gussone.
.'Eliiai' ail cortices (lastaiieae, el Quercus a 333S p. [i. usque
ad .'iS92 p. p.
Ohnfi-v. Ex boo licbcne conficitur colorem rubro-violaceum
quod i;alli appellant orsciUc \ qiianuis ex liocella tincloria,
et Cralonc linclorio cli.irn oblineri possit. Vide HoHin. Ad.
ct Desc. cit. vol. 1. [la^;. 01 el soi[. Aiimreux i\ecb. cl ex-
perien. siir Ics divers, lub. 17 SO Lyon.
8. <«. SOPIIODKS.
IN'obl.<.
Tballus, crnsia larlarca verrucosn-granulala vcl verrticulis
composita, c laele-viridi fiisce.<ceiite vel cinereo-virescente,
orbiciilari. dein irregularis et fusco limitala ; bypolbalics mger.
Apolbecia in singuli.s veiriicio adnata, in medio crustac cuii-
i'erlifsima, versus aniiiilUHi propiilliilantia ; disco opaco impo-
lilo, I'usLO-atro, marj^inc lliallodc concolorc. *
XXXVIII
Jiinnario. Februario, Marlio. ■ .1
Parmelia sophodes Fries lidi. ouroj). 141 |iag. 149.
Ach. Meth. pag. 155. S. Garovaglio lich. 1(. D. 24 ii. 4.
Leconoru sophodes, colobiiia Ach. Lich, univers. pay.
357, 358.
Lecanora sophodes et mortosa Ach. Syn. pag. 153, 151.
Palellaria sophodes Ach. Prodr. 143 pag. 67.
Liehen sophodes Ach. Prodr. I. c. Engl. Bot. lab. ITJl.
Icon. Lich. Suec. n. 252.
Enj;!. Bot. tab. 1191.
■■ • Habit. Europa in elalis regionibiis.
Slatio. In elalis regionibiis jEliiae. ad saxa vuJcanica, ct
super muscos Bimgiardo, Zaffarana 1159 p, p.
Var. h Melanochlora.
(]rusia verrucosa fusco-cinerasconlfi. Apothecia majora
conslanler atra, margine thallode coiicolore.
Aprili.
Parmelia melanochlora Soinmerl'. lupp. pag. 98. Fries
lich. eiirop. pag. 150.
Habit. Eiiropa in elalis rcgionihus.
Slatio. yEliiae limito inferiore del Piiius laricio nella strada
clii' conduce al cono del nioiilc 4134 p. p.
^ 9. G. FERKIGINEA. i . i .1 '
Nobis.
Thallus, cnisla subcarlilaginea, primitus conligua, deinde
areolata, venu*'<i.sa, albida, aut albo-cinerea, diffusa ; hjpo-
thallus niger, tl saepius e lineis nigris cruslara vel areolas
limitantibus dignosciliir. A[iolhecia iiumerosa primo plana,
dein convexa, paiuin elevala, disco opaco hiteo-ferrugiiico,
quandoqiie auraiitiuco, fulvo, croceo, sangiiineo, alro-sangiiiueo;
margine proprio elevalo, coloralo, suhnilido, flcxuoso, sciisim
cvanescente, margine accessorio liiallode cunfuinii nunc [lersi-
stenle, nunc evanesceiile .
Januario.
Parmelia ferruginea Fries Act. Ac. Handl. 1822 pag.
214. Lich. europ. 160 pag. 170. S. Garovaglio Lich. llal.
D. 16 D. 2.
XXXIX
Piddlaiia ciiicicofusca Ach. Prodr. 92 pag. 4i. HofTm.
1>I. lirli. lal). 12 I'. I.
I'atelluria reiriij^iiica IIolT. PI. lich. tab. 35 f. i. Dcsci .
el Adiimbr. licli. toI. 2 lab. 35 f. 1. DC. et LR, Fl. Fr. 2
pag. 358. Duby Bot. Gall. C9 pag. 655. Leman Diet. Sc
Nat. lab. 38 p;ig. 80 n- 9.
Verrucaria ferruginca Hofl'm. Deut. Fl.
Verruciiria cinereo-fiisca Wigg. prim.
Lceiiiea lerrugiiiea Soinnierf. lapp. pag. 168.
Lecidca cincreofiisca Acb. Syn. pag. 43. Mclb. lich. 68.
A<u7R'?t cinereofiiscus Ach. Prodr. 92 pag. 44. Weber Spic.
pag. 188. Allioni Schrad. Spicil. Roth. Tent. Gmel. Sysl.
linn.
Lichen iernigiiieus lliids. Fl. Angl. Engl. Bot. tab. 1650.
Lichen ferriiginosus Gm. Syst. linn.
Lichen vcrnalis Ijghlf. Fl. Scot. 805.
Lichen crenuJarius With. arc. 4 tab. 31 f. 5.
Lichen fulvus Villars n. 131.
Lichenoides leprosiini, luberculis fuscis ct fcrruginris
Dill. Hist. Wusc. 126 lab. 18 f. 4.
Lichen crustaceus arboribus adnasccns, crusla cinerca
tenui, ex albo subcinerea, rcceptaculis lloruiu ulro-iufis, aJ
ferrugiiicuin letidenlilius Mich. gen. 97 n. 25.
Icon. Ilollin. Ik'tcr. ct Adumbr. lich. lab. 35 f. 1 oplim.k.
Ennl. Bot. lab. 1650.
Ho'Um. PI. lich. lab. 35 f. 1 tab. 12 f. 1.
With. arr. lab. 31 W 5.
Dill. Hist. Muse. lab. 18 r. 4.
Blich. Kova gen. 91 n. 25.
Lich. Siiec. n. 221.
\ar. b Festira.
Crusla cinerascenlc, areolata : apulhcciis rulis nidigiiie
accessorio deslilulis, margine proprio disci colore subatquali,
dcmuni evanescenle.
.lanuariu .
I'tinncliu l'crni,v;iiiea var. fesliva Fries licIi. europ. png.
{i. bched. Cril. 13 pag. 8. ,.
XL
Lecided caesiorufa Ach. ex Fries I. c, var. fe«tiva : iilcm
Syn. licli. pag. 44.
Patellaria caesiorufa Ach. Prodr. pag. 45.
Patellaria lamprocheila DC. el LR. Fl. Fr. 2 paj;. 357.
Lichen caesiorufus Ach. Prodr. n. 93 pag. 45. Schrad.
Spicil. Fl. Germ.
Icon. Lich. Suec. n. 373.
Fl. Dan. tab. 825 f. 2.
Habit. Ad elala loca et frigida Europae.
Slatio. jEliiae Linera, Bongiardo ad saxa vulcanica, raro
ad cortices, tarn a quam var. h.
10. G. VITELUNA.
Nobis.
Thallus, crusla tartarea subsqumnosa, granulosocoacer-
vata quandoque sparsa, aclate crassiuscula, flavo-vilellina, in
sicco fiisco-cinerea ; hypothallus macularis albus. Apolhecia
spssiiia, aggregata aut parum exerta ; disco luteo fuscescente,
primum piano margine proprio lenui paliidiori ereclo inleger-
rimo, deinde disco convexo margine concolori flexuoso.
Januario, Februario. Martio. ''
Parmelia viteliina Fries lich. europ. n. 155 pag. 162.
Ach. Melh. pag. 176. S. Garovaglio Lich. It. D. 24 n. 5.
Patellaria viteliina IIolTin. Desc. et Adumdr. vol. 2 pag.
5 lab. 20 f. 1. Ach. IVod. 85 pag. 41. Hoffm. PI. lich.
tab. 26 f. 1. DC. et LK. Fl. Fr. 2 pag. 359.
Vcrriicaria vilellina HolFm. Deal. Fl.
Lecanora viteliina Ach. Syn. pag. 174. A. B. Duby
hot. gall. 1 pag. 662.
Lecidea p|nxaiilha Ach. Syn. pag. 48.
Lichen vitellinus Ach. Prodr. 85 pag. 41. Elirh. Cr.
exs. Retz. Pr. 2, Gm. Sysl. Linn.
Lichen candelarius Liriii. ex Fries i. c.
Lichen crustacous, saxatilis, farinaceus, verrucosus, ot
granulalus, luteus Mich. N. PI. gen. pag. 99 lab. 53 f. 3.
Icon. IldlFm. Desc. et Adumbr. lich. lab. 26 f. 1. opti-
ma, noil lab. 27 f. 2.
HolTm. I'l. lich. lab. 26 f. 1, non lab. 27 f. 2.
xu
Ennl. Rn(. (al). 1792.
Fi. K.iii. i.ii). \:\n r. 2.
Licli. Sure. n. Kid.
Eiirii. (;iY(>i. 11. i:;:;.
SomineiT. n. 0(1.
Mnti-. fl IVcsll. 11. 111.
Mich, ^ova |.l. Crn. lal). :i3 f. 3.
Ualnl. Kiiropa ;h| .sava cl cortices in montosis niagis
qiiani planis n-gionilnK.
Slal. yElnac r>iiii;^ianio 1094- p. p. Linera. Zall'arana al
limilc (Iclla vrgelazioiu; ilul Cifius aiiranliiim 1851) p. p.
Ml. r Mini: LI A
Endlich. or. .\7 Ihjmi'nothalaml Tvib. Ill Parmcliaceae
gen. 172.
Tlialliis fiiliacciH. imlnicaliis. e ccnlro liorizoiitaliter e.\-
pansiis, fiirma et culnrc variiis, I'oliolis siiinalis. crciialis, liy-
pnlhallo siiiriilliH liluilln.sns. Apollii'cia sciitfllala, elt'vala,
plus inimis poilicellala, disco rario, slrato liiallodo coiiformi
imposiln.
I'drmcliii spec. Fries licli. Furop. gen. 7 pa^. oG idem
Syst. Orl). Veg.
Pali'llaria spec. Acli. Prod. Syiuip. HijU'in. Descr. et
Adutiil)!'. Iicli.
Imliricuria DC. et LK. FI. Fr. Syii. FI. gall. Duby
Bot. gall.
Placodiiim spec, \)C. FI. Fr. 2.
Lohdi'ia Hiiil'in. Germ cl ali(jr.
Lccanorn Ach. licli. ljii\er.<.
LichviL Liii. ct auclorum iiiulioriim.
Lichenoides Dill. Hist. UchVjua synon. infra.
XLII
SECTIO I.
IMUIUCAUIAE
Thallus imbricalo ■ foliaccus ex a]iolIiccii uborlu saepe,
niflro-puiiclalus. Apolhccia, clevala, subpodicrll.ila, rcijiilaria :
disco nudo, Ihallode imposito.
1. P. TILIACEA.
Acli. lich. ll'iiv. pag. 460. Files lich. Eiiiop. 51 pag. 59.
Duby Bot. gall, h pag.'(iOI. S. Garovaglio lidi. ll.il. 1). 3 n. 1.
TLalliis fiiiiac(nis, iinbricaUis, stibiiKMiiiiiaiiacens, lubaliis,
lobis iiiauqualibiis, sinualis, rolund.ilis. 3 — 5 — miilli parlilis
vel fidis, denlati)-crenalis ; laevigatus ant bullosus, glaiico-
albicans, ?ai'piiis pniirinsiis. vi'l jnisliilnsus, piislulis atiitis
albidis, aul veriucosiis, et vurrucis viridi-oiivaccis, vul fuscis :
verrucae sub lenle iiaeiiiispliciicae basi i;laucui', apice punclato
crassii coloralo ; bypotiiallns fiisco-nii-ci- libiillnsus librillis iniilli-
fidis fusco-alris biiigitiscuiis. Apolla'ci.i sc nUUala. orbiculata sub-
pndociala, podocio brevi ; disco badio ici brunni'o la(!\igalo,
priiiiihis cunniveiili-giaucij daiii piano, i;l margitialo. niargiiie
iliaildde coiiLrini et ciincoloii iiilo^ro. raiibsinie sinuato, ct
evanesceiite.
Novcinbri, Dicembri, .Tanuario, Fcbiuario, Marlio, April!.
Imhricaria qiiercina Acli. Prodr. pag. 125. I>C. cl Liv,
Fl. Fr. 2 pag. 390. Leman Diet. Sc. Nat. T. 23 pag. 41 n. 6.
Imbricaiia scoitca Acli. Piodr. n. 211 pag. 119.
Loliiria liliacea iloHm, Germ.
Lichen qiieicinus Wild. Fl. Ber. n. 1018 lab. 9 f. 2.
Rolb. Iciilamcn . Cm. Syst. linn. pag. 13(51.
Licluii quercifolius Wulf. ap. .Tacq. Coll. 3 lab. 9 f. 2
pag. 127. Eiicycl. niclli. lab. 3 pag. 306 n. 12.
LicliiMi liii.icciis Dicks. Sniilli. Acl. S(ic. Linn. Hoflin.
En. iicb. pag. 9() lul). 10 f. 2. Engl. Bill. lab. 100. Gm.
^ysl. linn.
Lichen plijsodes Ucria ('at. Ilor. R. Panor. pag. 439
noil Linn.
Liciicii ILill. lich. n, 20US. Leer? lu'ib. n. 955.
XLIIf
Li( lieii |nilinniiaiiiis folio infernc nigricanri, supciiie cine-
reus, recepl.iciilis llonim sordide viresceulihiis Midi. N. I*l.
geii. p'lg. 8f) or. 15 tab. 45.
No'm. Siculum Vaivazzi d' arvulu Ucr. I.e. ab aeluicolii
Linpu <li cprza.
Iron. ^Yiid. Fl. lier. tab. 9 f. 2.
Ilnllm. Kn. Iich. lab. 10 f. 2.
Lirb. Succ. II I(i9.
Ebrh. Cr. n. 5'J.
Mou-. (■( Ncsll. n. 443.
Wnl'r. in .lacq. dll. 3 fab. 9 f. 2.
Enj!l. liol. lab. TOO.
Uubil. In tola Riiropa, ad loca data sub.ilpina et alpiira
buiniila.
Stal. Ad corliecs, ligna, rupes, miiscns rpgimii^ s'lbal-
pinac loliiis Sicilian, el ni'm'irum. Monte Scu.leri 2!)!)i p. p.
( Prestandiea) . Arciamsco 385! p. p. Moiile Albano 990 |>. p.
Pizzo di Palermo 5()36 p. p. Piede del cozzo di .Molera 4ill
p. p. Monte Boiniso 33Gi p. p. Monte Ciieci.i .'i251 p. p. S.
Martino 1551 p. p. .Kinae ul)ique Massaiiini/iata 1G9(» p. p,
Nicolosi S. Nicola 229S p. p. Trecastagiii I(iS9 p. p. hrontc
2549 p. p. MalcUo 3285 p. p. usque ad limilem ncmoiura
5892 p. p.
2. P. I'AUltll.VA.
Ach. Melii. Iich. 213. Fries li.h. cnrop. (57 pag. 72.
Dul'dur in lill. 1818 ex Fries 1. c. Targ. Tozz. 1st. Cut. T. 3
n.lOSO. Duby Bot. gall. 30 pig.OOO. Garov. Licli. It. D. 3 ii.3.
Thallus foliaceus vcl stjiiamulosus imbricatus, nicnibia-
naccus ambilu sublubalu.s, roullisinualus, crispus, lobis rotun-
datis, crenalis, vel subdentatis ; in orbcm nxpansns ; viri.li-
flaviis, aul fiavo-aiiratiis. vid lolciis vel biKiis ; aetate viriiiis
ct ultimo fusco-ciniTcus ; lijpnllialliis allMJiis el lindio aiira-
Ciis , glaber foveolatiis, et fd)rillis albis apice subfuiscis aparsiKs.
Apidliecia elevata innrginala. raargioe Ih^llodc concolore, primo
clausa dfiii scnlellala iiili'gerrima, disco liileo.
Tlialliis I'.iliaci iH evaiiescit aelale. ii'micosus ac puive-
lulentus cvadit^ ac ai>olliecia iiunl topiusicsiina.
XMV
Januario, Februario, Marlio, Aprili.
Imbricaria parietiiia Ach. Prod. pag. '121. LR. et DC.
Fl, Fr.2pag. 391. Leman Diet. so. n.il. f. 13 pag. 42 n. 10.
Geissoidea parietina Jaum. S. Hilaire expos, des famill.
nat. T. 1 pag. 20.
Lobaria parietina Hoffm. Germ. l.'iO.
lAchen p.irietinus Linn. sp. pi. 610. Syst. nat. pag. 1368.
Ach. Prodr. 213 pag. 121. Hoffm. En. lich. tab. 18 f. 1 idem
dc lich. usu |>ag. 33. Encycl. melh. T. 3 p. 2 pag. 462
n. 45. Thumb. Vap. Retz. Pr. 2. Hoffb. Liljebl. WeisrHiids.
Pollich. pal. n. 1103. Lighlf. Scot. pag. 822. Ilagen Lich.
p.ig. 14 n. 38. Ucria Cat. Ilnr. R. Panor. pag. 439. Desf.
Fl. Atlant. T. 2 pag. 419. Leers. Gunii. Wild. Prodr. Mallnsc.
Aliion. Leyss. Scop. Reich. Fl. Ilumb. ScbcU. Gmel. Tubing.
Docrr. Neck. Dtliciae muiie . Mohr. Wigg. Lumnilz. Schrank.
Wiliier. Gmel. Syst. linn.
Lichen jimiperinus IVecb. meth.
Lichen Dioscoridis et Pliiiii secnndus. colore flavescente.
Col. Ecphr. i pag. 331. Tournefort Inst. R. Herb. 548.
Lichen, llaller helv. n. 2021.
Lichenoides crusta foliosa scutellata flavescensRaj. Synops.
3 pag. 72 n. 59.
J^ichenoidcs vulgare sinuosum, foliis et scute'lis luleis
Dill. Hist. Mo-c. pag. 180 lab. 24 f. 70.
Musco-l'un.,Mis lichenoides minor vulgatissimus flavus Moris.
Hist. 3 pag. (;■;!!. n. 8.
Noia. Suiil. Lippu di peiri c di canali giarnu.
Icon. Lich. Suec. n, 258.
Ehrb. Cr. 146.
Moug. et Ncsli. n. 66. ■
Desmaz. n. 143.
Sowerby Engl. Hot. tab. 194.
IloffMi. Fn. lich. tab. 18 f. 1.
Humb. Fl. Frib. T. 2 f. 2.
Suec. Rot. tab. 648.
Fl. Dan. tab. 1005.
Dillon. Ilibt. Muse. tab. 24 f. 76.
itv
Vaf. I Potioid.
Nobis.
Thallus foliact'us, flavus, aut subviridls, lobis expIanalU,
aut cnncrelis et zimatiin aiireo-vilellinis ; aliqiiando laciniis
anj^iislis ailpressis, vel sqiianmlosis lacpro-dissectis adsci'iuicii-
libus : nunc lubis diminiitis conglomcralis complicatis ; deni-
que obliteralis aut brevissimis adprcssis t apoUiecia semper
tnarginala conforla. margine tballode cnncolorii
Januario, Fcbruario, Marlin, Aprili.
Parmdia pariclina var. aurenla, ec.lanea, rutilans, laci*
niosa. polycarca, Inbulala Fries up cit. pag. ^3.
Parmolia aufcDla Acli. licb. L'niVi
Parnielia eclaiica Acb. I. c.
Parmeiia rulilans Ach. I. c.
Parmelia laciniosa DuTMur ex Fries I. c.
Parmeiia parictina Dufour in lilt, ex Fries 1. C.
Lecanora candcllaria b Acb. I. c.
Lecanora pulycarpa Florke.
Lecanora lohulata Florke.
Lecanora candollaria v. lobiilala Ach- ox Pries I. c.
Lichen polycarpus Khrb. I'jngl. P.ot. lab. ITOj.
Icon. Ebrb. Kngl. Hut. tab. 1195.
Licb. Succ. n. 100 et .'{2o.
Fl, Deutscb. n. 90 ct 14.
Ehrh. Cril. i:5G.
Far. c Snhcrii:ilacca,
Nobis.
Thalbis subrriislaccus, raari,Mnibus piriveruleuiiis, raro
in ptllvercm faliscens ; nunc subslfllalus lacinialiis (mlvcru-
lenlus, aut squamiilosus, squainis ascendonlibus cimfi-rlis ;
nunc iballi laciniis lerelinsculis ramnlosis ; ant crnslacois lo-
bulato-granulosis ; deni(pie in puivercm viridi-flavjsccntcm so-
lutns ; apolbccia semper marginala, tballode concolori ; at in
tballo sqnamulosn nudo apolliccia sunt margioata, marginc
Ibalio pvaiiido discolori.
Januario, Februario. Martio, Aprili.
XLVI
Parinelia parielina var. substellnla, concolor, pygmaea,
Ijthuaea, citiindla, bialorina Fries licli. Europ. pag. TB-4.
I'annelia cilriiia Acli. licli. univ.
Vaiinelia subslellala Ach. 1. c. , , ,,
Lexamra caiidellaria a Ach. I. c.
Boirem pygmaea Bory. /,>
Flujscia culminalis Lapyl.
Vernicuria Flava IlolI'm.
Lopraria bolryoides Aiictorum.
Lichen cmdelarius Engl. UdI;. 1701. Westr. Farglafv,
lab. 5 f. c. Wadel. var. Fmmarkica Ach.
Lichen concolor Dicks. 3 lab. 9 f. 8.
Jcon. Lich. Siiec. ii. 2j7 ct 324.
Engl. Bnl. 1164.
Wcslr. Farglafv. lab. 5-
Dicks, lab. 9 f. 8.
Ehrh. Crypt, n. 126. A
Muug. ct Nesll. n. 743.
Fl. bculsch. n. 171 et 108.
Uahil. Per omnem Europani, Africani, nee non Amcri-
cam vulgalissima.
Slalio. Ubique in Sicilia el insulis adiaceiilibus etiana
frequenlissima, ad saxa cujuscumque naturae, ad cortices, 11-
gna, parietes, tecta ; in sicci.s et humeiitd»us locis ; in planis
mari proximis, et clatis, ac aipinis regionibiis. Species a oc-
curril ad loca aprica ct subhumentia; var. b in virguilis, ramis
leiiuionbus, in corticibus laevigatis ; var. c in saxis apricis
venlo expositis, aut ad saxa humida ; at saepe confusae inter
se videiiliir Catanae, I'uiiDrrni. .llessanae. Siraciisis et omnibus
locis mari proximis. nee iion .ul regioiiem subalpif.am ct al-
pinam. Pollina vicino Oefaiii 2383 [). p. <ii'riici 3610 p. p.
ti. Mauro castello 3399 p. p. Cozzo di Mofira S516 p. p.
Pizzo di Palermo 5930 p. p. Monle Pellegrino 1410 p. p.
Monle S. Giuliano 20'i9 p. p. TEtnae limite del Citrus auran-
tium 1839 p. p. limile del Pojnilus Iremida 3292 p. p.
limite deiia Pleris aquilina 5619 p. p. dclla Ueltila (Ma
4761 p. p. dolla D'llntiis uihjdVLS 1110 p. p. del //ex
XLVH
aijiiifollnm ITCI p. p. In insula Uslica 964 p. p. Gussone.
;{. I'. (Al'tliATA.
Ach. Licli. IJiiivcrs. pag. 4")7. Fries Lich. Eiirop. n. 62
pag. 00. Duliy liot. Gall, i pag. (iOI. Targ. Tozz. Inst.
IJol. T. ;> II. 1087- S. G;.nivagli(. Licli. Ual.' I). 17 n. i.
Thallus fuliaceo-inibricatus submembranarcus in orbem
cxpansiis ab uncial! ad pc(I;ilcni us(|iie dimensionem, per am-
bilum l(iI)aUi3, lobis sinuatn-laciiiialis apice subinlegris vel
sinualo crenatis ; otbrolcuciis denique glaucus. in sirco llave-
scenli glaucus : supcrne rugis oblongis et obliquis, [lulveru-
Icnlo gianulusis, centrum versus crassioribus cxaspcralus ver-
rucacfonnibus ; vcrnicae sub lentc snbrnlMudae piiivcrulenlae,
conlluenlcs, adspersae punclis iii_^n< : hypotbullus fuscus
vel nigricans , (ibriiiis nigris sparsns siniplicilius vel ramosis.
Apolhccia primuni sessilia, dein subpodtM lata, .scnleilala, mar-
ginuta, margine Iballode conl'fjrnii revolii(() el crcnnlalo ; di-
sco alro-purpureo, badiorubro carnoo, vel viridi-rufo.
Januarii), Fe.brnario, iMarlio.
Iinliricaria capcrata Acb. I'rodr. pag. HO. DC. et LIv.
Fl. Fr. 2 pag. 392.
tunnflia rudccla b Arh. Syn. pag. 191.
Lobaria capcrala Iluirm. Gem. 148.
Plalisma capcralum Ilon'm. Dcsc. et Adunibr. lich. vol.
2 pag. 50 lab. 3« f. 1 fah. 39 42 f. 1 oplimae.
Lichen capcralus Linu. Syst. vegcl. 9(iO. ^p. pi. 191 i.
Syst. pi. .^42. Roy lugd. b sic. Guell. Ilamp. 31. Mtill.
Fridr. 212. Gunn. uorv. 690. Neck, gallob. 5H.Melii. 95.
Scop. earn. 2, 1394. IIoITm. En. lich. pai.-. !»i lab. 19 f. 2
tab. 20 f. 2. Baumg. Lips. :;G9. Wnlf.'.l.i. .[. Colled. 4,
280 lab. 20 f. 1 bona. LK. Encyd. lid. 4.S3. \V.'.s crvpl,
74. Leers herb. 907. IMlicb. palai. 1111. Lii^litf. .«col. 837.
Iluils. angl. o43. Iletzius S^randiii I3ti.'}. (inrlur Fl. 7 pinv.
309. Leys. bal. 11;;3. Allioni Fl. pel. 2.*iG.j. Chlur. lu-d.
30. Uclh.canlnbr. 'i33. Wilden. b. r.il.3."»2. Timm. mcgap.21,S.
Rolb. germ. 504. Scbrank bav.l5 lO.Acb. l»rodr. 212 pag.HD.
Lidii'ii i'ldnde nilunde iobala, lugoid; inferue alia <rt
.ispciM ILiikr bisl. 20(),j.
XLvnr
Lichen pulmonarlus, saxis et arborlbus adnascens, niiijof
inrerne nigricans, superne e sulphureo cinereus, rpccplaculis
florum amplioribus, iiilus sordide et obsolete viridibus Mich.
IV. pi. gen. 89 tab. AH f. 1 non bona.
Lichenoides capcriitiiin rosaceae eXpansum e sulphureo
virens Dill. Hist. Muse. 193 lab. 25 f. 97 a, b, c mediocris.
Musco-fungiis lichenoides, crustae niodo adnasccnS major
cinereus Moris hist. 3, (iSS tab. 1 f. 1 imperfecta.
Icon. HolTin. Adumbr el Descr. lich. tab. 38 f. 1 tab.
39 f. 1 tab. 42 f. 1.
Iloffm. En. lich. tab. 19 f. 2 tab. 20 f. 2.
Lich. Suec. n. 293. , ,
Ehrh. Cr. n. 117. " ''
Moug. et IVestl. n. 2S5. bona.
Wulf. in .lac.(\. Coll. 4 lab. 20 f. 1.
Soweiby Kngl. liot. tal»..G.'»i.
Dill. lab. 25 f. 9G a, b, c.
Vaill. Bot. tab. 21 f. 42.
Bloris. tab. 7 f. 1.
Michel. Gen. tab. 48 f. 1.
Habit, Eiiropa et Africa frequens tarn in elalis, quam
planis rcginnibiis.
Slai. Ad s.ixa cujuscumque naturae, et truncos in tola
Siciiia Messanne Maiidanici fosse di carnevale ( Prestandrea) ,
Calanae et Pannmii ac locis proximis, yEtnae Carpineto, Cer-
rila vicino al Cist/igni) di cento-cavalli 2146 p.p. ad nemora
4734 p.p. et 5892 p.p.
4. P. OLtVACEA.
Ach. Melh. lich. 213. Syn. pag. 200. Fries lich. Europ.
58 pag. 66. Duby Bot. gall. n. 8 pag. 602. S. Garovaglio
Lich. ital. D. 3 ii. 2.
Tlialliis foliaceiis membranaceus extensus orbicularis aut
irrpgulariler expaiisiis, plicalnradiosus, subimbricatus, crispus,
hiilioso-rngosus , rugis arciialo-concavis ; umbrino-olivaceus,
nilidus, lividus, in sicco fusccaeneus et lucidus ; lobis ro-
tundalis, planis. aut ninllifidis et crenatis ; Ihallus variat
glaber, aut eievato-punctatuS; aut pulvcraceo-grariuiosus ; pul-
vero. viriJi-oIivareo : hy(.(,lh,illu.s liisciis sublibrillosus. filMJIIis
I.iyv.Imis nigro hisns. Ap^llnMi,-. sculrllata, inaeqiialia p.irum
rl.'vala ; nornialilor occurnml viridi-olivacoa. sed spadu , ,i in
saxis el a.'iic, lusca j,i coilicibiis ; et semper in siculis spe-
ciminihiis videiilur. disco piano, hadiolusco, rnro lliallode con-
colori ; demiim maigine crctiato. aliqiiando inlegro.
Jannario. Felmiario, Martio.
Imhricaria olivacea I>C et l.h. Fl. Fr. 2 pag. Wii.
Leman Diet. sc. nat. T. 2;{ pag, 43 n. 11. Ach° I'n.dT.
pa{^. 122.
Loharia olivacea Ildll'm. Kent. Fl.
I'armelia colii'maliforinis S('lil(!i(li. Caf.
CoUima oxasporalum Adi. ex Fries. I. c.
Lichen olivar.ns Lin. Syst nat. 1.^2 pag. 13f)7. U,Ah\.
En. Iicii. ;{ (alt. i:{ f. .•;. Kniycl. tneli:. T. 'ii p. 2 pai;. '.(;:>
n. 59. Pollicli. palat. 81!). V'llman vol. 0 pas. 215'. Acli.
prodr. 2I() pag. 121. ij.lz. pr. 2. Liijebl. nollh. Hnds.
Wulf. Liglhf. Weis. Reich, n. Scboll. Heihan. A'eck. <le!,r.
Schrcb. spicil. Leeis. Doerr. .Ilatlnsr. Hag. Leyss. All. Wiug.
\Vild. prudr. Holt. Mull, /.iimiiiu. Akiir. Wither. Gniel. syJl.
linn.
Lichen pullns Schreb. soicil. n. 1127. Swarlz. Act.
IJpsal. 4. Ilelz. i'r.Hlr. 2. Web. Hag. Allioni. ."Veck. delie. A
inelh. Wigg. Wild prodr. li,<lh. lent, ."^choll. Gni. sysl. li
Lichen cnislae niodo arboribns adnascens olivacens Yaill.
Paris, tab. 20 I'. 8.
Lichen pulmonarins saxa(i!i.s sid)lii.s nigricans, d.'supr
ollvae condifae coidie. reccidacnii* lloruni concolordju- .Micii.
N. PI. gen. 89 lab. 51 or. 19.
Lichen cruslae luodo arbnnbn* adnascens Tonrncri I in<t.
r. her. 518.
Ijielienoides oliiaccnm scnlcllis aniplioribus crcnali< Dill.
Ilisl. .Muse. 184 lab. 2i f. 78.
liichenoides oiivareum sculellis laevibiis Dill. Hist. Muse,
pag. 182 lab. 24 f. 71.
/ro»i. lM\n. IM. lirh. vol 2 pag. 45 (ab. 36 f 2.
Ilodiu. Fniim. liih. tab. 13 f. 3. 4, 5. 1
L
Lioli. Suec. n. 260.
Mou','. vA Nestl. n. Ifil.
Vaill. I'l. Paris, tab. 20 f. 8.
Dill. Ilist. Muse. tab. 2i f. 11, 78. *= >-
.liidi. Nova pi. gen. tab, HI or. I'J.
llahil. In Europa ad plana et olata b>ca.
Slal. Ad saxa vnlcanica niari proxima ft siibalpinae ac
nlpinai> rejiionis, nee non ad cortices Qiicrciis. IJInii. (^aslanoac.
• lalaiiiK', yElnai; ubiqiie : Paterno 020 p. p. Malelln 32N5 p. p.
liroiiti' 2^49 p. p. Bosco (11 !\icol(isi /i58C p. p. et 5892 |t. p.j
Mililclld, Vizziiii, Mineo, Palajjonia o Itillo il va! di INotn.
5. P. ACETABILOI.
Fries lull, luirop. 57 paj,'. G.'J. Diiliy But. gall. 2 pag. 10(!.
Tfialliis fiiliacens imbricaliis, Mienibranaceiis, rugiilosiis,
Jiibis lalis, nitiindalis, rcpaiidis. ant crenalis, crenis inaequa-
libus ; viriili-olivaccus, in sicco plnmbeus. ct bine inde i^lan •
cescit ; bjpolhallus pallidior. nigrofibrillosiis. fibrillis brevibus
ni;;ri)-ruscis. Apolhecia scnteliata, ma','r,a demde siibpodiceiiata,
primo liemispberica ; disco concavo aeneo-rul'escehte, aut l)adio,
niargine crennlato : Iballode et disco dixlincto.
Marlio, Aprili. Majo.
Parmeiia corrugala Acb. Moth. pag. 2IS. '
Imbricaria acelabiilnm DC. ct LK. Fl. Fr. 2 pag .392.
Syn. Fl. Gall. 1002 pag. 84.
Imbricaria corrugala Acb. Prodr. pag. 122.
Lobaria acetabnluni IIofTni. Dent. Fl.
Lichen eorrugalus Acli. Piodr. 217 pag. 122. Smilli.
Sclirad. in Spieil.
Lichen acetaiiuiiini IVcck. Delic. ct illclh. Iljll'm. Enum.
lichen, lab. 18 f. 2. WuKl' n. .lacq. <;oll. 3 tab. 9 f. 1.
Rustr. Gniel. Syst. Imn. .>■. ;: .•;
Lichen palellalus Gnud. Sysl. linn. ' .
Lichen serralus 'iincl. Sysl. linn. '- 1!
Lichen Leers herb. n. 950.
Lichen pulmonarins inferne ohscnrus desnper e glaucn
snbvirescens, reeeplaculis llanim aniplidrilins. a* densioribus
alrid'uscis .llich. IN. i'l. Gen. lab. '(8 I'. 2 optima.
Lichen piiliiKiii.irius arhorcus e cincrco viriilis Vaill, Fl.
r;iri^. iai>. 21 r. I a.
fcon. Ili.lliii. En. Hdi. tab. 18 1". 2.
Jacq. Coll. 3 lab. 9 f. 1.
Lich. Succ. 292.
Ehrh. Crypt. 127.
Moll-;, et Nfsll. 256.
Dill.'^Hist. Miisc. tab. 2i f. 79.
.Mich, N. I'l. Gen. tab. 18 f. 2.
Vaill. Fl. I'arii;. tab. 21 T. 13.
Ifaljil. All data loca Europae.
Slalio All neniora subalpinae ct alplnae rngionis in Sicilia
siipiM- curlices arhorum I'rondosaruin. A^liia busdii di Nicolosi
5410 p. p. JIalello boschi 3285 p. p. Trecaslagni 1080 p. p.
sopra il Piiiitf. luricio 5892 p. p. Piede del Cozzn <li Mofera
uella catena delle Madonie, tra Collcsano e Polizzi 5510 p. p.
6. P. PEIILATA.
Ach. licb. uuiv. pag. 459. Fries lidi. Europ. 49 pag. 58.
Tliallu.s fiiliacfius iinbricatus mcnibranacens in palinarcm
lalitiidiiiem sacpe exicnsiis, lobis rolinidalis prol'uude laciniatis,
laciniis innllifidis, fidis roluiulalis nudis ; viresccnti-glaucus,
et albo-glaucus in sicco ; laevlgalus, aliquando maciilis fiiscis
vel nigris adspersus ant aliqiianlum rugosiis ; hypolballus liisco-
nigcr, rcticulatus, laciinis et nigis nigris c.varatiis, obsolete
fibrillosus, librillis nigris. AjiDlhecia .subpodicellala, primo
licmispherica, deln concava scutellala, disci> nibro. in sicco
badio. marginc tenui. in sicco crenulalo, contraclo, rugoso.
Marlio, Aprili, .Majo.
Pannelia i)licata Pers. o\ Fries 1. c.
Loharia perlata Acb. Prodr, pag. 15.5. ilifi'in. Di-iit. Fl.
Lichen |icrlatns Linn. Lilpdd. lln.U. Poilicii. Wull'. in
.LlC.|. <;.dl. i pag. 273 lab. 10. .\,.,lv. iii,.||i. Leei->. IImIIi.
lent. Wellicr. Kdliam. Gmcl. Sjsl linn. Adi. piuJr. 259
pag. 153.
Lichen pnlmonarins, saxatiiis. .iiicrcns. niinor, unibilicis
nigricanliliiis Vaill. Tali. 21 f. 12 non bmia.
Lichen pnlnionaiMis, ciopns, infcrne nigiTrimus, et jilaber,
Ill
superne cinereus, receptaculis flonim suboscuris Midi. N. 1*1.
Gen. pag. 91 Tab. 50 f. 1 opliina.
Lichenoides glaiicum perlalum, subdis nigrum d cirro-
sum Dill. Hist. Muse. pag. 141 tab. 20 f. 39 a, b, c, J
optimae.
Liclien glaucus Auct. Europie auslr. ex Fries I. c.
Icon. Moiig. el Nesll. ii. 253.
Jacq. Coll. 4 tab. 10.
Dill. Hist. Muse. Tab. 20 f. 39.
Micb. N. PI. Gen. lab. 50 L \.
Vaiil. Fl. Pari?, lab. 21 f. 12.
Habit. In Europac rcgionibus meridionalibus freqnens,
et African locis non longe a mari dissitis.
Slal. Ad calcarea saxa, et cnrlifics arboium alpinae et
subalpinai- regionis Siciliae. Madoniis obvia ( Gussoni- ) . Pol-
lina 2383 p. p. Sinlo Mauro 3399 p. p. Goliesano 1397 p. p.
Pizzo di Palermo 5936 p. p.
SECTIO H.
PHYSCIyE ■'
Thallus foliaceus, adscendens aut proslralus sleliaris ;
hypoiliallus libriilosus aut nudus. Apotheeia primo clausa,
dein dehisceiilia : disco crassiusculo slrato medullar! imposito.
1. P. CILIARIS.
Acb. Meth. lich. pag. 255. Fries licb. Europ. TO pag. 11.
Thallus carlilagineus nune laxe decumbens et s'e lalo-
expansus in borizonlali, nunc in vcrticali adscendens, semper
lacinialus, laciniis sub.isccndenlibus linearibus, inaequalibus,
revolulis, intricatis, conrerlis, exUemitale lacero-denlalis iini-
briatis ; subtu? canaliculalis, margine fibrillis longis simplicibus
ciliato: ciiiis albidis vol tliallode concolnribus, apice semper
fuscis ; tlialhjs vero superne e viridi cervino-glaucus, glaber
vel cervine fuscus. in sicco cinerco-glaueiis et pubescens ad-
parel : verrucosus saepe ; vorrucis sparsis vel congbinu'ratis,
tliallode cnnrnlnribus, vel nigricanlibus, qiian'ioque in scutellas
iiri
alieiintil)us ; lijpollialliis nllildin, vel albo-glaucus, relitnlalus
lariinosus, puntlis nii^ris s|)arsiis. Apoliiecia pediceli.il.i, sen-
lellala, marginala, marj.'ine tliallode aequali et conculoii. pri-
ino in(cijrn. nrcclo. (Iciiiiim lacL-ro-di'iilalo, siibcrenalii. suh-
vernicdso ; disco pl.ino niiiro-fiisco, in sicco lividn el fusco
subpriiiiiosn. pniina albido-ciiiiTea.
Jaiiuario, Febniario, JIarlio, Aprili, Majo. Junio. '
Physcin filiaiis Arh. I'nxir. pag. 173.' DC. et l.K. Fl.
Fr. 2 pag. 3nG Diibv KM. gall. !» pag. 612.
LoJxiria ciliaris IlnH'in. Ucut. Fl
linrrtra ciliaris Acli. Syn. ticb. Borrera crinalls Scbleirb.
ex Flics I. c. ciijiis var. b Icitclla, .siiiTi'clinr.
Lichen ciliaris l/inii. i^yst. veg. 950. Sp. pi. Ifill.
Sysl. pi. 53"). Fl. Suec. 1083. Wscl prins. HI f. ."JO.
Cjunii. Nnrv. 815. Fl. Dan. 111. Ilcdw. Theor, crypl. lab.
32 \\\\\[\. in Jaci]. Coll. 4 pag. 2'('(. lab. 13 f. I. Cngl.
Bol. lab. 1352. Wcis goll. «i2'. Pollicb. pabit. 1106, Sclirels
spicll. 8f.8. Nccker metli. 101. Oaibd.. 515. Mall. Sil. 887.
eniiin. 1082. Scnp. earn. I3S8. Web. Spicilcg.23i.nuds
Angl. 558. Liivlbr. Sc.il. S28. Hagcn licb. 42. Leys. Iial.
lUi. Allien. Fl. ped. 25:;(i. Clilor. lu-d. .^5. Wild'enborol.
1025. Ucria Hor. W. Pan. 4;59. Acb. I'rodr. 181 pag. 173.
Rclz. Pr. 2. Westr. Act. So. Siicc. \VM. 11. .fib. I.iljebl.
Rcyg. Wigg. Holli. lout, r.flham. Wiliier. IJcicli. Fl. l.ors.
tSeboll. iMuli. var. a viridis.
Liclien cinerens arbori'iis, maiginibiis bnibrialis Vaill.
paris. lab. 20 f. 4 optima. Midi. 'S. IM. (icn 93 ord. 28, 2.
Liclien cornirnialiis planus, rainiilis capillanbus, ^cnlellis
peliolalis Hail. bisl. 1980.
Lichenoides ciliarc llon'm. Adunibr. et Descr. iicli. vol.
1 pag. IC lab. 3 f. 4 Ih.h.i. ■,
i-icbennidcs liis|(idMiii in.ijiis tU rigidius, scutellis nigris
Dill. Hist, miisc. l.'iO l.d.. 2() f. 45.
Miisco-fnii<;iis .Tibiircns •■incrciis sculfllaliis marginibiis
pilosis Moris Hist. 3 pag. 054 xv lab. 7 I". C.
Miiscns alter pl.ilyda sypbyllos (loliim Ecpb, 1 pag. 335
i..b. 3u. ',.:,'.. ^
LIV
I\'om. Sicnlum Varvazzi d' arvuli cu fogghi pilusi Ucria
1. c.
Icon. Hoffm. Descr. el Aduin. lich. tab. 3 f. 4.
l.ich. Suec. n. 139.
Fl. Deutesch. n. 152. '
Fl. Dan. tab. 711.
Moiig. et Ncstl. n. 64.
Dcsmaz. Exs. n. 40.
.Tacq. cdll. 4 tab. 13 f. 1.
En!,'l. Bot. tab. 1352.
Ile'.lw. Til. crypt, tab. 32.
Touinelort Inst. B. Herb. tab. 325 f. 5.
Vaill. paris. lab. 20 f. 4.
Moris Hist. tab. f. 6.
Col. yEcph. tab. 344.
Ilabil. Eiiropa Jibique ad saxa et cortices.
Slal. Sicilia ubiqiie in subalpinis et alpinis rcgionibus,
ad cortices arboriim, ad miiscos, et saxa, et insulis adiacen-
tibiis bumidis : ^Etna a Torre di Grifo lB9f» p.p. Piiiitella
4734 p. p. Messanae a Mandaniri ( Prcstaddrea ) Madonie
( (jiissone ) Collesano 1397 p. p. Pizzo di Palermo 593G p.p.
I'iede del Cozzo di Mofera 4411 p. p. Monlc Saniperi 3355
p. p. in insula Ustica 584 p. p. Gussonc.
8. P. STElLAItlS.
Wallrolli FIfcblenk. 1 pai,'. 432. Fries licb. Europ. 75
pag. «2. Duby Bot. gall. 9 pag. ()05. Acb. melb. lich. 209.
Ach. Synops. 216. Tbullus subcarlilaginens suborbicularis
inibricatus expansus, laciniis liiiearibiis, profundo incisis,
multifidis, apiee crenatis, niarginc prominulo, saepe rugosis,
convexis ; nudns vel sqiiamulosiis, si|i!arnis b-nlictilaribiis cinereis
in sicco lucidis : punctis nigris vel fiiscis aiit grariiilis sca-
I'iosis olivaceis adspersiis ; cincrciis vel ad cortices vetustos
adherens colore variiis, viridi-cint'ifus, cincreo-viridis, et ci-
nereo-fuscus ; hypolhallus albus vel albidus librillosus, fibrillis
albis aiil apice fiiscis. Apiillieci.i sessilia, niargiiie luiiiidulo
snbinlrgro, vel siibcrenato cinerco. thallode conforini, disco
vel fusco-alro. suliruinoso.
Diccmbrr, Janiiflrio, Fcbruario, Warlio.
Gemoidm slcllaris Jauni. de S. llil. E.vn. des f.irnlll.
nal. T. 1 p.ij,'. 20.
ImhriaiTia stollaris BC. el LK. V\. Fr. 2 pa". 386
Lenian Diet. sc. Nat. T. 23 pag, 39 n. 1. Acli." Prodr!
pag. HI.
Loharia slellaris Iloll'm. Deiil. Fl.
Lkhen sldlaris Linn. sysf. nal. 118 pag. 1307. He(z.
Pr. 2. Liljehl. Hoiri). Scop, lluds. Liglitl". pag. 824. Allion.'
Oniel. Tubing, et syst. linn. Reich. Fl. Wois crypt, pag. 00.'
Willi. IS'eck. .Sclircl). Spicil. Leers. Poilicli. pal. n. 1 IOj.
MaKusc. Sclinll. Wl-g, ifagen Hist. I.rli. pag. 77. Leyss!
Rcyg. flolTin, Eli. lich. pag. 71 (ah. 13 f. \, 2. Wild."
Prodr. Roth. Tent. .Mohr. var. a. With. Liiinnilz. LK. Encyxl.
inelh. T. 3 p. 2 pag. 403 n. 48.
Ucria Cat. H. R Panor. pag. 439. Fl. Dan. 937.
Lichen ambiguns Ehrh. ex Fries i. c.
Lichen Halier heiv. n. 2017.
Lichen piilmnnarius vulgatissimus, siiperne albo-cinereiis,
inferne nigrigaiis si'gmentis anguslalis et eleganter divisis,
receplaculis (loriiin nigricanlibiis Slicli. n. PI. Gen. pa" 91
lab. 43 f. 2 bona. . ""
Lichenoides arboreum, cnisla foliosa. albo-cinerca, tc-
nuiler et eleganter dissecta, sciitellis nigris Raj Synops. 3
pag. 74 n. 72.
Lichenoides cinereum segmentis argutis s'ellatis. sciitellis
nigris Dill. Hist. Muse. 170 lab. 24 f. 70.
Nom. Sicul. Varvazzi d' arvniu cu fogghi slrilli Iciia I.e.
Icon. Lichen Siiec. n. 200.
Ehrh. crypt, n. 197, 207.
Fl. Deutsch. n. 133.
Bloiig. et Nestl. n. 103.
Desinaz. n. 113.
llnlTm. En. lich. vol. 2 lab. 13 f 1, 2.
Mich. Nova PI. Gen. tab. 43 f. 2.
D.ll. Ilisl. lab. 24 r. 70.
Ohs. Parmclia sliHaiis a Licltcw- aipolio Ehrh. Flullm.
Iliclina tli.illus est albiis, Jobaliis. lol)is planis niiil-
iy|)()lliallus nigor lomiMilosus : ajMillieci.i .sunt fiisc.i,
sia ot nigra. Fries licli. Europ. pag. 82 lias Ires
LVI
En. lich." Ejusdcm germ. Parm. Ach. Imhric. DC. el a Luh.
s. Parmelia anihi'lina Aeli. difl'ert ; quia in L. aipolio llial-
lus est lnl)atiis, lobis planis, rotundalis : lijpolhallus niger,
et nigro-fibrillosus ; apntlieci.i sunt caesia : ii> Lich. s. far-
melia anihelina lliallus est albns, lobaliis. lol)is planis ninl-
tifidis ; liyi
dein caesi;
species ad nnam rediicit.
Var. h llispida.
Fries lich. eiirop. I. c. Aeli. Meth. lich. S. Garovagllo
lich ifalica D. 1G n.
Thallns suhcarlilagineus, sleilaris, imbricatus, multifidus,
laciniis olilusis inflalis gilihosis ; alho-cinereiis, in hiimido vj-
rescens, nigrn pniiclahis, pniiclis spar&is ; liypnlhailus alLirs,
canaliciilaliis. fihrillosus, libriliis sparsis niargine valde pfdlensis
albicnnlibiis, apicc snliimmodo nigris. Apolhecia sessilia. niargine
tumido siibinlogro, disco fiisco-atr(),autcaesi()-nigro, subpruinoso.
Loharia bispida Hoirm. Dent. Fl.
Jiorrcra lonciia Ach. Syn. var. a.
Physcia leneila Prodr. lich. pag.n2 DC . et LR. Fl. Fr. 2.
Lichen tonellns Swarlz. Act. Ups. o, 6. Wcslr. Act.
Soc. Succ. n!»'t. Relhan. Scboll. Rolli. Tenl. Ach. Act. Ac,
Sc. Suec. 1197. Geml. syst. linn. Engl. Dot. lab. \3rA.
Scop. Carn. 1406. Web. Spin. 269. Hagon Lich. 80. Al-
lioni Fl. I'ed. 2,j;;4. Ach. Prodr. 283 pag. 172.
Lichen hispidns Sciireb. Spicil. 1120. Scopoli earn, i,
110. Chlor. lugd. 35. Leers hiTJ.. !)5H. Will, berol. 102i.
Wulf. in Jacq.'Coll. 4 lab. 6 f. d. Fl. Dan. tab. 1186 f, 1.
Reich. Fl. Rdz. Piodr. 2.
Lichen ciliaris var.Uuds. With. var. a. Neck. Delic. var.b.
I'oliich. var. b. Wcis var. b Liglbid'. var. b lenellus. Liljcbl.
Lichen cinereus minor, marginibiis pilosis Vaill. paris.
lob. 20 r. .';.
Lichen pnlmnnarius e.xigniis, saxis et arboribus innascens,
ad margines rndicalus, iiifcrne .ilbns di super sub ciiiertiis,
rcceplaciilis flurnm nigricanlibus Mich. I\. I'l. 'Jeii. 93 or.
28 lab. MO r. 26 bona. ,, • , ,.., i./ ■, , ,,. ■
lAckenoides \u.f.\um IhlTm. Descr. ct A.lun.l.r. lich.
vol. 1 lal). J I. 2. 3 .ipl.ma : idem PI. lich. Tab 3 f 2 3
Lichenonies Inspni.nn n.inu. et lenerius, scutellis'niKris*
Dill. Ilist. Muse. 152 lal). 20 f. 4f,. ^
Icon. H.ifr.n. Desrr. et A.l.imhr. Tab 3 f * '{
lIolTm. I'l. lirb. Tab. 3 f. 2, 3. "'
' Jacq. Coll. 4 lab. G f. d.
11. Dan. lab. 118(1 f. 1."
Engl. B(.t. tab. 13jI.
Lich. J^iiec. n. 20G.
Mong. et iVrsll. n. 4o0.
Fl. Detilch. n. 73.
Mich. N. PI. r.en. lab. 50 f. 26
Vaill. tab. 20 f 5.
Dill. Hist. lab. 20 r. 10.
Habit. In tola Eun.pa ad subalpina et alpina loca. arida
et hum., a tan. sa.xa, quam corlices arbnrum, et super muscos.
^lal. In bic.Iia ubique lam a qnam var. h ; UU nd
hum.da oca super muscos. el corlices fraequens ; a vero a.l
saxa vulcanica vcl altei ius naturae, et ad vetustas cortices
obvia .ttnae ub.q„o Bongiardo al vallone 109i p. p. ]!„scbi
!"•' «.''\^^2,S» p p. di Aicolosi :i410 p. p. Zafl-arana KSo'J
p. p. W.lo 2000 ? p. p. Palerno 620 p. p. .'atania, Aci-Ucale
5i0 p. p. Biuidazzo 2j45 p. p. Bronte 2549 p. p.
VIII. STICTA.
Endlicher or. XI Ifynmwlhalami (rib. Ill varmalia-
ceac (]m. 173. ^
Thalliis folinceiis memhranacpus e.vpansns c cenlro diia-
talns subtus villo.sus vol liUriliosns, cyphellis vel macniis
discolofibus vanegalus. Apothecia scutelliformia, margine ant
crntro Ihalli adnala, subtus libera. Discus sub sirato gonimo
oriens, dcm elevalus, nudus, siralo medullari impositus.
8
LVIII
Stida Schrob. gen. ii. ICGS. Delise monogr. du geo.
Slicla Paris 1825 cum lab. Fee ciyi>l. cnrt. lab. 31 f. 2
tab. 23 f. 1. Hook niiscliell. lab. 13. H. Frips lich. Europa,
gen. 1 [>a^ 49. Duby Bot. gall. Ach. Prodr. ^cn, 11. Slicla
el Parinelia spec. Ach. Lich. Univ. el Synops. Fries S, 0. V.
Slicla el Lobaiia spec. DC. el LR. Fl. Fr. 2.
FiUmimdrin Hoffm. Descr. el Ad. licli. vol. 1 pag. 1, i.
Malt. Diosc. (iGO. Fuchs 033.
Lobariu Ach. Prodr. Trib. 10 pag. 132.
Vcriiuitodea sp. Venl. Tab. du reg. vcg. gen. 6.
Bdicidnria Baumg. Fl. lips. 341.
Cracodia Linck Iladb. ill, 177.
Lichen spec. Linn, el auct.
Lichenoides Dill. ser. II subd. 4 ex max. parte. Raj
SJIIOjJS.
1. S. PllJIOPiACEA.
Ach. lich. Univ. pag. 449.
Fries lich. Europ. 40 pag. 53. Duby Bot. gall. 5 pag.
59!). Delise Monogr. Slic. tab. 17 f- GO.
Thalliis coriaceus cxlensiis, imhricalus aiil simplex, loba-
(iis, lobis lalis, sinuatis, unciuli circiler laliludine, paimari et
ultra longitudine, apice saepe truncatis, aul subbifidis ; viridi-
fuscus, aut saturate viridis, in sicco subfuscus aut fulvus ;
lacunoso reticulalus, reliculig iutricalis promiuentibus, glaber,
vel lenliculis aibo farinosis sparsus ; hypolhallus flavo-ferrugi-
nous, in sicco ochrolencus, reliculalo-foveolatus, reliculis, seu
intfrstitiis foveolarum tomenlosis et fuscis, aliquando fibriilosis,
el lihrillae fuscac eliam sparsae: ac maculis nudis aibis ad-
spersus. Apolhecia suhmarginalia orI)!Culftria, sparsa, eliam
duo et tres sociala, scssilia, parum cievala in humido, mar-
gine integro thallode concoiori, et sub U-nle verrucoso : discus
fusco-rufus, purpureus ex alro-rubro, denium evanescens, pla-
nus, rugosus albidus.
Januarin, Februario, Marlio.
Slicta linila Ach. Sjnops. lich. pag. 234.
Parinelia pulmonacfa Ach. .Melh. lich. 220. Targ. Tozz.
Inst, Bot. T. 3 pag. 1G88.
HI
Parinelia rolioiilata flolTm. AJ. el Descr. lich. T. 1 pag.
4 Tab. 1 f. 2 optima.
Lohavia piilmoiiaria DC. et LK. Sjn. Fl, j^all. 190 pag.
8G. Micheaux Fl. Rnr. Americae T. 2 pag. 325. Acli. I'rodr,
lich. pag. 133. DC. et LK. Fl. 2 pag. 402. Iloirm, Fl.
Germ. i4G. Lemaii Did. sc. nal. T. 27 pag. 95.
Dcrinalodea pulmonaria Jaum de S. Ililaire Expos. de»
famill. nat. T. 1 pag. 20.
Lichen piilmouarius Lin. syst. veget. H, 960. Sp. pi.
1012. Syst. pi. ed.jR. 4, 537.Fi.Suoc.2, 1087. Lapp. 444.
J. W. gotb. 213. Leers herb. 939. Pollicb. palat. 1108.
Weis golt. 64. Guniiorv. 338. Scop. Cam. 2, 1392. Mall.
Sil. 889 eiiiini. 1084. Huds. angl. 2. 512. Liglbf. scot.
831. Ilageii lich. 44. AUioni ped. 2339. Ley!, balens, 2,
1146. Wild. Fl. berol. 1032. Retz. Prod. 2.'Liljpbl. HofTb.
Neicb. Fl. Reyj;. Mallusc. Murray Prodr, Mull. Molir. Doerr.
Wigg. Scboll. Wither Rebl. Gmel. Tubing, el Syst. linn.
Achar. Prodr. 238 pag. 152. Engl. Dot. lab. 512. Weslr.
Farglaf. tab. 20. Ucria Cat. Hor. R. Pao. pag. 440. Ency-
clop. inelb. T, 3 p. 2 pag. 173.
Lichen viviparus Roth, bot, mag. 4 pag. 6 lab. 1 f. 3.
Lichen lacunatus, inferne gibbosus, reticulato farinoso,
scutellis lalcralibus Hall. hist. 1936.
Lichen arboreus, scu Pulmonaria arborca. J. Raub. hist.
3, 739. Michel, gen. pi. 86, minor et aiigustifolius lab. 45
or. 14.
rulmonaria Matt. DIosc. 660. Fuchs 676.
Lichenoidfis pulmoncum reliculalum vulgare, margioibus
pelliferis Dill. Hist. muse. 212 lab. 29 f.'ll3.
Lichenoides pcltalum arborcum maximum Ray Synops.
3, pag. 76 n. 86.
Muscus pulmonarius C. R. P. 361, 7. Bl.ikwel lab. 333.
Muscofungus arborous plalypliyllns ramosus vindi-fuscus Moris
Hist. 3 pag, 631 sec. 13 tab. 7 f. 1.
Muscus arboreus pulmonaceus. .supra canus, sublus vi-
fpsccns p'llyscliiilrs Cap. Hurl. Calii. siippl. 1 pi-g. 249 ;
suj'pl. i ]>■!!!. 61. Pani|)li. Sic. tab. 499 in edili^iun qua*
LX
asservalur in Bibl. Benedectino-Casinensis Cafanae, lab.
in Bibl. R. Universifalis Calanae. l\')!iinduni quod lit^ura
Cupanii uti optima (audatur a Dillenio Hist. muse. pag. 21 S,
ae observat, legendum esse in descriptione citata : supra vi-
rescens subtus canus,
Norn. Siail. Purmunaria arboria Ucria 1. c.
Icon. Hoffm. bescr. et Aduni. licli. Tab. 1 f. 2.
Delise Monogr. Stict. lab. 14 f. 60-5, plur. formne.
Engl. Bot. tab. 572.
Weslr. Farglaf. fab. 20.
Lich. Suec. n. 17.
Mong. et Ncstl. n. 62.
Florke Deutsch. n. 179.
Rolh Bot. mag. 4 pag. 6 tab. 1 f. 3.
Leman Diet. se. nal. tab. 55 f. 5.
Cupani Pamph. Sic. tab. 499 et lab. , ,. , f,
Dillon. Ilisl. Muse. tab. 29 f. M3. " '"' .-
Midi. N. PI. Gm. tab. 45 f. or. U.
Blakwel tab. 353.
Moris Hist. sec. 15 lab. 7 f. 1.
Observ. A medieis et pbarmacopolis antiquis ad pellenda
Taria morba pulmonem praecipue oflicicnlia laudatur, ac io
vario tinclorio opere perficiendo a quibusdam commendalur.
Vide HofTm. Adumb. et Deser. licb. vol. 1 pag. 5 ; Lamor-
onx sur I' nlil. des Lich. dans la medec. e les arts : Lyon
1787 ; Memoires par I' acadeni. des scienc. belles lell. et
ar. de Lyon.
Habil. Europa, Africa, et America in frigidis magis qnam
ir. calidis plagis frequens.
Slat, In tola Sicilia ad ncmora, et insulis adjacentibus ;
super muscos et cortices aibnrum frondosaruni. Panormi
Ficuzza ex Gussone, boschi di (laronia, di Madonia, di Gra-
neri ricino Gran-llichele ; Minna a! Oarpin.ila, alia Orrila,
Yalle del Trifogiiollo, boschi di Bronte, INicolosi, Randazzo.
Jus. Pantelleria 2480 p. p. ex Gussone.
LXI
IX. PELTIGERA
Endlicher or. A7 Ihjmcnolhalami. Trib. Ill Parmelia'
ceae (jon. 17i.
'ilialUis ccnlrifui;o-(>,xpansu9 coriaceus, froiidosiis. lobis
fermiii.ilibiis clcvatis H|i(>tlit'ci;ilis ; liypolliallus veiiosus iiut
filirilliisus. A|i(illu'cia iu'llacfDrmia, (lialli lnhis niar^'inalilms,
rnriiis Hiscn iiinata ; al poslice sila tlialli lobis adiwila. aiilice
sila llialli lobis |iio(lticla, raro niargini adnata discus |iriniilii5
clausus. aul infcnis, aiil vein tliallode fiif^aci |iiiinilus ol.ldcliis.
Pellifjera Wild Fl. Ber. 341. Fries licli. Eiir..|). 91
pap. 41 idem S. 0. V. Musor. DC. el Lh. Fl. Fr. 2 pa-.
403. Schaerer Spic. 12 llofTin. Descr. et Adumbi-. licli.
vol. 1. 2.
Criodcrma Fee crypt. 115 lab. 34 f. 2.
Solorina Acli. Licli. Univ. 98 tab. 1 iij^. G. 9.
Pidlidca Ach. M.lh. licb. gen. 18. Licb. Univ, 98
tab. 10 f. 7. S. I'rodr. licb, gen. 18.
Coriaria IIofTin. de iisii licb. pag. 47.
Nejthroma Acb. licb. Univ. 101 tab. Ill f. 1.
Dcrmolodea spec. Vent. gen. G.
Lichen spec. Linn, el auclor.
.6t Lichenoides l»ill. ver. ill div. 1 c.\ maxima parlc.
1. P. puiVDAcrvLA. : I
Hofl'm. Descr et Aihimbr. licb. vol. 1 pag. 19 tab. iv
f. 1 non bona. Mi'in Germ. lO.'i. DC. el LK. Fl. Fr. 2 pag.
405. Duby l!ot. ('.all. 14 paj?. .^98. Fl. Deulrscb. luli. 9
pag. 10. Flics licbcn Europ. 31 pag. 40 — 1 spec, a et
var. b.
Tballus coriaceus exfensus sinnalo-lobatns, lidiis lalis
tribns vcl qiialunr fidis divisis, sensim atlenuatis. ercftis,
concavis, inurgiiie subintegro aul grnssc crenalo : snbimbri-
calus, laevis, glaberrimus nitidus glaiico vel plunibeo-virescens,
ant olivnceo-fuscns, caesius. vel fnmnsus, intus albus : bypo-
tballus albidus ct venis fuscis ant atris reticulatus, niuliuscii-
lus aul fibrillis rnris sparsiis : fibrillae fuscac vcl alrac Apo-
*
LXII
Uiocia pcllala. npice Ihalli adscendcnli anlice sila, ovata, duas
tri'svc, linens longa, unain vcl duas lineas lata, sulcata, dein
rcvoiiila el iu duas, tres, vel qualuur pellas divisa ; disco
nigro-fuscK. >>
Jainiario, Februario, Martio, Aprili.
I'ellidea polydactyla Ach. Prodr. lich. pag. 168. Melli.
licli. 280.
I'ellidea caiiina v. rufi-sccns Walil. Suec.
Pclliili'a liyinenina Ach. Melh. lich.
l*olti(loa liorizontalis Ach. Melii. licit.
I'ellidea nifesceiis Sehaer. Spicil. pag. 13 in adnot. et
minor.
I'ellidea sciitala et collina Ach. Prndr. pag. 103, 106.
I'ellidea caiiiaa v. {.dabra Ach. Synops.
IVIlidea glacialis Schleik-
Pellidea !iiirizoi)talis var. collina Wahi.
Lichen polydaclyliis Necker melh. pag. 8S n. 52 Linn,
Gen. ^yst. ii.it. 23i pag. 1313. Uolh.^FI. germ. 1 pag.
•SOS. Uclz. Prodr. 2. Eiicyci. melh. T. 3 par. 2 n. TO.'i
pag. 410. Leers herb. n. 915. Ach. Prodr. n. 268 pag. 102.
Lichen caninus var. polydaclilon Web. 270. Liglitf.
Liljobl. Wither.
Lichen rufescens Waif, in Jacq. Coll. iv pag. 263 tab.
14 f. 2.
Lichen sciitalus Engl. Bot. tab. 1834. Wulf. in Jacq.
Coll. IV tab. 18 f. 1. Dicks. Ach. Prodr. pag. 166.
Lichen cidlinus Ach. Prodr. n. 269 pag. 162.
Lichen lerreslris Raj Sinops. 23 n. 2.
Lichen pulmonariiis mtijur infenie obscunis, desuper ci-
nereo-vireseens, receptaculis flipniin nigricatilibus, primum
circinalis, deinde teretibus Mich. N. PI. Gen. pag. 85 or. 12
I). 4 lab. 44 f. 2.
Lichenoides cinereum polydaclylon Dill. Hist. Muse. 201
tab. 28 f. 101.
Lichenoides raembranaceum pelluciduni, peltis digitalis,
geminatis Dill. op. cit. lab. 28 f. 108. i.
Icon. Lich- Suec. n. 109.
Lxni
Fl. Dentecli. d. \V3, 192.
Schaer. II«lv. n. 30
Mou,^. ct Ncsll. n. C33.
Jacfj. Coll. IV lab. 14 f. 2 fab. 18 f. 1.
Hoflm. Descr. et Adumlir. lich. lab. 4 f. 1.
Dill. Hist. Muse. lab. 28 f. 101, 108.
Mich. N. PI. Gen. tab. 44 f. 6.
Habit. Vulgalissima in Europa ad bumida loca:
Slalio. In Sicilia ubique super muscos, ad basin trun-
corum: iElhanae ZafParana 1859 p. p. Bon^iardo 1094 p. p.
Riiiazzi di Nicnlosi 3311 p. p. Limile della 7?eris aquilina
SGI 9 p. p. Valle del Trifogliclto 4761 p. p. Portella neila
valle di Calanoa 2912 p. p. Valle di Troiiia 23.")8 p, p. Po-
lizzi 2621 p.p. Caitauturo 332S p.p. Munle Samper! 3355
p. p. Monte Busambra 4839 p. p.
2. P. CANINA.
Scbed. Crypt. 4 pag. 23. Fries licb. Europ. n. 35 pag.
45. Hoffm. Germ. 106. DC. et LK. Fl. Fr. 2 pag. 406. Duby
Bol. gall. 10 var. b carnea pag. 598. S. Garovaglio Licli.
It. D. n. Lcman Did. Sc. Nat. T. 32 pag. 331 n. 3.
Acb. Melh. a. B. y. Wabl. licb. univers. var. albescens.
( Sara conlinnala )
in/j
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-ilS'll
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•( .'i
( «'n5\Ui"dKi>-> w-'?. )
Belaziono Accademica per /' anno xxiy
dell' Accademia Gioenia — dal Se-
gretario generalo Prof. Carlo Gem-
mellaro. . ' . Par/. i i
Sopra una varietu ddla Ifippnrites for-
tisii del Calullo Memoria del socio
Prof. Carlo Gemmellaro . •» 33
Prospetto della sloria dfilla zoologia di
Slcilia del secolo XIX movendo da
(juello del chiarissimo sig. Bar.
Andrea Bivona per Andrea Ara'
dus, continuazione . . . i) 55
Saggio di sloria fsica di Catania del
Prof. Carlo Cemmellaro. . 19'
Prospetto della storia della zoologia di
Sicdia del secolo XIX movendo da
rjuello deW egregio Bar. Andrea
Bivona, continuazione dello arlicolo
molluschi . . . . » aCg
Sulle malattie della Sicilia nei loro rap-
porli colle sue condizioni qeogra'^
fiche osservazioni del socio utlivo D.r
Giuseppe Antonio Galvagni . "* tSg
Lichenograpliia sicula auclorc Francisco
Tornabene bcnodictino casinensi in
R. studioruin universilato Catinae
bolaniccs antecessore
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CATANIA
DAI TIPl DELL ACCADEMU GIOEHIA
fB£«SO FELICE sdUTO
1848.
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Strada del Cor so N. 334.
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